Minime. 284



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 284 del 25 novembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Il ritorno di Serse
2. Ieri, oggi, domani
3. Il 26 novembre a Pisa
4. Adriano Moratto: Quattro intense giornate
5. Raffaello Saffioti: Ripensando il congresso del Movimento Nonviolento
dopo il ritorno in Calabria
6. Tatiana Di Federico intervista Maria Milagros Rivera Garretas
7. Velio Abati presenta "Asia maggiore" di Franco Fortini
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: IL RITORNO DI SERSE

Nella guerra terrorista e stragista in Afghanistan, cui l'Italia partecipa
per illegale e criminale decisione di un governo e un parlamento di
fedifraghi e assassini, un altro cittadino italiano e' morto, e con lui
tanti altri afgani.
*
Assassini ne sono non solo coloro che hanno eseguito l'attentato, ma tutti
coloro che questa guerra terrorista e stragista hanno deciso e ad essa
cooperano.
Tra essi assassini vi sono il governo italiano, il parlamento italiano, ed
infine noi stessi che non abbiamo avuto la forza di impedirglielo.
*
Tacciano ora di fronte a questi altri cadaveri i soliti cialtroni. Parlino
solo coloro che il lutto ha colpito, e sia la loro parola nitida e onesta:
cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra terrorista e
stragista in Afghanistan.

2. EDITORIALE. IERI, OGGI, DOMANI

Ieri la manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne a Roma.
Oggi la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Che anche domani, e il giorno dopo, e sempre, e ovunque, sia la giornata
contro la violenza sulle donne.

3. INCONTRI. IL 26 NOVEMBRE A PISA
[Da Giovanni Mandorino (per contatti: gmandorino at interfree.it) riceviamo e
diffondiamo.
Giovanni Mandorino e' una delle piu' rigorose e attive persone impegnate per
la nonviolenza, partecipa all'esperienza del Centro Gandhi di Pisa e cura il
sito della rivista "Quaderni satyagraha" (pdpace.interfree.it).
Silvano Cavaggion e' referente della rete Lilliput di Vicenza, impegnato nel
movimento "No Dal Molin".
Antonino (Tonino) Drago, nato a Rimini nel 1938, e' stato il primo
presidente del Comitato ministeriale per la difesa civile non armata e
nonviolenta; gia' docente universitario di Storia della fisica
all'Universita' di Napoli, attualmente insegna Storia e tecniche della
nonviolenza all'Universita' di Firenze, e Strategie della difesa popolare
nonviolenta all'Universita' di Pisa; da sempre impegnato nei movimenti
nonviolenti, e' uno dei piu' prestigiosi peace-researcher italiani e uno dei
piu' autorevoli amici della nonviolenza. Tra le molte opere di Antonino
Drago: Scuola e sistema di potere: Napoli, Feltrinelli, Milano 1968; Scienza
e guerra (con Giovani Salio), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983;
L'obiezione fiscale alle spese militari (con G. Mattai), Edizioni Gruppo
Abele, Torino 1986; Le due opzioni, La Meridiana, Molfetta; La difesa e la
costruzione della pace con mezzi civili, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq)
1997; Atti di vita interiore, Qualevita Torre dei Nolfi (Aq) 1997; Storia e
tecniche della nonviolenza, La Laurenziana, Napoli 2006; Difesa popolare
nonviolenta. Premesse teoriche, principi politici e nuovi scenari, Edizioni
Gruppo Abele, Torino 2006]

Presso l'Universita' di Pisa, al corso di scienze per la pace, lunedi' 26
novembre, dalle ore 16 alle ore 18, aula BF, palazzo Matteucci, Piazza
Torricelli 2, si terra' un seminario sul tema "La disobbedienza civile
popolare all'estensione dell'aeroporto Dal Molin di Vicenza (base militare
Usa)".
Introdurra' l'ingegnere Silvano Cavaggion, referente della rete Lilliput di
Vicenza; il dibattito sara' moderato dal professor Antonino Drago.
Silvano Cavaggion e' il referente della rete Lilliput di Vicenza ed e' uno
dei leader locali della lotta che una parte della popolazione conduce contro
l'espansione dell'aeroporto militare americano Dal Molin.

