La nonviolenza e' in cammino. 1372



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1372 del 30 luglio 2006

Sommario di questo numero:
1. Nouhad Moawad: Le strade in cui amavo passeggiare
2. "Beati i costruttori di pace": Osservatori elettorali in Congo
3. Maria G. Di Renzo: Obiettori alle spese militari
4. Lev Tolstoj: Tornate in voi
5. Mohandas K. Gandhi: La morale
6. Aldo Capitini: La prima cosa
7. Martin Luther King: Mi rifiuto
8. Ernesto Balducci: O non saranno
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. TESTIMONIANZE. NOUHAD MOAWAD: LE STRADE IN CUI AMAVO PASSEGGIARE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente intervento.
Nouhad Moawad, laureanda traduttrice all'Universita' di Beirut, dal 2 luglio
e fino al prossimo 5 settembre lavora a New York in un progetto seminariale
di "We News"]

Il network dei professionisti arabo-americani di New York ha invitato i
profughi appena arrivati dal Libano a parlare delle loro esperienze
mercoledi', alla chiesa di S. Bartolomeo. Ci sono andata, sebbene avessi
gia' un'idea di cosa voglia dire essere un profugo, e' una storia che ho
sentito raccontare molte volte dai miei amici che vivono a Beirut.
L'espressione dei volti dei quattro relatori, tre donne (due libanesi e
un'iraniana che era in vacanza in Libano) e un uomo (un universitario
statunitense che viveva a Beirut), rifletteva in modo eloquente cio' che
hanno dovuto affrontare. Una delle donne ha pianto silenziosamente per tutta
la durata della conferenza.
Un'altra veniva dal centro di Beirut, dove ora si trova la mia amica, la
ricorderete, la clown senza lavoro. Ha parlato del terrore, di quando gli
aeroplani hanno sfrecciato accanto al suo appartamento, e l'edificio tremava
e era scosso da ogni bomba lasciata cadere. Mentre lei raccontava, io
pensavo che la mia amica si trova ancora nella stessa situazione, ed e' una
giovane donna che ha gia' vissuto gran parte della guerra civile libanese
(1975-1990): mentre le bombe esplodono di nuovo, e' probabile che lei stia
rivivendo gli eventi orribili di cui e' stata testimone da bambina. Come
vorrei averle potuto evitare questo. Lei non riesce neppure a raccontare nei
dettagli cio' che soffri' allora.
E mi e' anche tornata in mente l'esplosione del 14 febbraio 2004. Quel
giorno ero in classe, all'universita', che si trova a circa 15 chilometri di
distanza dall'esplosione. Al momento dell'impatto il mio banco schizzo'
attraverso il pavimento e colpi' il muro. Io ero terrorizzata e mi
domandavo: "Che succede? Israele sta attaccando il Libano?". Scoprii un'ora
piu' tardi che non si trattava di un attacco israeliano, ma dell'esplosione
che uccise l'ex primo ministro libanese Rafik Hariri e l'ex segretario del
ministero dell'economia Bassel Flayhan, ed altre diciotto persone. Quel che
ho provato io in quel momento e' nulla, se paragonato a cio' che vivono i
libanesi ora. Alcuni esperti hanno valutato che la somma delle bombe
lanciate sul Libano dal 12 luglio ad oggi eguaglia la potenza di una bomba
atomica.
Mi e' difficile immaginare le spiagge blu libanesi diventate nere per le
perdite di petrolio, ma e' cosi'. Mi e' difficile immaginare che il profumo
del Libano sia diventato quello delle pallottole, e che la morte cammini in
quelle stesse strade in cui amavo passeggiare. Ma e' cosi'.

2. INIZIATIVE. "BEATI I COSTRUTTORI DI PACE": OSSERVATORI ELETTORALI IN
CONGO
[Da Mariagrazia Bonollo, dell'ufficio stampa dei "Beati i costruttori di
pace" (per contatti: salbega at interfree.it) riceviamo e volentieri
diffondiamo alcuni comunicati e testimonianze degli osservatori elettorali
della societa' civile italiana nella Repubblica democratica del Congo]

