La nonviolenza e' in cammino. 931



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 931 del 16 maggio 2005

Sommario di questo numero:
1. Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino
(parte prima)
2. Marina Forti: La lunga marcia delle donne di Kabul
3. Giancarla Codrignani: A proposito di nonviolenza, tra pensiero e azione
4. La "Carta" del Movimento Nonviolento
5. Per saperne di piu'

1. MATERIALI. CONTRO LA MAFIA. UNA BREVE RASSEGNA DI ALCUNI LAVORI DI
UMBERTO SANTINO (PARTE PRIMA)
[Riproponiamo ancora una volta la seguente rassegna bibliografica
originariamente redatta nel 1998. Non abbiamo modificato le schede scritte
allora, ne' quelle aggiunte in ripubblicazioni successive (l'ultima volta su
questo stesso foglio nel 2003). Riproponendo ancora queste pagine il nostro
intento non muta: segnalare a quanti vogliono impegnarsi contro i poteri
criminali la strumentazione teorica e pratica che l'opera di Umberto Santino
mette a disposizione, invitarli a leggere e discutere i libri che questa
bibliografia elenca. Scrivevamo nel '98: "Questa pubblicazione e'
semplicemente una proposta di avvicinamento ad una delle opere di ricerca e
di riflessione piu' impegnate e rilevanti che il movimento antimafia abbia
prodotto ed abbia a disposizione... Questa rassegna consiste di una mera,
seppur articolata, presentazione di alcuni lavori di Umberto Santino, nella
forma della scheda informativa, ed - in qualche caso - della recensione
breve. L'ordine in cui sono presentati i testi esaminati e' all'incirca
quello cronologico con riferimento alla data di pubblicazione dei volumi e
degli opuscoli considerati, ma si tenga conto che sovente essi consistono
dei risultati di ricerche svolte lungo piu' anni, e che talvolta si tratta
di relazioni e materiali gia' presentati e pubblicati prima altrove, e che
ad esempio nel caso del primo libro che indichiamo, La borghesia mafiosa, si
tratta di un volume del '94 che raccoglie interventi svolti nel corso di
venti anni, pertanto la scheda relativa l'abbiamo collocata ad apertura di
questa rassegna".
Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici
piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi
studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri
criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e
criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia
difficile,  Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e
guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano
1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia
agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto
Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio
a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda
edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di
sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano
di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto
politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia
interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la
democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella
della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in
terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato",
Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di
Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli
1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e
il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino,
Soveria Mannelli 2000.
Il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (Centro Siciliano
di Documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144
Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it) e' un centro di ricerca e di promozione di
iniziative tra i piu' accreditati in campo internazionale, particolarmente
specializzato su mafia e poteri criminali. Operante dal 1977, e' stato
successivamente intitolato a Giuseppe Impastato, militante della nuova
sinistra assassinato dalla mafia nel 1978. Invitiamo caldamente i nostri
lettori a visitare il sito del Centro Impastato, una vera miniera di
documentazione e di risorse, e uno strumento di lavoro fondamentale]

1. La borghesia mafiosa, 1994
Il volume La borghesia mafiosa. Materiali di un percorso d'analisi, e' stato
pubblicato come quaderno n. 5 del Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" nell'aprile 1994. Come e' scritto nella quarta di
copertina "Sono raccolti in questo quaderno articoli, relazioni, interventi
e altri materiali che abbracciano un periodo che va dal 1972 al 1992. Il
filo conduttore dei testi e' dato dallo sviluppo dell'ipotesi analitica
della mafia non solo come organizzazione criminale ma come componente di un
blocco sociale, egemonizzato dai soggetti piu' ricchi e potenti, definiti
"borghesia mafiosa". Tale analisi, muovendo da una critica delle idee
correnti e degli interventi suggeriti dall'ottica dell'emergenza, mira a
cogliere la complessita' del fenomeno mafioso e le sue interazioni con la
societa' e le istituzioni ed offre indicazioni operative per un'azione di
rinnovamento seria e conseguente".
L'introduzione, datata febbraio 1994, e sottotitolata Promemoria per i
lettori (e per l'autore), costituisce una sorta di bilancio di vent'anni e
di proposta per il presente (cfr. particolarmente gli ultimi due capoversi
alle pp. 12-13).
Tra i testi raccolti nel volume a noi sembrano di straordinaria importanza
due saggi gia' pubblicati sulla rivista palermitana "Segno" nel 1982 e nel
1986: La conquista di Bisanzio, e La mafia finanziaria, che metterebbe conto
di riassumere piu' estesamente di quanto qui ci sia possibile fare.
La conquista di Bisanzio. Borghesia mafiosa e Stato dopo il delitto Dalla
Chiesa, qui alle pp. 118-147, ed apparsa originariamente in "Segno", n.
34-35, luglio-ottobre 1982, ha un incipit doloroso e bruciante: "C'era
bisogno dell'assassinio di Dalla Chiesa perche' in Italia ci si accorgesse
di alcune cose: che la mafia non e' un piccolo fenomeno locale ma una
questione nazionale, che la Democrazia cristiana ha i mafiosi in casa, che
contro la mafia non si e' fatto finora nulla e che bisogna cominciare a fare
qualcosa".
Santino svolge una serrata analisi critica della stereotipata e largamente
vulgata "periodizzazione del fenomeno mafioso proposta dalla Relazione
conclusiva della Commissione parlamentare d'inchiesta e largamente recepita
[che] distingue tre fasi: mafia agraria, mafia urbana, mafia
internazionale", ed al termine della sua analisi conclude che "queste
considerazioni portano a una prima conclusione: la mafia di adesso e' una
questione nazionale nel senso che rispetto a una posizione di sostanziale
subalternita' nei confronti delle altre componenti del blocco dominante
nazionale (dovuta alla ristrettezza dei suoi orizzonti economici e
politici), e' passata a una lotta per l'egemonia, cioe' per l'occupazione di
spazi di potere piu' ampi, adeguati al suo nuovo potenziale economico".
Il saggio prosegue analizzando il modo di produzione mafioso, il modello di
dominio mafioso, la forma-mafia e il problema dei cosiddetti poteri occulti.
