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La nonviolenza e' in cammino. 794



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 794 del 30 dicembre 2004

Sommario di questo numero:
1. Iniziative di Emmaus per le vittime del maremoto
2. Giuliano Pontara: Etica e politica
3. Ileana Montini: "Del doman non v'e' certezza"
4. Augusto Cavadi: Lanza del Vasto, attualita' di un messaggio nonviolento
5. Patricia Monaghan: Una canzone per il cervo
6. Letture: Alain Brossat, Scarcerare la societa'
7. Letture: Fondazione Roberto Franceschi, Dei diritti umani e territoriali
dei popoli indigeni e tribali
8. Letture: Aldo Grasso, Il bel paese della tv
9. Letture: Andre' Trocme, Gli asini e gli angeli
10. Da tradurre: Emilia Ferreiro y Margarita Gomez Palacio (compiladoras),
Nuevas perspectivas sobre los procesos de lectura y escritura
11. Da tradurre: Emilia Ferreiro (coord.), Los hijos del analfabetismo
12. Da tradurre: Emilia Ferreiro, Cultura escrita y educacion
13. Da tradurre: Emilia Ferreiro (compiladora), Relaciones de
(in)dependencia entre oralidad y escritura
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. APPELLI. INIZIATIVE DI EMMAUS PER LE VITTIME DEL MAREMOTO
[Da Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta" (per contatti:
azionenonviolenta at sis.it), riceviamo e diffondiamo questo appello
dell'organizzazione umanitaria "Emmaus". Nella lettera di invio Mao Valpiana
scrive: "gli amici di Emmaus fanno un lavoro straordinario, prezioso,
meritorio, nascosto ma illuminante. Renzo Fior mi chiede di diffondere
questo loro appello. Facciamolo. In questi momenti, in cui l'umanita' si
ritrova unita per dare soccorso a vittime innocenti, la nonviolenza puo'
trovare strade nuove per crescere. Se un maremoto cosi' devastante ha
provocato centomila morti, come dovremmo definire le guerre che uccidono
milioni di persone?"]

A seguito della terribile catastrofe che ha colpito il 26 dicembre scorso
una vasta area del sud-est asiatico, "Emmaus Internazionale" lancia una
sottoscrizione per  realizzare tre campi di soccorso e riabilitazione in
India. Emmaus Internazionale ha gia' fatto pervenire una prima somma di
25.000 euro per poter avviare i soccorsi immediati. Un appello a tutti i
Gruppi Emmaus del mondo e' stato trasmesso dal presidente internazionale
Renzo Fior. Nella lettera con cui sollecita la solidarieta' di tutto il
movimento, il presidente Fior non manca di sottolineare che "ancora una
volta sono i poveri ad essere i piu' colpiti, e tra loro, anche alcuni dei
nostri Gruppi Emmaus" e ricorda anche come "tutto il movimento conosce il
senso di responsabilita' e le capacita' di lavorare seriamente dei nostri
amici Indiani. Anche per questo chiedo a tutti i Gruppi Emmaus di rispondere
al loro appello, secondo le possibilita' di ciascuno".
Anche i Gruppi Emmaus italiani hanno gia' risposto con contributi propri, e
si stanno mobilitando per sollecitare amici e conoscenti a fare altrettanto.
*
Emmaus Internazionale ha immediatamente contattato Martine Savarimuthu e
Oswald Quintal, responsabili Emmaus per l'Asia, per avere notizie sulla
situazione, in particolar modo nelle regioni in cui operano i Gruppi Emmaus
dell'India, Bangladesh e Indonesia. I nostri amici indiani ci hanno fatto
pervenire un rapporto dettagliato della situazione, che purtroppo conferma
la vastita' e la gravita' del maremoto. I responsabili Emmaus per l'Asia,
dopo una visita ai diversi gruppi Emmaus hanno concordato un intervento
d'urgenza nel Tamilnadu ove hanno le loro sedi le associazioni locali che
sono gruppi di Emmaus, il  Vcds (Villane Community Development Society),
Florance Home Foundation, Rhada, Kudumbam e Tara Project. In questa zona i
morti sono stati oltre 7.000. "I morti sono soprattutto bambini, anziani e
donne. La maggior parte dei pescatori ha perso tutto, barca e reti". "Ci
siamo recati - scrivono i responsabili Emmaus in India - alla Florance Home
Foundation: il locale per l'accoglienza notturna dei "ragazzi che vivono per
strada" e' stato parzialmente sommerso dall'acqua. I ragazzi sono stati
trasportati in una azienda agricola della Fhf a 30 chilometri da Cuddalore.
Necessita un alloggio provvisorio, d'urgenza".
*
Nel primo programma d'intervento d'urgenza predisposto dai responsabili
Emmaus indiani e' prevista l'assistenza a 3.000 famiglie. E' urgente
ricostruire delle strutture di ripari provvisori, e fornire loro indumenti,
utensili per la casa, stuoie e lenzuola per dormire, utensili agricoli per
ripulire e prosciugare la terra, reti e denaro per riparare le barche per le
famiglie dei pescatori.
Una equipe di sei persone appartenenti ai diversi Gruppi Emmaus del posto,
coordineranno il lavoro, suddivisi in tre "campi":
1. Campo di soccorso e riabilitazione I - Vcds
Vcds et Rhada coordineranno le azioni di soccorso da Pondicherry a Chennai.
Saranno coinvolti nella riabilitazione di 1.500 famiglie. Costo 7.670.000
Rs, e cioe' 132.241 euro.
2. Campo di soccorso e riabilitazione II - Florance Home Foundation
Si occupera' di 500 famiglie tra Cuddalore e Pondicherry. Il totale previsto
di spesa e' di 2.640.000 Rs, cioe' 45.517 euro.
3. Campo di soccorso e riabilitazione III - Kudumbam
Kudumbam si occupera' di 1.000 famiglie a Tharangampadi, Nagapattinam,
Vedaraniyam e Adirampatinam. Il costo previsto e' di 5.030.000 Rs, cioe'
86.724 euro.
L'ammontare complessivo, per ora, dell'intervento d'urgenza richiesto e' di
15.340.000 rupie, e cioe' 264.482 euro.
*
Emmaus Italia segnala a quanti volessero partecipare a questo impegno di
solidarieta' nei confronti di tante persone colpite da questa immane
catastrofe la possibilita' di farlo mediante bonifico bancario sul Fondo
Solidarieta' Emmaus - Urgenza India, presso la Banca Etica conto n. 511810
(Abi 5018 - Cab 12100) oppure utilizzando il ccp n. 000023479504 Cin Q - cab
07601 Abi 02800 IBAN: IT-19 intestato a Emmaus Italia.
Grazie anticipatamente a quanti risponderanno a questo appello dei nostri
amici indiani.
Per informazioni: Emmaus Italia, Graziano Zoni, tel. 055.6503458, cell.
328.7186537, sito: www.emmaus.it

