La nonviolenza e' in cammino. 996



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 996 del 19 luglio 2005

Sommario di questo numero:
1. Non piu'
2. Enrico Peyretti: Fidarsi e' meglio
3. Giulio Vittorangeli: Culture della nonviolenza e della liberazione
4. Maria Grazia Giannichedda: Una notizia biobibliografica su Franca Ongaro
Basaglia
5. Claudio Giusti: Dieci anni dopo
6. Gino Bianco: La lezione di Andrea Caffi
7. Per la riconversione dell'industria bellica in Lombardia
8. Una campagna di "Equality Now" in Etiopia contro i rapimenti, gli stupri
e le connivenze
9. Teologia femminista, una bibliografia minima
10. Riletture: Laura Boella, Cuori pensanti
11. Riletture: Laura Boella, Le imperdonabili
12. Riletture: Wanda Tommasi, I filosofi e le donne
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. NON PIU'
Non si da' piu' resistenza all'oppressione senza la scelta della
nonviolenza.
Non si da' piu' esperienza di liberazione senza la scelta della nonviolenza.
Questo il movimento delle donne, il movimento operaio, i movimenti per la
democrazia e i diritti umani, i movimenti socialisti e libertari, il
movimento ambientalista, i movimenti per la pace, e tutte le grandi
tradizioni sia religiose che laiche di affermazione della dignita' umana, lo
hanno sempre intimamente sentito, e lo hanno altresi' praticato nelle loro
esperienze piu' luminose e aggettanti. E' merito del movimento delle donne
di essere l'unica esperienza storica di liberazione che sempre ha saputo
affermare questa coerenza tra i mezzi e i fini, che sempre ha saputo tener
ferma questa scelta senza di cui tutto e' perduto, tutto.
Chi ancora si attarda a pensare che sia lecito far uso delle armi, delle
ingiustizie, dello sfruttamento, della negazione dell'altrui diritto e
dignita', in una parola: della violenza, non ha ancora capito che un unico
destino di vita o di morte attende l'umanita' intera, e che solo la
nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Nessun equivoco e nessuna ambiguita' sono piu' possibili. Solo la lotta
nonviolenta puo' impedire la catastrofe, solo la scelta nonviolenta puo'
salvarci tutti.

2. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: FIDARSI E' MEGLIO
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo
intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo
foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace
e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei
Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la
sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia
storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente
edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il
principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha
curato la traduzione italiana), e una recente edizione aggiornata e' nei nn.
791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti:
www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web
http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia
bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15
novembre 2003 di questo notiziario]

Grande allarme per il terrorismo, a dieci giorni dagli attentati di Londra.
Molto meno allarme per le tante decine di vittime quotidiane in Iraq, per
gli attentati frutto della guerra. Si calcola che per noi il rischio di
esser presi in un attentato e' enormemente minore del rischio quotidiano di
un incidente d'auto. In verita', il fatto grave, piu' del rischio, e'
l'offesa alla fiducia pubblica, che ci viene inflitta da ogni simile
agguato. Infatti, si vive in societa', invece che nascosti in un bosco o
asserragliati in un castello, perche' si ha una sufficiente fiducia
nell'umanita', anche negli sconosciuti, pur sapendo che ci sono tra noi
anche pazzi e malvagi, anche persone decise ad uccidere a caso per motivi
loro. Quando il "nemico" non arriva da fuori, ma sorge e colpisce tra noi,
l'offesa e la paura sono massime. Alcuni di noi cadono morti, ma tutti
cadiamo nella schiavitu' della paura. E' ferita al cuore la socialita'
stessa della nostra natura. Dovremmo forse uscire di casa con l'elmetto, il
giubbotto antiproiettile, e l'arma a spalla? Le societa' armate sono piu'
insicure e producono piu' omicidi di quelle disarmate.
Dopo ogni attentato, si rafforzano le misure di sorveglianza, ma sappiamo
tutti molto bene che e' impossibile prevenire ed evitare del tutto il
pericolo. A pochi giorni dai fatti di Londra, ho partecipato ad un convegno
(sulla riconversione dell'industria bellica), nella sede di un importante
ente pubblico. Dovendo uscire prima della fine, mi sono trovato a vagare per
le sale, deserte a quell'ora, in cerca dell'uscita. Sono capitato davanti
all'ufficio del presidente: porta aperta, grande scrivania, nessuno
presente. All'entrata il poliziotto non aveva perquisito la mia borsa piena
di carte. Va bene che ho una faccia onesta (io spero), ma se fossi stato un
bombarolo avrei potuto far saltare l'ufficio del presidente. Del resto, si
racconta che un giornalista inglese anni fa dimostro' di poter arrivare
indisturbato fino agli appartamenti della regina.
Non sto protestando per la mancata sorveglianza. Dico, rovesciando il
vecchio arcigno proverbio: "Non fidarsi e' bene. Fidarsi e' meglio". Se
diamo la precedenza al fidarsi (ovviamente, con la normale prudenza),
corriamo un rischio piccolo e guadagniamo una normalita' di vita e di
rapporti umani. Se diamo la precedenza al non fidarsi, finiremo per agire
come i marines, armati ma terrorizzati (chi li ha messi in quella
disperazione?), che spararono assurdamente a Nicola Calipari, e a tanti
altri allo stesso modo. Se non ci fidiamo, abbiamo gia' dato la vittoria al
terrore, cioe' alla paura con cui il terrorista (chiunque egli sia) vuole
dominare gli animi e piegarli ai suoi fini, e abbiamo gia' collaborato con
lui a guastare gravemente la vita sociale facendo di ogni prossimo un
sospetto, e portando alle stelle solitudine e disperazione in ciascuno. Al
contrario, se ci fidiamo degli altri, con normale attenzione, abbiamo
frustrato il potere del terrore. Prendiamo pure le misure necessarie,
facciamo correttamente le dovute indagini, ma non riconosciamo ai violenti
il potere universale che vogliono. Chi accentua l'allarme sociale e promette
misure forti e definitive, promette l'impossibile, ma intanto sta incassando
per se' e per il proprio millantato potere protettivo il frutto del terrore.
Sembra un protettore, ma e' un partecipante al gioco del terrore.
*
La minaccia di uccidere e' grave violenza. Minacciare una eccezionale
contro-violenza aggrava le cose. Proteggere le vite e l'ordine pubblico e'
necessario e giusto, ma puo' avvenire meglio se tutti abbiamo piu' coraggio
che paura, se pensiamo che morire di attentato e' (relativamente) possibile,
ma vivere agguerriti e' peggio. Vivere male, incanagliti, lividi di odio,
puo' essere peggio che morire. Se la paura di morire diventa paura di vivere
con gli altri, specialmente con gli stranieri, finiremo per obbedire a chi
ci terrorizza, accettando i suoi modi, regole e condizioni. Tanti poteri
duri sono nati dall'imporre paura e promettere protezione. Lo stesso Stato
teorizzato da Hobbes, modello ancora influente sul pensiero politico
corrente (che non si discosta da Weber, per il quale il monopolio della
violenza legittima e' l'essenza dello Stato), tiene l'ordine col terrore. Lo
Stato-Leviatano "dispone di tanta potenza e di tanta forza a lui conferite,
che col terrore da esse suscitato e' in grado di modellare le volonta' di
tutti i singoli in funzione della pace" (Hobbes, Leviatano, 1651, cap.
XVII). Lo Stato che ottiene sottomissione e pace incutendo terrore si
definisce da se' "Stato terrorista". Esso ha tanto piu' spazio quanto meno i
cittadini sono capaci di vivere insieme rispettandosi. Invece, davanti
all'aggressione alla vita sociale, deve crescere la socialita' per libera
scelta e non per paura. Quella "violenza legittima" deve essere
disconosciuta e superata per poter meglio delegittimare ogni altra violenza
(cfr. Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus - Pisa University
Press, Pisa 2004, p. 25).
*
Se accettiamo il gioco del terrorista, dovremo diventare, come societa',
piu' feroci di lui, perche' questa e' la legge della guerra. Percio' fa
molto male chi pensa il terrorismo in termini di guerra invece che di
criminalita'. Morire di violenza, o veder morire cosi' altri tra noi, e'
brutto, ma vivere affidati alla contro-violenza non e' meno brutto. La vita
civile e', nell'immediato, piu' debole della vita criminale. Ma proprio in
cio' e' superiore e piu' felice.
O diventare tutti peggiori, o tutti piu' coraggiosi. Come ogni potere, anche
il potere del terrorista non sta in lui, ma in chi glielo riconosce per
paura, cadendo nel suo tranello. Se rendiamo inutile la sua violenza,
perche' puo' uccidere alcuni, ma non sottomettere tutti al terrore; se gli
resistiamo con l'unione costruttiva piu' forte della singolarita'
distruttiva, allora creiamo anche la migliore possibilita' di ricuperare
alla vita sociale e cooperativa il terrorizzatore frustrato. Cosi' fu
abbastanza domato il terrorismo in Italia negli anni settanta-ottanta.

3. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: CULTURE DELLA NONVIOLENZA E DELLA
LIBERAZIONE
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Nel numero 989 di questo foglio e' riproposto l'interessante testo "Contro
la guerra, la nonviolenza", in cui si dice testualmente che "gli amici della
nonviolenza riconoscono agli oppressi il diritto di legittima difesa;
ovviamente gli amici della nonviolenza hanno la capacita' di ricostruire i
rapporti di causa ed effetto che producono l'oppressione e la violenza, e si
battono in primo luogo contro le cause e le condizioni strutturali che
producono ingiustizia, sopraffazione, sofferenza, violenza".
Naturalmente sottoscrivo quanto espresso, ma come lo traduciamo
concretamente nella realta' di questo martoriato mondo, mi sembra cosa di
qualche difficolta'.
Lo stesso Alex Langer, pacifista e nonviolento in senso stretto ed
integrale, alla Capitini, si era convinto che per fermare l'orrore che
avveniva nella Bosnia, fosse necessario l'intervento armato della Nato.
Ecco l'interrogativo: e' comunque compatibile con la prospettiva nonviolenta
una strategia violenta, dal momento che la cultura della nonviolenza ha
affermato in modo definitivo l'esigenza della coerenza tra i mezzi ed il
fine?
Vi sarebbe pertanto un contrasto insuperabile tra movimenti di liberazione e
movimenti per la pace, come anche tra le culture che li ispirano. Contrasto
che bloccherebbe la solidarieta' internazionale con i movimenti di
liberazione: come infatti, chiedono molti, essere solidali nel Terzo Mondo
con i movimenti che praticano la lotta armata, quando in Europa ci si batte
per il disarmo totale?
Non credo sia possibile rispondere a questa domanda ad un livello generale,
quindi astratto. O peggio ancora nel conforto dei nostri comodi salotti,
giudicando e condannando la violenza, quasi fosse segno di scarsa
sensibilita' umana. Non solo, si corre il rischio di avere la pretesa di
giudicare con maggiore oggettivita' dei militanti locali le strade da
percorrere; finendo con riproporre, pur con le migliori intenzioni, un nuovo
episodio di arroganza eurocentrica.
Personalmente credo che la risposta all'interrogativo, si possa trovare solo
nel concreto; cioe' in rapporto ad una lotta determinata, ed al progetto che
essa persegue, cosi' come e' stato nella lotta e nel progetto della
rivoluzione popolare sandinista del Nicaragua vittoriosa il 19 luglio 1979;
che mi sembra essere stato un caso concreto di incontro tra cultura della
nonviolenza e cultura della liberazione.
Su quell'esperienza Giulio Girardi ha scritto pagine interessantissime ed
umanamente commoventi; di come l'opzione per gli oppressi poteva fondare una
nuova alleanza tra avversari storici, come erano prevalentemente stati per
mezzo secolo i cristiani ed i marxisti. Cito, per tutti, il suo libro
Sandinismo, marxismo, cristianesimo: la confluenza, Borla, Roma 1986.
*
Diciamo subito che il rapporto tra cultura della nonviolenza e cultura della
liberazione dei popoli (cosi' bene rappresentato negli anni '80
dall'esperienza di fede dei cristiani impegnati nelle lotte rivoluzionarie
del Centroamerica), puo' essere inteso ed interpretato come contrapposizione
delle due culture, oppure cogliendole entrambe tese a spezzare il dominio
dell'ingiustizia e della violenza nella storia.
Nel primo caso, attraverso questa contrapposizione si paralizzano
mutuamente. La cultura della nonviolenza, definita essenzialmente, in senso
strategico, come alternativa alla lotta armata, si presenta come
contrapposta alla cultura della liberazione, in particolare alla teoria
marxista. Finendo con il diventare un'arma ideologica della conservazione
che occulta la violenza del sistema in cui viviamo; mentre, ai giorni
nostri, la violenza si presenta sempre come difesa di valori quali la
liberta', la democrazia, la razionalita' economica, ecc.; nascosta nelle
strutture economiche e politiche che caratterizzano la nostra societa'.
Separata dalla prospettiva nonviolenta, la cultura della liberazione rischia
di perdere di vista nella teoria e soprattutto nella pratica il carattere
alternativo del suo progetto di liberazione, che appunto puo' essere
definito solo in antitesi al sistema imperniato sulla violenza.
Dall'altro lato la prospettiva nonviolenta, dissociata dalla cultura della
liberazione, rischia di eclissare il suo obiettivo di trasformazione globale
e strutturale, e di rimanere prigioniera del moralismo.
Nel secondo caso, di incontro tra le due culture, la cultura della
nonviolenza non e' solo strategica, ma un'alternativa di cultura e di
civilta', che inevitabilmente si trova a doversi schierare nel conflitto
Nord-Sud, imperi-popoli. In questo caso la prospettiva nonviolenta e'
elaborata dal punto di vista dei popoli oppressi che stanno emergendo come
soggetti storici, stanno prendendo coscienza del loro diritto non solo alla
vita, ma alla liberta' ed all'iniziativa storica.
L'esperienza del Nicaragua sandinista (oggi tristemente dimenticata e
rimossa), con la scelta rivoluzionaria dei cristiani, ha rappresentato un
tentativo assai significativo di articolare la cultura della liberazione e
della nonviolenza: "Mi pare cioe' di cogliervi operante, forse per la prima
volta nella storia delle rivoluzioni, la consapevolezza che la nonviolenza
e' una dimensione essenziale di una rivoluzione autentica. Questa
consapevolezza incide sul rinnovamento del marxismo, della concezione della
storia, della politica, della nuova societa', e della stessa rivoluzione.
Essa infine crea le condizioni di quella confluenza tra marxismo e
cristianesimo, che e' una delle caratteristiche piu' innovative di quella
rivoluzione" (Giulio Girardi).
Su tutto questo, ad iniziare dalla sensibilita' nonviolenta del sandisimo,
sara' opportuno ritornare.

