Minime. 369



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 369 del 18 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Giobbe Santabarbara: Della differenza tra la povera sinistra della
nonviolenza e la ricca sinistra arcobalena, o degli arresi
2. Il 21 febbraio a Mestre, il 2 marzo a Bologna, frattanto ovunque
possibile
3. Elena Liotta: La politica del quotidiano
4. Adriana Perrotta Rabissi: Un lungo e continuo lavoro di "riparazione
culturale"
5. Stefania Cantatore: Fare politica in questo paese
6. Maria G. Di Rienzo: La strega
7. "Peacereporter": Nel mirino degli integralisti
8. Miguel Mellino presenta "La condizione postcoloniale" di Sandro Mezzadra
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: DELLA DIFFERENZA TRA LA POVERA SINISTRA
DELLA NONVIOLENZA E LA RICCA SINISTRA ARCOBALENA, O DEGLI ARRESI

E' tutta qui la differenza: che loro si sono arresi alla disumanita', se ne
sono lasciati insignorire, sono passati dalla parte dei soverchiatori, dei
mangiatori di carne umana. E noi no.
*
Che loro si sono arresi a fare la guerra terrorista e stragista in
Afghanistan. E noi no.
Che loro si sono arresi alla persecuzione terrorista e stragista dei
migranti, e noi no.
Che loro si sono arresi alla violazione della legalita' costituzionale. E
noi no.
Che loro si sono arresi a governare in combutta col regime della corruzione
e per conto delle classi rapinatrici. E noi no.
Che loro si sono arresi alla devastazione della biosfera. E noi no.
Che loro si sono arresi al patriarcato e al maschilismo. E noi no.
*
Ci chiedono perche' non possiamo votare per gli assassini: perche' chi vota
per farsi governare dagli assassini e' un complice degli assassini.
Ci chiedono perche' non possiamo votare per i partiti che hanno violato la
Costituzione: perche' chi vota per chi viola la Costituzione e' un complice
dell'eversione dall'alto, del golpe neofascista.
*
Per questo invochiamo le liste della sinistra della nonviolenza, femminista
e ambientalista, antirazzista e antimafia, socialista e libertaria,
responsabile e solidale, che si oppone a sfruttamento inquinamento e guerra,
fondata sul principio "Tu non uccidere", per la pace con mezzi di pace, per
il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
*
E' tutto cosi' semplice, una volta tanto.

2. INCONTRI. IL 21 FEBBRAIO A MESTRE, IL 2 MARZO A BOLOGNA, FRATTANTO
OVUNQUE POSSIBILE

Giovedi' 21 febbraio dalle ore 18 in punto alle 20 a Mestre, presso il nuovo
Centro culturale "Cittaperta" (in via Col Moschin 20, angolo via Felisati, a
300 metri dalla stazione Fs, lungo via Piave), si svolgera' un incontro,
aperto a tutte le persone delle regioni del nord-est interessate,
sull'appello promosso da Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana su
"Crisi politica, cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici
della nonviolenza?".
*
Domenica 2 marzo a Bologna, nella sala sindacale dei ferrovieri (appena
usciti dalla porta principale della Stazione, lato piazzale, a sinistra si
vede il parcheggio delle biciclette, dove c'e' un'entrata con una sbarra per
andare alla mensa e alla sede dei carabinieri: poco avanti, sulla destra,
c'e' la sala con la scritta Cub. L'orario e' in via di definizione), si
terra' l'assemblea nazionale delle persone amiche della nonviolenza promossa
dall'appello di Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana per
verificare la possibilita' di liste femministe, ecologiste e della
nonviolenza alle elezioni di aprile.
*
Prima del 2 marzo e' necessario che ovunque possibile si svolgano incontri
delle persone amiche della nonviolenza affinche' in quella data i
partecipanti possano prendere delle decisioni sulla base di una riflessione
il piu' possibile estesa e condivisa.
*
Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it
Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato:
micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana:
mao at nonviolenti.org
Chi volesse inviare contributi scritti anche a questo notiziario, indirizzi
a: nbawac at tin.it

3. RIFLESSIONE. ELENA LIOTTA: LA POLITICA DEL QUOTIDIANO
[Ringraziamo Elena Liotta (per contatti: e_liotta at yahoo.it) per questo
intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera alle persone promotrici
dell'appello per liste femministe, ecologiste, nonviolente.
Elena Liotta, nata a Buenos Aires il 25 settembre 1950, risiede a Orvieto,
in Umbria; e' psicoterapeuta e psicologa analista, membro dell'Ordine degli
Psicologi dell'Umbria, membro dell'Apa (American Psychological Association),
socia fondatrice del Pari Center for New Learning; oltre all'attivita'
psicoterapica, svolta prevalentemente con pazienti adulti, in setting
individuale, di coppia e di gruppo, ha svolto e svolge altre attivita'
culturali e organizzative sempre nel campo della psicologia e della
psicoanalisi; tra le sue esperienze didattiche: professoressa di Psicologia
presso la "American University of Rome"; docente in corsi di formazione, e
coordinatrice-organizzatrice di corsi di formazione a carattere psicologico,
per servizi pubblici e istituzioni pubbliche e private; didatta presso
l'Aipa, societa' analitica accreditata come scuola di specializzazione
post-laurea, per la formazione in psicoterapia e per la formazione di
psicologi analisti; tra le altre esperienze parallele alla professione
psicoterapica e didattica: attualmente svolge il ruolo di Coordinatrice
psicopedagogica e consulente dei servizi sociali per il Comune di Orvieto, e
di Coordinatrice tecnico-organizzativa di ambito territoriale per la Regione
Umbria nell'Ambito n. 12 di Orvieto (dodici Comuni), per la ex- Legge 285,
sul sostegno all'infanzia e adolescenza e alle famiglie, occupandosi anche
della formazione e monitoraggio dei nuovi servizi; e' stata assessore alle
politiche sociali presso il Comune di Orvieto; dopo la prima laurea ha anche
lavorato per alcuni anni in campo editoriale, redazionale e
bibliografico-biblioteconomico (per "L'Espresso", "Reporter", Treccani,
Istituti di ricerca e biblioteche). Autrice anche di molti saggi apparsi in
riviste specializzate e in volumi collettanei, tra le opere di Elena Liotta
segnaliamo particolarmente Educare al Se', Edizioni Scientifiche Magi, Roma
2001; Le solitudini nella societa' globale, La Piccola Editrice, Celleno
(Vt) 2003; con L. Dottarelli e L. Sebastiani, Le ragioni della speranza in
tempi di caos, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2004; Su Anima e Terra. Il
valore psichico del luogo, Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2005; La
maschera trasparente, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2006; A modo mio.
Donne tra creativita' e potere, Magi, Roma 2007]

