La nonviolenza e' in cammino. 1276



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1276 del 25 aprile 2006

Sommario di questo numero:
1. Per Lidia Menapace al Quirinale
2. Persone e associazioni che hanno gia' espresso attenzione e sostegno alla
proposta di Lidia Menapace Presidente della Repubblica
3. Norberto Bobbio: Ed e' per questo
4. Leone Ginzburg: La maschera e il volto
5. Nessun incarico istituzionale a Giulio Andreotti
6. Giancarla Codrignani: Difendiamo la Costituzione
7. Ida Dominijanni: Difendiamo la Costituzione
8. Comitato per la Costituzione di Firenze: Difendiamo la Costituzione
9. Giulio Vittorangeli: 25 aprile
10. Brenda Gazzar: Il futuro delle donne in Palestina
11. Augusto Cavadi: Una lezione in Sicilia dalle donne dell'Islam
12. Letture: Associazione di amicizia e solidarieta' Italia-Nicaragua, Que
linda Nicaragua!
13. Riedizioni: Ugo Foscolo, Opere
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PER LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE
[Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara
nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento
cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del
"Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle
donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino.
Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La
maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa
in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi
libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968;
L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un
movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La
Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della
differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con
Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma
1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la
luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto
Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004]

E' bastato che alcune persone cominciassero a ragionarci seriamente, al di
fuori del palazzo e delle sue alchimie, perche' l'idea scaturisse fuori
chiara ed esatta: al Quirinale ci vuole una persona come Lidia Menapace.
Ed e' bastato dirlo in giro perche' subito tante altre persone si
associassero alla proposta.
Proposta che e' bene trovi attento ascolto da parte dei parlamentari, che
del Presidente della Repubblica sono gli elettori.
*
Quali sono i compiti dell'ora?
Difendere la Costituzione, lo stato di diritto, la democrazia. E Lidia
Menapace e' donna che viene dall'esperienza della Resistenza contro il
nazifascismo.
Promuovere la pace e il disarmo, il dialogo e la cooperazione, affermare
tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, costruire la convivenza -
civile, saggia, solidale - tra le persone come tra i popoli come tra gli
esseri umani e la natura. E Lidia Menapace e' una delle voci piu' autorevoli
della nonviolenza in cammino.
Non permettere piu' che meta' del genere umano opprima e deneghi l'altra
meta' del genere umano. E Lidia Menapace e' una delle figure piu' belle del
movimento e del pensiero delle donne.
*
Oggi e' il 25 aprile: oggi noi diciamo che in nome di tutto cio' che il 25
aprile rappresenta noi vogliamo Lidia Menapace Presidente della Repubblica.
A tutte le persone che ci leggono, e che condividono questa opinione, noi
chiediamo di impegnarsi a sostenere e diffondere la proposta che Lidia
Menapace divenga il prossimo capo dello Stato.

2. DEMOCRAZIA. PERSONE E ASSOCIAZIONI CHE HANNO GIA' ESPRESSO ATTENZIONE E
SOSTEGNO ALLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Al momento di chiudere questo fascicolo del notiziario hanno gia' espresso
in varie forme affetto, attenzione e sostegno alla proposta dell'elezione di
Lidia Menapace alla Presidenza della Repubblica: Laura Bottai, Antonella
Sapio, Marta Ghezzi, Peppe Sini, Maria Luigia Casieri, Daniela Musumeci,
Doriana Goracci, Pasquale Iannamorelli, Norma Bertullacelli, Daniele Lugli,
Antonio Bruno, Edi Rabini, Alessandro Portelli, Riccardo Orioles, Giovanni
Scotto, Dacia Maraini, Luca Kocci, Giovanna Providenti, Giovanni Colombo,
Domenico Jervolino, Daniele Vasta, Andrea Trentini, Daniele Dal Bon, Yukari
Saito, Antonio Vigilante, Angela Dogliotti Marasso, Marcella Bravetti,
Alessio Di Florio, Bruno Segre, Farid Adly, Zenone Sovilla, Brunetto
Salvarani, Isidoro D. Mortellaro, Gino Buratti, Paola Pavese, Marco
Servettini, Giuliano Falco, Giovanni Sarubbi, Roberto Melone, Piercarlo
Racca, Daniele Barbieri, Daniele Aronne, Giorgio Montagnoli, Francesco
Comina, Raffaele Mantegazza, Barbara Benini, Claudio Debetto, Michele
Meomartino, Agnese Ginocchio, Daniele Gallo, Mirella Sartori, Maria G. Di
Rienzo, Francesco Pistolato, Guido Cristini, Marisa Mantovani, Enrico Lanza,
Giacomo Alessandroni, Gerard Lutte, Claudio Ortale, Gigi Malabarba, Flavia
Neri, Enzo Piffer, Giuseppe Stoppiglia, Giorgio Gallo, Nella Ginatempo,
Paola Mancinelli, Marcello Vigli, Nanni Salio, Pasquale Dioguardi, Gigi
Ontanetti, Luciana Ronchi, Lulu' Ortega, Aldo Zanchetta, Bruno Giaccone,
Luisa Carminati, Massimo Duranti, Giovanna Duranti Niccoli, Marco Siino,
Simona Bernasconi, Pasquale Pugliese, Gabriele Aquilina, Elena Dall'Acqua,
Franco Zunino, Silvano Tartarini, Renato Corsetti, Antonino Drago, il Centro
di ricerca per la pace di Viterbo, il Coordinamento per la pace di Mantova,
l'Associazione Lavoratori Pinerolesi aderente alla Confederazione Unitaria
di Base.
Da domani inizieremo la pubblicazione delle dichiarazioni pervenuteci.
*
Rinnoviamo l'invito ad ogni persona ed ogni associazione che vorra'
esprimere il proprio impegno a sostegno della candidatura di Lidia Menapace
alla Presidenza della Repubblica a farlo nelle forme piu' congeniali al
proprio modo d'essere, di pensare, di agire: a tutte le persone e le
associazioni disponibili chiediamo naturalmente di diffondere l'informazione
sulla proposta in modo adeguato e coerente al fine.
A mero titolo d'esempio riproduciamo qui il testo che abbiamo gia'
pubblicato due giorni fa nel supplemento domenicale del nostro foglio: "Ci
piacerebbe un Presidente della Repubblica che avesse fatto la Resistenza. Un
Presidente della Repubblica che avesse fatto la scelta della nonviolenza. Un
Presidente della Repubblica femminista. Una Presidente della Repubblica.
Lidia Menapace".
Saremo grati a tutte le persone che ci invieranno (all'indirizzo di posta
elettronica nbawac at tin.it) interventi e notizie al fine di poterli
pubblicare anche sul nostro notiziario.

