Minime. 196



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 196 del 29 agosto 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
0. Ancora una comunicazione di servizio
1. Giorgio Giannini ricorda Piergiorgio Acquistapace
2. Sterminatori
3. Chiara Saraceno: Una sentenza
4. Luisa Morgantini: Per Pegah
5. Deborah Solomon intervista Dalia Sofer
6. L'8 settembre a Marghera
7. A Calcata il 9 settembre
8. Letture: Leopoldo Gasparotto, Diario di Fossoli
9. Letture: Umberto Santino, Mafie e globalizzazione
10. Pitocco Debusconi: A cosa servono i classici
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

0. ANCORA UNA COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Con vivo dispiacere informiamo i lettori che nelle scorse settimane abbiamo
avuto problemi tecnici nella ricezione della posta elettronica e temiamo che
molte e-mail che ci sono state inviate non ci siano affatto pervenute.
Saremmo assai grati a tutte le interlocutrici e gli interlocutori che ci
avessero scritto e non avessero ottenuto riscontro alcuno se ci inviassero
di nuovo le loro comunicazioni, i loro interventi e le loro lettere.
Siamo desolati per l'accaduto, e fin d'ora ringraziamo tutte e tutti per la
pazienza e la gentilezza.
L'indirizzo di posta elettronica della redazione di questo foglio, a cui
vanno inviati gli interventi, e': nbawac at tin.it

1. MEMORIA. GIORGIO GIANNINI RICORDA PIERGIORGIO ACQUISTAPACE
[Ringraziamo Giorgio Giannini (per contatti: giannini2000 at libero.it) per
questo ricordo.
Giorgio Giannini, nato a Roma nel 1949, docente di discipline giuridiche,
storico della Resistenza e della nonviolenza, impegnato in vari centri studi
e movimenti per la pace e i diritti umani. Opere di Giorgio Giannini:
segnaliamo almeno L'obiezione di coscienza, Satyagraha, Torino 1985;
L'obiezione di coscienza al servizio militare. Saggio storico-giuridico,
Edizioni Dehoniane, Napoli 1987; (a cura di), La lotta nonarmata nella
Resistenza, Centro Studi Difesa Civile, Roma 1993; (a cura di), La
Resistenza nonarmata, Sinnos, Roma 1995; (a cura di), L'opposizione popolare
al fascismo, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1996; Il giorno della memoria.
Per non dimenticare, Edizioni Associate, Roma 2005.
Piergiorgio Acquistapace, insegnante di straordinarie doti maieutiche;
infaticabile animatore di movimenti per la pace, l'ambiente, i diritti di
tutti, la costruzione di un altro mondo possibile; gia' responsabile
regionale dei verdi e figura storica della sinsitra molisana; limpido e
strenuo oppositore della guerra; autorevole volto e nitida voce del
Movimento Nonviolento, e' deceduto due giorni fa]

La notizia della scomparsa di Piergiorgio Acquistapace mi ha profondamente
colpito, non sapevo della sua malattia...
Conoscevo Piergiorgio da circa trent'anni, da quando entrambi eravamo
impegnati nella segreteria nazionale della Lega degli obiettori di coscienza
(lui come dirigente politico, io  piu' semplicemente come uno degli addetti
alla segreteria, che era prima presso la sede nazionale del Partito radicale
in via di Torre Argentina 18 e poi fu trasferita presso la sede del
Movimento cristiano per la pace, in via Rattazzi 24, dove io prestavo il
servizio civile).
A Piergiorgio mi legava una profonda amicizia, anche se ci vedevamo
raramente, ma ogni tanto lo sentivo al telefono. Talvolta ci siamo
incontrati, appositamente, anche se eravamo in luoghi diversi, durante le
vacanze con le nostre famiglie in Alto Adige. Ricordo molto bene le ore
passate insieme a parlare di tante cose: non solo dei temi della pace, ma
anche di politica, per la nostra comune militanza nei Verdi. Talvolta anche
di scuola per il nostro comune lavoro di insegnanti. Ricordo molto bene il
feeling che si creava, in quelle ore, tra le nostre mogli e tra le nostre
figlie, che parlavano tra di loro.
Di Piergiorgio desidero ricordare, oltre alla coerenza nei suoi ideali,
anche la bonta' d'animo e la semplicita' di vita.
Ogni anno lo ricordero' con affetto, il 21 agosto,che e' anche il giorno
della scomparsa di mia madre.
Con mia moglie Rita e le mie figlie Mita e Lorena abbracciamo forte Lucia,
Alessia e Laura.