4. RIFLESSIONE. ADRIANO MORATTO: QUATTRO INTENSE GIORNATE
[Ringraziamo Adriano Moratto (per contatti: mir.brescia at libero.it) per
questa riflessione sul recente congresso del Movimento Nonviolento svoltosi
a Verona dal primo al 4 novembre 2007.
Adriano Moratto, nato nel 1949, maestro muratore, aspirante contadino,
attualmente e' uno dei responsabili della sede di Brescia del Movimento
Nonviolento; impegnato da sempre in molte iniziative di pace e di
solidarieta', e' una delle figure piu' note e autorevoli dell'impegno
nonviolento in Italia. Un'ampia intervista ad Adriano Moratto e' nelle
"Minime" n. 221]

Quattro intense giornate con un dibattito iniziale sul "caso Verona". Cioe'
il caso Italia, Europa, mondo occidentale. Da come si e' passati negli anni
scorsi da politiche di apertura e solidarieta', a scelte di ricerca
identitaria sempre piu' individuali e con i valori economici come un
pensiero unico che ha invaso ogni campo.
Si e' terminato il 4 novembre con una camminata nei punti significativi di
Verona: Da S. Zeno, vescovo africano in una citta' ora governata da tendenze
xenofobe; al tribunale militare, con il commosso ricordo di Trevisan;
all'arsenale gia' riconvertito all'uso civile, ma a rischio di ridursi a un
mega parcheggio; al ponte della Vittoria, che, visto il numero dei morti e
le atrocita' belliche, preferiamo chiamare "ponte della fine della prima
guerra mondiale". Poi c'e' stata la pieta' per i caduti di tutte le guerre,
con la posa della bandiera della pace, tra le retoriche corone d'alloro
inneggianti ai caduti (morti) e ai mutilati della prima guerra mondiale.
*
Tra le due iniziative pubbliche tre dense giornate di dibattito,
commissioni, confronti e conoscenze dirette di voci e nomi che diventano per
l'occasione persone in carne ed ossa.
Giornate intense, anche troppo, a rischio di overdose per le mie scarse
capacita' di attenzione. Tante le sollecitazioni, i temi, le proposte, i
progetti. Non so se la montagna ha partorito un topolino, ho lasciato agli
altri i grandi progetti. Forse per deformazione professionale ho sentito la
necessita' di pensare alla produzione di "mattoni per la nonviolenza".
Traduco la metafora edile. Credo che uno dei compiti dei prossimi anni sia
quello di proporre iniziative pubbliche che ci caratterizzino per i nostri
metodi e tecniche di lotta. Per questo abbiamo bisogno di studiare,
proporre, insegnare i "mattoni della nonviolenza". Far conoscere
praticandoli strumenti, tecniche, iniziative caratterizzate nella pratica
dai metodi nonviolenti: marce, digiuni, manifestazioni in silenzio, apertura
al confronto ed al dialogo. Ci vorra' capacita' di condivisione e di
coordinamento delle varie iniziative. Essere seri, "professionali". La
ricerca della nonviolenza non puo' essere improvvisata se si vuole essere
credibili ed efficaci. Con le nostre attuali forze possiam puntare a poche
iniziative concrete, pubbliche continue, a contatto diretto con le persone.
Dobbiamo superare il distacco tra il significato alto della proposta
nonviolenta, ed il reale seguito che essa ha fra la gente comune che
quotidianamente e' bombardata dalla disinformazione interessata dei media.
Se si teorizza che conta piu' il mezzo del fine, dobbiamo studiare e
perfezionare gli strumenti ed i mezzi. Negli anni '70 circolava un opuscolo,
"Vademecum del cittadino sospetto", con consigli ed informazioni sui diritti
del cittadino "militante". Beh, varrebbe la pena per cominciare, fare, ora,
una cosa analoga per le tecniche e gli strumenti della nonviolenza. Un
libretto da distribuire e da diffondere ovunque, non solo fra noi...

5. RIFLESSIONE. RAFFAELLO SAFFIOTI: RIPENSANDO IL CONGRESSO DEL MOVIMENTO
NONVIOLENTO DOPO IL RITORNO IN CALABRIA
[Ringraziamo Raffaello Saffioti (per contatti: rsaffi at libero.it) per questo
intervento.
Raffaello Saffioti, amico della nonviolenza, infaticabile promotore di
iniziative di pace, solidarieta', cultura, e' animatore dell'esperienza dell
a Casa per la pace "Domenico Antonio Cardone" di Palmi]

