Minime. 620



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 620 del 26 ottobre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Due banali suggerimenti piu' uno
2. Umberto Santino: Una proposta
3. Poiche' le armi
4. Tiziana Bartolini intervista Jihan Anasta
5. Giovanna Providenti intervista Vandana Shiva
6. Augusto Cavadi: L'isola che c'e' e si ribella
7. Peppe Sini: Bricconi all'opera (e il pubblico in platea)
8. A Viterbo i cittadini
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. LE ULTIME COSE. DUE BANALI SUGGERIMENTI PIU' UNO

Nei conflitti politici e sociali consiglieremmo a tutti di adottare sempre
(cosa significa "sempre"? Significa: sempre) due elementari tecniche della
nonviolenza:
a) sapere che ogni cosa che facciamo ha anche una valenza educativa, ovvero
funge da esempio per chi ci ascolta o ci vede: quando fai ua csa non buona,
anche per fini buonissimi, non solo hai introdotto un di piu' di male nel
mondo, ma hai anche insegnato ad altri a commettere il male.
Ergo: fai solo la cosa buona tanto nei fini quanto nei mezzi.
b) In ogni tuo atto comunicativo sappi che esso e' per sempre, e sappi anche
che sempre esso puo' raggiungere persone che di esso o di parti di esso non
vorresti fossero messe a parte. Il segreto non solo e' impossibile, ma e' in
se' nocivo. Di' solo le cose che sapresti sostenere dinanzi a chiunque,
parla sempre e solo come parleresti se chiunque ti ascoltasse.
Ergo: non dire mai cio' di cui ti vergogneresti se lo venisse a sapere
qualcuno cui quella comunicazione non era destinata.
Sono due consigli modesti, ma utili. E nascono, ovviamente, da quella grande
e petulantissima maestra che e' l'esperienza.
*
E un terzo suggerimento ancora, da un vecchiaccio che c'era e che ricorda
bene - che ricorda troppo - quegli anni evocati in questi giorni da un ex
presidente della Repubblica con dichiarazioni abominevoli, quegli anni in
cui il sangue scorreva a fiumi per le strade in questo paese.
E il suggerimento e' questo: nel condurre la tua lotta scegli la nonviolenza
con tutta l'intransigenza di cui sei capace.
Anche se hai tutte le ragioni, l'uso della violenza gia' ti prostituisce al
male.
Lottare occorre contro ogni ingiustizia: ma con la forza della nonviolenza.
*
Occorre scegliere la nonviolenza: perche' e' l'unica modalita' di lotta
contro il male in cui la nostra dignita' resta integra.
Occorre scegliere la nonviolenza: perche' e' l'unica modalita' comunicativa
che non fallisce.
Occorre scegliere la nonviolenza: che e' nonmenzogna, e forza della verita'.
Occorre scegliere la nonviolenza: che salva le vite, e la tua dignita'.

2. INIZIATIVE. UMBERTO SANTINO: UNA PROPOSTA
[Dal Centro Impastato di Palermo (per contatti: csdgi at tin.it) riceviamo e
diffondiamo il seguente intervento di Umberto Santino, presidente del
Centro, dal titolo "Sul caso Saviano e sull'impegno civile contro le mafie.
Una proposta: letture pubbliche di testi sulle mafie"]