4. PROFILI. MARIA GRAZIA GIANNICHEDDA: UNA NOTIZIA BIOBIBLIOGRAFICA SU
FRANCA ONGARO BASAGLIA
[Da Franco Basaglia, L'utopia della realta', Einaudi, Torino 2005, pp.
LVI-LVII. Maria Grazia Giannichedda, acutissima sociologa, e' stata una
delle principali collaboratrici degli indimenticabili Franco Basaglia e
Franca Ongaro Basaglia, la cui lotta per una psichiatria democratica e per
la dignita' umana di tutti gli esseri umani tuttora prosegue]

Franca Ongaro e' nata nel 1928 a Venezia dove ha fatto studi classici.
Comincia a scrivere letteratura infantile e i suoi racconti escono sul
"Corriere dei Piccoli" tra il 1959 e il 1963 insieme con una riduzione
dell'Odissea, Le avventure di Ulisse, illustrata da Hugo Pratt, e del
romanzo Piccole donne di Louise May Alcott. Ma sono gli anni di lavoro
nell'ospedale psichiatrico di Gorizia, con il gruppo che si sta raccogliendo
attorno a suo marito Franco Basaglia, a determinare la direzione dei suoi
interessi e del suo impegno.
Nella seconda meta' degli anni '60 scrive diversi saggi con Franco Basaglia
e con altri componenti del gruppo goriziano e due suoi testi - "Commento a
E. Goffman. La carriera morale del malato di mente" e "Rovesciamento
istituzionale e finalita' comune" - fanno parte dei primi libri che
documentano e analizzano il lavoro di apertura dell'ospedale psichiatrico di
Gorizia, Che cos'e' la psichiatria (1967) e L'istituzione negata (1968). E'
sua la traduzione italiana dei testi di Erving Goffman Asylums e Il
comportamento in pubblico, editi da Einaudi rispettivamente nel 1969 e nel
1971 con saggi introduttivi di Franco Basaglia e Franca Ongaro, che traduce
e introduce anche il lavoro di Gregorio Bermann La salute mentale in Cina
(1972).
Dagli anni '70 Franca Ongaro e' coautrice di gran parte dei principali testi
di Franco Basaglia, da Morire di classe (1969) a La maggioranza deviante
(1971), da Crimini di pace (1975) fino alle Condotte perturbate.
Nel 1981 e 1982 cura per Einaudi la pubblicazione dei due volumi degli
Scritti di Franco Basaglia.
Franca Ongaro e' anche autrice di volumi e saggi di carattere filosofico e
sociologico sulla medicina moderna e le istituzioni sanitarie, sulla
bioetica, la condizione della donna, le pratiche di trasformazione delle
istituzioni totali. Tra i suoi testi principali, i volumi Salute/malattia.
Le parole della medicina (Einaudi, Torino 1979), raccolta delle voci di
sociologia della medicina scritte per l'Enciclopedia Einaudi; Una voce.
Riflessioni sulla donna (Il Saggiatore, Milano 1982) che include la voce
"Donna" dell'Enciclopedia Einaudi; Manicomio perche'? (Emme Edizioni, Milano
1982); Vita e carriera di Mario Tommasini burocrate scomodo narrate da lui
medesimo (Editori Riuniti, Roma 1987).
Tra i saggi, Eutanasia, in "Democrazia e Diritto", nn. 4-5 (1988);
Epidemiologia dell'istituzione psichiatrica. Sul pensiero di Giulio
Maccacaro, in Conoscenze scientifiche, saperi popolari e societa' umana alle
soglie del Duemila. Attualita' del pensiero di Giulio Maccacaro, Cooperativa
Medicina Democratica, Milano 1997; Eutanasia. Liberta' di scelta e limiti
del consenso, in Roberta Dameno e Massimiliano Verga (a cura di), Finzioni e
utopie. Diritto e diritti nella societa' contemporanea, Angelo Guerrini,
Milano 2001.
Dal 1984 al 1991 e' stata, per due legislature, senatrice della sinistra
indipendente, e in questa veste e' stata leader della battaglia parlamentare
e culturale per l'applicazione dei principi posti dalla riforma
psichiatrica, tra l'altro come autrice del disegno di legge di attuazione
della "legge 180" che diventera', negli anni successivi, testo base del
primo Progetto obiettivo salute mentale (1989) e di diverse disposizioni
regionali.
Nel luglio 2000 ha ricevuto il premio Ives Pelicier della International
Academy of Law and Mental Health, e nell'aprile 2001 l'Universita' di
Sassari le ha conferito la laurea honoris causa in Scienze politiche.
E' morta nella sua casa di Venezia il 13 gennaio 2005.