2. EDITORIALE. STERMINATORI

Gli sterminatori siamo noi.
Che permettiamo che prosegua la guerra terrorista e stragista contro il
popolo afgano.
Che permettiamo che le forze armate italiane partecipino alla guerra
imperialista e razzista che viola la Costituzione della Repubblica Italiana,
il diritto internazionale, ogni sentimento di umanita', ogni criterio di
civilta'.
Che permettiamo a governo e parlamento di essere criminalmente e
totalitariamente responsabili di decisioni fuorilegge, di decisioni
assassinine, di decisioni stragiste, di decisioni terroriste: come appunto
le decisioni che consentono la prosecuzione della partecipazione alla guerra
afgana.
Gli sterminatori siamo noi, col nostro sguardo offuscato, col nostro gesto e
cuore di pietra, col nostro flebile grido, con la nostra parola che si
spegne, col nostro respiro che si estingue, col nostro empio silenzio.

3. DIRITTI UMANI. CHIARA SARACENO: UNA SENTENZA
[Dal quotidiano "La stampa" del 4 agosto 2007 riprendiamo il seguente
articolo dal titolo "La dignita' (limitata) delle donne".
Chiara Saraceno, prestigiosa intellettuale, sociologa, saggista, docente,
insegna Sociologia della famiglia all'Universita' di Torino. Dal sito
www.emsf.rai.it riprendiamo la seguente notizia biobibliografica (di qualche
anno fa): "Chiara Saraceno, laureata in filosofia, e' professore ordinario
di sociologia della famiglia presso la facolta' di scienze politiche
dell'Universita' di Torino. Direttrice del Dipartimento di scienze sociali
negli anni accademici 1991-1998, attualmente e' direttrice del Cirsde -
Centro Interdipartimentale di Studi e Ricerche delle Donne. In precedenza,
fino al 1990, ha insegnato alla facolta' di sociologia dell'universita' di
Trento, dove nel 1989-90 e' stata anche pro-rettore. Ha fatto ricerca e
pubblicato sui temi della famiglia, delle politiche familiari, sui problemi
dello stato sociale e sulla poverta' e le politiche della poverta', sulle
trasformazioni nelle esperienze femminili e nei rapporti di genere, sulle
conseguenze della separazione coniugale. Fa parte della redazione e dei
comitati editoriali di alcune riviste italiane e straniere, in particolare
della "Rassegna Italiana di Sociologia", "Stato e Mercato", "Joumal of
European Social Policy", "European Journal of Social Work". Ha coordinato un
progetto di ricerca internazionale finanziato dall'Unione Europea (DGXII),
nel Terzo Programma Quadro, sulle politiche integrate di sostegno al reddito
a livello locale: una indagine comparativa in sei paesi europei (progetto
Esopo). Partecipa anche ad altri due progetti finanziati dall'Unione
Europea: uno, di Human Capital and Mobility, coordinato dal prof. Flora
dell'Universita' di Mannheim, riguarda le politiche familiari in prospettiva
comparativa; il secondo, coordinato dalla professoressa Siim
dell'Universita' di Aalborg, e' un cosiddetto thematic network, sul tema
'Genere e cittadinanza'. E' stata l'esperta italiana di un gruppo di ricerca
dell'Unicef su 'Child poverty and deprivation in industrialized countries'.
E' stata l'esperta italiana nell'Osservatorio Ue sulle politiche di lotta
all'esclusione sociale (dal 1990 al 1994). Ha fatto parte della prima
Commissione di indagine sulla poverta' (1984), presieduta da Ermanno
Gorrieri. Successivamente ha fatto parte della Commissione per l'analisi
dell'impatto sociale dei provvedimenti governativi, pure presieduta da
Gorrieri. Dal 1994 fa parte de!la Commissione di Indagine sulla Poverta' e
l'Emarginazione, presieduta dall'on. Pierre Camiti. E' consulente del
Ministro della Solidarieta' sociale sui temi delle politiche contro la
poverta' e delle politiche per la famiglia; coordina il comitato
tecnico-scientifico sulle politiche di sostegno alle responsabilita'
familiari presso il Dipartimento degli affari sociali e fa parte del gruppo
di lavoro che segue la sperimentazione del Reddito minimo di inserimento".
Dal sito www.dss.unito.it riportiamo il seguente sintetico curriculum
accademico aggiornato: "Dal 1990 professore ordinario di sociologia della
famiglia alla Facolta' di Scienze Politiche dell'Universita' di Torino, dove
insegna anche sistemi sociali comparati. In precedenza e' stata prima
professore associato poi professore straordinario presso la Facolta' di
Sociologia dell'Universita' di Trento. Direttore del Dipartimento di Scienze
sociali dal 1991 al 1997. Direttore del Cirsde - Centro Interdipartimentale
di Studi delle Donne, dal 1997 al 2001 ed attualmente presidente dello
stesso, nel frattempo divenuto Centro di interesse di ateneo  E'
coordinatore del corso di dottorato in Ricerca Sociale Comparata. Delegata
del rettore per l'introduzione della prospettiva di genere nei curricula
universitari. Altre attivita' professionali: dal 1999 al dicembre 2001 e'
stata presidente della Commissione di indagine sulla esclusione sociale,
presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri; e' membro del gruppo di
lavoro per le Indagini Multiscopo, presso l'Istat; effettua consulenze per
la Commissione Europea, il Consiglio d'Europa, l'Ocse; fa parte della
editorial board di alcune riviste accademiche: Annual Sociological Review,
Retraite et Societe', Sociologia, Problemas y Praticas". Tra le opere di
Chiara Saraceno: (con Gian Enrico Rusconi), Ideologia religiosa e conflitto
sociale, De Donato, Bari 1970; Dalla parte della donna, De Donato, Bari
1971; Anatomia della famiglia, De Donato, Bari 1976; (a cura di), Alla
scoperta dell'infanzia, De Donato, Bari 1979; (a cura di), Il lavoro mal
diviso, De Donato, Bari 1980; (a cura di), Eta' e corso della vita, il
Mulino, Bologna 1986; Pluralita' e mutamento, Franco Angeli, Milano, 1987;
Sociologia della famiglia, il Mulino, Bologna 1988, 1996; (con Manuela
Olagnero), Che vita e', Nis, Roma 1993; (con Achilli e altre), Vivere sole,
Franco Angeli, Milano 1994; (con N. Negri), Le politiche contro la poverta'
in Italia, il Mulino, Bologna 1996; (con S. Piccone Stella, a cura di),
Genere. La costruzione sociale del femminile e del maschile, il Mulino,
Bologna 1996; (con M. Barbagli, a cura di), Lo stato delle famiglie in
Italia, il Mulino, Bologna 1997; Mutamenti familiari e politiche sociali in
Italia, il Mulino, Bologna, 1998;  (con M. Barbagli), Separarsi in Italia,il
Mulino, Bologna, 1998; (con Manuela Naldini) Sociologia della famiglia, il
Mulino, Bologna, 2001; (a cura di), Commissione d'indagine sull'esclusione
sociale, Rapporto sulle politiche contro la poverta' e l'esclusione sociale.
1997-2001, Carocci, Roma 2002; (a cura di), Social Assistance Dynamics in
European Welfare States, Policy Press, Bristol 2002; (a cura di), Diversi da
chi? Gay, lesbiche, transessuali in un'area metropolitana, Guerini, Milano
2003; Mutamenti della famiglia e politiche sociali in Italia, il Mulino,
Bologna 2003; (a cura, con N. Negri), Poverta' e vulnerabilita' sociale in
aree sviluppate Carocci, Roma 2003; (a cura di),  Dinamiche assistenziali in
Europa il Mulino, Bologna 2004]