Ovviamente non solo chiunque sia impegnato a vario titolo nella lotta contro
le mafie ma ogni cittadino che abbia a cuore le sorti della convivenza
civile nel nostro Paese non puo' non essere a fianco di Roberto Saviano che
dopo il successo del libro e del film da esso ricavato ha subito pesanti
minacce e ora risulta dalle dichiarazioni di un "pentito" che corra il
rischio di essere ucciso assieme agli uomini di scorta.
Al di la' delle dichiarazioni di solidarieta', quel che accade al giovane
scrittore dovrebbe stimolare una riflessione sulle modalita' e le condizioni
in cui si svolge l'impegno di persone non istituzionalmente delegate alla
lotta contro le criminalita' organizzate e che sulla spinta di motivazioni
etico-culturali ne fanno una scelta di vita. Oltre ai rischi per la propria
incolumita' (solo qualcuno ha qualche forma di protezione), c'e', o ci puo'
essere, un altro rischio: che quella scelta sia vissuta, o venga
interpretata, come una sorta di guerra personale. E non c'e' rischio
peggiore della solitudine e dell'isolamento.
Un esempio: e' stato proposto di leggere pubblicamente pagine del libro
Gomorra e in alcune citta' si e' cominciato a farlo. Il libro di Saviano e'
ben scritto e lo stile narrativo ha certamente contribuito al grande
successo che ha avuto e continua ad avere. Ma sulla camorra c'e' una
letteratura, quantitativamente minore rispetto a quella sulla mafia, ma
certamente di buona qualita', a cominciare dal libro di Marco Monnier,
pubblicato nel 1863, che si puo' considerare il primo esempio di un'analisi
seria su questo fenomeno. E non puo' essere dimenticato il contributo di un
giornalista coraggioso e documentatissimo come Giancarlo Siani, che per i
suoi articoli sui legami tra camorristi e politici nelle speculazioni dopo
il terremoto in Campania, e' stato ucciso il 23 settembre 1985. E vanno
ricordati studiosi come Francesco Barbagallo, Amato Lamberti, Isaia Sales,
Marcella Marmo, Tom Behan, giornalisti come Fabrizio Feo, Gigi Di Fiore e
Rosaria Capacchione. E un ruolo importante hanno avuto sacerdoti come don
Giuseppe Diana, ucciso il 19 marzo 1994, vescovi come Antonio Riboldi e
Raffaele Nogaro.
La mia proposta e' che le letture pubbliche non si limitino al libro di
Saviano, con il rischio di presentarlo come un caso unico, ma si estendano
agli autori e ai personaggi che richiamavo e ad altri. Un modo per ricordare
che la lotta contro la camorra non e' una sfida personale ma un impegno
corale.
E propongo che l'iniziativa della lettura pubblica di testi significativi
sulle mafie venga estesa ad altre regioni, a cominciare dalla Sicilia e
dalla Calabria, come una forma di acculturazione collettiva, un appuntamento
in cui ritrovarsi come comunita' civile che coltiva una memoria condivisa e
promuove una riflessione a voce alta nelle piazze del nostro Paese.

3. EDITORIALE. POICHE' LE ARMI

Poiche' le armi servono a uccidere
tu a tutte le armi opponiti sempre.

Poiche' gli eserciti servono a uccidere
tu a tutti gli eserciti opponiti sempre.

A tutte le guerre, a tutte le stragi
tu opponiti sempre. Opponiti sempre.

4. RIFLESSIONE. TIZIANA BARTOLINI INTERVISTA JIHAN ANASTA
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) riprendiamo la seguente
intervista dal titolo "Obiettivo e' la pace. La testimonianza di Jihan
Anasta, direttrice del Bethlehem Peace Center"]

