Minime. 461



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 461 del 20 maggio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Luigi Ciotti: Io chiedo scusa
2. Ettore Masina: Derattizzare
3. Livio Pepino: Prima che sia troppo tardi
4. Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione: Preoccupazione e
sdegno per i gravissimi episodi di violenza contro la popolazione Rom
5. Il 25 maggio a Viterbo
6. Ancora ampliato il sito del comitato che si oppone al devastante
mega-aeroporto di Viterbo
7. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
8. Riletture: Louise Labe', Oeuvres completes
9. Riletture: Madame de Sevigne', Lettres
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. LUIGI CIOTTI: IO CHIEDO SCUSA
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 16 maggio 2008.
Luigi Ciotti e' nato a Pieve di Cadore nel 1945, sacerdote, animatore a
Torino del Gruppo Abele; impegnato contro l'emarginazione, per la pace,
contro i poteri criminali; ha promosso numerosissime iniziative. Riportiamo
la seguente piu' ampia scheda biografica dalla Enciclopedia multimediale
delle scienze filosofiche: "Luigi Ciotti nasce il 10 settembre 1945 a Pieve
di Cadore (Bl), emigra con la famiglia a Torino nel 1950. Nel 1966 promuove
un gruppo di impegno giovanile, che prendera' in seguito il nome di Gruppo
Abele, costituendosi in associazione di volontariato e intervenendo su
numerose realta' segnate dall'emarginazione. Fin dall'inizio, caratteristica
peculiare del gruppo e' l'intreccio dell'impegno nell'accompagnare e
accogliere le persone in difficolta' con l'azione educativa, la dimensione
sociale e politica, la proposta culturale. Nel 1968 comincia un intervento
all'interno degli istituti di pena minorili: l'esperienza si articola in
seguito all'esterno, sul territorio, attraverso la costituzione delle prime
comunita' per adolescenti alternative al carcere. Terminati gli studi presso
il seminario di Rivoli (To), Ciotti nel 1972 viene ordinato sacerdote dal
cardinale Michele Pellegrino: come parrocchia, gli viene affidata "la
strada". Sulla quale, in quegli anni, affronta l'irruzione improvvisa e
diffusa della droga: apre un Centro di accoglienza e ascolto e, nel 1974, la
prima comunita'. Partecipa attivamente al dibattito e ai lavori che portano
all'entrata in vigore, nel 1975, della legge n. 685 sulle tossicodipendenze.
Da allora, la sua opera sul terreno della prevenzione e del recupero
rispetto alle tossicodipendenze e all'alcolismo non si e' mai interrotta. E'
invitato in vari Paesi (Gran Bretagna, Usa, Giappone, Svizzera, Spagna,
Grecia, ex Jugoslavia) per tenere relazioni e condurre seminari sul tema ed
e' chiamato per audizioni presso il Parlamento europeo. Nei primi anni
Ottanta segue un progetto promosso dall'Unione internazionale per l'infanzia
in Vietnam. Sempre sul piano internazionale, promuove programmi di
cooperazione sul disagio giovanile e per gli ex detenuti in alcuni Paesi in
via di sviluppo. Nel 1982, contribuisce alla costituzione del Coordinamento
nazionale delle comunita' di accoglienza (Cnca), presiedendolo per dieci
anni: al coordinamento, oggi, aderiscono oltre 200 gruppi, comunita' e
associazioni. Nel 1986 partecipa alla fondazione della Lega italiana per la
lotta all'aids (Lila), nata per difendere i diritti delle persone
sieropositive, di cui e' il primo presidente. Nel marzo 1991 e' nominato
Garante alla Conferenza mondiale sull'aids di Firenze, alla quale per la
prima volta riescono a partecipare le associazioni e le organizzazioni non
governative impegnate nell'aiuto e nel sostegno ai malati. Nel marzo 1995
presiede a Firenze la IV Conferenza mondiale sulle politiche di riduzione
del danno in materia di droghe, tra i cui promotori vi e' il Gruppo Abele.
Nel corso degli anni Novanta intensifica l'opera di denuncia e di contrasto
al potere mafioso dando vita al periodico mensile "Narcomafie", di cui e'
direttore responsabile. A coronamento di questo impegno, dalle sinergie tra
diverse realta' di volontariato e di un costante lavoro di rete, nasce nel
1995 "Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", un network che
coordina oggi nell'impegno antimafia oltre 700 associazioni e gruppi sia
locali che nazionali. Sin dalla fondazione, "Libera" e' presieduta da Luigi
Ciotti. Il primo luglio 1998 riceve all'Universita' di Bologna la laurea
honoris causa in Scienze dell'educazione; Ciotti accoglie il conferimento
del titolo accademico come un riconoscimento significativo dell'opera di
tutto il Gruppo Abele. Alle attivita' del Gruppo Abele, di cui Ciotti e'
tuttora presidente, attendono oltre trecentocinquanta persone che si
occupano di: accoglienza, articolata in due servizi di pronto intervento a
Torino; in otto comunita' che ospitano persone con problemi di
tossicodipendenza, di alcolismo o malate di aids; in un servizio di
accoglienza notturno per persone senza fissa dimora. Il gruppo Abele ha
anche promosso e gestito l'esperienza di una "Unita' di strada" a Torino, la
seconda attivata in Italia; lavori di tipo artigianale, informatico,
agricolo, condotti attraverso la costituzione di cooperative sociali e di
uno specifico progetto Carcere e lavoro; interventi di cooperazione
internazionale in Costa d'Avorio, Guatemala, Messico; iniziative culturali,
informative, educative, di prevenzione e formazione, che si svolgono
attraverso l'Universita' della Strada, l'Universita' Internazionale della
Strada, il Centro Studi, documentazione e ricerche, l'Ufficio Stampa e
comunicazione, la casa editrice Edizioni Gruppo Abele, la libreria Torre di
Abele, le riviste "Animazione sociale" e "Narcomafie", l'Ufficio scuola.
Luigi Ciotti e' stato piu' volte membro del Consiglio Presbiteriale ed e'
attualmente membro del Consiglio Pastorale della Diocesi di Torino. Da
alcuni anni tiene corsi di formazione presso la Scuola per vigili urbani di
Torino e provincia. Nei primi anni Ottanta e' stato docente presso la Scuola
superiore di polizia del ministero dell'Interno. Giornalista pubblicista dal
1988, Ciotti e' editorialista e collabora con vari quotidiani e periodici
(tra cui: La Stampa, L'Avvenire, L'Unita', Il Manifesto, Il Sole-24 Ore, il
Mattino, Famiglia Cristiana, Messaggero di Sant'Antonio, Nuovo Consumo),
scrive su riviste specializzate per operatori sociali e insegnanti,
interviene su testate locali". Opere di Luigi Ciotti: e' autore di vari
libri a carattere educativo, di impegno sociale, di riflessione spirituale;
tra le sue pubblicazioni segnaliamo: Genitori, figli e droga, Edizioni
gruppo Abele, Torino 1993; Chi ha paura delle mele marce?, Edizioni gruppo
Abele - Sei, Torino 1992; Persone, non problemi, Edizioni gruppo Abele,
Torino 1994; Terra e cielo, Mondadori, Milano 1998; naturalmente ha anche
contribuito con propri interventi a numerosi testi collettanei]