Cari amici,
tali vi considero e vi sento, presenti e vicini nell'idea e nella pratica
della nonviolenza (rivolta alle persone, agli animali, all'ambiente naturale
e inanimato che ci circonda, con tutte le sue diversita'). Ho letto con
attenzione e sofferta adesione le vostre parole. Faro' quello che posso per
divulgare i materiali... Dopo l'incontro di Bologna forse emergeranno delle
possibili strategie o qualche esempio possibile? Tenetemi al corrente...
Ma devo essere sincera. Io mi sento scoraggiata in questo momento, offesa
dalle colpe evidenti di una sinistra tanto amata in passato. Sento anche lo
spreco della mia coscienza matura di donna, tanto faticosamente raggiunta.
Vedo il mio impegno nel lavoro ancora entusiasta, avanzare sempre allo
stesso passo lento, uno a uno, una persona alla volta che capita si riesca a
sensibilizzare a un livello minimo di serieta', sui temi che ci stanno a
cuore... La politica del piccolo, del quotidiano. Sembra niente di fronte
alla marea di problemi che stanno piombando addosso a tutti noi. E dire che
ero, sarei ancora, un'ottimista ragionevole. La realta' politica, sociale e
culturale che mi trovo intorno, nella "verde" Umbria, nell'Umbria che e'
sempre stata governata dalla "sinistra" da quando esiste la Repubblica
Italiana, e' desolante (qui il nome di Capitini e' solo quello di un
istituto scolastico!). Sono attonita all'idea di votare - avendo tempo fa
ventilato addirittura di non farlo piu' in queste condizioni. Una cara amica
aveva detto e io condiviso: "sono stanca di votare chi mi fa schifo per
evitare chi mi fa paura". Io ho accolto con favore l'idea delle liste
civiche, anche se la mia conoscenza interna della politica e dei giochi
delle pubbliche amministrazioni mi fa pensare a come poi tutte le liste
civiche, a cose fatte, finiscono per confluire nei partiti istituzionali, di
cui spesso sono un alias o una maschera. Luogo di emersione per facce nuove,
pulite? Anche quelle in buona fede possono essere manipolate a qualche
livello. E poi? Nel successivo svolgersi delle azioni governative, qualora
le liste vincessero, le priorita' elettorali potrebbero finire come quasi
sempre accade anche per cose importantissime, sbandierate come
indispensabili, in fondo alla lista, quando non fuori del tutto.
Osservo localmente da 15 anni la non-costruzione di un asilo nido promesso
ad ogni tornata elettorale, un piano solo, cosa che ci vorrebbero un paio di
mesi e soldi che sono evaporati in molte altre spese inutili o superflue. E
non per cattiva volonta' degli eletti puliti. Ma perche' essi si
troverebbero in un sistema comunque marcio che li rende impotenti. Questa e'
l'esperienza di molte persone, donne e uomini, che ci hanno creduto e messo
tutto se stessi, anche molti proposti dai partiti. Figuriamoci senza questo
retroterra, con i temi "deboli" della pace, dell'ambiente, delle donne...
"Si', vabbe', e' giusto avete ragione... pero'... siete romantici,
idealisti, fuori dalla realta'...": gia' li sento. E poi la sfilza di
priorita' di centrodestra che anche la sinistra sostiene, come giustamente
notate anche voi. Non ci sono le forze. La saggezza orientale direbbe di
sostare e rinforzarsi perche' i tempi non sono maturi.
Ma non voglio apparire disfattista, non mi riconoscerei io stessa, e per
questo aggiungo che se si presenteranno, laddove mi e' possibile sostenerle
con il voto o in altra forma, delle liste centrate sugli obiettivi comuni,
sicuramente le sosterro', come sostengo sempre anche le donne. Il resto e'
chiaramente espresso, e da me condiviso, nei materiali che avete diffuso.
Infine, per quanto mi riguarda, da quando mi sono dimessa dalla politica e
ho smesso silenziosamente di rinnovare la tessera di un partito in cui ero
entrata con un certo sforzo, ho giurato a me stessa di non cascarci piu'.
Finche' la politica sara' questa. E dato che le cose in dieci anni sono
peggiorate di molto e non accennano a migliorare, io continuo con la mia
pratica del piccolo, della relazione ad personam, massimo gruppi, la
scrittura, la formazione... e il voto naturalmente.
Vi mando un caro saluto.