Il saggio propone anche altri temi ed utili precisazioni su questione
meridionale e nuova "occupazione" della Sicilia, sulla questione
democristiana, sulle prospettive del movimento antimafia (con una proposta
strategica incisiva: "la formazione di una rete di comitati di lotta contro
la mafia e per lo sviluppo produttivo, che intreccino la loro azione con i
comitati per la pace, puo' essere l'ossatura fondamentale di un movimento di
massa che rivitalizzi i partiti e i sindacati ma che sviluppi una sua reale
autonomia (...). Solo se si avra' questa dimensione concreta e quotidiana,
la lotta contro la mafia potra' svilupparsi").
La mafia finanziaria. Accumulazione illegale e complesso finanziario
industriale, qui alle pp. 179-241, ed apparsa originariamente in "Segno", n.
69-70, aprile-maggio 1986, e' uno dei lavori piu' importanti e tempestivi su
un tema decisivo che purtroppo non e' stato mai sufficientemente recepito
nel dibattito pubblico, e neppure tra gli studiosi.
Il saggio si apre cosi': "Questi appunti sono una prima traccia di
un'ipotesi di ricerca sugli aspetti finanziari del fenomeno mafioso attuale
e delle altre forme di crimine organizzato e sui processi di
finanziarizzazione dell'economia contemporanea. Mafia e crimine organizzato
vengono considerati come delle grandi macchine di accumulazione del capitale
che intrecciano metodi legali e illegali e operano in un contesto mondiale
dominato da quello che puo' essere definito il 'complesso
finanziario-industriale', un composto egemonico formato dalle imprese
multinazionali e da grandi unita' finanziarie, le cui caratteristiche di
opacita' permettono l'inserimento del capitale illegale nei circuiti
finanziari internazionali".
A p. 180 si formula una proposta di definizione, piu' ampiamente articolata
alle pp. 181-186 che tratteggiano un'ipotesi di periodizzazione della mafia
e l'attuale mercato mondiale mafioso nel contesto della societa'
contemporanea indicato nei suoi elementi salienti.
Seguono ampi paragrafi che analizzano rispettivamente il "complesso
finanziario-industriale" a livello planetario; il sistema
Sindona-Calvi-Gelli; la forma holding; le forme e i canali di
compenetrazione tra attivita' illecite e lecite; il circuito finanziario del
capitale illegale; capitale illegale e innovazione finanziaria; stime
sull'accumulazione illegale del capitale; mafia e sistema bancario in
Sicilia; legislazione antimafia e accertamenti bancari.
Il paragrafo conclusivo, dall'esplicito titolo Prospettive, alle pp.
231-232, segnala esplicitamente che "La lotta contro la 'mafia finanziaria'
comporta la necessita' di una strategia complessa, che si sviluppi sul piano
giudiziario, economico, sociale, politico, culturale e abbia come
protagonisti grandi masse di persone e non singoli personaggi, o settori
limitati, piu' o meno isolati. I fenomeni di criminalizzazione dell'economia
e del potere si aggraveranno sempre di piu', confermandosi come fenomeni
tipici della societa' contemporanea, se non si sapra' agire con decisione su
alcuni aspetti essenziali. Tali aspetti, sul piano economico-finanziario,
sono:
1) la funzione di servizio svolta dalle organizzazioni criminali, in
particolare con il commercio di droga e di armi;
2) l'opacita' del complesso finanziario-industriale che permette l'incontro
tra i capitali, senza tener conto della loro natura e provenienza.
Ridurre ed eliminare in prospettiva l'accumulazione illegale del capitale e'
possibile solo stroncando la funzione di servizio delle organizzazioni
criminali, con un'azione complessa che va dalla decriminalizzazione dei
consumi di massa, per esempio quello della droga, alla loro riduzione con
opportune politiche di educazione e ristrutturazione dei consumi,
all'eliminazione di 'bisogni', come quello di armi, indotto dai processi di
militarizzazione in atto, con coraggiose politiche di pace.
Sul piano propriamente finanziario qualsiasi provvedimento parziale e
limitato, che non sia nell'ottica dell'eliminazione dell'opacita' del
sistema finanziario-industriale, e' destinato al fallimento".
In calce al saggio un'ampia sequenza di riferimenti bibliografici.
Sarebbe assai opportuno che questo saggio venisse ripubblicato in opuscolo o
come inserto da qualche periodico nazionale a grande diffusione al fine di
favorirne la piu' ampia circolazione e discussione.
Del volume diamo l'indice completo, indicando anche le date di prima
presentazione - nel caso di relazioni a convegni o sinossi di progetti di
ricerca - e/o pubblicazione dei testi raccolti: Introduzione (1994); La
mafia come potere (1972); Borghesia mafiosa e movimento di classe (1978);
Borghesia mafiosa e riorganizzazione del dominio (1979); Istituzioni e mafia
(1980-1981); Borghesia mafiosa e capitalismo (1980); Discutendo su mafia e
potere (1981-1983); Economia della droga. Traffico di stupefacenti, mafia e
organized crime (1982); La conquista di Bisanzio. Borghesia mafiosa e Stato
dopo il delitto Dalla Chiesa (1982); Autonomia dal politico? (1982-1983);
Per una nuova analisi del fenomeno mafioso: dalla separatezza
all'integrazione (1982-1983); Progetto di ricerca "Mafia e societa'" (1984);
Per un bilancio della lotta alla mafia (1984-1985); La mafia finanziaria.
Accumulazione illegale e complesso finanziario-industriale (1986); Nuovi
paradigmi e ricerca empirica in tema di criminalita' organizzata
(1989-1993); Aspetti socio-economici dell'impresa mafiosa (1989); Mafia:
supermercato degli stereotipi e vuoto di teoria (1990); Droga: economie di
sopravvivenza e borghesie criminali (1991); Dopo l'assassinio di Libero
Grassi: quale politica contro la mafia? (1991); Il carretto e la piovra.
Mafia e immaginario collettivo (1992); Il voto in Sicilia e il delitto Lima
(1992); Le stragi di Palermo e la Seconda Repubblica (1992).
Senza aggiungere qui una nota bibliografica (rinviando tout court alla
bibliografia ragionata sulla mafia stesa da Giovanni La Fiura, Amelia
Crisantino, Augusto Cavadi), tra gli autori che ci sembra comunque utile
ricordare c'e' ovviamente Mario Mineo, di cui Santino ricorda sovente con
stima e affetto la figura e la riflessione, e di cui nel suo lavoro
scientifico e nel suo impegno militante ha anche sviluppato alcune dense
intuizioni.