Tornato in Calabria, dopo aver partecipato al congresso di Verona, ho avuto
bisogno di tanti giorni per rielaborare un'esperienza che non ha deluso le
mie aspettative, mi ha arricchito dal punto di vista culturale ed umano e mi
ha dato una forte carica per l'impegno nell'associazione Casa per la pace
"Domenico Antonio Cardone" di Palmi.
La mia partecipazione ai lavori congressuali e' stata favorita dall'incontro
preparatorio che aveva avuto luogo a Palmi nella sede dell'associazione il
25 agosto, con la presenza di Pasquale Pugliese, del coordinamento nazionale
del Movimento. Quell'incontro, che ha avuto un notevole successo e del quale
c'e' traccia in una delle mozioni approvate dal congresso, e' stato come un
embrione della rete nonviolenta della Calabria.
Mi sono sentito spinto a partecipare al congresso per tre buone ragioni.
La prima ragione: l'interesse per il tema generale "La nonviolenza e'
politica per il disarmo, ripudia la guerra e gli eserciti". Tema oggi di
drammatica attualita', che concludeva il percorso del Movimento Nonviolento
iniziato nel 2000.
La seconda ragione: la novita' costituita dal tema di una sua commissione,
"Resistenza nonviolenta contro il potere mafioso". Da notare che a questo
tema era stato dedicato il numero di giugno, monografico, della rivista
"Azione nonviolenta", col titolo "Esperimenti di nonviolenza contro il
potere mafioso".
La terza ragione: il desiderio di incontrare persone amiche della
nonviolenza, vecchie e nuove, per il confronto e la comune ricerca.
*
Il congresso e' riuscito non solo per la sua tematica e per la qualita' dei
partecipanti, ma anche per le modalita' del suo svolgimento. Il lavoro nelle
commissioni si e' rivelato molto proficuo grazie al metodo adottato,
suggerito da una traccia proposta ai partecipanti. A loro veniva chiesta non
solo l'analisi del tema della commissione, ma veniva chiesto anche di
avanzare proposte con l'assunzione di responsabilita' per l'attuazione delle
iniziative.
Sono stato colpito dalla serieta' con cui si e' svolto il congresso, in un
clima di amicizia tra i partecipanti. "Familiarita' e tensione", come e'
stato gia' notato, hanno caratterizzato le giornate congressuali, nei vari
momenti. Mi sono trovato a mio agio e mi sono sentito coinvolto, essendoci
le condizioni per esprimere le mie idee e l'esperienza della mia
associazione, partecipando attivamente alla terza commissione, "Educazione
alla nonviolenza", e alla sesta, "Resistenza nonviolenta contro il potere
mafioso".
Nella terza commissione, richiamando Alex Zanotelli, ho sostenuto la tesi
che la promozione della cultura della nonviolenza richiede un'autentica
conversione. La promozione di questa cultura e' compito delle associazioni,
intese come centri studi e iniziative, ma anche degli enti locali coi quali
le associazioni debbono stabilire rapporti secondo il principio della
cittadinanza attiva. Vanno stabiliti i nessi tra educazione, etica, politica
e religione. C'e' anche interdipendenza tra coscienza e conoscenza. Ho fatto
un forte richiamo alla dottrina dei grandi maestri della nonviolenza, con
particolar riferimento a Capitini e Dolci. Per la riforma della politica ho
sostenuto la necessita' della organizzazione della societa' civile, con il
richiamo ai Centri di Orientamento Sociale (Cos) di Capitini e ai laboratori
maieutici di Dolci. Ho avuto, cosi', l'occasione per presentare il mio
libretto Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della
rivoluzione nonviolenta, che e' una introduzione alla Bozza di manifesto di
Danilo Dolci. Si tratta di un mio studio legato, soprattutto, alla
esperienza che ho avuto la fortuna di fare lavorando con Dolci nell'ultimo
decennio della sua vita, quello meno conosciuto.
Ho voluto anche riportare la mia piu' recente esperienza, nata dal rapporto
