La domenica della nonviolenza. 178



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 178 del 24 agosto 2008

In questo numero:
Tonino Pintacuda ricorda Paul Celan

MEMORIA. TONINO PINTACUDA RICORDA PAUL CELAN
[Dal mensile "Letture", n. 641, novembre 2007 col titolo "Paul Celan" e il
sommario "La tragica vicenda e la poetica di una delle voci piu' originali
del Novecento. Romeno di lingua tedesca, il poeta ebreo cercava con i propri
versi apparentemente impenetrabili di ridare voce alle vittime dello
sterminio nazista".
Tonino Pintacuda, laureato in filosofia con una tesi su Paul Celan,
operatore culturale multimediale.
Paul Celan, poeta di lingua tedesca, nato a Czernowitz nella Bukovina nel
1920, perseguitato e internato in campo di concentramento. Visse poi a
Vienna e a Parigi; si e' tolto la vita nel 1970. Opere di Paul Celan:
Poesie, Mondadori, Milano 1998; La verita' della poesia, Einaudi, Torino
1993. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo i seguenti stralci
dalla voce a lui dedicata: "Paul Celan (Cernowitz, 23 novembre 1920 -
Parigi, 20 aprile 1970) e' stato un poeta francese ebreo, di madrelingua
tedesca, nato in una citta' della Bucovina austroungarica, oggi sotto
l'Ucraina. Il futuro scrittore, sin dalla sua infanzia, trascorsa quasi
interamente a Czernowitz e caratterizzata dall'educazione rigida e
repressiva del padre, apprende la conoscenza della lingua e della
letteratura tedesca in particolare grazie alla madre. Nel 1938, ottenuta la
maturita', decide di iscriversi alla facolta' di medicina a Tours, in
Francia; il treno sul quale viaggia sosta a Berlino proprio durante la Notte
dei cristalli. Poco piu' tardi, nel 1942, in seguito all'occupazione tedesca
della Bucovina, Celan sperimenta direttamente, a causa delle sue origini
ebraiche, le deportazioni che in quel periodo condussero gli ebrei di tutta
Europa all'Olocausto. Il giovane Antschel (Celan, il suo nome d'arte e'
l'anagramma del suo vero cognome) riesce a sfuggire alla deportazione vera e
propria e viene spedito in diversi campi di lavoro in Romania, ma perde
definitivamente i suoi genitori, catturati dai nazisti: il padre muore di
tifo e la madre viene fucilata nel campo di concentramento di Michailovka,
in Ucraina. Nel 1944, con la liberazione da parte delle truppe sovietiche,
Celan torna a Czernowitz per completare gli studi nella facolta' di
anglistica; nel 1945 parte per Bucarest, dove trova lavoro come traduttore e
conosce alcuni importanti poeti romeni, fra cui Petre Solomon; e' di questo
periodo la nascita dello pseudonimo Paul Celan e la pubblicazione della
prima versione di Todesfuge. E' pero' costretto a fuggire nuovamente,
attraverso l'Europa, a causa delle persecuzioni del regime comunista, e
trova ospitalita' in Francia, a Parigi. Qui si sposa nel 1951 con la
pittrice Gisele de Lestrange e pubblica, nell'anno successivo, il suo
scritto piu' famoso, Mohn und Gedaechtnis, contenente la sua celeberrima
poesia "Todesfuge", cioe' "fuga (musicale) della morte". Nel 1953, ormai
inseritosi nel tessuto culturale francese, subisce gravissime e ingiuste
accuse di plagio da parte della vedova del poeta Yvan Goll; Celan riuscira'
a scagionarsi, ma queste accuse mineranno profondamente le sue condizioni
psichiche, gia' provate dagli avvenimenti dell'infanzia e del periodo
bellico. Sempre piu' frequenti divengono in quegli anni i contatti con gli
ambienti culturali tedeschi, con il Gruppo 47 (anche in seguito a una breve
relazione, risalente al 1948, con la poetessa Ingeborg Bachmann) e altri
poeti e scrittori. Occasione di questi incontri sono diverse letture
pubbliche di poesie, e in particolare alcuni premi, fra cui quello della
citta' di Brema, nel 1958, in occasione della cui consegna Celan descrive la
sua poesia come "un messaggio nella bottiglia". Nel 1960, in occasione della
consegna del premio Buechner, pronuncia un importante discorso sul valore
della poesia, dal titolo "Der Meridian". Nel 1967, in seguito a un
progressivo peggioramento delle sue condizioni psichiche, si separa dalla
moglie, dalla quale aveva avuto due figli, Eric e Francois (quest'ultimo
morto dopo pochi giorni di vita). Sempre nel 1967, dopo aver tenuto pubblica
lettura delle sue poesie a Friburgo, si incontra nella baita di Todtnauberg
con il pensatore tedesco Heidegger, cui chiedera', senza successo, un
ripensamento sulla sua silenziosa complicita' col nazismo. Nella notte tra
il 19 e il 20 aprile del 1970 si toglie la vita gettandosi nella Senna dal
Ponte Mirabeau. Opere di Paul Celan: Der Sand aus den Urnen, 1948 (trad.