Cara signora,
ho visto questa mattina, sulle prime pagine di molti quotidiani, una foto
che La ritrae. Accovacciata su un furgoncino aperto, scassato, uno scialle
attorno alla testa. Dietro di Lei si intravedono due bambine, una piu'
grande, con gli occhi sbarrati, spaventati, e l'altra, piccola, che ha
invece gli occhi chiusi: immagino le sue due figlie.
Accanto a Lei la figura di un uomo, di spalle: suo marito, presumo. Nel suo
volto, signora, si legge un'espressione di imbarazzo misto a rassegnazione.
Vi stanno portando via da Ponticelli, zona orientale di Napoli, dove il
campo in cui abitavate e' stato incendiato. Sul retro di quel furgoncino
male in arnese - reti da materasso a fare da sponda - una scritta:
"ferrovecchi".
Le scrivo, cara signora, per chiederLe scusa. Conosco il suo popolo, le sue
storie. Proprio di recente, nei dintorni di Torino, ho incontrato una vostra
comunita': quanta sofferenza, ma anche quanta umanita' e dignita' in quei
volti.
Nel nostro Paese si parla tanto, da anni ormai, di sicurezza. E' un'esigenza
sacrosanta, la sicurezza. Il bisogno di sicurezza ce lo abbiamo tutti, e'
trasversale, appartiene a ogni essere umano, a ogni comunita', a ogni
popolo. E' il bisogno di sentirci rispettati, protetti, amati. Il bisogno di
vivere in pace, di incontrare disponibilita' e collaborazione nel nostro
prossimo. Per tutelare questo bisogno ogni comunita', anche la vostra, ha
deciso di dotarsi di una serie di regole. Ha stabilito dei patti di
convivenza, deciso quello che era lecito fare e quello che non era lecito,
perche' danneggiava questo bene comune nel quale ognuno poteva riconoscersi.
Chi trasgrediva la regola veniva punito, a volte con la perdita della
liberta'. Ma anche quella punizione, la peggiore per un uomo - essendo la
liberta' il bene piu' prezioso, e voi da popolo nomade lo sapete bene -
doveva servire per reintegrare nella comunita', per riaccogliere. Il segno
della civilta' e' anche quello di una giustizia che punisce il trasgressore
non per vendicarsi ma per accompagnarlo, attraverso la pena, a un
cambiamento, a una crescita, a una presa di coscienza.
Da molto tempo questa concezione della sicurezza sta franando. Sta franando
di fronte alle paure della gente. Paure provocate dall'insicurezza
economica - che riguarda un numero sempre maggiore di persone - e dalla
presenza nelle nostre citta' di volti e storie che l'insicurezza economica
la vivono gia' tragicamente come poverta' e sradicamento, e che hanno dovuto
lasciare i loro paesi proprio nella speranza di una vita migliore.
Cerchero', cara signora, di spiegarmi con un'immagine. E' come se ci
sentissimo tutti su una nave in balia delle onde, e sapendo che il numero
delle scialuppe e' limitato, il rischio di affondare ci fa percepire il
nostro prossimo come un concorrente, uno che potrebbe salvarsi al nostro
posto. La reazione e' allora di scacciare dalla nave quelli considerati "di
troppo", e pazienza se sono quasi sempre i piu' vulnerabili. La logica del
capro espiatorio - alimentata anche da un uso irresponsabile di parole e
immagini, da un'informazione a volte pronta a fomentare odi e paure -
funziona cosi'. Ci si accanisce su chi sta sotto di noi, su chi e' piu'
indifeso, senza capire che questa e' una logica suicida che potrebbe
trasformare noi stessi un giorno in vittime.
Vivo con grande preoccupazione questo stato di cose. La storia ci ha
insegnato che dalla legittima persecuzione del reato si puo' facilmente
passare, se viene meno la giustizia e la razionalita', alla
criminalizzazione del popolo, della condizione esistenziale, dell'idea:
ebrei, omosessuali, nomadi, dissidenti politici l'hanno provato sulla loro
pelle.
Lo ripeto, non si tratta di "giustificare" il crimine, ma di avere il
coraggio di riconoscere che chi vive ai margini, senza opportunita', e' piu'
incline a commettere reati rispetto a chi invece e' integrato. E di non
dimenticare quelle forme molto diffuse d'illegalita' che non suscitano
uguale allarme sociale perche' "depenalizzate" nelle coscienze di chi le
pratica, frutto di un individualismo insofferente ormai a regole e limiti di
sorta. Infine di fare attenzione a tutti gli interessi in gioco: la lotta al
crimine, quando scivola nella demagogia e nella semplificazione, in certi
territori puo' trovare sostenitori perfino in esponenti della criminalita'
organizzata, che distolgono cosi' l'attenzione delle forze dell'ordine e
continuano piu' indisturbati nei loro affari.
Vorrei pero' anche darLe un segno di speranza. Mi creda, sono tante le
persone che ogni giorno, nel "sociale", nella politica, nella
amministrazione delle citta', si sporcano le mani. Tanti i gruppi e le
associazioni che con fatica e determinazione cercano di dimostrare che
un'altra sicurezza e' possibile. Che dove si costruisce accoglienza, dove le
persone si sentono riconosciute, per cio' stesso vogliono assumersi doveri e
responsabilita', vogliono partecipare da cittadini alla vita comune.
La legalita', che e' necessaria, deve fondarsi sulla prossimita' e sulla
giustizia sociale. Chiedere agli altri di rispettare una legge senza averli
messi prima in condizione di diventare cittadini, e' prendere in giro gli
altri e noi stessi. E il ventilato proposito di istituire un "reato
d'immigrazione clandestina" nasce proprio da questo mix di cinismo e
ipocrisia: invece di limitare la clandestinita' la aumentera', aumentando di
conseguenza sofferenza, tendenza a delinquere, paure.
Un'ultima cosa vorrei dirLe, cara signora. Mi auguro che questa foto che La
ritrae insieme ai Suoi cari possa scuotere almeno un po' le nostre
coscienze. Servire a guardarci dentro e chiederci se davvero questa e' la
direzione in cui vogliamo andare. Stimolare quei sentimenti di attenzione,
sollecitudine, immedesimazione, che molti italiani, mi creda - anche per
essere stati figli e nipoti di migranti - continuano a nutrire.
La abbraccio, dovunque Lei sia in questo momento, con Suo marito e le Sue
bambine. E mi permetto di dirLe che lo faccio anche a nome dei tanti che
credono e s'impegnano per un mondo piu' giusto e piu' umano.

