Minime. 10



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 10 del 24 febbraio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Giobbe Santabarbara: Una storiella vecchia, anzi: una vecchia storia
2. Cecilia Strada: Afghanistan, un paese distrutto
3. Maso Notarianni: Il paradosso della politica italiana
4. Ingenue le domande di un passante ignaro
5. Riletture: Eugene Minkowski, Trattato di psicopatologia
6. Riletture: Mario Rossi Monti, Psichiatria e fenomenologia
7. Riletture: Jan Hendrik Van den Berg, Fenomenologia e psichiatria
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. AL BAR DELLO SPORT. GIOBBE SANTABARBARA: UNA STORIELLA VECCHIA, ANZI: UNA
VECCHIA STORIA

L'Avversario fece poi questa proposta a quello che nel deserto digiunava
ormai da quaranta giorni: Se voti a favore della guerra ammazzero' solo
meta' delle persone che ammazzerebbe la coalizione opposta. Diventi complice
di una strage, certo, ma di una strage dimezzata rispetto alla strage che
farebbero gli altri.
Quel Digiunatore rispose: Di nessuna strage sono disposto a rendermi
complice. Ma tutte intendo contrastarle.
E l'Avversario: E se ti nominassi sottosegretario?
Certa gente proprio non sa quando e' il caso di smettere di insistere.

2. DI QUESTO. CECILIA STRADA: AFGHANISTAN, UN PAESE DISTRUTTO
[Dal sito www.peacereporter.net riprendiamo il seguente articolo del 21
febbraio 2007.
Cecilia Strada, figlia di Gino Strada, impegnata in Emergency, e'
giornalista e documentarista]