2. RIFLESSIONE. GIULIANO PONTARA: ETICA E POLITICA
[Ringraziamo Giuliano Pontara (per contatti:
giuliano.pontara at philosophy.su.se) per averci messo a disposizione la
versione in italiano di questa voce scritta per l'Enciclopedia de Paz y
Conflictos, 2 voll., a cura di Mario Lopez Martinez, Editorial Universidad
de Granada, Granada 2004. Su Giuliano Pontara, che e' uno dei massimi
studiosi della nonviolenza a livello internazionale, riproduciamo di seguito
una breve notizia biografica gia' apparsa in passato su questo notiziario (e
nuovamente ringraziamo di tutto cuore Giuliano Pontara per avercela messa a
disposizione): "Giuliano Pontara e' nato a Cles (Trento) il 7 settembre
1932. In seguito a forti dubbi sulla eticita' del servizio militare, alla
fine del 1952 lascia l'Italia per la Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha
insegnato Filosofia pratica per oltre trent'anni all'Istituto di filosofia
dell'Universita' di Stoccolma. E' in pensione dal 1997. Negli ultimi
quindici anni Pontara ha anche insegnato come professore a contratto in
varie universita' italiane tra cui Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna,
Imperia, Trento. Pontara e' uno dei fondatori della International University
of Peoples' Institutions for Peace (Iupip) - Universita' Internazionale
delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (Unip), con sede a Rovereto (Tn), e
dal '94 e' coordinatore del Comitato scientifico della stessa e direttore
dei corsi [si e' ora dimesso, insieme all'intero comitato scientifico -
ndr]. Dirige per le Edizioni Gruppo Abele la collana "Alternative", una
serie di agili libri sui grandi temi della pace. E' membro del Tribunale
permanente dei popoli fondato da Lelio Basso e in tale qualita' e' stato
membro della giuria nelle sessioni del Tribunale sulla violazione dei
diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in Europa (Berlino
1994), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di Berna 1995,
come presidente della giuria, e sessione di  Barcellona 1996). Pontara ha
pubblicato libri e saggi su una molteplicita' di temi di etica pratica e
teorica, metaetica  e filosofia politica. E' stato uno dei primi ad
introdurre in Italia la "Peace Research" e la conoscenza sistematica del
pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi. Ha pubblicato in italiano,
inglese e svedese, ed alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo
e francese. Tra i suoi lavori figurano: Etik, politik, revolution: en
inledning och ett stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: una
introduzione e una presa di posizione), in G. Pontara (a cura di), Etik,
Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag,  Staffanstorp  1971, 2 voll., vol.
I, pp. 11-70; Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974; The
Concept of Violence, Journal of Peace Research , XV, 1, 1978, pp. 19-32;
Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio, G.
Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori
Riuniti, Roma 1984, pp. 55-102; tr. spagnola, Crisis de la democracia,
Ariel, Barcelona 1985; Utilitaristerna, in Samhallsvetenskapens klassiker, a
cura di M. Bertilsson, B. Hansson, Studentlitteratur, Lund 1988, pp.
100-144; International Charity or International Justice?, in Democracy State
and Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell International,
Stockholm 1988, pp. 179-93; Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano 1988;
Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma
1990; Etica e generazioni future, Laterza, Bari 1995; tr. spagnola, Etica y
generationes futuras, Ariel, Barcelona 1996; La personalita' nonviolenta,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Guerre, disobbedienza civile,
nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,  Torino 1996; Breviario per un'etica
quotidiana, Pratiche, Milano 1998; Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte,
LIV, n. 10, ottobre 1998, pp. 35-49. E' autore delle voci Gandhismo,
Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla), Utilitarismo, in Dizionario
di politica, seconda edizione, Utet, Torino 1983, 1990 (poi anche Tea,
Milano 1990, 1992). E' pure autore delle voci Gandhi, Non-violence,
Violence, in Dictionnaire de philosophie morale, Presses Universitaires de
France, Paris 1996, seconda edizione 1998. Per Einaudi Pontara ha curato una
vasta silloge di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza,
Einaudi, nuova edizione, Torino 1996, cui ha premesso un ampio studio su Il
pensiero etico-politico di Gandhi, pp. IX-CLXI". Una piu' ampia bibliografia
degli scritti di Giuliano Pontara (che comprende circa cento titoli) puo'
essere letta nel n. 380 del 10 ottobre 2002 di questo notiziario]