*
2. L'antimafia difficile, 1989
A cura di Umberto Santino, L'antimafia difficile, Csd quaderni/1, Palermo
1989, raccoglie gli atti della "giornata di bilancio e di riflessione"
organizzata dal Centro Impastato e svoltasi a Cinisi l'8 maggio 1988, nel
decimo anniversario dell'assassinio di Giuseppe Impastato.
"Rispetto all'antimafia corrente, troppo spesso appagata di liturgie sempre
piu' stanche e nutrita di stereotipi sempre piu' sbiaditi, gli scritti e i
documenti raccolti in questo volume rappresentano il tentativo di dar vita a
un'altra antimafia, 'difficile' per le scelte di fondo che ne improntano
l'analisi e l'attivita'. Se Giuseppe Impastato ha cominciato la lotta alla
mafia a partire dalla sua condizione familiare, portando nella militanza
culturale e politica la radicalita' della 'rottura con il padre', con tutti
i costi che tale scelta comporta, il Centro a lui intitolato ha cercato, nei
suoi dodici anni di attivita', di coniugare il rigore dell'analisi e la
chiarezza della denuncia con la concretezza della proposta e una forte
tensione unitaria, nella convinzione che una lotta contro il dominio mafioso
disgiunta dal progetto e dalla sperimentazione di una nuova socialita' e'
destinata al fallimento" (dalla quarta di copertina).
Il volume, aperto da  una avvertenza e aggiornamento di Umberto Santino e da
un intervento di Giovanni Impastato (fratello di Giuseppe Impastato), si
articola in una relazione introduttiva di Umberto Santino; in cinque saggi
di analisi, di Giorgio Chinnici, Franco Cazzola, Giovanni La Fiura,
Graziella Priulla, Amelia Crisantino; in otto interventi che riferiscono di
esperienze, di Salvo Vitale, Antonia Cascio, Francesco M. Stabile, Giuseppe
Cipolla, Riccardo Orioles, Franco Zecchin, Augusto Cavadi, Nino Rocca; e di
una  appendice su Dieci anni di iniziative, che contiene undici documenti
dal '79 all'89.
Si confrontano ed interagiscono ricerche di intellettuali ed esperienze
concrete di militanza dal basso, sicche' il volume e' uno degli strumenti
migliori per cogliere prassi e dialettiche di un movimento reale che non e'
quello da parata e da passerella sui grandi quotidiani e in televisione, ma
quello di chi nella solitudine dello studioso fuori dai circuiti
consumistici e/o nel vivo dello scontro nei luoghi di lavoro e di vita, reca
testimonianza e quotidianamente lotta.
Sulla figura di Giuseppe Impastato ovviamente cfr. Felicia Bartolotta
Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1987; e Salvo Vitale, Nel
paese dei coralli, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995.
Su "donne e mafia", tema di una specifica ricerca del Centro Impastato, cfr.
Anna Puglisi, Sole contro la mafia, La Luna, Palermo 1990. Utili anche le
ricerche di Renate Siebert (svolte in efficace interazione con il Centro
Impastato): Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano 1994 (II ed. 1997); La
mafia, la morte e il ricordo, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995;
Mafia e quotidianita', Il Saggiatore, Milano 1996.
A nostro avviso sono di grande interesse diversi scritti giornalistici di
Riccardo Orioles, che purtroppo non ci risulta siano mai stati raccolti in
volume (l'intervento di Orioles a questo convegno e' stato recentemente
ristampato per nostra cura in opuscolo).
Tra gli scritti degli intervenuti al convegno segnaliamo anche di Franco
Cazzola, Della corruzione, Il Mulino, Bologna 1988; L'Italia del pizzo,
Einaudi, Torino 1992; di Graziella Priulla, Mafia e informazione, Liviana,
Padova 1987.
*
3. La violenza programmata, 1989
Il volume di Giorgio Chinnici e Umberto Santino, La violenza programmata.
Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli,
Milano 1989, contiene "i rapporti finali di una ricerca sull'omicidio a
Palermo e provincia negli anni 1960-1966 e 1978-1984, con un aggiornamento
al triennio 1985-1987 (...) nell'ambito del progetto di ricerca 'Mafia e
societa'' (...) La ricerca e' stata svolta dal 1984 al 1988" (p. 11).
Il coautore, Giorgio Chinnici, e' professore associato di Statistica
giudiziaria all'Universita' di Palermo, ed e' autore di numerosi saggi.
Nella quarta di copertina cosi' si riassume il contenuto del libro: "La
ricerca pubblicata in questo volume e' un contributo all'analisi scientifica
di una forma gravissima di violenza, l'omicidio volontario, e della mafia,
considerata non solo come organizzazione criminale ma soprattutto come forma
di accumulazione e sistema di potere.
Palermo ha fatto registrare nei primi anni '80 il piu' alto tasso di omicidi
tra le citta' piu' grandi d'Italia e uno dei piu' alti a livello mondiale e
il concentrarsi degli omicidi mafiosi nel suo territorio ha un carattere di
unicita': non per caso nel capoluogo siciliano sono stati uccisi un
presidente di regione, un segretario regionale del maggior partito
d'opposizione, un prestigioso rappresentante delle istituzioni nazionali
come il generale Dalla Chiesa, tanti rappresentanti delle forze dell'ordine
e della magistratura; tali delitti da soli bastano ad indicare la portata
del fenomeno e il livello dello scontro.
Il taglio e i risultati della ricerca sono profondamente innovativi rispetto
agli stereotipi correnti: l'omicidio a Palermo, e in particolare l'omicidio
mafioso, piu' che ricalcare moduli subculturali, che informano le ricerche
sull'omicidio tanto a livello nazionale che internazionale, e' il frutto di
una 'violenza programmata', s'inquadra cioe' in un programma complessivo
delle organizzazioni criminose, mirando ad una ridefinizione delle egemonie
interne e, all'esterno, abbattendo gli ostacoli che si frappongono alla
realizzazione del piano di arricchimento e di dominio.
Attraverso lo studio di piu' di mille omicidi e delle due 'guerre di mafia'
piu' sanguinose della storia dell'organizzazione criminale, viene disegnato
un vero e proprio quadro storico, puntuale e documentato, dell'evoluzione
del fenomeno mafioso negli ultimi trent'anni".