La Corte di Cassazione ha definitivamente mandato assolti i genitori e il
fratello - di fede islamica - di una giovane che li aveva denunciati per
sequestro di persona e maltrattamenti. La Corte non contesta che
effettivamente la giovane sia stata prima sequestrata e poi picchiata. Ma
giudica che genitori e fratello abbiano agito per il suo bene: prima per
evitare che frequentasse persone a loro non gradite, poi per evitare che,
per sfuggire a tanto amorevole controllo, la giovane si suicidasse.
Di piu', nel motivare la propria sentenza la Corte ha dichiarato che non
c'era prova che le botte fossero abituali. Si e' trattato solo della
reazione (evidentemente ritenuta legittima) a comportamenti giudicati
scorretti dai familiari stessi sulla base "della loro cultura". Le donne, le
figlie, specie di famiglia musulmana (ma in linea teorica tutte) sono
avvisate: essere picchiate e sequestrate perche' il proprio comportamento
non piace ai genitori e ai fratelli (ma forse anche ai mariti, ai suoceri,
ai cognati) non e' reato, neppure un reato minuscolo come l'abuso dei mezzi
di correzione come e' invece avvenuto altre volte, nel caso di genitori
italiani che impedivano ai figli di uscire chiudendoli a chiave in camera.
Esse sono ostaggio dei propri familiari, gli unici che possano valutare
quale sia il loro bene e che cosa possano o non possano fare.
E questo, sempre a parere della Corte, non costituisce atteggiamento di
sopraffazione e disprezzo, bensi' attenzione amorevole, ancorche' severa. I
diritti individuali vengono meno di fronte al diritto e potere della
comunita', dei gelosi custodi della tradizione. Genitori, fratelli, mariti,
cognati, zii disturbati dal comportamento delle "loro" donne sono avvisati:
basta che motivino la loro violenza con l'intenzione di fare del bene e
proteggere da se stesse le loro vittime e saranno autorizzati a continuare a
malmenarle. Basta che non le ammazzino o non le mandino all'ospedale.
*
C'e' un misto di sessismo e razzismo mascherato da politically correct in
questa sentenza che mette paura. Evidentemente e' solo quando si arriva
all'omicidio, come nel caso di Hina, la ragazza pachistana uccisa da padre e
cognati nel silenzio della madre, che la violenza e' considerata
intollerabile e illegittima. Ma fino a un momento prima no. Quindi non c'e'
rifugio possibile per le vittime. E' ancora peggio di quando, sempre in nome
delle "tradizioni culturali locali", si concedevano generose attenuanti per
il "delitto d'onore". Qui proprio non c'e' reato. In entrambi i casi, vale
la pena di sottolineare che il potere della tradizione (che si tratti
dell'onore della famiglia o della purezza della comunita' di appartenenza)
come superiore ai diritti individuali, viene piu' facilmente evocato e
riconosciuto quando si tratta di violenza dei genitori verso le figlie, dei
mariti verso le mogli, dei fratelli verso le sorelle. A conferma della
maggiore difficolta' con cui, anche nelle nostre societa' cosiddette
evolute, si riconosce una piena dignita' civile alle donne. Non succede solo
in Italia, peraltro. Mesi fa una sentenza analoga in Germania provoco'
sconcerto nell'opinione pubblica e reazioni negative da parte degli organi
della magistratura tedesca.
Quando il ministro Amato dichiaro' che picchiare le donne e' una tradizione
siculo-islamica sbaglio' due volte: perche' picchiare le donne e' fenomeno
diffuso a tutte le latitudini e condizioni sociali, come testimoniano i dati
non solo italiani, ma delle organizzazioni internazionali. E perche' questa
sentenza (che conferma una precedente sentenza d'appello) dimostra che in
Italia una parte dei giudici lo considera un fatto normale, specie se
avviene in famiglia ed e' motivato da tradizioni culturali.
Dopo questa sentenza, rimane da chiedersi con che legittimita' il governo e
il ministro potranno chiedere alle associazioni islamiche e agli aspiranti
cittadini - di qualsiasi provenienza culturale e religiosa - del nostro
Paese di sottoscrivere, tra l'altro, una dichiarazione di rispetto per la
liberta' e la dignita' femminili.

