Minime. 73



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 73 del 28 aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Evelina Savini: Le donne, la nonviolenza
2. Una legge elettorale contro il totalitarismo patriarcale
3. Carlo Schenone: "50 e 50", l'esperienza dell'Agesci
4. Enrico Peyretti: Difesa senza guerra (parte terza e conclusiva)
5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
6. Ceux qui
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. EVELINA SAVINI: LE DONNE, LA NONVIOLENZA
[Ringraziamo Evelina Savini (per contatti: evelina.savini at tiscali.it) per
questo intervento.
Evelina Savini, amica della nonviolenza, nella vita religiosa contemplativa,
impegnata nella riflessione, nella ricerca e nella formazione
psicopedagogica per la pace, e' partecipe ed animatrice di tante luminose
iniziative di pace e di solidarieta']

La nonviolenza e' un cammino impegnativo, mai scontato, sempre in itinere,
che si gioca a partire da se stessi e dalle relazioni piu' vicine, sul filo
contraddittorio della quotidianita', delle ambivalenze che ci portiamo
dentro e delle incoerenze che ci trasciniamo addosso. Conoscere e arrestare
la nostra multiforme violenza, che puntualmente si ripresenta, e' il lavoro
piu' duro. Ma e' ineludibile: solo con una chiara e continua individuazione
possiamo elaborare e integrare quella parte di noi che in essa si coagula o
si estroverte. Si tratta di una consapevolezza fondamentale per poter
procedere, tra inciampi, cadute e nuovi passi avanti. E' da qui infatti che
si comincia e si ricomincia, per attivare dinamiche inedite che possano
agire anche su spazi piu' ampi.
Mi sono chiesta spesso come la nonviolenza si declini al femminile, se sia
piu' facile per le donne essere nonviolente. Do' per assodate le clamorose
smentite che la storia e la cronaca offrono alla vista di tutti, cosi' come
le pericolose e infauste costruzioni culturali della donna "naturalmente"
votata alla vita e alla maternita'. Nonostante cio', mi piacerebbe
rispondere di si' alla domanda che ancora mi pongo.
*
In questa ricerca personale, c'e' stato anche un excursus su qualche testo
di neuropsicologia.
E' noto che i due emisferi cerebrali hanno una sorta di specializzazione:
nella parte sinistra si trovano i centri del linguaggio e, piu' in generale,
le funzioni logico-analitiche, mentre l'emisfero destro e' dominante per le
capacita' percettive, l'emozionalita', le funzioni olistiche e intuitive.
Sono proprieta' che caratterizzano entrambi i sessi, tuttavia le
specificita' dell'emisfero sinistro sono state storicamente definite
"maschili" e quelle dell'emisfero destro "femminili". Da qui certi
stereotipi di una banale psicologia del "femminino". Il potere maschile e il
pregiudizio patriarcale hanno storicamente rinfocolato sia l'attribuzione
preminente di un certo tipo di funzionamento a seconda del sesso anatomico,
sia la connessa e differenziata educazione di genere che inizia, forse,
ancor prima del fiocco rosa o azzurro.
Pare comunque che esistano alcune effettive differenze tra i sistemi nervosi
nei due sessi, oltre a quelle dei centri collegati all'attivita' sessuale. I
due emisferi sono collegati da un ponte di fibre nervose, che consente lo
scambio di informazioni. Diverse ricerche hanno riscontrato che questo
sistema comunicativo e' morfologicamente piu' sviluppato nella donna, il che
comporterebbe minor autonomia e maggiore integrazione tra le funzioni dei
due emisferi. Semplificando, la donna avrebbe la possibilita' di cambiare
piu' facilmente punto di vista e tono emozionale, nonche' di adattarsi e
interagire in maniera piu' articolata con se stessa e con l'ambiente.
"Avrebbe", perche' non e' detto che disporre di fibre nervose, significhi
attivarle. Inoltre e' risaputo che le connessioni nervose si sviluppano in
relazione agli stimoli e alle esperienze vissute.
*
Se le ricerche citate e le conclusioni tratte siano scientificamente
attendibili, non lo so e oltretutto temo il pericolo delle generalizzazioni.
Mi sembra pero' plausibile che nei secoli, le donne, nella loro storia di
emarginazione e subordinazione, nei multiformi ruoli assunti o imposti, nei
polivalenti e non riconosciuti apporti, nell'esclusione o nel porsi fuori
dalle logiche belliche, abbiano dovuto imparare a lavorare dal di dentro, a
pluralizzare e integrare le emozioni e i punti di vista, ad articolare le
capacita' adattive e interattive. Chi parte dal basso ha una possibile
pluralita' prospettica, che chi sta fermo sopra non puo' avere.
Sono tutte qualita' necessarie per la nonviolenza. Non sono ovviamente
pertinenza esclusiva della donne, ma, storicamente, le donne il basso
l'hanno conosciuto a fondo. Tutto questo non significa essere nonviolente,
ma forse puo' facilitare a iniziare il percorso. E non per natura, ma per
scelta, recuperando se stesse e la propria storia.
Per opporsi alla violenza occorre identificarla e riconoscerla. E la storia
delle donne ha conosciuto a fondo anche la violenza: nelle guerre che le
hanno stuprate, uccise nel corpo o negli affetti piu' cari; nella storia che
le ha sottomesse a padri, mariti e fratelli; nel lavoro che le ha asservite
e marginalizzate; nella religione civile o confessionale che le ha distinte
per forza in vergini, madri, zitelle, streghe e prostitute; nelle case
quotidiane dove la violenza assume le forme piu' diverse e "normali"; nello
loro stesse risposte di vittime, complici passive, tenaci resistenti,
coraggiose avanguardie o anche aderenti fotocopie dei vessatori.
E' un bagaglio enorme, doloroso e prezioso, che ogni donna puo' recuperare
nell'autenticita' della propria storia, nell'amorevolezza delle proprie
relazioni, nella quotidianita' della propria verita', per formarsi alla
nonviolenza e per "diventare" donna.
Non so ancora se la nonviolenza abbia una specifica declinazione al
femminile, reale o metaforica che sia. Ma una cosa credo: non nasciamo ne'
violente ne' nonviolente. Nonviolente e donne possiamo diventarlo. E saremo
in molte.

