Minime. 65



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 65 del 20 aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Piero Calamandrei: Epigrafi per donne, uomini e citta' della Resistenza
2. Anna Bravo: Resistenza civile (parte prima)
3. Una lettera-appello di Francesca Brezzi e Irene Giacobbe per la
democrazia paritaria (2006)
4. Elena Loewenthal presenta "Due lettere sulla banalita' del male" di
Hannah Arendt e Gershom Scholem
5. Riletture: Marcello Flores, L'eta' del sospetto
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. MEMORIA. PIERO CALAMANDREI: EPIGRAFI PER DONNE, UOMINI E CITTA' DELLA
RESISTENZA
[I testi che qui ancora una volta riproponiamo sono estratti dal libro di
discorsi, scritti ed epigrafi di Piero Calamandrei, Uomini e citta' della
Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza, Bari
1977 (l'edizione da cui citiamo), poi riproposto da Linea d'ombra, Milano
1994, e nuovamente da Laterza nel 2006.
Piero Calamandrei, nato a Firenze nel 1889 ed ivi deceduto nel 1956,
avvocato, giurista, docente universitario, antifascista limpido ed
intransigente, dopo la Liberazione fu costituente e parlamentare, fondatore
ed animatore della rivista "Il Ponte", impegnato nelle grandi lotte civili.
Dal sito dell'Anpi di Roma (www.romacivica.net/anpiroma) riprendiamo la
seguente notizia biografica su Piero Calamandrei: "Nato a Firenze nel 1889.
Si laureo' in legge a Pisa nel 1912; nel 1915 fu nominato per concorso
professore di procedura civile all'Universita' di Messina; nel 1918 fu
chiamato all'Universita' di Modena, nel 1920 a quella di Siena e nel 1924
alla nuova Facolta' giuridica di Firenze, dove ha tenuto fino alla morte la
cattedra di diritto processuale civile. Partecipo' alla Grande Guerra come
ufficiale volontario combattente nel 218mo reggimento di fanteria; ne usci'
col grado di capitano e fu successivamente promosso tenente colonnello.
Subito dopo l'avvento del fascismo fece parte del consiglio direttivo
dell'"Unione Nazionale" fondata da Giovanni Amendola. Durante il ventennio
fascista fu uno dei pochi professori che non ebbe ne' chiese la tessera
continuando sempre a far parte di movimenti clandestini. Collaboro' al "Non
mollare", nel 1941 aderi' a "Giustizia e Liberta'" e nel 1942 fu tra i
fondatori del Partito d'Azione. Assieme a Francesco Carnelutti e a Enrico
Redenti fu uno dei principali ispiratori dei Codice di procedura civile del
1940, dove trovarono formulazione legislativa gli insegnamenti fondamentali
della scuola di Chiovenda. Si dimise da professore universitario per non
sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli veniva richiesta
dal Rettore del tempo. Nominato Rettore dell'Universita' di Firenze il 26
luglio 1943, dopo l'8 settembre fu colpito da mandato di cattura, cosicche'
esercito' effettivamente il suo mandato dal settembre 1944, cioe' dalla
liberazione di Firenze, all'ottobre 1947. Presidente del Consiglio nazionale
forense dal 1946 alla morte, fece parte della Consulta Nazionale e della
Costituente in rappresentanza del Partito d'Azione. Partecipo' attivamente
ai lavori parlamentari come componente della Giunta delle elezioni della
commissione d'inchiesta e della Commissione per la Costituzione. I suoi
interventi nei dibattiti dell'assemblea ebbero larga risonanza: specialmente
i suoi discorsi sul piano generale della Costituzione, sugli accordi
lateranensi, sulla indissolubilita' del matrimonio, sul potere giudiziario.
Nel 1948 fu deputato per "Unita' socialista". Nel 1953 prese parte alla
fondazione del movimento di "Unita' popolare" assieme a Ferruccio Parri,
Tristano Codignola e altri. Accademico nazionale dei Lincei, direttore
dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Universita' di Firenze,
direttore con Carnelutti della "Rivista di diritto processuale", con Finzi,
Lessona e Paoli della rivista "Il Foro toscano" e con Alessandro Levi del
"Commentario sistematico della Costituzione italiana", nell'aprile del 1945
fondo' la rivista politico-letteraria "Il Ponte". Mori' a Firenze nel 1956".
Tra le opere di Piero Calamandrei segnaliamo particolarmente Uomini e citta'
della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza,
Roma-Bari 1977, poi riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994, e nuovamente
ripubblicato da Laterza recentemente]

VIVI E PRESENTI CON NOI
FINCHE' IN LORO
CI RITROVEREMO UNITI

MORTI PER SEMPRE
PER NOSTRA VILTA'
QUANDO FOSSE VERO
CHE SONO MORTI INVANO

(In limine al libro Uomini e citta' della Resistenza)

*

DA QUESTA CASA
OVE NEL 1925
IL PRIMO FOGLIO CLANDESTINO ANTIFASCISTA
DETTE ALLA RESISTENZA LA PAROLA D'ORDINE
NON MOLLARE
FEDELI A QUESTA CONSEGNA
COL PENSIERO E COLL'AZIONE
CARLO E NELLO ROSSELLI
SOFFRENDO CONFINI CARCERI ESILII
IN ITALIA IN FRANCIA IN SPAGNA
MOSSERO CONSAPEVOLI PER DIVERSE VIE
INCONTRO ALL'AGGUATO FASCISTA
CHE LI RICONGIUNSE NEL SACRIFICIO
IL 9 GIUGNO 1937
A BAGNOLES DE L'ORNE
MA INVANO SI ILLUSERO GLI OPRESSORI
DI AVER FATTO LA NOTTE SU QUELLE DUE FRONTI
QUANDO SPUNTO' L'ALBA
SI VIDERO IN ARMI
SU OGNI VETTA D'ITALIA
MILLE E MILLE COL LORO STESSO VOLTO
VOLONTARI DELLE BRIGATE ROSSELLI
CHE SULLA FIAMMA RECAVANO IMPRESSO
GRIDO LANCIATO DA UN POPOLO ALL'AVVENIRE
GIUSTIZIA E LIBERTA'