con Rocco Altieri e la rivista "Quaderni Satyagraha", esprimendo l'esigenza
della necessita' di fare rete nel mondo della nonviolenza.
Agli atti del congresso ho lasciato un documento, proveniente
dall'associazione Casa per la pace di Palmi, col titolo "Ricordando Domenico
Antonio Cardone filosofo della pace e della nonviolenza amico di Aldo
Capitini". Con questo documento abbiamo inteso dare un contributo alle
iniziative per la messa al bando delle armi atomiche e l'adesione
all'Appello per un futuro senza armi atomiche.
*
I risultati del Congresso che servono a qualificarlo e a indicare il suo
orientamento per i prossimi tre anni, oltre agli impegni che sono stati
presi, sono espressi dai documenti approvati quasi tutti all'unanimita'. Ma
i documenti non dicono tutto. Il congresso e' stato vissuto dai partecipanti
intensamente non solo nelle riunioni previste dal programma ufficiale, ma in
tutti gli altri momenti in cui si e' espressa la sua anima attraverso i
contatti e gli scambi personali. Ho sentito questa come la parte piu' viva
del congresso, espressione della sua ricca umanita'. Dopo tanti giorni
rivivo le conversazioni avute con tante persone, note e meno note, con lo
scambio di esperienze in spirito di amicizia,  e con il  desiderio di
continuare a comunicare anche dopo il congresso.
Tra gli incontri per me piu' interessanti voglio ricordare in particolare
quello con Rocco Pompeo, di Livorno, anche per la discussione su una sua
proposta di mozione, e quello con Marino Cau e Agata Cabiddu, che hanno
donato al Movimento la Casa per la pace di Ghilarza.
L'emozione piu' forte mi e' stata data dall'incontro con Lucia Sardella,
moglie di Piergiorgio Acquistapace, recentemente scomparso, e le figlie
Laura e Alessia. Di lui conservo un dolcissimo ricordo. Ho avuto la fortuna
di conoscerlo nel lontano 1986 in un campo a Barbiana, stabilendo con lui
uno di quei rapporti che il tempo non cancella. Piergiorgio e' stato
ricordato dal congresso con grande commozione.
Uno degli scambi piu' intensi l'ho avuto con Alberto Trevisan, storico
obiettore di coscienza, autore del libro Ho spezzato il mio fucile. Per me
notevole e' stata la sua riflessione nel corso della manifestazione del 4
novembre "Non festa ma lutto", conclusiva del congresso, nella sosta davanti
al tribunale militare, dove venivano processati e condannati gli obiettori
di coscienza. Con Alberto, che mi ha accompagnato a prendere il treno, ho
potuto continuare a conversare fino all'ultimo momento. Ma un'appendice
interessante del Congresso per me e' stata la conversazione in treno con
Alessandro Pizzi, conversazione particolarmente interessante per il suo
impegno come uno dei principali animatori del Comitato contro l'aeroporto di
Viterbo, oltre che per la sua esperienza d'insegnante e di ex-sindaco di
Soriano nel Cimino (Vt).
E' da notare che la rappresentanza calabrese nel Congresso e' stata sparuta
dal punto di vista numerico, ma Pasquale Pugliese ha potuto dire che "non
c'e' mai stata tanta Calabria e tanta antimafia in un congresso del
Movimento Nonviolento", e molto utile ai lavori della commissione su
"Resistenza nonviolenta contro il potere mafioso" e' stato il documento che
ha fatto pervenire Antonio D'Agostino da Vibo Valentia. La mozione prodotta
dalla commissione e approvata dal congresso puo' dare una nota di speranza
come dice Pasquale, "in questo momento di grande preoccupazione per
l'ennesimo colpo inflitto alla nostra lotta con lo spostamento di Bregantini
dalla Calabria".
*
Il Congresso ha avuto ovviamente dei limiti ed in esso non sono affiorati
temi che mi stanno a cuore, ma con queste note ho inteso dare semplicemente
una testimonianza personale, con qualche riflessione,  mettendo in luce il
suo valore, piuttosto che i suoi limiti.