it.: "La sabbia delle urne"); Mohn und Gedaechtnis, 1952 (trad. it.:
"Papavero e memoria"); Von Schwelle zu Schwelle, 1955 (trad. it.: "Di soglia
in soglia"); Sprachgitter, 1959 (trad. it.: "Grata di linguaggio"); Der
Meridian, 1961 (trad. it.: "Il meridiano"); Die Niemandsrose, 1963 (trad.
it.: "La rosa di nessuno"); Atemwende, 1967 (trad. it.: "Svolta del
respiro"); Fadensonnen, 1968 (trad. it.: "Filamenti di sole"); Lichtzwang
(postumo), 1970 (trad. it.: "Luce coatta"); Schneepart (postumo), 1971
(trad. it.: "Parte di neve"); Zeitgehàft (postumo), 1976 (trad. it.: "Dimora
del tempo"). Opere su Paul Celan: Wolfgang Emmerich, Paul Celan, Reinbek
(Rowohlt) 1999; Barbara Wiedemann, Paul Celan. Die Goll-Affaere, Dokumente
zu einer "Infamie", Frankfurt/Main (Suhrkamp) 2000; Andrei Corbea-Hosie
(Hrsg.), Paul Celan. Biographie und Interpretation, Bukarest und Konstanz
2000; Jacques Derrida, Schibboleth, Ferrara, Gallio, 1991; Hans-Georg
Gadamer, Chi sono io, chi sei tu, Genova, Marietti, 1989; Maurice Blanchot,
L'ultimo a parlare, Genova, Melangolo, 1990; Ilana Shmueli, Di' che
Gerusalemme e'. Su Paul Celan ottobre 1969 - aprile 1970, Macerata,
Quodlibet 2003; Camilla Miglio, Vita a fronte. Saggio su Paul Celan,
Macerata, Quodlibet 2005"; Israel Chalfen, Paul Celan. Biografia della
giovinezza, Giuntina, Firenze 2008]

Lo scrittore Paul Auster ha condensato in poche righe la sofferta biografia
del poeta Paul Celan, pseudonimo di Paul Pessach Antschel: "Un ebreo nato in
Romania che scriveva in tedesco anche se viveva in Francia, dove e' morto
suicida annegandosi nella Senna. Lui scriveva incessantemente perche' il
dolore e la rabbia hanno fatto diventare furiosa la sua poesia, che era una
poesia ispirata dall'amarezza".
Amarezza e dolore per la Shoah, la "soluzione finale", lo sterminio
sistematico del popolo ebraico decretato dai gerarchi nazisti nella
conferenza di Wansee del 20 gennaio 1942. La tragica data attorno a cui
ruota tutta l'opera di Celan che mai si riferisce direttamente all'evento,
utilizzando la perifrasi "quello che e' stato". La poesia di Paul Celan ha
ribaltato il celeberrimo monito del filosofo Adorno: non solo la poesia dopo
Auschwitz e' possibile ma tutto, dopo i campi di sterminio, ci parla della
Shoah.
Le nove raccolte di poesie segnano altrettante tappe: dalla poesia giocosa
ed erotica degli esordi in cui il peso della memoria viene combattuto con la
dolce pace del papavero, al progressivo riappropriarsi dell'eredita' ebraica
e della necessita' di purificare l'amata lingua tedesca, la lingua madre,
l'unica in cui il poeta poliglotta riesce davvero a esprimersi. Fondamentale
e' l'opera del 1967, la raccolta Atemwende, "Svolta del respiro", che si
apre con le ventuno poesie del ciclo Atemkristall, "Cristallo di respiro".
Lo stesso Celan nel corso degli anni ha definito la sua poetica con una
serie di metafore: soglia, stretta di mano, messaggio in bottiglia e,
soprattutto, come meridiano che e' "quello che puo' avviare il poema
all'incontro".
*
Rendere testimonianza
Il 27 giugno 1942, alla vigilia della seconda ondata dei rastrellamenti
nazisti, il ventiduenne Paul cerco' invano di convincere i genitori a
rifugiarsi con lui in un buon nascondiglio. Dopo aver litigato col padre,
passo' la notte fuori di casa. Al ritorno trovo' la porta sbarrata. Non
rivide mai piu' i genitori. Era stata proprio l'amatissima madre Fritzi a
trasmettere al figlio l'amore per la lingua e la letteratura tedesca.