(Epigrafe sulla casa dei fratelli Rosselli, in Firenze, via Giusti n. 38)

*

GIUSTIZIA E LIBERTA'

PER QUESTO MORIRONO
PER QUESTO VIVONO

(Epigrafe sulla tomba dei fratelli Rosselli, nel cimitero di Trespiano -
Firenze)

*

NON PIU' VILLA TRISTE
SE IN QUESTE MURA
SPIRITI INNOCENTI E FRATERNI
ARMATI SOL DI COSCIENZA
IN FACCIA A SPIE TORTURATORI CARNEFICI
VOLLERO
PER RISCATTARE VERGOGNA
PER RESTITUIR DIGNITA'
PER NON RIVELARE IL COMPAGNO
LANGUIRE SOFFRIRE MORIRE
NON TRADIRE

(Epigrafe sulla villa di via Bolognese, a Firenze - dove fu la sede della
banda Carita' - nella quale Enrico Bocci fu torturato: e che fu chiamata in
quei mesi "Villa triste")

*

GIANFRANCO MATTEI
DOCENTE UNIVERSITARIO DI CHIMICA
NELL'ORA DELL'AZIONE CLANDESTINA
FECE DELLA SUA SCIENZA
ARMA PER LA LIBERTA'
COMUNIONE COL SUO POPOLO
SILENZIOSA SCELTA DEL MARTIRIO

SU QUESTA CASA OVE NACQUE
RIMANGANO INCISE
LE ULTIME PAROLE SCRITTE NEL CARCERE
QUANDO SOTTRASSE AL CARNEFICE
E INVITTA CONSEGNO' ALL'AVVENIRE
LA CERTEZZA DELLA SUA FEDE
"SIATE FORTI - COME IO LO FUI"

Milano 11 dicembre 1916 - Roma febbraio 1944

(Epigrafe sulla casa di Milano, ove nacque l'11 dicembre 1916 Gianfranco
Mattei)

*

LA MADRE

QUANDO LA SERA TORNAVANO DAI CAMPI
SETTE FIGLI ED OTTO COL PADRE
IL SUO SORRISO ATTENDEVA SULL'USCIO
PER ANNUNCIARE CHE IL DESCO ERA PRONTO
MA QUANDO IN UN UNICO SPARO
CADDERO IN SETTE DINANZI A QUEL MURO
LA MADRE DISSE
NON VI RIMPROVERO O FIGLI
D'AVERMI DATO TANTO DOLORE
L’AVETE FATTO PER UN'IDEA
PERCHE' MAI PIU' NEL MONDO ALTRE MADRI
DEBBAN SOFFRIRE LA STESSA MIA PENA
MA CHE CI FACCIO QUI SULLA SOGLIA
SE PIU' LA SERA NON TORNERETE
IL PADRE E' FORTE E RINCUORA I NIPOTI
DOPO UN RACCOLTO NE VIENE UN ALTRO
MA IO SONO SOLTANTO UNA MAMMA
O FIGLI CARI
VENGO CON VOI

(Epigrafe dettata per il busto, collocato nella sala del consiglio del
Comune di Campegine, di Genoveffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi,
morta di dolore poco dopo la loro fucilazione)

*

A POCHI METRI DALL'ULTIMA CIMA
AVVOLTA NEL NEMBO
QUALCUNO PIU' SAGGIO DISSE SCENDIAMO
MA LIVIO COMANDA
QUANDO UN'IMPRESA SI E' COMINCIATA
NON VALE SAGGEZZA
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE

DALLA MONTAGNA NERA
DOPO DIECI ANNI DAL PRIMO CONVEGNO
S'AFFACCIANO LE OMBRE IN VEDETTA
L'HANNO RICONOSCIUTO
SVENTOLANO I VERDI FAZZOLETTI
RICANTAN LE VECCHIE CANZONI
E' LIVIO CHE SALE
E' IL LORO CAPO
CHE PER NON RINUNCIARE ALLA VETTA
TRA I MORTI GIOVANI
GIOVANE ANCH'EGLI
E' VOLUTO RESTARE

ASCIUGHIAMO IL PIANTO
GUARDIAMO SU IN ALTO
IN CERCA DI TE
COME TI VIDERO I TEDESCHI FUGGENTI
FERMO SULLA RUPE
LE SPALLE QUADRATE MONTANARE
LA MASCHIA FRONTE OSTINATA
L'OCCHIO ACCESO DI DOLCE FIEREZZA
FACCI UN CENNO LIVIO
SE VACILLEREMO
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE
ANCHE SE QUESTO
E'
MORIRE

(Epigrafe per la morte di Livio Bianco avvenuta nel luglio del 1953, per una
sciagura di montagna)

*

DALL'XI AGOSTO MCMXLIV
NON DONATA MA RICONQUISTATA
A PREZZO DI ROVINE DI TORTURE DI SANGUE
LA LIBERTA'
SOLA MINISTRA DI GIUSTIZIA SOCIALE
PER INSURREZIONE DI POPOLO
PER VITTORIA DEGLI ESERCITI ALLEATI
IN QUESTO PALAZZO DEI PADRI
PIU' ALTO SULLE MACERIE DEI PONTI
HA RIPRESO STANZA
NEI SECOLI

(Epigrafe apposta dopo la liberazione sulla parete di Palazzo Vecchio che
guarda Via dei Gondi, a Firenze)