5. RIFLESSIONE. CLAUDIO GIUSTI: DIECI ANNI DOPO
[Da: Claudio Giusti (per contatti: giusticlaudio at aliceposta.it) riceviamo e
diffondiamo. Claudio Giusti e' impegnato nel "Comitato 3 luglio 1849" per i
diritti umani, contro la pena di morte"]

E' accaduta una cosa incredibile, addirittura unica: un Procuratore ha
riaperto un caso di omicidio a dieci anni dalla chiusura definitiva.
La persona che venne condannata, Larry Griffin, si e' sempre testardamente
proclamata innocente e lo ha fatto per tutti i gradi di giudizio.
Ora c'e' la possibilita' di dimostrare la sua innocenza perche' e' stata
rintracciata una delle due persone che furono vittime della sparatoria.
Questa, che venne ferita leggermente mentre l'altra mori', ha affermato
senza ombra di dubbio che Griffin (da lui al tempo conosciuto personalmente)
non era nemmeno presente al fatto e quindi non puo' essere colpevole di
omicidio di primo grado.
Gli osservatori sono unanimi nel ritenere che, se Griffin venisse processato
oggi, sarebbe dichiarato innocente.
Purtroppo pero' lo Stato del Missouri lo ha ucciso il 21 giugno di dieci
anni fa.

6. PROFILI. GINO BIANCO: LA LEZIONE DI ANDREA CAFFI
[Dal sito www.unacitta.it riprendiamo l'introduzione di Gino Bianco alla
raccolta di saggi di Andrea Caffi, Critica della violenza, Edizioni e/o,
Roma 1995.
Gino Bianco, giornalista e storico, studioso del movimento operaio e di
figure e vicende della tradizione socialista e libertaria, redattore negli
anni '60 a Milano della rivista "Critica Sociale", e' stato corrispondente
da Londra dell'"Avanti!" e successivamente del "Giornale nuovo", ed inviato
speciale del giornale radio della Rai; ha collaborato con saggi di storia
contemporanea a "Movimento operaio e socialista", a "Tempo presente", alla
rivista londinese "Survey"; e' direttore responsabile della bella rivista
forlivese "Una citta'" (sito: www.unacitta.it). Opere di Gino Bianco: con
Gaetano Perillo, I partiti operai in Liguria nel primo dopoguerra, Istituto
storico per la Resistenza in Liguria, Firenze 1965; La tradizione socialista
in Inghilterra, Einaudi, Torino 1970; Tra bolscevismo e fascismo, La Nuova
Italia, Firenze 1976; Un socialista "irregolare": Andrea Caffi,
intellettuale e politico d'avanguardia, Lerici, Cosenza 1977; Nicola
Chiaromonte e il tempo della malafede, Piero Lacaita Editore,
Manduria-Roma-Bari 1999.
Andrea Caffi, nato a Pietroburgo nel 1886 e deceduto a Parigi nel 1955,
intellettuale e militante, una delle figure piu' limpide ed affascinanti (e
ingiustamente dimenticate) dell'impegno e della riflessione socialista ed
antitotalitaria europea del Novecento. Opere di Andrea Caffi: cfr. per un
avvio il recente volumetto Critica della violenza, Edizioni e/o, Roma 1995.
Opere su Andrea Caffi: Gino Bianco, Un socialista "irregolare": Andrea
Caffi, Lerici, Cosenza 1977; Giampiero Landi (a cura di), Andrea Caffi, un
socialista libertario, Edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1996]