Molti critici si sono interrogati sulla scelta di scrivere in tedesco, la
lingua dei nazisti, degli assassini dei suoi genitori. Soprattutto perche'
Celan parlava e scriveva correttamente in almeno sette lingue (rumeno,
tedesco, ebraico, inglese, francese, russo, italiano), tanto che il critico
George Steiner e' arrivato perfino a ipotizzare che "tutta la poesia di
Celan e' tradotta in un metatedesco ripulito da ogni immondizia
storico-politica", ma lo stesso Celan scrisse che non credeva affatto al
bilinguismo in poesia, proprio perche' "poesia vuol dire, fatalmente,
unicita' della lingua". La scelta di scrivere nella Muttersprache, nella
doppia accezione di lingua materna e lingua della madre, e' vitale. Solo in
questa lingua il poeta puo' rincontrare la madre e farsi carico della sua
"incontestabile testimonianza".
Un dialogo ininterrotto con la madre si snoda lungo vent'anni di poesie,
nella prima raccolta La sabbia dalle urne del 1948, subito ritirata per
errori tipografici e mai piu' ristampata, dove c'era la straziante "Schwarze
Flocken": fiocchi di neve nera perche' sporcata dalla cenere dei forni
crematori dei Lager nazisti. Sotto quella nevicata nera la madre chiedeva al
figlio poeta uno scialle: "Uno scialletto anche stretto, ch'io conservi /
adesso, che tu a piangere impari, al mio fianco / l'angustia del mondo, che
mai sara' verde, o figlio, per tuo figlio!". Concludeva il poeta:
"Sanguino', madre, via l'autunno da me, mi brucio' la neve: / cercai il mio
cuore, che piangesse, trovai l'alito, ah, dell'estate. / Era come te. // Mi
venne da piangere. Tessei lo scialletto".
Il dialogo riprendera' nella prima delle ventuno poesie del ciclo
Atemkristall: sono passati vent'anni da quella notte del 1942. Il poeta ha
smesso di autodefinirsi il partigiano dell'assolutismo erotico della carica
vitale della prima raccolta, dove abbondano, accanto a immagini intimamente
legate alla Shoah, canti d'amore. E' stato un cammino faticoso, dopo
Papavero e Memoria, il poeta con le successive raccolte Di soglia in soglia,
Grata di parole e soprattutto ne La rosa di nessuno ha affrontato i suoi
fantasmi grazie all'incontro con la moglie Gisele de Lestrange e con la
poesia di Osip Mandel'stam. Nel poeta ucciso dalle purghe staliniane Celan
ha trovato un fratello come emerge nella vibrante "Es ist alles anders":
"[...] il nome Osip ti viene incontro, tu gli racconti / quel che sa gia',
lo prende, te lo prende, con mani / tu gli stacchi il braccio dalla spalla,
il destro, il sinistro, / attacchi i tuoi al posto loro, con mani, con dita,
con linee...".
Celan traduce Mandel'stam dal russo al tedesco e, facendolo, condivide con
lui il proprio dolore, dolore suo e dolore di tutti i popoli che soffrono
nelle zone grigie delle ideologie. Anche per Mandel'stam la poesia va in
cerca di un "tu" con cui dialogare e a cui affidare il peso del rendere
testimonianza per quei nessuno che non possono piu' farlo.
*
Cercando una svolta
Il poeta ha progressivamente preso coscienza dell'esigenza di rendere
testimonianza, ha smesso di inseguire i sogni d'amore effimero dopo aver
incontrato il grande amore nell'affascinante disegnatrice francese Gisele de
Lestrange, con lei ha compiuto il passaggio da una soglia all'altra, grazie
al suo amore ha potuto dissipare quel silenzio che invocava nei poteri
obnubilanti del papavero. Con lei ha avuto il coraggio di affrontare quella
sabbia che aveva cercato di rinchiudere nelle urne della primissima
raccolta. Ed e' proprio Gisele a illustrare nel 1965 l'edizione limitata del
ciclo Atemkristall, poi confluito nel 1967 come prima sezione di Atemwende.
Cos'e' il cristallo di ghiaccio? Perche' e' cosi' importante all'interno
dell'opera celaniana? Occorre affrontare gradualmente la metafora
respiratoria, cosi' come si fa strada nelle ventuno poesie che raggiungono
la vetta del poetare celaniano.