La questione del rapporto tra etica e politica riguarda tre problemi
fondamentali.
Definendo la politica come l'insieme dei comportamenti (di un individuo, di
un gruppo, di una collettivita') volti ad influenzare, conquistare,
mantenere o esercitare il potere (a livello locale, statale,
internazionale), i tre problemi possono essere posti brevemente nel modo
seguente: 1) se l'agire politico possa plausibilmente essere fatto oggetto
di giudizio morale, ossia se esso sia sussumibile sotto le categorie del
moralmente giusto e ingiusto, doveroso e proibito, oppure esuli totalmente
dalla sfera della moralita'; 2) se, data una risposta affermativa alla
precedente domanda, le esigenze morali cui soggiace l'agire politico siano
fondamentalmente diverse da quelle cui soggiace l'agire privato; 3) se, o in
che misura e a quali condizioni, la lotta politica possa essere
efficacemente condotta con i mezzi propri della morale intesa in senso lato,
ossia l'argomentazione, il dialogo, l'appello all'empatia, la pressione
nonviolenta.  I primi due problemi sono di natura prevalentemente
teorico-filosofica, il terzo e' invece di natura prevalentemente empirica.
Nel plurimillenario dibattito sulla questione, questi problemi sono stati
trattati in modo piu' o meno sistematico da pensatori, filosofi, sociologi,
politologi, scrittori e politici di natura ed estrazione culturale piu'
diversa. In questo dibattito, che va da Socrate a Gandhi, da Platone a Hegel
e Croce, da Marx ed Engels a Lenin e Mao, da  Aristotele a Tommaso d'Aquino
a Maritain, da Machiavelli e Hobbes a Max Weber, Meinecke e Karl Schmidt, da
Sofocle a Tolstoj e Sartre, sono individuabili relativamente a ciascuno dei
tre problemi, tre tesi opposte: 1. La tesi dell'amoralita' della politica
verso la tesi della sua moralita';  2. la tesi dualistica verso la tesi
monistica;  3) la tesi "realistica" verso la tesi "idealistica".
*
1. Secondo la tesi dell'amoralita', l'agire politico (individuale o
collettivo che sia) non soggiace, gia' a livello teorico, ad alcuna esigenza
o limite di natura morale; esso esula dalla sfera della moralita' tout
court, e' al di la' del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto. Ne
segue che chi formula sinceramente giudizi morali sull'agire politico compie
un errore analogo a quello che compirebbe chi, applicando categorie morali
alla condotta degli animali o delle macchine, giudicasse tali comportamenti
moralmente giusti o doverosi o sbagliati. E' pero' compatibile con questa
tesi riconoscere che giudizi morali su questo o quell'agire o attore
politico possono essere usati come strumenti di propaganda nella misura in
cui si dimostrano mezzi efficaci nella lotta politica per i fini che si
perseguono. Per esempio, visto che tanta gente crede - erroneamente, secondo
i fautori della tesi in oggetto - che vi siano guerre moralmente
giustificate e guerre moralmente ingiustificate, puo' essere assai efficace,
al fine di ottenere l'appoggio ad una guerra, presentarla come moralmente
giustificata.
Un argomento talora addotto a sostegno della tesi dell'amoralita' della
politica e' che l'agire politico, a differenza dell'agire privato, non e'
espressione di una volonta' libera, ossia che gli attori politici, a
differenza degli individui che agiscono nella sfera del privato, non sono
forniti di libero arbitrio. Questo argomento si fonda sulla premessa che la
morale presuppone una volonta' libera, o, come si suole dire, che dovere
implica potere. Ma perche' mai gli individui che agiscono in ruoli politici
dovrebbero perdere quella liberta' del volere che presumibilmente hanno
nella sfera privata? Altra cosa e' che vi possono essere azioni le quali, in
determinate situazioni, sono politicamente impossibili, nel senso che un
attore politico non puo' scegliere di farle se vuole influenzare, mantenere
o conquistare il potere. A volte l'argomento in questione e' formulato
soltanto relativamente a comportamenti politici collettivi in situazioni
conflittuali acute: in tali situazioni i singoli individui membri di tali
collettivita' perderebbero del tutto ogni potere di scelta e l'agire
collettivo diventerebbe simile ad un fenomeno naturale. In base a questo
argomento, la guerra, per esempio, e' il risultato di forze impersonali
sulle quali gli uomini non hanno alcun potere di influire: strettamente, non
sono gli uomini a scegliere di fare la guerra, ma forze impersonali che, in
determinate situazioni, fanno fare agli uomini la guerra. In questo senso,
tutte le guerre che si sono verificate e quelle che si verificheranno sono
"necessarie". La guerra, quindi, non e' ne' morale ne' immorale - e'
amorale.
La tesi dell'amoralita' della politica non va confusa con quella della
minore moralita'  secondo la quale vari fattori socialpsicologici e
sociologici fanno si' che gli attori politici siano portati a trasgredire
impunemente esigenze basilari di moralita' in misura maggiore di quella in
cui lo sono gli individui nei loro rapporti privati. Questa tesi presuppone
che l'agire politico non esuli dalla moralita' tout court.
*
2. Se la politica rientra nella sfera della morale, un problema che sorge e'
in base a quali criteri essa vi rientri. Secondo la tesi dualistica, l'agire
politico e' moralmente giusto o ingiusto in base a criteri diversi -
fondamentalmente diversi - da quelli validi nella sfera del privato. Vi sono
varie versioni di tale tesi, a seconda del contenuto che piu' precisamente
si da' a tali criteri. La versione forse piu' diffusa, risalente in parte a
Machiavelli, a Lutero, ai teorici della ragion di stato, e' quella elaborata
da Max Weber. Egli distingue tra etica della convinzione o dell'interiorita'
(Gesinnugsethik) da una parte, ed etica della responsabilita'
(Verantwortungsethik) dall'altra. Grosso modo, la prima, valida nella sfera
dei rapporti privati, e' una forma di cosiddetta etica deontologica in
quanto si articola in una serie di obblighi (non uccidere, non mentire,
mantenere le proprie promesse, soccorrere i bisognosi, ecc.) valevoli nei
confronti di tutti e vincolanti indipendentemente dalle conseguenze cui
l'agire conforme ad essi conduce. Per Max Weber, quest'etica s'identifica
sostanzialmente con l'etica dell'amore e della non resistenza al male
predicata da Cristo. La seconda invece, valida nella sfera dell'agire
politico, e' una forma di cosiddetta etica consequenzialistica in quanto
consiste in un principio fondamentale che prescrive di agire in base al
calcolo delle conseguenze che l'agire ha per il bene o gli interessi dello
Stato (o, in altre versioni, del popolo, o della nazione o della classe) cui
si appartiene. Se vi sono altri obblighi morali, essi sono secondari
rispetto a quello di massimizzare il bene dello Stato. Per l'attore politico
le ragioni morali piu' forti sono sempre le ragioni di Stato: "salus rei
publicae suprema lex". In base a questo principio di etica politica possono
essere moralmente giustificate azioni - come mentire, uccidere, non
mantenere patti - che in base all'etica privata sono ingiustificabili.
Una siffatta concezione dualistica e' problematica sotto vari aspetti. Qui
se ne indicano brevemente due. Problematica, in primo luogo, e' l'idea che
vi sia una distinzione fondamentale e irriducibile tra esigenze etiche a
livello privato e esigenze etiche a livello politico: e' difficile vedere in
base a quali argomenti una siffatta distinzione possa essere plausibilmente
difesa. Altrettanto problematica, in secondo luogo, e' l'idea di un obbligo
irriducibile, ultimo e assoluto, o comunque dominante, di massimizzare il
bene dello Stato cui si appartiene: perche' mai le conseguenze dell'agire
politico cesserebbero di essere moralmente rilevanti allorche' investono,
come spesso e in modo molto drammatico accade, il benessere di persone e
gruppi che non appartengono allo Stato dell'attore politico agente? Perche'
mai le esigenze fondamentali della morale in politica si fermerebbero ai
confini dello Stato, che e' una costruzione storica che in futuro puo' anche
non esistere? Tutti e due questi problemi sono evitati da una concezione
etica che, riprendendo la dottrina dell'utilitarismo classico elaborata
inizialmente da Jeremy Bentham e susseguentemente da Henry Sidgwick e altri,
assume come unico e fondamentale principio etico quello che prescrive di
massimizzare il benessere o la felicita' generale a livello universale.
L'utilitarismo e' un esempio - forse il piu' convincente - di dottrina etica
universalistica e monistica: cio' che rende un'azione (sia essa individuale
o collettiva, privata o politica) moralmente giusta sono le conseguenze che
essa ha sul benessere generale universale, incluso quello delle generazioni
future. Va notato che in base a tale dottrina monistica si puo' sostenere
una forma di dualismo derivato: siccome la previsione e il calcolo delle
conseguenze delle nostre azioni sul benessere generale sono molto difficili
e complessi, puo' essere preferibile - perche' probabilmente massimizza il
benessere generale - che nella vita quotidiana gli individui non deliberino
applicando direttamente il principio utilitaristico bensi' seguano delle
norme generali di condotta. Queste norme possono benissimo identificarsi,
almeno in parte,  con quelle che nella tesi dualistica sopra accennata sono
considerate proprie dell'etica individuale. A livello di grandi scelte
collettive, sociali, economiche, politiche - che presumibilmente hanno
conseguenze di ben piu' vasta portata sul benessere generale e dove
presumibilmente si puo' contare sulla collaborazione di gruppi di esperti di
vario tipo - puo' invece essere preferibile che le decisioni su quale
alternativa mandare ad effetto siano basate direttamente sul calcolo delle
conseguenze. Un altro tipo di dottrina monistica e' quella fondata sull'idea
di diritti fondamentali dell'uomo universalmente validi e tali da porre
precisi vincoli morali sia all'agire individuale sia a quello collettivo,
tanto nella sfera privata quanto in quella politica.
*
3. Ne' la dottrina utilitaristica,  ne' quella dei diritti umani escludono
come sempre ingiustificato il ricorso alla violenza. Se o meno il suo
impiego sia moralmente giustificabile dipende in parte da come e'
configurata la situazione in cui si agisce e in parte da come agiscono gli
altri. Ora, secondo i fautori della tesi "realistica" la sfera della
politica e' caratterizzata da situazioni di incontro con la menzogna, la
frode, la minaccia e l'uso della violenza, onde chi vuole partecipare alla
lotta politica in modo efficace deve avere le virtu' machiavelliche della
volpe e del leone, ossia essere disposto a ricorrere a quegli stessi mezzi:
non si puo' partecipare efficacemente alla lotta politica senza essere
disposti ad avere, come dice Jean-Paul Sartre, "le mani sporche". A questa
tesi si oppone la tesi "idealistica" per cui la lotta politica non e', per
sua natura, essenzialmente connessa all'uso della menzogna, della frode e
della violenza. La tesi si fonda sull'assunto che gli esseri umani, anche
quando agiscono in gruppo e in situazioni conflittuali tese, possono essere
in grado di comportarsi e reagire in modo umano, che essi sono influenzabili
dall'appello alla ragione, all'empatia e dalla pressione nonviolenta. La
storia dei rapporti tra politica e morale, da questo punto di vista, e' la
storia del continuo tentativo di moralizzare la politica creando situazioni
e istituzioni che limitino e riducano in qualche modo il ricorso alla
violenza e favoriscano gli strumenti del dialogo, del compromesso equo e la
soluzione pacifica dei conflitti.
Tre importanti sviluppi in questa direzione, specie a partire dal secolo
scorso, sono: a) l'affermazione in un numero sempre maggiore di stati, anche
se in modo variamente efficace, del metodo democratico, con il quale la
lotta politica viene condotta contando e non tagliando le teste; b) la
creazione dell'Onu come strumento di governance umana basata sull'idea di
diritti fondamentali; c) l'esplorazione pratica su vasta scala di metodi
efficaci di lotta nonviolenta, da quelli impiegati dalle classi lavoratrici
nella lotta tra capitale e lavoro, a quelli praticati da Gandhi, Martin
Luther King e molti altri nella lotta per l'indipendenza di un popolo o per
l'affermazione di fondamentali diritti umani. Viste le conseguenze sempre
piu' esiziali che l'uso della violenza armata nei conflitti tra stati o tra
etnie oggi conduce, compreso un rischio di catastrofe per l'intera umanita',
tre tra le maggiori sfide di questo secolo sono quella di allargare
ulteriormente il metodo democratico, quella di potenziare e sviluppare
ulteriormente l'Onu in direzione di istituzione di democrazia internazionale
o cosmopolita e quella di esplorare ulteriormente metodi efficaci di lotta
nonviolenta.