Bukavu, 25 luglio 2006
Sono arrivati tra ieri e l'altroieri a Bukavu, capoluogo del Sud Kivu,
Repubblica Democratica del Congo, i sessantuno osservatori elettorali della
societa' civile italiana, coordinati dall'associazione "Beati i costruttori
di pace". Quarantotto di loro hanno viaggiato domenica mattina a bordo di un
aereo messo a disposizione dal Ministero degli Esteri e decollato
dall'aereoporto militare di Ciampino. A bordo del velivolo, la viceministra
agli esteri con delega per l'Africa Patrizia Sentinelli, che ha voluto
accompagnare personalmente la missione fino all'aereoporto internazionale di
Kigali, in Rwanda. A bordo anche una troupe di Rai Educational, che
realizzera' un documentario proprio sull'attivita' di osservazione
elettorale del gruppo.
Ad attenderli all'arrivo, l'ambasciatore italiano in Uganda e due pullman
messi a disposizione dalla Monuc, la missione Onu in Congo, che hanno
trasportato via terra gli osservatori dalla capitale rwandese fino a Bukavu.
Gli altri tredici italiani hanno raggiunto il gruppo ieri: arrivati a
Kampala, in Uganda, con volo di linea, sono stati traspostati a Bukavu con
un volo messo a disposizione dalla Monuc.
Subito il gruppo ha avuto incontri istituzionali con le autorita' locali e
internazionali presenti a Bukavu: nella mattinata di ieri, il governatore
della provincia, Deogratias Buhambahamba, ci ha tenuto a dare il benvenuto a
una piccola rappresentanza degli osservatori, manifestando il proprio
apprezzamento per la missione. Poi, alle 10,30, si e' tenuta la conferenza
stampa con la presenza delle autorita' civili e religiose: oltre al
governatore, l'arcivescovo di Bukavu Francois Xavier Maroyi e il chef du
bureau della Monuc a Bukavu, mr. Alfaso. Tutti hanno espresso una
valutazione positiva nei riguardi dell'iniziativa, ritenuta molto importante
per favorire il passaggio storico che attende il Paese con il voto di
domenica prossima. "Il tempo delle intimidazioni e delle armi e' finito - ha
sottolineato l'arcivescovo -, ora e' il tempo del confronto democratico tra
avversari e non piu' tra nemici".
La stampa congolese, in particolare le radio (il mezzo di comunicazione piu'
diffuso) ha dato ampio risalto all'arrivo degli osservatori italiani, che
gia' oggi vengono identificati e salutati dalla gente per le strade di
Bukavu.
Nella serata di ieri i volontari italiani hanno partecipato a un incontro
organizzato dagli osservatori elettorali provenienti dal Sudafrica. Oggi,
martedi' 25 luglio, hanno ricevuto l'accredito della Monuc e hanno avuto due
briefing sulla sicurezza presso i loro uffici, tenuti rispettivamente da
personale civile e militare.
Entro domani mattina, le coppie di osservatori lasceranno Bukavu alla volta
dei luoghi a cui sono stati assegnati, le citta' e i villaggi del Nord e Sud
Kivu.
*
Bukavu, 26 luglio 2006
"Il lavoro e' un diritto e un dovere sacro per ogni congolese. Lo Stato
garantisce il diritto al lavoro, la protezione contro la disoccupazione e
una remunerazione giusta che garantisca al lavoratore e alla sua famiglia
un'esistenza conforme alla dignita' umana, completata da tutti gli altri
mezzi di protezione sociale, soprattutto la pensione e il minimo vitale".
"La liberta' sindacale e' riconosciuta e garantita. Tutti i congolesi hanno
il diritto di fondare sindacati o di affiliarvisi liberamente". "Il diritto
di sciopero e' riconosciuto e garantito".
Sono passaggi tratti dalla nuova Costituzione della Repubblica democratica
del Congo, approvata lo scorso 18 dicembre con un referendum popolare e in
vigore da febbraio. Questi passaggi, chiaramente ispirati ai principi
europei piuttosto che al modello sociale nordamericano, sono alla base del
contatto nato in questi giorni tra il sindacato italiano e quelli locali.
Emilio Lonati, rappresentante sindacale della Fim-Cisl, si trova in questi
giorni in Congo insieme alla delegazione di osservatori elettorali della
societa' civile, promossa da "Beati i costruttori di pace" e "Chiama
l'Africa". La sua presenza a Bukavu, capoluogo della regione del Sud Kivu,
e' stata l'occasione per due incontri con i rappresentanti sindacali locali:
uno scambio informale ma fecondo tra esperienze sindacali molto diverse,
un'organizzazione occidentale con decenni di esperienza da un lato e
dall'altro un sindacato nascente in un paese che esce da decenni di
dittatura e guerre.
Il sindacalista italiano ha incontrato ieri, 27 luglio, Padyrj Kyalumba
Lugano, responsabile provinciale del sindacato ufficiale Untc, l'Union
nationale de travailleurs congolais. Fino al '90 esisteva infatti
quest'unico sindacato nel Paese, con iscrizione obbligatoria, voluto dal
dittatore Mobutu. Il quale, avvertita aria di tempesta con il crollo del
muro di Berlino, decise di mettere fine al partito e al sindacato unico,
aprendo cosi' al pluralismo sindacale. "Da li' - spiega Emilio Lonati - ha
avuto avvio una polverizzazione, che ha portato alla nascita di 278
sindacati nel paese. Anche gli immobili di proprieta' di questo sindacato
unico sono stati rivendicati dai vari gruppi e si e' arrivati a una
divisione del patrimonio". Fino a quando, nel 2004, viene varata una legge
per la rappresentanza sindacale che, attraverso rinnovi delle rappresentanze
con elezioni periodiche, consente di identificare i sindacati maggiormente
rappresentativi e ha riportato l'Untc in posizione di preminenza, insieme a
una decina d'altri. La legge prevederebbe al massimo cinque sindacati e
dunque c'e' ancora uno sforzo da compiere per concentrare quelli esistenti,
in genere unioni sindacali che rappresentano le varie categorie.
Prosegue Lonati: "Per le elezioni che si terranno domenica prossima, 30
luglio (le prime elezioni libere e multipartitiche in Congo da
quarant'anni), nessuno dei candidati alla presidenza ha inserito nel
programma dei punti specifici sul lavoro. Cosi' i sindacati hanno presentato
il loro candidato presidente e altri due candidati per il parlamento".
Dall'incontro con il responsabile dell'Untc sono scaturite non solo
informazioni generali, ma anche belle storie personali: "Kyalumba Lugano ci