Nel 1960 l'Accademia tedesca di lingua e letteratura di Darmstadt gli ha
conferito il prestigioso Premio Buechner, in occasione del quale il poeta ha
pronunciato il discorso "Il meridiano" che e' stato opportunamente definito
la piu' ardua dichiarazione di poetica del Novecento. Il poeta parte
dall'opera di Georg Buechner che ampio spazio aveva dedicato alla
riflessione sull'arte e la poesia. Soprattutto il poeta si concentra sulla
coincidenza della data: il protagonista della novella Lenz si mette in
cammino proprio il 20 gennaio, la stessa data della conferenza in cui fu
decretata la "soluzione finale". Una coincidenza che innesca una serie di
riflessioni che sfociano nell'idea assoluta della Poesia che va incontro al
mondo e agli uomini, in un abbraccio che riecheggia quello che ogni
meridiano compie idealmente nel globo terrestre: "Trovo qualcosa che e' -
come la lingua - immateriale, eppure e' terrestre, planetario, qualcosa di
circolare, che ritorna a se stesso attraverso entrambi i poli e facendo
questo interseca persino i tropici: trovo... un Meridiano".
E' allora possibile costituire una comunita' d'uomini che si prendano carico
del messaggio che la poesia porta con se', una staffetta in cui riuscire a
dar voce a coloro che non ebbero nemmeno il privilegio di una tomba. Il
mezzo diventa allora una catena respiratoria: il messaggio corre di bocca in
bocca nell'attimo della svolta del respiro, nell'istante tra espirazione e
inspirazione. Prima pero' il poeta deve cercare il primo respiro, quello che
inneschera' l'intero processo: il cristallo di respiro.
*
Il cristallo di respiro
Protagonisti del ciclo Atemkristall sono un imprecisato Io e un Tu. Il
filosofo Hans Georg Gadamer intui' la centralita' del ciclo dedicandogli una
monografia intitolata Chi sono io, chi sei tu ma con molti punti deboli,
derivati dai presupposti teorici dell'ermeneutica gadameriana. Ben piu'
appropriata appare la dettagliata lettura compiuta da Giuseppe Bevilacqua e
confluita nelle sue Letture celaniane. Secondo Bevilacqua il Tu del ciclo e'
identificabile con una figura femminile che e' anche la trasfigurazione
della madre del poeta.
Nella prima poesia l'Io accetta il pasto di neve che il Tu gli offre. Inizia
il recupero di un tempo perduto tra il sogno e la veglia della seconda
poesia in cui l'Io scava con dita tremanti. Nel terzo poema l'Io e il Tu
sono fusi in un Noi. Scavare non e' stato inutile, il Tu ha pressato un
Verbo, riferimento all'usanza ebraica di tenere sulla soglia alcuni brani
della Torah in una cassetta. Con pugni tremanti l'Io ha smantellato il tetto
della casa in cui il Tu era rinchiuso.
Il quarto componimento inaugura la serie delle immagini acquatiche con
"fiumi" che diverranno nel prosieguo "rapide della tristezza". L'Io getta
una rete per ripescare il tempo perso dopo quella irrimediabile notte, la
notte dell'estate del 1942 quando i nazisti gli portarono via la madre. La
rete viene aggravata dal Tu con pietre. Pietre per i morti nell'aria, morti
che la rete deve ripescare andando piu' in profondita'. L'Io si dispone
davanti al volto del Tu, riaffiora da un passato sepolto il ricordo di notti
che cambiarono per sempre sia l'Io che il Tu.
Nelle rapide della tristezza scivolano quaranta tronchi di vita scorticati:
sono gli anni del poeta e gli anni della madre, 47 ne aveva lei nel 1942, 47
ne ha adesso il poeta. Conquistare il ricordo del Tu si rivela faticoso,
diventa un pensiero fisso, quasi una premessa a quegli attacchi di cefalea
che affliggeranno Celan nell'ultimo anno di vita. Il ricordo martella,
continuando diverra' tenaglia. Le immagini sono sempre piu' fisiche: il
ricordo si va addensando e l'Io trova in esso la forza per rivelare che
cos'e' che va cercando: prima di tutto una riappacificazione postuma con il
tu-madre, che si manifesta in una "benedizione pietrificata" da conquistare
nelle "ombre della mano". Guadagnata la benedizione, l'Io trova la forza di
continuare la sua discesa.
L'Io si dedica adesso a uno "scavare bianco e grigio", il colore proprio
della neve sporcata dalla marcia dei disperati che entravano nel campo di
concentramento, li', oltre il fiume. Su tutto un orecchio mozzato ascolta,
il padrone dell'orecchio puo' ascoltare senza spingersi oltre, il suo occhio
non ha liberta' di vedere, e' tagliato a strisce dalle fessure dei vagoni
piombati e da li' assiste impotente.
Ritorna il dolore alle tempie, diventato ora tenaglia in un cranio in cui i
capelli non diventeranno grigi, e' il cranio del Tu, dove si fermo' per
sempre l'inevitabile resto del sonno.