2. RIFLESSIONE. UNA LEGGE ELETTORALE CONTRO IL TOTALITARISMO PATRIARCALE

Elude la cosa essenziale il dibattito sulla nuova legge elettorale cosi'
come viene proposto dai fantasmi del palazzo e delle televisioni e dei
giornali del partito unico del maschilismo solipsista ed onnifago, della
guerra infinita e onnicida.
E la cosa essenziale e' che se non si sconfigge il totalitarismo patriarcale
la democrazia restera' per sempre dimidiata, vulnerata, irreale. E la
sconfitta del totalitarismo patriarcale per quel che attiene la composizione
delle assemblee pubbliche elettive passa attraverso una pari presenza in
esse di donne e di uomini.
Una pari presenza di donne e di uomini ovunque si decide di cio' che tutte e
tutti riguarda, della cosa pubblica, dell'unico mondo che abbiamo e di cui
siamo parte.
Sosteniamo quindi la campagna e la proposta di legge promossa dall'Unione
donne in Italia "50 e 50 ovunque si decide".
Per informazioni, documentazione, contatti: www.50e50.it

3. RIFLESSIONE. CARLO SCHENONE: "50 E 50", L'ESPERIENZA DELL'AGESCI
[Ringraziamo Carlo Schenone (per contatti: www.schenone.net) per questo
intervento.
Carlo Schenone e' da molti anni a Genova una delle figure piu' impegnate
nella riflessione sulla nonviolenza e nella pratica di essa nei movimenti e
nei conflitti sociali, particolarmente attivo nella formazione; con una
lunga, ampia e qualificata esperienza sia di impegno politico e sociale di
base, sia di rappresentanza nelle istituzioni, sia di intervento meditato e
propositivo nelle sedi organizzative e di coordinamento, di dibattito e
decisionali, dei movimenti per i diritti; ha partecipato attivamente al
Comitato contro la Mostra navale bellica che nel giro di alcuni anni ha
fatto si' che la citta' di Genova rifiutasse il ripetersi biennale della
Mostra navale italiana; e' stato incaricato nazionale del settore "pace,
nonviolenza e solidarieta'" degli scout dell'Agesci, capogruppo di
"Democrazia e partecipazione" nel consiglio comunale di Genova, gia'
segretario nazionale delle Forze nonviolente di pace, docente al master
"Gestione dei conflitti interculturali ed interreligiosi" dell'Universita'
di Pisa, docente al corso di laurea specialistica in Scienze della pace
dell'Universita' di Pisa]

Forse puo' interessare sapere che in Italia c'e' un'associazione nelle cui
regole esiste gia' il concetto di "50 e 50".
Negli scout dell'Agesci e' prevista dal 1974 la diarchia, cioe' che tutte le
cariche associative devono essere coperte in coppia da un uome e una donna;
e anche nel Consiglio generale i rappresentanti delle regioni devono essere
eletti riservando una percentuale del 30% non alle donne ma al sesso
minoritario, prevedendo anche la possibilita' che sia minoritario quello
maschile.
Bisogna riconoscere che nonostante cio' non e' cosi' raro che rimanga
scoperto il ruolo femminile (anche se a volte rimane scoperto anche quello
maschile) ma in generale entrambi i ruoli sono regolarmente ricoperti.
Se tutte le associazioni di volontariato, le onlus, le ong, i partiti e
tutte quelle strutture sociale che propongono l'equivalenza tra uomini e
donne cominciassero ad adottare simili criteri, forse le cose comincerebbero
a migliorare e sarebbe piu' facile e credibile proporlo anche in contesti
piu' generali come i parlamenti e le elezioni.