C'e' la Chiesa della Nativita' dove, secondo la tradizione cristiana, con
una stella argentata e' indicato il luogo dove sarebbe nato Gesu' e, poco
lontano, il sole illumina la pietra chiara di una moschea. L'armonia
architettonica stride in una realta' di tensione costante. Al centro della
grande piazza, Manger Square, sorge il Bethlehem Peace Center.
Se e' vero che i luoghi parlano, in quel fazzoletto di Palestina si
affollano i simboli della storia dell'uomo - remota e recente - carica di
tutte le sue contraddizioni. Ma sempre intenzionata a rigenerarsi, anche
nelle situazioni piu' estreme e disperate. E' Betlemme, ferita dal Muro che
la isola e la deprime economicamente ma che non le impedisce di sperare in
un futuro di pace e democrazia. Per oltrepassare il check-point ci vuole un
po' di tempo. In fila, turisti o chiunque altro, attendono i controlli per
entrare in citta'. E' uno degli oltre 600 varchi disseminati lungo le
centinaia di chilometri di cemento e fili spinati: e' il Muro che attraversa
la West Bank. "Ragioni di sicurezza", si giustificano le autorita'
israeliane. L'effetto sicuro e' stato l'aumento della disoccupazione e il
progressivo impoverimento, replicano i palestinesi che lavoravano a
Gerusalemme o vivevano grazie al turismo, e costretti in gran numero ad
emigrare. Ma prima ancora che danno economico "il muro e' un ostacolo
psicologico: nessun orizzonte e' uguale a nessun futuro". Jihan Anasta,
direttrice del Bethlehem Peace Center (www.peacenter.org), lavora molto con
i bambini - che per effetto del Muro sono costretti in classi di 45/50
alunni - e osserva che "nei loro disegni c'e' tanto nero, stanno crescendo
con l'idea della militarizzazione, della chiusura, dei soldati". Il Centro
e' un punto di riferimento importante in citta' e per i villaggi. Per le
donne, come luogo di incontro e dialogo, e per la pace, con attivita'
nazionali ed internazionali. Uno degli strumenti utilizzati e' l'arte, come
terapia e resistenza.
*
- Tiziana Bartolini: Per noi e' davvero difficile capire come possiate
conciliare la normalita' quotidiana con i presidi militari, i check-point,
il Muro che taglia il territorio...
- Jihan Anasta: Non e' facile. La nostra non e' una vita normale, ma
dobbiamo credere che questa situazione sia temporanea e dobbiamo lavorare al
meglio per preparare condizioni migliori per le future generazioni. E' una
responsabilita' che non possiamo non assumerci, per non tornare indietro.
Quindi dobbiamo penetrare il muro, dobbiamo penetrare le chiusure,
sorridendo anche oltre le nostre possibilita' di sopportazione. Dobbiamo
concentrarci sui lati positivi e non pensare in negativo.
*
- Tiziana Bartolini: E' possibile pensare ad una dimensione privata, pensare
al proprio futuro, come donna e persona?
- Jihan Anasta: Il mio futuro e la mia nazione sono la stessa cosa. Una
Palestina libera e democratica potrebbe essere, e' un sogno. Era vicina
durante i negoziati di Oslo, ma in questo periodo ci appare sempre piu'
lontana. Pero' non abbiamo altro: questo sogno vive dentro di noi e nessuno
puo' togliercelo o estirparlo, neppure questa difficile situazione. Certo,
abbiamo alti e bassi... come tutte le persone normali. Quando siamo
ottimisti pensiamo al futuro, allo Stato e invece, quando c'e' lo sconforto,
dobbiamo prenderci cura di noi e aspettare che passi.
*
- Tiziana Bartolini: Pensa che le donne possano giocare un ruolo particolare
nella difficile situazione della Palestina?
- Jihan Anasta: Le donne sono vittime due volte. A causa della forte
disoccupazione degli uomini devono lavorare ma non hanno istruzione e
possono fare solo lavori umili. Inoltre in questo contesto gli uomini sono
piu' violenti. Nonostante tutto le donne hanno fatto, stanno facendo e
faranno delle cose speciali. Oggi devono essere protagoniste: sono
psicologicamente e culturalmente piu' forti e ogni volta che viene data loro
la possibilita' e la forza riescono a fare un ottimo lavoro. Poi penso che
lavorare in team come donne e' piu' facile. Inoltre non dobbiamo dimenticare
che le donne palestinesi sono le uniche nel mondo arabo e nel Medio
Oriente - e sono state le prime - a lavorare, quindi il nostro ruolo e'
stato dominante. Dobbiamo valorizzare questa realta' e la nostra storia.

5. RIFLESSIONE. GIOVANNA PROVIDENTI INTERVISTA VANDANA SHIVA
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) riprendiamo la seguente
intervista]