4. RIFLESSIONE. ADRIANA PERROTTA RABISSI: UN LUNGO E CONTINUO LAVORO DI
"RIPARAZIONE CULTURALE"
[Ringraziamo Adriana Perrotta Rabissi (per contatti: adrianina at tiscali.it)
per questo intervento, che estraiamo da una piu' ampia lettera personale.
Adriana Perrotta Rabissi e' docente di italiano e storia e fa parte della
Libera Universita' delle Donne; si occupa di storia del femminismo, di
lavoro, di linguaggio dal punto di vista psicosociale. Dal 1981 al 1994 e'
stata membro della segreteria del Centro di studi storici sul movimento di
liberazione della donna in Italia (trasformatosi nel 1994 in Fondazione
Elvira Badaracco); per il Centro ha svolto attivita' di organizzazione e
coordinamento di convegni nazionali ed internazionali e seminari di studio
su temi relativi alla condizione delle donne, al linguaggio sessuato, alla
letteratura e alla scrittura delle donne, alla storia dei movimenti politici
delle donne; attivita' di ricerca nei campi della storia dei movimenti
politici delle donne, in particolare dell'emancipazionismo e del
neofemminismo degli anni Settanta e Ottanta, della storia, della scrittura e
della letteratura delle donne; attivita' di documentazione nell'Archivio del
Centro. Fa parte del comitato scientifico della Fondazione Badaracco, per la
quale cura i rapporti con la Rete Lilith (la rete dei centri, biblioteche e
archivi delle donne in Italia) e organizza momenti seminariali e convegni
nazionali e internazionali. E' socia dell'Associazione per una libera
universita' delle donne di Milano, per cui progetta, organizza e conduce dal
1994 corsi e seminari su temi relativi alla condizione delle donne in Italia
e alle sue modificazioni strutturali in relazione al sessismo della lingua,
alle rappresentazioni del maschile e del femminile sedimentate nella lingua
di comunicazione, alla storia e alla letteratura delle donne nel Novecento,
ai mutamenti sociali verificatisi nel campo della famiglia e del lavoro.
Svolge dal 1979 attivita' di formazione, di educazione degli adulti, di
aggiornamento dei docenti delle secondarie e delle/degli operatrici e
operatori culturali. Ha organizzato e condotto corsi monografici delle 150
ore sulla condizione delle donne per il Consorzio Ticino 3; dal 1991
organizza e conduce corsi rivolti alla cittadinanza per il Comune di Milano
sui temi del linguaggio sessuato, della letteratura, della storia delle
donne, delle modificazioni della condizione delle donne nella famiglia e nel
lavoro. E' stata docente di storia del Novecento, storia delle donne e della
letteratura delle donne in corsi di aggiornamento dei docenti di Milano,
Grosseto, Bergamo, Bolzano, Ferrara, Rovigo, e per l'Istituto svizzero di
pedagogia per la formazione professionale di Lugano. E' stata formatrice in
corsi e seminari sui linguaggi documentari e sull'indicizzazione tramite
thesaurus, organizzati da Istituzioni italiane, dalla Cee, da Centri di
ricerca e documentazione delle donne. Ha pubblicato saggi e articoli nelle
riviste "Dwf", "Lapis", "Leggere donna", "La Balena Bianca", "il Paese delle
Donne", "Golem. L'indispensabile". Tra le opere di Adriana Perrotta Rabissi:
"Itinerario bibliografico sul rapporto donne/scrittura", in Calabro' A. R.,
Grasso L. (a cura di), Dal movimento femminista al movimento diffuso.
Ricerca e documentazione nell'area lombarda, Milano, Franco Angeli, 1985;
"Questo balsamo, la lettura: ovvero la necessita' della cultura", in
Buttafuoco A., Zancan M. (a cura di), Svelamento. Sibilla Aleramo: una
biografia intellettuale, Milano, Feltrinelli, 1988; Assolo. Sibilla
Aleramo", in "Donnawomanfemme", n 3,1986; (a cura di, con Perucci M. B. ),
Perleparole. Le iniziative a favore dell'informazione e della documentazione
delle donne europee, Atti del convegno internazionale del Centro di studi
storici sul movimento di liberazione della donna in Italia, Utopia, Roma
1988; "Dalle parole delle donne a 'Linguaggiodonna'", in Perleparole, cit.;
(con Perucci M. B.), Perleparole, in "Minerva", n. 9, settembre 1988; "Tra
nuova sinistra e autocoscienza. Milano:1972-1974", in Crispino A. M. (a cura
di), Esperienza storica femminile nell'eta' moderna e contemporanea. Parte
seconda, Roma, Udi - La Goccia,1989; (con Perucci M.B.), Linguaggiodonna.
Primo thesaurus "di genere" in lingua italiana, Centro di studi storici sul
movimento di liberazione della donna in Italia, II ed., Milano 1991; (con
Perucci M. B.), Un Convegno sull'informazione 'al femminile', in
"Biblioteche oggi", n. 4, luglio-agosto 1988; "Le parole per dire", in
Buttafuoco A. (a cura di), Modi di essere. Studi,riflessioni, interventi
sulla cultura e la politica delle donne in onore di Elvira Badaracco,
Bologna, E M Ricerche, 1991; Fra una parola e l'altra. La riflessione delle
donne tra storia e memoria di genere, in "La Balena Bianca. I fantasmi della
societa' contemporanea", n. 4, 1992; "Di corpi e di parole. Viaggio
attraverso un dizionario di parolechiave, in "La Balena Bianca. I fantasmi
della societa' contemporanea", n. 5, 1992; "Parlare e scrivere senza
cancellare uno dei due sessi", in Eleonora Chiti (a cura di), Educare ad
essere donne e uomini. Intreccio tra teoria e pratica, Torino, Rosenberg e
Sellier, 1998;(con Luciana Tavernini), "Un percorso storiografico del
Novecento", nell'ipertesto consultabile al sito Donne e conoscenza storica,
www.url.it/donnestoria/; Sono soldi i soldi?, in "Golem. L'indispensabile",
giugno 2001; La lingua e' neutrale rispetto ai sessi?, nel sito
www.retelilith.it; (con varie coautrici), L'in-canto delle parole, Milano,
Universita' delle donne, 2002; Donne di parole, in "Scuola ticinese", a.
XXXII, serie III, n. 254, gennaio-febbraio 2003; (con varie coautrici), Le
parole mal-trattate, Milano, Universita' delle donne, 2003]