4. MATERIALI. ENRICO PEYRETTI: DIFESA SENZA GUERRA. BIBLIOGRAFIA STORICA
DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
[Riproponiamo ancora una volta questa fondamentale bibliografia ragionata
sulle lotte nonarmate e nonviolente scritta da Enrico Peyretti (per
contatti: e.pey at libero.it), nella versione aggiornata del 14 novembre 2004.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio,
ed uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha
insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e
diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora
regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno
Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e'
membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace
delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista
"Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro
Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e
del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie
prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei
Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e
politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile
nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza
guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di
cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie
Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico
Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte
riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi sono anche nei siti:
www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web
http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia
bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15
novembre 2003 di questo notiziario]

Parte seconda. Opere sulla Resistenza al nazifascismo
Si vedano anche i riferimenti alla Resistenza compresi nelle opere elencate
nella prima parte di questa bibliografia.
* 1. Le prime ricerche in Italia sulle forme nonarmate di resistenza europea
tra il 1940 e il 1945, compaiono in quella piu' ampia serie di scritti
storici, teorici, strategici, che sono i Quaderni della Difesa Popolare
Nonviolenta, pubblicati fin dal 1978 a cura di IPRI (Italian Peace Research
Institute), LOC (Lega Obiettori di Coscienza), MIR (Movimento Internazionale
della Riconciliazione), con la collaborazione di altro volontariato
culturale di pace, in parte ripubblicati come Quaderni di Azione Nonviolenta
(la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964), e
poi, dal 1990 circa, pubblicati dalla Editrice La Meridiana, di Molfetta,
del Movimento Pax Christi. Sono ormai usciti quasi trenta titoli, tutti in
veste grafica molto semplice. I quaderni che documentano i casi storici piu'
chiari nel periodo qui considerato sono:
- n. 1, M. Skodvin, Resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione
tedesca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Gli insegnanti norvegesi compatti si
oppongono al programma del governo collaborazionista Quisling di
nazificazione della scuola e lo frustrano completamente. Il governo deve
ricondurli dalla deportazione e ammettere la sconfitta.
-  n. 3, J. Bennet, La resistenza contro l'occupazione tedesca in Danimarca,
Napoli 1978 e Perugia 1979. Oltre il 90% dei 7.000 ebrei danesi furono
salvati dai connazionali grazie ad un'azione compatta e organizzata.
- n. 10, S. Piziali, Resistenza non armata nella bergamasca, 1943-1945,
Padova 1984.
-  n. 18, R. Barbiero, Resistenza nonviolenta a Forli', Molfetta 1992.
* 2. Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler. La resistenza civile in
Europa 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (Payot, Paris 1989). Il lavoro
si limita al periodo 1939-1943 allo scopo di illustrare le sole forme di
lotta nonarmata autonome dalla lotta armata, e non quelle successive,
combinate con questa. Studiando le forme sociali della resistenza nonarmata
al nazismo in tutti i paesi occupati e nella stessa Germania, ne realizza la
raccolta storica finora piu' ampia. L'edizione italiana contiene anche due
appendici, una di Stefano Piziali, Commento bibliografico. La resistenza
nonarmata in Italia (pp. 227-234) e una mia (che successivamente ho molto
riveduto e corretto in un testo inedito), Un caso italiano: lo sciopero come
strumento di lotta (pp. 235-240), con un contributo di Sergio Albesano,
sugli scioperi operai del '43 e '44 in Italia, trascurati da Semelin.
* 3. Il Centro Studi Difesa Civile (via della Cellulosa 112, 00166 Roma,
tel. 0661550768) ha organizzato alcuni convegni di cui gli atti sono
pubblicati e disponibili:
- La lotta nonarmata nella Resistenza, Roma, ottobre 1993, (contributi di
Giannini, Parisella, Drago, Zerbino, Albesano, Vaccaro, Marescotti ed
altri);
- La Resistenza nonarmata, Roma, novembre 1994, patrocinato dal Comitato
nazionale per il cinquantennale della Resistenza e della guerra di
liberazione  (contributi di Zerbino, Giannini, Parisella, Drago, Semelin,
Klinkhammer, Peyretti, L'Abate, Menapace, Giuntella, ed altri). Atti
pubblicati in La Resistenza nonarmata, a cura di G. Giannini, Sinnos, Roma
1995.
- L'opposizione popolare al fascismo, Roma, ottobre 1995. Atti pubblicati
con lo stesso titolo, a cura di G. Giannini, Edizioni Qualevita, Torre dei
Nolfi (Aq) 1996.
- Sull'esperienza di resistenza non armata all'occupazione e ai soprusi
dell'esercito tedesco, da parte di centinaia di persone nella tenuta Tor