3. MAESTRI. NORBERTO BOBBIO: ED E' PER QUESTO
[Da Norberto Bobbio, Politica e cultura, Einaudi, Torino 1955, 1977, pp.
193-194. Norberto Bobbio e' nato a Torino nel 1909 ed e' deceduto nel 2004,
antifascista, filosofo della politica e del diritto, autore di opere
fondamentali sui temi della democrazia, dei diritti umani, della pace, e'
stato uno dei piu' prestigiosi intellettuali italiani del XX secolo. Opere
di Norberto Bobbio: per la biografia (che si intreccia con decisive vicende
e cruciali dibattiti della storia italiana di questo secolo) si vedano il
volume di scritti autobiografici De Senectute, Einaudi, Torino 1996; e
l'Autobiografia, Laterza, Roma-Bari 1997; tra i suoi libri di testimonianze
su amici scomparsi (alcune delle figure piu' alte dell'impegno politico,
morale e intellettuale del Novecento) cfr. almeno Italia civile, Maestri e
compagni, Italia fedele, La mia Italia, tutti presso l'editore Passigli,
Firenze. Per la sua riflessione sulla democrazia cfr. Il futuro della
democrazia; Stato, governo e societa'; Eguaglianza e liberta'; tutti presso
Einaudi, Torino. Sui diritti umani si veda L'eta' dei diritti, Einaudi,
Torino 1990. Sulla pace si veda Il problema della guerra e le vie della
pace, Il Mulino, Bologna, varie riedizioni; Il terzo assente, Sonda, Torino
1989; Una guerra giusta?, Marsilio, Venezia 1991; Elogio della mitezza,
Linea d'ombra, Milano 1994. A nostro avviso indispensabile e' anche la
lettura di Politica e cultura, Einaudi, Torino 1955, 1977; Profilo
ideologico del Novecento, Garzanti, Milano 1990; Teoria generale del
diritto, Giappichelli, Torino 1993. Opere su Norberto Bobbio: segnaliamo
almeno Enrico Lanfranchi, Un filosofo militante, Bollati Boringhieri, Torino
1989; Piero Meaglia, Bobbio e la democrazia: le regole del gioco, Edizioni
cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1994; Tommaso Greco, Norberto
Bobbio, Donzelli, Roma 2000; AA. VV., Norberto Bobbio tra diritto e
politica, Laterza, Roma-Bari 2005; AA. VV., Norberto Bobbio maestro di
democrazia e di liberta', Cittadella, Assisi 2005; AA. VV., Lezioni Bobbio,
Einaudi, Torino 2006. Per la bibliografia di e su Norberto Bobbio uno
strumento di lavoro utilissimo e' il sito del Centro studi Piero Gobetti
(www.erasmo.it/gobetti)]

La sola liberta' che ci e' permessa non e' quella perfetta e futura, bensi'
quella imperfetta quanto si vuole ma realizzabile hic et nunc. Ed e' per
questo che ogni discorso mirante a farmi credere che la dittatura di oggi e'
giustificata in vista della maggior liberta' di domani mi lascia sospettoso.
Cio' che m'interessa e' che, lasciate le profezie, ciascuno di noi dia la
propria opera a difendere la liberta' dovunque e' minacciata nel mondo in
cui si trova a vivere.