Quello di cui sono poco convinta oggi e' che si possa, nel breve tempo che
ci resta da qui alle prossime elezioni, incanalare in organismi di natura
politico-elettorali bisogni, istanze, etc... che richiedono secondo me un
lungo e continuo lavoro di "riparazione culturale", lavoro del quale i
periodici on line che tu proponi sono un momento importante.
Negli anni Settanta dicevamo (movimento delle donne) di non lasciarci
distogliere, ad operar delle scadenze esterne che ci piombavano addosso,
dalla ricerca di nostri tempi e luoghi di riflessione-pratica politica, mi
rendo conto che e' mutata la situazione, che tutto si e' velocizzato su
comando del "mercato" (o degli uomini e delle donne [poche] che lo
manovrano, nascondendosi dietro l'astratto neutro-neutrale), mi rendo conto
del fatto che non c'e' un tempo infinito quando persone, animali e "cose"
vengono quotidianamente distrutte, umiliate, oppresse, e noi con loro, anche
se a gradi diversi di sofferenza, per questo preferisco operare (non voglio
piu' usare, da oggi in poi, un termine che ho usato per quarant'anni della
mia vita: lottare) nel mio piccolo ambito quotidiano, dando appoggio alle
situazioni che piu' mi corrispondono nel momento...

5. I COMPITI DELL'ORA. STEFANIA CANTATORE: FARE POLITICA IN QUESTO PAESE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo il seguente intervento.
Stefania Cantatore, impegnata nel movimento delle donne e promotrice di
molte iniziative per la pace e i diritti umani, e' una delle animatrici
dell'Udi (Unione donne in Italia) di Napoli e a livello nazionale]

Fare politica in questo paese si puo', noi la facciamo.
Nell'ultima legislatura abbiamo presentato, con piu' del doppio delle firme
necessarie, una proposta di legge per riformare la legge elettorale. Una
legge che era (ed e') incostituzionale a giudizio di molti, ma che nei
fatti - e con effetti che tutti hanno potuto constatare - era iniqua nel suo
aspetto peggiore: l'esclusione delle donne dai luoghi decisionali.
Di fronte alla strage continua, il femminicidio, abbiamo avanzato le nostre
proposte di modifica della legge vigente.
Soprattutto abbiamo fatto politica con e tra donne, mettendo in moto energie
e nuove consapevolezze, avviando iniziative autofinanziate che hanno
cambiato la logica di sempre che e' chiedere alla politica denaro e favori,
alle condizioni dei centri di potere.
Noi scegliamo ogni giorno di essere cosi': autonome e libere nello spazio
che abbiamo difeso e siamo costrette ancora a difendere. E' uno spazio che
nessuno ci ha concesso e vuole concederci, e che anzi ci viene conteso,
perche' in quello non possiamo essere moderate.
Noi non abbiamo avuto parola, nella crisi dell'attuale governo, ne' abbiamo
chiesto elezioni anticipate con una legge elettorale che e' tagliata su un
modello istituzionale autoconservativo e democraticamente incompiuto.
Noi diciamo che quello cui stiamo assistendo e' un mero passaggio di
competenze, uno scambio di posti tra uomini, sempre gli stessi. Noi siamo
cambiate e vivendo nel paese piu' scopertamente maschilista in Europa, siamo
attaccate apertamente sul piano dell'immagine, nel tenore di vita, nelle
leggi che abbiamo voluto per incivilire il Paese.
Hanno bisogno di dividerci e spezzettarci, vogliono governare i nostri corpi
per giungere alla loro "governabilita'" che e' l'assoggettamento delle
intelligenze.
Nulla sembra amministrato in Italia, dalle risposte ai bisogni alla
salvaguardia del patrimonio comune, salvo l'assegnazione di posti.
Hanno inventato il Governo dei Sentimenti. Nella realta', la moderazione
dell'indignazione viene rinominata con codici morali su misura. Il
nuovo/antico codice morale e' un protocollo unilaterale al quale ci si deve
conformare, massima espressione di cio' che i governi intendono fare per
cittadine e cittadini.
Dai centri decisionali partono esortazioni, inviti, richiami all'etica. Noi
sappiamo che l'etica si impone e si rappresenta attraverso il dominio sulle
facolta' e sui desideri delle donne.
Il conflitto maschile sulla laicita' dello Stato e' in realta' un conflitto
sul come imporre alle donne di conformarsi ai desideri maschili. E' un
conflitto di supremazia tra dogmi clericali, e il principio della Ragion di
Stato, che hanno in comune come oggetto la sottomissione di un intero
genere. E' una contesa sulla "modernizzazione" che non tocca la
strutturalita' dei principi.
Quando gli uomini al potere dicono di voler affrontare i "problemi
strutturali del Paese", pronunciano la piu' evidente delle contraddizioni:
parlano degli effetti prodotti da un sistema che si riproduce all'infinito,
ma che in effetti sono interessati a mantenere.
Anni di cambiamenti annunciati, di trasformazioni apparenti hanno fatto si'
che le donne di questo paese - con sistemi e percentuali non dissimili da
quelli dei secoli passati - siano le piu' povere tra i poveri, che vengano
uccise e violate, che i loro bambini vengano usati ed abusati, che non
abbiano l'uso degli spazi fisici, quasi che portino una virtuale "lettera
scarlatta" a segnalare la loro presenza indesiderata quando non si
assoggettano alle complicita' che continuamente vengono poste per il loro
accesso "alla normalita'".
*
Tra le normalita' che si vogliono ristabilire nel nostro paese, c'e' il
ritorno alla generalizzata clandestinita' dell'aborto: quello controllabile
dal denaro e dal desiderio maschile. Ma tra tutto questo e la legge 194, ci
siamo noi. E visto che sono sempre di piu' e solo gli uomini (e piu' di
prima) ad avere voce su questo, noi sapremo difenderci come abbiamo sempre
fatto.
La differenza femminile, il corpo fertile sono la contesa, sono il motivo di
ogni aggiustamento, di ogni trasformismo.
Noi da tempo lo sappiamo.
Per questo possiamo - e ne siamo responsabili - fare la politica che
facciamo. Per questo continueremo a costruire, con e senza le crisi di
governo.