6. RIFLESSIONE. TATIANA DI FEDERICO INTERVISTA MARIA MILAGROS RIVERA
GARRETAS
[Da "Server donne" (www.women.it) riprendiamo la seguente intervista.
Tatiana Di Federico, giornalista e saggista, e' redattrice di "TechneDonne".
Tra i suoi lavori: Conoscenza e liberta': l'uso delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione per lo sviluppo delle donne in
Africa Sub-sahariana.
Maria-Milagros Rivera Garretas, pensatrice femminista, storica, docente
universitaria di Storia medioevale a Barcellona, animatrice del Centre de
recerca de dones e della rivista "Duoda", da anni collabora con la rivista
italiana "Via Dogana" e con la comunita' filosofica femminile Diotima. Dalla
rivista "Via Dogana" riprendiamo la seguente scheda di presentazione:
"Maria-Milagros Rivera Garretas vive a Barcellona, dove insegna Storia
medievale all'Universita', portando la sua passione ben oltre le mura
dell'istituzione. La rete di relazioni che ha saputo creare con il Centre de
recerca de dones e con la rivista 'Duoda' si e' allargata alla Rete mondiale
con un master on line e con un cd-rom sulle memorie di Leonor Lopez de
Cordoba, la prima autobiografia conosciuta in lingua spagnola di una donna
vicina alla regina di Castiglia tra il 1404 e il 1412. In italiano possiamo
leggere Nominare il mondo al femminile (trad. di Emma Scaramuzza, Editori
Riuniti 1998). Da anni ha un intenso rapporto di scambio con 'Via Dogana' e
con [la comunita' filosofica femminile] Diotima, anche come traduttrice: e'
in gran parte a lei che dobbiamo la conoscenza nei paesi di lingua spagnola
del pensiero italiano della differenza sessuale". Tra le opere di
Maria-Milagros Rivera Garretas: Nominare il mondo al femminile, Editori
Riuniti, Roma 1998; Mujeres en relacion. Feminismo 1970-2000, Icaria
Editorial, 2003, edizione italiana Donne in relazione. La rivoluzione del
femminismo, Liguori, Napoli 2007; La diferencia sexual en la historia,
Universitat de Valencia, 2005]