*

SULLE FOSSE DEL VOSTRO MARTIRIO
NEGLI STESSI CAMPI DI BATTAGLIA
O SUPPLIZIATI DI BELFIORE
O VOLONTARI DI CURTATONE E MONTANARA
DOPO UN SECOLO
MANTOVA VI AFFIDA
QUESTI SUOI CADUTI DELLA GUERRA PARTIGIANA

COME VOI SONO ANDATI INCONTRO ALLA MORTE
A FRONTE ALTA CON PASSO SICURO
SENZA VOLTARSI INDIETRO
ACCOGLIETELI OMBRE FRATERNE
SONO DELLA VOSTRA FAMIGLIA

MUTANO I VOLTI DEI CARNEFICI
RADETZKY O KESSELRING
VARIANO I NOMI DELLE LIBERAZIONI
RISORGIMENTO O RESISTENZA
MA L'ANELITO DEI POPOLI E' UNO
NELLA STORIA DOVE I SECOLI SONO ATTIMI
LE GENERAZIONI SI TRASMETTONO
QUESTA FIAMMA RIBELLE
PATIBOLI E TORTURE NON LA SPENGONO
DOPO CENT'ANNI
QUANDO L'ORA SPUNTA
I CIMITERI CHIAMANO LIBERTA'
DA OGNI TOMBA BALZA UNA GIOVANE SCHIERA
L'AVANZATA RIPRENDE
FINO A CHE OGNI SCHIAVITU' SARA' BANDITA
DAL MONDO PACIFICATO

(Epigrafe murata nella sala del Palazzo Provinciale di Mantova nel primo
decennale della Resistenza, giugno 1954)

*

RITORNO DI KESSELRING

NON E' PIU' VERO NON E' PIU' VERO
O FUCILATI DELLA RESISTENZA
O INNOCENTI ARSI VIVI
DI SANT'ANNA E DI MARZABOTTO
NON E' PIU' VERO
CHE NEL ROGO DEI CASALI
DIETRO LE PORTE INCHIODATE
MADRI E CREATURE
TORCENDOSI TRA LE FIAMME
URLAVANO DISPERATAMENTE PIETA'

AI CAMERATI GUASTATORI
CHE SI GLORIARONO DI QUELLE GRIDA
SIA RESA ALFINE GIUSTIZIA
RIPRENDANO TORCE ED ELMETTI
SI SCHIERINO IN PARATA
ALTRI ROGHI DOVRANNO ESSERE ACCESI
PER LA FELICITA' DEL MONDO

NON PIU' FIORI PER LE VOSTRE TOMBE
SONO STATI TUTTI REQUISITI
PER FARE LA FIORITA
SULLE VIE DEL LORO RITORNO
LI COMANDERA' ANCORA
COLL'ONORE MILITARE
CUCITO IN ORO SUL PETTO
IL CAMERATA KESSELRING
IL VOSTRO ASSASSINO

*

IL MONUMENTO A KESSELRING

LO AVRAI
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA'
A DECIDERLO TOCCA A NOI

NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITA'
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE

MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIU' DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI SI ADUNARONO
PER DIGNITA' NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO

SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE
RESISTENZA

(Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952)

*

ALL'OMBRA DI QUESTE MONTAGNE
IL 12 SETTEMBRE 1943
POCHI RIBELLI QUI CONVENUTI
ARMATI DI FEDE E NON DI GALLONI
FURONO LA PRIMA PATTUGLIA
DELLA RESISTENZA PIEMONTESE
CHE DOPO DUE INVERNI
CON DUCCIO E LIVIO AL COMANDO
PER OGNI CADUTO CENTO SOPRAGGIUNTI
DIVENTO'
L'ESERCITO DI GIUSTIZIA E LIBERTA'
DILAGANTE VITTORIOSO IN PIANURA

NEL PRIMO DECENNALE
I VIVI SALUTANO I MORTI
DORMITE IN PACE COMPAGNI
L’IMPEGNO DI MARCIARE INSIEME
VERSO L'AVVENIRE
NON E' CADUTO

(Epigrafe murata sulla Chiesa di Madonna del Colletto, inaugurata il 27
settembre 1953 con un discorso di Ferruccio Parri)

*

CONTRO OGNI RITORNO

INERMI BORGATE DELL'ALPE
ASILO DI RIFUGIATI
PRESE D'ASSALTO COI LANCIAFIAMME
ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI
I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI
FOSSE NOTTURNE SCAVATE
DAGLI ASSASSINI IN FUGA
PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI
QUESTO VI RIUSCI'

S. TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA
FORNO MOMMIO TRAVERDE S. ANNA S. LEONARDO
SCRIVETE QUESTI NOMI
SON LE VOSTRE VITTORIE
MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO
DI DOVE IL POPOLO APUANO
CAVATORI E PASTORI
E LE LORO DONNE STAFFETTE
TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA'
VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA
QUESTO NON VI RIUSCI'
ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI

E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE
CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA
MA QUESTA PACE NON E' OBLIO
STANNO IN VEDETTA
QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D'ORO
AL VALORE PARTIGIANO
TAGLIENTI COME LAME
IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL'ERTA
CONTRO OGNI RITORNO

(Epigrafe scolpita sul marmo della stele commemorativa delle Fosse del
Frigido, inaugurata il 21 ottobre 1954)