6. UMANITA'. MARIA G. DI RIENZO: LA STREGA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Con Michele Boato e Mao
Valpiana ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come
donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza? Discutiamone il 2 marzo
a Bologna". Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura
di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica
Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo,
Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di
Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n.
81]

Su Fawza Falih pende una condanna a morte per stregoneria. Oggi, in Arabia
Saudita. Arrestata nel 2006 sulla base delle testimonianze dei vicini (uno
dei quali sarebbe diventato impotente a causa delle arti malefiche di
Fawza), la donna e' stata costretta a firmare con l'impronta delle dita una
confessione estorta a minacce, che non e' neppure in grado di leggere,
perche' e' analfabeta. Si e' difesa in tribunale, raccontando il modo in cui
e' stata costretta a "confessare", ma senza successo. Secondo i giudici del
tribunale di Quraiyat, la morte di Fawza sarebbe di "pubblico interesse" e
"intesa a proteggere il credo, le anime e le proprieta' di questo paese".
Molto spirituale questo intessere insieme fede, anime e beni immobili,
rivelatore direi. Il pene inservibile dell'uomo stregato e' da annoverare
fra questi ultimi? Solo per curiosita'. D'altronde l'Arabia Saudita non ha
un Codice penale (ha una legge sulla procedura giuridica emanata nel 2002
che garantisce a malapena il diritto di difesa), quindi le sentenze
dipendono spesso dal capriccio del giudice, che puo' allontanare gli
avvocati difensori dall'aula a sua discrezione e non ha l'obbligo di cercare
l'evidenza dei reati. Dio lo ispira, naturalmente, e tanto basta.
Liberateci dalle vostre superstizioni, uomini di (poca) fede. Voi giocate
con le astrazioni, noi perdiamo la vita. Liberate Fawza, che se pure
cantasse incantesimi da mane a sera non vi ha fatto alcun male. Riconoscete
il sacro nei suoi occhi, nelle sue mani, nel suo respiro. E inchinatevi ad
esso. Nulla di lei vi appartiene.
*
Fonti: Arab News, Associated Press, International Herald Tribune.