Nato a Pietroburgo nel 1886, cospiratore nella Russia zarista, studente
universitario a Berlino, fuoriuscito sovversivo in Italia e in Francia,
dalla sua partecipazione alla rivoluzione russa del 1905 alla lotta contro
il fascismo negli anni tra le due guerre, alla Resistenza europea, Caffi e'
stato fino alla sua morte, avvenuta a Parigi nel 1955, partecipe di tutti
gli eventi del secolo. In un tempo in cui l'ideologia, la retorica e la
violenza avevano dominato il pensiero e l'azione politica, gli scritti e la
vita di Caffi forniscono, con rara forza e coerenza, l'esempio di un
radicale rifiuto delle degenerazioni cui e' andato incontro il movimento
socialista nella duplice versione del leninismo e del riformismo
socialdemocratico.
Critico del totalitarismo comunista non meno che della socialdemocrazia,
Caffi denuncio' le corresponsabilita' dello stalinismo e della sinistra
occidentale nel declino degli ideali socialisti. Il rifiuto del bolscevismo
e del totalitarismo, la critica radicale all'idea dello Stato-nazione, e una
concezione per molti versi originale del socialismo libertario, hanno
caratterizzato l'impegno culturale e politico di Caffi.
Il suo federalismo, tuttavia, si coniugava con il riconoscimento delle
identita' nazionali e con il senso del radicamento, una condizione - come
diceva Simone Weil - che risponde alla necessita' di riconoscersi in un
passato, nel bisogno di una identita' collettiva.
Critico degli elementi autodistruttivi del capitalismo e della cosiddetta
economia di mercato, era attento - e i suoi scritti lo testimoniano -agli
effetti devastanti della "meccanizzazione" del mondo contemporaneo, ai
processi di desacralizzazione della societa' provocati dalla
"modernizzazione", dalla cultura di massa e dalla mercificazione del
prodotto culturale. La pubblicita' e i mezzi di comunicazione di massa hanno
 inoltre contribuito - ripeteva Caffi - a modificare la nostra percezione, a
corrompere qualita' e critica, a falsificare la realta'. La sua fu una
critica radicale e ribelle della cosiddetta modernita' che lo avvicina a
Hannah Arendt e a Walter Benjamin, e che si espresse in una tenace
resistenza alla dilagante rozzezza, al nichilismo e alle forze disgregatrici
che minacciano l'umanita' moderna. Era un intellettuale scomodo,
impermeabile a sistemi e ideologie, un inquieto demistificatore del
progresso e delle contraddizioni del mondo contemporaneo.
*
Aveva un fortissimo senso della storia e attraverso la memoria riusciva a
dare colore e immediatezza al presente, ma la sua opera, ricca di
straordinarie intuizioni, di spunti di analisi, di interpretazioni
originali, rimase frammentaria. Fu in un certo senso un testimone
dell'impossibilita', per l'uomo del nostro tempo, di formulare un pensiero
sistematico.
Caffi mette in questione stereotipi e idee fatte, solleva interrogativi
imbarazzanti, pone in luce con rigore e al di la' di ogni facile astrazione
o ideologia la complessita' del reale. Aron ha spiegato nell'Oppio degli
intellettuali come aveva gia' dimostrato Julien Benda nel Tradimento dei
chierici che l'intellettuale del nostro tempo mente o si sbaglia il piu'
delle volte volontariamente, giacche' per la maggioranza degli
intellettuali, degli uomini politici, degli stessi ricercatori scientifici
ed economici, la parola e la ricerca servono non tanto per esprimere la
verita' ma per imporre il proprio punto di vista o quello degli interessi
che egli rappresenta. E per imporlo tutti i mezzi sono buoni, compresa la
deformazione dei fatti, la manipolazione dei dati e le campagne di
disinformazione. L'esperienza di Caffi conferma in qualche modo che nel
mondo contemporaneo e' possibile restare uomini davvero liberi solo se non
ci si "integra", in altre parole, solo se si e' di una coerenza eccezionale.
Caffi richiama a una considerazione severa e realistica della funzione e dei
limiti della politica. Intuiva che entro le societa' tecnologiche e nei
rapporti internazionali le disuguaglianze e le gerarchie stavano diventando
qualcosa di sempre piu' completo. Avvertiva cioe' che i fenomeni politici
della nostra epoca sono resi piu' complessi da un mutamento di scala senza
precedenti, dall'interdipendenza globale dei fenomeni, dal rovesciamento -
come diceva Paul Valery - nell'ordine d'importanza, d'urgenza e di valori
dei problemi che la politica vorrebbe affrontare.
I suoi scritti sulla condizione operaia nella fabbrica, sullo sradicamento
del proletariato industriale e delle grandi masse urbane mettono in luce che
non esiste una sola cultura popolare, ma diverse culture a seconda delle
tradizioni ed esperienze di vita associata, delle diverse capacita' di
lavoro (operai specializzati e no), delle diverse religioni e nazioni (o
etnie) di provenienza.
*
Caffi delinea inoltre una concezione della politica che non sia solo comando
o esercizio del potere ma al contrario resistenza al comando ed educazione
all'autogoverno. Sottolinea al tempo stesso l'irriducibilita' dello spirito
umano alle forze brute del potere e agli automatismi dell'organizzazione del
lavoro, e l'importanza del mito nelle aspettative e nei comportamenti degli
uomini.
Nell'eta' dei totalitarismi e del nichilismo, il socialismo avrebbe dovuto
trovare il suo terreno d'intesa piu' congeniale nel rifiuto del darwinismo
sociale e nella riduzione della violenza. "Il nome del socialismo" osserva
Caffi, "e' stato trascinato in tante poco edificanti peripezie
(nazionalsocialismo, Mosca patria del socialismo, socialismo della Falange
spagnola, della Repubblica Sociale Italiana e del regime di Vichy, senza
dimenticare Noske, De Man, ecc.) che si puo' dire 'mitridatizzato' contro
ogni discredito". Diceva di sentirsi - nonostante tutte le delusioni del
secolo - un socialista libertario per spirito di conservazione, intendendo
per conservazione la difesa dell'uomo, della cultura e della storia.
Il suo antiprogressismo significa soprattutto rottura con il falso nuovo e
rifiuto dei falsi messia. Ma c'era in lui anche qualcosa d'altro: il
socialismo inteso come civilta', la piu' alta che l'umanita' avesse
espresso, il convincimento che la giustizia non meno della liberta' fossero
esigenze insopprimibili dello spirito umano.

7. INIZIATIVE: PER LA RICONVERSIONE DELL'INDUSTRIA BELLICA IN LOMBARDIA
[Da "Disarmo Lombardia" (per contatti: e-mail: info at disarmolombardia.org,  o
anche appello.riconversione at disarmolombardia.org, sito:
www.disarmolombardia.org) riceviamo e diffondiamo]

La raccolta di firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per il
rilancio della riconversione dell'industria bellica in Lombardia ha superato
le 4.500 firme.
L'obiettivo affinche' la proposta di legge sia valida e' di cinquemila
firme. L'obiettivo della campagna e' di arrivare a diecimila firme; questo
obiettivo va raggiunto entro la meta' di settembre.
Chiediamo quindi a gruppi, associazioni e singoli che condividono
l'obiettivo di rilanciare l'attivita' dell'Agenzia regionale per la
riconversione dell'industria bellica di dare una mano alla campagna nella
raccolta delle firme e comunque nella diffusione di questa iniziativa.
Cerchiamo anche volontari per gestire il tavolo per la raccolta delle firme
alla Festa nazionale de "l'Unita'" che si terra a Milano, a partire da fine
agosto.
*
Segnaliamo inoltre che alla campagna hanno aderito anche i Comuni
di:Cinisello Balsamo, Besana in Brianza e Lurate Caccivio.
Ricordiamo inoltre che alla campagna ha aderito il Coordinamento provinciale
milanese per la pace "La Pace in Comune", di cui fanno parte la Provincia di
Milano e i Comuni di Agrate Brianza, Bresso, Brugherio, Carugate, Cinisello
Balsamo, Cologno Monzese, Cormano, Corsico, Cusano Milanino, Garbagnate
Milanese, Lainate, Melegnano, Melzo, Monza, Opera, Pero, Pieve Emanuele,
Pogliano Milanese, Pregnana Milanese, Rho, San Donato Milanese, Sedriano,
Senago, Sesto San Giovanni, Trezzo sull'Adda, Vaprio d'Adda, Vimodrone.
Prossimamente sara' possibile recarsi a firmare per la legge di iniziativa
popolare anche presso questi Comuni.
*
Per segnalare iniziative, disponibilita' a collaborare con la campagna o
richiedere informazioni, e-mail: info at disarmolombardia.org, sito:
www.disarmolombardia.org

8. DIRITTI. UNA CAMPAGNA DI "EQUALITY NOW" IN ETIOPIA CONTRO I RAPIMENTI,
GLI STUPRI E LE CONNIVENZE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci inviato nella sua traduzione il seguente appello di "Equality Now"]