3. RIFLESSIONE. ILEANA MONTINI: "DEL DOMAN NON V'E' CERTEZZA"
[Ringraziamo Ileana Montini (per contatti: ileana.montini at tin.it) per questo
intervento. Ileana Montini, prestigiosa intellettuale femminista, gia'
insegnante, e' psicologa e psicoterapeuta. Nata nel 1940 a Pola da genitori
romagnoli, studi a Ravenna e all'Universita' di Urbino, presso la prima
scuola di giornalismo in Italia e poi sociologia; giornalista per
"L'Avvenire d'Italia" diretto da Raniero La Valle; di forte impegno
politico, morale, intellettuale; ha collaborato a, e fatto parte di, varie
redazioni di periodici: della rivista di ricerca e studio del Movimento
Femminile DC, insieme a Tina Anselmi, a Lidia Menapace, a Rosa Russo
Jervolino, a Paola Gaiotti; di "Per la lotta" del Circolo "Jacques Maritain"
di Rimini; della "Nuova Ecologia"; della redazione della rivista "Jesus
Charitas" della "famiglia dei piccoli fratelli e delle piccole sorelle"
insieme a fratel Carlo Carretto; del quotidiano "Il manifesto"; ha
collaborato anche, tra l'altro, con la rivista "Testimonianze" diretta da
padre Ernesto Balducci, a riviste femministe come "Reti", "Lapis", e alla
rivista di pedagogia "Ecole"; attualmente collabora al "Paese delle donne".
Ha partecipato al dissenso cattolico nelle Comunita' di Base; e preso parte
ad alcune delle piu' nitide esperienze di impegno non solo genericamente
politico ma gramscianamente intellettuale e morale della sinistra critica in
Italia. Il suo primo libro e' stato La bambola rotta. Famiglia, chiesa,
scuola nella formazione delle identita' maschile e femminile (Bertani,
Verona 1975), cui ha fatto seguito Parlare con Dacia Maraini (Bertani,
Verona). Nel 1978 e' uscito, presso Ottaviano, Comunione e liberazione nella
cultura della disperazione. Nel 1992, edito dal Cite lombardo, e' uscito un
libro che racconta un'esperienza per la prevenzione dei drop-out di cui ha
redatto il progetto e  curato la supervisione delle operatrici: titolo: "...
ho qualche cosa anch'io di bello: affezionatrice di ogni cosa". Recentemente
ha scritto la prefazione del libro di Nicoletta Crocella, Attraverso il
silenzio (Stelle cadenti, Bassano (Vt) 2002) che racconta l'esperienza del
Laboratorio psicopedagogico delle differenze di Brescia, luogo di formazione
psicopedagogica delle insegnanti e delle donne che operano nelle relazioni
d'aiuto, laboratorio nato a Brescia da un progetto di Ileana Montini e con
alcune donne alla fine degli anni ottanta, preceduto dalla fondazione,
insieme ad altre donne, della "Universita' delle donne Simone de Beauvoir".
Su Ileana Montini, la sua opera, la sua pratica, la sua riflessione, hanno
scritto pagine intense e illuminanti, anche di calda amicizia, Lidia
Menapace e Rossana Rossanda]