Il testo e' arricchito da numerose tabelle statistiche e corpose
bibliografie, manca purtroppo un indice dei nomi che sarebbe stato assai
utile.
L'indice del volume e' molto articolato, ci limitiamo ad indicare, dopo l'
introduzione di Santino (Introduzione. Violenza e mafia tra stereotipi e
analisi scientifica, subcultura e strategia) la bipartizione principale
dell'opera: la prima parte e' di Giorgio Chinnici ed ha per titolo
L'omicidio nella provincia di Palermo. Aspetti vittimologici (suddiviso in:
1. Considerazioni generali; 2. L'omicidio a Palermo; 3. L'omicidio a Palermo
negli anni 1985-87; 4. Criminalita' e sottocultura della violenza; 5.
Appendice statistica; 6. Bibliografia). La seconda parte e' di Umberto
Santino ed ha per titolo L'omicidio mafioso. Dinamica della violenza ed
evoluzione del fenomeno mafioso dagli anni '60 ad oggi (suddiviso in: 1.
Premesse e considerazioni generali; 2. L'omicidio mafioso; 3. La mafia negli
anni '60: dalla mafia agraria alla mafia urbano-imprenditoriale; 4. La mafia
negli anni '70 e '80: la mafia finanziaria tra conflittualita' interna e
gara egemonica; 5. Omicidi mafiosi a Palermo e provincia negli anni
1985-1987; 6. Il progetto, il messaggio e lo spettacolo. Elementi di
antropologia della mafia: dalla "subcultura" alla "transcultura"; 7.
Appendice statistica; 8. Bibliografia).
Il volume unisce al taglio scientifico, all'approccio statistico, un impegno
interpretativo assai perspicuo; e costituisce di fatto una ricostruzione
storica che e', nella sua specificita', tra le migliori disponibili (e
probabilmente la migliore  in assoluto).
Una segnalazione particolare vogliamo fare anche del paragrafo finale (pp.
369-379), dal titolo Il progetto, il messaggio e lo spettacolo. Elementi di
antropologia della mafia: dalla "subcultura" alla "transcultura". "Abbiamo
parlato per l'omicidio mafioso di omicidio-progetto, cioe' di un delitto
strumentale-funzionale, mezzo per ottenere dei fini che si identificano con
il conseguimento di posizioni di potere, all'interno dell'organizzazione
mafiosa e nel contesto sociale; ma l'omicidio mafioso e' stato sempre, e lo
e' ancora di piu' adesso, un delitto-messaggio e un delitto-spettacolo" (p.
369). Ed alle pp. 378-9: "ci sembra che il concetto di subcultura cosi'
com'e' stato elaborato e applicato e' inadatto a cogliere l'intera portata
del fenomeno mafioso, in cui convivono aspetti dell'homo necans, dell'homo
oeconomicus e dell'homo politicus, e anche dell'omicidio mafioso in cui
abbiamo riscontrato valenze complesse.
Un concetto più adeguato per comprendere tale complessita' potrebbe essere
quello di 'transcultura', intesa come percorso trasversale che raccoglie
elementi di varie culture, per cui possono convivere ed alimentarsi
funzionalmente aspetti arcaici come la signoria territoriale e aspetti
modernissimi come le attivita' finanziarie, aspetti subculturali derivanti
da codici associazionistici ed altri aspetti 'postindustriali'. Un concetto
dinamico, aperto (...), complesso per quanto riguarda la collocazione della
mafia nel contesto, comprendendo un ampio ventaglio di possibilita' che
vanno dalla compenetrazione alla complicita', dalla concorrenza al
conflitto.
La definizione di un paradigma adeguato, fondato sul concetto di
'transcultura', dovrebbe passare attraverso i seguenti momenti:
1) l'apprendimento, cioe' la trasmissione dei modelli dell'agire mafioso,
tra i quali l'uso della violenza e dell'omicidio;
2) l'articolazione della transcultura mafiosa nei suoi aspetti fondamentali:
a) visione gerarchica della struttura associativa e di riflesso della
societa';
b) accettazione dei fini sociali (arricchimento, potere, successo) e non dei
mezzi;
c) funzione dell'aggressivita' come attributo valorificante della
personalita' e sua dinamica all'interno del sodalizio: regolazione, rischi
di conflitti;
d) personalizzazione del conflitto e sua risoluzione compromissoria o
violenta;
e) ruolo dell'aggressivita' all'esterno: induzione alla passivita',
all'omerta';
f) l'omerta' oggi: crisi in seguito all'apertura dell'universo mafioso ad
estranei, culturalmente lontani da esso, per ragioni di interesse;
g) ritualizzazioni (cerimonie di iniziazione, linguaggio, etc.): stato
attuale;
h) fisio-patologia della vita quotidiana: le distorsioni del comportamento
prodotte dalla presenza della mafia e dalla diffusione di comportamenti di
tipo mafioso o paramafioso;
i) ideologia e comportamenti mafiofili: meridionalismo e regionalismo
patriottico. Ruolo degli intellettuali e dei mass-media.
Come si vede gia' da questo elenco, incompleto, di temi da approfondire,
un'antropologia della mafia e del contesto in cui essa e' radicata e'
estremamente complessa e richiede necessariamente un approccio
multidisciplinare, anch'esso di tipo dinamico (...)".
Per quanto a nostra conoscenza, non esistono altri lavori del valore di
questo libro sullo specifico argomento (che, ripetiamo, non consiste solo in
un'analisi scientifica della violenza mafiosa, ma anche in una vera e
propria ricostruzione storiografica del potere mafioso e della sua azione a
Palermo e non solo).
Tra i lavori di taglio giornalistico cfr. ad esempio i libri di Orazio
Barrese (I complici, ora presso Rubbettino) e di Saverio Lodato (Dieci anni
di mafia, successivamente piu' volte aggiornato, presso Rizzoli).
Sui temi proposti nel paragrafo finale del libro, citato sopra, segnaliamo
gli altri lavori del gruppo di ricercatori che fa riferimento al Centro
Impastato e le recenti pubblicazioni di Renate Siebert (Le donne, la mafia,
presso Il Saggiatore; La mafia, la morte e il ricordo, presso Rubbettino;
Mafia e quotidianita', presso Il Saggiatore).
*
4. L'impresa mafiosa, 1990
Il volume di Umberto Santino e Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa.
Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990, e' costituito dal
"rapporto finale di una ricerca sulle attivita' imprenditoriali in cui sono
coinvolti, a vario titolo, soggetti di organizzazioni mafiose, svolta dal
Centro siciliano di documentazione 'Giuseppe Impastato', nell'ambito del
progetto di ricerca 'Mafia e societa''. La ricerca, effettuata dal 1984 al
1990, si e' svolta su due direttrici: da una parte si e' studiata la
letteratura esistente in Italia e negli Stati Uniti; dall'altra si sono
esaminate le fonti ufficiali..." (p. 13). "Oggetto della ricerca sono le
attivita' economiche della criminalita' organizzata ma pure le loro
interazioni con il mercato complessivo (rapporti con altri imprenditori) e
con gli ambienti pubblici detentori dei poteri decisionali-amministrativi
(finanziamenti, appalti). Per la definizione come 'mafiose' delle attivita'
imprenditoriali si sono usati i criteri e la tipologia contenuti nella legge
antimafia..." (p. 95).
Lungo 630 pagine (comprensive di una robusta bibliografia e di un
indispensabile indice dei nomi) il volume offre una messe di informazioni e
propone analisi ed interpretazioni di enorme interesse. Si tratta, a nostro
avviso, di un testo di fondamentale importanza: probabilmente ancor oggi il
libro piu' importante su questo decisivo argomento.
Dalla quarta di copertina: "Negli ultimi anni tanto in Italia che negli
Stati Uniti - paesi in cui le attivita' di gruppi criminali hanno conosciuto
un intenso sviluppo - si e' proposta l'ipotesi interpretativa della mafia e
di altre forme di criminalita' organizzata come impresa, cioe' come
razionale combinazione di mezzi, violenti e illegali, e fini di
arricchimento (impresa illecita) e si sono cominciate ad analizzare le
attivita' di produzione di beni e servizi (impresa lecita) gestite da
soggetti criminali.
Questo studio si pone il problema teorico della mafia-impresa e dell'impresa
mafiosa all'interno di una ricerca empirica, la prima con tale ampiezza in
Italia, condotta sugli accertamenti patrimoniali in attuazione della legge
antimafia, individuando un'ipotesi paradigmatica (economia polimorfa o
mercato multidimensionale) atta a comprendere l'economia legale, sommersa,
illegale e criminale, prospettando tipologie di rapporti ricavate dalle
risultanze dell'indagine.
Nel volume viene pubblicato il rapporto finale della ricerca, con una
puntuale introduzione teorica e una particolareggiata analisi delle
attivita' economiche svolte da gruppi criminali in tutto il territorio
nazionale (con particolare riferimento a Palermo), con lo studio
approfondito di casi significativi e di aspetti cruciali per la comprensione
del rapporto tra impresa mafiosa e mercato, come gli appalti di opere
pubbliche e gli omicidi di imprenditori.
La realta' degli Stati Uniti e' ricostruita attraverso una rassegna che
mette a fuoco lo sviluppo storico del rapporto tra gruppi criminali e vita
economica e sociale, la riflessione delle scienze sociali, gli approcci e
gli interventi istituzionali, dalla Commissione Kefauver all'Organized Crime
Control Act, alla Commissione Kaufman".
La vasta ed impegnativa introduzione (pp. 17-97) costituisce un quadro di
riferimento di grande valore, e ci sembrerebbe utile che fosse ristampata a
se' in una edizione che potesse raggiungere una piu' ampia area di lettori.
L'indice del volume e' molto articolato, ci limitiamo qui a indicare le
quattro parti in cui l'opera e' divisa: Parte I: Le attivita'
imprenditoriali mafiose negli anni '50 e '60; Parte II: Le attivita'
imprenditoriali mafiose negli anni '70 e '80; Parte terza: Imprese mafiose e
mercato; Parte quarta: L'impresa mafiosa negli Stati Uniti.
Segnaliamo alcune letture ulteriori: Pino Arlacchi, La mafia imprenditrice,
Il Mulino, Bologna; Pino Arlacchi, Nando dalla Chiesa, La palude e la
citta', Mondadori, Milano; Mario Centorrino, L'economia mafiosa, I conti
della mafia, Economia assistita da mafia, tutti presso Rubbettino, Soveria
Mannelli; Giovanni Falcone, Interventi e proposte, Sansoni, Firenze;
Vincenzo Ruggiero, Economie sporche, Bollati Boringhieri, Torino; Stefano
Zamagni (a cura di), Mercati illegali e mafie, Il Mulino, Bologna.
Tra i volumi che riportano materiali di fonte giudiziaria segnaliamo almeno:
Giuseppe Arnone (a cura di), Mafia. Il processo di Agrigento, La Zisa,
Palermo; Carlo Palermo, Armi & droga. L'atto d'accusa del giudice Carlo
Palermo, Editori Riuniti, Roma; Procura di Palermo, La vera storia d'Italia,
Tullio Pironti Editore, Napoli; Sindona. Gli atti d'accusa dei giudici di
Milano, Editori Riuniti, Roma; Corrado Stajano (a cura di), Mafia. L'atto
d'accusa dei giudici di Palermo, Editori Riuniti, Roma.
Segnaliamo infine anche la raccolta documentaria a cura di Nicola
Tranfaglia, Mafia, politica e affari. 1943-'91, Laterza, Bari; e la
monografia giuridica di Giuliano Turone, Il delitto di associazione mafiosa,
Giuffre', Milano 1995.
Un esempio paradigmatico di connection tra affari, politica, poteri occulti
e criminali, e' costituito da Berlusconi e dalla sua organizzazione; si
vedano i seguenti volumi: Giovanni Ruggeri, Mario Guarino, Berlusconi:
inchiesta sul signor TV, Kaos, Milano 1994 (seconda edizione); Floriano de
Angeli (a cura di), Berlusconi 1, Mafia-connection, Gropello Cairoli 1993;
Giovanni Ruggeri, Berlusconi: gli affari del presidente, Kaos, Milano 1994;
Claudio Fracassi, Michele Gambino, Berlusconi, una biografia non
autorizzata, "Avvenimenti", Roma 1994; Pino Corrias, Massimo Gramellini,
Curzio Maltese, 1994: colpo grosso, Baldini & Castoldi, Milano 1994;
Giuseppe Fiori, Il venditore, Garzanti, Milano 1995; Tribunali di Milano e
Napoli, Le mazzette della Fininvest, Milano 1996; Procura della Repubblica
di Palermo, Direzione distrettuale Antimafia, L'onore di Dell'Utri, Milano
1997; Leo Sisti, Peter Gomez, L'intoccabile, Kaos, Milano 1997.