4. MAESTRI. LEONE GINZBURG: LA MASCHERA E IL VOLTO
[Da Leone Ginzburg, Scritti, Einaudi, Torino 1964, 2000, p. 16. Leone
Ginzburg, eroe antifascista, nato a Odessa nel 1909 e trasferitosi ben
presto a Torino, fu fin da giovanissimo punto di riferimento morale ed
intellettuale per l'antifascismo attivo. Mori' a Roma nel carcere di Regina
Coeli il 5 febbraio 1944 a seguito delle torture naziste. Dal sito dell'Anpi
(www.anpi.it) riprendiamo la seguente scheda: "Nato a Odessa (Ucraina) il 4
aprile 1909, morto nel carcere di Regina Coeli a Roma il 5 febbraio 1944,
letterato. Di famiglia ebrea di origine russa ma naturalizzato italiano,
Leone aveva frequentato tra il 1914 e il 1919 le scuole elementari a
Viareggio, localita' di vacanza dei Ginzburg. I primi anni delle secondarie
li aveva pero' seguiti in una scuola russa di Berlino, dove la famiglia si
era trasferita, per continuare poi al liceo d'Azeglio, quando i Ginzburg si
stabilirono a Torino. Leone frequenta ancora il liceo quando comincia a
scrivere lunghi racconti, traduce da Gogol Taras Bul'ba, scrive un saggio su
Anna Karenina. Non sorprende, quindi, che dopo essersi iscritto alla
facolta' di Legge, l'abbia abbandonata l'anno dopo per Lettere. Non
sorprende nemmeno se le frequentazioni con Norberto Bobbio, Augusto Monti e
altri intellettuali torinesi (a Parigi, dove si era recato per completare la
tesi di laurea, aveva anche avuto modo di incontrare Croce, Carlo Rosselli,
Salvemini), hanno in qualche modo influenzato i suoi orientamenti politici.
E' cosi' che Leone Ginzburg, che dopo la laurea in lettere moderne aveva
subito ottenuto la libera docenza e che con Giulio Einaudi aveva appena
costituito l'omonima casa editrice, viene estromesso dall'Universita': l'8
gennaio del 1934, infatti, rifiuta di prestare giuramento di fedelta' al
regime fascista. Non solo: intensifica l'attivita' clandestina nel movimento
di Giustizia e Liberta' e poche settimane dopo viene arrestato con Carlo
Levi, Augusto Monti ed altri. Il Tribunale speciale condanna Ginzburg a
quattro anni di reclusione. Un'amnistia gliene risparmia due, e lui esce dal
carcere di Civitavecchia il 13 marzo del 1936. Come sorvegliato speciale non
puo' svolgere attivita' pubblicistica, cosi' svolge, con Cesare Pavese, un
intenso lavoro alla Einaudi. Si sposa nel '38 e lo stesso anno, a causa
delle leggi razziali, perde la cittadinanza italiana. Quando, nel 1940
l'Italia entra nel conflitto Ginzburg e' arrestato e confinato, come
"internato civile di guerra" in Abruzzo, a Pizzoli. Con la caduta del
fascismo il giovane intellettuale ritorna a Roma ed e' tra gli organizzatori
del Partito d'Azione e poi delle formazioni partigiane di Giustizia e
Liberta'. Lavora alla sede romana dell'Einaudi e, durante l'occupazione,
adotta il nome di copertura di Leonida Gianturco. Dirige "Italia Libera",
giornale del Partito d'Azione, sino a che viene sorpreso nella tipografia
clandestina. E' il 20 novembre del 1943. A Regina Coeli i fascisti scoprono
presto chi e' davvero Leonida Gianturco e il 9 dicembre Leone Ginzburg viene
trasferito nel braccio controllato dai tedeschi. Interrogatori, torture, una
mascella fratturata. Nel gennaio del 1944 il prigioniero e' trasferito,
quasi incosciente, nell'infermeria del carcere. Un mese dopo, mentre i suoi
compagni stanno organizzando un'improbabile evasione, Leone Ginzburg viene
trovato morto". Opere di Leone Ginzburg: Scritti, Einaudi, Torino 1964,
nuova edizione 2000. Opere su Leone Ginzburg: AA. VV. (a cura di Nicola
Tranfaglia), L'itinerario di Leone Ginzburg, Bollati Boringhieri, Torino
1996]

La maschera, quando e' portata a lungo, non vuol piu' staccarsi dal volto.

5. APPELLI. NESSUN INCARICO ISTITUZIONALE A GIULIO ANDREOTTI
[Da varie persone amiche riceviamo e volentieri diffondiamo]

La maggioranza parlamentare uscita dalle elezioni del 9 e 10 aprile ha la
responsabilita' di garantire che le cariche istituzionali e di governo siano
ricoperte da persone limpide ed oneste, competenti e libere da
condizionamenti che non siano quelli portati nella trasparenza democratica
dai cittadini che rappresentano, dalle Istituzioni locali e dal Parlamento.
In questo quadro chiediamo che l'Unione dichiari subito che alla persona di
Giulio Andreotti, riconosciuto colpevole di associazione mafiosa sino alla
primavera del 1980 (reato prescritto ma dimostrato e confermato dal giudizio
in Cassazione, con condanna al pagamento delle spese processuali), come agli
altri eletti con pendenze e precedenti penali o prescrizioni giudiziarie,
non venga assegnato alcun ruolo istituzionale o di governo.
Chiediamo quindi una chiara dichiarazione di Romano Prodi in tale senso, e
l'impegno di tutti gli eletti nella sua coalizione a votare in conseguenza,
respingendo subito l'ipotesi dell'elezione di Giulio Andreotti alla
Presidenza del Senato o di una Commissione parlamentare.
*
Appello promosso dalla "Casa della legalita' - Osservatorio sulle mafie" e
da "Democrazia e legalita'".
Per adesioni, individuali o collettive, di associazioni, movimenti o
comitati, inviare una e-mail all'indirizzo osservatoriomafie at genovaweb.org
Le adesioni saranno pubblicate ed aggiornate sul sito: www.genovaweb.org

6. RIFLESSIONE. GIANCARLA CODRIGNANI: DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE
[Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at libero.it) per
questo intervento. Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli
obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista,
impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e'
tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace
e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai
telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le
altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994;
L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005]