Si ripresenta il luogo natio deformato ora dal ricordo della morte, non e'
piu' la Terra del pane, ma una terra dove la grandine cade in uno scenario
mortifero, sulla pannocchia attaccata gia' dal carbonchio. C'e' pure un
riferimento al tempo: e' novembre, ci sono "severi astri nel cielo". Al
poeta non resta che snocciolare il suo personalissimo rosario: i "conversari
dei vermi intrecciati nel filo del cuore". Filo che diventa la corda del
segno zodiacale dell'Io e del Tu: il Sagittario, l'arciere dello zodiaco.
Dal filo del cuore fattosi corda d'arco, il Tu puo' scoccare "freccia e
sentenza".
Nel tredicesimo componimento il poeta accetta questo fardello, accetta di
rimanere immobile li', nella "gran cicatrice dell'aria", la ferita
insanabile della Shoah, lo accetta solo per il Tu. Il Tu ha colpito l'Io
nella sua veglia, e' arrivato suonando il suo corno d'ariete. Ed ecco che
sulle immagini di flusso appare un traghetto che tragitta cio' che fu letto
fino a straziarsi, palese riferimento alla lettera che la  madre riusci' a
far arrivare a Paul dal campo di concentramento, con cui comunicava
l'avvenuto decesso del marito.
Si fanno spazio nel ciclo i veri protagonisti: i perseguitati. Infilati nei
vagoni in condizioni disumane in una notte troppo lunga in cui
attraversarono chilometri di ferro verso la loro ultima destinazione. Su
questo squallore "grigionero" risplendono "filamenti di sole". L'io-poeta
deve cantare per loro, deve illuminare il loro buio. Nella diciassettesima
poesia abbiamo la conferma che si tratta dei vagoni piombati dei deportati,
quei vagoni che si fermavano dinnanzi all'ultima beffa: "Il lavoro rende
liberi". Portarono via anche il tu-madre, ma a differenza degli altri, il Tu
era destinato per nascita all'altra fonte, alla fonte della memoria. Il
riferimento e' alle due fonti del mito: Lete e Mnemosyne.
La poesia successiva e' la perfetta raffigurazione geologica della cava di
pietra che accoglieva gli ebrei provenienti da Czernowitz, come ha
opportunamente notato Bevilacqua. Li', abbeverandosi alla fonte della
memoria, il Tu pronunzio' la sua parola, vera e chiara. Spetta all'Io
recuperare questa parola-testimonianza, una parola che erutta dal tempo come
lava, parola che si oppone alla "ciurmaglia delle anti-creature". Parola che
si oppone ai canti pomposi, parola che muove maree come la luna, parola che
forma crateri che rivelano le nascite regali, l'origine regale di quel
popolo che tentarono di cancellare dal mondo e dalla Storia. La poesia del
poeta deve trovare la stessa forza.
Nel penultimo componimento, nello spazio chiuso tra due parentesi si consuma
il senso dell'avvenuto riconoscimento. L'Io conosce il suo interlocutore,
l'ha ritrovata, ne ha riconquistato il volto. E' la madre, colta nella posa
tipica delle "pieta'" michelangiolesche: "Tu sei colei che sta ricurva, io,
il trafitto, ti sono soggetto". Avviene una totale inversione, spetta ora
alla madre sostenere l'io-figlio trafitto da quel dolore mai sopito, da
quella benedizione mancata. Deve essere lei a mostrare il luogo "dove
divampa un verbo che sia di entrambi testimonianza". Ecco il fine e il senso
del ciclo, conquistare questa parola-testimonianza che valga per entrambi i
protagonisti del ciclo. Ed ecco la conclusione: "Corrosa e scancellata / dal
vento radiante della tua lingua / la chiacchiera versicolore / dei fatti
vissuti - / la linguacciuta miapoesia, la nullesia. // Dal / turbine /
aperto / il passo attraverso le umane forme / di neve - neve di penitenti, /
fino alle accoglienti stanze / dei ghiacciai, ai deschi. // In fondo / al
crepaccio dei tempi, / presso il favo di ghiaccio / attende, cristallo di
respiro, / la tua irrefutabile / testimonianza".
S'e' compiuto il processo che ha mutato il senso e il destino del poetare
celaniano, quel processo iniziato con l'incontro con Osip Mandel'stam e'
giunto a conclusione. Questo ciclo ha rappresentato una discesa attraverso
la neve sino alle accoglienti stanze di ghiaccio, in fondo al crepaccio dei
tempi attendeva il cristallo di respiro, la testimonianza fattasi ghiaccio
in cui si addensano tutte le lacrime dei morti nell'aria, tutti gli ebrei
trucidati aspettano li', in un cristallo di ghiaccio. Un cristallo che ha
sempre, qualunque sia la sua configurazione, sei punte, come la stella di
Davide, la stella gialla degli ebrei.