Il 9 maggio 2005 e' entrato in vigore il nuovo codice penale etiope. In esso
e' stata rimossa l'esenzione per i delitti di rapimento e stupro qualora
fosse un marito a commetterli a danno della moglie. Rapimento e stupro sono
crimini per la legge etiope, ma gli articoli 558 e 599 del vecchio codice
penale (1957) stabilivano che se essi venivano commessi all'interno del
matrimonio, il criminale non dovesse risponderne.
"Equality Now" lancio' la campagna per la riforma del Codice nel 2002,
chiedendo al governo etiope di onorare le disposizioni relative
all'eguaglianza fra i sessi scritte nella Costituzione del paese e nelle
leggi internazionali, e quindi di abolire questa eccezione legale.
*
La campagna mise in luce il caso di Woineshet Zebene Negash: nel 2003,
all'eta' di 13 anni era stata rapita e stuprata da Aberew Jemma Negussie,
che l'aveva portata via dal villaggio in cui viveva con la madre e i nonni,
nella zona sudorientale dell'Etiopia. Due giorni dopo la ragazza fu soccorsa
e Aberew Jemma Negussie fu arrestato. Dopo essere stato rilasciato su
cauzione, Aberew Jemma Negussie rapi' Woineshet di nuovo, e la tenne
prigioniera per piu' di un mese. La ragazza riusci' a fuggire, ma non prima
che lui l'avesse costretta a firmare un certificato di matrimonio.
E' una "pratica tradizionale", in Etiopia, che una ragazza venga rapita da
un gruppo di giovani: dopo di che viene stuprata da quello che intende
sposarla, e che puo' essere qualcuno che lei conosce o un totale
sconosciuto. Dopo di cio', gli anziani del villaggio del violentatore si
scusano con la famiglia della ragazza, e chiedono ai suoi genitori se
acconsentono al matrimonio. La famiglia da' sovente il proprio consenso,
perche' per un uomo e' socialmente inaccettabile sposare una ragazza non
piu' vergine. In alcuni casi, il rapitore tiene la ragazza nascosta, e
continua a violentarla fino a che non rimane incinta: in questo caso, la
famiglia di lei sente di non aver altra opzione che acconsentire al
matrimonio.
Sebbene casi di rapimento e stupro vengano denunciati alle autorita' etiopi,
i procedimenti legali sono rari, e rarissime le condanne. Nel caso di
Woineshet Zebene Negash, il suo rapitore fu condannato il 22 luglio 2003 a
10 anni di carcere, ed i suoi quattro complici ad 8, rendendo questo
processo il primo in cui anche i complici venivano condannati. Tuttavia,
solo quattro mesi piu' tardi, L'Alta Corte della zona di Arsi cancello' in
appello il verdetto del Tribunale di primo grado, ed il 4 dicembre 2003 i
cinque uomini vennero rilasciati.
A Woineshet Zebene Negash non fu notificato l'appello del dicembre 2003, ne'
le fu data l'opportunita' di presentarsi. Il giudice Biyo Ube che presiedeva
la Corte motivo' il suo rovesciamento della sentenza precedente con la frase
"L'evidenza suggerisce che l'atto fosse consensuale", senza pero' citare
alcuna particolare evidenza che contestasse i fatti del rapimento e dello
stupro che avevano portato i cinque uomini in prigione.
Il giudice Ube, come disse anche al "Washington Post" il 7 giugno 2004, non
credeva che Woineshet fosse stata rapita e stuprata perche' non c'erano
rapporti medici che potevano stabilire se era stata una "vergine fresca"
prima del fatto, e quindi perche' "Nessuno vuole stuprare una che non e'
vergine". Il pubblico ministero Tolcha fece eco all'opinione del giudice:
"Penso che Woineshet fosse una di quelle che ti dicono: 'Per favore,
stuprami'".
Il codice penale etiope nel definire il crimine dello stupro non menziona la
verginita', ne' limita in alcun modo il perseguire il crimine solo qualora
esso venga commesso su vergini. L'Associazione delle Avvocate Etiopi, che
aveva fornito assistenza legale a Woineshet, presento' un nuovo appello per
tentare di raddrizzare l'ingiustizia. L'appello arrivo' alla Corte Suprema
di Addis Abeba nel dicembre 2004, ma essa stabili' che non vi era materia
sufficiente per riaprire il processo. Un nuovo appello che metteva in luce
le gravi irregolarita' della sentenza fu presentato due giorni dopo, ed il
caso verra' discusso dalla Corte Suprema di Oromia questo mese.
*
L'articolo 25 della Costituzione della Repubblica Federale d'Etiopia
proclama l'eguaglianza di ogni cittadino/cittadina davanti alla legge senza
alcuna discriminazione, e l'articolo 35 proclama l'eguaglianza delle donne
anche nel matrimonio, nonche' il loro diritto di essere libere da pratiche
tradizionali dolorose o dannose. Inoltre, l'Etiopia ha firmato la
Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione verso le
donne (Cedaw), che stabilisce la protezione legale dei diritti delle donne
su una base uguale a quella degli uomini, e l'eguaglianza di donne ed uomini
di fronte alla legge.
"Equality Now" sta conducendo una campagna di pressione diretta al ministro
della giustizia, affinche' la legge contro il rapimento e lo stupro venga
adeguatamente applicata, anche attraverso l'istruzione al proposito dei
funzionari di polizia, ed affinche' il caso di Woineshet ottenga giustizia.
*
Sedi dell'associazione "Equality Now":
- Equality Now Africa Regional Office, P.O. Box 2018, KNH 00202, Nairobi,
Kenya
- Equality Now, P.O. Box 20646, Columbus Circle Station, New York NY 10023,
Usa
- Equality Now, P.O. Box 48822, London WC2N 6ZW, United Kingdom
Per contatti e-mail: info at equalitynow.org

9. MATERIALI. TEOLOGIA FEMMINISTA, UNA BIBLIOGRAFIA MINIMA
[Dal sito www.teologhe.org riprendiamo la seguente breve bibliografia]