ha raccontato che nel '92 ha guidato la lotta in un'azienda mineraria (la
Sominki, un'azienda per il 70% in mano ai belgi e per il resto al governo
congolese, che estraeva oro e cassiterite) ed e' stato arrestato, pur
essendo nel sindacato governativo, per aver portato avanti una lotta con 54
giorni di sciopero".
"Oltre alle esperienze sindacali derivanti dal vecchio regime - spiega
ancora Emilio Lonati - ci sono i sindacati emergenti, ancora senza
riconoscimento ufficiale ma che hanno gia' portato avanti iniziative e
lotte". Nella regione del Sud Kivu in cui si trova, l'unico sindacato
autonomo organizzato e' quello degli insegnanti delle scuole cattoliche,
nato spontaneamente dalla base. Lonati ne ha incontrato il responsabile,
Pierre. "Con il loro sindacato sono riusciti a ottenere gia' buoni
risultati, primo fra tutti l'aumento della retribuzione da 8 dollari al mese
a 30 dollari. Questa rivendicazione li accomuna tra l'altro a militari e
polizia, le altre due categorie di lavoratori che percepiscono (quando li
percepiscono) stipendi ridottissimi. Per 'ovviare', soldati e poliziotti
spesso taglieggiano la gente, mentre gli insegnanti sono costretti a
chiedere alle famiglie di pagare per mandare i figli a scuola, cosa che ha
causato un abbandono scolastico del 40%". Un piccolo ma significativo
esempio che mostra come una questione sindacale influisca in maniera
decisiva sul futuro di un paese.
"E' essenziale che si crei una confederalita' sindacale - commenta Lonati -
perche' se non si mettono insieme, mai potranno avere forza contrattuale per
fare rivendicazioni e pressione sul nuovo governo che sara' in carica nei
prossimi mesi".
"Mentre i sindacati che derivano dal precedente regime hanno mantenuto un
minimo di struttura ed esperienza, queste nuove forme sindacali non ne hanno
alcuna e per questo mi hanno chiesto la possibilita' di fare degli stage. La
Cisl internazionale (la Confederazione internazionale dei sindacati dei
lavoratori), che ha sede a Ginevra, dovra' seguire con attenzione
l'evolversi della situazione e favorirla, perche' con la nuova Costituzione
e il sindacato nascente si e' creata una condizione ottimale".
"In questa fase di transizione - conclude Lonati - i sindacati sopravvivono
in qualche maniera, dato che l'iscrizione obbligatoria e' stata tolta nel
2000. Qui nella regione del Sud Kivu esistono 47 grosse imprese con seimila
addetti, eppure il sindacato ufficiale ha un piccolo ufficio con solo una
vecchia fotocopiatrice e una macchina da scrivere anni '70, in cui riceve la
gente che ogni giorno arriva con contenziosi di lavoro. L'unico pagamento
che ottengono e' una piccola percentuale sulla somma che riescono
eventualmente a recuperare con la trattativa con il datore di lavoro. Stanno
cercando forme di mutualita' nella sanita', che sono le prime cose che il
sindacato nascente ha realizzato in Europa nell'Ottocento: c'e' dunque
ancora tanto cammino da fare".
Giusy Baioni
*
Bukavu, 27 luglio 2006
Ultimo giorno di campagna elettorale, nella Repubblica democratica del
Congo. Nell'est del Paese, dove sono dislocati i 61 osservatori della
societa' civile italiana, le notizie sono di tono diverso rispetto a quelle
della capitale.
C'e' un clima di grande attesa a Bukavu, capoluogo del Sud Kivu. Le strade
sono invase da gente che indossa berretti e magliette col volto dei
candidati, si susseguono i comizi e le manifestazioni, tra canti e balli.
Cosi' accade anche quando per la strada si incrociano due cortei a sostegno
di candidati diversi, che proseguono danzando senza incidenti. Anche i
manifesti elettorali restano tutti appesi ai muri e agli alberi, uno
aggiunto all'altro, nessuno strappato: tutti segni di grande coscienza
civica.
In questa parte del Congo il consenso si coagula in altissima percentuale
attorno al presidente uscente Joseph Kabila, che e' ben consapevole di avere
nel Kivu il suo bacino elettorale piu' convinto. "L'artisan de la paix" e'
il motto che si e' scelto per quest'ultimo scampolo di campagna elettorale.
E la gente lo vede proprio cosi', come il firmatario della pace e colui che
ha restituito un po' di tranquillita' alla zona del Paese che piu' e' stata
martoriata dagli anni della guerra. "Non voteremo per coloro che hanno
violentato le nostre mogli" dicono a mo' di slogan.
Qui le attese sono tutte protese al voto di domenica, a cui probabilmente si
registrera' un'affluenza altissima. Non c'e' la sfiducia che si registra
all'ovest, nella capitale; la gente crede e attende le elezioni come una
svolta decisiva per il Paese e un'uscita dall'empasse della formula 1+4, un
presidente e quattro vicepresidenti, che di fatto blocca qualunque
decisione. La presenza di osservatori internazionali e' molto ben accolta
dalla popolazione, che li vede come un'ulteriore garanzia di legittimita'
per il voto.
In questo quadro, si inserisce l'attivita' dei sessantuno osservatori
italiani, coordinati da "Beati i costruttori di pace" e "Chiama l'Africa".
Ormai tutte le equipes di coppie di osservatori sono dislocate sul
territorio del Nord e Sud Kivu, nelle citta' piu' importanti (Bukavu, Goma,
Beni, Butembo, Uvira) e nei centri dove la tensione e' piu' alta (da Matanda
a Minemwe, da Luvungi a Walungu, da Rutshuru a Masisi).
Le attivita' delle equipes procedono a pieno ritmo in questi giorni: la
presentazione alle autorita' del luogo, tra cui i responsabili della
Commissione elettorale indipendente, e la conoscenza del territorio, in
particolare dei luoghi allestiti come seggi elettorali. Da tutti loro
arrivano messaggi positivi sull'accoglienza ricevuta dalla popolazione e
dalle autorita'.
Il clima generalmente positivo e di grande attesa che si respira nel Kivu e'
in contrasto con le notizie che giungono da altre parti del Paese. In
particolare, la chiesa cattolica in queste zone e' da mesi protagonista di
un intenso lavoro di formazione della popolazione, a cui viene spiegato come
votare e con quale criterio scegliere i candidati. Folti gruppi di volontari
hanno girato per tutta la provincia, fino nei villaggi piu' remoti, per fare
incontri di educazione civica.