7. UMANITA'. "PEACEREPORTER": NEL MIRINO DEGLI INTEGRALISTI
[Da "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo
del 15 febbraio 2008, dal titolo "India, concesso visto a scrittrice
femminista minacciata dagli integralisti".
Taslima Nasreen (Nasrin) e' l'autrice del romanzo Vergogna, Mondadori,
Milano 1995 in cui denuncia il fanatismo religioso; per averlo scritto ha
subito persecuzioni ed e' stata condannata a morte da integralisti islamici
del Bangladesh. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci
la seguente scheda: "Taslima Nasreen, nota anche come Taslima Nasrin
(Mymensingh, 25 agosto 1962) e' una scrittrice, medico, attivista femminista
dei diritti umani ed intellettuale bengalese. Per i sui meriti le e' stato
riconosciuto il Premio Sakharov per la liberta' di pensiero nel 1994...
Membro onorario del National Secular Society, i suoi libri sono stati
tradotti in venti lingue ma la sua autobiografia e' vietata in Bangladesh. A
riguardo il governo si e' giustificato affermando che 'contengono sentimenti
anti-islamici ed affermazioni che potrebbero distruggere l'armonia religiosa
del Bangladesh'. Costretta all'esilio dal 1994 per sfuggire alle minacce di
morte da parte di fondamentalisti islamici, conserva ancora la cittadinanza
bengalese ma il suo governo non ha mai preso provvedimenti per consentirle
un ritorno in patria sicuro. Oggi vive in India... Nel marzo 2007 un gruppo
musulmano indiano ha posto anche una taglia di 500.000 rupie per la sua
decapitazione... Taslima Nasrin (Magi) e' nata a Mymensingh. Suo padre era
medico e professore di una scuola medica statale. Ha studiato al Mymensingh
Medical College. Nella sua autobiografia ricorda di essere stata abusata
sessualmente da parenti ed altri uomini quando era ancora giovanissima.
Questi episodi avrebbero avuto un grande peso sulla sua vita futura,
trasformandola in una strenua femminista. Inizio' la sua carriera
dedicandosi alla poesia ed al giornalista, acquisendo subito una certa
notorieta'. Con il tempo e' passata alla letteratura scivendo una serie di
libri in cui si esprime coraggiosamente a favore della parita' di diritti
per le donne e contro l'oppressione delle minoranze nelle societa'
islamiche, in special modo quella del Bangladesh. Nel 1993, proprio in
seguito ad una serie di articoli di denuncia della condizione femminile
nell'Islam, fondamentalisti islamici promulgarono una fatwa contro di lei e
posero una taglia sulla sua testa. Quando anche il governo bandi' il suo
libro intitolato Lajja (Vergogna) ove parlava dele torture subite dalla
minoranza Hindu in Bangladesh, aumentarono ancor piu'le minacce di morte e
si vide confiscato anche il passaporto. el 1994 gruppi organizzati vicini a
religiosi fondamentalisti ne chiesero l'impiccagione dopo che su 'The
Statesman' era comparsa la seguente sua affermazione: 'il Corano dovrebbe
essere rivisto completamente'. Il governo a quel punto non solo non prese
provvedimenti contro chi la minacciava, ma spicco' anche un mandato di
arresto per portarla in giudizio accusandola di blasfemia. Temendo una
condanna fino a due anni ed il rischio di essere uccisa in carcere, Nasrin
si nascose e, dopo due mesi, ottenne il permesso di lasciare il paese per
l'esilio. In quell'anno il Parlamento europeo le assegno' il Premio Sakharov
per la liberta' di pensiero... Nel novembre 2003 il governo del West Bengal
in India bandi' il libro di Nasrin intitolato Dwikhandito, la terza parte
della sua autobiografia. Nel 2004 un religioso indiano musulmano offri' una
seconda taglia di 20.000 rupie a chiunque le avesse 'annerito' la faccia,
gesto considerato gravemente ingiurioso. Nel 2005 tento' di declamare un
poema contrario alla guerra intitolato 'America' di fronte ad un grande
raduno di bengalesi che seguivano la North American Bengali Conference al
Madison Square Garden. Fu cacciata prima di salire sul palco. Nel marzo 2006
fu tra i firmatari della lettera "Insieme contro il nuovo totalitarismo", la
risposta sua e di altri undici illustri intellettuali alle violenze fisiche
e verbali seguite alla pubblicazione delle caricature di Maometto sul
'Jyllands-Posten' con cui si si schieravano a difesa dei valori della
laicita' e della liberta'. Nel marzo 2007, l'All India Ibtehad Council
promise 500.000 rupie per la sua decapitazione. A riguardo Taqi Raza Khan,
il presidente del gruppo, affermo' che l'unico modo per togliere la taglia
era che Nasreen 'chieda scusa e bruci i suoi libri e fogli'. Tra i libri di
Taslima Nasrin: a) raccolte: Nirbachito column (Selected Columns); Jabo na
keno jabo (Why shouldn't I go? I will); Noshto meyer noshto goddo (Impure
prose from an impure girl); ChoTo choTo dukkho kotha (small sad stories); b)
romanzi: Opprpokkho (Opposition) 1992; Shodh (Revenge) 1992; Nimontron
(Invitation) 1993; Phera (Return) 1993; Bhromor Koio Gia (Tell Him The
Secret) 1994; Forashi Premik (French Lover) 2002; Lajja (Shame); c) scritti
autobiografici: Amar Meyebela (My Girlhood) parte prima; Utal Hawa (Wild
Wind) parte seconda; Ko (Speak Up) parte terza - con altro titolo:
Dwikhandito (Split in Two)-; Sei Sob Andhokar (Those Dark Days) parte
quarta; Meyebela, My Bengali Girlhood - A Memoir of Growing Up Female in a
Muslim World; d)poesie: The Game in Reverse: Poems and Essays by Taslima
Nasrin 1995; Shikore Bipul Khudha (Hunger in the Roots), 1986; Nirbashito
Bahire Ontore (Banished Without and Within), 1989; Amar Kichu Jay Ashe Ne (I
Couldn't Care Less), 1990; Atole Ontorin (Captive In the Abyss), 1991;
Balikar Gollachut (Game of the Girls), 1992; Behula Eka Bhashiyechilo Bhela
(Behula Floated the Raft Alone), 1993; Ay Kosto Jhepe, Jibon Debo Mepe (Pain
Come Roaring Down, I'll Measure Out My Life for You), 1994; Nirbashito Narir
Kobita (Poems From Exile), 1996; Jolopodyo (Waterlilies), 2000; Khali Khali
Lage (Feeling Empty), 2004; Kicchukhan Thako (Stay For A While), 2005"]

