Minime. 156



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 156 del 20 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Luciano Capitini: Lanfranco Mencaroni
2. A Vicenza il 6 agosto
3. Alessandro Portelli: Usa, "Code pink" contro la guerra di Bush
4. Sergio Casali: Il pensiero e la critica letteraria femminista (parte
prima)
5. Elena Loewenthal: Due libri
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. MAESTRI E COMPAGNI. LUCIANO CAPITINI: LANFRANCO MENCARONI
[Ringraziamo di cuore Luciano Capitini (per contatti: capitps at libero.it) per
aver scritto questo testo che offriamo come omaggio a Lanfranco Mencaroni.
Luciano Capitini e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nell'associazione
nazionale "Amici di Aldo Capitini", nella Rete di Lilliput e in numerose
altre esperienze e iniziative nonviolente; persona di straordinaria mitezza
e disponibilita' all'ascolto e all'aiuto, ha condotto a Pesaro una
esperienza di mediazione sociale nonviolenta; e' tra i coordinatori della
campagna "Scelgo la nonviolenza".
Lanfranco Mencaroni (per contatti: l.mencaroni at libero.it), medico, amico e
collaboratore di Aldo Capitini, e' infaticabile prosecutore dell'opera
comune, animatore dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini (per
contatti: e-mail: capitini at tiscalinet.it, sito: www.aldocapitini.it) e
curatore del sito del "Cos in rete" (www.cosinrete.it) che mette a
disposizione anche una ricchissima messe di testi di e su Capitini, ed e' un
fondamentale punto di riferimento per amici e studiosi della nonviolenza]

Ho conosciuto Lanfranco Mencaroni da poco, relativamente, una diecina di
anni o poco piu', quando, essendo giunto a conoscenza del mio modesto
impegno in campo nonviolento, mi propose di entrare nella Associazione Amici
di Aldo Capitini, di cui faceva parte, e il cui presidente, allora, era il
professor Maurizio Cavicchi.
Mi colpi' per la forza del carattere, la determinazione con cui agiva
secondo i suoi valori, la fortissima impronta - che rivendicava
orgogliosamente - lasciata sul suo animo dalla vicinanza con Aldo Capitini.
Dava l'idea di aver forgiato la sua vita sulle indicazioni dell'amico e
maestro. Come Aldo e' profondo conoscitore di musica "seria", e non a caso
sua figlia Lucia (attuale direttrice artistica dell'Orchestra Giuseppe Verdi
di Milano) e' una cantante apprezzatissima di lieder e brani musicali
analoghi.
Rivendica di voler agire - come Aldo - guidato da una certa severita' di
giudizio. In tale atteggiamento potrebbe essere confermato dalle sue
esperienze personali: l'impegno nella Resistenza, la carcerazione (assieme a
Pio Baldelli), e, dopo la laurea in medicina, la scelta della "condotta".
La scelta di praticare l'attivita' di medico in un piccolo centro, composto
massimamente da contadini, era certamente consona alle sue scelte per la
militanza nel Pci... a questo punto mi permetto pensare a Lanfranco come ad
uno dei tantissimi comunisti che seppero impegnarsi senza chiedere ne'
ricevere nulla di "sostanzioso" in cambio, e questo in una regione dove
tramite il PCI avrebbe potuto ben arrivare a qualche risultato... ma
l'esempio di Aldo, anche in tal senso era troppo vincolante.
E' stato Lanfranco a guidare la vetturetta con cui accompagnava Aldo a
Barbiana, e cosi' fu testimone degli incontri, poi assunse la carica di
direttore del "Giornale Scuola", impresa editoriale suggerita ad Aldo da don
Milani e sostenuta dalla Cgil umbra.
*
Fu tra gli amici - allora ben piu' numerosi - che fondarono l'Associazione
Amici di Aldo Capitini, essendo scontenti di quanto si faceva in Italia per
ricordare e rivalutare le opere ed il pensiero di Capitini. I primi anni
furono ricchi di incontri, manifestazioni, presentazioni di libri.
Oggi la situazione e' per un verso peggiore, e per un altro molto
migliore... Abbiamo meno manifestazioni che si svolgono nella citta' di
Perugia (ma il pensiero di Aldo non deve essere reputato solo come un frutto
locale), ma un impegno maggiore ad essere presenti nelle universita', nel
contatto con studiosi giovani e giovanissimi (ricordo con piacere che il
premio per tesi di laurea su temi capitiniani e' stato pensato e proposto
alla Provincia di Perugia proptrio dall'Associazione Amici di Aldo Capitini.
Questo ottobre, a Pienza, si terra' un convegno sulla pedagogia di Aldo, che
immaginiamo potra' costituire la pietra basilare per un rilancio del
pensiero di Aldo su tali temi.
Lanfranco successe al professor Cavicchi come presidente, e seppe infondere
attivita' ed esempio costanti.
*
Il rapporto con Lanfranco non e' sempre idilliaco... se ritiene di trovarsi
di fronte a qualcuno il cui pensiero dista troppo dal suo, il confronto puo'
divenire anche duro, ma di solito tutto si interrompe con un riconoscimento
reciproco di buona fede ed un sorriso, tanto piu' prezioso quanto piu' raro.
Il valore di Lanfraco Mencaroni e' dimostrato anche dalla bella figura della
sua Silvana, la donna che ha scelto come compagna di una vita ricca ma non
priva di asperita', in tanti frangenti a tutti appare chiaro che Silvana e'
proprio la donna "giusta" per lui.