2. RIFLESSIONE. ETTORE MASINA: DERATTIZZARE
[Riportiamo la "Lettera" n. 132, del maggio 2008, di Ettore Masina (per
contatti: e-mail: ettore at ettoremasina.it, sito: www.ettoremasina.it).
Ettore Masina, nato a Breno (Bs) il 4 settembre 1928, giornalista,
scrittore, fondatore della Rete Radie' Resch, gia' parlamentare, e' una
delle figure piu' vive della cultura e della prassi di pace. Sulle sue
esperienze e riflessioni si vedano innanzitutto i suoi tre libri
autobiografici: Diario di un cattolico errante. Fra santi, burocrati e
guerriglieri (Gamberetti, 1997); Il prevalente passato. Un'autobiografia in
cammino (Rubbettino, 2000); L'airone di Orbetello. Storia e storie di un
cattocomunista (Rubbettino, 2005). Tra gli altri suoi libri: Il Vangelo
secondo gli anonimi (Cittadella, 1969, tradotto in Brasile), Un passo nella
storia (Cittadella, 1974), Il ferro e il miele (Rusconi, tradotto in
serbo-croato), El Nido de Oro. Viaggio all'interno del terzo Mondo: Brasile,
Corno d'Africa, Nicaragua (Marietti, 1989), Un inverno al Sud. Cile,
Vietnam, Sudafrica, Palestina (Marietti, 1992), L'arcivescovo deve morire.
Monsignor Oscar Romero e il suo popolo (Edizioni cultura della pace, 1993
col titolo Oscar Romero, poi in nuova edizione nelle Edizioni Gruppo Abele,
1995), Comprare un santo (Camunia, 1994; O. G. E., 2006), Il volo del
passero (San Paolo, tradotto in greco), I gabbiani di Fringen (San Paolo,
1999), Il Vincere (San Paolo, 2002). Un piu' ampio profilo di Ettore Masina,
scritto generosamente da lui stesso per il nostro foglio, e' nel n. 418 de
"La nonviolenza e' in cammino"; un'ampia intervista raccolta da Diana Napoli
e' ne "La domenica della nonviolenza", n. 151]