In relazione a quanto scritto da alcuni vescovi nei giorni scorsi, che hanno
assunto una posizione critica verso il processo elettorale, Lisa Clark e
Albino Bizzotto, responsabili di "Beati i costruttori di pace", spiegano:
"Viene dato molto credito a dichiarazioni fatte a titolo personale da due
vescovi, che sono diffuse come notizia principale se non unica. Tutte queste
informazioni vengono pero' prontamente e sistematicamente smentite, col
risultato di ottenere un'informazione distorta. Andrebbero invece
maggiormente pubblicizzate le dichiarazioni collettive dei vescovi: lo
sforzo della Chiesa, a tutti i livelli, nella formazione e nell'educazione
civica, e' stato enorme e continua senza interruzione".
Giusy Baioni
*
Bukavu, 28 luglio 2006
Piu' di 25 milioni di congolesi sono chiamati alle urne, domenica 30 luglio,
per le prime elezioni libere e democratiche della Repubblica democratica del
Congo.
Oggi, alla vigilia del silenzio della campagna elettorale, la societa'
civile della provincia del Sud Kivu si e' ritrovata a Bukavu per fare il
punto delle iniziative promosse per insegnare alla popolazione come votare
(molta parte dei congolesi e' analfabeta), come esercitare al meglio il
diritto di scelta e la liberta' e la segretezza del voto.
E' dall'inizio dell'anno che la societa' civile si sta muovendo in questo
senso affinche' le elezioni risultino davvero libere e democratiche e vedano
la partecipazione piu' ampia possibile degli aventi diritto al voto. In
particolare nel Sud Kivu ha organizzato e promosso incontri, dibattiti,
sessioni di approfondimento, iniziative di conoscenza con i diversi
candidati locali al parlamento. Ma anche partite di calcio in cui si
affrontavano squadre composte da consueti avversari (pigmei del Nord Kivu
contro pigmei del Sud Kivu in alcune localita'; autorita' civili contro
militari in altre) che, alla fine, vincitori o vinti, si abbracciavano
comunque, fornendo una simbolica testimonianza di concordia.
"Come societa' civile organizzata noi intendiamo l'insieme di associazioni
civili e ong locali che si mettono insieme e lavorano in rete - hanno
spiegato gli addetti al coordinamento incontrando gli osservatori
internazionali della societa' civile italiana - Un movimento che comprende
piu' di 1.500 organismi: ong per lo sviluppo; organizzazioni per la tutela
dei diritti dell'uomo; organizzazioni di donne; organizzazioni di giovani;
confessioni religiose; sindacati e gruppi professionali; intellettuali;
associazioni che si occupano di sport, cultura e tempo libero; associazioni
a interesse economico; associazioni caritative e umanitarie". Fondamentale
la sua presenza durante la guerra per porre un limite, con strumenti
nonviolenti, alla violenza dei banditi e dei ribelli che ha profondamente
segnato questa parte del paese.
Frutto della societa' civile congolese e' anche Renosec, la rete degli
osservatori nazionali del Congo, che si e' organizzata in vista delle
elezioni formando un gruppo di osservatori elettorali nazionali, che saranno
dislocati anche nella provincia.
Incontrando alcuni rappresentanti degli osservatori elettorali di "Beati i
costruttori di pace" e "Chiama l'Africa" a Bukavu, il coordinamento della
societa' civile congolese li ha ringraziati pubblicamente per la loro
presenza in questo momento particolare della storia del paese e per
l'accompagnamento loro offerto durante gli anni della guerra.
Cinzia  Agostini
*
Bukavu, 29 luglio 2006
Vigilia del voto, in Congo. Dopo quarantacinque anni, il Paese torna alle
urne per elezioni libere e multipartitiche. Il clima che si respira e' di
grande attesa, qui nel Kivu, regione a est di questo Stato grande otto volte
l'Italia.
Il silenzio elettorale e' stato rispettato in maniera lodevole: non solo
nessun comizio e nessuno slogan per le strade, ma addirittura nella notte
sono stati tolti tutti i manifesti elettorali che invadevano la citta'. La
gente, che fino a ieri indossava orgogliosa la t-shirt o il cappellino del
proprio candidato, oggi ha lasciato nell'armadio tutto quello che poteva
alludere al voto. Anche nei quartieri popolari e periferici, fatti di
baracche, questa attenzione e' stata scrupolosa, segno di una partecipazione
e di una educazione civica notevoli. Nei mesi e in particolare nelle
settimane scorse, sono stati infatti moltissimi gli incontri organizzati
dalla societa' civile per informare, educare, spiegare come e perche'
votare. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Tutto e' pronto per domani. Alla preapertura dei seggi, gli osservatori
nazionali e internazionali verificano che tutto sia in regola: i centres de
vote (ognuno dei quali ha circa 6.000 votanti) stanno ultimando i
preparativi e l'allestimento delle cabine elettorali; i materiali elettorali
sono arrivati gia' da qualche giorno, senza intoppi. Ad esempio a Cahi,
quartiere popolare della periferia di Bukavu, e' stato allestito anche un
bureau de vote all'interno dell'ospedale, per consentire anche ai malati di
votare.
Stanotte scrutatori, segretari, presidenti dormiranno nei centres de vote,
cosi' da essere pronti per domattina alle 5 per le prime operazioni. I seggi
si apriranno infatti alle 6 e resteranno aperti fino alle 17, dal sorgere
del sole al tramonto. Poi, quando tutti gli elettori avranno votato, si
procedera' subito allo spoglio e alla conta dei voti: la lunga notte del
Congo al suo passaggio storico.
Anche i 61 osservatori della societa' civile italiana, sparsi sul territorio
del Nord e Sud Kivu, hanno compiuto oggi verifiche e ispezioni ai centres de
vote assegnati loro. Dalla maggior parte delle 23 equipes giungono
segnalazioni sulla regolarita' dei preparativi. Da una zona soltanto e'
stato segnalato il numero non sufficiente di tamponi di inchiostro, che
serviranno agli analfabeti per contrassegnare il candidato prescelto.
L'attesa febbrile del voto pare aver placato anche le tensioni esistenti in
questa parte di Congo al confine con il Rwanda, in una sorta di tregua. Solo
da due o tre di questi luoghi sono giunte notizie di tensioni, rientrate
pero' nell'arco della giornata.
Giusy Baioni