La guerra
Nel 2006 il conflitto in Afghanistan ha ucciso piu' di seimila persone.
Dall'inizio del 2007, invece, si sono gia' contati piu' di 500 morti.
Considerando che nei mesi invernali le attivita' militari sono ridotte a
causa della neve che blocca gran parte del paese, e che nei primi due mesi
del 2006 si erano contate poco piu' di 200 vittime, quest'anno sembra
annunciarsi particolarmente sanguinoso. Negli ultimi mesi l'epicentro della
guerra e' a sud, in particolare nelle province di Kandahar e Uruzgan, e in
quella di Helmand, dove i talebani hanno conquistato due distretti in
quindici giorni. Ma il conflitto e' ormai esteso anche alle province
orientali, a ridosso del confine pachistano, e si sta allargando a ovest,
nella zona sotto il comando militare italiano. Continuano gli attentati
suicidi contro le truppe della coalizione, che coinvolgono anche la
popolazione civile, e i talebani hanno annunciato di essere pronti a
sferrare l'offensiva di primavera con almeno diecimila combattenti.
Continuano anche i bombardamenti dell'aviazione Nato nel sud. Ogni raid
aereo provoca decine di morti: tutti talebani, secondo il comando della
Nato, quasi sempre civili secondo gli abitanti delle zone colpite. I civili
muoiono anche colpiti dalle pallottole delle truppe straniere e
dell'esercito afgano, che aprono il fuoco contro chiunque si avvicini troppo
ai loro convogli. A ogni episodio, le scuse ufficiali della Nato non bastano
a placare la rabbia della popolazione, sempre piu' insofferente rispetto
alla presenza straniera.
*
Democrazia e governo centrale
L'Afghanistan sulla carta e' una democrazia parlamentare, ma di fatto
continua ad essere amministrato a livello locale da forme di governo
tribali. Fuori dalla capitale il potere del governo centrale cede il passo a
quello dei leader religiosi (mullah e maulawi) e alle assemblee degli
anziani (shura) che nei singoli villaggi dirimono controversie, amministrano
la giustizia, gestiscono le risorse. Il presidente Hamid Karzai,
ironicamente ribattezzato dagli afgani "il sindaco di Kabul", e' considerato
dalla maggior parte della popolazione una marionetta nelle mani delle
potenze straniere. Nel parlamento afgano siedono perlopiu' signori della
guerra, che grazie alle elezioni del 2005 hanno potuto confermare a livello
istituzionale il potere che gia' detenevano grazie al loro peso militare. I
pochi deputati non compromessi si lamentano di avere le mani legate dalla
maggioranza, che impedisce vere riforme in senso democratico per mantenere
intatto il proprio potere. Il 20 febbraio 2007, tra le proteste di questa
minoranza, la camera alta del Parlamento ha approvato una legge, gia'
passata alla camera bassa, che "in nome della riconciliazione nazionale"
garantisce l'amnistia a tutti coloro che hanno preso parte al conflitto che
ha insanguinato il paese negli ultimi 25 anni: i criminali di guerra possono
tirare un sospiro di sollievo, certi che non potranno piu' essere
perseguiti.
*
Economia
Con un Pil procapite di 800 dollari (poco piu' di 600 euro) l'anno,
l'Afghanistan continua a essere uno dei paesi piu' poveri al mondo. L'80%
degli afgani e' occupato nell'agricoltura, di questi il 12% ha come unica
fonte di sussistenza la coltivazione di papavero da oppio. La meta' della
popolazione vive sotto la soglia di poverta'. La precaria situazione
economica e' uno dei fattori decisivi nel reclutamento di combattenti da
parte della guerriglia contro le truppe straniere: una recente ricerca nelle
province meridionali di Helmand e Kandahar ha rivelato che, mentre lo
stipendio di un afgano impiegato nell'esercito o nella polizia arriva a
circa 30 euro al mese, chi combatte per i talebani viene pagato con somme
che vanno dai 150 ai 450 euro al mese.
*
I diritti umani
Per la maggior parte degli afgani, i diritti umani esistono solo sulla
carta. La condizione delle donne non ha subito quei drastici miglioramenti
che la comunita' internazionale si aspettava, e nella gran parte del paese
la situazione e' cambiata ben poco rispetto all'epoca talebana. Fawzia
Koofi, vicepresidente della camera bassa del parlamento afgano, ha
recentemente sottolineato che "secondo i dati Unifem, il 65% delle
cinquantamila vedove di Kabul pensa al suicidio come unica via di uscita. La
maggioranza delle donne afgane e' vittima di violenza e vive in media circa
vent'anni in meno rispetto alle donne negli altri paesi del mondo". I
matrimoni forzati sono all'ordine del giorno, cosi' come la violenza
domestica. Al di fuori delle grandi citta', alle donne e' raramente concesso
lavorare fuori casa. Il diritto all'istruzione continua ad essere ampiamente
negato alle bambine, specialmente nel sud del paese. Il diritto alla salute
soffre della mancanza di infrastrutture sanitarie qualificate nella maggior
parte del paese e, ad eccezione di qualche ospedale gestito dalle
organizzazioni non governative, le strutture sanitarie esistenti sono a
pagamento.
*
La lotta alla droga
Il programma anti-narcotraffico si e' finora dimostrato un fallimento,
costato diverse decine di milioni di dollari. Nel 2006, secondo un rapporto
delle Nazioni Unite, la produzione di oppio e' aumentata del 59% rispetto
all'anno precedente, e l'Afghanistan ormai detiene il monopolio pressoche'
totale della produzione di eroina nel mondo. Le campagne di eradicazione
delle colture, intraprese del governo afgano nelle province meridionali,
stanno scatenando gli scontri fra l'esercito afgano e i contadini che
cercano di difendere i loro campi.

3. RIFLESSIONE. MASO NOTARIANNI: IL PARADOSSO DELLA POLITICA ITALIANA
[Dal sito www.peacereporter.net riprendiamo il seguente articolo del 21
febbraio 2007.
Maso Notarianni, giornalista, e' impegnato nell'esperienza
dell'organizzazione umanitaria Emergency e dirige "Peacereporter"]