Oggi Lanfranco accusa disturbi di salute che tutti speriamo possano essere
meno gravi di quanto egli stesso ci lasci capire.

2. INCONTRI. A VICENZA IL 6 AGOSTO
[Da Paolo Candelari (per contatti: paolocand at gmail.com) riceviamo e
diffondiamo.
Paolo Candelari, presidente emerito del Movimento Internazionale della
Riconciliazione (Mir), e' una delle piu' conosciute e stimate figure della
nonviolenza in Italia]

Siamo donne e uomini che credono fermamente che la legge dell'amore sia
quella che permette all'umanita' di conseguire l'autentica pace nella
giustizia e che la nonviolenza sia lo strumento per affermare questa legge.
Siamo donne e uomini che traggono questa convinzione dalle proprie fedi e la
sostanziano in movimenti ed associazioni impegnati per la nonviolenza
attiva.
Sentiamo profondamente lo scandalo della presenza delle armi di distruzioni
di massa quali le armi nucleari atte a distruggere migliaia di vite
innocenti in un sol attimo, strumenti del terrore con cui si pretende di
governare il mondo.
Viviamo con grande preoccupazione le notizie che ci informano che governi e
comandi militari stanno studiando e programmando l'uso di armi atomiche
nella gestione di prossimi conflitti: sentiamo come provocazione a tutta
l'umanita' l'enorme dispendio di risorse umane, tecniche, scientifiche,
finanziarie per la ricerca e la loro costruzione.
Sentiamo come la condanna di tali armi pronunciata a piu' livelli dalle
nostre chiese sia rimasta inascoltata anche da parte di uomini politici,
scienziati, militari che pur dicono di richiamarsi alla fede.
Vorremmo che le chiese fossero impegnate  sempre piu', a tutti i livelli,
dalle aggregazioni laicali, alle istituzioni ecclesiali, ai vertici delle
gerarchie, nella costante denuncia che non solo l'uso ma anche la
fabbricazione e la semplice detenzione di armi nucleari costituiscono un
gravissimo peccato contro Dio e contro l'umanita', una violazione massima di
ogni etica umana, che nessun diritto alla difesa puo' logicamente e
moralmente giustificare.
Come donne e uomini che vivono in Italia  e che amano la loro terra,
sentiamo la vergogna e l'imbarazzo della presenza di tali armi nel nostro
paese e sperimentiamo la delusione di vedere che uomini e partiti che pure
affermano di perseguire politiche di pace nulla fanno di fronte a cio',
rendendosi complici delle future annunciate stragi di massa.
Vogliamo,allora, condividere con le nostre sorelle e fratelli questi nostri
sentimenti e insieme trovarci a Vicenza il 6 agosto prossimo, anniversario
della prima strage atomica, per fare memoria delle vittime della follia
dell'uomo, chiedere perdono a Dio e agli uomini dell'arroganza delle scelte
fratricide, fare appello alle nostre chiese che si riuniranno a Sibiu dal 4
al 9 settembre affinche' ribadiscano che non solo l'uso ma anche la
fabbricazione, la proliferazione e la semplice detenzione di armi nucleari
costituiscono un gravissimo peccato contro Dio e contro l'umanita' ed il
creato, prenderci degli impegni concreti per liberare il mondo, ed in
particolare l'Italia, dalle armi atomiche, pregare Dio che benedica  il
nostro impegno per la pace.
Invitiamo tutte le donne e gli uomini di buona volonta', i nostri pastori,
associazioni e gruppi ecclesiali, i nostri fratelli di altre tradizioni
religiose a questa giornata che avra' come momenti salienti: il 5 agosto:
alle ore 17,30 veglia di preghiera, alle ore 20,30: nella Piazza dei Signori
proiezione di "Sadako e le gru" e spettacolo "Processo alle atomiche", per
la cittadinanza tutta; il 6 agosto: alle ore 8,15 silenzio e memoria delle
vittime del nucleare (a seguire alcuni partecipanti appartenenti alle
diverse confessioni - cristiane e non - pronunceranno la propria condanna e
proporranno alcuni impegni concreti per la pace e il disarmo; alle ore 11
presentazione dell'appello per Sibiu; nel pomeriggio testimonianze per la
pace e contro la guerra.
Per chi vorra' il 9 agosto, alle ore 11, davanti alla base di Aviano, ancora
commemorazione di Nagasaki con presenza dei gonfaloni dei Comuni membri di
Mayors for Peace.
*
Per adesioni scrivere a segreteria at miritalia.org
*
Promotori: Beati i costruttori di pace, Centro interconfessionale per la
pace - Cipax, Gavci, Movimento internazionale della riconciliazione - Mir,
Pax Christi, Ucebi.

3. RIFLESSIONE. ALESSANDRO PORTELLI: USA, "CODE PINK" CONTRO LA GUERRA DI
BUSH
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 14 luglio 2007, col titolo "'Codice rosa'
contro la guerra di Bush".