Le elezioni hanno dato l'esito a tutti noto. E'stato un grande stress, con
la gente attaccata alla tv a seguire il dramma degli exit-poll. Emozione
forte compatibile per la passione (anche se sarebbe stato meglio andare a
dormire e attendere i risultati del mattino dopo). Frustrazione per avere
scoperto un mezzo paese imprevedibilmente incompatibile con l'altra meta'.
Rabbia per le successive "spartizioni" di cariche nell'Unione. Ma si rivela
che siamo vulnerabili. Lo siamo perche', anche se la aborriamo, stiamo a
sentire tanta televisione. Che e' violenta. Piu' dei telegiornali sono
pericolosi i dibattiti e piu' dei dibattiti i realities: bisogna davvero
vaccinarsi. Perche' la complessita' della nonviolenza sta anche nel saper
riconoscere la violenza mascherata delle politiche e delle strutture.
*
I problemi al momento sono essenzialmente due.
Il primo e' la necessita' di recuperare un qualunque rapporto con la fascia
definita "moderata" della nostra societa', in cui molti sono egoisti e
condizionabili da ogni genere di propaganda, anche dalle televendite: stanno
di conseguenza subendo contro il loro stesso interesse e diventano
autolesionisti. Sono rimasta impressionata dalle reazioni alle accuse a
Prodi sulle tasse di successione: anziani signori con la pensione al minimo,
ma proprietari di un modesto appartamento, sono corsi dal notaio per fare
una donazione ai figli, come se un governo orientato a tassare in basso non
dovesse tassare anche l'appartamento di proprieta' del figlio... E non
capiscono che la violenza non e' imporre tasse, ma permettere che i ricchi
evadano e lo stato non abbia di conseguenza i mezzi per creare servizi.
Il secondo punto e' quello di predisporsi a non farsi intrappolare
dall'emotivita' o a fare scattare i meccanismi difensivi del disinteresse:
aspettiamoci il teatrino continuo. Si dice che la tragedia si ripete in
forma di farsa: il golpe storico di Mussolini potra' replicarsi in sketches
nevrotizzanti a ripetizione.
E' urgente capire le intenzioni di chi non accetta il verdetto delle
elezioni e non si dovra' andargli dietro. Occorrera' molta pazienza e molta
fermezza, capacita' di intendere che cosa sta dietro gli artifici e
iniziativa per aiutare anche societa', partiti e istituzioni a ridare senso
alla ragione.
*
In prospettiva abbiamo il referendum sulla Costituzione.
Sarebbe stato interessante se i partiti avessero svolto mezza campagna
elettorale ragionando sui principi della Costituzione repubblicana in vigore
e sullo sfascio di quella progettata a Lorenzago e imposta al Parlamento. Se
si riflette sulla nostra cara Costituzione nata dalla Resistenza (che, per
altro verso, non e' un feticcio inamovibile, anche se quello che conta nelle
carte costituzionali e' l'interpretazione e non i continui aggiornamenti), i
cittadini possono acquisire quel "senso dello Stato" che ancora non
possiedono.
La democrazia la si sostiene capendo quello che si vuole dalle istituzioni
che ci rappresentano: se ci sono quelli ai quali piace avere un padrone
stiamo attenti, perche' la democrazia non ammette la legge del piu' forte o
del piu' ricco. Essere nonviolenti non significhera' mai essere indifferenti
alla democrazia, alla giustizia, alla liberta'.
Incominciamo, dunque, ad attrezzarci per la prossima campagna: e' in gioco
molto per la nostra vita e per quella delle generazioni che verranno. Se,
infatti, non salviamo la Costituzione democratica, ci dovremo tenere quella
che vede annullati i diritti di cittadinanza sotto il potere di un Primo
ministro che, unico fra i presidenti dei paesi civili, puo' mandare a casa
il Parlamento. Il presidente degli Stati Uniti, che ha poteri assai forti,
perche' regge un'unione di Stati con rilevanti autonomie, non puo' neppure
pensare di licenziare il Parlamento. Stiamo attenti: il rischio di farci del
male e' dietro l'angolo, a fine giugno.

7. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 aprile 2006. Ida Dominijanni,
giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia sociale
all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale femminista.
Tra le opere di Ida Dominijanni: (a cura di), Motivi di liberta', Angeli,
Milano 2001; (a cura di, con Simona Bonsignori, Stefania Giorgi), Si puo',
Manifestolibri, Roma 2005]