3. ESPERIENZE. MARIA G. DI RIENZO: OBIETTORI ALLE SPESE MILITARI
[Da "Azione nonviolenta" di gennaio-febbraio 2006 (disponibile anche nel
sito: www.nonviolenti:org). Maria G. Di Rienzo (per contatti:
sheela59 at libero.it) e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di
Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra
Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne
nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005]

Dicono che si tratta di una violazione dei loro diritti umani, e si
dichiarano obiettori di coscienza. Non intendono aggiungere il denaro delle
loro tasse agli oltre 6 miliardi di sterline che la Gran Bretagna ha gia'
speso per la guerra in Iraq. I sette resistenti, per la maggior parte
quaccheri, sostengono che il loro governo sta violando, nei loro confronti,
l'articolo 9 della Convenzione europea sui diritti umani (quello che
garantisce la liberta' di manifestare la propria religione o i propri
convincimenti). E' probabile che il loro caso finisca alla Corte di
Strasburgo. I tribunali inglesi non vogliono riconoscerli quali obiettori
perche' la richiesta sarebbe stata presentata oltre i termini di legge,
cosi' essi hanno a loro volta aperto un'azione legale contro il governo. I
loro avvocati sostengono che "Lo stato e' obbligato a cercare di evitare di
mettere i suoi cittadini in una situazione estremamente dolorosa e pesante,
in cui si chiede loro di non essere leali verso i propri principi di
coscienza o di violare la legge".
Simon Heywood, portavoce del gruppo, spiega: "La questione tocca una parte
essenziale della nostra identita', religiosa o meno, quaccheri e no. La
nostra coscienza non ci consente di finanziare degli omicidi. La legge
corrente non ci accetta come obiettori, e quindi chiede la nostra
complicita' alla guerra, e ci dichiara criminali quando ci rifiutiamo di
finanziarla. E' chiaro che tale legge deve essere cambiata. Siamo peraltro
dispostissimi a versare quello stesso denaro in un fondo governativo che
persegua la pace".
Con uno straordinario sussulto di sincerita', il governo inglese ha fatto
conoscere la sua principale preoccupazione: ovvero che tale opzione, se
accettata, costituirebbe un precedente grazie al quale ad esempio gli
animalisti potrebbero dichiarare la loro obiezione a tassazioni che
andrebbero a finanziare esperimenti su animali.
Lo scorso 26 luglio, la richiesta della revisione da parte della Corte
d'appello della condanna ricevuta per non aver pagato il 10% delle tasse, e'
stata rifiutata ai sette obiettori dopo tre ore di dibattimento, durante il
quale il giudice ha dovuto pero' convenire su molte delle loro
argomentazioni. Il punto chiave di questa sentenza, per quanto spiacevole
nel suo insieme, sta nel fatto che il giudice ha riconosciuto che il caso
dovrebbe essere dibattuto dalla Corte europea. I sette hanno comunque
reiterato il loro rifiuto di finanziare le spese militari e la guerra.
Come sapete, l'obiezione fiscale alle spese militari in questo senso ha una
lunga ed onorevole storia: la novita' nella vicenda degli obiettori inglesi
sta nell'aver denunciato il governo per la violazione dei propri diritti
umani. Questo ha avuto parecchi effetti positivi sul sostegno da parte
dell'opinione pubblica e sull'interesse dei media, che probabilmente non ci
sarebbero stati se il rifiuto di pagare le tasse fosse stato contenuto
all'interno della consueta cornice: obiezione fiscale, azione legale
intentata dal governo, dibattimento in tribunale, condanna, conferma
dell'obiezione, carcere.
Mettere il proprio oppositore in condizione di doversi esso stesso
scagionare da un'accusa moralmente ineccepibile (in nome di quale etica
neghi la nostra sottrazione alla complicita' in delitti?), suffragata da un
impegno internazionale che esso ha sottoscritto (la Convenzione europea sui
diritti umani), e nel contempo offrire una via d'uscita comune (paghiamo
quei soldi, se finanziano la pace), e' un esempio di come una classica
azione nonviolenta sia stata produttivamente elaborata in maniera da
ampliarne l'efficacia.