*

FANTASMI

NON RAMMARICATEVI
DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA
SE GIU' AL PIANO
NELL'AULA OVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE
MURATA COL VOSTRO SANGUE
SONO TORNATI
DA REMOTE CALIGINI
I FANTASMI DELLA VERGOGNA
TROPPO PRESTO LI AVEVAMO DIMENTICATI
E' BENE CHE SIANO ESPOSTI
IN VISTA SU QUESTO PALCO
PERCHE' TUTTO IL POPOLO
RICONOSCA I LORO VOLTI
E SI RICORDI
CHE TUTTO QUESTO FU VERO
CHIEDERANNO LA PAROLA
AVREMO TANTO DA IMPARARE
MANGANELLI PUGNALI PATIBOLI
VENT'ANNI DI RAPINE DUE ANNI DI CARNEFICINE
I BRIGANTI SUGLI SCANNI I GIUSTI ALLA TORTURA
TRIESTE VENDUTA AL TEDESCO
L'ITALIA RIDOTTA UN ROGO
QUESTO SI CHIAMA GOVERNARE
PER FAR GRANDE LA PATRIA
APPRENDEREMO DA FONTE DIRETTA
LA STORIA VISTA DALLA PARTE DEI CARNEFICI
PARLERANNO I DIPLOMATICI DELL'ASSE
I FIERI MINISTRI DI SALO'
APRIRANNO
I LORO ARCHIVI SEGRETI
DI OGNI IMPICCATO SAPREMO LA SEPOLTURA
DI OGNI INCENDIO SI RITROVERA' IL PROTOCOLLO
CIVITELLA SANT'ANNA BOVES MARZABOTTO
TUTTE IN REGOLA
SAPREMO FINALMENTE
QUANTO COSTO' L'ASSASSINIO
DI CARLO E NELLO ROSSELLI
MA FORSE A QUESTO PUNTO
PREFERIRANNO RINUNCIARE ALLA PAROLA
PECCATO
QUESTI GRANDI UOMINI DI STATO
AVREBBERO TANTO DA RACCONTARE

(Epigrafe pubblicata sul "Ponte" dopo le elezioni politiche del 7 giugno
1953)

2. MEMORIA. ANNA BRAVO: RESISTENZA CIVILE (PARTE PRIMA)
[Nuovamente riproponiamo il seguente saggio di Anna Bravo (che nuovamente
ringraziamo per avercelo messo a disposizione) originariamente pubblicato
come voce "Resistenza civile", in Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano
Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., Einaudi, Torino
2000-2001.
Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha
insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e
genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non
omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni
nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha
diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione
nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle
storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza
in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni
culturali. Opere di Anna Bravo:  (con Daniele Jalla), La vita offesa,
Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza,
Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di
memoria della deportazione dall'Italia,  Angeli, Milano 1994; (con Anna
Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza,
Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal
Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria.
Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita
Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne
nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il
Mulino, Bologna 2003]