Oh, non turbate il Santo Padre, che e' vecchio e stanco. Ditegli che c'e' un
guasto nei ripetitori di Ponte Galeria e percio' nei palazzi vaticani  per
qualche giorno radio e televisori sono in black-out. Ditegli che c'e' uno
sciopero dei giornalisti di tutto il mondo e quindi non arrivano notizie.
Fate che non sappia, insomma, quel che sta succedendo  in Italia ai Rom: e
cioe' che, come molti non-papi e non-vip sanno, da mesi gli "zingari", in
Italia, vedono (e non soltanto a Ponticelli ma in molte citta' e paesi) i
loro campi assaltati da facinorosi o "rimossi", quasi senza preavviso, dalle
"forze dell'ordine". E' una specie di pulizia etnica, senza morti, per
fortuna, ma con valanghe di odio, inasprimento di una miseria gia' di per
se' dolorosa e terribili traumi per centinaia di bambini. La comunita'
europea aveva gia' sanzionato l'Italia come il paese meno accogliente per i
Rom: il nuovo governo ha ora deciso una soluzione radicale. Razzista.
Il Papa, tutto questo, non lo sa. Se lo sapesse, certamente Benedetto XVI,
"Vicario di Gesu' Cristo, Patriarca dell'Occidente e Primate d'Italia",
lascerebbe i suoi preziosi paramenti dorati e le sue scarpette rosse, per
affrontare il fango dei "campi" contro cui si accaniscono le bottiglie
molotov della gente bene; vi andrebbe a gridare su quelle devastazioni la
parola del Cristo: "Cio' che viene fatto ai poveri e' a me che viene fatto".
Papa tedesco, sicuramente Joseph Ratzinger non riesce a dimenticare il
genocidio degli zingari compiuto dalla Germania nazista ad Auschwitz, con
centinaia di bambini orrendamente torturati dal dottor Mengele; e questo
ricordo, se lui sapesse cio' che sta accadendo a pochi chilometri dalla sua
finestra domenicale, lo spingerebbe a levare alta la voce per difendere i
membri di una etnia dalle vere e proprie persecuzioni in atto. Cosi' attento
alle leggi italiane che "violano i diritti del feto", egli mostrerebbe di
non essere meno sensibile ai provvedimenti governativi che violano i diritti
umani di migliaia di persone colpite in base alla loro nazionalita'.
Davvero vorreste chiedergli di raggiungere i vescovi entrati nei campi degli
zingari bruciati dalla gente pulita, a portare una richiesta di perdono per
l'offesa fatta a Dio? Il Signore ha voluto che le genti "da un confine
all'altro della Terra" diventassero un solo popolo, radunato dall'amore. Per
questo chi odia una stirpe pecca gravemente contro Dio. Questo stanno
dicendo i vescovi italiani pellegrini fra le rovine fumanti  degli abituri
devastati dei Rom... Come dite? Nessun vescovo e' la', fra quelle roulottes
sfasciate, fra quelle motocarrozzette caricate di poveri suppellettili e
avviate verso chissa' quale destino, fra quei carabinieri che con i loro
pesanti anfibi finiscono di demolire le baracche bruciate dalle molotov?
Ahime', i vescovi rimangono nei loro palazzi e tacciono o (vedi Bagnasco)
condannano con flebili voci e gelide parole quelli che con bell'eufemismo
definiscono "estremismi".
Cristo si e' fermato in piazza San Pietro?
*
E noi? Noi cittadini abbiamo niente da dire su questa democrazia che
diventa, nei confronti dei piu' poveri, stato di polizia? Dov'e' il popolo
che due anni fa accorse a votare un referendum per difendere la nostra
Costituzione cosi' fortemente impostata sui diritti umani? Dov'e' il
presidente della Repubblica, galantuomo come pochi altri? Dov'e'
l'opposizione? Dov'e' il governo-ombra?
Non vedo una marea di indignazione levarsi contro la criminalizzazione di un
popolo che e' marcato dai segni piu' evidenti di un'estrema poverta' ma la
cui pericolosita' sociale e' enormemente minore di quella dipinta dai
politici della destra. La Caritas, l'unica vera "esperta di umanita'" nel
settore, definisce "pesantemente fuorviante" il ritratto dei Rom disegnato
dai mass-media. La politica "della paura", che ha avuto un peso tanto grande
sui risultati elettorali, sventola statistiche false. L'Italia e' un paese
piu' sicuro della Francia, della Gran Bretagna, degli Stati Uniti. Quanto ai
Rom, se la ragazzina che ha tentato di rapire una neonata, a Ponticelli,
voleva davvero compiere un reato cosi' nefando, si tratta di un caso
isolato. Vi sono stati altri episodi del genere ma si sono sempre rivelati
equivoci, dilatati dalla paura della gente e dai pesanti pregiudizi di cui
siamo portatori.
*
Puo' darsi che la storia abbia decretato la fine dei popoli nomadi. Dai
pastori somali a quelli mongoli, dai tuareg agli aborigeni australiani,
l'evoluzione culturale e il rimodellamento della Terra (quello fisico e
quello politico) sembrano imporre una definitiva stanzialita'. Del resto,
siamo  tutti discendenti da antenati nomadi perche' il nomadismo e' stato
una tappa fondamentale della vicenda umana. Ma se davvero e' finito il tempo
di genti sospinte a un cammino ininterrotto dalla necessita' e da
un'inesauribile voglia di liberta', allora, almeno, esse hanno il diritto di
attendersi l'aiuto di una societa' dominante che ha gia' compiuto da secoli
un trapasso di civilta'. E invece e' proprio quello che non vogliamo
consentire ai Rom: la stanzialita', l'integrazione. Delle immagini (troppo
rare e prudenti) che la televisione ci ammannisce, quelle che colpiscono
maggiormente, oltre alle facce piangenti dei bambini, sono quelle del
lavandino montato nella baracca demolita, del libro o del quaderno rimasto
nel fango; e, dei discorsi della gente, accanto alle parole di odio, la
tristezza di qualche insegnante che cerca dove sono finiti i "suoi" alunni.
Mi e' capitato di entrare qualche volta nel carcere minorile di Casal del
Marmo, a Roma, e di vedere (non dico conoscere!) giovani Rom attentissimi a
imparare un mestiere.
Il carcere come unico apprendistato?
*
Diavolo vuol dire: colui che disunisce. Maledetto il seminatore di odio.
Maledetto il seminatore di falsita'.
Falsita' e' la leggerezza con cui si confondono Rom e Romeni (anche questi
ultimi, del resto, oggetti di una pesante disinformazione); falsita' e' la
diversa gravita' attribuita a fatti di cronaca. Per esempio: tutti
ricordano, giustamente, la povera ragazza romana che, durante un litigio con
una  prostituta romena, e' morta perche' il puntale dell'ombrello della
contendente e' penetrato in un suo occhio, ma chi ricorda che pochi mesi
piu' tardi una ragazza romena e' stata spinta da una squilibrata sotto il
convoglio della metropolitana, a Roma, e da otto mesi e' in coma profondo?
*
La storia non sara' piu' "maestra di vita" come sentenziano in molti, ma
certi ricordi sono davvero inquietanti. Leggo che alcuni commercianti del
rione Ponte Milvio, a Roma, hanno fondato un'associazione che finanziera' un
gruppo di ex poliziotti addetti alla sorveglianza del rione. Lo fecero (e lo
fanno) anche molti commercianti di Rio de Janeiro e di Sao Paulo. Da queste
polizie mercenarie, incaricate di "ripulire le strade" e "dare una lezione"
ai piccoli criminali, sono nati un po' alla volta gli "squadroni della
morte". Garantivano rapidita' operativa e certezza della pena. Il fatto e'
che vogliamo vivere tranquillamente, a qualunque costo. La vignetta di
Altan, oggi, 16 maggio, su "La Repubblica", mostra un bravo borghese, ben
vestito e ben nutrito, che dice: "Basta con le mezze misure. Occorre il boia
di quartiere".
Anche i poeti vedono lontano. Scriveva Davide Turoldo quindici anni fa: "Ho
paura del nazismo dietro le porte. Ho paura di questi nazionalismi, di
questi rigurgiti di politiche negative. Ho sempre combattuto contro tutto
questo. L'ho scontato con guerre che sembravano non terminare mai. Ho paura
della volgarita' di questa classe dirigente".
Il direttore di Radio Padania, uno degli organi del nuovo governo, ha detto
che e' piu' facile derattizzare una zona che liberarsi dai Rom.