Le autorita' dello stato del Bengala Occidentale hanno deciso di estendere
il visto per una scrittrice femminista bengalese a vivere per altri sei mesi
in India. Taslima Nasrin era da anni nel mirino degli integralisti musulmani
per il contenuto di alcune sue opere... tanto da dover scappare come esule
politica dal suo paese natale, il Bangladesh; ma la sua stessa presenza a
Calcutta nell'ultimo anno era stata messa a repentaglio dalle minacce di due
partiti islamici integralisti, tanto che Nasrin era stata messa sotto scorta
e protetta in una abitazione segreta a Delhi.
Per proteggere la sua incolumita' Nasrin si e' addirittura detta disponibile
a cancellare alcune frasi "controverse" dal suo ultimo libro Dwikhondito
("Divisa in due"); la novella era stata bandita dall'amministrazione dello
stato del Bengala occidentale, dove un quarto della popolazione professa la
fede musulmana. In novembre e' stato necessario trovarle un rifugio piu'
sicuro a Delhi; il governo federale indiano ha promesso di dare ospitalita'
e sicurezza a Nasrin. "Ma rimarranno queste pesanti limitazioni alla mia
liberta' di movimento e di espressione", ha detto la scrittrice, aggiungendo
che vorrebbe tornare presto a Calcutta. I suoi oppositori la accusano di
aver chiesto una "riforma" del Corano, perche' accordi maggiori liberta'
alle donne, ma la scrittrice nega che la questione stia in questi termini.
Nel 1990 Nasrin aveva lasciato il Bangladesh dopo aver ricevuto minacce di
morte; da tre anni era tornata a Calcutta, dopo un lungo periodo europeo.
L'ultima volta era stata avvicinata e aggredita da alcuni estremisti
musulmani a Hyderabad in agosto, dove si trovava per tenere una conferenza.

8. LIBRI. MIGUEL MELLINO PRESENTA "LA CONDIZIONE POSTCOLONIALE" DI SANDRO
MEZZADRA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 febbraio 2008, col titolo "Studi
postcoloniali. Viaggio ai confini mobili del capitalismo globale" e il
sommario "Un mondo dove convivono diversi modi di produzione, di lavoro e
temporalita' storiche. La condizione postcoloniale, un saggio di Sandro
Mezzadra".
Miguel Mellino, studioso argentino da tempo residente in Italia, dottore di
ricerca in scienze etnoantropologiche, svolge attivita' didattica e di
ricerca presso la cattedra di antropologia culturale dell'Universita'
Orientale di Napoli; si occupa di studi postcoloniali, cultural studies e di
ricerca antropologica sulle societa' complesse, in particolare sulle
migrazioni, sul razzismo e sul multiculturalismo; per la casa editrice
Meltemi ha tradotto e curato l'edizione italiana di The Black Atlantic.
Modernita' e doppia coscienza, di Paul Gilroy, e Il soggetto e la
differenza, di Stuart Hall. Opere di Miguel Mellino: La critica
postcoloniale. Decolonizzazione, capitalismo e cosmopolitismo nei
postcolonial studies, Meltemi, 2005.
Sandro Mezzadra insegna storia del pensiero politico contemporaneo e studi
coloniali e postcoloniali al'Universita' di Bologna, e' membro della
redazione di "Filosofia politica" e di "Scienza & Politica"; i suoi
principali argomenti di ricerca sono la storia delle scienze dello Stato e
del diritto in Germania tra Otto e Novecento, la storia del marxismo, la
teoria critica della politica: globalizzazione, cittadinanza, movimenti
migratori, studi postcoloniali. Pubblicazioni principali: von Treitschke, La
liberta', Torino 1997 (cura e introduzione); La costituzione del sociale. Il
pensiero politico e giuridico di Hugo Preuss, Il Mulino, Bologna 1999;
Diritto di fuga. Migrazioni, cittadinanza, globalizzazione, Ombre Corte,
Verona 2001, 2006; Marx, Antologia di scritti politici, Carocci, Roma 2002
(cura e introduzione, con Maurizio Ricciardi); Marshall, Cittadinanza e
classe sociale, Roma-Bari 2002 (cura e introduzione); (a cura di), I confini
della liberta'. Per una analisi politica delle migrazioni contemporanee,
DeriveApprodi, 2004; (con Carlo Galli, Edoardo Greblo), Il pensiero politico
del Novecento, Il Mulino, Bologna 2005; La condizione postcoloniale. Storia
e politica nel presente globale, Ombre corte, Verona 2008]