I giornali ci informano che un adeguato sistema di allerta e di allarme,
come si usa in Giappone, in America e in qualche altra parte piu' ricca del
mondo, avrebbe potuto avvisare in anticipo le popolazioni dei Paesi
dell'Asia colpite dal sisma e dal maremoto. Anche se non e' sempre cosi'
correlato che ricchezza e attenzione alla vita collettiva delle nazioni,
produca esiti meno catastrofici. In qualche caso puo' darsi, in altri no. Lo
constatiamo noi in Italia, quando i fiumi straripano improvvisamente anche
perche' c'e' stata una cementificazione selvaggia nei dintorni e degli
stessi alvei.
Comunque, e' anche necessario fare qualche riflessione sulla presenza di
migliaia di turisti in quelle zone, i quali, in una certa misura, figurano
tra i morti e i dispersi. Questo evento e' uno di quelli che impedisce di
far conto di non sapere che andiamo a prendere il sole in luoghi dove la
poverta' e' pura miseria. Le tv del mondo ci hanno portato in casa le
immagini di questa poverta', piu' che quelle dei tour operator sui
meravigliosi hotel a quattro e cinque stelle che spesso rovinano riviere
meravigliose come gia' da noi la Sicilia e la  Sardegna.
Si puo' immaginare quale operazione di censura seduta stante i
telespettatori mettono in atto per non vedere (con gli occhi della mente
riflessiva) da chi sono abitati i paradisi tanto agognati delle vacanze dei
ricchi. Ma no, le immagini appaiono insistentemente tutti i giorni perche' i
giornalisti e gli operatori sono costretti a documentare l'accaduto. E
allora facciamola una bella riflessione.
Il turismo delle  migliaia di vacanzieri che disdegnano ormai i mari
nostrani per affacciarsi su quelli dell'oriente, sono frotte di cosiddetta
media e alta borghesia. Un pacchetto tutto compreso e' accessibile a un buon
impiegato o commerciante. A un buon impiegato o commerciante che al rientro
spendera' mille parole per descrivere le bellezze affascinanti di quei mari
e quelle spiagge e che potra' persino apparire come un vero amante della
"natura". Ma che poi al Nord come al Sud non spendera' una parola per
difendere un parco dal cemento o una spiaggia  dalle costruzioni abusive.
Uno che quando trovera' intasata dal cemento a cinque stelle la meravigliosa
spiaggia orientale, andra' alla ricerca di un altro paradiso terrestre.
Cosi', senza ragionare. E' come una modo di essere ormai collettivo e che fa
moda. E', addirittura, una nuova costituzione antropologica dell'essere
umano occidentale.
Ma e' anche vero, nello stesso tempo, che il turismo "usa e getta" di chi va
e torna abbronzato, fornisce cibo e forse anche un tetto non proprio di sola
paglia, a tanta gente di quei luoghi.
*
Siamo, volenti o nolenti, come dentro a un grande calderone dove ci bruciamo
al Nord come al Sud, a Occidente come a Oriente. Ovunque distruggiamo le
risorse della terra, perche' abbiamo i soldi o perche' non  li abbiamo.
Dopo la guerra anche le coste dell'Adriatico veneto e romagnolo erano belle.
Le dune e i pini che si spingevano fino alle spiagge offrivano uno
spettacolo meraviglioso. I villini gothic revival costruiti negli anni venti
e trenta, abbellivano spesso i viali alberati. Ma da quelle parti c'era
anche la poverta' dei pescatori e dei contadini. Gli uni e gli altri si
rimboccarono le maniche e si inventarono le "pensioni familiari" e, andando
ad  abitare in un capanno di cemento, cominciarono ad affittare d'estate le
loro case senza acqua calda e potabile. Poi, con i risparmi, costruirono gli
alberghi e altre case piu' confortevoli. I comuni rossi di quei tempi
lasciarono fare, anche perche' nella tradizione comunista e marxista non
c'era poi una gran sensibilita' per l'ambiente.
Cosi' si distrussero le pinete, i sistemi duniferi delle spiagge e i villini
antichi. Ma i pescatori cessarono di andare in mare a pescare, smisero di
parlare il dialetto e inparararono qualche parola di tedesco per diventare
albergatori. Ora i loro figli vanno alle Maldive quando e' finita la
stagione balneare. Voglio dire che cosi' e' avvenuta la modifica
antropologica anche nelle zone "rosse" della Romagna.
E il nuovo individuo e' un perfetto consumatore di tutto: dagli oggetti di
plastica alla natura. Si acquista e si usa per un po', tanto si puo' passare
a un nuovo oggetto, o una nuova zona del pianeta ancora abbastanza
incontaminata. Basta avere un po' di soldi. L'individuo ha come orizzonte il
proprio bisogno immediato, creato spesso dall'arte della pubblicita'. Fatica
ad avere bisogni collettivi politici anche per un timore ormai ingovernabile
circa il futuro. Il futuro appare incerto, sia a livello individuale che
collettivo. Tanto vale vivere l'istante da re, come gia', peraltro, recitava
Lorenzo il Magnifico: "del doman non v'e' certezza".