Mancina, a 30 km da Roma, dal settembre 1943 al giugno 1944, e' possibile
leggere la testimonianza, di cui possiedo il testo, resa dal cav. Paolo
Sabbetta (e-mail: paolosabbetta at libero.it).
4. G. Giannini, La resistenza nonarmata nella lotta al nazifascismo, in
"Bozze 94", n.2/1994, pp. 77-84.
5. Jean-Marie Muller, Desobeir a' Vichy, La resistance civile de
fonctionnaires de police, Presses Universitaires de Nancy, 1994. Nella
collaborazione data ai nazisti dalla polizia francese della Francia occupata
nel perseguitare gli ebrei, ci furono significative disobbedienze.
6. Nell'aprile 1995 ho presentato gli studi disponibili a quella data in una
relazione su La resistenza civile nelle ricerche storiche, pubblicata in
Fascismo - Resistenza - Letteratura. Percorsi storico-letterari del
Novecento italiano, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, I Quaderni
del Museo n. 2, Torino, febbraio 1997, pp. 61-87.
* 7. Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne
1943-1945, Laterza 1995. Sono 125 interviste su diversi aspetti
dell'opposizione delle donne alla guerra, p. es. il "maternage" di massa, la
pieta' per i morti anche nemici, e sulla violenza di genere della guerra
sulle donne. Il libro - introdotto da un ampio saggio critico di Anna Bravo,
Donne, guerra, memoria - mostra la vasta realta' della resistenza senz'armi
attuata dalle donne e contribuisce a individuare un'immagine della difesa
che supera la guerra, e della cittadinanza svincolata dalla figura del
cittadino in armi. Questo libro ha portato ad un autorevole mutamento nella
considerazione della resistenza civile da parte di uno storico quale Claudio
Pavone. Infatti, e' interessante notare come Pavone, autore dell'importante
e ampio volume Una guerra civile. Saggio storico sulla moralita' nella
Resistenza (Bollati Boringhieri, Torino 1991), nel quale non si dimostrava
sensibile alla ricerca sulla Resistenza non armata (tanto che trascurava del
tutto la figura di Aldo Capitini, che da lungo tempo aveva combattuto il
fascismo con insolita profondita' di motivi, ma senza mai prendere le armi;
e, attraverso una citazione di una testimone ebrea, presentava un'idea del
tutto inadeguata della nonviolenza come una posizione "metastorica" e
irresponsabile; cfr. ivi, p. 414), introducendo invece, nel 1995, il numero
della rivista "Il Ponte" dedicato al cinquantesimo anniversario della
Resistenza, si soffermi sul saggio di Anna Bravo contenuto nel fascicolo
(corrispondente all'introduzione al libro In guerra senza armi), per
rilevare il "valore euristico" del concetto di resistenza civile ivi
proposto, che e' - scrive Pavone - "qualcosa di piu' ampio" della cosiddetta
resistenza passiva, ma - come dice appunto Anna Bravo - una "pratica di
lotta" con mezzi diversi dalle armi (I percorsi di questo speciale, articolo
introduttivo del fascicolo de "Il Ponte", n.1/1995, dedicato a Resistenza.
Gli attori, le identita', i bilanci storiografici, p. 13.). Il concetto di
resistenza civile vale dunque a superare la tendenza, rilevata da Claudio
Dellavalle nello stesso fascicolo, ad adottare "il criterio militare come
criterio prevalente" (ivi, p. 12). Pavone scrive ancora: "La Resistenza
civile rimane una forma di Resistenza. I suoi confini con l'esercizio della
violenza, anche di quella piu' palesemente difensiva, non sono sempre
sicuri. Sicura e' invece la sua distanza da quella "zona grigia" in cui si
ritrovano coloro che i resistenti bollavano come "attesisti"" (ivi, p. 13).
(Vedi anche, sotto, il n. 16 e il n. 12 della prima parte di questa
bibliografia).
* 8. Sul vasto e significativo fenomeno del coraggioso e determinante
rifiuto di collaborazione con la Repubblica Sociale Italiana da parte di
centinaia di migliaia di militari italiani internati in Germania dopo l'8
settembre 1943:
- AA. VV., I militari italiani internati dai tedeschi dopo l'8 settembre
1943 (atti del convegno 14-15 novembre 1985), Giunti, Firenze 1986.
- Resistenza senz'armi. Un capitolo di storia italiana dal 1943 al 1945
(dalle testimonianze dei militari toscani internati nei lager nazisti),
prefazione di Leonetto Amadei, Le Monnier, Firenze 1988.
- Orlando Lecchini, Per non chinare la testa. Un Lunigianese nei lager
nazisti, Edizioni "Il Corriere Apuano", Pontremoli 1988.
- AA. VV., Fra sterminio e sfruttamento (atti del convegno 23-24 maggio
1991), Le Lettere, Firenze 1992.
- Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei campi di
concentramento del Terzo Reich 1943-1945, a cura dell'Ufficio Storico dello
Stato Maggiore dell'esercito, 1992.
- Luigi Collo, La resistenza disarmata, Introduzione di Nuto Revelli,
Marsilio, Venezia 1995.
- Giampiero Carocci, Il campo degli ufficiali, Giunti, Firenze 1995.
- Alessandro Natta, L'altra Resistenza. I militari italiani internati in
Germania, Einaudi, Torino 1997.
* 9. Sulla Resistenza di cittadini tedeschi al nazismo, in Germania o nei
territori assoggettati al Terzo Reich, si trovano nelle biblioteche 10-20
titoli, in gran parte sull'attentato del 20 luglio 1944. L'Istituto
Piemontese per la Storia della Resistenza conserva circa  80 titoli di cui
32 in tedesco, 3 in francese, 2 in inglese, 4 pubblicazioni promosse dal
Consiglio Regionale Piemontese. Ho raccolto gli aspetti civili e nonviolenti
che si possono rintracciare entro la realta' limitata e prevalentemente
militare della resistenza interna al nazismo, nella relazione La Resistenza