3. RIFLESSIONE. LIVIO PEPINO: PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
[Dal quotidiano "Il manfesto" del 17 maggio 2008.
Livio Pepino, componente del Consiglio superiore della magistratura, e'
stato segretario nazionale di Magistratura democratica e dal 1991 al 1996 e
presidente dal 1998 al 2005; e' direttore di "Questione giustizia" e
condirettore di "Narcomafie". Tra le opere di Livio Pepino: Droga e legge,
Franco Angeli, Milano 1991; (con Edmondo Bruti Liberati),Autogoverno o
controllo della magistratura? Il modello italiano di Consiglio superiore,
Feltrinelli, Milano 1998; (con Edmondo Bruti Liberati), Giustizia e
referendum. Separazione delle carriere, Csm, incarichi extragiudiziari,
Donzelli, Roma 2000: L'eresia di Magistratura democratica, Milano 2001;
Attacco ai diritti. Giustizia, lavoro, cittadinanza sotto il governo
Berlusconi, Laterza, Roma-Bari 2003; Agenda 2004 di Magistratura
democratica. Con appunti sulla giustizia, Edizioni Angolo Manzoni, 2003;
(con Gian Carlo Caselli), A un cittadino che non crede nella giustizia,
Laterza, Roma-Bari 2005, 2008; Andreotti, la mafia, i processi. Analisi e
materiali giudiziari, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2005]