Giulio Tremonti ne parla apertamente in tv, Silvio Berlusconi ne parla
dietro le quinte coi suoi: come volevasi dimostrare, gli sconfitti sono
pronti a prendere al balzo la palla della rivincita che il referendum sulla
Costituzione gli offre. Certi di farcela, tanto per non perdere l'abitudine
di "pensare positivo" come comanda lo spirito di Arcore: perche' gli
italiani non dovrebbero premiare "l'innovazione" di cui la loro riforma
costituzionale e' portatrice, e bloccarla andando dietro al
"conservatorismo" quarantottesco del centrosinistra?
Molto colpevolmente l'appuntamento referendario e' stato occultato durante
la campagna elettorale, come si trattasse di una questione spinosa. O
rimosso, come si trattasse di una vittoria scontata. A essere sicuro di
farcela, infatti, fino a l'altro ieri era il centrosinistra: un referendum
senza quorum si vince facilmente, quando si e' certi della capacita' di
mobilitare il proprio elettorato.
Senonche' a dimostrarsi pronto alla mobilitazione, e a una mobilitazione
ideologica, e' stato l'elettorato di centrodestra, accorso a votare senza
defezioni per salvare il capo dai comunisti che lessano i bambini e mettono
le tasse. Figurarsi se si tratta non di salvarlo ma di resuscitarlo: tutti
alle urne, come alla messa di Pasqua. Mentre nella meta' campo di
centrosinistra, finora, non si sente circolare un solo argomento che spinga
qualcuno ad andare al seggio invece che al mare. Prodi accenno' al
referendum come "completamento dell'opera" la notte dei risultati
elettorali, mentre cantava troppo trionfalmente vittoria. Poi non se ne e'
sentito piu' nulla, come prima. E nei comitati per la difesa della
Costituzione circola voce che i vertici del centrosinistra puntano al
rinvio, o peggio a fare di un nuovo patteggiamento sulla riforma la carta da
mettere sul tavolo del "dialogo" possibile fra le famose "due meta' del
paese".
*
Converra' essere chiari e andare al sodo, della forma e della sostanza. Qui
non c'e' in gioco una conferma o un ribaltamento del risultato elettorale -
che gia' non sarebbe cosa da poco. C'e' in gioco un passaggio storico e
istituzionale, prima ancora che politico, di primaria grandezza.
Proviamo infatti a immaginare lo scenario che si aprirebbe nello sciagurato
caso di una vittoria del centrodestra al referendum. Sul piano formale,
sarebbe davvero insostenibile una situazione che vedesse gli eredi della
Costituzione archiviata al governo e i padri della Costituzione "nuova"
all'opposizione: la cesura costituzionale azzererebbe i giochi ordinari
della politica e lo scioglimento delle camere sarebbe inevitabile. Sul piano
sostanziale, l'Unione si ritroverebbe ad aver vinto (di misura) le elezioni
e ad aver perso la transizione italiana tutt'intera: se e' vero com'e' vero
che la sua vera posta e', da quindici anni in qua, precisamente la
riscrittura del patto fondamentale, lo sradicamento delle radici
antifasciste della Repubblica, la rottura della sua unita' territoriale,
l'archiviazione liberista dei suoi principi egualitari, l'introduzione di
una forma di governo presidenziale che renda pleonastico il ruolo del
parlamento. Ovvero il progetto che dal '94 tiene incollata la destra
tricipite italiana e che la riforma costituzionale varata in parlamento e
sottoposta a referendum realizza perfettamente e coerentemente.
Non e' credibile che i vertici dell'Unione non abbiano contezza di questo
scenario. A che si deve allora il silenzio che avvolge il referendum, se non
alle divisioni che da sempre solcano il centrosinistra sui destini della
Costituzione, ben piu' radicali di quelle sui destini della legge 30 o dei
Pacs? Il velo del silenzio serve a coprire la frattura fra chi vuole dire di
no alla riforma del centrodestra per salvare e rilanciare la Costituzione
del '48, e chi vuole dire no per modificarla subito dopo in termini piu'
moderati ma non opposti a quelli della Cdl [sigla per "Casa delle liberta'",
il noto pseudonimo dietro cui si nasconde la coalizione eversiva
berlusconiana - ndr], anzi nella stessa direzione della Cdl, anzi con la
Cdl. Dove porti questa strada lo sappiamo gia'. E del resto Berlusconi non
ha alcuna intenzione di percorrerla. A radicalizzare lo scontro ci pensera'
lui, e nessuno dei suoi alleati, checche' ci speri l'Unione, pensa di
sfilarsene.