4. MEMORIA. AUGUSTO CAVADI: LANZA DEL VASTO, ATTUALITA' DI UN MESSAGGIO
NONVIOLENTO
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci
messo a  disposizione questo suo articolo pubblicato sulla bella rivista
"Centonove", nel fascicolo del 24 dicembre 2004.
Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e'
impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a
Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di
problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia.
Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della
consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a
questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo,
Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad.
portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera,
Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad.
portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico,
ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa
puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova
edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la
lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A
scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze
didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza
cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain
fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo.
Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce
"Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie,
Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici.
Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000;
Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato
in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente
bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004. Vari suoi contributi sono apparsi
sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il
sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia
completa).
Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto e' una delle figure piu' grandi della
nonviolenza; nato nel 1901 a San Vito dei Normanni da madre belga e padre
siciliano, studi a Parigi e Pisa. Viaggia e medita. Nel 1937 incontra Gandhi
nel suo ashram. Tornato in Europa fonda la "Comunita' dell'Arca", un ordine
religioso e un'esperienza comunitaria nonviolenta, artigianale, rurale,
ecumenica. Promuove e partecipa a numerose iniziative per la pace e la
giustizia. E' deceduto in Spagna nel 1981. Tra le opere di Giuseppe Giovanni
Lanza del Vasto segnaliamo particolarmente: Pellegrinaggio alle sorgenti,
Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Che cos'e' la nonviolenza, L'arca aveva
una vigna per vela, Introduzione alla vita interiore, tutti presso Jaca
Book, Milano (che ha pubblicato anche altri libri di Lanza del Vasto);
Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi; Lezioni di vita,
Libreria Editrice Fiorentina, Firenze; In fuoco e spirito, La Meridiana,
Molfetta (Ba). Le comunita' dell'Arca - cosi' come gruppi e persone amiche
di questa esperienza - sono diffuse in vari paesi e proseguono la
riflessione e l'esperienza del fondatore; per informazioni e contatti:
digilander.libero.it/arcadilanzadelvasto/ e anche (in francese)
www.canva.org]

Ancora recentemente, una persona di grande levatura intellettuale come
Rossana Rossanda confessava - sul quotidiano "La repubblica" - la sua
distanza dalla nonviolenza: come si fa a offrire l'altra guancia ai poteri
forti che dominano la scena mondiale? Nell'immaginario collettivo, il metodo
gandhiano e' proprio questa impossibile scommessa di chi oppone alla forza
dei forti la debolezza dei deboli. Ma era questa la proposta della "Grande
anima"?
Per rispondere con fondatezza, puo' essere interessante conoscere la
riattualizzazione che di quella proposta ha fatto un italiano, figlio di un
siciliano e di una belga, morto  - ottantenne - nel 1981.
A lui, Giovanni Giuseppe Lanza del Vasto, la Sezione S. Luigi della Facolta'
teologica di Napoli ha dedicato - in collaborazione con l'Istituto italiano
di studi filosofici -  un seminario di studio di cui sono stati in questi
mesi pubblicati gli atti (AA. VV., Tra Cristo e Gandhi. L'insegnamento di
Lanza del Vasto alle radici della nonviolenza, a cura di D. Abignente e S.
Tanzarella, Edizioni San Paolo), recentemente presentati a Palermo al Parco
letterario "Tomasi di Lampedusa".
Studiosi di varia provenienza - geografica e culturale - ne lumeggiano le
varie facce: l'esegeta biblico, l'attivista pacifista, il cultore di
spiritualita' induista, il polemista, lo scrittore, l'organizzatore di
istituzioni e di iniziative.
*
Questa multiforme personalita' e' celebre non solo per essere stato
discepolo di Gandhi ma anche per aver importato in Europa il suo messaggio
attraverso la fondazione del movimento della "Comunita' dell'Arca": anche in
Sicilia esso conta seguaci ed un gruppetto di palermitani sta costruendo, in
cooperazione con una coppia di Catania,  una struttura nelle campagne di
Belpasso che sia, ad un tempo, luogo di spiritualita', di confronto
interculturale e di imprenditoria agricolo- artigianale .
Le tragedie che stiamo vivendo - e il film Fahrenheit 9/11 , riportando
storie di soldati americani morti in Iraq, mostra quanto facilmente chi
gioca da carnefice puo' ritrovarsi nella scomoda posizione della vittima -
inducono a soffermarsi, in particolare, su alcuni passaggi degli interventi
raccolti nel libro a piu' mani.
Prima di tutto sul saggio di Michelguglielmo Torri dedicato al Mahatma
Gandhi, "un santo come uomo politico" (pp. 17-53): in esso, infatti, si
dimostra - documenti alla mano - che l'originalita' del leader indiano e'
consistita proprio nella capacita' di far diventare storicamente operativa
una strategia filosofico-spirituale. Egli e' stato non solo eticamente
ammirevole, ma anche politicamente efficace: non solo ha dato "un apporto
molto importante al raggiungimento dell'indipendenza" (p. 35) del suo Paese
dal dominio inglese, ma e' riuscito a costruire e a gestire "un partito di
massa di dimensioni panindiane" (p. 37).
*
Nella stessa linea di concretezza si e' mosso il discepolo Lanza del Vasto,
di cui Sergio Tanzarella evoca le tante battaglie  - pacifiche ma non per
questo velleitarie - combattute contro l'occupazione francese dell'Algeria e
per la conversione della stessa Chiesa cattolica alle ragioni della pace
mondiale. Quando ministri socialisti come Mitterand rilasciavano
dichiarazioni incredibili sulla bocca di politici di sinistra ("L'Algeria e'
la Francia. Dalle Fiandre al Congo, una sola legge, una sola nazione, un
solo parlamento. Questa e' la nostra volonta', la sola negoziazione
possibile e' la guerra"), il profeta disarmato obiettava: "L'atrocita' di
questa guerra dipende dalle due grandi bugie che ne hanno, poi, in seguito,
generato altre. La prima bugia e' che l'Algeria e' la Francia, la seconda e'
che la guerra di Algeria e' una pacificazione" (cfr. pp. 173-181).
Allora, come adesso, una guerra "senza nome" - perche', ipocritamente, si
preferisce definirla altrimenti - provoco' attentati terroristici contro le
forze d'occupazione. Lanza del Vasto prende posizione con un duplice appello
(sostenuto da digiuno pubblico a sola acqua): uno "alla coscienza dei
francesi", l'altro "ai capi religiosi dell'Islam e ai capi del Fronte di
liberazione nazionale di Algeria". In uno dei due appelli, dopo aver
stigmatizzato il fatto che l'esercito di uno Stato democratico facesse
subire ad altri le stesse atrocita' che si erano subite dalla Gestapo e
dalle SS quindici anni prima, egli osserva: "Si dira': anche i nostri nemici
torturano e mutilano. Lo sappiamo. Non approviamo i loro crimini piu' di
quanto approviamo i nostri, pero' ripetiamo: I torti altrui non ci
giustificano. Del resto l'atrocita' non castiga l'atrocita' e non mette un
termine ad essa: la provoca e la fa raddoppiare" (cfr. p. 203).
Se questa saggezza circolasse di piu' nell'opinione pubblica occidentale,
qualcosa di essa potrebbe arrivare anche in alto: la' dove governanti troppo
indaffarati in questioni d'interesse non sempre generale decidono sulla vita
e sulla morte di migliaia di innocenti.