4. RIFLESSIONE. LEV TOLSTOJ: TORNATE IN VOI
[Da Lev Tolstoj, Perche' la gente si droga? E altri saggi su societa',
politica, religione, Mondadori, Milano 1988, p. 205. Lev Tolstoj, nato nel
1828 e scomparso nel 1910, non solo grandissimo scrittore, ma anche
educatore e riformatore religioso e sociale, propugnatore della nonviolenza.
Opere di Lev Tolstoj: tralasciando qui le opere letterarie (ma cfr. almeno
Tutti i romanzi, Sansoni, Firenze 1967; e Tutti i racconti, Mondadori,
Milano 1991, 2005), della gigantesca pubblicistica tolstojana segnaliamo
particolarmente almeno Quale scuola, Emme, Milano 1975, Mondadori, Milano
1978; La confessione, SE, Milano 1995; Perche' la gente si droga? e altri
saggio su societa', politica, religione, Mondadori, Milano 1988; Il regno di
Dio e' in voi, Bocca, Roma 1894, poi Publiprint-Manca, Trento-Genova 1988;
La legge della violenza e la legge dell'amore, Edizioni del Movimento
Nonviolento, Verona 1998; La vera vita, Manca, Genova 1991; l'antologia
Tolstoj verde, Manca, Genova 1990. Opere su Lev Tolstoj: dal nostro punto di
vista segnaliamo particolarmente Pier Cesare Bori, Gianni Sofri, Gandhi e
Tolstoj, Il Mulino, Bologna 1985; Pier Cesare Bori, Tolstoj, Edizioni
cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; Pier Cesare Bori,
L'altro Tolstoj, Il Mulino, Bologna 1995; Amici di Tolstoi (a cura di),
Tolstoi il profeta, Il segno dei Gabrielli, S. Pietro in Cariano (Vr) 2000]