antinazista in Germania, tenuta  nel corso di aggiornamento per docenti
"Nonviolenza nella storia. Casi di resistenze civili nel Novecento" (vedi
sopra, prima parte, n. 39). Da questo lavoro traggo le indicazioni che
rientrano nella presente bibliografia.
- Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, La Resistenza civile in
Europa, 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (1989), pp. 120-129, 171-172.
- Uno degli episodi piu' significativi di resistenza nonviolenta efficace da
parte di cittadini tedeschi, donne in questo caso, contro la persecuzione
razzista, e' quello della Rosenstrasse, a Berlino nel 1943, riferito in
alcuni libri. L'opera fondamentale e' quella di Nathan Stoltzfus, Resistance
of the Heart: intermarriage and the Rosenstrasse protest in Nazi Germany,
pubblicato nel 1996 (traduzione francese: La Resistance des coeurs, Phoebus,
2002). Posso indicare anche Gernot Jochheim, Frauenprotest in der
Rosenstrasse. Gebt uns unsere Maenner wieder, Rasch und Roehring, Berlin
1993 (Protesta delle donne nella via delle Rose. Restituiteci i nostri
mariti). In italiano: Nina Schroeder, Le donne che sconfissero Hitler,
Pratiche editrice, Milano 2001 (Hitlers unbeugsame Gegnerinnen, Wilhelm
Heyne Verlag GmbH & Co. KG, Munchen 1997). Rosenstrasse e' la via di Berlino
in cui alcune migliaia di donne tedesche sostarono per protesta per sei
giorni, nel marzo 1943, davanti all'edificio dell'organizzazione
assistenziale ebraica, trasformato in prigione, costringendo infine Goebbels
e Hitler, per timore che la protesta civile si estendesse, a liberare i
1.700-2.000 uomini ebrei, mariti o parenti delle donne, arrestati e
destinati alla deportazione, alcuni dei quali gia' internati in lager. Sullo
stesso fatto la regista Margarethe von Trotta ha presentato nel settembre
2003 al Festival di Venezia il film Rosenstrasse. Dice la regista: "Il fatto
dimostra che in quel periodo si poteva davvero agire contro il nazismo se si
fosse stati piu' coraggiosi" ("La Stampa", 7 settembre 2003). Il film e'
andato in programmazione in Italia (almeno a Torino) il 27 gennaio 2004,
giornata della memoria della Shoah, ma subito ha sorpreso le persone attente
perche' il fatto risolutivo sembra nel film non la resistenza delle donne,
ma la concessione dolorosa di favori sessuali da parte di una delle mogli,
di famiglia altolocata, a Goebbels. Lo storico della Freie Universitaet di
Berlino, Ekkehart Krippendorff, mi informa il 31 gennaio che in Germania
c'e' una forte polemica, fino dallo scorso autunno, per questa concessione
della regista ad aspetti pruriginosi, riducendo la realta' storica dal
politico al personale privato. Il direttore del "Zentrum fuer
Antisemitismusforschung" della Technische Universitaet, Wolfgang Benz ha
scritto un articolo molto aspro contro il film e ha fatto riferimento a
un'analisi molto approfondita sul caso fatta dal suo istituto che
contraddice l'interpretazione sentimentale. Anche Jacques Semelin, il
principale storico europeo delle lotte nonviolente, mi informa il 14
febbraio che l'unica fonte storica valida e' il libro di Stoltzfus e che, a
giudizio degli storici tedeschi, il film presenta una versione fantasiosa
(fantaisiste) e non storica, dei fatti. Cio' nonostante che, almeno
nell'edizione italiana, all'inizio del film compaia una dichiarazione sulla
storicita' dei fatti. Storicita' fondamentale che c'e', ma nella vicenda
come e' narrata nel film, e' falsata nel punto essenziale (vedi il mensile
torinese "il foglio", n. 311, aprile 2004, p. 7). Anna Maria Bruzzone,
autrice di indagini di storia orale, dopo una ricerca, conferma questo
giudizio.
- Enzo Collotti, La Germania nazista, (dalla Repubblica di Weimar al crollo
del Reich hitleriano), Einaudi, Torino 1962, pp. 273-305.  Dello stesso
autore vedi anche l'articolo Per una storia dell'opposizione antinazista in
Germania, in "Rivista storica del socialismo", gennaio-aprile 1961, pp.
105-137, che contiene piu' ampie referenze bibliografiche.
- Giorgio Vaccarino, Storia della Resistenza in Europa, 1938-1945,
Feltrinelli, Milano 1981, parte prima, pp. 17-152.
- La "parola nuda come arma di resistenza" (come dice Julian Aicher, in "Il
Margine", Trento, n. 8/1998) fino a pagare con la vita, fu il mezzo d'azione
dei fratelli Hans e Sophie Scholl e dei loro compagni d'azione
nell'Universita' di Monaco, su cui vedi Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca,
Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1994. Il libro di Ghezzi contiene una
bibliografia di 53 titoli, dalla quale segnalo Inge Scholl, Die Weisse Rose,
Fischer Taschenbuch Verlag, Frankfurt am Main 1982, edizione italiana non
integrale La Rosa Bianca, a cura di Carlo Francovich, La Nuova Italia,
Firenze 1978, quarta edizione. Una profonda riflessione su questa esperienza
e' il libro di Romano Guardini, La Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994
(scritti del 1946 e 1958). Il testo intero dei sei volantini scritti e
diffusi dal gruppo di studenti resistenti e' in Paolo Ghezzi, Noi non
taceremo. Le parole della Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1997. Merita una
visita il Museo della Rosa Bianca presso l'Universita' di Monaco, dove si
possono incontrare testimoni ancora viventi e vedere documenti.
- La limpida grande figura di Franz Jaegerstaetter, contadino austriaco che,
sostenuto solo dalla comprensione della moglie, rifiuto' per ragioni morali