I. Forme di lotta
Con la significativa eccezione delle enclaves di alto prestigio e potere,
non esistono nella resistenza compiti o settori dove non compaiano donne. E'
cosi' nello scontro armato, nel lavoro di informazione, approvvigionamento e
collegamento, nella stampa e propaganda, nel trasporto di armi e munizioni,
nell'organizzazione sanitaria e ospedaliera, nel Soccorso rosso, la
struttura delegata a sostenere i militanti in difficolta' e le loro
famiglie. Dello schieramento resistenziale fanno parte anche le militanti
dei Gruppi di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti della
liberta', l'organizzazione femminile di massa fondata nell'autunno '43 da
alcune esponenti dei partiti del Cln.
Nell'opera dei Gruppi, e in una certa misura anche delle partigiane,
rientrano molte pratiche tipiche della resistenza civile, un termine oggi
usato per indicare l'area dei comportamenti conflittuali delle popolazioni
che in tutta l'Europa sotto dominio nazista accompagnano, a volte precedono,
la resistenza armata, e che si valgono non delle armi ma di strumenti
immateriali come il coraggio morale, l'inventiva, la duttilita', le tecniche
di aggiramento della violenza, la capacita' di manovrare le situazioni, di
cambiare le carte in tavola ai danni del nemico. Ma le donne attive in
questo campo sono molte di piu' di quelle integrate nella resistenza e
riconosciute come tali.
Il punto di inizio della resistenza civile italiana sono i giorni successivi
all'8 settembre, quando i tedeschi si sono ormai impadroniti dei 4/5 del
paese e decine di migliaia di soldati si sbandano sul territorio cercando di
sfuggire alla caccia degli occupanti. Ne nascono storie splendide, uscite
dall'anonimato solo di recente. Come quella di M. S., una non piu' giovane
donna torinese di classe operaia, che non esita a accogliere e rivestire in
borghese i primi militari che bussano alla sua porta, ma che subito si rende
conto del carattere di massa dell'emergenza. Fa allora incetta di indumenti
borghesi in tutto il quartiere, da conoscenti e vicini fino alle suore di un
istituto di carita', e trasforma la propria casa in un efficientissimo
centro di raccolta dove sull'onda del passaparola gli sbandati si presentano
sempre piu' numerosi. M. S. li sfama, li fa riposare in un dormitorio
improvvisato nelle cantine, li riveste da capo a piedi, preccupandosi
persino di tingere in nero le scarpe militari, punto debole di ogni
travestimento. Poi li accompagna uno per uno alla stazione, dove cerca di
eludere i controlli polizieschi baciandoli e abbracciandoli come fossero
parenti in visita (Bravo-Bruzzone 1995).
Sebbene sia raro incontrare altrettanto spirito imprenditorale e altrettanta
cura per la verosiglianza, in quei giorni un numero imprecisato ma
vastissimo di donne - anche se non solo di donne - si impegna in una
mobilitazione che imprime il suo segno nel paesaggio. Come scrive Luigi
Meneghello, uno dei maggiori protagonisti/interpreti della resistenza, si
vedevano "file praticamente continue di gente (...) tutti abbastanza
giovani, dai venti ai trentacinque, molti in divisa fuori ordinanza, molti
in borghese, con capi spaiati, bluse da donna, sandali, scarpe da calcio.
Abbondavano i vestiti da prete (...) Pareva che tutta la gioventu' italiana
di sesso maschile si fosse messa in strada, una specie di grande
pellegrinaggio di giovanotti, quasi in maschera, come quelli che vanno alla
visita di leva" (Meneghello 1986).
E' una gigantesca operazione di salvataggio, forse la piu' grande della
nostra storia (Galli Della Loggia 1991), che viene condotta in assenza di
direttive politiche e in gran parte ad opera di donne cosiddette comuni; un
fenomeno che non si ripetera' piu' con queste caratteristiche e dimensioni.
Ma nei venti mesi successivi, la resistenza civile italiana prende altre
forme. Tra queste, sabotaggi e scioperi per ostacolare lo sfruttamento delle
risorse nazionali perseguito dai nazisti; tentativi di impedire la
distruzione di cose e beni essenziali per il dopo; lotte in difesa delle
condizioni di vita; isolamento morale del nemico, una pratica decisiva per
minarne la tenuta psicologica; rifiuto da parte di magistrati e altri
dipendenti pubblici di prestare giuramento alla repubblica di Salo'. Spicca
anche, ed e' probabilmente l'aspetto piu' diffuso, la protezione verso chi
e' in pericolo: basta ricordare la lunga ospitalita' offerta ai prigionieri
alleati evasi dai campi di concentramento italiani dopo l'armistizio
(Absalom 1991); l'aiuto agli ebrei, banco di prova della resistenza civile
in tutta Europa; e, certo non da ultimo, l'appoggio alle formazioni
partigiane attraverso infinite piccole e grandi iniziative - sarebbe dunque
assurdo considerare la resistenza civile come separata e contrapposte a
quella armata, anche perche' almeno in alcuni casi non di rifiuto delle armi
si tratta, ma dell'impossibilita' di procurarsele.
E' vero invece che il termine abbracccia un ventaglio di comportamenti
eterogenei, apparentati essenzialmente dal fatto di essere compiuti senza
armi e ad opera di soggetti a loro volta cosi' diversi che a accomunarli e'
quasi solo la condizione di cittadini di uno stesso paese: sono uomini di
varia eta', ceto, cultura, posizione professionale, politicizzati e non; a
volte bambine e bambini; religiosi/e; ma soprattutto donne, proletarie e
aristocratiche, contadine e borghesi, spinte all'esterno dalla necessita' di
provvedere a se stesse e alla famiglia e spesso piu' capaci di esporsi,
anche perche' contano, a volte illudendosi, sul minore sospetto che
tradizionalmente desterebbe la figura femminile.
Riflettono questa molteplicita' le motivazioni: contano la fede e le
indicazioni politiche, ma spesso contano di piu' la stanchezza della guerra,
la pietas cristiana, l'odio per tedeschi e fascisti, la solidarieta', a
volte l'orgoglio patriottico, di gruppo, di mestiere, ideali anarchici e
antimilitaristi, spirito di insubordinazione e di avventura. L'8 settembre
per le donne c'e' una sfumatura particolare: gli sbandati sono giovani
uomini in pericolo che si rivolgono loro come a figure forti e salvifiche,
vale a dire materne. E proprio a causa di questa vulnerabilita', le donne li
considerano spesso figli virtuali, e per proteggerli danno vita a un
maternage di massa che rappresenta una delle espressioni specificamente
femminili della resistenza civile italiana.
Al suo interno spicca l'azione individuale. C'e' chi opera in modo
estemporaneo, come la parrucchiera che durante una retata nasconde un
partigiano fra le clienti. Chi in modo continuativo, come la diciottenne
impiegata di uno stabilimento ausiliario che va regolarmente al comando
tedesco a chiedere i lasciapassare per gli operai, e regolarmente inserisce
nell'elenco partigiani e qualche ebreo; se la sua collaborazione con il Cln
resta informale, in altri casi il medesimo incarico puo' portare
all'inserimento negli organici, a dimostrazione di quanto sia difficile in
quell'orizzonte concitato e frammentato applicare criteri omogenei.
Frutto ora di una tessitura minuziosa, ora di precipitazioni impreviste, le
lotte collettive sono per lo piu' non violente, ma non sempre: lo
testimoniano gli assalti ai magazzini viveri e a treni carichi di derrate o
combustibili e alcune aggressioni contro esponenti e favoreggiatori di
Salo' - in quest'ultimo caso pero' e' difficile distinguere tra i fatti, le
dicerie, le versioni amplificate.
Variano di molto le modalita' organizzative. La mobilitazione puo'
riecheggiare le parole d'ordine dei partiti antifascisti o dei Gruppi di
difesa, puo' esserne il risultato diretto, puo' valersi dei loro canali;
altre volte - e' il caso di M. S. - nasce da forme di concertazione
informale lontane dal circuito politico e fondate su un tessuto sociale di
paese, di quartiere, di parrocchia, su reti parentali, di colleganza, di
amicizia.
Variano anche i risultati: si salvano persone e si vanificano i piani
nazisti, come quando le donne di Carrara resistono agli ordini di
sfollamento totale emanati nel luglio '44 per garantire alle truppe tedesche
una via di ritirata attraverso territori sgombri (Commissione pari
opportunita' Massa-Carrara 1994); si strappano miglioramenti delle
condizioni di vita e si delegittimano le istituzioni di Salo'. Ma l'azione
e' in ogni caso frutto di una decisione personale non meno difficile della
scelta partigiana. Cosi' come solo una minoranza prende le armi, solo una
minoranza si impegna infatti nella lotta senza armi, e sarebbe ingiusto
usarla per accreditare il mito di un'unanime mobilitazione antifascista e
antinazista - vale invece la pena sottolineare che da noi la solidarieta'
verso gli ebrei scatta nel momento in cui e' chiaro che e' la loro vita a
essere in pericolo, ma anche che la Germania ha ormai perso la guerra.
Su questo sfondo, il significato della resistenza civile trova ancora piu'
risalto. Si tratta nel suo insieme di un enorme lavoro di tutela e
trasformazione dell'esistente, vite, rapporti, cose, che si contrappone sul
piano sia materiale sia simbolico alla terra bruciata perseguita dagli
occupanti; di un rifiuto di sottomettersi le cui conseguenze possono andare
dalla denuncia alla deportazione e alla pena di morte per chi fornisca
documenti falsi ai ricercati, dia aiuto a partigiani o, recita un decreto di
Salo' del 9 ottobre 1943, dia rifugio a prigionieri e militari alleati o ne
faciliti la fuga. Alcune donne di Carrara vengono arrestate; alcune/i
soccorritori dei prigionieri di guerra sono uccisi. La piemontese
quindicenne Natalina Bianco, "colpevole" di aver portato viveri ai fratelli
partigiani, finira' a Ravensbruck; cosi' la studentessa padovana Milena
Zambon, attiva in una rete che fa passare in Svizzera i prigionieri alleati
(Gios 1987). Del resto, nell'ordine senza diritto imposto dall'occupazione,
basta un rifiuto occasionale di obbedienza a innescare ritorsioni gravi.
L'impegno nella resistenza civile puo' dunque contare e costare quanto
quello nella resistenza armata. Ma dei suoi protagonisti e del loro destino
sappiamo ancora poco, e quel poco a volte emerge per caso, come avviene nel
'98 con la storia dell'agente di custodia di san Vittore Andrea Schivo,
deportato e ucciso a Flossemburg per aver "agevolato i detenuti politici
ebrei coi loro bambini (...) soccorrendoli con delle uova, marmellata,
frutta, di tutto quanto poteva essere possibile e utile" (Laudi 1998).
*
(parte prima - segue)