Alessandro Portelli (per contatti: alessandro.portelli at uniroma1.it),
studioso della cultura americana e della cultura popolare, docente
universitario, saggista, storico, militante della sinistra critica, per la
pace e i diritti. Dal sito alessandroportelli.blogspot.com riprendiamo la
seguente scheda autobiografica: "Sono nato a Roma nel 1942. Di mestiere,
insegno letteratura americana alla Facolta' di scienze umanistiche
dell'Universita' 'La Sapienza' di Roma. Ho svolto l'incarico di consigliere
delegato del sindaco di Roma per la tutela e la valorizzazione delle memorie
storiche della citta'; ho fondato e presiedo il Circolo Gianni Bosio per la
conoscenza critica e la presenza alternativa delle culture popolari; faccio
parte del consiglio direttivo dell'Irsifar (Istituto Romano per la Storia
d'Italia dal Fascismo alla Resistenza) e ho la tessera dell'Anpi. Collaboro
al 'Manifesto' fin dal 1972, e ho scritto spesso anche su 'Liberazione' e
'l'Unita''. Ho studiato, insegnato e diffuso la cultura dell'America a cui
vogliamo bene - quella di Woody Guthrie, Pete Seeger, Bob Dylan, Bruce
Springsteen, di Malcolm X, Martin Luther King, Cindy Sheehan, Mark Twain,
Don DeLillo, Spike Lee, Woody Allen. Ho raccolto le canzoni popolari e
politiche e la memoria storica orale di Roma e del Lazio, collaborando con
il Canzoniere del Lazio, Giovanna Marini, Sara Modigliani, Piero Brega,
Ascanio Celestini. Ho conosciuto i partigiani e le partigiane di Roma e i
familiari degli uccisi delle Fosse Ardeatine, e dai loro racconti ho messo
insieme la loro storia. Ho ascoltato i racconti delle borgate e dei
quartieri popolari, dalle occupazioni delle case degli anni '70 alla storia
orale di Centocelle. Ho cercato di non limitarmi a studiare e a scrivere, ma
anche di organizzare cultura: mettere in piedi strutture (dal Circolo Bosio
alla Casa della Memoria); fondare e far vivere riviste; condividere con gli
altri, attraverso dischi e libri, quello che ho imparato; coinvolgere
persone piu' giovani e aprirgli spazi; organizzare eventi, concerti,
incontri. Ho accompagnato gli studenti romani ad Auschwitz, ho girato decine
di scuole per parlare della memoria, della democrazia, dell'antifascismo. E
ho voglia di continuare a farlo. Le mie passioni sono l'uguaglianza, la
liberta', l'insegnamento, la musica popolare, la memoria, ascoltare i
racconti delle persone, i libri e i film, e il rock and roll". Tra le opere
di Alessandro Portelli: Il re nascosto. Saggio su Washington Irving,
Bulzoni, Roma 1979; Taccuini americani, Manifestolibri, Roma 1991, 2000; Il
testo e la voce, Manifestolibri, Roma 1992; La linea del colore,
Manifestolibri, Roma 1994; L'aeroplano e le stelle, Manifestolibri, Roma
1995; Biografia di una citta', Einaudi, Torino 1997; (con Cesare Bermani e
Silverio Corvisieri), Guerra civile e Stato, Odradek, Roma 1998; L'ordine e'
gia' stato eseguito, Donzelli, Roma 1999; America, dopo, Donzelli, Roma
2003; Canzone politica e cultura popolare in America, DeriveApprodi, 2004;
Canoni americani, Donzelli, Roma 2004]

La camera dei deputati degli Stati Uniti ci prova ancora, come il
proverbiale Sam di Casablanca e Woody Allen, ma con meno convinzione: la
riluttanza del Senato e il prevedibile veto di Bush fanno gia' presentire
che anche questa terza votazione per il ritiro delle truppe dall'Iraq
restera' lettera morta. Ed e' anche probabile che almeno una parte dei
deputati democratici abbia votato cosi' sapendo che la cosa sarebbe finita
li'.
Quindi, lo scetticismo e l'ironia con cui quel tanto che resta del movimento
per la pace accoglie la notizia nelle sue espressioni in rete non sono privi
di giustificazioni: dove eravate tre, quattro, cinque anni fa? Come avete
votato allora? Non c'e' dubbio che, accanto a una parte non trascurabile di
ripensamenti sinceri, in questo atteggiamento c'e' anche una dose rilevante
di opportunismo. Ma cio' non toglie che sia lo stesso una buona notizia:
fino a non molto tempo fa, era "opportuno" votare per la guerra; ora il
vento e' cambiato, e la scelta politicamente vantaggiosa diventa quella
opposta.
Fra l'altro, se i deputati democratici si sono spostati in questa direzione,
lo si deve anche al fatto che la talpa dei gruppi pacifisti ha continuato a
scavare, e bene. Non ci sono state imponenti manifestazioni da "seconda
potenza mondiale", ma quasi sotto il radar mediatico, a livello locale e
diffuso, in tutti gli Stati Uniti c'e' stato chi ha continuato a parlare, a
opporsi, a scrivere. Ne' sono mancati gruppi che hanno scelto forme di
azione diretta insolite ma efficaci. Un esempio e' Code Pink ("Codice
rosa"), un gruppo di donne nato nel 1982. "All'inizio - dice Medea Benjamin,
una delle fondatrici - ci eravamo concentrate sul fare pressione
sull'amministrazione Bush. Naturalmente, non abbiamo ottenuto niente. Cosi'
abbiamo pensato: cerchiamo di spostare quelli che possiamo spostare, di
cambiare la Camera. Cosi', ci siamo date da fare come pazze per far eleggere
candidati democratici. E adesso stiamo addosso ai democratici che hanno la
maggioranza alla Camera". Ai democratici, Code Pink gli sta addosso
letteralmente: si presenta alle conferenze stampa e le interrompe, occupa
gli uffici dei parlamentari, manda attiviste avvolte in rosee piume di
struzzo ai comizi di Hillary Clinton per ricordarle il suo voto a favore
della guerra. Insomma, usa tutta quella combinazione di pragmatismo e
fantasia che ha caratterizzato il meglio dei movimenti alternativi americani
dagli anni '60 in poi. E Code Pink non e' sola: anche Cindy Sheehan non ce
l'ha fatta a starsene a casa ed e' tornata.