e religiose il servizio militare sotto il nazismo e fu decapitato il 9
agosto 1943, e' illustrata in due libri in lingua italiana, usciti a grande
distanza di tempo: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di
Franz Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino 1968; Erna Putz, Franz
Jaegerstaetter, Un contadino contro Hitler, Editrice Berti, Piacenza 2000.
Il secondo libro (da me recensito in "Il Margine", n. 6/2002) e' piu'
preciso del primo nella documentazione. Il 9 agosto 2003 si e' tenuto un
grande incontro a St Radegund, nel giorno stesso del sessantesimo
anniversario della morte di Jaegerstaetter, con sosta anche a Bolzano per
Josef Mayr-Nusser e a Monaco per i giovani della Rosa Bianca: vedi il mio
resoconto Pellegrinaggio ai martiri anti-nazismo, nel mensile torinese "il
foglio", n. 305, ottobre 2003, p. 4. (Vedi sotto, rivista "Humanitas").
- Francesco Comina, Non giuro a Hitler, La testimonianza di Josef
Mayr-Nusser, San Paolo, Milano 2000. Altoatesino, fervente cattolico,
arruolato d'autorita' nelle SS dopo l'8 settembre 1943, Mayr-Nusser  si
rifiuto' di giurare a Hitler par ragioni di fede, come Jaegerstaetter.
Dapprima internato in manicomio, muore di sfinimento durante il viaggio
verso Dachau. Comina documenta la lucidita' del suo precoce giudizio morale
e poltico sul nazismo. Di Mayr-Nusser ha scritto anche Isabella Bossi
Fedrigotti sul "Corriere della Sera", 2 febbraio 2002, p. 29.
- Sui resistenti, ribelli e disertori nell'esercito nazista ho raccolto dei
fatti e dei dati in Quelli dell'ultima ora, uscito, come parte di una piu'
ampia relazione tenuta per l'Iprase di Trento nell'aprile 2000, nel volume
Maestri e scolari di nonviolenza, a cura di Claudio Tugnoli, Franco Angeli,
Milano 2000, pp. 243-256.
- Ho raccolto parecchi casi di boicottaggio personale della Shoah, compiuto
anche da molti cittadini tedeschi, in uno scritto inedito intitolato Molti
Schindler: dunque si poteva resistere al nazismo.
- Sulla probabile obiezione degli scienziati tedeschi alla costruzione della
bomba atomica: Leandro Castellani, La grande paura, Storia dell'escalation
nucleare, Prefazione di Carlo Bernardini, ERI, Torino 1984, pp. 96-106;
Thomas Powers, La storia segreta dell'atomica tedesca, Mondadori, Milano
1994 (1993), pp. 503-509.
- Sul problema di coscienza relativo all'uccidere Hitler, cfr. la mia
recensione del libro di Peter Hoffmann, Tedeschi contro il nazismo. La
Resistenza in Germania, Il Mulino, Bologna 1994 (1988), pubblicata  in
"Servitium", n. 102, novembre-dicembre 1995, fascicolo "Resistenza al male",
pp. 117 e 119-120.
- Documenti di alta resistenza morale, che ricordano in qualche momento gli
atti dei martiri cristiani sotto l'impero romano, sono: Helmuth James von
Moltke, Futuro e resistenza (dalle lettere degli anni 1926-1945),
Morcelliana, Brescia 1985; Dietrich Bonhoeffer, Dieci anni dopo. Un bilancio
sul limitare del 1943, in Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere,
Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1989, pp. 59-74.
- La rivista bimestrale Humanitas (sito: www.morcelliana.com; e-mail:
redazione at morcelliana.it), anno LVIII, n. 5, settembre-ottobre 2003, dedica
il fascicolo a Figure della resistenza al nazismo. La prefazione e' stesa da
Wolfgang Huber, figlio di Kurt, il professore ispiratore dei giovani della
Rosa Bianca (vedi sopra). Segue, pubblicata integralmente per la prima
volta, l'autodifesa di Kurt Huber nel processo che lo condanno' a morte,
coraggiosa e franca sfida al totalitarismo nazista e allo stesso feroce
presidente del tribunale, Freisler. Tra altre figure della rivolta morale
contro la violenza del potere, un articolo di Anselmo Palini illustra la
vicenda di Franz Ja'gersta'tter con alcuni documenti in piu' anche rispetto
al libro di Erna Putz (vedi sopra).
- Aggiungo qualche riferimento (1998) in Germania sulla Resistenza
antinazista:
1) DRAFD, Deutsche in der Resistance, in den Streitkraeften der
Antihitlerkoalition und der Bewegung Freies Detschland (Tedeschi nella
Resistenza, nelle forze armate della coalizione antihitleriana, nel
movimento Libera Germania). Telefono sede centrale di Berlino:
0049/30/5098852. Contatto diretto con un partigiano del DRAFD: Peter
Gingold, Reichsforststrasse 3, D-60528 Frankfurt, tel 0049/69/672631.
2) Bundesvereinigung Opfer der NS Militaerjustiz (Associazione vittime dei
tribunali militari nazisti), Freidrich Humbert Strasse 116, D-28758 Bremen,
tel. 0049/421/622073, fax: 621422. Contatto diretto con il presidente Ludwig
Baumann, Aumunder Flur 3, D-28757 Bremen, tel. 0049/421/665724.
3) Antikriegsmuseum, Friedensbibliotek (Museo antiguerra, Biblioteca della
pace), Bartolomaeuskirche, Friedensstrasse 1, D-10249 Berlin, tel
0049/30/5081207.
4) Mahn- und Gedenkstaette fuer die Opfer der Nationalsozialistischen
Gewaltherrschaft (ammonimento e memoria per le vittime del dominio nazista),
Moehlenstrasse 29, D-40591 Duesseldorf. Catalogo di 202 pagine Verfolgung
und Widerstand in Duesseldorf 1933-1945, (Persecuzione e Resistenza a
Duesseldorf, 1933-1945), Duesseldorf 1990.
* 10. Ermes Ferraro, La Resistenza napoletana e le Quattro Giornate, in Una
strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta, cit. (nella prima sezione
al n. 16), pp. 89-95. Secondo l'ordine di Hitler, l'esercito dei guastatori
doveva lasciare "cenere e fango" al posto della citta'. Una popolazione in