"Donne in relazione" e' un libro estremamente originale, nel quale l'autrice
Maria Milagros, docente di storia all'Universita' di Barcellona, analizza la
nascita del movimento femminista sostenendo che "il malessere la cui presa
di coscienza mise in moto il movimento delle donne nell'ultimo terzo del XX
secolo e' scaturito dalla rottura del dialogo con la propria madre intorno
ai fondamenti della vita e della convivenza umana".
La presa di coscienza di tale rottura e poi il recuperare la relazione
materna fino a farla entrare nell'agire politico, mettendo in gioco la
relazione, rappresentano il sorgere di una "nuova civilta'". Maria Milagros
Rivera Garretas descrive l'importanza dell'agire in relazione analizzando in
maniera profonda temi centrali della vita quotidiana delle donne e del
movimento femminista.
*
- Tatiana Di Federico: La sua visione della nascita del movimento femminista
e' estremamente originale. Cosa ha significato per lei la rottura con il
rapporto materno?
- Maria Milagros Rivera Garretas: La rottura del dialogo con la propria
madre riguardo ai fondamenti della vita e della convivenza umana e' stata
una conseguenza di un doppio messaggio che le nostre madri ci hanno
trasmesso: ci volevano libere, ma non hanno saputo farci vedere la liberta'
nel femminile. Nella sofferenza di tale negazione abbiamo compreso che la
nostra idea di liberta' dovevamo scoprirla da sole. Per me, questo fu il
senso principale dell'ordine simbolico della madre, un dirmi: "posso
segnalarti la liberta', ma non predeterminare la tua storia: ti ho dato il
corpo e la parola". Scoprire questo nelle relazioni con le altre donne, mi
restitui' mia madre. Oggi, alla fine del patriarcato, la relazione con la
propria madre e' molto piu' dolce di allora, pero' penso che nella relazione
di una figlia con sua madre esista sempre una zona d'ombra preziosa, in cui
proteggere la propria singolarita'.
*
- Tatiana Di Federico: Lei affronta il tema della violenza contro le donne
mettendo in luce l'importanza della "capacita' di percepire la dignita'
della donna maltrattata e accoglierla in noi stesse per condividere con lei
il suo dolore". Penso che questa capacita' non sia facile da acquisire e
spesso le incomprensioni maggiori sulla violenza di genere provengono
proprio dalle donne.
- Maria Milagros Rivera Garretas: L'emancipazione ci ha portato a rifiutare
le cose superflue e a volte anche le cose necessarie per vivere. Nessuno
puo' vivere senza la propria storia, anche se si tratta della storia di un
campo di sterminio. Noi femministe volevamo che le donne vittime di violenza
si lasciassero dietro la propria storia e loro volevano sorpassarla. La cosa
importante per me e', mediante la relazione con un'altra donna, riuscire a
trovare in ogni contesto la giusta misura che separa la liberta' dal
masochismo e contemporaneamente evitare di credere di potersi lasciare
facilmente i propri fallimenti alle spalle.
*
- Tatiana Di Federico: Nella nostra societa' si parla moltissimo di
conciliazione dei tempi di lavoro e di vita privata per le donne. Le
difficolta' economiche e il cambiamento delle forme contrattuali rischiano
di mettere in crisi il ruolo della donna come depositaria dei momenti
significativi della vita, come lei lo definisce nel suo libro. A quali
conseguenze portera' tale cambiamento?
- Maria Milagros Rivera Garretas: Una conseguenza molto spiacevole e'
l'aumento del tasso di malattie tra le ragazze. Il corpo femminile protesta
davanti a tanta mancanza di sentimento, davanti a tanto donare e tanto poco
ricevere quei regali meravigliosi che sono i momenti significativi della
vita. Da questo derivano sofferenza, tristezza, l'impossibilita' di avere
figli o quei cancri che sembrano delle vere e proprie proteste. Una
conseguenza molto positiva, invece, e' l'esigenza da parte delle giovani di
cambiare l'organizzazione del proprio lavoro in modo da poter avere il tempo
per continuare ad essere donne senza smettere di lavorare fuori casa.
*
- Tatiana Di Federico: Lei affronta anche il tema della migrazione
femminile, un tema di grande attualita', poiche' nelle nostre societa'
conviviamo con donne straniere che permettono ad altre donne di avere una
migliore conciliazione tra tempi di lavoro e tempi della vita personale.
Nonostante questo le donne straniere sono molto spesso isolate e invisibili.
A cosa e' dovuta questa mancanza di solidarieta' femminile? Non si rischia
di imporre un nuovo paradigma maschilista attraverso la relazione tra donne
autoctone e donne immigrate?
- Maria Milagros Rivera Garretas: Alle europee costa molto rendersi conto
che le immigrate possono essere maestre di liberta'. Me ne resi conto un
paio di giorni fa leggendo un testo di un'esiliata colombiana, Gloria
Serrato Azat, che lavora a Madrid con le donne africane. Diceva che le
immigrate sono qui perche' erano libere prima di venire. Questo ha
rivoluzionato il mio modo di pensare basato sul modello capitalista. Anche
Marina Terragni, nella rivista "Via Dogana", ha condiviso tale visione.
Dubito che le immigrate si lascino imporre un nuovo paradigma maschilista.
Quando le sento parlare sui trasporti pubblici percepisco in loro un enorme
senso di liberta' nel loro essere donne.
*
- Tatiana Di Federico: Un aspetto che mi ha toccato molto nel suo libro e'
l'analisi della liberta' sessuale. Lei afferma che un altro aspetto
importantissimo del movimento delle donne e' stata la liberazione sessuale,
ma "la sessualita' e' cultura solo quando accompagna l'amore". Spesso la
liberazione sessuale e' stata vista come la possibilita' per le donne di
avere molte relazioni, invece lei ne ha dato un'interpretazione
completamente diversa. Pensa che le donne siano consapevoli di cosa
significhi davvero essere libere sessualmente?
- Maria Milagros Rivera Garretas: Noi donne abbiamo molta consapevolezza.
Impariamo dagli errori e soffriamo con passione. Uno di questi errori e'
stato il credere che la liberta' sessuale coincidesse con la liberta'
sessuale maschile, ovvero con la possibilita' di avere molte relazioni. Non
so se tuttora sia percepita cosi', in ogni caso noto molto tra le donne la
ricerca dell'amore unito alla sessualita'.