4. DIRITTI UMANI. LUISA MORGANTINI: PER PEGAH
[Dal sito www.aprileonline.info riprendiamo il seguente intervento del 27
agosto 2007.
Luisa Morgantini, parlamentare europea, vicepresidente del Parlamento
Europeo, presidente della delegazione del Parlamento Europeo al Consiglio
legislativo palestinese, fa parte delle Donne in nero e dell'Associazione
per la pace; il seguente profilo di Luisa Morgantini abbiamo ripreso dal
sito www.luisamorgantini.net: "Luisa Morgantini e' nata a Villadossola (No)
il 5 novembre 1940. Dal 1960 al 1966 ha lavorato presso l'istituto Nazionale
di Assistenza a Bologna occupandosi di servizi sociali e previdenziali. Dal
1967 al 1968 ha frequentato in Inghilterra il Ruskin College di Oxford dove
ha studiato sociologia, relazioni industriali ed economia. Dal 1969 al 1971
ha lavorato presso la societa' Umanitaria di Milano nel settore
dell'educazione degli adulti. Dal 1970 e fino al 1999 ha fatto la
sindacalista nei metalmeccanici nel sindacato unitario della Flm. Eletta
nella segreteria di Milano - prima donna nella storia del sindacato
metalmeccanico - ha seguito la formazione sindacale e la contrattazione per
il settore delle telecomunicazioni, impiegati e tecnici. Dal 1986 e' stata
responsabile del dipartimento relazioni internazionali del sindacato
metalmeccanico Flm - Fim Cisl, ha rappresentato il sindacato italiano
nell'esecutivo della Federazione europea dei metalmeccanici (Fem) e nel
Consiglio della Federazione sindacale mondiale dei metalmeccanici (Fism).
Dal novembre del 1980 al settembre del 1981, in seguito al terremoto in
Irpinia, in rappresentanza del sindacato, ha vissuto a Teora contribuendo
alla ricostruzione del tessuto sociale. Ha fondato con un gruppo di donne di
Teora una cooperativa di produzione, "La meta' del cielo", che e' tuttora
esistente. Dal 1979 ha seguito molti progetti di solidarieta' e cooperazione
non governativa con vari paesi, tra cui Nicaragua, Brasile, Sud Africa,
Mozambico, Eritrea, Palestina, Afghanistan, Algeria, Peru'. Si e' misurata
in luoghi di conflitto entro e oltre i confini, praticando in ogni luogo
anche la specificita' dell' essere donna, nel riconoscimento dei diritti di
ciascun essere umano: nelle rivendicazioni sindacali, con le donne contro la
mafia, contro l'apartheid in Sud Africa, con uomini e donne palestinesi e
israeliane per il diritto dei palestinesi ad un loro stato in coesistenza
con lo stato israeliano, con il popolo kurdo, nella ex Yugoslavia, contro la
guerra e i bombardamenti della Nato, per i diritti degli albanesi del Kosovo
all'autonomia, per la cura e l'accoglienza a tutte le vittime della guerra.
Attiva nel campo dei diritti umani, si e' battuta per il loro rispetto in
Cina, Vietnam e Siria, e per l'abolizione della pena di morte. Dal 1982 si
occupa di questioni riguardanti il Medio Oriente ed in modo specifico del
conflitto Palestina-Israele. Dal 1988 ha contribuito alla ricostruzione di
relazioni e networks tra pacifisti israeliani e palestinesi. In particolare
con associazioni di donne israeliane e palestinesi e dei paesi del bacino
del Mediterraneo (ex Yugoslavia, Albania, Algeria, Marocco, Tunisia). Nel
dicembre 1995 ha ricevuto il Premio per la pace dalle Donne per la pace e
dalle Donne in nero israeliane. Attiva nel movimento per la pace e la
nonviolenza e' stata portavoce dell'Associazione per la pace. E' tra le
fondatrici delle Donne in nero italiane e delle rete internazionale di Donne
contro la guerra. Attualmente e' deputata al Parlamento Europeo... In Italia
continua la sua opera assieme alle Donne in nero e all'Associazione per la
pace". Opere di Luisa Morgantini: Oltre la danza macabra, Nutrimenti, Roma
2004.
Pegah Emambakhsh, donna lesbica iraniana di 40 anni, rifugiata in Europa,
rischia di tornare in Iran e di essere lapidata per la sua omosessualita' se
il governo britannico confermera' la sua espulsione e il rimpatrio forzato]