gran parte femminile, quasi senza armi, inflisse all'esercito tedesco
"l'unica sconfitta popolare da esso subita nel mondo" (A. Drago, Una nuova
interpretazione della Resistenza italiana secondo categorie storiche
nonviolente, dattiloscritto).
11. Lotte nonviolente nella storia, materiale preparato per un volume non
uscito, come proposta di lavoro rivolta a insegnanti e studenti. Contiene
una parte metodologica generale e una parte storica limitata al periodo
della Resistenza al nazifascismo, in diversi paesi europei, compresa la
Germania. Il lavoro contiene molte ulteriori indicazioni bibliografiche che
allungherebbero di molto il presente elenco. Esso e' stato compiuto da un
gruppo di ricerca del Centro Studi e Documentazione "Domenico Sereno Regis"
di Torino.
12. Un episodio tipico, tra i molti sconosciuti, di resistenza senz'armi e'
narrato bervemente in Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla
parte dell'ultimo. Prefazione di David Maria Turoldo, Bur, Milano 1993
(1974), p. 219, nota 13. Nel piccolo villaggio di Acone, nel Mugello
fiorentino fu creato uno dei maggiori centri di smistamento e di raccolta
dei prigionieri alleati fuggiti dai vari campi di concentramento. Poveri
contadini analfabeti, inermi che aiutavano altri inermi per puro spirito
evangelico, furono la base di questa azione animata dal pievano e da una
organizzazione clandestina del Partito d'Azione.
* 13. Antonio Parisella, Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia della
Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione, Gangemi editore, Roma 1997,
pp. 160. L'Autore, in questa raccolta di saggi, valorizza la lotta
nonarmata, definita "una scoperta del Cinquantenario" (v. sopra, n. 7),
partita dalla cultura nonviolenta e finalmente entrata sotto l'attenzione
degli storici. Parisella mostra come la lotta per la sopravvivenza fisica e
ideale, lungi dall'essere "attendismo", e' componente essenziale e basilare
della Resistenza al nazifascismo come di ogni lotta di resistenza. La
liberazione e' il compimento della sopravvivenza, e questa e' l'inizio della
liberazione. Parisella cita Collotti e Klinkhammer: "Quando la resistenza
civile assume forme collettive puo' avere una forza anche superiore a quella
di un gesto armato". Si ricava l'immagine della resistenza nonarmata come un
cerchio molto ampio, che comprende mille forme e modi autonomi, entro il
quale sta il cerchio minore, per quanto importante, della resistenza armata;
immagine che rovescia quella tradizionale tutta e solo armista.
14. Bianca Ballesio, La guerra di Kira, La resistenza civile nel Canavese,
prefazione di Ersilia Perona, L'Angolo Manzoni ed., Torino, 1999.
* 15. Lidia Menapace, Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001, pp. 90.
L'autrice racconta, in base alla propria esperienza partigiana, che nella
Resistenza si poteva fare obiezione di coscienza all'uso delle armi, insomma
che la vicenda fu molto piu' ricca di quanto la tradizione della
storiografia italiana (molto politico-militare e poco sociale e popolare) ci
abbia trasmesso.
* 16. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici
vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino settembre 2003,
pp. 312. Anna Maria Bruzzone e' autrice di vari libri sulla Resistenza e la
Shoah. Questa edizione di La Resistenza taciuta, dopo la prima del 1976,
apprezzatissima e da lungo tempo esaurita, compare in forma nuova e bella,
arricchita da una intelligente prefazione di Anna Bravo (coautrice, con Anna
Maria Bruzzone, di In guerra senza armi; si veda il n. 7 della seconda parte
di questa bibliografia). Queste opere d'inchiesta e testimonianza sulla
partecipazione delle donne, effettiva ma per lo piu' disarmata, alla lotta
di Resistenza, hanno promosso tra gli storici l'individuazione e il
riconoscimento, dapprima gravemente mancato, del fatto e del concetto di
resistenza nonarmata e nonviolenta, concetto "di valore euristico" (Claudio
Pavone, "Il Ponte", n. 1/1995), realta' ben diversa dalla resistenza
passiva. Chi lavora per la trasformazione nonviolenta della gestione dei
conflitti acuti, e cioe' per l'eliminazione del disumano infelice giudizio
delle armi nelle contese umane, trova in questi lavori storici, che danno il
giusto riconoscimento al contributo delle donne alla civilizzazione umana,
motivo di profonda gratitudine e ammirazione per l'insegnamento prezioso che
da essi ci viene.
17. Silverio Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da
Bocchini a Berlusconi, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004. Il titolo allude
all'espressione ultrabenevola con cui Berlusconi ha qualificato le condanne
degli antifascisti al confino. Il libro racconta, tra l'altro, di un
ambulante deportato in quanto autore di una canzone in cui si chiedeva a
sant'Antonio la grazia di non fare scoppiare la guerra, di rivolte al
confino, tra cui quella contro l'imposizione del saluto romano, e di
scioperi della fame. I confinati seppero organizzare una vera e propria
resistenza, scrissero manifesti profetici, progettarono riviste, rischiarono
e accumularono anni e anni di carcere o di confino aggiuntivo, ma senza
piegarsi. In genere i cittadini delle isole e dei duecentosessantadue
paesini scelti dal fascismo come luoghi di morte civile vollero loro bene e
li protessero.
(Fine. La prima e la seconda parte sono apparse rispettivamente nei
notiziari dell'altro ieri e di ieri)