*
5. Gabbie vuote, 1992
Il libro di Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo
Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al
maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione), presenta una
ricerca svolta dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato""
su commissione del Centro studi giuridici e sociali "Cesare Terranova".
Nell'Avvertenza alle pp. 11-12 cosi' e' presentato il volume: "Nell'ottobre
del 1988 il Centro siciliano di documentazione 'Giuseppe Impastato'
presentava al Centro studi giuridici e sociali 'Cesare Terranova' un
progetto di ricerca sul tema 'Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al
1987'. Scopo del progetto era completare la ricerca di taglio vittimologico
sull'omicidio gia' svolta, e che nel 1989 sarebbe stata pubblicata nel
volume di Giorgio Chinnici e Umberto Santino, La violenza programmata, edito
da Franco Angeli, conducendo l'analisi sugli autori dei delitti.
Il Centro Terranova accettava di sostenere il progetto di ricerca e veniva
costituito, all'interno del Centro Impastato, un gruppo di lavoro formato da
Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Ugo Adragna, Amelia Crisantino e Giovanni
La Fiura, che procedeva allo spoglio dei processi, con la collaborazione del
giudice Giovanni Puglisi, segretario del Centro Terranova.
Invece di presentare un unico rapporto finale della ricerca, il gruppo di
lavoro ha deciso di approntare quattro saggi, di cui il primo, di Giorgio
Chinnici, offre il quadro generale, presentando i risultati della ricerca;
il secondo, di Umberto Santino, e' dedicato al maxiprocesso, andando oltre
il limite tematico e temporale del progetto, per il rilievo che assume tale
vicenda processuale; il terzo, di Giovanni La Fiura, studia piu'
dettagliatamente un aspetto cruciale sempre del maxiprocesso qual e' quello
dei pentiti; il quarto, di Ugo Adragna, affronta le problematiche nascenti
dal nuovo codice di procedura penale in materia di connessione processuale.
Il gruppo di ricerca si e' avvalso, per la redazione delle tabelle e dei
grafici, della collaborazione di Anna Puglisi, mentre Giovanni La Fiura ha
svolto il lavoro di informatizzazione dei dati.
La ricerca vuole essere insieme un'analisi documentata di una realta' cosi'
grave e complessa, eppure pochissimo studiata, qual e' il processo per
omicidio, e in particolare per delitti di mafia, e un contributo al
dibattito sul processo penale, che ha accompagnato la pubblicazione del
nuovo codice. Un dibattito che dovra' continuare, con un adeguato
approfondimento, se si tiene conto anche della gravita' di fatti recenti che
hanno portato alla scarcerazione di imputati gia' condannati con il massimo
della pena tanto in primo grado che in appello".
Oltre a Santino, i coautori sono Giorgio Chinnici, professore associato di
Statistica giudiziaria presso l'Universita' di Palermo; Giovanni La Fiura,
ricercatore presso il Centro Impastato; Ugo Adragna, dottorando di ricerca
presso la cattedra di Procedura penale della Facolta' di Giurisprudenza
dell'Universita' di Palermo.
Il volume reca puntuali tabelle e bibliografie. Due appendici presentano
l'una la scheda di rilevazione adottata; l'altra, con riferimento al
maxiprocesso alla mafia, una tavola sinottica sul maxiprocesso,
l'organigramma delle famiglie mafiose considerate, un quadro dei trafficanti
di droga esterni a Cosa Nostra, segmenti del sistema relazionale. Manca
purtroppo un indice dei nomi.
Di particolare interesse ci sembra, alle pp. 146-150, l'ultimo paragrafo
(dal titolo: Durante e dopo il maxiprocesso: dalla "supplenza" alla "crisi
della giustizia") del denso saggio di Santino.
Naturalmente in particolare sul maxiprocesso la letteratura e' vastissima;
qui segnaliamo soltanto Corrado Stajano (a cura di), Mafia. L'atto d'accusa
dei giudici di Palermo, Editori Riuniti, Roma; AA. VV., Uno sguardo dal
bunker, Ediprint, Siracusa; e la testimonianza di Antonino Caponnetto, I
miei giorni a Palermo, Garzanti, Milano, e quella - in forma di
romanzo-verita', con nomi modificati-  di Alfredo Galasso, La mafia non
esiste, Pironti, Napoli; sono solitamente poco interessanti i libri redatti
da diversi giornalisti su Giovanni Falcone, su Paolo Borsellino, ed il
libro-intervista ad Ayala. Utili invece i libri di Romano Canosa sulla
storia della criminalita' (presso Feltrinelli) e della magistratura (presso
Baldini & Castoldi) negli ultimi decenni; e l'atto d'accusa contro Andreotti
della Procura di Palermo, meritoriamente edito, col titolo roboante e invece
ben poco felice La vera storia d'Italia, da Pironti.
*
6. Dietro la droga, 1993
Il libro di Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie
di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993, e' "il testo-base di un'unita' didattica
polimediale prodotta dall'Organizzazione Non Governativa CISS (Cooperazione
Internazionale Sud-Sud) e dal Centro siciliano di documentazione 'Giuseppe
Impastato' nell'ambito del 'Progetto Droga', elaborato dalle due
organizzazioni, approvato e cofinanziato dalle Commissioni della Comunita'
Europea nel corso del 1990.
Gli scopi del progetto:
1) avviare una campagna di studio e di informazione (...); 2) promuovere
incontri tra studiosi ed operatori sociali di diversi paesi coinvolti (...);
3) elaborare un'unita' didattica polimediale destinata agli studenti (...),
agli insegnanti (...) e agli operatori allo sviluppo. L'unita' didattica e'
cosi' articolata: un libro in italiano, francese, inglese e spagnolo, una
bibliografia ragionata e annotata, un video, un audiovisivo.
Il progetto ha riguardato direttamente le seguenti aree: Sicilia, Libano,
Bolivia, Peru' ed Ecuador, ma la raccolta di materiale bibliografico e
documentario si e' estesa a tutte le aree di coltivazione di piante da
droga" (p. 5).
Dopo una introduzione dal titolo L'altra faccia della droga, che alle pp.