E' una cosa buona la solidarieta' e l'iniziativa italiana per accogliere
Pegah Emambakhsh, la quarantenne lesbica iraniana che rischia di essere
rimpatriata in Iran su decisione della Gran Bretagna, paese in cui si era
rifugiata dopo essere scappata in seguito all'arresto per omosessualita' e
all'uccisione della compagna da parte delle autorita' iraniane.
La grande mobilitazione di tutte le forze politiche, del governo, delle
donne e delle associazioni italiane per salvare la vita di Pegah e'
certamente un fatto positivo che dovrebbe far riflettere il nostro Paese,
ben al di la' del singolo caso, ma piu' in generale sulla necessita' di una
legislazione in tema di asilo, rifugiati e accoglienza, per la tutela della
vita di tutte quelle persone che scappano da realta' di violenza, guerra e
discriminazione.
Ritengo invece assurdo che un paese aderente all'Unione Europea come la Gran
Bretagna non tenga conto che il rimpatrio forzato di Pegah in Iran significa
consegnare la donna nelle mani di una legge che prevede la tortura e la pena
di morte per gli omosessuali.
Le autorita' britanniche rifiutando di concedere l'asilo politico alla
donna, dal 13 agosto scorso rinchiusa nel centro di detenzione di Sheffield,
violano in questo modo il diritto internazionale che prevede in particolare
il divieto all'estradizione quando in patria c'e' il rischio di morte.
Pegah ha gia' detto che e' meglio morire piuttosto che tornare in Iran, dove
la aspetta ''qualcosa che e' molto piu' brutto, molto piu' doloroso della
morte''. Se cio' accadesse non solo la Gran Bretagna ma tutta l'Europa
sarebbe responsabile.
Per questo e' necessario che l'Unione Europea prenda una chiara posizione
contro questa palese violazione della legalita', intimando alla Gran
Bretagna di bloccare definitivamente, e non solo rinviare, il rimpatrio di
Pegah, se non si vuole che la credibilita' dei paesi dell'Unione Europea
venga minata da queste decisioni indecenti, che vanno contro la tutela della
persona e che rischiano di trasformare la Carta dei diritti umani
fondamentali in lettera morta.