Teorica, leader dell'International Forum on Globalization, Vandana Shiva
dirige il Centro per la scienza, tecnologia e politica delle risorse
naturali, da lei fondato nel 1982 a Dehra Dun, in India, dove e' nata nel
1952 da una famiglia progressista. Dopo avere studiato in universita'
inglesi e americane ed essersi laureata in fisica nucleare, Vandana,
accortasi del disastro causato dal "malsviluppo", e del sempre maggiore
impoverimento, non solo materiale, della sua gente, decide di abbandonare la
fisica e dedicarsi all'ecologia sociale. Da allora e' una delle leader
dell'eco-femminismo e dell'esteso movimento di donne che in Asia, Africa e
America Latina critica l'economia di mercato e le politiche di aiuto allo
sviluppo attuate dagli organismi internazionali e indica nuove vie alla
crescita economica rispettose della cultura delle comunita' locali.
Dei suoi libri tradotti in Italiano ricordiamo: nel 1990 Sopravvivere allo
sviluppo; nel 1993 Monoculture della mente. Biodiversita', biotecnologia e
agricoltura scientifica, cinque saggi attraversati da un unico filo critico:
"uniformita' e diversita' non sono solo modi diversi di uso della terra, ma
anche modi di pensare e modi di vivere. La diversita' vivente della natura
corrisponde alla diversita' vitale delle colture e la diversita' e' fonte di
ricchezza e di alternative"; nel 1999 Biopirateria. Il saccheggio della
natura e dei saperi indigeni; nel 2004 Le guerre dell'acquaî; nel 2006 Il
bene comune della terra, e nel 2008 Dalla parte degli ultimi. Una via per i
diritti dei contadini.
In un recente intervento a Roma, ospite della Provincia, Vandana ha esposto
i temi a lei piu' cari denunciando l'attuale modello di sviluppo non piu'
sostenibile in quanto causa dell'incremento della poverta' nel mondo e della
devastazione dell'ambiente. E ha criticato ogni tipo di monopolio che,
omologando i modi di vestirsi, mangiare, curarsi, etc., sta lentamente
modificando i sistemi di vita e distruggendo le diversita' culturali. Parole
dure anche sulla globalizzazione e sul sistema economico e politico che lei
definisce "dell'esclusione" in quanto si basa sull'incremento di ricchezza
dei pochi e sulla sempre maggiore "schiavizzazione" dei molti, a cui non
vengono richieste piu' la capacita' (skill) di saper fare qualcosa ma la
disponibilita' a sottomettersi ai mestieri piu' umili e "unskilled".
Il fatto di non promuovere le capacita' e le responsabilita' personali, se
da una parte permette alle industrie di abbassare i costi di produzione,
dall'altra e' una grande fonte di insicurezza. Una gran massa di popolazione
insoddisfatta, povera, disperata e senza piu' cultura ne' valori di
riferimento incombe sul mondo come una minaccia imprevedibile a cui nessun
sistema di sicurezza militare puo' tenere testa. Per migliorare la sicurezza
non serve incrementare le forze di polizia o le spese militari, ma
migliorare le condizioni sociali e culturali di tutti. Per difendere la
democrazia servono regole che piu' che a proibire e punire puntino a
proteggere la popolazione e a garantire una vera giustizia sociale.
All'economia dell'esclusione e' necessario sostituire una economia
dell'inclusione e del fare in cui ogni singola persona e ogni singolo seme
della terra puo' "fare", in maniera creativa, e non manipolata ne'
geneticamente modificata, la propria parte nella costruzione di un mondo in
cui lo "sviluppo" da sostenere e da auspicare sia quello della solidarieta'
e del rispetto reciproco.
*
- Giovanna Providenti: Lei propone di collaborare con i governi, ma come e'
possibile conciliare queste idee con tutt'altre politiche governative?
- Vandana Shiva: La cosa piu' importante e' pronunciare la possibilita' di
un cambiamento, delineare delle proposte possibili, si tratti di energia
alternativa, sanita', istruzione, riduzione delle cause d'inquinamento, etc.
Il governo stesso e' una struttura plurale, fatta da persone diverse tra
loro, con cui e' possibile interloquire in maniera differenziata.
L'importante e' trovare spazio per esprimere la propria proposta e dare
fiducia alla gente che e' possibile cambiare.
*
- Giovanna Providenti: Qual'e' la sua idea di educazione?
- Vandana Shiva: Io darei piu' spazio ai nonni e alle nonne, anche
all'interno delle istituzioni scolastiche, perche' possano trasmettere alle
nuove generazioni le differenti culture di origine che stanno scomparendo e
farei spazio a una vera e propria "celebrazione delle diversita'", in cui
ognuno possa valorizzare la propria differenza, qualsiasi essa sia, e
nessuna e nessuno possa sentirsi inferiore a qualcun altro. E darei spazio
all'imparare a pensare in maniera creativa e a trovare continue soluzioni
alternative.
*
- Giovanna Providenti: Sono passati quindici anni da quando e' uscito il suo
Monoculture della mente. E' cambiato qualcosa da allora a livello culturale
nel mondo?
- Vandana Shiva: Si', qualcosa sta cambiando. Ad esempio sempre piu' uomini
non accettano le diseguaglianze causate dal sistema patriarcale e si
comportano in maniera corretta nei confronti delle donne. Sempre piu' uomini
e donne stanno capendo che l'energia non e' una presa da attaccare alla
corrente elettrica ma quella che corre tra esseri umani, e anche
nell'universo intero, e che consiste nella capacita' di trasformare se
stessi, di rinnovarsi e rinnovare il modo di vivere in una direzione piu'
sostenibile per tutti.