*
Chi accetta e chi rifiuta
Si sono confrontati con la poesia di Paul Celan interpreti eccellenti come
il filosofo della Scuola di Francoforte T. W. Adorno, il filosofo Emmanuel
Levinas, il decostruzionista Jacques Derrida, il gia' menzionato Gadamer, e
soprattutto Martin Heidegger.
L'incontro con Heidegger rappresenta un momento particolarmente
significativo nel percorso celaniano: Celan apprezzava la filosofia di
Heidegger ma non poteva accettare che il grande filosofo avesse appoggiato
il nazismo. Per questo quando si presento' l'occasione di un incontro, il
poeta non volle mancare. L'incontro avvenne nella baita del filosofo, dopo
una lettura di poesie a Friburgo, nel 1967, lo stesso anno della
pubblicazione di Atemwende. Celan non poteva assolutamente accettare il
pesante silenzio di Heidegger circa il suo precedente appoggio al nazismo:
un suo lettore cosi' insigne aveva tenuto sulla giacca la spilletta nera con
la croce uncinata. Heidegger, dal canto suo, non poteva rinnegare il suo
pensiero pronunciando una secca condanna alle sue precedenti posizioni. Il
confronto-scontro si gioca sulla mancata distinzione, in entrambi, tra
pensiero e vita. Vita e pensiero erano per loro inscindibili, uniti
indissolubilmente nei loro scritti. Da qui il fermo rifiuto alla richiesta
di immortalare con una foto quello storico incontro poi eternizzato da Celan
nella poesia "Todtnauberg", vera e propria trascrizione in versi
dell'evento. Si trattava di un'amara coerenza, con gli altri e con se
stessi. Coerenza soprattutto con i propri scritti.
Il dialogo mozzato del poeta e del grande pensatore, due figure di
primissimo piano della cultura del Novecento, assume lo stesso altissimo
valore dei tre viaggi a Siracusa di Platone: la teoria che tenta di
incarnarsi, la riflessione che si confronta con il fare. Il poeta ha
l'occasione di un confronto diretto col filosofo di cui ha sempre apprezzato
l'acume ma a cui non puo' perdonare l'appoggio al regime nazista. Resta
pero' tutto nello spazio del non detto, nella reciproca attesa di un tempo
in cui tutto si chiarira', nello spazio di un'ipotetica "parola ventura".
S'incontreranno nuovamente, nel 1970, poco prima del suicidio, in
quell'occasione Heidegger dira': "Celan e' malato - e non esiste cura!.
Ben piu' proficuo l'incontro con la poetessa Nelly Sachs, come emerge dalla
corrispondenza epistolare iniziata nel 1954, in cui centrale diviene la
riflessione sull'ebraismo, significativa in questa direzione e' la poesia
dedicata all'incontro a Zurigo: "Del tuo Dio si parlo', io dissi cose /
contro di lui, lasciavo / al cuore ch'era in me / di sperare: / nella sua /
suprema e rissosa, nella sua, / rantolante, parola".
A quel Dio Celan avrebbe voluto chiedere il senso di quello che fu deciso il
20 gennaio, ma riesce solo a intonare un vibrante contro-salmo: lo scranno
di Dio e' vuoto, lasciato vuoto come il posto a tavola che si riserva al
profeta Elia nel giorno ebraico della Pasqua. Un vuoto che non puo'
riempirsi, se ne puo' solo prendere atto: "Nessuno c'impasta di nuovo, da
terra e fango, / nessuno insuffla la vita alla nostra polvere. / Nessuno. //
Che tu sia lodato, Nessuno. / E' per amor tuo / Che vogliamo fiorire /
incontro a / te. // Noi un Nulla / fummo, siamo, resteremo, fiorendo: / la
rosa del nulla, / la rosa di Nessuno. // Con / lo stimma anima-chiara, / lo
stame ciel-deserto, / la corona rossa / per la parola di porpora / che noi
cantammo al di sopra, / ben al di sopra, della spina". Ma l'amarezza del suo
"Salmo" non impedi' al poeta di compiere un viaggio a Gerusalemme. Da quei
diciassette giorni dell'ottobre del 1969, Celan trasse una serie di poesie,
pubblicate postume, tra esse spicca "Denk dir", che inizia: "Pensa: il
soldato di Masada, impaludato, si procura patria, nel modo / che mai potra'
essergli tolto / contro / ogni spina nel reticolato". Un'ideale continuita'
tra la resistenza degli ebrei alla conquista romana nel 70 d.C. e quella
patria, Israele, che appariva finalmente una conquista reale. Il viaggio a
Gerusalemme non e' affatto casuale ma "una tappa obbligata, inscritta nel
destino personale del poeta, che conclude idealmente l'intero percorso
biografico e intellettuale di tutta una vita", come ha scritto Francesco
Camera.