Insomma, i democratici avranno votato cosi' per togliersi Code Pink di
dosso, o magari anche perche' si sono convinti. Quello che conta e' che
hanno votato. E anche se per ora non cambiera' niente, e' segno che qualcosa
e' cambiato.

4. MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA
(PARTE PRIMA)
[Dal sito www.uniroma2.it riprendiamo la seguente dispensa predisposta
nell'aprile 2004 per il secondo semestre dell'anno accademico 2003/2004 del
corso su "Femminismo, studi di genere e letteratura latina".
Sergio Casali (Varazze, 1969) ha studiato alla Scuola Normale Superiore di
Pisa (corso ordinario e di perfezionamento) dal 1988 al 1997, con una
parentesi al St John's College di Oxford nel 1992/93; e' ricercatore
all'Universita' Roma Due "Tor Vergata" dal 1998, e professore associato di
Lingua e letteratura latina dal 2001. Si interessa soprattutto di poesia
augustea, in particolare Ovidio e Virgilio, della tradizione epica romana e
dell'esegesi antica dell'Eneide. Sta ultimando un sintetico commento a tutta
l'Eneide per la collana "Biblioteca della Pleiade" di Einaudi, e sta
lavorando a un commento in inglese al libro IV dell'Eneide per la collana
"giallo-verde" di Cambridge University Press. Ha tenuto conferenze e
partecipato a convegni su Ovidio e Virgilio in varie universita' italiane e
straniere, tra cui Harvard University, Columbia University, University of
Wisconsin at Madison, University of Colorado at Boulder, Keele University,
Bristol University, Institute of Classical Studies (London), Trinity College
(Dublin), University of Manchester, University of California at Los Angeles,
Cambridge University, University of Pennsylvania, University of Virginia.
Tra le opere di Sergio Casali: Publii Ovidii Nasonis Heroidum Epistula IX:
Deianira Herculi, a cura di Sergio Casali, Firenze: Le Monnier, 1995;
Commento a Virgilio: Eneide, in Virgilio: Opere, a cura di A. Barchiesi,
Torino: Einaudi (in preparazione); Virgil: Aeneid IV, ed. by S. C.,
Cambridge: Cambridge University Press (in preparazione)]

Premessa
Per parlare di femminismo e discipline classiche e' ovviamente necessario
avere un'idea di cosa sia il femminismo, e di quale sia l'influsso che il
femminismo ha esercitato sulle scienze umane.
Per questo, prima di affrontare il tema del femminismo nello studio
dell'antichita' classica in generale, e della letteratura latina in
particolare, riteniamo sia indispensabile fornire una breve introduzione al
pensiero e alla critica letteraria femminista.
Il femminismo e' un fenomeno caratterizzato da due aspetti strettamente
intrecciati tra loro: da un lato, esso e' un movimento politico di donne che
si sono battute e si battono per i diritti sociali, politici ed economici
delle donne; dall'altro lato, il movimento politico e' stato affiancato e
sostenuto da un'elaborazione teorica e concettuale mirata a denunciare,
analizzare e approfondire nelle loro implicazioni filosofiche, le modalita'
e le strumentazioni culturali con cui si e' perpetuato nei secoli il
predominio maschile sulle donne.
Il femminismo contemporaneo e' soprattutto impegnato in un processo di
elaborazione teorica dei concetti di genere come costruzione culturale e di
differenza sessuale, e ha prodotto opere di grandissima importanza per tutti
i campi delle scienze umane. La conoscenza del pensiero femminista e' un
elemento fondamentale per la formazione culturale degli insegnanti. Cio' e'
particolarmente vero, e urgente, per chi lavora nel campo delle letterature
classiche, dove l'influsso del pensiero femminista, almeno in Italia, e'
stato finora troppo scarso, specialmente se si confrontano le situazioni nei
paesi di area anglosassone.
*
1. Le origini del pensiero femminista
Contenuto del capitolo
Per inquadrare le origini del pensiero femminista, vedremo le figure di due
antesignane del movimento, che scrivono nel periodo della Rivoluzione
Francese: Olimpe de Gouges (Dichiarazione dei diritti della donna e della
cittadina, 1791), e Mary Wollstonecraft (Una rivendicazione dei diritti
della donna, 1792). Il periodo che va dal 1848 al 1918 vede la nascita e lo
sviluppo del movimento femminista nei paesi occidentali avanzati
(soprattutto Francia, Inghilterra, Stati Uniti), diviso nelle due correnti
liberale e socialista. Una figura importante del femminismo liberale e'
Harriett Taylor (L'emancipazione delle donneí, 1851), con il marito John
Stuart Mill (L'asservimento delle donne, 1869). Negli Stati Uniti si
sviluppa il movimento liberale delle "suffragette" (dalla loro richiesta
fondamentale, il diritto al suffragio). La corrente socialista si ispira
all'opera di Engels L'origine della famiglia (1884).