Tornate in voi, fratelli, non ascoltate ne' quei farabutti che fin
dall'infanzia vi contagiano con il diabolico spirito del patriottismo, che
e' contrario al bene e alla verita', e serve soltanto a privarvi dei vostri
averi, e della vostra liberta', e della vostra dignita' umana; ne' quei
vecchi imbroglioni che predicano la guerra nel nome di un dio che hanno
inventato loro stessi...

5. RIFLESSIONE. MOHANDAS K. GANDHI: LA MORALE
[Da Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino
1973, 1996, p. 354 (e' un brano da un articolo apparso su "Harijan" del 7
luglio 1947). Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e
profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della
nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio
d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di
convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra,
avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro
la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della
nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito
del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico.
Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la
teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione
economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il
30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di
quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e
che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti
discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione,
della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un
giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una
natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere
contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua
riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede
significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In
italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza,
Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e
autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la
liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton;
Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura
della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e
fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi
sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di
frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da
Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio
pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato
l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi
ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali
della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono
stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi
massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda
il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza
civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi:
tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente
accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro
di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung,
Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente
detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il
Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il
Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il
Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e'
quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia
cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti
nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente
utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L.
Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti
Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci,
Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di
Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti
pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero
nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark
Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini,
L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con
la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini)
2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi
in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006]

La morale che si puo' legittimamente trarre dalla spaventosa tragedia
provocata dalla bomba atomica e' che una bomba non puo' essere distrutta da
un'altra bomba, come la violenza non puo' essere eliminata dalla violenza.
Il genere umano puo' liberarsi dalla violenza soltanto ricorrendo alla
nonviolenza.

6. RIFLESSIONE. ALDO CAPITINI: LA PRIMA COSA
[Da Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, p. 388
(e' un frammento da un articolo del 1965). Aldo Capitini e' nato a Perugia
nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile
promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel
1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in
Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a
cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo
Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di
testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle
conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di
Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della
nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti
autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova
edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul
Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza
dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991;
e la recentissima antologia degli scritti (a cura di Mario Martini,
benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni
Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail:
azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e
possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu'
reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza
religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la
pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un
volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di
Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata,
Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini:
oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio
di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo
Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno
schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio
Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole
(Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra
religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo
Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini,
Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un
profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze
2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze
2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi,
Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una
bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito
citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito
dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it,
altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un
altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a
Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni:
l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803,
e-mail: azionenonviolenta at sis.it]

Per noi il rifiuto della violenza, della tortura, della guerra, dell'impero
(di qualsiasi Stato), e' la prima cosa. Resta poi da portare avanti
instancabilmente e dappertutto il dialogo come trattativa, accordo,
regolamentazione giuridica che riconosce le ragioni delle parti, e la
nonviolenza come attivissima apertura amorevole...