Nemmeno un anno dopo, presumibilmente il 20 aprile del 1970, Paul Celan si
suicida gettandosi dal ponte Mirabeau nelle acque della Senna. Il cadavere
venne ritrovato da un pescatore solo il primo maggio. Postume escono tre
raccolte di poesie che aveva portato a termine prima della morte: nel 1970
Lichtzwang (Luce coatta); nel 1971 Schneepart (Parte di neve) e nel 1976
Zeitgehoeft (Dimora del tempo).
In una poesia della Rosa di nessuno aveva consegnato al figlio Eric una
vitale eredita' di speranza: "Ho tagliato bambu': / per te, figlio mio. / Ho
vissuto. // Codesta, che domani sara' / altrove, capanna, ora / regge. //
Non diedi mano a costruirla: tu / non sai in quali / vasi io misi, anni
addietro, / la sabbia che mi stava intorno, / per ordine e decreto. La tua /
nasce libera - libera / rimane. // La canna, che prende piede qui, domani /
s'innalza pur sempre, ovunque / l'anima ti possa spingere fuori / d'ogni
vincolo".
*
Luce coatta, conseguito silenzio. Opere di Celan
Gesammelte Werke in sieben Baenden, a cura di B. Alleman e S. Reichert,
Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main 1983, 1992.
Traduzioni italiane: Poesie, traduzione di M. Kahn e M. Bagnasco, Mondadori,
Milano 1976; Luce coatta e altre poesie postume, traduzione di G.
Bevilacqua, Mondadori, Milano 1983; La verita' della poesia, traduzione di
G. Bevilacqua, Einaudi, Torino 1993; Scritti rumeni, a cura di M. Mincu,
traduzione di F. Del Fabbro, Campanotto, Udine 1994; Di soglia in soglia,
traduzione di G. Bevilacqua, Einaudi, Torino 1996; Poesie, traduzione e
saggio introduttivo di G. Bevilacqua, Mondadori, Milano 1998; Conseguito
silenzio, traduzione di M. Ranchetti e J. Leskien, Einaudi, Torino 1998;
Sotto il tiro di presagi, traduzione di M. Ranchetti e J. Leskien, Einaudi,
Torino 2001.
Tra le monografie italiane segnaliamo l'indispensabile Letture celaniane di
Giuseppe Bevilacqua pubblicato dalle edizioni Le Lettere, Francesco Camera e
il suo Paul Celan. Poesia e religione edito dal Melangolo, e il recente
volume di Camilla Miglio, Vita a fronte. Saggio su Paul Celan, edizioni
Quodlibet.
*
La vita, la malattia, il suicidio
1920 Paul Pessach Antschel nasce il 23 novembre a Czernowitz (oggi
Cernovcy), in Bucovina. E' l'unico figlio di Fritzi Schrager e Leo Antschel.
1926-27 Scuola elementare tedesca.
1927-30 Scuola elementare ebraica.
1930-35 Ginnasio statale rumeno.
1934 Bar Mizwa'.
1935-38 Ginnasio statale ucraino. Le lezioni si svolgono in tedesco.
1937-1938 Sono di questi anni le prime poesie che si siano conservate.
1938 Giugno. Esame di maturita'. 9-10 novembre viaggio a Parigi, passando
per Cracovia e Berlino. Poi facolta' di Medicina a Tours.
1939 Luglio. Ritorno a Czernowitz. Settembre. Corso di laurea in Romanistica
presso la facolta' di Lettere.
1940 20 giugno L'Armata Rossa entra a Czernowitz. Estate. Paul conosce
l'attrice Ruth Lackner. Settembre. Corso di laurea in Romanistica e
Slavistica.
1941 5-6 luglio Czernowitz e' occupata dalle SS. Vengono uccisi oltre 3.000
ebrei. 11 ottobre Viene costituito il ghetto di Czernowitz. Prime
deportazioni in Transnistria. Paul svolge lavoro forzato in citta'.
1942 Giugno. Seconda ondata di deportazioni. Il 27 giugno Paul cerca di
convincere invano i genitori a riparare con lui in un buon nascondiglio.
Dopo aver litigato col padre, passa la notte fuori di casa. Al ritorno trova
la porta sbarrata. Non rivedra' mai piu' i genitori. Luglio. Lavoro forzato
sulla rete stradale di Tabarasti, nella Moldavia meridionale.
Autunno-inverno. Morte del padre, poi della madre nel campo di
concentramento di Michailovka, a est del Bug.
