Voci e volti della nonviolenza. 71



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 71 del 29 giugno 2007

In questo numero:
1. Gianni Ferrara: Costituzione
2. Et coetera

1. GIANNI FERRARA: COSTITUZIONE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 giugno 2007, col titolo "Costituzione,
un anno dopo. Perche' questo cupo silenzio?"]

Lo scorso anno, esattamente il 25 ed il 26 giugno, gli elettori italiani
diedero a se stessi, al mondo e, possiamo dire, alla storia del nostro
paese, prova inconfutabile di altissimo senso civico, di profonda
sensibilita' democratica, di piena coscienza dei propri diritti e delle
condizioni istituzionali che li avrebbero potuto garantire e promuovere.
15.701.293 elettrici ed elettori, su 25.663.641 votanti, dichiararono il
loro consenso, fedelta' e amore alla Costituzione, che per decenni e' stata
aggettivata come democratica ed antifascista.
Adopero volutamente questa qualificazione del documento costitutivo della
nostra Repubblica perche' vera e perche' evoca lotte, fatti, movimenti,
passioni, progetti, speranze, un contesto di identita' plurime ma tese ad
obiettivi alti di etica civile e sociale, densi di civilta' politica,
esigenti giustizia, liberta' ed eguaglianza.
Fu un evento, quello dell'anno scorso, che, a fronte delle tante miserie che
emergono dalle cronache di ogni giorno, esalta la base della Repubblica, il
suo fondamento umano - diciamolo, senza tema di retorica - il popolo.
*
Ebbene, immediatamente dopo quei due giorni, un silenzio massiccio, cupo,
ininterrotto, tetragono, e' piombato su quella data, sul significato di
quella sentita, consapevole, autentica, meravigliosa deliberazione adottata
dalla liberta' delle donne e degli uomini di questo Paese. Perche' mai? Cosa
aveva quella decisione per essere condannata con l'espulsione dal dibattito
politico, con la cancellazione da ogni agenda, addirittura con la damnatio
memoriae di quella che si denomina opinione pubblica?
Aveva ed ha, quella deliberazione popolare, il significato di una scelta
netta, univoca, nitida ed imperiosa, la scelta di una democrazia credibile,
controllata perche' partecipata, piena di contenuti, materiata di diritti,
di tutti quelli di liberta', di tutti quelli civili, di tutti quelli
politici. E anche di quelli sociali, che, cosi' dicono, costano tanto alle
finanze dello stato. Come se fossero i soli a costare. Come se tutti gli
altri diritti non costassero, come se per assicurarli, difenderli,
garantirne il godimento, l'uso individuale e collettivo non provvedessero,
da sempre, appositi apparati statali. Va esplicitato che i diritti sociali
non sono previsti a futura memoria, ma vigono.
Il catalogo e' lungo. Comprende il diritto alla previdenza, all'assistenza
sociale, alla sanita', alla scuola pubblica di ogni ordine e grado.
Comprende il diritto di ogni lavoratrice e lavoratore ad una retribuzione
proporzionata alla quantita' e qualita' del proprio lavoro e in ogni caso -
in ogni caso - sufficiente ad assicurare a se' ed alla propria famiglia
un'esistenza libera e dignitosa. Comprende il diritto di sciopero. Comprende
il diritto corrispondente all'obbligo di ogni imprenditore di svolgere la
sua attivita' non contrastando l'utilita' sociale o in modo da recare danno
alla sicurezza, alla liberta', alla dignita' umana, tanto piu', alla vita
dei lavoratori. E' il diritto a ottenere che la proprieta' privata si
legittimi, mediante il perseguimento di una funzione sociale e rendendosi
accessibile a tutti.
*
Va esplicitato il significato della democrazia disegnata dalla Costituzione.
E' la democrazia che a fondamento della Repubblica colloca il lavoro, non il
mercato. E' la democrazia che riconosce l'appartenenza della sovranita' al
popolo. E non si contenta di dichiararlo, ma sancisce che tutti i cittadini
hanno diritto di concorrere alla determinazione della politica nazionale,
associandosi in partiti politici. Che sono in crisi, certo, ma lo sono
perche', appunto, non hanno svolto e non svolgono la funzione ad essi
assegnata dalla Costituzione. E sarebbe necessario imporglielo finalmente
con legge attuativa di tale ruolo costituzionale.
Significa molte altre cose il diritto dei cittadini a determinare la
politica. Comporta che la democrazia costituzionale non si riduca
all'elezione, ogni cinque anni, dei rappresentanti del popolo in Parlamento.
Preclude che la democrazia decada a regime elettivo del capo del governo e
dei suoi seguaci, fedeli, ubbidienti, impiegati a tradurre in leggi i voleri
del capo. Impedisce quindi che il diritto alla rappresentanza possa essere
eluso e compresso. Prescrive che, per consentire a tutti di partecipare alla
politica nazionale, la rappresentanza sia plurale, e corrisponda alla
composizione politica di tutto il popolo, il piu' e il massimo possibile.
Questi i principi da attuare, gli obiettivi da raggiungere, gli imperativi
da eseguire integralmente. A deciderlo fu il popolo italiano il 25-26 giugno
2006 chiamando la Costituzione repubblicana a vita nuova e lunga.

2. ET COETERA

Gianni Ferrara (1929) e' uno dei maggiori costituzionalisti italiani, ha
insegnato diritto pubblico generale, diritto costituzionale comparato e
diritto costituzionale alla facolta' di giurisprudenza dell'Universita' "La
Sapienza" di Roma; eletto deputato nel 1983 e nel 1987, ha fatto parte della
commissione Affari costituzionali in ambedue le legislature, nel 1992
rinuncia alla ricandidatura per riprendere l'attivita' di ricerca e di
insegnamento; collaboratore delle piu' importanti riviste di diritto e
autore di numerosi saggi, ha fondato e dirige la rivista on line
"Costituzionalismo". Tra le molte opere di Gianni Ferrara: (con Robert A.
Dahl, Peter Haeberle), La democrazia alla fine del secolo. Diritti,
eguaglianza, nazione, Europa, Laterza Roma-Bari 1995; Gli atti
costituzionali, Giappichelli, Torino 2000; La Costituzione. Dal pensiero
politico alla norma giuridica, Feltrineli, Milano 2006. Opere su Gianni
Ferrara: AA. VV., Studi in onore di Gianni Ferrara, Giappichelli, Torino
2005.

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Numero 71 del 29 giugno 2007

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