7. RIFLESSIONE. MARTIN LUTHER KING: MI RIFIUTO
[Da Martin Luther King, "I have a dream", Mondadori, Milano 2000, 2001, p.
264. Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi
all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo
stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama.
Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta
nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti
degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di
attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther
King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994
(edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di
Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona
1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura
di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; cfr. anche: Marcia
verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta,
Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non
possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos
o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press,
e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther
King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono
usciti sinora cinque volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve
(January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 -
November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4.
Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New
Decade (January 1959 - December 1960); ulteriori informazioni nel sito:
www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Arnulf Zitelmann,
Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996;
Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004. Esistono
altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King,
Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di
non particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio critico
approfondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin Luther
King (anche contestualizzandole e confrontandole con altre contemporanee
personalita', riflessioni ed esperienze di resistenza antirazzista in
America). Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile
1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia essenziale]

Mi rifiuto di accettare l'idea che l'umanita' sia incatenata con nodi
tragicamente indissolubili alla notte senza stelle del razzismo e della
guerra.

8. RIFLESSIONE. ERNESTO BALDUCCI: O NON SARANNO
[Da Ernesto Balducci, Il terzo millennio, Bompiani, Milano 1981, p. 185.
Ernesto Balducci e' nato a Santa Fiora (in provincia di Grosseto) nel 1922,
ed e' deceduto a seguito di un incidente stradale nel 1992. Sacerdote,
insegnante, scrittore, organizzatore culturale, promotore di numerose
iniziative di pace e di solidarieta'. Fondatore della rivista
"Testimonianze" nel 1958 e delle Edizioni Cultura della Pace (Ecp) nel 1986.
Oltre che infaticabile attivista per la pace e i diritti, e' stato un
pensatore di grande vigore ed originalita', le cui riflessioni ed analisi
sono decisive per un'etica della mondialita' all'altezza dei drammatici
problemi dell'ora presente. Opere di Ernesto Balducci: segnaliamo
particolarmente alcuni libri dell'ultimo periodo: Il terzo millennio
(Bompiani); La pace. Realismo di un'utopia (Principato), in collaborazione
con Lodovico Grassi; Pensieri di pace (Cittadella); L'uomo planetario
(Camunia, poi Ecp); La terra del tramonto (Ecp); Montezuma scopre l'Europa
(Ecp). Si vedano anche l'intervista autobiografica Il cerchio che si chiude
(Marietti); la raccolta postuma di scritti autobiografici Il sogno di una
cosa (Ecp); la raccolta postuma di scritti su temi educativi Educazione come
liberazione (Libreria Chiari); il manuale di storia della filosofia, Storia
del pensiero umano (Cremonese); ed il corso di educazione civica Cittadini
del mondo (Principato), in collaborazione con Pierluigi Onorato. Opere su
Ernesto Balducci: cfr. i due fondamentali volumi monografici di
"Testimonianze" a lui dedicati: Ernesto Balducci, "Testimonianze" nn.
347-349, 1992; ed Ernesto Balducci e la lunga marcia dei diritti umani,
"Testimonianze" nn. 373-374, 1995; un'ottima rassegna bibliografica
preceduta da una precisa introduzione biografica e' il libro di Andrea
Cecconi, Ernesto Balducci: cinquant'anni di attivita', Libreria Chiari,
Firenze 1996; recente e' il libro di Bruna Bocchini Camaiani, Ernesto
Balducci. La Chiesa e la modernita', Laterza, Roma-Bari 2002; cfr. anche
almeno Enzo Mazzi, Ernesto Balducci e il dissenso creativo, Manifestolibri,
Roma 2002; e AA. VV., Verso l'"uomo inedito", Fondazione Ernesto Balducci,
San Domenico di Fiesole (Fi) 2004. Per contattare la Fondazione Ernesto
Balducci: tel. 055599147, e-mail: feb at fol.it, sito:
www.fondazionebalducci.it]

Gli uomini del futuro o saranno uomini di pace o non saranno.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1372 del 30 luglio 2006

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