5. IRAN. DEBORAH SOLOMON INTERVISTA DALIA SOFER
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione la seguente intervista a
Dalia Sofer di Deborah Solomon apparsa sul "New York Times" del 26 agosto
2007.
Deborah Solomon (New York, 1957), intellettuale, giornalista, saggista,
laureata in storia dell'arte alla Cornell University, specializzata in
giornalismo alla Columbia University, e' giornalista del "New York Times",
editorialista del "New York Times Magazine", redattrice capo della sezione
di critica d'arte del "Wall Street Journal"; e' autrice di varie monografie
di storia dell'arte, tra cui biografie di Jackson Pollock (1987), Joseph
Cornell (1997), Norman Rockwell (2001).
Dalia Sofer, nata in Iran, vive a New York, scrittrice e collaboratrice free
lance di varie testate, e' l'autrice di The Septembers of Shiraz (2007)]

- Deborah Solomon: Il tuo primo romanzo, I settembre di Shiraz, e' diventato
un successo a sorpresa: in parte perche' cattura vividamente il clima
post-rivoluzionario in Iran e narra l'ingiusto destino di Isaac Amin, un
commerciante in gemme rare che finisce imprigionato. Il racconto e' del
tutto autobiografico?
- Dalia Sofer: E' basato largamente sulle mie esperienze familiari. Quando
avevo otto anni mio padre fu arrestato con l'accusa di essere una spia
sionista. Mia madre andava in giro a cercarlo e non riusciva a sapere dove
fosse. Riapparve dal nulla un mese piu' tardi.
*
- Deborah Solomon: Le Guardie della rivoluzione, che lo arrestarono, sono
molto presenti nella cronaca in questi giorni. Al presidente Bush piacerebbe
etichettarli ufficialmente come terroristi.
- Dalia Sofer: Alcuni dei nostri vicini, nell'ultima casa in cui abbiamo
abitato a Teheran, erano Guardie della rivoluzione. Li vedevamo tornare a
casa con televisioni e stereo che avevano sequestrato dalle abitazioni di
altra gente.
*
- Deborah Solomon: Il presidente Ahmadinejad ha cominciato la sua carriera
come Guardia della rivoluzione, vero?
- Dalia Sofer: Quando lo guardo in fotografia mi sembra piu' un professore
alla mano che un tiranno. Si', e' un uomo pericoloso, ma il suo aspetto e'
quello di un topolino.
*
- Deborah Solomon: Com'era, per un'ebrea, crescere in un paese musulmano?
- Dalia Sofer: Ogni mattina, prima di cominciare le lezioni, l'intera scuola
si radunava in cortile a cantare inni rivoluzionari. Dopo di che urlavamo:
"Marg bar America! Marg bar Israel!", cioe': "Morte all'America! Morte a
Israele!".
*
- Deborah Solomon: La direzione della scuola sapeva che eri ebrea?
- Dalia Sofer: Si', ma in Iran vedono l'ebraismo ed il sionismo come entita'
differenti. Possono avere un po' di tolleranza per un'altra religione, ma
Israele per loro e' il sionismo, cioe' il male. Come ripetono, "il grande
Satana e' l'America, e il piccolo Satana e' Israele".
*
- Deborah Solomon: Avevi undici anni quando sei arrivata a New York, in
esilio. Dove hai studiato?
- Dalia Sofer: Sono andata al Lycee Francais, poi all'Universita' di New
York, dove ho preso diplomi in letteratura francese e scrittura creativa.
Poi ho conseguito un'altra laurea in scrittura.
*
- Deborah Solomon: Hai incontrato le altre scrittrici di origine iraniana
che di recente hanno pubblicato le loro memorie, come Azadeh Moaveni
(Lipstick Jihad) o Azar Nafisi (Reading 'Lolita' in Tehran)?
- Dalia Sofer: No. In questo momento ci sono molte donne che stanno
scrivendo le loro memorie.
*
- Deborah Solomon: A me viene da pensare che queste donne d'origine iraniana
scrivano delle loro esperienze come una sorta di protesta contro una
societa' che chiede loro cosi' tanto silenzio ed immobilita'.
- Dalia Sofer: E' possibile. Persino il farsi, come lingua, e' elusivo, non
diretto. C'e' questa idea del "taarof" che lo permea. Dici qualcosa che non
e' quel che intendi, e si suppone che la persona a cui lo dici capisca.
*
- Deborah Solomon: Per esempio?
- Dalia Sofer: Se sono in visita da te, potrei dirti: "Si sta facendo tardi,
e' meglio che vada", e tu mi rispondi: "No, per favore, resta", ma si
suppone che io comprenda che in realta' tu vuoi vedermi andar via. Le
persone devono destreggiarsi fra questi codici.
*
- Deborah Solomon: E' un indizio per me?
- Dalia Sofer: Se anche lo fosse, io sono troppo presa nel "taarof" per
dirtelo.
*
- Deborah Solomon: Temi la persecuzione dei fanatici religiosi?
- Dalia Sofer: Per un po' sono stata davvero paranoica su questa cosa, e
pensavo che potessero cercarmi, ma ora non ci penso piu' molto. Hanno altre
cose di cui preoccuparsi. Ma continuo ad avere incubi in cui mi seguono per
strada, o mi danno la caccia.
*
- Deborah Solomon: Vivi da sola?
- Dalia Sofer: Vivo con il mio gatto, Leo, un micio rosso dallo splendido
manto. Il nome Leo, che hanno portato cosi' tanti papi ed imperatori
bizantini gli va a meraviglia. E' il monarca assoluto del mio appartamento.
*
- Deborah Solomon: Vorresti tornare in Iran?
- Dalia Sofer: Nel mio cuore desidero sempre poterci tornare. Non sento di
avere radici, qui. New York e' accogliente con me, e mi e' ormai familiare.
Mi piace questa citta', e non vorrei apparire ingrata, ma mi piace allo
stesso modo in cui ad un ospite piace un delizioso albergo.