5. POESIA. PATRICIA MONAGHAN: UNA CANZONE PER IL CERVO
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione la sua traduzione di questo testo di Patricia
Monaghan. Patricia Monaghan, cresciuta in Alaska, poeta, ecologa, docente
universitaria di scienza e letteratura, figura di spicco del movimento che
si rifa' ad una "spiritualita' della terra", vedova del romanziere Robert
Shea. Fra i suoi lavori: Goddess Companion, Goddess Path, Red Haired Girl
from the Bog, Seasons of the Witch, Wild Girls, Path of the young goddess]

Il bosco, all'alba del solstizio, era luminoso al modo della neve: un cielo
grigio perla sugli aceri statuari e le querce contorte. Il sentiero che
seguivo gira di continuo e si avvolge, e nuove macchie di sottobosco
apparivano ad ogni svolta. Quella mattina, raggiunsi un punto dove il
sentiero voltava bruscamente a sinistra per seguire una piccola scarpata. In
primavera, qui si formano delle effimere polle d'acqua, vivaci di salamandre
e sonore di rane, ma nel gelo dell'inverno io non mi aspettavo altro che
vento e silenzio.
Percio', dapprima non li vidi, i tre cervi dietro i tre larici spogli, oltre
la scarpata. Quando riuscii a distinguerli, tre ombre grigie in un mondo
grigio, essi erano fermi, con le code bianche immote e pendenti. Mi arrestai
di colpo, pensando a quant'ero fortunata ad aver incontrato l'animale che i
miei antenati consideravo lo spirito stesso della natura proprio nel giorno
del solstizio.
Naturalmente, non era la prima volta: incontro spesso cervi durante le mie
passeggiate mattutine. Il bosco e' abbastanza vicino alla strada ed alle
case, e percio' noi umani non siamo proprio degli estranei per i cervi. Ma
come tutti gli altri animali che vivono qui, scoiattoli, opossum, ecc., si
mantengono a distanza. Di solito, un istante dopo che mi hanno vista, si
allontanano silenziosamente, con le code alte in segno di allarme.
Quella mattina, i cervi si limitarono a guardarmi. A sinistra c'era un'alta
e prestante femmina, a destra un maschio piu' vecchio e pesante, al centro
uno dei nati nell'ultima primavera, con l'aria briccona dell'adolescenza. Le
grandi e soffici orecchie erano diritte, gli sguardi scuri e liquidi fissi
su di me. E non fuggivano.
Il desiderio mi bruciava il cuore, il desiderio di parlare ai cervi, di dire
loro quanto erano belli, di ringraziarli. Volevo che il mio piccolo cuore
selvaggio parlasse ai loro cuori selvaggi. Volevo celebrare la festa con
loro. Tuttavia rimasi in silenzio, poiche' non parlo la lingua dei cervi. Li
fissavo senza dire nulla, aspettando l'inevitabile fuga. E i minuti si
allungavano come le dita di luce che il sole faceva filtrare nel bosco, ed
essi non fuggivano.
Fu allora, non saprei spiegarne esattamente la ragione, che cominciai a
cantare. La mia voce canto' nel silenzio della foresta. Una canzone antica,
in tono minore, mi usci' dalle labbra; una canzone di festa che conoscevo
sin da bambina: "Guarda come sempre fiorisce la rosa, da un tenero stelo e'
sbocciata, un brillio fiorito fra le nevi d'inverno, mentre la notte e' per
meta' trascorsa".
Pensavo che il suono della mia voce li avrebbe spaventati, ma volevo parlare
con loro. E la musica mi sembro' il solo modo possibile. Proprio come mi
aspettavo, essi cominciarono a muoversi. Ma non velocemente, e non verso
l'interno della foresta. Non distanti da me.
No. Un lento passo alla volta, i cervi vennero verso di me. Quando avevo
cominciato a cantare, la distanza fra noi era di circa cinquanta passi.
Quando arrivai al secondo verso, avevano dimezzato la distanza. Al termine
della canzone, i cervi avevano attraversato la scarpata.
Nell'improvviso silenzio che era seguito alla fine del canto, le tre code si
rizzarono, come per un silenzioso avvertimento. Percio' iniziai a cantare
una seconda canzone. Le code si abbassarono, le orecchie si mossero
leggermente in avanti. La luce dell'alba disegnava lucenti strisce color
limone sulla neve, mentre i tre cervi ascoltavano una canzone dietro
l'altra.
Un quarto d'ora passo', ed essi non si mossero finche' io continuai a
cantare. Non furono loro a porre termine all'incontro. Il cielo era virato
dal grigio perla all'azzurro, ed io avevo promesse da mantenere. Ringraziai
i cervi per aver ascoltato i miei canti dell'alba. Il suono delle mie parole
li scosse. Le code si alzarono, le zampe anteriori batterono, ed in un
istante essi erano spariti.
Restai a fissare in silenzio l'interno della grigia foresta. Solo pochi mesi
prima, osservando un ghiacciaio che conosco sin da bambina, e le cui antiche
nevi si stanno rapidamente sciogliendo in rivi gelidi, mi ero sentita
oppressa dalla disperazione. Siamo dunque solo capaci di prendere dalla
natura, senza dare nulla in cambio? E se si', di che utilita' siamo? Perche'
l'universo dovrebbe continuare a provvedere a noi, figli ingrati quali
siamo? Ma sul ciglio della piccola scarpata, la speranza mi battezzo' come
luce. Forse la' c'era una ragione per esistere. Forse cio' che diamo al
nostro amato pianeta azzurro e' una canzone. Bellezza. Arte.
Forse il Grande Spirito e' commosso e deliziato dalla nostra creativita'. Al
giorno d'oggi, noi pensiamo che la creativita' sia patrimonio dei
professionisti: quelli dalle voci splendide, e dai corpi sodi, e dalle
eccitanti visioni.  Eppure, forse l'arte non sta in quei momenti congelati
di perfezione, ma nel processo stesso della creazione. Forse siamo qui per
dare piacere al mondo. Forse dovremmo tutti cantare di piu', e danzare, e
dipingere, e recitare le nostre poesie. Forse noi sciocchi e meravigliosi
ordinari esseri umani possiamo dar gioia all'universo, se agiamo in questo
modo.