*
1. 1. Alle radici del femminismo: Olympe de Gouges e Mary Wollstonecraft
Il moderno femminismo nasce in Francia e in Gran Bretagna alla fine del
Settecento, negli anni della Rivoluzione francese. Due donne soprattutto
sono importanti per la nascita del femminismo, rispettivamente in Francia e
in Gran Bretagna.
Olympe de Gouges (pseudonimo di Marie-Olympe Gouze, 1748-1793), nata a
Montauban, era figlia di un macellaio, anche se dichiarava di essere la
figlia illegittima di un poeta aristocratico, Le Frere de Pompignan. A 16
anni si sposa con un ufficiale, ma due anni dopo i due si separano. Olympe
va a Parigi, dove scrive numerose commedie di successo, come Le Mariage
inattendu de Cherubin (1786), Moliere chez Ninon (1788) e Le Couvent ou Les
voeux forces (1792), e racconti "orientali" come Le Prince philosophe
(1792). Nel 1789 diventa un'accesa sostenitrice della Rivoluzione, e fonda
il "Club des Tricoteuses" (1790). Nel 1791 e' la prima a codificare i
diritti della donna pubblicando la Declaration des droits de la femme et de
la citoyenne (Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina).
Oppositrice di Robespierre, viene arrestata nel luglio 1793, in seguito alle
sue proteste per la morte di Luigi XVI, e ghigliottinata poco tempo dopo.
Mary Wollstonecraft: la vita. La nascita del pensiero femminista si puo' far
risalire alla pubblicazione a Londra, nel 1792, di A Vindication of the
Rights of Women (Una rivendicazione dei diritti della donna), ad opera di
Mary Wollstonecraft (1759-1797). Mary Wollestonecraft, nata a Hoxton, vicino
Londra, ebbe un'infanzia infelice. Il padre era un alcolista che maltrattava
la moglie, e la famiglia aveva spesso difficolta' economiche, ma nonostante
tutto Mary riusci' a farsi una cultura. Dopo aver lavorato per due anni come
dama di compagnia, divenne insegnante in una scuola per ragazze da lei
fondata insieme alla sorella Eliza e all'amica Fanny Blood. Dopo il
fallimento dell'iniziativa, passa un anno in Irlanda come governante. Queste
esperienze le ispirano i Thoughts on the Education of Daughters (Pensieri
sull'educazione delle figlie, 1787), che venne pubblicato dall'editore
radicale londinese Joseph Johnson. L'opera le permise di accedere a un
circolo di letterati radicali di cui facevano parte figure come Thomas
Paine, William Blake, e William Godwin. Johnson la assunse come traduttrice,
e continuo' a pubblicare le sue opere, tra cui Mary (A Fiction) (1788), The
Female Reader (1789), e A Vindication of the Rights of Man (1790), la sua
risposta alle Riflessioni sulla Rivoluzione francese di Edmund Burke.
Nel 1792 Mary va a Parigi per osservare da vicino i risultati della
Rivoluzione, su cui pubblica Historical and Moral View of the French
Revolution (1794). A Parigi incontra lo scrittore americano emigrato Gilbert
Imlay. Con lui ha una relazione da cui nel 1794 nasce una figlia, Fanny, che
si suicidera' in giovane eta'. Ritorna in Inghilterra con Imlay, ma le
infedelta' di lui la spingono a tentare il suicidio. Ha quindi una relazione
con il filosofo di tendenze anarchiche William Godwin, che sposa nel marzo
del 1797. Muore a Londra di setticemia nel settembre di quell'anno, all'eta'
di 38 anni, poco dopo aver dato alla luce una figlia, Mary, la futura moglie
di Percy Bysshe Shelley, e autrice, con il nome di Mary Shelley, del
celeberrimo romanzo gotico Frankenstein (1818).
Mary Wollstonecraft: l'opera. L'opera piu' importante di Wollestonecraft e'
A Vindication of the Rights of Woman (1792), il primo classico del pensiero
femminista. L'opera si rivolge alla donne colte della classe media, le sole
che possano acquisire seria consapevolezza dei problemi della donna. Le
donne aristocratiche infatti sono completamente prigioniere della
mistificazione secondo cui l'unica cosa importante e' piacere all'uomo,
mentre le donne della classe lavoratrice (cui va comunque la simpatia e il
rispetto dell'autrice) sono troppo oppresse dalle necessita' della vita
materiale per potersi concedere lo spazio della riflessione. Wollestonecraft
critica le tesi di Rousseau sull'inferiorita' "naturale" della donna, e
rivendica parita' di condizioni tra i sessi, soprattutto per quanto riguarda
l'accesso all'educazione e alla cultura.
*
1. 2. Il primo femminismo (1848-1918): la lotta per l'uguaglianza nelle
correnti liberale e socialista
Quando il termine "femminismo" compare per la prima volta, nel 1895, il
movimento per la rivendicazione dei diritti delle donne ha gia' qualche
decennio di vita. Verso la meta' dell'Ottocento, infatti, le donne dei paesi
occidentali piu' avanzati (Gran Bretagna, Francia) cominciano ad
organizzarsi e a lottare.
Nel nascente movimento delle donne, possiamo distinguere due correnti
fondamentali: la corrente liberale e quella socialista.