3. HERI DICEBAMUS. UNA LETTERA-APPELLO DI FRANCESCA BREZZI E IRENE GIACOBBE
PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA (2006)
[Dal sito della Casa internazionale delle donne
(www.casainternazionaledelledonne.org)  riprendiamo il seguente testo dei
primi mesi del 2006. Come e' noto, e' attualmente in corso la campagna di
sensibilizzazione e di promozione della proposta di legge "50 e 50 ovunque
si decide" per una presenza paritaria di donne ed uomini nelle istituzioni
democratiche (per informazioni, documentazione e contatti si visiti il sito
www.50e50.it).
Francesca Brezzi e' docente di filosofia morale e teoretica all'Universita'
di Roma III. Tra le opere di Francesca Brezzi: Filosofia e interpretazione,
Bologna 1969; Fenelon, filosofo della religione, Perugia 1979; Inquieta
limina, tra filosofia e religione, Roma 1992; A partire dal gioco. Per i
sentieri di un pensiero ludico, Genova 1992; Dizionario dei concetti
filosofici, Roma 1995; La passione di pensare. Angela da Foligno, Maddalena
de' Pazzi, Jeanne Guyon, Roma 1998; Ricoeur. Interpretare la fede, Padova
1999; Francesca Brezzi, Introduzione a Ricoeur, Laterza, Roma-Bari 2006.
Irene Giacobbe, intellettuale femminista, fa parte dell'Associazione Assolei
Sportello Donna]