- AA. VV., "Concilium", n. 6/1985, Donne: invisibili nella teologia e nella
chiesa, Queriniana, Brescia.
- AA. VV., "Concilium", n. 5/1987, Donne, lavoro e poverta', Queriniana,
Brescia.
- AA. VV., "Concilium", n. 6/1989, Maternita': esperienza, istituzione,
teologia, Queriniana, Brescia.
- AA. VV., "Concilium", n. 6/1991, La donna ha una natura speciale?,
Queriniana, Brescia.
- AA. VV., "Concilium", n. 1/1996, Teologie femministe nei diversi contesti,
Queriniana, Brescia.
- AA. VV., "Concilium", n. 3/1998, Le scritture sacre delle donne,
Queriniana, Brescia.
- AA. VV., "Concilium", n. 3/1999, La non ordinazione delle donne e la
politica del potere, Queriniana, Brescia.
- AA. VV., "Concilium", n. 4/2000, Il lato luminoso della fede, Queriniana,
Brescia.
- AA. VV., "Concilium", n. 5/2000, Nel potere della sapienza: spiritualita'
femministe di lotta, Queriniana, Brescia.
- AA. VV. (a cura di Luce Irigaray), Il respiro delle donne. Luce Irigaray
presenta il credo al femminile, Il Saggiatore, Milano 1997.
- AA. VV., La bibbia delle donne, (tre volumi), Claudiana Editrice, Torino
1996-1999.
- AA. VV., Le figlie di Abramo. Donne sessualita' e religione, Edizioni
Angelo Guerini, Milano 1998.
- AA. VV., Maschio e femmina li creo'. L'immagine femminile nelle religioni
e nelle scritture, Gabrielli Editore, 1998.
- AA. VV., Riletture bibliche al femminile. 27 saggi di interpretazione
biblica femminista, Claudiana Editrice, Torino 1994.
- Baldissone Giusi, Il nome delle donne. Modelli letterari e metamorfosi
storiche tra Lucrezia, Beatrice e le muse di Montale, Franco Angeli Editore,
Milano 2005.
- Balsamo Gian, Rachele accucciata sugli dei. Il fallo e la legge.
Biblioteca del Vascello, Roma 1995.
- Beretta Gemma, Ipazia d'Alessandria, Editori Riuniti, Roma 1993.
- Bolen Jean S., Le dee contro le donne, Astrolabio, Roma.
- Bonanate Maria Pia,  Donne che cambiano il mondo, Mondadori, Milano 2004.
- Braekeman Lyn, La serpentessa che voleva farsi amare. Piccole storie
irriverenti di spiritualita' al femminile, Piemme, Casale Monferrato.
- Buehrig Marga, Donne invisibili e Dio patriarcale. Introduzione alla
teologia femminista, Claudiana, Torino 1989.
- Ceresa Ivana (a cura di), Donne e divino, Scuola di cultura contemporanea,
1992.
- Cifatte Caterina, Dalla parte di Gezabele e delle donne trasgressive della
Bibbia, in "Tempi di fraternita'" n. 8/2001; Vivere il divino in spirito e
verita', "Tempi di fraternita'", n.9/2001.
- Currot Phillis, Il sentiero della Dea, Sonzogno.
- Dahr Lambert Jean, Il cerchio sacro, Frassinelli.
- Daly Mary, Al di la' di Dio Padre, Editori Riuniti, Roma 1990.
- De Boer Esther, Maria Maddalena, Oltre il mito alla ricerca della sua
identita', Claudiana, Torino 2000.
- Diotima, La sapienza del partire da se', Liguori, Napoli.
- Dolto Francoise, La liberta' d'amare, Rizzoli, Milano.
- Dolto Francoise, Psicoanalisi del Vangelo, Rizzoli, Milano.
- Drewermann Eugen, Il messaggio delle donne. Il sapere dell'amore,
Queriniana, Brescia 1997 terza edizione.
- Eisler Riane, Il piacere e' sacro. Frassinelli, 1996.
- Garutti Bellenzier Maria Teresa, Orme invisibili. Donne cattoliche tra
passato e futuro, Ancora, Milano 2000.
- Gebara Ivone, Noi figlie di Eva. Potere e non potere delle donne, La
Cittadella, Assisi 1995.
- Gibellini Rosino, Hunt Mary E., La sfida del femminismo alla teologia,
Queriniana, Brescia 1985 seconda edizione.
- Gimbutas Marija, Il linguaggio della Dea, Longanesi, Milano 1990.
- Goessmann E., Moltmann Wendel E., Pissarek Hudelist H., Pretorius I.,
Schottroff L., Schuengel-Straumann H. (Hrsg), Woerterbuch der feministischen
Teologie, Mohn, Guetersloh 1993.
- Green Elizabeth, Dal silenzio alla parola. Storia di donne nella Bibbia,
Claudiana, Torino 1995 seconda edizione.
- Green Elizabeth, Lacrime amare. Cristianesimo e violenza contro le donne,
Claudiana, Torino 2000.
- Green Elizabeth, Perche' la donna pastore, Il volto femminile del
ministero nelle chiese, Claudiana, Torino 1996.
- Green Elizabeth, Teologia femminista, Claudiana, Torino 1998.
- Hopkins Julie M., Verso una cristologia femminista, Queriniana, Brescia
1996.
- Hunt Mary E., Gibellini Rosino, La sfida del femminismo alla teologia,
Queriniana, Brescia 1985.
- Irigaray Luce, Il respiro delle donne. Luce Irigaray presenta il credo al
femminile, Il Saggiatore, Milano 1997.
- Irigaray Luce, Sessi e genealogie, La tartaruga, Milano 1989.
- Jacobelli Maria Caterina, Il risus Paschalis. Il fondamento teologico del
piacere sessuale, Queriniana, Brescia 1991 terza edizione.
- Johnson Elizabeth A., Colei che e'. Il mistero di Dio nel discorso
teologico femminista, Queriniana, Brescia 1999.
- La Bibbia delle donne, a cura di Carlo A. Newson e Sharon H. Ringe, tre
volumi, Claudiana, Torino 1996-1999.
- La non ordinazione delle donne e la politica del potere, in "Concilium",
n. 3/1999, Queriniana, Brescia.
- Le Figlie di Abramo. Donne sessualita' e religione, Guerini e Associati,
Milano 1998.
- Le Scritture Sacre delle donne, in "Concilium", n. 3/1998, Queriniana,
Brescia.
- Leloup Jean Yves, Il vangelo di Maria, Myriam di Magdala, Servitium.
- Lupi Doranna, Leggendo la prima lettera ai Corinti, "Viottoli", n. 7/2001.
- Maschio e femmina li creo'. L'immagine femminile nelle religioni e nelle
scritture, Il Segno, Udine 1998.
- Mazzinelli Tolmino, Introduzione al pensiero di padre Tissa Balassurya.
Riflessioni sul libro "Mary and human liberation", Quaderni di Viottoli, n.
4/2001