La corrente liberale. La corrente liberale comprende donne della classe
media, che pur trovandosi in una condizione privilegiata rispetto alle donne
della classe lavoratrice, in quanto non sono obbligate a vendere sul neonato
mercato industriale la loro forza-lavoro, ma sono "mantenute" dai loro
familiari maschi, vivono tuttavia in una frustrante mancanza di autonomia:
non possono accedere ai livelli elevati dell'istruzione, non possono
praticare le libere professioni, non possono gestire il patrimonio se
rimangono vedove, non possono votare.
La corrente socialista. Le donne proletarie, che si trovano in una
situazione di concorrenza e conflitto nel mondo del lavoro con gli uomini, e
tra loro stesse, non possono organizzarsi in modo autonomo, ma devono
organizzarsi all'interno delle piu' generali strutture organizzative e
culturali del movimento socialista.
*
1. 3. L'orientamento liberale: Harriett Hardy Taylor e John Stuart Mill
Una figura importante dell'orientamento liberale e' Harriet Hardy Taylor
(1808-1853).
La vita. Harriett e' una donna inglese di classe media, che intorno al 1830,
quando e' gia' sposata e con due figli (Hardy e' il suo cognome di nascita,
Taylor quello del primo marito), inizia una relazione, che durera' per un
ventennio, con il quasi coetaneo filosofo John Stuart Mill (1806-1873). Dopo
la morte del marito di lei, nel 1849, essi convivranno, e si sposeranno nel
1851. Harriet non pubblica nulla con il suo nome nel corso della vita, ma le
opere di Mill, come egli stesso piu' volte dichiarera', sono frutto della
sua collaborazione con la compagna. Entrambi militanti della sinistra
inglese "radicale", lavorano insieme per contrastare l'idea della presunta
inferiorita' "naturale" della donna, e per cercare i mezzi e le modalita'
con cui superare la condizione di oppressione della donna.
Le opere. L'importante saggio "The enfranchisement of women"
("L'emancipazione delle donne") viene pubblicato nel 1851 nella rivista "The
Westminster Review" sotto il nome di J. S. Mill, ma e' opera di Harriet. In
esso Harriet annuncia al pubblico inglese che, "nelle zone piu' civilizzate
e illuminate degli Stati Uniti, e' sorto un movimento organizzato rivolto a
una nuova questione", l'emancipazione delle donne: "Sara' d'aggiunta alla
sorpresa con cui molti accoglieranno qiesta notizia il fatto che il
movimento che ha preso avvio non consiste in un patrocinio esercitato da
scrittori e oratori maschi in favore delle donne, le quali vengano
espressamente beneficate pur rimanendo indifferenti o apertamente ostili: e'
un movimento politico con obiettivi pratici, portato avanti in una forma che
denota l'intenzione di perseverare. Ed e' un movimento non meramente in
favore delle donne, ma fatto dalle donne". Harriet denuncia la
mistificazione maschile che vuol far credere alle donne che la loro
condizione di inferiorita' e oppressione sia dovuta alla legge della natura,
quando invece essa e' dovuta solo alla legge delle istituzioni sociali.
Taylor rivendica l'eguaglianza completa delle donne con gli uomini
nell'accesso all'istruzione, alle libere professioni, alle istituzioni
mediche, legali e religiose, e alle strutture politiche e amministrative,
con diritto di voto e di eleggibilita'. Rivendica altresi', e in questo e'
piu' radicale di Mill, la possibilita' per le donne di intraprendere
attivita' imprenditoriali ed economiche alla pari con gli uomini: la cura
della casa e l'allevamento dei figli devono essere a carico di personale
(femminile) stipendiato.
Il libro di Mill The Subjection of Women (L'asservimento delle donne, 1869)
avra' grande successo e diffusione, e sara' tradotto anche in italiano
appena un anno dopo, contemporaneamente a Milano (La servitu' delle donne
del Signor John Stuart Mill, trad. da Anna Maria Mozzoni (su cui vedi par.
1. 6), Milano 1870) e a Napoli (La soggezione delle donne di John Stuart
Mill, tradotta dall'inglese per Giustiniano Novelli, con Appendice
contenente notizia delle donne piu' illustri tolta da Vespoli, Napoli 1870).
*
1. 4. Le suffragette americane e la "Dichiarazione di Seneca Falls"
Il movimento delle donne negli Stati Uniti (le "suffragette"), cui faceva
riferimento Taylor nel suo scritto, aveva trovato il suo atto di nascita
nella cosiddetta "Dichiarazione dei sentimenti" di Seneca Falls (vicino a
New York) del luglio 1848, redatta, sul modello della Dichiarazione
d'indipendenza degli Stati Uniti, da Lucretia Mott, Elizabeth Cady Stanton,
Martha Wright e Mary Ann McClintock: "La storia dell'umanita' e' una storia
di torti e di arbitrii ripetuti dell'uomo nei confronti della donna, che
hanno avuto direttamente a oggetto la creazione di un'assoluta tirannia su
di lei". Si tratta della prima presa di parola pubblica delle donne per la
rivendicazione del voto e dei diritti di cittadinanza, per l'uscita
dall'oppressione domestica e la rottura della mistificazione delle "sfere
separate".