6. LETTURE. ALAIN BROSSAT: SCARCERARE LA SOCIETA'
Alain Brossat, Scarcerare la societa', Eleuthera, Milano 2003, pp. 152, euro
11. Un libro sul carcere "per farla finita col carcere" dell'apprezzato
docente di filosofia dell'Universita' di Parigi VIII. Una lettura che
vivamente raccomandiamo. Con prefazione di Alessandro Dal Lago e postfazione
di Simone Lucido. Per richieste alla casa editrice: e-mail:
info at eleuthera.it, sito: www.eleuthera.it

7. LETTURE. FONDAZIONE ROBERTO FRANCESCHI: DEI DIRITTI UMANI E TERRITORIALI
DEI POPOLI INDIGENI E TRIBALI
Fondazione Roberto Franceschi, Dei diritti umani e territoriali dei popoli
indigeni e tribali, Fondazione Roberto Franceschi, Milano 2001, pp. 176,
s.i.p. Un bel libro con contributi di Teresa Sarti, Mariella Moresco
Fornasier, Jose' Luiz del Roio, Carlo Sechi, gli studenti del liceo "L.
Cremona" di Milano, Leonardo Boff, Cristina Degan, Nidia Arrobo, Marco Aime,
Fondazione "Rigoberta Menchu'", Alex Zanotelli, Francesca Casella, Sara
Ongaro, Giovanni Acquati, Survival International e Tourism Concern; con
molti utilissimi documenti. Per contatti: www.fondfranceschi.it

8. LETTURE. ALDO GRASSO: IL BEL PAESE DELLA TV
Aldo Grasso, Il bel paese della tv. Viaggio nell'Italia delle emittenti
locali, Corriere della sera, Milano 2004, pp. 220, euro 5,90. Scritto con
stile forse eccessivamente giornalistico e brillante - e con qualche caduta
di stile -, una comunque utile ricognizione di un segmento non irrilevante
del settore televisivo italiano. L'autore, come e' noto, e' critico
televisivo del "Corriere della sera" e docente universitario; sua
l'apprezzata "Garzantina" sulla televisione (1996, 2002).

9. LETTURE. ANDRE' TROCME': GLI ASINI E GLI ANGELI
Andre' Trocme, Gli asini e gli angeli. Racconti di Natale e di altri tempi
dell'anno, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1990, pp. 128, lire
16.000. Delicati, deliziosi racconti del pastore di Chambon sur Lignon, eroe
della Resistenza nonviolenta. Con una nota di Hedi Vaccaro. Per richieste
alla casa editrice: Edizioni Qualevita, via Buonconsiglio 2, 67030 Torre dei
Nolfi (Aq), tel. 0864460006, e-mail: qualevita3 at tele2.it, sito:
www.peacelink.it/users/qualevita

10. DA TRADURRE. EMILIA FERREIRO Y MARGARITA GOMEZ PALACIO (COMPILADORAS):
NUEVAS PERSPECTIVAS SOBRE LOS PROCESOS DE LECTURA Y ESCRITURA
Emilia Ferreiro y Margarita Gomez Palacio (compiladoras), Nuevas
perspectivas sobre los procesos de lectura y escritura, Siglo Veintiuno
Editores, Mexico 1982, 2000, pp. 356. Scaturito da un simposio svoltosi a
Citta' del Messico nel 1981, questo cospicuo libro raccoglie e presenta
contributi, oltre che delle curatrici, di Kenneth S. Goodman, Walter H.
McGinitie, Katherine Maria e Susan Kimmel, Jerome C. Harste e Carolyn L.
Burke, Maria A. Carbonell de Grompone, Hermine Sinclair, Yetta Goodman, Ana
Teberosky, Liliana Tolchinsky e Iris Levin, Courtney B. Cazden, John
Downing, Claire Blanche-Benveniste, Alonzo B. Anderson e William H. Teale,
Elsie Rockwell, Claire A. Woods.

11. DA TRADURRE. EMILIA FERREIRO (COORD.): LOS HIJOS DEL ANALFABETISMO
Emilia Ferreiro (coord.), Los hijos del analfabetismo. Propuestas para la
alfabetizacion escolar en America Latina, Siglo Veintiuno Editores,
Mexico-Madrid 1989, 1998, pp. 184. Nato da un incontro tenutosi a Citta' del
Messico nel 1987, questo libro a piu' voci costituisce un contributo
(teorico e critico, esperienziale e documentario) di grande rilevanza, non
solo pedagogica, ma politica in senso forte. Tra le voci che intervengono,
oltre le coordinatrici, Esther Grossi, Lucia Brown Rego, Maria Celeste Koch,
Maria Leila Alves, Marilia Gerais Duran, Delia Lerner, Ana Maria Kaufman,
Leticia Calzada, Telma Weisz, Mirta Castedo, Eliana Matos, Maria Elena
Cuter, Marcos Kisil, Myriam Nemirovsky, Bernadete Abaurre, Ana Teberosky,
Clotilde Pontecorvo, Madalena Freire, Laura Navarro, Mercedes Pons, Magaly
Munoz, e contributi anche di Sol Leal e Ana Bermudez.

12. DA TRADURRE. EMILIA FERREIRO: CULTURA ESCRITA Y EDUCACION
Emilia Ferreiro, Cultura escrita y educacion (rectius: Cultura escrita y
educacion. Conversaciones con Emilia Ferreiro; ma nel frontespizio: Cultura
escrita y educacion. Conversaciones de Emilia Ferreiro con Jose' Antonio
Castorina, Daniel Goldin y Rosa Maria Torres), Fondo de Cultura Economica,
Mexico 1999, pp. 264. A cura di Graciela Quinteros, una serie di
conversazioni in cui Emilia Ferreiro ricostruisce il suo percorso, le sue
esperienze, le sue proposte. Un libro appassionante e molto utile non solo
per educatori, psicologi, linguisti ma per tutte le persone di volonta'
buona (e consapevoli che non basta la buona volonta' per operare bene).

13. DA TRADURRE. EMILIA FERREIRO (COMPILADORA): RELACIONES DE
(IN)DEPENDENCIA ENTRE ORALIDAD Y ESCRITURA
Emilia Ferreiro (compiladora), Relaciones de (in)dependencia entre oralidad
y escritura, Gedisa, Barcelona 2002, pp. 186. Una utile raccolta di saggi,
con contributi, oltre che della curatrice, di Claire Blanche Benveniste,
Marie-Jose' Beguelin, Luis Fernando Lara, Margit Frenk, Jim Miller e Regina
Weinert, Ana Teberosky, Clotilde Pontecorvo, e una ricca, preziosa
bibliografia.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it,
paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 794 del 30 dicembre 2004

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