8. APPELLI. COMITATO PER LA COSTITUZIONE DI FIRENZE: DIFENDIAMO LA
COSTITUZIONE
[Dal Comitato per la Costituzione di Firenze (per contatti:
comxlacostituzionefi at email.it) riceviamo e volentieri diffondiamo]

Difendiamo la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.
Difendiamo il referendum costituzionale.Nel programma di governo dell'Unione
viene rivendicata al primo punto la "difesa dei valori della Costituzione".
E' un impegno prioritario che impone a tutti, e in primo luogo alle forze
politiche, un comportamento coerente nella preparazione e nella conduzione
della imminente campagna referendaria che inviti i cittadini italiani a dire
di no alla controriforma approvata dalle destre in Parlamento.
E' per questo che esprimiamo grande preoccupazione di fronte a ventilate
ipotesi di procrastinare l'indizione di un referendum che, non
dimentichiamolo, e' stato richiesto da piu' di cinquecentomila cittadini.
Soltanto una richiesta di indizione del referendum convinta e concorde da
parte di tutte le forze politiche democratiche e dei soggetti che hanno
promosso nel paese la raccolta delle firme potra' rafforzare quello spirito
unitario indispensabile per la difesa della Costituzione Repubblicana nata
dalla Resitenza.
Il comitato provinciale di Firenze per la difesa della Costituzione e per il
no nel referendum costituzionale si rivolge ai partiti democratici, alle
rappresentanze democratiche presenti nelle istituzioni locali, alle grandi
associazioni di massa, e li invita ad impegnarsi nella campagna referendaria
e nella difesa della nostra Costituzione cosi' come essa e' stata voluta dai
costituenti, ispirata ai valori della pace, della liberta',
dell'eguaglianza, della laicita' dello Stato, della democrazia sostanziale,
che ne fanno una delle costituzioni piu' avanzate del mondo occidentale.
In questo spirito rivolgiamo un forte appello a tutti i partiti democratici,
alle organizzazioni di massa, alle associazioni e ai comitati presenti nel
territorio, ed a tutte le cittadine e tutti i cittadini per un forte impegno
comune in tutte le necessarie iniziative di sensibilizzazione e
mobilitazione per la vittoria del no nel prossimo referendum costituzionale.
Viva la Resistenza.
Viva la Costituzione repubblicana.
Firenze, 25 aprile 2006

9. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: 25 APRILE
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Le ricorrenze si rincorrono, particolarmente in questo mese di aprile; come
non ricordare gli anniversari di Chernobyl e della Liberazione dal
nazifascismo in Italia.
Si ripropone cosi' il tema della memoria; perche' - come ripetono ogni
giorno saggi, articoli di giornale, sondaggi nelle scuole - la stragrande
maggioranza delle persone che vivono nella nostra epoca, soprattutto
giovani, non ha memoria storica, o ne ha una distorta. Valga per tutti la
risposta (di qualche anno fa) degli studenti delle scuole milanesi che alla
domanda su chi ha messo la bomba a Piazza Fontana hanno in maggioranza
indicato le Brigate Rosse.
Evidentemente e' scomparsa la dimensione storica dell'esistenza; si e'
diffusa la convinzione che il passato non abbia piu' niente da insegnarci
perche' siamo sempre piu' convinti che quello che viviamo e' cio' che e'
sempre accaduto e sempre accadra', nulla puo' cambiare; il tempo e'
diventato un eterno presente e il futuro una ripetizione insignificante del
presente.
Quanto e' avvenuto, pero' non e' un processo naturale: e' funzionale a un
certo capitalismo e al sistema ideologico che lo accompagna.
Semplificando, per quanto riguarda l'Italia, possiamo dire che il tutto ha
avuto infelicemente inizio quando, anche una parte della sinistra, ha
scoperto presunti valori e genuine passioni nei fascisti di casa nostra, nei
"ragazzi di Salo'". Volendo farci credere che scegliere fra Salo' e la
Resistenza era solo un po' piu' impegnativo che scegliere fra le vacanze al
mare o in montagna. Cercando di convincerci delle ragioni dei lager
hitleriani e delle forche di Salo' equiparati alle ragioni della liberta',
della dignita' e dell'etica della Resistenza.
E' agghiacciante sentirsi dire che si deve provare "comprensione per le
ragioni dei ragazzi di Salo'". Perche' delle proprie intenzioni si risponde
a se stessi, ma delle proprie azioni a chi le subisce. Proporre, come fanno
nostalgici e reduci da tutte le parti, nel tentativo di "riequilibrare" la
storia, di apprezzare gli ideali di chi ando' in montagna e di chi invece
ando' nelle milizie, per dar la caccia ai partigiani e agli ebrei e
spartirsene le spoglie, e' un'operazione cui nessuno dovrebbe essere
legittimato.
Coloro che scelsero di schierarsi con le autorita' di Salo' si posero - ne
fossero coscienti o meno - in continuita' con chi riteneva legittima la
rappresaglia sui civili per consolidare il proprio potere di occupazione;
mentre chi fece la scelta opposta si pose - ne fosse cosciente o meno - a
fianco di quell'occupazione aveva combattuto.
Per questo non dobbiamo dimenticare che il discrimine vero tra antifascisti
e fascisti sta nel fatto che i secondi difendevano, di fatto, il modello
politico che aveva prodotto le camere a gas ed i forni crematori di
Auschwitz; che i primi invece volevano cancellare dalla faccia della terra.
*
Certo, nell'arco dei sessanta anni della Repubblica italiana, il tema della
memoria della Resistenza e' stato a ondate oggetto di costante dibattito;
sia in sede politica che in sede storica, anzi spesso i due piani si sono
intrecciati e sovrapposti.
Abbiamo avuto una Resistenza ricordata e avversata, nell'immediato
dopoguerra; una Resistenza ritualizzata negli anni Sessanta; una Resistenza
militante contrapposta ad una "imbalsamata", con la ventata del Sessantotto;
una Resistenza rivisitata negli anni Settanta, ufficialmente legittimata;
una Resistenza pacificata e riconciliata, a seguito degli sconvolgimenti dei
primi anni Novanta.
Comunque fu il coraggio e l'intelligenza di chi partecipo' alla Resistenza,
di quella generazione di donne e uomini che seppero opporsi, non solo con le
armi, al fascismo, che diedero alla luce il patto sociale sancito poi nella
nostra Costituzione del 1948. Costituzione, che non a caso e' il vero
obiettivo della riforma varata dal centrodestra, e su cui a giugno si
svolgera' il referendum.
"La vera posta e', da quindici anni in qua, precisamente la riscrittura del
patto fondamentale, lo sradicamento delle radici antifasciste della
Repubblica, la rottura della sua unita' territoriale, l'archiviazione
liberista dei suoi principi egualitari, l'introduzione di una forma di
governo presidenziale che renda pleonastico il ruolo del parlamento. Ovvero
il progetto che dal 1994 tiene incollata la destra tricipite italiana e che
la riforma costituzionale varata in parlamento e sottoposta a referendum
realizza perfettamente e coerentemente" (Ida Dominijanni, "Il manifesto" del
22 aprile 2006).
C'e' quindi in gioco un passaggio storico e istituzionale, prima ancora che
politico, di primaria grandezza. Ecco perche' salvare e rilanciare la
Costituzione del '48 pare a noi, oggi, la sola strada che abbia un senso
seguire.