6. INCONTRI. L'8 SETTEMBRE A MARGHERA
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

Con il Nobel per la pace 2006 a Muhammad Yunus il microcredito ha acquistato
una grande notorieta', come uno strumento per dare una possibilita' ai
poveri del sud del mondo, ma nel nord del mondo?
Il microcredito e' uno strumento che si utilizza anche in Italia, la base
del microcredito e' la relazione che si instaura tra finanziatore e
finanziato, e' questa la piu' solida garanzia per la restituzione del
debito.
Le ricadute che si hanno per chi accede al microcredito sono notevoli: un
miglioramento della qualita' della vita e un modo per acquistare autonomia.
Si realizza cosi' un nuovo tipo di welfare. I benefici si propagano al
territorio, contribuendo alla prevenzione del disagio.
Tra i soggetti che propongono il microcredito in Italia ci sono le Mag
(Mutua Auto Gestione), cooperative che si occupano della gestione del
risparmio dei soci secondo criteri di trasparenza e di sostenibilita', che
promuovono un impegno culturale per una finanza che ponga al primo posto la
persona e che operano con un forte rapporto con il territorio.
*
All'interno del V Forum di "Sbilanciamoci", "L'impresa di un'economia
diversa - Globale e locale per un modello di sviluppo dal basso, sostenibile
e partecipato", che si terra' a Marghera dal 6 al 9 settembre 2007
MagVenezia propone un seminario per approfondire le diverse esperienze di
microcredito che le Mag hanno realizzato.
Il seminario "Il microcredito come strumento di sviluppo locale:
l'esperienza realizzata dalle Mag in Italia" si terra' sabato 8 settembre
2007 alle ore 17, interverranno: Mag Venezia (Francesca Sandona'), Mag Mutua
di Verona (Alessio Scolaro), Mag 4 di Torino (Massimo Gavagna) e Mag Roma
(Cinzia Cimini), moderera' Francesco Terreri, direttore di "Microfinanza".
Per informazioni: MagVenezia, tel. 041929648, e-mail: info at magvenezia.it

7. INCONTRI. A CALCATA IL 9 SETTEMBRE
[Dal Circolo vegetariano di Calcata (per contatti:
circolo.vegetariano at libero.it) riceviamo e diffondiamo]

Se li porta bene, come e' giusto per una vegetariana, ed il 9 settembre in
occasione del cinquantacinquenario della fondazione (voluta  da Aldo
Capitini nel 1952) dell'Associazione Vegetariana Italiana, si organizza a
Calcata una bella passeggiata nei boschi della Valle del Treja, appuntamento
alle ore 16, al Circolo Vegetariano in Via del Fontanile s.n.c. Cercheremo
di ripercorrere sentieri e sensazioni...
*
Vorremmo intanto ricordare alcune valide ragioni per il nostro essere
vegetariani. L'industria legata alla produzione di carne e suoi derivati e'
la piu' potente del mondo e provoca il maggior danno ambientale: pascoli
ottenuti da disboscamento, inquinamento di aria, acqua e terra (le deiezioni
animali portano ad un accumulo nel suolo di nitrati che si trasformano in
nitrosammine cancerogene). Con il nostro no alla carne mettiamo in atto la
rivoluzione piu' pacifica ed efficace. Rinunciare alla carne porta benefici
alla salute e ci da' il conforto di non essere complici di questa insensata
violenza contro gli altri esseri viventi e la Terra. Percio' il nome della
nostra scelta di vita e': vegetarismo.
*
Programma: Calcata, domenica 9 settembre 2007
Ore 16: Passeggiata romantica alla ricerca delle bacche di biancospino "per
curare le pene d'amore". Appuntamento  in Via del Fontanile a Calcata.
Ore 19: Presentazione del nuovo numero de "L'idea vegetariana", rivista
mensile dell'Associazione Vegetariana Italiana. Tavola Rotonda sul
significato del vegetarismo.
Ore 20: Condivisione del cibo vegetariano da ognuno portato e brindisi
augurale.