1944 Lavora come assistente in una clinica psichiatrica. Si iscrive poi alla
facolta' di Anglistica, e ordina le sue prime poesie in due raccolte, donate
a Ruth prima della partenza da Czernowitz.
1945 Aprile. Paul lascia Czernowitz alla volta di Bucarest. Diventa
redattore e traduttore presso la casa editrice Cartea Rusa.
1947 2 maggio. Todesfuge viene pubblicata in traduzione rumena (Tangoul
mortii) con lo pseudonimo "Paul Celan". Meta' dicembre. Fuga a Vienna.
1948 Gennaio. Incontro con Ingeborg Bachmann con cui inizia una relazione
d'amore. Febbraio. Diciassette poesie vengono pubblicate dalla rivista
viennese "Plan". Luglio. Si trasferisce a Parigi. Settembre. Esce Der Sand
aus den Urnen (La sabbia dalle urne), libro di cui chiede il ritiro. Inizia
gli studi di germanistica e di linguistica alla Sorbona.
1949 Conosce il poeta Yvan Goll che morira' il 27 febbraio 1950.
1950 Conseguimento della licenza alla Ens. Pubblicazione degli aforismi
Gegenlicht (Controluce).
1951 Novembre. Incontro con la disegnatrice grafica Gisele de Lestrange
(1927-1991), la sposera' un anno dopo.
1952 Maggio. Celan e' in Germania per la prima volta dopo il 1938. Legge le
sue poesie all'incontro del Gruppo 47 a Niendorf sul Baltico. Rivede
Ingeborg Bachmann. Esce la sua prima raccolta Mohn und Gedaechtnis (Papavero
e memoria).
1953 Contatti con vari personaggi della cultura francese, fra cui Rene'
Char. A ottobre nasce il primo figlio, Francois, che muore poche ore dopo la
nascita. La vedova di Yvan Goll avvia una prima campagna diffamatoria nei
confronti di Celan, calunniandolo per un presunto plagio.
1954 Traduzioni di varie opere altrui, fra cui il Sommario di decomposizione
di Cioran, che sara' fra gli ultimi amici del poeta, fino alla morte. Inizia
un lungo carteggio epistolare con la poetessa Nelly Sachs.
1955 Cittadinanza francese. Nasce il figlio Eric. Pubblicazione di Von
Schwelle zu Schwelle (Di soglia in soglia). Continua l'intensa attivita' di
traduttore.
1956 Premio letterario del Circolo culturale dell'Associazione federale
degli industriali tedeschi.
1957 Sempre piu' frequenti inviti in Germania, per alcune letture di poesie.
1958 Premio letterario della Citta' di Brema.
1959 Inizia il lavoro come lettore di lingua tedesca all'Ens, che
proseguira' fino alla morte. Continua l'attivita' di traduttore (importanti
le traduzioni da Mandel'stam e Valery) e pubblica Sprachgitter (Grata di
parole).
1960 Nuove accuse di plagio da parte di Claire Goll. Incontra Nelly Sachs,
ricoverata a Stoccolma in clinica psichiatrica. In ottobre riceve il Premio
Buechner, in occasione del quale pronuncia il discorso "Der Meridian" ("Il
meridiano").
1962 Primo ricovero psichiatrico.
1963 In autunno, pubblica Die Niemandsrose (La rosa di nessuno).
1964 Grosser Preis della regione Nord-Westfalia.
1965 Nuovi soggiorni in clinica psichiatrica. Al Goethe-Institut di Parigi
viene esposta l'edizione di lusso di Atemkristall.
1967 Nuovo aggravamento delle condizioni psichiche, decide di andare a
vivere da solo. A luglio tiene una lettura di poesie a Friburgo e incontra
Martin Heidegger nella sua baita a Todtnauberg. In autunno esce Atemwende
("Svolta del respiro").
1968 Durante i moti studenteschi parigini, dopo un'iniziale appoggio si
dissocia. In autunno pubblica Fadensonnen (Filamenti di sole), l'ultima
silloge edita in vita.
1969 Ulteriori soggiorni in clinica. A meta' anno, pubblica Schwarzmaut
(Pedaggio al nero), una plaquette illustrata con acquerelli. A fine anno,
viaggio in Israele.
1970 Ultime letture pubbliche di poesie, fra cui una a Friburgo. Tra gli
ascoltatori vi e' Heidegger. Presumibilmente il 20 aprile, si suicida
gettandosi dal ponte Mirabeau nelle acque della Senna.
Postume escono tre raccolte di poesie, che Celan aveva portato a termine
prima della morte: nel 1970 Lichtzwang (Luce coatta); nel 1971 Schneepart
(Parte di neve) e nel 1976 Zeitgehoeft (Dimora del tempo).

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 178 del 24 agosto 2008

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