10-13 sintetizza i sette temi su cui si articola la ricerca svolta nel
libro, il volume si compone appunto di sette capitoli: 1. Le sostanze
psicoattive; 2. Quadro storico. Dal consumo tradizionale al proibizionismo;
3. Il circuito mondiale delle droghe; 4. Sociologia della droga; 5. Economia
della droga; 6. La politica della droga; 7. Guerra o sviluppo?; seguono la
bibliografia e l'indice delle carte.
Segnaliamo anche il libro di Giovanni La Fiura, Droghe & mafie. Bibliografia
ragionata e annotata su narcotraffico e criminalita' organizzata, Csd
quaderni/4, Palermo 1993 (guida bibliografica di 150 pp. che fa parte della
medesima unita' didattica polimediale di cui il volume Dietro la droga,
costituisce il testo-base, e composta - come sopra ricordato - anche da un
video e un audiovisivo).
Per ulteriori indicazioni bibliografiche ovviamente rinviamo al libro di La
Fiura sopra citato.
Segnaliamo anche la rivista "Narcomafie" promossa dal Gruppo Abele di
Torino.
(Parte prima - Segue)

2. DIRITTI. MARINA FORTI: LA LUNGA MARCIA DELLE DONNE DI KABUL
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 maggio 2005. Marina Forti, giornalista
particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, dei diritti umani, del sud
del mondo, della globalizzazione, scrive per il quotidiano "Il manifesto"
sempre acuti articoli e reportages sui temi dell'ecologia globale e delle
lotte delle persone e dei popoli del sud del mondo per sopravvivere e far
sopravvivere il mondo e l'umanita' intera. Opere di Marina Forti: La signora
di Narmada. Le lotte degli sfollati ambientali nel Sud del mondo,
Feltrinelli, Milano 2004]

Alcune centinaia di donne hanno manifestato giorni fa nel centro della
capitale afghana Kabul: chiedevano al governo di proteggerle. Nelle ultime
due settimane cinque di loro sono state uccise, tre soltanto mercoledi'
scorso, 4 maggio, nella provincia di Baghlan: ai corpi martoriati era stato
attaccato un cartello di "ammonimento" alle donne a non lavorare in
organizzazioni non governative o con enti occidentali. Le due settimane piu'
letali per le donne dalla caduta del regime dei taleban nel dicembre 2001,
dicevano le manifestanti: "Vogliamo che il governo persegua i responsabili
di questi omicidi", ha detto Orzala Ashraf, una giovane donna che lavora con
Hawca, associazione afghana per l'assistenza umanitaria alle donne e i
bambini, uno dei 26 gruppi di donne che hanno partecipato alla protesta (la
notizia e' riferita dall'agenzia di notizie delle Nazioni unite "Irin
news").
Il "nuovo" Afghanistan, con una costituzione che riconosce almeno i diritti
fondamentali delle donne, resta un miraggio lontano. Lo ha constatato una
delegazione di deputate del parlamento italiano, tornate da una visita in
Afghanistan: quattro giorni pieni di incontri che, dicono, hanno lasciato
anche la sensazione che nonostante tutte le difficolta' "c'e' una grande
energia, in gran parte proprio delle donne, per cercare di cambiare la
societa' in cui vivono", commenta Luana Zanella (Verdi). Le deputate, che
ieri hanno tenuto una conferenza stampa a Roma, rappresentano tutto l'arco
parlamentare, maggioranza e opposizione. Hanno incontrato le candidate al
parlamento afghano - le elezioni legislative sono previste per settembre
(nonostante sul terreno la situazione sia ancora di conflitto), e la
costituzione stabilisce una presenza obbligatoria di almeno due
rappresentanti per ciascuna delle 34 province. Hanno visitato la nuova radio
al femminile "Voice of the afghan women" ("Hanno macchinari rudimentali,
chiedono sostegno e cooperazione", sottolinea Elena Montecchi, Ds). Hanno
incontrato la ministra per gli affari femminili Massouda Jalal e la capo
della Commissione indipendente per i diritti umani Sima Samar, oltre al
presidente Karzai e il re. Hanno visitato scuole, in parte sostenute da
fondi (ventimila euro) della Camera dei deputati italiana ("Sono due scuole
di Kabul, frequentate da diecimila bambine", fa notare la questore della
Camera Paola Manzini: "Continueremo a sostenere progetti mirati, perche' le
promesse abbiano un seguito concreto").
Tutte ne hanno ricavato la convinzione che istruzione e salute siano i due
aspetti della ricostruzione che incideranno di piu' sulle donne - basti
pensare alla mortalita' per parto, al 16 per mille nelle citta' di Kabul,
Herat o Kandahar e assai piu' alta nelle province. O che tutt'oggi appena il
20% delle bambine (e il 45% dei bambini) va a scuola.
Certo, anche l'accesso alla giustizia: il consiglio di villaggio che
condanna alla lapidazione la donna considerata adultera e' illegale, secondo
la legge afghana. Ma nel paese profondo la legge dei clan resta piu' forte
di qualunque diritto. "Noi in fondo abbiamo interagito con la piccola elite
delle donne piu' istruite e attive, spesso le donne della diaspora che
avevano potuto studiare e fare attivita' pubblica all'estero durante la
guerra e il regime dei taleban. Ma e' lo strato piu' alto della societa': la
maggioranza non ha accesso ai diritti fondamentali, la societa' afghana
resta tribale, un patriarcato feroce", fa notare Elettra Deiana (Prc). Le
candidate: "Alcune vengono da quello strato piu' moderno, altre invece dalle
province profonde e hanno una netta percezione della realta': come quando si
sentono dire 'la parita' va bene ma nel rispetto del Corano'. Loro sanno che
devono fare i conti con questo, mediare con capitribu' e mullah".
Il "gruppo di contatto" delle deputate, formato gia' durante la guerra
afghana nell'autunno del 2001, invitera' una delegazione di elette del nuovo
parlamento afghano: per mantenere un ponte. Usano la parola "ricostruzione":
al di la' della retorica della democrazia "esportata", dicono, "non
dimentichiamo le donne, i bambini, le persone: quando bambine istruite
avranno a che fare con maschi anche loro istruiti, e con uno stato,
riusciranno a togliersi il burqa", il mantello che copre le donne, dice
Elena Montecchi. "Le donne hanno deciso di usare ogni occasione per occupare
spazi nella societa', che sia la presenza occidentale con il minimo di
sicurezza che offre, le elezioni, le quote in parlamento, la radio", dice
Zanella: "e noi vogliamo sostenerle".