7. LIBRI. VELIO ABATI PRESENTA "ASIA MAGGIORE" DI FRANCO FORTINI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 novembre 2007, col titolo "La storia
incerta del futuro vista da lontano" e il sommario "Da poco riproposto dalla
Manifestolibri Asia Maggiore, il diario di viaggio di Franco Fortini in Cina
negli anni Cinquanta. Completano il volume tre saggi dell'autore scritti
negli anni Settanta e una postfazione di Edoarda Masi".
Velio Abati, nato a Grosseto nel 1953, insegna nell'istituto magistrale
della sua citta': si e' laureato alla facolta' di Lettere di Siena, dove ha
seguito le lezioni di Franco Fortini, e del "Centro studi Franco Fortini" di
Siena e' collaboratore; suoi testi di teoria e critica letteraria sono
usciti su riviste quali "L'ombra d'Argo", "Allegoria", "L'Immaginazione";
dirige la Fondazione Luciano Bianciardi, nata a Grosseto nel 1993. E' autore
di racconti e poesie, che escono in plaquettes e edizioni minime. Una di
queste, Dialoghetti, Gruppo Poesia Arci, Grosseto 1984, reca una litografia
di Toti Scialoja; tra le opere in volume di Velio Abati: su Andrea Zanzotto:
L'impossibilita' della parola. Per una lettura materialistica della poesia
di Andrea Zanzotto, Il Bagatto 1992; Andrea Zanzotto. Bibliografia
1951-1993, Giunti, 1995; ha curato il saggio bibliografico del Meridiano
dedicato a Zanzotto, Mondadori, 1999; su Luciano Bianciardi: La nascita dei
"Minatori della Maremma". Il carteggio Bianciardi - Cassola - Laterza e
altri scritti, Giunti, 1998; sui contrasti popolari d'improvvisazione in
ottava rima: Contrasti, a cura di Velio Abati e Luciano Giannelli, Quaderni
dell'Archivio delle tradizioni popolari della provincia di Grosseto, 1987;
ha curato il volume di Franco Fortini, Un dialogo ininterrotto. Interviste
1952-1994, Bollati Boringhieri, Torino 2003.
Franco Fortini (all'anagrafe Franco Lattes, Fortini e' il cognome della
madre assunto come nom de plume) e' nato a Firenze nel 1917, antifascista,
partecipa all'esperienza della repubblica partigiana in Val d'Ossola. Nel
dopoguerra e' redattore del "Politecnico" di Vittorini; in seguito ha
collaborato a varie riviste, da "Comunita'" a "Ragionamenti", da "Officina"
ai "Quaderni rossi" ed ai "Quaderni piacentini", ad altre ancora. Ha
lavorato nell'industria, nell'editoria, come traduttore e come insegnante.
E' stato una delle persone piu' limpide e piu' lucide (e per questo piu'
isolate) della sinistra italiana, un uomo di un rigore morale ed
intellettuale pressoche' leggendario. E' scomparso nel 1994. Opere di Franco
Fortini: per l'opera in versi sono fondamentali almeno le raccolte
complessive Poesie scelte (1938-1973), Mondadori; Una volta per sempre.
Poesie 1938-1973, Einaudi; Versi scelti. 1939-1989, Einaudi; cui si
aggiungano l'ultima raccoltina Composita solvantur, Einaudi, e postuma la
serie di Poesie inedite, sempre presso Einaudi. Testi narrativi sono Agonia
di Natale (poi riedito col titolo Giovanni e le mani), Einaudi; e Sere in
Valdossola, Mondadori, poi Marsilio. Tra i volumi di saggi, fondamentali
sono: Asia Maggiore, Einaudi; Dieci inverni, Feltrinelli, poi De Donato; Tre
testi per film, Edizioni Avanti!; Verifica dei poteri, Il Saggiatore, poi
Garzanti, poi Einaudi; L'ospite ingrato, De Donato, poi una nuova edizione
assai ampliata col titolo L'ospite ingrato. Primo e secondo, presso
Marietti; I cani del Sinai, Einaudi; Ventiquattro voci per un dizionario di
lettere, Il Saggiatore; Questioni di frontiera, Einaudi; I poeti del
Novecento, Laterza; Insistenze, Garzanti; Saggi italiani. Nuovi saggi
italiani, Garzanti (che riprende nel primo volume i Saggi italiani apparsi
precedentemente presso De Donato); Extrema ratio, Garzanti; Attraverso
Pasolini, Einaudi; e adesso il postumo incompiuto Un giorno o l'altro,
Quodlibet, Macerata 2006. Si veda anche líantologia fortiniana curata da
Paolo Jachia, Non solo oggi, Editori Riuniti; la recente bella raccolta di
interviste, Un dialogo ininterrotto, Bollati Boringhieri; e la raccolta di
Saggi ed epigrammi, Mondadori, Milano 2003. Tra le opere su Franco Fortini
in volume cfr. AA. VV., Uomini usciti di pianto in ragione, Manifestolibri,
Roma 1996; Alfonso Berardinelli, Fortini, La Nuova Italia, Firenze 1974;
Romano Luperini, La lotta mentale, Editori Riuniti, Roma 1986; Remo
Pagnanelli, Fortini, Transeuropa, Jesi 1988; Daniele Balicco, Non parlo a
tutti. Franco Fortini intellettuale politico, Manifestolibri, Roma 2006. Su
Fortini hanno scritto molti protagonisti della cultura e dell'impegno
civile; fondamentali sono i saggi fortiniani di Pier Vincenzo Mengaldo; la
bibliogafia generale degli scritti di Franco Fortini e' in corso di stampa
presso le edizioni Quodlibet a cura del Centro studi Franco Fortini; una
bibliografia essenziale della critica e' nel succitato "Meridiano"
mondadoriano pubblicato nel 2003]