6. RIFLESSIONE. AUGUSTO CAVADI: L'ISOLA CHE C'E' E SI RIBELLA
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci
messo a disposizione questo suo intervento apparso nella cronaca di Palermo
del quotidiano "La Repubblica" il 14 ottobre 2008 col titolo "L'isola che
c'e' e si ribella. L'etica contro il malaffare"]

La lotta alla mafia e' certamente questione di leggi nazionali e di
normative, calibrate su misura, regionali e comunali. Pero' gli strumenti
giuridici hanno costituito, da sempre, condizione necessaria ma
insufficiente: sono le armi della democrazia, ma ci vuole chi abbia il
coraggio di impugnarle ed usarle. E il coraggio non si produce, in una
societa', con la stessa facilita' con cui si producono le leggi. Come dare,
dunque, vitalita' e incidenza storica al diritto infondendo in noi cittadini
energia etica? La risposta non e' per nulla facile. Ma la difficolta' di
trovarla non puo' esimerci dal cercarla. Insieme.
Da che mondo e' mondo, una delle vie attraverso cui si e' propagato il senso
civico - dalle sue manifestazioni minimali ai gradi massimi di impegno sino
al sacrificio della propria vita - e' stata la testimonianza personale:
pochi linguaggi comunicativi riescono piu' persuasivi delle proprie scelte,
dei propri gesti, delle proprie opere. In direzione positiva avviene
esattamente come nella direzione opposta della negativita': i comportamenti
di ciascuno manifestano una lenta, ma inesorabile, capacita' di contagio.
Per una sorta di ecologia morale, la piccola canagliata perpetrata in
Giappone puo' avere conseguenze disastrose per una popolazione della selva
amazzonica; ma, per fortuna, vale anche l'inverso e un atto di coerenza a
New York puo' avere effetti positivi sul comportamento medio di una
scolaresca in Polonia.
Queste dinamiche, pur obbedendo a logiche sociologiche un po' enigmatiche,
possono essere facilitate dai mezzi di comunicazione. Sappiamo pero' quali
siano i modelli di esistenza veicolati dalla maggior parte dei programmi
radiofonici e, soprattutto, televisivi. E' percio' estremamente urgente che
almeno la carta stampata - per quanto molto meno frequentata rispetto agli
apparecchi audiovisivi - dia una mano a far conoscere le testimonianze
civili di chi, senza clamori ma con l'eloquenza silenziosa dei fatti, si
mette dalla parte giusta.
*
Due libri recentissimi sono stati pubblicati proprio con questo intento e,
nonostante le dimensioni minuscole delle rispettive case editrici,
meriterebbero una diffusione capillare attraverso tutte le agenzie educative
(a cominciare dalle scuole, dalle associazioni socioculturali e dalle chiese
delle varie confessioni religiose). Il primo di questi due libri (sono
entrambi maneggevoli, fruibili anche senza un grande livello di istruzione,
tipograficamente gradevoli) e' di un giovane giornalista catanese, Filippo
Conticello, ed e' stato edito a Roma dalla Round Robin con una bella
prefazione di Tano Grasso e si intitola L'isola che c'e'. La Sicilia che si
ribella al pizzo. Sono storie documentate di siciliani normali che, per le
ragioni piu' diverse, a un certo punto hanno deciso di non piegarsi piu' al
racket delle estorsioni: dai casi piu' noti di Capo d'Orlando agli inizi
degli anni Novanta, passando per vicende meno conosciute come la storia del
gelese Nino Miceli (grazie al quale 47 stiddari sono stati condannati a 450
anni di carcere in totale), sino alle cronache di questi giorni con
personaggi come Andrea Vecchio e Vincenzo Conticello.
Nel secondo libro i protagonisti di questa fase di riscatto (ancora
iniziale, ancora parziale: la maggioranza degli imprenditori continua a
"mettersi a posto" e, comunque, la mafia non si limita certo a condizionare
l'economia siciliana solo attraverso la riscossione del "pizzo") prendono
direttamente la parola grazie all'intelligente proposta di Gabriella De
Fina. No al pizzo. Imprenditori siciliani in trincea, edito dalla casa
editrice palermitana Thor con una presentazione di Ivan Lo Bello, lascia che
tredici cittadini si raccontino con agio, senza la fretta incalzante delle
interviste giornalistiche, soffermandosi anche sui risvolti umani delle loro
vicende in qualche misura pubbliche. Emergono non solo storie ormai
esemplari (come l'eroismo di Libero Grassi evocato dalla vedova Pina), ma
anche storie "minori" (come quelle dei gelesi Renzo Caponetti e Rosario
Amaru' o del nisseno di adozione Marco Venturi) per lo piu' sconosciute al
grande pubblico. Ed emergono - questo mi pare che vada sottolineato - con
tutti i limiti della loro personalita' e della loro visione politica.
Insomma, non si tratta di una rassegna di "santini" da venerare, ma di
uomini e donne come noi che cercano, con fatica e non senza errori, una via
di liberazione dalla dittatura mafiosa. La troveranno? Una cosa sola e'
certa: avranno piu' probabilita' se non saranno lasciati, come altre volte
e' capitato nella storia siciliana, da soli.