8. LETTURE. LEOPOLDO GASPAROTTO: DIARIO DI FOSSOLI
Leopoldo Gasparotto, Diario di Fossoli, Bollati Boringhieri, Torino 2007,
pp. 184, euro 8,50. A cura di Mimmo Franzinelli (valoroso storico che ha
gia' dato fondamentali contributi agli studi sul fascismo e la Resistenza,
qui autore anche della postfazione che e' un ampio ed acuto saggio di quasi
cento pagine), il diario dal carcere di San Vittore prima, e dal campo di
concentramento di Fossoli poi, scritto tra il 26 aprile e il 21 giugno del
'44 da Leopoldo Gasparotto (Milano 1902 - Fossoli 1944), eroico animatore
della Resistenza (dopo la Liberazione insignito della medaglia d'oro al
valor militare alla memoria), assassinato dai nazisti. Una lettura che
vivamente raccomandiamo.

9. LETTURE. UMBERTO SANTINO: MAFIE E GLOBALIZZAZIONE
Umberto Santino, Mafie e globalizzazione, D G editore, Trapani 2007, pp.
244, euro 18. Una raccolta di saggi redatti tra 1992 e 2005 che "affrontano
temi come il proliferare di fenomeni criminali di tipo mafioso e il ruolo
dei processi di globalizzazione nel favorire e diffondere tali fenomeni".
Una lettura indispensabile, che si affianca alle altre imprescindibili
monografie dello stesso autore, il maggior studioso del potere mafioso e una
delle figure piu' nitide ed autorevoli del movimento antimafia, fondatore e
animatore del "Centro Impastato" di Palermo. Per richieste alla casa
editrice: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.ilpozzodigiacobbe.com

10. LE ULTIME COSE. PITOCCO DEBUSCONI: A COSA SERVONO I CLASSICI
[Ringraziamo il nostro buon amico Pitocco Debusconi per questo intervento]

A cosa servono i classici (e per me, chiedo venia, in primo luogo sono i
classici greci ed alcuni pochi latini): sono modelli insieme semplici e
complessi, persone e personaggi che vedono l'insieme, ed al contempo
avvertono le insondabili profondita'; sanno di danzare sull'abisso,
poggiando su fili di tele di ragno, eppure amano e combattono, tremano e
incedono con grido di tuono; sanno di essere maschera e nulla, eppure si
sentono corpo vivo e caldo e palpitante, ed anime forti e insaziabili di
tutto, di tutto capaci; non sono traviati e travolti dall'ossequio a una
tradizione esteriore e non piu' vissuta, in loro tutto e' ancora interiore,
vissuto, sentito con anima e cuore, in furia e tormento, e insieme tutto e'
sole e pietra, canto e pianto, terra e mare e cielo e fuoco, incontrare ad
ogni passo il mondo colmo di dei e di verita'. I loro maggiori non li
vampirizzano, il futuro non li sfinisce, il peso dei giorni non li piaga.
Conoscono l'orrore e la sventura, e non se ne lasciano abbattere.
I classici: a me non piace chi li usa per favoleggiare: non piace l'uso che
ne fanno gli psicotecnici di ogni genia per riempire quegli otri vecchi di
deliri nuovi e novissimi. E non mi piace l'accostamento bolso e impettito
dei cattedratici di tutte le cattedre, dei professori di filosofia della
filosofia dei professori, degli avvocati delle cause vinte, dei generali e
dei chierici di tutte le gerarchie.
Devi leggere i classici come Machiavelli, come Simone Weil, come i
rivoluzionari dell'89, come Leopardi.
I classici non sono un museo, ma un campo di battaglia. Shakespeare puoi
leggerlo solo col coltello tra i denti, Qohelet puoi solo gridarlo.
Non devi leggere i classici, devi essere con loro, devi colluttare con loro.
Piangeva mio padre recitando a me fanciullo le poesie civili di Carducci, la
Spigolatrice di Mercantini, che erano i classici suoi. Sempre seppi che se
un classico quando lo leggi - e puoi leggerlo solo ad alta voce, in piedi,
faticando a star fermo, cercando il tono, il respiro giusto - non ti strozza
la voce in gola, non ti fa gridare e piangere, allora non e' un classico.
Ma detto questo ancora non e' detto nulla: i classici ti chiamano alla
lotta, alla lotta per la dignita' umana, alla lotta per contrastare ogni
barbarie, ogni oppressione, ogni vilta'. E solo a questo servono i classici.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 196 del 29 agosto 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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