"Noi sottoscritte, desolate e preoccupate dalle ultime vicende relative alla
sottovalutazione ed emarginazione della presenza delle donne dalla politica
attiva, consapevoli che la nuova legge elettorale discrimina e danneggia
ancora di piu' tale partecipazione, se non arginata da una decisa volonta'
politica di non esclusione, dichiariamo che daremo il nostro voto solo ed
unicamente alle liste dell'Unione che pongano le donne nella testa di lista
alternando candidata e candidato, in maniera paritaria. Ci adopereremo per
diffondere capillarmente questa proposta".
*
Eccolo il breve testo dell'appello che Francesca Brezzi, delegata alle Pari
Opportunita' all'Universita' di Roma Tre, e Irene Giacobbe, dell'Isfol,
Associazione Assolei Sportello Donna, invieranno ai partiti dell'Unione
perche', prima del 5 marzo [2006], data di presentazione delle liste
elettorali per le prossime elezioni politiche, assumano finalmente una
decisione coerente: la decisione di porre fine "senza se e senza ma" ad un
politica discriminatoria che potrebbe, senza timore, essere definita di vero
e proprio "apartheid".
L'idea - nata tra le docenti e le partecipanti al Master sulle pari
opportunita' che l'Universita' Roma Tre propone annualmente - nasce da una
considerazione lapalissiana (ovviamente nel campo del centrosinistra,
perche' la destra ha gia dimostrato quel che pensa - vedi trattamento di
Prestigiacomo): se, per ogni collegio, per ogni comprensorio, passeranno 2 o
3 o 4 o 5 candidati della lista tale o della talaltra, con questo sistema
dovrebbero essere presenti per la sinistra, nella peggiore delle ipotesi, un
quarto di deputate donne: diciamo tra 70 (ipotesi peggiore) e 150 (o piu').
Per le adesioni e per la diffusione: aggiungete il vostro nome alla lista
Inviatelo ad altre/altri destinatari.
Inserite in copia l'indirizzo brezzi at uniroma3.it e quello
i.giacobbe at isfol.it
*
Prime sottoscrizioni: Francesca Brezzi, docente Universita' Roma Tre; Irene
Giacobbe, Isfol Roma, Associazione Assolei Sportello donna; Federica
Giardini, docente Universita' Roma Tre; Marina Praturlon, Universita' Roma
Tre; Camilla Briganti, Universita' Roma Tre; Isabella Peretti, Associazione
Generi e Generazioni; Laura Moschini, Isfol, Universita' Roma Tre; Franca
Rotondi, docente scuola media; Maria Rotondi, pensionata; Carla Borromeo,
Acea Roma; Margherita Arrigoni, Cora Roma, esperta in orientamento,
formatrice; Laura Mazzolari, Associazione Orientamento Lavoro Onlus Milano;
Marina Cavallini, Associazione Orientamento Lavoro Onlus Milano; Valentina
Menegatti, ricercatrice giuslavorista, Isfol Roma, Mariella Melchiorri,
Project Manager, Icie; M. Grazia Rossilli, Universita' di Parma, Societa'
delle storiche; M. Gabriella Guidetti, presidenza Affi; Dalila Novelli,
presidente Assolei Sportello Donna; M. Rosaria Cagnazzo, personale Tab
Universita' Roma Tre; Angela Scarparo, rivista online
www.ilpostodeilibri.it; Annalisa Bruni, Mestre (Venezia); Paola
Schiattarella, mediatrice linguistico-culturale Roma; Maria Verdoliva,
impiegata Roma; Marisa Giuliani, giornalista Bruxelles; Patrizia Ciccarelli,
amministrazione Icie soc. coop.; Giovanna Providenti, Universita' Roma Tre;
Vicky Franzinetti, Universita' di Torino; Anna Misciatelli Riccardini,
pensionata Universita' Roma Tre; Agnese Placidi, imprenditrice; Luciana
Abate, operatrice socio-culturale, sociologa; Loreta Pandolfi, Consulta
femminile XI municipio, Roma; Caterina Giardinelli, agenzia di stampa
"Delta" (www.deltanews.it); Roberta Corbo, agenzia di stampa "Delta";
Annalisa Turchini, ricercatrice Isfol - politiche sociali; Giovanna
Linfante, ricercatrice Isfol - politiche del lavoro; Eva Panitteri,
giornalista free-lance; Paola Piva, Studio Come, Roma; Luigia Giovannini,
Associazione Assolei sportello donna; Annalisa Bruni, bibliotecaria alla
Marciana, scrittrice; Sabina Gainotti, ricercatore a contratto, Universita'
cattolica, Roma; Alessandra Lo Scalzo, Assr, Roma; Maria Colagrossi,
divisione rapporti con il Pubblico Universita' Roma Tre; Alessia Panzeca,
consulente marketing e comunicazione; Giovanna de Giacomi, epidemiologa,
Agenzia servizi sanitari regionale, Roma; Silvia Colitti, Master Profea -
Cnesps - Iss; Laura Ferrari Ruffino, Cora Onlus; Stefania Santini,
Universita' Roma Tre; Ines Valanzuolo, insegnante in pensione, pubblicista;
Edda Billi, presidente Affi (Associazione federativa femminista
internazionale); Barbara Mapelli, docente Universita' Milano Bicocca; Sabina
Gainotti, ricercatore a contratto Universita' cattolica; Claudia Farina,
personale Tab, Universita' Roma Tre; Ilaria Moroni, master sulle apri
opportunita' Universita' Roma Tre; Monica Pepe, Universita' Roma Tre;
Antonia Sani, docente, Wilpf (Lega Internazionale delle donne per la pace e
la liberta'); Maria Sandias, insegnante in pensione; Stefania Santini,
personale Tab Universita' Roma Tre; Maria Rosa La Porta, Universita' Roma
Tre; Arianna Molinari, Universita' Roma Tre; Wilma Plevano, docente,
Pescara; Stefania Bartoloni, docente Universita' Roma Tre; Paola Bassi;
Margherita Brunetti, Ministero del lavoro e delle politiche sociali; Tiziana
Alti, dipendente pubblica .amministrazione - organi costituzionali; Carla Di
Veroli, capogruppo lista civica Veltroni, XI Municipio, Roma; Martina
Silvestri, studentessa di giurisprudenza, Universita' di Ferrara; Serena
Torboli; Michela Martini, Roma; Guendalina di Sabatino, Universita' di
Teramo.
Sostengono l'iniziativa: Angelo Andreozzi, webmaster; Francesco Marchetti,
Libri Alice; Saverio De Luca, studente Cocopro; Alessio Panitteri,
consulente Informatico; Fulvio Ciucciarelli, Filtea-Cgil; Mimmo Porcelli,
tecnico laboratorio Ucsc; Manfredo Guerriera, economista e docente.

4. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL PRESENTA "DUE LETTERE SULLA BANALITA' DEL MALE"
DI HANNAH ARENDT E GERSHOM SCHOLEM
[Dal supplemento librario settimanale "Tuttolibri" del quotidiano "La
stampa" del 14 aprile 2007 riprendiamo il seguente articolo (disponibile
anche nel sito: www.lastampa.it).
Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a
Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce
letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio
speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa"
e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il
rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti
e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del
premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena
Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini
& Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani,
Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le
altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; con Giulio Busi
ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal
III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando
l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis
Ginzberg.
Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva
di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe
all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le
massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne
ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista
rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel
1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti
tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l
’anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell’edizione
originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951),
Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen
(1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti,
Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli,
Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e'
apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di
brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano,
1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969.
Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra
amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975,
Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio
Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2.
1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita'
e giudizio, Einaudi, Torino 2004, e la recente Antologia, Feltrinelli,
Milano 2006. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di
Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra
gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995;
Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?,
Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma
1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli,
Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto
Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt,
Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina,
Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005. Per chi
legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con
ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt,
Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv,
Muenchen 2000.
Gershom Scholem (Berlino 1897 - Gerusalemme 1982) e' stato un illustre
studioso della mistica ebraica e docente universitario. Opere di Gershom
Scholem: Le grandi correnti della mistica ebraica (1941), Einaudi, Torino
1993; La Qabbalah e il suo simbolismo (1960), Einaudi, Torino 1980; Walter
Benjamin e il suo angelo (1972), Adelphi, Milano 1978; Walter Benjamin.
Storia di un'amicizia (1975), Adelphi, Milano 1992; Da Berlino a
Gerusalemme, Einaudi, Torino 2004 (nuova edizione); Tre discorsi
sull'ebraismo, La Giuntina, Firenze 2005. Interviste a Gershom Scholem:
Scholem/Shalom. Due conversazioni con Gershom Scholem su Israele, gli ebrei
e la Qabbalah, Quodlibet, Macerata 2001. Carteggi e opere su Gershom
Scholem: Walter Benjamin, Gershom Scholem, Teologia e utopia. Carteggio
1933-1940, Einaudi, Torino 1987; Jacob Taubes, Il prezzo del messianismo.
Lettere di Jacob Taubes a Gershom Scolem e altri scritti, Quodlibet,
Macerata 2000; vedi anche la discussione epistolare con Hannah Arendt in
Hannah Arendt, Ebraismo e modernita', Unicopli, Milano 1986, Feltrinelli,
Milano 1993. Nella rete telematica sono disponibili ampi brani della
notevole tesi di laurea di Flavia Piperno su Gershom Scholem e il rapporto
tra sionismo e Kabbala', Roma 2002 (www.morasha.it/tesi/pprn/index.html)]

Nell'estate del 1963, all'indomani del processo Eichmann e de La banalita'
del male, con tutti gli strascichi polemici che questo libro desto' fra un
continente e l'altro, Hannah Arendt e Gershom Scholem si scambiarono due
lettere. Questo viaggio epistolare attraverso Mediterraneo e Oceano
Atlantico, da Gerusalemme a New York e viceversa, esempla mirabilmente la
distanza, non solo geografica, fra un luogo e l'altro. Fra modi di pensare
ed esperienze diverse. Fra scelte di vita - opposte si', ma forse solo
all'apparenza.
Pubblicato in un minuscolo volume da Nottetempo (pp. 39, euro 3, sulla base
di una traduzione anonima comparsa in "Fine secolo" il 28 settembre 1985),
questo carteggio e' una formidabile sintesi dei dilemmi e delle questioni
inevitabilmente aperte che l'ebraismo contemporaneo (e non solo quello), si
trova ad affrontare. Queste due lettere erano uscite gia' nel 1978 in un
volume francese che raccoglieva criticamente alcuni saggi di Gershom Scholem
su Fidelite' et utopie. Essais sur le judaisme contemporain (Calmann Levy).
In effetti e' lo studioso di mistica, "salito" in terra d'Israele dalla
Germania in tempo per non essere inghiottito dallo sterminio, a contestare
ad Hannah Arendt una visione spietata della storia ebraica, cosi' come
emerge dalla sua cronaca del processo Eichmann. Fra l'altro, e' interessante
notare come di fronte all'ideatore della soluzione finale, incarnato in un
uomo dall'aria meschina e innocua, Arendt si pronunci a favore di
un'inevitabile esecuzione capitale mentre Scholem invochi una sorta di
grazia intesa come un atto di pieta' conforme alla natura etica
dell'ebraismo.
Ma la cosa strabiliante, in queste poche pagine, non e' tanto la distanza
nei punti di vista fra questi due grandi pensatori - anzi costruttori
dell'ebraismo contemporaneo. Il fatto e' che proprio le loro divergenze ci
narrano il tessuto piu' profondo, complesso ma non incoerente,
dell'ebraismo. Entrambi lo esprimono. Anzi, esprimono proprio i diversi e
compositi "collanti" che hanno tenuto insieme, per secoli e millenni,
l'identita' d'Israele. La fede incrollabile e il bisogno costante di
quell'incertezza che si fa continua interrogazione: del mondo e di se
stessi. L'esercizio instancabile della parola ma anche la capacita' di
sospendere la parola, la' dove non resta che dire il silenzio. Lo spirito
critico fino allo spasimo, ma anche la resa di fronte all'ingiudicabile.
Scholem esclama: come si puo' criticare chi era dentro la Shoah in quel
momento? Arendt replica: io c'ero. O meglio era come se ci fossi perche' io
"sono" il popolo ebraico. Anche gli estremi di questa sofferta discussione
s'incontrano. Fra queste pagine Arendt ci offre una sintesi perfetta di cio'
che intende per banalita' del male: "Il mio parere e' che il male non sia
mai 'radicale', che sia solo estremo, e che non possieda ne' profondita' ne'
dimensione demoniaca. Esso puo' invadere tutto e devastare il mondo intero
precisamente perche' si propaga come un fungo. Esso 'sfida il pensiero'. E'
qui la sua 'banalita''. Solo il bene ha profondita' e puo' essere radicale".
In modo quasi speculare a questa interpretazione del male, Scholem rivendica
un concetto difficile da definire e tuttavia ben concreto, che noi chiamiamo
Ahavat Israel, "l'amore del popolo ebraico", e rimprovera Arendt di ignorare
questo sentimento. Lei risponde di non potere amare se stessa:
l'appartenenza negherebbe, secondo lei, la possibilita' stessa di "amare" il
proprio popolo. Con cio', chiama implicitamente in causa quel principio di
condivisione del destino che e' in fondo alla radice stessa di questo
approccio sentimentale all'identita'.

5. RILETTURE. MARCELLO FLORES: L'ETA' DEL SOSPETTO
Marcello Flores, L'eta' del sospetto. I processi politici della guerra
fredda, Il Mulino, Bologna 1995, pp. 338, lire 36.000. Un libro acuto e
appassionante.

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 65 del 20 aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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