Dopo Napoli, Roma. Campi nomadi in fiamme. Uomini e donne che lanciano
bottiglie molotov contro altri uomini e donne colpevoli di essere nati
altrove e di essere malvestiti e straccioni. Forze di polizia in assetto di
guerra che sgombrano campi, sotterranei e giardini, cacciando via (non si sa
verso dove) una umanita' dolente, solo perche' povera e straniera. E, al
seguito della polizia, camion della nettezza urbana che caricano e avviano
alla distruzione materassi sporchi, suppellettili rotte, vecchi
elettrodomestici (cioe' le case dei poveri). Il tutto mentre circolano bozze
di disegni di legge in cui si criminalizza un popolo e si affida al carcere
(e ai suoi omologhi: i centri di detenzione, presto tali anche nel nome) la
funzione esclusiva di discarica sociale. E cio' senza opposizione, senza
proteste eclatanti, mentre in Parlamento si consuma il rito surreale di un
palazzo pacificato.
Chiunque ha una esperienza anche minima di questioni sicuritarie sa che
tutto questo non c'entra nulla con la "sicurezza" dei cittadini. La
"sicurezza" a cui legittimamente aspiriamo tutti e' altro: una prospettiva
di vita degna di essere vissuta per noi e per i nostri figli, vivere in un
ambiente accettabile e ospitale, sapere di non essere considerati rifiuti
per il solo fatto di essere vecchi o malati. Se non cambiera' questo
scenario non saremo mai sicuri. La "sicurezza" e' una cosa terribilmente
seria e delicata e come tale va affrontata. Sappiamo bene, e non da oggi,
che le ragioni della paura e dell'inquietudine stanno anche nella diffusione
di forme odiose di criminalita' e di comportamenti devianti (degli autoctoni
e degli stranieri); e sappiamo che, in ogni caso, a chi ha paura occorre
dare risposte e non citare statistiche. Ma cio' rappresenta l'inizio, non la
fine, del discorso. E', in altri termini, la base su cui costruire con
pazienza e senza demagogia risposte attendibili: un rilancio del welfare che
tenga conto dell'esperienza e dei fallimenti - anche sull'immigrazione - dei
paesi a noi vicini, dalla Francia all'Inghilterra; una politica alta, che si
proponga di governare fenomeni sociali complessi e non di esorcizzarli
seminando odio e paura; un'informazione che provi a rappresentare la
complessita' del reale e non a proporre false equazioni tra immigrazione e
criminalita'; politiche di integrazione rigorose lungimiranti; interventi di
riqualificazione del territorio; e anche - certamente - politiche penali
rinnovate, purche' dirette a reprimere in modo giusto i fatti e non a
sanzionare il colore della pelle.
Non e' questo cio' che e' stato predicato in campagna elettorale (a destra e
a sinistra) e che, ora, si realizza. Quel che si sta delineando e' la
sostituzione della razionalita' e della politica con la pratica dell'odio
verso il diverso: oggi l'islamico o il rom, come ieri l'ebreo. Cio'
produrra' solo una sicurezza temporanea e apparente, in attesa che si
prepari il nuovo nemico da odiare e da distruggere. Fino a quando ci
risveglieremo, sperando che non sia troppo tardi.
Lo ha scritto con lucida sintesi qualche decennio fa Michel Foucault
evidenziando come questo non e' difesa sociale ma razzismo che, a sua volta,
altro non e' che la selezione, personalmente tranquillizzante, tra chi puo'
vivere e chi deve morire. I roghi dei campi nomadi sono le avvisaglie dei
pogrom, definiti dai dizionari "sommosse popolari scatenate con l'appoggio o
con la tolleranza delle autorita' contro le minoranze etniche o religiose".
Alla base di ogni pogrom c'e' la costruzione, abile e paziente, del "capro
espiatorio" che, a sua volta, fa apparire naturale e spontanea la reazione
che porta al rifiuto, all'annientamento, alla distruzione fisica dello
stesso.
E' bene ricordarlo senza sottovalutazioni. La strumentalizzazione della
"sicurezza" non e' nuova. Senza memoria e senza opposizione intransigente un
cupo passato puo' tornare.

4. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI GIURIDICI SULL'IMMIGRAZIONE:
PREOCCUPAZIONE E SDEGNO PER  GRAVISSIMI EPISODI DI VIOLENZA CONTRO LA
POPOLAZIONE ROM
[Dall'Asgi - Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (per
contatti: info at asgi.it) riceviamo e diffondiamo il seguente comunicato
stampa del 17 maggio 2008]

L'Asgi - Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione - esprime la
propria profonda preoccupazione e il suo sdegno per i gravissimi episodi di
violenza contro la popolazione Rom avvenuti a Napoli ed in altre citta'. Da
troppo tempo nel nostro Paese i Rom sono divenuti, in quanto gruppo
etnico-culturale, oggetto di sistematiche violenze ed aggressioni verbali e
fisiche, anche nelle forme estremamente violente che caratterizzano gli
sgomberi dei campi sosta, con distruzione dei beni personali, manifestazioni
aperte di disprezzo e maltrattamenti sulle persone.
Nei confronti dei Rom quegli stereotipi negativi che una societa'
democratica dovrebbe progressivamente superare sono divenuti, al contrario,
un sentire comune che non appare piu' ostacolato dalla pubblica autorita', e
che trova alimento in un clima politico e culturale che tollera o
addirittura incita, anche in modo esplicito, al razzismo, alla violenza e
all'esclusione. Il doveroso perseguimento delle singole condotte illecite
dei singoli non puo' in alcun modo costituire pretesto per tollerare o
giustificare una tale ondata di violenza generalizzata. Proprio in quanto
associazione di giuristi l'Asgi intende sottolineare con forza che il
principio della responsabilita' penale individuale costituisce il fondamento
dello Stato di diritto e che l'eliminazione di ogni forma di attribuzione di
caratteristiche, inclinazioni o responsabilita' basate sull'appartenenza
etnico-culturale costituisce il principale valore dell'Europa democratica.
Oggi questo pilastro della civile convivenza rischia di essere scosso da
atteggiamenti politici irresponsabili, determinando conseguenze
imprevedibili.
Va ricordato che l'Italia e' stata piu' volte oggetto di pesanti critiche in
sede internazionale, ed in particolare da parte del Comitato Onu per
l'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (Cerd) per la
politica di segregazione attuata tramite i cosiddetti "campi nomadi" ovvero
per la mancanza di politiche attive di contrasto alla discriminazione di
tale popolazione, che, giova ricordarlo, non supera in tutta Italia le
200.000 persone, di cui parte rilevante costituita da cittadini italiani.
L'Asgi chiede un impegno serio da parte delle pubbliche autorita' e del
nuovo esecutivo affinche' vengano assunte immediate misure finalizzate a far
cessare il clima di impunita' che circonda le crescenti violenze e che,
anche attraverso i previsti commissari straordinari, venga attuato un piano
nazionale di tutela della popolazione rom che preveda altresi' il
superamento dell'anacronistica formula dei campi sosta a favore di
interventi di inclusione sociale nelle comunita' locali.
L'Asgi sollecita coloro che hanno a cuore la tutela dei diritti umani
fondamentali a reagire a questo clima d'intolleranza ponendo in essere ogni
forma d'iniziativa utile al fine di riaffermare lo stato di diritto.
*
Asgi - Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, segreteria
organizzativa: tel. e fax: 0432507115, cell. 3470091756, e-mail:
info at asgi.it, sede legale: via Gerdil 7, 10100 Torino, tel. e fax:
0114369158, e-mail: segreteria at asgi.it, sito: www.asgi.it