7. VITERBO. PEPPE SINI: BRICCONI ALL'OPERA (E IL PUBBLICO IN PLATEA)

Nella saga infinita della lobby politico-affaristica che vorrebbe imporre a
Viterbo un nocivo e distruttivo mega-aeroporto che devasterebbe l'area
termale del Bulicame (il principale bene naturalistico e culturale,
terapeutico e sociale, economico e simbolico della citta') e massacrerebbe
la salute e la qualita' della vita di migliaia di persone, le ultime due
trovate propagandistiche sono state un incontro fra intimi nei palazzi
romani pomposamente denominato "cabina di regia" (e che Hitchcock li
perdoni) e una gitarella fuori porta a Viterbo di certi sproloquiatori che
non sanno cosa dicono ma lo dicono a squarciagola accompagnati anche da
certi omertosi che sanno cosa sarebbe da dire ma si guardano bene dal dirlo.
*
In particolare:
1. si e' voluto far credere che "grazie all'aeroporto" si mettera' mano a
potenziare le infrastrutture viarie e ferroviarie. Non e' vero. E' vero il
contrario.
Il progetto del mega-aeroporto costituirebbe uno sperpero immane di fondi
pubblici, sperpero che sottrarrebbe ingentissimi fondi ad altre, utili,
necessarie, urgenti opere: come per l'appunto le ferrovie che allo stato
attuale sono in una condizione disastrosa per responsabilita' anche degli
stessi messeri che oggi si tuffano nella mega-speculazione del
mega-aeroporto.
*
2. Si e' voluto far credere che il mega-aeroporto e' finalizzato a
"promuovere il viterbese". Non e' vero. E' vero il contrario.
Il progetto del mega-aeroporto e' al servizio del turismo "mordi e fuggi"
per Roma. A Viterbo resta la distruzione di un'area come quella termale del
Bulicame che se tutelata e valorizzata sarebbe la principale risorsa della
citta' e che verra' devastata per sempre; a Viterbo resta l'inquinamento; a
Viterbo e all'Alto Lazio restano i danni e una ennesima coloniale servitu'
speculativa e avvelenatrice.
*
3. Si e' voluto far credere che il mega-aeroporto sarebbe "eco-compatibile",
e si e' arrivati - nell'insensataggine di una propaganda menzognera giunta
al delirio - a propalare la formula demenziale di "aeroporto a impatto
zero". Non e' vero. E' vero il contrario.
Il mega-aeroporto sara' una catastrofe per l'ambiente e per la salute dei
cittadini, sara' una catastrofe per l'economia locale e per i diritti
soggettivi e i legittimi interessi della popolazione, sara' una catastrofe
per Viterbo e per l'Alto Lazio: e basta guardare la situazione di Ciampino
per capire quali esiti avrebbe la "ciampinizzazione" anche di Viterbo.
*
4. Si e' voluto far credere che il tentativo di imporre a Viterbo il
mega-aeroporto sia un'operazione corretta e legittima. Non e' vero. E' vero
il contrario.
E' stato dimostrato che le procedure seguite sono viziate alla radice; e'
stato dimostrato che non si sono mai espletate le verifiche stabilite dalla
legislazione italiana ed europea; e' stato dimostrato che l'opera confligge
con le norme di salvaguardia del piano territoriale paesaggistico regionale;
e' stato dimostrato che l'opera confligge con norme e regolamenti; e' stato
dimostrato che si sta procedendo in modo a dir poco scandaloso da parte di
una proterva lobby politico-affaristica.
*
5. Si e' voluto far credere che l'incremento del trasporto aereo a fini di
diporto sia cosa buona e giusta. Non e' vero. E' vero il contrario.
L'Onu, gli scienziati premi Nobel dell'Ipcc, gli statisti piu' avvertiti, ed
ora ed energicamente anche l'Unione Europea, ci dicono che occorre
intervenire per ridurre il surriscaldamento del clima e l'inquinamento
globale. Occorre cioe' anche ridurre subito il trasporto aereo, non
incrementarlo dissennatamente.
*
Cosa dobbiamo pensare di certi pubblici amministratori irresponsabili e di
certi affaristi senza scrupoli?
Cosa dobbiamo pensare di chi svolge una squallida propaganda mistificante e
menzognera a danno di tutti i cittadini, del pubblico erario, della
biosfera?
Cosa dobbiamo pensare di chi sostiene un'operazione speculativa illegale e
immorale?