3. RIFLESSIONE. GIANCARLA CODRIGNANI: A PROPOSITO DI NONVIOLENZA, TRA
PENSIERO E AZIONE
[Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at libero.it) per
questo intervento. Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli
obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista,
impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e'
tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace
e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai
telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le
altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994]

Mi ha fatto piacere rileggere [su  "La domenica della nonviolenza" di ieri],
ripresa da "Azione nonviolenta", l'intervista a Pietro Pinna, che mi aveva
stimolato a riparlare di nonviolenza fin dalla prima lettura.
Con Pinna ho una lunga - non continuativa, ahime' - amicizia, anche se il
mio apprezzamento non muove sugli stessi binari; ma le parallele almeno
all'infinito si incontrano.
Parto da una considerazione che mi accomuna, nel ritenere complessa la
filosofia (che diventa necessariamente azione) della nonviolenza: anch'io
ritengo che si dovrebbero fare i conti con la guerra dei motori che si
consuma sulle strade. Non mi piace dirlo, perche' resta incomprensibile
anche agli amici nonviolenti e perche' non sono coerente accettando di farmi
trasportare in auto da altri; ma ho smesso di rinnovare la patente proprio
per non partecipare a una forma di violenza "involontaria" che risulta -
almeno sotto il profilo etico se non oggettivamente - piu' insensata della
stessa guerra.
*
Tuttavia - come donna - mi dispiace quando anche le persone piu' attrezzate,
nonostante le modificazioni culturali della storia, non accettano di
rimettere in discussione il rapporto originario violenza/nonviolenza a
partire dalla nozione di genere.
Diceva Freud che la prima violenza e' connessa con la pulsione vitale: e' un
buon punto di partenza per riconoscere che l'aggressivita' e' comune a
uomini e donne, e che le donne non sono "ontologicamente piu' buone". Ma,
nella storia, i due generi si sono evoluti in forma diversa: le donne hanno
perduto l'autonomia che le portava a riconoscere i figli come nati dal loro
corpo senza particolare attenzione ai padri. I quali, invece, si sono
evoluti riconoscendo che nelle nascite avevano parte e si fecero proprietari
della loro donna e dei loro figli, fondando quella famiglia che resta ancor
oggi "dispari" e a rischio di violenza interna.
Gli uomini continuano a presumere che la loro sessualita' sia potenza e che
la si debba esprimere nella propria "liberta'", sia pretendendo il "libero"
uso delle donne e il rapporto con la propria compagna anche quando lei non
ne ha voglia o chiede rispetto al suo desiderio di non ritrovarsi incinta,
sia fuori della famiglia umiliando se stessi con il sesso a pagamento.
L'aborto, per esempio, tante volte citato come esempio di violenza, e'
certamente violento, ma la prima violenza e' subita da una donna che avrebbe
preferito avere solo maternita' "libere e responsabili". L'uomo si chiama
fuori, ma e' in causa. Il Padreterno fu un gran gentiluomo, che mando' un
angelo a chiedere il permesso e attese il consenso di Maria, che poteva
anche dire di no.
Oggi i rischi dell'omologazione comportano una riflessione: la dignita' di
entrambi i generi merita migliori scelte individuali, visto che anche il
sesso puo' mercificarsi senza grandi vantaggi ne' per uomini ne' per donne.
Le donne-soldate sono un segnale: se il modello "buono" di riferimento e'
uno solo, quello maschile, la potenzialita' della violenza si puo'
raddoppiare; se, invece, c'e' scambio di analisi culturale fra i vecchi
ruoli, forse dal modello che nasce dalla repressione storica delle donne
puo' venire qualcosa di meglio.
Ma bisogna pensarci a tempo e farci sopra un po' di teoria, se si vuole
passare all'azione che Pinna ritiene coerente con la nonviolenza, e che
certamente va testimoniata nei fatti, ma prima va pensata e progettata.
Lo dico da presidente della Lega Obiettori di Coscienza, che non ha mai
visto la propria organizzazione, pur eccezionalmente disposta a farsi
rappresentare da una donna, capace di organizzare qualcosa che avesse a che
fare con questi problemi.
Infatti, la rivoluzione nel mondo dei conflitti, il loro moltiplicarsi, i
terrorismi, le nuove tecnologie militari si vengono dispiegando a parole
come iniziative di democrazia o di "liberazione" o di pace. Inquinamento di
valori, certo, ma si deve pensare, per poter essere costruttivi nell'azione,
a qualcosa di nuovo e diverso dalla semplice obiezione al servizio militare,
anche perche' ormai la professionalita' militare viene considerata - come la
prostituzione, anche se i genitori non portano i bambini a vedere il
passeggio notturno sui viali, come li portano a visitare le caserme il 4
novembre - un "mestiere come un altro".
*
Nei confronti dell'organizzazione militare uso sempre toni abbastanza duri e
questo mi fa pensare a un problema su cui avrei voluto intervenire ai tempi
delle discussioni sul saggio di Anna Bravo. Le parole possono essere dure,
anche "violente": ricordo che la citazione del Vangelo che condanna chi dice
"scemo" al fratello si coniuga con la durezza verso scribi e farisei:
"ipocriti", "sepolcri imbiancati", "nidi di vipere"...
In realta' le parole hanno grande potere e possono modificare gli
atteggiamenti, ma inducono non allo schiaffo, ma al pensiero: se si
reagisce, invece, alle provocazioni verbali e le si condanna anche quando
non sono deliberatamente offensive e si chiedono debite scuse (e non
ragionamenti ulteriori), non resta che la censura o la norma repressiva,
anche perche' il "bon ton", socialmente gradevole, non puo' essere imposto
per legge. Quindi, si puo' accusare qualcuno (qualcuna) di essersi espressa
in modo quanto meno equivoco, ma senza risentirsene come di fronte a una
violenza.
Mentre e' bella una rivista che si definisce "azione nonviolenta", non
sarebbe altrettanto pertinente "parola nonviolenta".
Un mio amico di Carpi mi sgrida sempre perche' non dedico una riflessione ai
poveri farisei, messi tutti in un mucchio... Ma io, che non so se e'
nonviolenza cacciare i mercanti dal tempio, sono certa che lo e' dir loro
quel che si pensa...

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

5. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 931 del 16 maggio 2005

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