5. PROPOSTA. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Si puo' destinare la quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle
persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2006, apponendo la firma
nell'apposito spazio della dichiarazione dei redditi destinato a "sostegno
delle organizzazioni non lucrative di utilita' sociale" e indicando il
codice fiscale del Movimento Nonviolento: 93100500235; coloro che si fanno
compilare la dichiarazione dei redditi dal commercialista, o dal Caf, o da
qualsiasi altro ente preposto - sindacato, patronato, Cud, ecc. - devono
dire esplicitamente che intendono destinare il 5 per mille al Movimento
Nonviolento, e fornirne il codice fiscale, poi il modulo va consegnato in
banca o alla posta.
Per ulteriori informazioni e per contattare direttamente il Movimento
Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

6. LE ULTIME COSE. CEUX QUI

"Ceux qui tricolorent"
(Jacques Prevert, Tentative de description d'un diner de tetes a'
Paris-France)

Quelli che si opponevano alla guerra quando al governo c'erano altri partiti
quelli che si opponevano alle stragi quando non avevano un ministero
quelli che erano per il disarmo prima di avere una presidenza
quelli che erano antimilitaristi prima d'imparare a sbattere i tacchi

Quelli che tutto il potere ai gulag
quelli che l'uomo e' uomo
quelli che i nostri ragazzi
quelli che la nostra civilta'

Quelli che o Francia o Spagna
quelli che non e' un pranzo di gala
quelli che mors tua vita mea
quelli che la guerra vinciamola noi

Quelli che Dio riconoscera' i suoi
quelli che Parigi val bene una messa
quelli che non vedono l'ora di metterti spalle al muro
quelli che non vedono l'ora di metterti al muro

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 73 del 28 aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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