Nella loro introduzione a Translation, Biopolitics and Colonial Difference,
Naoki Sakai e Jon Solomon - due dei critici piu' originali degli studi
postcoloniali asiatici ospiti a Bologna nei giorni scorsi di due seminari
sul tema della traduzione - affermano che le "entita' macro-spaziali"
(stati-nazione, regioni o altre comunita' culturali omogenee) lasciateci in
eredita' dalla modernita' coloniale non sono la traduzione letterale di un
qualche presunto soggetto trascendentale (come la sovranita' nazionale o
l'Occidente) ma una forma storicamente specifica di "appropriazione del
comune". Se guardiamo ai conflitti piu' importanti del nostro presente, si
puo' certo sostenere che questa descrizione del progetto coloniale moderno
restituisca una dimensione politica davvero cruciale a uno dei presupposti
essenziali degli studi postcoloniali: il capitalismo moderno si e'
costituito come una "macchina produttrice di differenziazione", si e' sempre
dispiegato attraverso dispositivi biopolitici di segregazione e
confinamento.
*
Oltre i limiti dello spazio
Sakai e Solomon sono piuttosto chiari su questo punto: le recinzioni
materiali sono state da sempre accompagnate da recinzioni "immateriali". I
processi di accumulazione originaria hanno riguardato certo i beni
materiali, ma hanno scatenato la loro violenza anche sulle culture, le
lingue, i saperi. Attorno a premesse di questo tipo e' andato configurandosi
negli studi postcoloniali un importante dibattito sulla nozione di
"capitalismo postcoloniale". Puo' dirci davvero qualcosa sulla condizione
globale contemporanea? Il libro di Sandro Mezzadra La condizione
postcoloniale. Storia e politica nel presente globale (Ombre corte, pp. 180,
euro 16) offre alla discussione su questo tema un contributo sicuramente
originale.
Sin dalle prime pagine, e "correggendo" un importante deficit politico e di
radicalita' che attraversa buona parte della critica postcoloniale di
matrice anglosassone, Mezzadra mette bene in luce che cio' che intende per
"condizione postcoloniale" ha a che vedere soprattutto con i modi in cui
sono andate articolandosi sia la costituzione materiale dell'attuale
capitalismo globale, sia le insorgenze che lo attraversano e che ne
contestano i principi. Aprendo l'archivio degli studi postcoloniali in modo
giustamente selettivo Mezzadra colloca al centro della sua analisi la
nozione di confine o, meglio, quel principio di confinamento spaziale e
temporale che era al tempo stesso "codice e limite interno fondamentale del
progetto coloniale". Era proprio questa proliferazione di confini a produrre
nelle societa' coloniali cio' che Frantz Fanon chiamava ne I dannati della
terra uno "spazio proteiforme", ovvero uno spazio sociale eterogeneo
caratterizzato dalla coesistenza nello stesso territorio di diversi modi di
produzione, diversi regimi di lavoro e diverse temporalita' storiche.
*
Geografie frattali del dominio
In modo estremamente convincente, e affrontando l'argomento a partire da
molteplici punti di vista, Mezzadra individua nell'infiltrazione di questi
codici coloniali di confinamento negli ex-spazi metropolitani la
specificita' "postcoloniale" della nostra condizione contemporanea. E'
proprio la diffusione globale di questo principio coloniale di confinamento
e quindi l'irruzione di questo spazio disomogeneo o proteiforme nel cuore
delle stesse metropoli occidentali a consentirci di definire il nostro
presente come postcoloniale.
Secondo Mezzadra, infatti, "una volta che il confine coloniale ha cessato di
organizzare in modo coerente la geografia globale, esso si diffonde ovunque,
riproducendosi sulla superficie apparentemente liscia del presente globale:
accompagna la nuova logica delocalizzata della produzione, segna in modo
brutale intere societa' che furono un tempo capaci di liberarsi dal giogo
coloniale, introduce nuove radicali differenze di status e nuove forme di
apartheid nell'Occidente postcoloniale, si fortifica fisicamente,
condannando potenzialmente a morte chiunque tenti di attraversarlo, passando
tra le recinzioni tra Tijuana e San Diego o facendo naufragio nel
Mediterraneo".
E' cosi' che la condizione postcoloniale, in quanto sintomo della
sovrapposizione di quei confini "infrasistemici" che avevano permesso in
passato di distinguere chiaramente la dimensione spazio-temporale delle
metropoli da quelle delle colonie, mette radicalmente in discussione
qualsiasi interpretazione storicistica del presente, qualsiasi tipo di
sapere improntato a una qualunque filosofia della storia. In effetti, si
tratta di una condizione che vede il riaffiorare disordinato dell'insieme
dei passati storici che il capitalismo moderno ha trovato sulla sua strada,
in cui sussunzione formale e sussunzione reale del lavoro al capitale
riescono a ibridarsi, a convivere fianco a fianco senza definire una qualche
tendenza lineare di sviluppo.
Mezzadra pero' ci mette costantemente in guardia dall'evitare facili
analogie tra la condizione coloniale del passato e quella postcoloniale del
presente. Il post di postcoloniale non sta mai ad indicare una persistenza
stabile e lineare nel presente del passato coloniale. Esprime certamente
delle continuita', nel senso che tra le genealogie del presente globale vi
e' anche e soprattutto il colonialismo moderno, ma non puo' costituirsi come
un semplice equivalente del termine neocoloniale. Soprattutto perche' la
"scoperta dell'eguaglianza" trasmessaci dalle lotte anticoloniali, il
rifiuto del mondo a scomparti tipico della situazione coloniale, costituisce
un portato irreversibile del nostro presente.
*
La possibile defezione
Cosi', cio' che Mezzadra tiene a sottolineare e' che la radicalita' delle
rivendicazioni di egalite' e liberte' profuse in tutto il mondo dalle
insurrezioni anticoloniali ha messo per sempre in crisi la possibilita' di
assumere come scontato lo stesso principio del confinamento e la
conformazione "attorno ad esso di un modello univoco di governo dei processi
politici e produttivi, nonche' uno stabile assetto dei confini, geo-politici
o identitari". Mi pare che proprio qui il suo lavoro offra suggerimenti
davvero interessanti attraverso cui pensare la nozione di capitalismo
postcoloniale: nella sua definizione dell'istanza postcoloniale come
condizione instabile e aleatoria in cui le possibilita' stesse del
capitale - il suo costituirsi come "macchina di differenziazione" - devono
essere costantemente riaffermate, ovvero vengono quotidianamente sfidate
dalle pratiche di uomini e donne che nella loro irriducibile molteplicita'
cercano di sottrarsi all'azione dei suoi dispositivi biopolitici di
confinamento: nel Chiapas come in Palestina, a Buenos Aires come nelle
banlieues parigine. E che nel momento stesso della loro soggettivazione
aprono la questione politica della loro ricomposizione in quanto classe:
della traduzione della loro inclusione differenziale nella produzione di un
nuovo comune.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 369 del 18 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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