8. INIZIATIVE. A VITERBO I CITTADINI
[Riportiamo il seguente comunicato del 24 ottobre 2008 del "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo dal titolo completo "Oggi a Viterbo i
cittadini in difesa del Bulicame e del diritto alla salute contro il
mega-aeroporto dei nuovi attila"]

Si e' svolta a Viterbo la mattina del 24 ottobre 2008 per iniziativa del
"Centro di ricerca per la pace" un'iniziativa di informazione dei cittadini
e particolarmente dei pendolari che si servono di treno e autobus.
La struttura ecopacifista ha diffuso opuscoli informativi sulle conseguenze
disastrose per Viterbo e per i viterbesi della eventuale realizzazione di un
nocivo, distruttivo ed illegale mega-aeroporto per voli low cost del turismo
"mordi e fuggi" per Roma.
*
Il mega-aeroporto e' un'opera nociva e distruttiva
La realizzazione del mega-aeroporto devasterebbe la zona termale del
Bulicame; provocherebbe gravi danni alla salute e alla qualita' della vita
di moltissimi cittadini con l'inquinamento - anche acustico - prodotto;
costituirebbe un immenso sperpero di fondi pubblici per un'opera che
danneggia gravemente autentici beni economici e sociali dell'Alto Lazio
(ambiente e cultura, termalismo, agricoltura, alta formazione, accoglienza e
turismo di qualita' e residenziale) e i legittimi interessi ed i diritti
soggettivi dei cittadini che vi risiedono.
Cio' che e' accaduto a Ciampino dimostra quali sarebbero gli esiti della
realizzazione del mega-aeroporto, opera non solo dissennata, ma fuorilegge.
E fuorilegge perche' e' del tutto priva di fondamentali requisiti stabiliti
dalla vigente legislazione italiana ed europea; perche' confligge con le
norme di salvaguardia previste dal Piano territoriale paesaggistico
regionale; perche' l'iter autorizzativo sin qui seguito e' stato
proceduralmente scorretto, carente e per alcuni aspetti fin scandaloso;
perche' sussistono precisi elementi che a rigor di legge rendono
irrealizzabile l'opera. Opera che non ha mai affrontato la procedura di
Valutazione d'impatto ambientale, ne' quella di Valutazione ambientale
strategica, ne' quella di Valutazione d'impatto sulla salute.
Non solo: la mole dell'opera richiederebbe l'espletamento di una procedura
autorizzativa preliminare da parte dell'Unione Europea, che invece non vi e'
stata.
Non solo: gli stessi fautori della dissennata opera hanno dovuto a piu'
riprese ammettere che l'opera e' di fatto irrealizzabile alla luce di
rilevanti ed ineludibili vigenti disposizioni normative e regolamentari.
*
I cittadini contro la lobby politico-affaristica del devastante
mega-aeroporto
Ancora una volta i molti cittadini raggiunti quest'oggi dall'iniziativa
informativa del "Centro di ricerca per la pace" hanno espresso nella loro
generalita' piena condivisione delle preoccupazioni e delle esigenze poste
dal movimento che si oppone al devastante mega-aeroporto, ed hanno condiviso
altresi' la richiesta che sia rispettata la salute dei cittadini, che non si
devasti l'area del Bulicame, che Viterbo non venga "ciampinizzata", che non
si dissipino soldi pubblici per un'operazione meramente speculativa e
nociva, ma che invece i pubblici denari siano utilizzati per opere realmente
utili, come il miglioramento del trasporto pubblico e collettivo a beneficio
dei residenti, ed in particolare per il miglioramento delle ferrovie.