10. MONDO. BRENDA GAZZAR: IL FUTURO DELLE DONNE IN PALESTINA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo.
Brenda Gazzar e' una giornalista indipendente che vive a Gerusalemme,
corrispondente per "We News"]

Birzeit, West Bank. Solo i vivaci occhi castani di Ghada Ewais sono visibili
attraverso il niqab, una velatura completa che copre del tutto la sua testa
e quasi del tutto il suo volto. Studentessa al quarto anno di universita',
Ghada e' fra le pochissime ragazze al campus ad indossare questa copertura
che, lei dice, la porta piu' vicina ad Allah ed al paradiso.
Ma persino Ghada Ewais crede che nessuno abbia il diritto di obbligare le
donne a cambiare le loro scelte su come vestirsi o come essere religiose:
"Sara' Allah a punirci o ad accoglierci in paradiso. Non sono certo affari
di Hamas", mi dice durante una pausa delle lezioni all'universita' di
Birzeit, nei pressi di Ramallah.
Sin dalla vittoria parlamentare di Hamas in gennaio, l'organizzazione
islamista palestinese ha ricevuto parecchia attenzione internazionale. Gli
Usa e l'Unione Europea hanno sospeso gli aiuti al gruppo sostenendo che esso
deve rinunciare alla violenza, riconoscere il diritto ad esistere di
Israele, ed accettare i precedenti accordi che i palestinesi hanno stretto
con Israele.
Israele ha interrotto tutti i contatti con il governo palestinese guidato da
Hamas, e sta boicottando i diplomatici stranieri che incontrano i funzionari
di Hamas.
*
Al di sotto di questi eventi che hanno le prime pagine, tuttavia, un
dibattito a volume piu' basso si sta svolgendo rispetto alle intenzioni
dell'organizzazione islamista verso le donne. E' forse solo questione di
tempo prima che il governo guidato da Hamas tenti di imporre il velo o la
sciarpa, chiuda i caffe' dove uomini e donne si incontrano liberamente, o
chieda la separazione per sesso nelle scuole e nelle universita'? Le donne
fondamentaliste, che hanno condotto un'intensa campagna casa per casa a
favore di Hamas, marginalizzeranno le donne laiche?
Mentre i funzionari di Hamas dicono di no, alcune attiviste per i diritti
delle donne si preoccupano dell'influenza che Hamas avra' a lungo termine,
rilevando indizi di un'attitudine piu' restrittiva nel crescente numero di
cartelli affissi dall'organizzazione sugli autobus, cartelli che invitano le
donne musulmane a vestire "con modestia" e ad indossare il velo.
*
Le donne palestinesi, velate o no, godono di un'atmosfera di maggiore
apertura, nella West Bank, di quanta ne godano le donne in numerosi paesi
arabi. "Siamo una comunita' laica", dice Eileen Kuttab, direttrice
dell'Istituto per gli studi di genere all'Universita' di Birzeit. "La
religione non e' mai stata un codice, ed il nostro stile di vita e' sempre
stato piu' che aperto".
Sebbene, per i musulmani, le questioni domestiche quali il divorzio o
l'eredita' siano gestite da tribunali islamici, l'osservanza religiosa non
e' rigida. Durante il Ramadan, il mese islamico del digiuno, non e' raro per
esempio vedere qualcuno che mangia per le strade, durante il giorno, in
diverse citta' come Ramallah.
Le donne sono il 14% della forza lavoro palestinese. La maggioranza di esse
lavora in campi tradizionalmente femminili (insegnanti e segretarie), ma
alcune sono ufficiali di polizia, giudici e giornaliste (dati del censimento
governativo palestinese del 2005).
Donne come Eileen Kuttab e Rose Shomali, direttrice generale del "Women's
Affairs Technical Committee", una coalizione di rilevanti organizzazioni di
donne palestinesi con base a Ramallah, si preoccupano del loro futuro sotto
il nuovo governo di Hamas.
"Temiamo che questo pluralismo, la diversita' nella cultura, questa
diversita' che ci fornisce lo spazio per il dialogo, la creativita' e lo
sviluppo, non la avremo piu'", dice Shomali, che e' cristiana. Altre
attiviste sono state piu' caustiche di lei.
*
I funzionari di Hamas sostengono che non obbligheranno le donne ad indossare
i veli, ne' forzeranno per esse alcun cambiamento. Dicono che si occuperanno
dell'istruzione, e delle pari opportunita' nel lavoro, per migliorare la
vita sotto l'occupazione israeliana e migliorare le condizioni delle donne
palestinesi, il cui 30% vive in poverta'.
"L'Islam non forza nessuno a fare qualcosa contro la sua volonta'", dice
Muna Mansour di Nablus, che in gennaio e' stata eletta con Hamas e porta il
velo. Suo marito era un leader di Hamas ucciso durante un attacco aereo
israeliano nel 2001, "E' la religione che da' alle donne i loro diritti e la
liberta'. Fra questi diritti c'e' quello di avere un'istruzione, di avere
fede, la partecipazione politica, lo scegliere chi sposare, l'eredita'...
Noi seguiremo l'Islam per sviluppare questi diritti".
Sheikh Mohammed Abu Teir, il candidato n. 2 di Hamas, ora eletto, e'
d'accordo. "Le donne possono fare quello che vogliono", ha detto a "We News"
durante un'intervista nella sua elegante casa di Gerusalemme, "Hamas non sta
brandendo spade".
*
Ma le attiviste laiche si chiedono che tipo di lavoro fara' la nuova
ministra per gli "affari delle donne", Maryam Salleh, un'islamista che sta
lavorando a stretto contatto con gruppi religiosi.
"Favorira' le donne islamiste, e sviluppera' e promuovera' programmi per
convertire le donne ad uno stile di vita piu' 'islamico'", dice Walid Salem,
il direttore di Panorama (Centro palestinese per la diffusione della
democrazia e lo sviluppo della comunita'). "Le voci delle donne laiche
verranno messe ai margini nella sfera politica ed in quella sociale",
sostiene Walid Salem.
Racconta che all'Universita' islamica di Gaza, per esempio, le donne non
velate non vengono assunte come insegnanti, perche' considerate musulmane
non abbastanza devote. Hamas potrebbe promuovere pratiche simili per altre
universita' e scuole.
Oggi, istanze riguardanti la persona come il matrimonio ed il divorzio sono
soggette alla sharia, o legge islamica: ad esempio, un uomo musulmano puo'
sposare piu' di una donna, e riguardo all'eredita' il figlio maschio riceve
il doppio di una figlia femmina. Salem si aspetta che Hamas mantenga queste
leggi. Dall'altro lato, Salem si aspetta che Hamas assicurera' questo "mezzo
diritto" all'eredita' alle donne musulmane dei villaggi e delle aree piu'
conservatrici come Gaza, Hebron ed il nord della West Bank, dove l'eredita'
alle donne non e' contemplata.
Ghada Ewais, la studentessa dell'Universita' di Birzeit, crede che Hamas
beneficera' le donne delle famiglie musulmane piu' conservatrici. Potrebbe
chiarire che le donne hanno diritti e incoraggiare le famiglie a smettere di
imporre mariti alle figlie o ad impedire alle stesse di lavorare.
"C'e' tanta ingiustizia nella nostra religione", dice Ghada Ewais, che si e'
sposata il mese scorso con l'uomo che lei stessa ha scelto, "Una donna deve
poter scegliere la propria vita".
*
Per maggiori informazioni:
- Women's Affairs Technical Committee: www.watcpal.org
- Istituto di studi di genere alla Birzeit University:
www.birzeit.edu/centers/iws
- Panorama: www.panoramacenter.org/index.asp

11. INCONTRI. AUGUSTO CAVADI: UNA LEZIONE IN SICILIA DALLE DONNE DELL'ISLAM
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci
messo a disposizione questo articolo apparso sulla cronaca palermitana del
quotidiano "La Repubblica" del 23 aprile 2006. Augusto Cavadi, prestigioso
intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento
antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie
qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che
partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per
meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino
1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili,
Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990;
Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno
nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991;
Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove
frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992;
Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e
subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata
Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e
mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di
studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La
dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997;
trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco,
Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare
l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA.
VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998,
ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e
indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del
Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi?
Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il
pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla mafia, DG
Editore, Trapani 2005. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori
riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito:
http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa)]