*
1. 5. Friedrich Engels e il pensiero socialista
L'altra corrente del movimento delle donne, quella socialista, si rifa' al
pensiero marxista. L'opera che soprattutto ispira questo orientamento e' il
libro di Friedrich Engels, L'origine della famiglia, della proprieta'
privata e dello Stato (1884). Engels e il movimento socialista riconoscono
certamente la specificita' della situazione delle donne, asservite al
sistema patriarcale oltre che soggette allo sfruttamento di classe, ma
vedono la soluzione del problema delle donne come subordinato rispetto alla
lotta del proletariato contro il sistema capitalistico per la costruzione di
una societa' socialista. La convinzione teorica che "venga prima" e sia piu'
importante la differenza fra le classi piuttosto che quella dei sessi fa si'
che il movimento socialista faccia fatica ad accettare la formazione di un
movimento di donne autonomo al suo interno. D'altronde, le rivendicazioni
delle suffragette vengono presentate come iniziative borghesi, che, con il
riconoscimento dell'eguaglianza formale delle donne e il raggiungimento del
diritto di voto, non faranno altro che rafforzare il sistema di sfruttamento
di classe e l'oppressione del patriarcato.
Le difficolta' delle femministe all'interno del movimento socialista sono
testimoniate anche dall'Autobiografia (1926, ma pubblicata integralmente
solo nel 1970) di Aleksandra M. Kollontai (1872-1952), una delle piu'
importanti esponenti del movimento socialista e comunista del primo
Novecento, insieme a Klara Zetkin, e la prima donna della storia a diventare
ministro (e' "commissario del popolo", cioe' ministro per l'assistenza
sociale, nel governo di Lenin dal 1917 al 1922).
*
1. 6. Il femminismo in Italia tra Otto e Novecento
Anche in Italia il movimento di emancipazione delle donne ha una
significativa presenza nel periodo del primo femminismo, soprattutto
nell'area socialista, ma anche in quella liberale.
Le due figure piu' importante della corrente socialista in Italia sono Anna
Maria Mozzoni e Anna Kuliscioff.
Anna Maria Mozzoni. Anna Maria Mozzoni (1837-1920), nata da una ricca
famiglia lombarda, traduttrice di J. S. Mill, visse una vita
anticonformista, diventando madre di una figlia di cui non volle mai
rivelare la paternita' e sposando, quasi quarantenne, un uomo piu' giovane
di dieci anni.
Anna Kuliscioff. Anna Kuliscioff (1857 circa - 1925), nata in Russia, viene
espulsa dal suo paese nel 1877. Seguace di Bakunin, si lega prima ad Andrea
Costa, fondatore dell'"Avanti!", e poi a Filippo Turati. Nei primi decenni
del Novecento, Kuliscioff e' impegnata in un'aspra battaglia all'interno del
Partito socialista (e contro lo stesso Turati), accusato di non mettere la
questione femminile tra i suoi temi principali, e di essere ispirato da un
atteggiamento paternalista e tradizionalista verso le donne.
L'Unione femminile nazionale. Nell'area liberale, nel 1899 Ersilia Majno
Bronzini fonda a Milano, con altre donne, l'Unione femminile nazionale
(attiva ancora oggi: www.unionefemminile.it), espressione della borghesia
filantropica e illuminata. L'Unione conduce una prima inchiesta sul
suffragio femminile tra personalita' illustri. Quasi tutti gli uomini
interpellati si dichiarano contrari, e contrarie sono anche alcune donne.
La lotta per il suffragio. Per coordinare la lotta per il suffragio, nel
1904 viene fondato il Consiglio nazionale delle donne italiane (di area
liberale e cattolica), aderente all'International Council of Women. Le
suffragiste italiane vengono ispirate soprattutto dal movimento delle
suffragette inglesi guidate da Emmeline Pankhurst (l'autrice del famoso
slogan "Abbiate fiducia in Dio, Ella vi aiutera'"). Nel 1906 la famosa
pedagogista Maria Montessori redige un proclama rivolto alle donne,
esortandole all'impegno e alla lotta, che viene affisso per le strade di
Roma. Sempre nel 1906 viene pubblicato Una donna di Sibilla Aleramo
(pseudonimo di Rina Faccio), considerato il primo romanzo femminista
italiano. Il Parlamento tuttavia continua a respingere le proposte di legge
sul suffragio femminile. Negativo e' anche il parere formulato nel 1907
dalla commissione di soli uomini ("i Soloni") incaricata da Giolitti di
valutare la questione del suffragio femminile. In quell'anno, le donne
finlandesi sono le prime al mondo ad ottenere il diritto di voto. Nel 1908
tocca alla Danimarca, e a partire dal 1910 a vari stati degli Stati Uniti
(in tutti gli Usa dal 1920), quindi ad altri paesi del Nord Europa.
Nel 1912 viene promulgata in Italia la legge sul cosiddetto "suffragio
universale". In realta', le donne sono totalmente escluse dal voto, che e'
riservato ai cittadini maschi che abbiano compiuto 30 anni e abbiano svolto
il servizio militare. Con l'avvento del fascismo il femminismo italiano
tramonta. Le donne italiane otterrano il diritto di voto soltanto nel 1946.
(Parte prima - segue)

5. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL: DUE LIBRI
[Dal supplemento librario settimanale "Tuttolibri" del quotidiano "La
stampa" del 16 giugno 2007 (disponibile anche nel sito www.lastampa.it), col
titolo "Dal cantico alla blogger" e il sommario "Tremila anni di poesia
d'amore ebraica, dalla Bibbia al nostro tempo (ricordando Pico della
Mirandola, amante focoso, filosofo impaziente, polemista impietoso e infine
asceta mistico)".
Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a
Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce
letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio
speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa"
e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il
rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti
e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del
premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena
Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini
& Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani,
Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le
altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; con Giulio Busi
ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal
III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando
l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis
Ginzberg.