Asia maggiore e' il diario del viaggio compiuto da Franco Fortini con una
delle prime delegazioni culturali italiane nell'ottobre del 1955 e
pubblicato l'anno successivo da Einaudi. Ora quel volume e' riproposto dalla
Manifestolibri (pp. 269, euro 30) con tre scritti in appendice, che uscirono
tra il 1968 e il 1977, e una postfazione di Giorgiana Masi. Ma si
ingannerebbe chi credesse di trovarsi di fronte a un testo di esclusivo
interesse letterario, anche se certo non gli manchera' il piacere della
densita' di alcune descrizioni paesaggistiche o della forza di certi
ritratti umani, a cominciare dall'alter ego - compagno di viaggio, Carlo
Cassola. Cosi' come il lettore piu' esperto di Fortini trovera' sotterranei
rinvii alla produzione successiva, tra i quali l'"incunabolo" di uno dei
componimenti poetici di piu' intensa meditazione sulla storia, intitolato Il
presente, del 1973: "Insetti tendono / trappole lunghe millenni Seguo il
segno che una mano armata incide / sulla scorza del pino / e prepara il
fuoco dell'ambra dove staro' visibile", la cui nota ulteriormente chiarisce
"fuoco dell'ambra: insetti che talvolta sono rappresi nelle resine fossili".
Tuttavia, altri sono i motivi di piu' vivo interesse. Donatello Santarone,
studioso fortiniano, che da anni conduce ricerche letterarie e pedagogiche
sui rapporti tra culture, da' subito, nell'introduzione, l'indicazione
giusta: nel nostro rapporto con il "cosiddetto Altro si tratta di assumere
una prospettiva di contemporaneita' tra pari". Qui il lettore trova le
sollecitazioni critiche piu' feconde e proprio per le ragioni che
apparentemente le rendono piu' inattuali: il loro parlarci da un altro
secolo.
Nel capitolo introduttivo (Giustificazione e conclusione) Fortini traccia
prima di tutto le coordinate spazio-temporali da cui parla: "nessuno crede
piu' alla 'natura' dei lontani. In quel sentire il diverso da se' come
natura e non come storia, e' il nostro passato occidentale. Non perdiamo,
ora, la possibilita' di cominciare a leggere diversamente la Cina. I cinesi
stanno costruendo una societa' e una civilta' socialista che e' destinata ad
avere, a brevissima scadenza, una decisiva influenza sul resto del genere
umano. Essa implica tutto lo sviluppo del pensiero moderno per cui fornisce
all'occidentale una eccezionale panoramica su se stesso". La prospettiva del
marxismo critico, da cui l'autore guardava ai destini del genere umano, gli
permetteva non solo di far propria l'acquisizione illuminista della storia
come unita' e come progetto, ma di abbatterne l'etnocentrismo e la
linearita', che egli leggeva invece nel marxismo storicista.
Cosi' gli incontri con gli uomini e le donne, con le istituzioni, i
documenti culturali, l'organizzazione della vita materiale della Cina
costringono sempre Fortini a un complesso movimento dialettico nel quale,
per un verso, sperimenta nelle sopravvivenze del passato elementi
differenzianti dalla storia occidentale e insieme vede come il marxismo di
Mao abbia non azzerato ma trasformato quel passato in fattore di liberazione
dell'uomo. Per l'altro verso, proprio in quanto nel contadino cinese egli
riconosce certi aspetti dell'Europa e dell'Italia trascorsa, l'autore mostra
al proprio lettore la verita' del suo passato e quale puo' essere la strada
della sua liberazione futura: "come dice Sartre, in Cina ci si sente gia'
morti, perche' il popolo vive nella prospettiva di una pianificazione che
gia' preoccupa e investe un avvenire, quale noi non vedremo".
Va detto, pero', che le cronache cinesi degli ultimi vent'anni incoraggiano
il fraintendimento di chi risponde alle parole fortiniane con l'indulgenza
sprezzante di colui che dice di saperla lunga. Ma la storia non si acconcia
appunto a processi lineari e Fortini sapeva sia cogliere elementi profondi
della civilta' cinese, come autorevolmente attesta Edoarda Masi nella
postfazione, sia era pronto a carpire i mutamenti, come documenta in presa
diretta lo scritto del 1977: in Cina "la 'borghesia nel partito' non
esitera' ad usare i plotoni di esecuzione. Anzi li ha gia' usati".
La rilettura di Asia maggiore e' un buon viatico per riflettere sulla
sconfitta dei progetti novecenteschi di socialismo. E allo stesso tempo
introduce alla riflessione sul rapporto con l'altro, proprio ora che gli
"extracomunitari" sempre piu' numerosi abitano i luoghi di lavoro e le
citta' del "nostro" Occidente. Sono lo strato piu' ricattabile e sfruttato
del lavoro, ma spesso vediamo in loro solo il colore della pelle o qualche
simbolo religioso. Bisognerebbe mettere alla prova parole d'ordine come
uguaglianza, liberta', solidarieta'. Invece e' forte la tentazione di
discutere sulla salvaguardia delle identita'.
Infine, il rapporto tra Fortini e la storia tessuto in questo diario di
viaggio proietta il lettore a fare i conti con quel trionfo del capitalismo
che, in chiusura di secolo e apertura di millennio, non ha piu' la pretesa
di proclamarsi il futuro desiderabile di tutti: si accontenta di chiamarsi
stato di natura, eterno presente. Allo stesso tempo, il corporativismo
imperante nella globalizzazione scaraventa ciascuno in una feroce identita'
di terra e di sangue, recintando nella meccanica identitaria ogni dialettica
umana. Se il rapporto con l'"Altro" e', come sempre e' stato, una questione
che riguarda il futuro del genere umano, proprio oggi che questo rapporto si
dipana dentro piazze e case comuni. Ha dunque colto nel segno Fortini quando
annota che "la nostra Cina e' qui e indipendentemente dalle nostre metafore
e allegorie, quel che qui e ora facciamo o non facciamo e', per dei
comunisti, il solo modo corretto di intervenire a favore o a sfavore del
movimento comunista dell'Asia orientale e del mondo intero; senza
dimenticare che l'Italia e l'Europa sono anche la' e che quel che i
contadini e gli operai cinesi fanno e non fanno modifica il sapore
dell'aria, l'essenza degli affetti, le quote di verita' su cui si fondano o
si sgretolano le nostre giornate".

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 284 del 25 novembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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