Solitamente confondiamo gli arabi (cittadini di una certa area geografica e
culturale) con gli islamici (seguaci di una certa religione): senza pensare
che ci sono arabi non islamici (perche' cristiani o di altre religioni o non
religiosi) e islamici non arabi (perche' di altre aree geografiche, e tra
essi anche europei e americani convertiti all'islam). Il mondo islamico  -
che e' dunque molto piu' vasto del mondo arabo - ormai lo incontriamo
quotidianamente: o perche' visitiamo Paesi con forte presenza musulmana o
perche' i musulmani immigrano dalle nostre parti. Come rapportarci da
cristiani (o, piu' ampiamente, da occidentali)?
L'atteggiamento xenofobo e diffidente dei conservatori ottusi (i
conservatori perspicaci esistono - e la pensano diversamente) non pone molti
interrogativi: serrare le fila, ripiegarsi nella propria identita',
boicottare ogni contaminazione. Se non, addirittura, preoccuparsi di dare -
con l'aiuto di missili intelligenti - qualche dimostrazione preventiva della
superiorita' dell'Impero del Bene.
Piu' problematica la scelta di chi capisce che questa chiusura a riccio e',
prima che autolesionistica, impraticabile. Infatti l'intenzione di dialogare
puo' tradursi - concretamente - in un ampio ventaglio di opzioni. E non
tutte apprezzabili.
L'errore piu' immediato consiste nell'accostarsi al mondo islamico con il
retropensiero di possedere il modello di civilta' "evoluto" (democrazia
politica, capitalismo economico, universalismo etico...) e di dover, con
tattica paternalistica, accompagnare i musulmani "moderati" verso la nostra
consolidata maturita'. Come se alcuni dei patrimoni di cui piu' ci vantiamo
in Occidente (filosofia, arte, matematica, scienze naturali, medicina,
tecnologie... e la stessa pratica della tolleranza verso le minoranze) non
derivassero - direttamente o mediatamente - proprio da quella tradizione.
Meno viscerale, ma non meno fuorviante, l'atteggiamento di chi rinunzia a
confrontarsi criticamente con i musulmani per una sorta di agnosticismo
totale: in assenza di criteri di giudizio non resterebbe che accettare i
diversi sistemi culturali, politici, giuridici ed economici. Cosi', in
omaggio al relativismo, nessuna discussione sull'autonomia della ragione
rispetto alla rivelazione o sul diritto dei singoli alla liberta' religiosa
o sulla condizione della donna. Con la conseguenza, davvero paradossale, di
lasciare isolati proprio quegli intellettuali islamici che - faticosamente -
cercano di ripristinare all'interno delle loro societa' la spregiudicata
liberta' di ricerca in altre epoche sperimentata.
*
Convinti che (con gli islamici, ma non solo) si possa dialogare da posizioni
di pari dignita', senza per questo dover nascondere o annacquare le
differenze, un gruppo di cittadini di Cefalu' ha fondato, ormai da piu' di
un decennio, il Centro ecumenico aconfessionale "La palma" (via Porta
Giudecca, 1) e organizzato delle iniziative di notevole interesse (invitando
personalita' di rilievo europeo). Il programma per la primavera del 2006 si
profila doppiamente intrigante. Se dopo l'11 settembre 2001 "l'Islam e'
diventato, per tutti noi, il diverso per eccellenza", quest'anno
l'associazione ha deciso di occuparsi "della diversita' dell'Islam da una
prospettiva che e' gia' 'diversa' al suo interno, cioe' da una prospettiva
femminile". Sono state, infatti, scelte tre donne per introdurre (alle ore
17 di tre sabati) alla conoscenza dell'universo musulmano con particolare
attenzione alla condizione di chi vive nel contesto italiano: Souad Sbai
(Presidente Associazione Donne Marocchine) e Nacera Benali (giornalista) che
hanno gia' parlato l'8 ed il 22 aprile, Karima Moual (pubblicista) il 6
maggio. E in effetti - come leggiamo ad esempio nel volumetto di Hans Kung,
L'intellettuale nell'Islam, a cura di Gerardo Cunico, pubblicato in questi
mesi dalle Edizioni Diabasis -   proprio il modo di interpretare il ruolo
della donna costituisce uno degli aspetti salienti della "questione
decisiva" dell'Isla'm odierno: "coniugare la propria sostanza con le sfide
del XXI secolo", ossia "prendere risolutamente la via della modernita' e
anzi della post-modernita', senza rinunciare alla propria specifica
identita', ma anzi proprio salvaguardando, valorizzando e autenticando la
propria essenza" (p. 62).
Ottone di Bismark, cancelliere prussiano non esattamente "progressista" del
XIX secolo, sosteneva che i politicanti agiscono in vista delle elezioni
successive e gli statisti in vista delle generazioni successive. Non e'
difficile stabilire a quale livello si librano iniziative come questa di
Cefalu', dettate dalla "speranza di  costruire un mondo che, pur nella
diversita' e nella pluralita', viva nella fraternita' e nella pace".

12. LETTURE. ASSOCIAZIONE DI AMICIZIA E SOLIDARIETA' ITALIA-NICARAGUA: QUE
LINDA NICARAGUA!
Associazione di amicizia e solidarieta' Italia-Nicaragua, Que linda
Nicaragua!, Fratelli Frilli Editori, Genova 2005, pp. 352, euro 17,50.
Un'ampia raccolta di saggi e testimonianze (tra cui alcune di notevole
valore). Per contattare l'Associazione Italia-Nicaragua: e-mail:
itanica at iol.it, sito: www.itanica.org. Per contattare la casa editrice:
e-mail: info at frillieditori.com, sito: www.frillieditori.com

13. RIEDIZIONI. UGO FOSCOLO: OPERE
Ugo Foscolo, Opere, Biblioteca Treccani - Il Sole 24 ore, Milano 2006, pp.
LXXIV + 636, euro 12,90 (in suppl. a "Il sole 24 ore"). Dalla classica
Letteratura Italiana Ricciardi una selezione delle opere foscoliane a cura
di Franco Gavazzeni. Vi si privilegia il Foscolo poeta, l'Ortis, il
traduttore didimeo del Vaggio sentimentale. E ci sembrerebbe invece giunto
il tempo in cui affermare che anche l'altro Foscolo, il critico (e il
critico politico, dacche' il Foscolo tenace ruminatore politico non e' solo
ortativo), meriterebbe oggi di esser riproposto all'attenzione. Certo:
alcuni suoi versi son stille di balsamo; l'Ortis non e' solo tumulto di
testimone e ponte tra Goethe e Leopardi - tra Settecento e Quarantotto - e
individuazione del nocciolo duro delle speranze suscitate dall'equivoco
napoleonico; e la prosa del traduttore di Yorick poteva aprire alla lingua
letteraria italiana un futuro che purtroppo non ebbe. Ma fermarsi a questo
sarebbe non rendere piena giustizia a un autore che altro ancora seppe dare,
e che la mezza cultura scolastica nasconde ancora ai piu' (poiche' anche
Foscolo ha la sventura di essere tuttora una delle vittima di quelle
misletture scolastiche che rendono ignoti e fin invisi per sempre un volto e
una voce - e come interiezione che significhi l'effettuale disdoro qui
sarebbe da aggiungere non ahilui, bensi' ahinoi).

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1276 del 25 aprile 2006

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