Sara Ferrari e' docente all'Universita' di Milano, saggista e traduttrice.
Opere di Sara Ferrari: (a cura di), Forte come la morte e' l'amore. Tremila
anni di poesia d'amore ebraica, Belforte, Livorno 2007.
Cesare Segre, illustre studioso di straordinaria autorevolezza morale, nato
a Verzuolo (Cuneo) nel 1928, filologo romanzo, curatore di memorabili
edizioni critiche ed antologie, critico e storico della letteratura. Tra le
opere di Cesare Segre: Lingua, stile e societa' (1963); Esperienze
ariostesche (1966); I segni e la critica (1969); Le strutture e il tempo
((1974); Semiotica, storia e cultura (1977); Semiotica filologica (1979);
Teatro e romanzo (1984); Avviamento all'analisi del testo letterario (1985);
Fuori del mondo (1990); Intreccio di voci (1991); Notizie dalla crisi
(1993); La letteratura italiana del Novecento (1996, 2004); Per curiosita'
(1999).
Giulio Busi, docente universitario di lingua e letteratura ebraica
all'Universita' Ca' Foscari di Venezia, svolge inoltre corsi di giudaistica
presso l'Universita' di Bologna e la Freie Universitaet di Berlino; e'
segretario dell'Associazione Italiana per lo studio del giudaismo, di cui
dirige la rivista "Materia giudaica", e membro del comitato direttivo
dell'European Association for Jewish Studies. Tra le opere di Giulio Busi:
Libri e scrittori nella Roma ebraica del Medioevo, Luise', 1990; Simboli del
pensiero ebraico. Lessico ragionato in settanta voci, Einaudi, Torino 1999;
(a cura di, con Elena Loewenthal), Mistica ebraica. Testi della tradizione
segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1999; Mantova
e la qabbalah, Skira, 2001; La Qabbalah, Laterza, Roma-Bari 1998, 2002;
Lontano da Gerusalemme. Cronache ebraiche contemporanee, Einaudi, Torino
2003; Qabbalah visiva, Einaudi, Torino 2005]

La poesia d'amore ebraica ha un compito non facile: quello di cimentarsi con
il Cantico dei Cantici. "Il primo grande inno all'amore per tutta
l'umanita'", rileva Cesare Segre nella sua presentazione del volume Forte
come l'amore e' la morte. Tremila anni di poesia d'amore ebraica (a cura di
Sara Ferrari per le edizioni Belforte, pp. 237, euro 18,90). Esso
rappresenta per qualunque ispirazione una sfida ardua, impari. E forse
spiega perche', dopo questi versi antichi, "la fantasia dei poeti ebrei non
poteva andare molto oltre": cosa che intuiva gia' un dotto del Talmud,
secondo cui il mondo fu creato quasi apposta per questo poema ad alto tasso
di sensualita'. Ma anche di struggimento, nostalgia e amore per la natura
che ci sta intorno.
Il volume non si perde d'animo, pero', e spazia in un ventaglio cronologico
che dalla Bibbia arriva sino a una giovane blogger israeliana. Passando per
la lunga parentesi medioevale, con la sua poesia calcata sui canoni arabi,
con le sue liriche dedicate all'amore omosessuale, ritratto con intensita'
autentica e spesso da cuori infranti, benche' Mosheh ibn Ezra replichi
all'epoca che "si possono scrivere poesie d'amore senza avere mai amato". Ma
e' forse soltanto con la poesia ebraica contemporanea, da Rachel a Yona
Wallach, da Yehudah Amichai a Aharon Shabtai, che l'ebraico torna a quella
pregnanza viva che ha nel Cantico.
L'ebraico e' una lingua dalle mille risorse, e altrettante storie. Come ad
esempio quella che lo vede protagonista nel Rinascimento italiano, quando fu
"scoperto". Certo, come spiega Giulio Busi nella sua premessa a L'enigma
dell'ebraico nel Rinascimento (una miscellanea di suoi studi per l'editore
Aragno, pp. 274, euro 18), "nell'incontro quattrocentesco tra erudizione
cristiana e giudaismo vi fu molto d'immaginario". Gli umanisti si
accostarono infatti alla Qabbalah nella convinzione ch'essa fosse assai piu'
antica di quanto non dica la storia di questa disciplina intellettuale.
Una figura emblematica di questo incontro fra la tradizione ebraica e
l'umanesimo e' certamente Giovanni Pico della Mirandola, con la sua
inesausta sete di erudizione. Si sentiva un camaleonte, pronto a tuffarsi
dentro culture e lingue diverse. Giulio Busi ripercorre qui la storia di
questo "amante focoso, filosofo impaziente, polemista impietoso, e infine
asceta mistico", morto a soli 31 anni. Soprattutto, traccia la storia della
sua biblioteca cabbalistica, delle sue frequentazioni ebraiche, fra Elia del
Medico e l'ambiguo Flavio Mitridate. Pico decise di creare infatti un corpus
di testi della mistica ebraica accessibile agli studiosi umanisti, e
commissiono' la raccolta nonche' la traduzione latina di queste opere.
Ma l'incontro fra Rinascimento e giudaismo non si esaurisce certo negli
slanci del conte della Mirandola. Busi ne esplora vari aspetti,
dall'iconografia alla tipografia alla filologia. Emerge un mondo fitto di
rapporti culturali e umani - proprio alla vigilia della clausura nei ghetti.

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 156 del 20 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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