La maggioranza si e' frantumata su un tema fondamentale come quello della
politica estera. Su due questioni, una presente e l'altra incombente
sull'aula, come la guerra afgana e l'allargamento della Base Usa di Vicenza.
Da tempo il "paese reale" che Prodi governa, o governava, stava spingendo
per una politica concreta di rifiuto della guerra. Di ripudio della guerra,
come dice la nostra Costituzione che si continua a citare a sproposito.
Lo ha detto con manifestazioni enormi, con mille e mille iniziative locali,
lo ha detto attraverso i sondaggi, l'ultimo di ieri.
Chi ci ha governato, prima Berlusconi e poi Prodi, ha rifiutato qualsiasi
ragionamento su questo tema, ha respinto al mittente ogni tentativo di
discussione e di critica. Discussioni e critiche che invece, in altri paesi,
hanno trovato spazio nei media e nelle stanze della politica. Persino negli
Stati Uniti d'America.
Qui, invece, si e' scelto di mischiare le parole, di storpiare il
vocabolario, di stravolgere il senso compiuto delle frasi, di camuffare la
realta', di nascondersi dietro l'ipocrisia, continuando a sostenere che noi,
in Afghanistan come in Iraq siamo andati in missione di pace, a portare la
pace, quando invece e' ovvio, banale e lo sanno anche i polli, che nell'uno
e nell'altro paese siamo andati in guerra.
Ma la politica del palazzo (e dei tanti sottopalazzi, sempre piu' diffusi)
e' talmente paradossale che, adesso, se cade Prodi, arrivera' di certo un
governo peggiore. Anche, forse soprattutto in politica estera.
E questo rende sempre piu' evidente, clamorosa, e clamorosamente pericolosa,
la distanza tra la classe politica e la vita concreta, le aspirazioni e i
sogni dei cittadini di questo paese.
E questa e' una situazione che dovrebbe fare paura. Quasi come fa paura la
guerra.

4. PER STRADA. INGENUE LE DOMANDE DI UN PASSANTE IGNARO

Un movimento che si oppone alla guerra e ai suoi strumenti (il riarmo, il
militarismo...) avra' o no il diritto e il dovere di esprimere la sua
opposizione - democratica, pacifica, nonviolenta - alla guerra e alla
politica militarista, riarmista, razzista?
Un movimento che si oppone al terrorismo, sia quando e' terrorismo di
singoli, sia quando e' terrorismo di gruppi, sia quando e' terrorismo di
stati, avra' o no il diritto e il dovere di esprimere la sua opposizione -
democratica, pacifica, nonviolenta - ad ogni terrorismo e ad ogni politica
che il terrorismo avalli, sostenga, provochi, alimenti?
Un movimento che crede che la nonviolenza sia l'unica grande idea politica
adeguata alla distretta presente dell'umanita', avra' o no il diritto e il
dovere di proporre la scelta della nonviolenza come principio d'azione
politica, come criterio giuriscostituente, come inveramento della
democrazia?
*
O siamo gia' arrivati al punto che chi si oppone alla guerra e alle stragi
deve essere ridotto al silenzio?
O siamo gia' arrivati al punto che chi si impegna per il rispetto della
legalita' costituzionale deve essere messo a tacere?
La guerra porta il fascismo.
Il militarismo e' incompatibile con la democrazia.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

5. RILETTURE. EUGENE MINKOWSKI: TRATTATO DI PSICOPATOLOGIA
Eugene Minkowski, Trattato di psicopatologia, Feltrinelli, Milano 1973, pp.
566. Ultima opera di Minkowski (Pietroburgo 1885 - Parigi 1972) e per piu'
versi sintesi della sua riflessione, e' un'opera la cui lettura ancora
raccomandiamo vivamente.

6. RILETTURE. MARIO ROSSI MONTI: PSICHIATRIA E FENOMENOLOGIA
Mario Rossi Monti, Psichiatria e fenomenologia, Loescher, Torino 1978, pp.
268. Una utile antologia che introduce alla conoscenza del grande contributo
della fenomenologia alla teoria, alla pratica, alla critica della
psichiatria.

7. RILETTURE. JAN HENDRIK VAN DEN BERG: FENOMENOLOGIA E PSICHIATRIA
Jan Hendrik Van den Berg, Fenomenologia e psichiatria, Bompiani, Milano
1961, 1971, pp. 120. Un saggio agile, rigoroso, appassionante.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 10 del 24 febbraio 2007

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