5. INIZIATIVE. IL 25 MAGGIO A VITERBO

Domenica 25 maggio 2008 il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo promuove una passeggiata nei
luoghi d'interesse naturalistico e storico-culturale che l'eventuale
realizzazione di un mega-aeroporto devasterebbe irreversibilmente.
Il programma della passeggiata e' il seguente:
Alle ore 16,30 ritrovo davanti all'Orto botanico, con interventi di Giuseppe
Nascetti e Silvano Onofri.
Inizio della passeggiata, accompagnati da Paolo Giannini che illustrera' nel
corso della passeggiata le emergenze naturalistiche e storico-culturali.
Alle ore 17,30 circa: al Bulicame.
Alle ore 18 circa: alle Pozze della Tuscanese.
Alle ore 19 circa: alle Sorgenti delle Zitelle, con intervento di Antonello
Ricci.
Alle ore 20: fine della passeggiata e prosecuzione della serata al centro
sociale "Valle Faul" con cena e musica.
A tutti i partecipanti sara' messo a disposizione l'opuscolo "Low cost
quanto ci costi!".
*
Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it

6. STRUMENTI. ANCORA AMPLIATO IL SITO DEL COMITATO CHE SI OPPONE AL
DEVASTANTE MEGA-AEROPORTO DI VITERBO
[Riportiamo il seguente comunicato del 19 maggio 2008 del comitato che si
oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto
aereo, dal titolo completo "Ancora ampliato il sito del comitato che si
oppone al devastante mega-aeroporto di Viterbo. Nel sito
www.coipiediperterra.org una nuova sezione di 'Relazioni'. Ampliata anche la
sezione 'Testi' per l'approfondimento culturale e scientifico"]

www.coipiediperterra.org - il sito del comitato che si oppone all'aeroporto
di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della
salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti - si e'
ulteriormente arricchito di una nuova sezione, "Relazioni", che reca vari
testi presentati a convegni di studio tra settembre 2007 e maggio 2008.
E' stata ampliata anche la sezione "Testi" che propone saggi di prestigiosi
autori per l'approfondimento culturale e scientifico dei temi su cui il
comitato interviene: il diritto alla salute e alla sicurezza, il rispetto
dei diritti e della dignita' umana, la difesa della biosfera.

7. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo]

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile
sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di
promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente
soldi gia' destinati allo Stato.
Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'
facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il
numero di codice fiscale dell'associazione.
Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.
Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per
molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non
fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola
quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del
Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per
la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la
generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la
promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi
estivi, eccetera).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre
quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della
nonviolenza.
Grazie.
Il Movimento Nonviolento
*
P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del
commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di'
chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261
(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle
Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a
tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.
*
Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

8. RILETTURE. LOUISE LABE': OEUVRES COMPLETES
Louise Labe', Oeuvres completes. Sonnets, Elegies, Debat de Folie et
d'Amour, Garnier Flammarion, Paris 1986, pp. 288. Questo volume di (e su)
Louise Labe', curato da Francois Rigolot, ci restituisce vivente la figura e
l'opera della grande poetessa cinquecentesca; ogni volta che torni a
sfogliarlo ti appassiona come la prima volta.

9. RILETTURE. MADAME DE SEVIGNE': LETTRES
Madame de Sevigne', Lettres, Garnier Flammarion Paris 1976, 1993, pp. 448.
E' la voce sapiente e preziosa di un secolo, il Gran Secolo. Ed e' una
conoscitrice profonda di ogni luce e di ogni ombra, di ogni meandro di quei
due labirinti, il cuore umano e l'umana societa', che incessantemente si
rispecchiano e colluttano; e quei due specchi, quei due labirinti, quei due
lottatori in conflitto sa rendere come nessun altro in una lingua che tutto
sa dire, perche' tutto sa cogliere, sa riconoscere, sa pensare, sa
respirare, sa dipingere in ogni sfumatura, in ogni inquietudine, in ogni
fremito, in ogni palpito: con sovrano controllo, umana adesione, in musica e
civilta'.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 461 del 20 maggio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
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Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

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