- Mc Fague Sallie, Modelli di Dio, Teologia per un'era nucleare ecologica,
Claudiana, Torino.
- Meyers C., Craven T., Kraemer R. (eds), Women in Scripture. A Dictionary
of named and unnamed Women in the Hebrew Bible the
apocryphal/deuterocanonical books and the New Testament, Houghton Mifflin,
Boston-New York 2000.
- Militello Cettina, Donna in questione. Un itinerario ecclesiale di
ricerca, Cittadella, Assisi 1992 seconda edizione.
- Militello Cettina, Il volto femminile della storia, Piemme, Casale
Monferrato 1995.
- Moltmann Wendel Elizabeth, Il mio corpo sono io. Nuove vie verso la
corporeita', Queriniana, Brescia 1996.
- Moltmann Wendel Elizabeth, Le donne che Gesu' incontro', Queriniana,
Brescia 1993.
- Moltmann Wendel Elizabeth, Liberta', uguaglianza, sororita'. Per
l'emancipazione della donna, Queriniana, Brescia 1979.
- Muraro Luisa, L'ordine simbolico della madre, Editori Riuniti, Roma 1993.
- Muraro Luisa, La non ordinazione delle donne e la politica del potere, in
"Concilium", n. 3/1999, Queriniana, Brescia.
- Noble Vicky, Il risveglio della Dea, Tea, Milano.
- Pagels Elaine, I vangeli gnostici, Mondadori, Milano 1987.
- Percovich Luciana, Immagini del sacro femminile: Mitologie del divino
(1999); Storie di creazione (2000), Associazione per una libera universita'
delle donne, Milano.
- Perroni Marinella, Esiste un 'Dio delle donne'? Riflessioni a margine di
un dibattito televisivo, in "Teologi@Internet" n. 25 del 5 dicembre 2003,
rivista on-line, Queriniana, Brescia.
- Pinhas Yarona, La saggezza velata. II femminile nella Tora', Giuntina,
Firenze 2004.
- Radford Ruether Rosemary, Gaia e Dio. Una teologia ecofemminista per la
guarigione della terra, Queriniana, Brescia 1995.
- Radford Ruether Rosemary, Per una teologia della liberazione della donna,
del corpo, della natura, Queriniana, Brescia.
- Ranke Hindemann Uta, Cosi' non sia. Introduzione al dubbio di fede,
Rizzoli, Milano 1993.
- Ranke Hindemann Uta, Eunuchi per il regno dei cieli. La Chiesa Cattolica e
la sessualita', Rizzoli, Milano 1995.
- Ricci Carla, Maria di Magdala e le altre. Donne sul cammino di Gesu',
D'Auria, Napoli 1991.
- Riggi Pignata Ausilia, Da donna a donne. Un messaggio femminile attraverso
i confini del sacro nella Chiesa, Gabrielli Editori, S. Pietro in Cariano
2000.
- Riletture bibliche al femminile, a cura di Marga Buehrig, Schotropp Luise,
Wacker Marie, Claudiana, Torino 1994.
- Rodriguez Pepe, Dio e' nato donna, Editori Riuniti, Roma 2000.
- Russel Letty, interpretazione femminista della Bibbia, Cittadella, Assisi
1991.
- Russel Letty, Teologia femminista, Queriniana, Brescia 1988.
- Schussler Fiorenza Elizabeth, Gesu' figlio di Miriam, profeta della Sofia.
Questioni critiche di cristologia femminile, Claudiana, Torino 1996.
- Schussler Fiorenza Elizabeth, In memoria di Lei. Una ricostruzione
femminista delle origini cristiane, Claudiana, Torino 1990.
- Sebastiani Lilia, Donne dei Vangeli, Tratti personali e teologici,
Paoline, Milano 1994.
- Sebastiani Lilia, Trasfigurazione. Il personaggio evangelico di Maria di
Magdala e il mito della peccatrice redenta nella tradizione occidentale,
Queriniana, Brescia 1992.
- Silvestre M. L., Valerio A., Donne in viaggio, Roma-Bari, Laterza.
- Solle Dorothee, Per lavorare e amare. Una teologia della creazione,
Claudiana, Torino 1990.
- Teologhe femministe nei diversi contesti, in "Concilium" n. 3/1998,
Queriniana, Brescia.
- Valerio  Adriana, Boccadamo Giuliana, Storia minima al femminile del
monastero napoletano di Santa Monica, D'Auria, Napoli 2003.
- Valerio  Adriana (ed.), Archivio per la storia delle donne, D'Auria,
Napoli 2004.
- Valerio Adriana et al., La Bibbia nell'interpretazione delle donne,
Edizioni del Galluzzo, Firenze 2002.
- Valerio Adriana, Cristianesimo al femminile. Donne protagoniste nella
storia della Chiesa, D'Auria, Napoli 1991.
- Valerio Adriana, Maria Celeste Costarosa, Lettere, San Gerardo Mater
Domini, Avellino.
- Van Lunen-Chenu Marie Therese, Gibellini Rosino, Donna e teologia,
Queriniana, Brescia 1988.
- Vegetti Rosangela, Maria, donna del sorriso, Ancora, Milano 2004.
- Veroli Luisella, Prima di Eva, Melusine, 2000.
- Voss Jutta, La luna nera. Il potere della donna e la simbologia del ciclo
femminile, Red, 1996.
- Walter Karin, Bartolomei M. Cristina, Donne alla riscoperta della Bibbia,
Queriniana, Brescia 1988.
- Winter Miriam Therese, Dal Profondo. La storia di Ludmila Javorova
ordinata sacerdote della Chiesa Cattolica Romana, Appunti di Viaggio, Roma
2005.
- Wolf Hanna, Gesu' la maschilita' esemplare. La figura di Gesu' secondo la
psicologia del profondo, Queriniana, Brescia.

10. RILETTURE. LAURA BOELLA: CUORI PENSANTI
Laura Boella, Cuori pensanti, Edizioni Tre Lune, Mantova 1998, pp. 136, lire
22.000. Laura Boella presenta le figure e la riflessione di Hannah Arendt,
Simone Weil, Edith Stein, Maria Zambrano.

11. RILETTURE. LAURA BOELLA: LE IMPERDONABILI
Laura Boella, Le imperdonabili, Tre Lune Edizioni, Mantova 2000, pp. 148,
euro 11,36. Laura Boella presenta le figure e la riflessione di Etty
Hillesum, Cristina Campo, Ingeborg Bachmann, Marina Cvetaeva.

12. RILETTURE. WANDA TOMMASI: I FILOSOFI E LE DONNE
Wanda Tommasi, I filosofi e le donne, Tre Lune Edizioni, Mantova 2001, pp.
272, euro 18,07. Una rilettura - e uno smascheramento - della storia della
filosofia occidentale alla luce del pensiero della differenza.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 996 del 19 luglio 2005

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