*
Una lettera al Presidente della Repubblica
Tra i materiali di documentazione diffusi nel corso dell'iniziativa anche
una "Lettera al Presidente della Repubblica" in cui venivano riassunti
alcuni dei principali argomenti di opposizione al mega-aeroporto dei nuovi
attila:
La realizzazione a Viterbo di un devastante mega-aeroporto per voli low cost
avrebbe i seguenti inaccettabili e disastrosi esiti:
a) grave nocumento per la salute della popolazione, come dimostrato dal
documento dell'Isde (International Society of Doctors for the Environment -
Italia) del 18 marzo 2008;
b) grave devastazione dell'area termale del Bulicame, peculiare bene
naturalistico e storico-culturale, terapeutico e sociale, economico e
simbolico, gia' citato da Dante nella Divina Commedia ed elemento
fondamentale dell'identita' di Viterbo;
c) grave impatto su un rilevante bene archeologico come l'emergenza in situ
del tracciato dell'antica via consolare Cassia, come ammesso dall'assessore
e vicepresidente della Regione Lazio Esterino Montino;
d) grave impatto inquinante sull'Orto botanico dell'Universita' degli Studi
della Tuscia, bene scientifico, di ricerca e didattico di cospicua
rilevanza;
e) grave impatto inquinante sulle colture agricole - di qualita' e
biologiche - insistenti nell'area maggiormente investita;
f) grave danno economico per la citta' con deprezzamento di attivita',
esercizi ed immobili;
g) conflitto con attivita' ed esigenze di interesse strategico nazionale
dell'Aeronautica Militare, come evidenziato da ultimo dal "Centro Studi
Tuscia per lo sviluppo di un aeroporto compatibile" in un recente documento
diffuso il 2 agosto 2008 in cui si afferma testualmente "l'incompatibilita'
tra l'intensa attivita' di aviazione civile commerciale e la permanenza di
un'attivita' di volo militare importante - quella della Cavalleria
dell'Aria - che rende Viterbo tra gli aeroporti militari di primaria
importanza strategica (come fissato da un recente decreto)" e come gia'
precedentemente puntualmente segnalato nella seduta del Consiglio comunale
di Viterbo del 25 luglio 2008;
h) immenso sperpero di fondi pubblici per un'opera nociva e distruttiva,
quando Viterbo e l'Alto Lazio hanno bisogno di ben altri interventi della
mano pubblica: e particolarmente di un forte sostegno a difesa e
valorizzazione dei beni ambientali e culturali, dell'agricoltura di
qualita', delle peculiari risorse locali; e per quanto concerne la mobilita'
un forte sostegno al trasporto ferroviario (riaprendo la linea
Civitavecchia-Capranica-Orte; potenziando la linea Viterbo-Orte; potenziando
la linea Viterbo-Capranica-Roma);
i) aggravamento di una condizione di servitu' per l'Alto Lazio, territorio
gia' gravato da pesantissime servitu' energetiche, militari e speculative e
da fenomeni di inquinamento ed aggressione criminale alla salute, alla
sicurezza e alla qualita' della vita dei cittadini;
l) concreto pericolo che l'opera veicoli interessi ed affari non
trasparenti, conflitti di interessi in figure investite di ruoli e funzioni
istituzionali, operazioni economiche illecite e penetrazione dei poteri
criminali, come segnalato da autorevoli figure istituzionali;
m) infine, poiche' il punto di riferimento da parte dei promotori dell'opera
e' il sedime di Ciampino e l'attivita' che in esso si svolge, si rileva come
proprio la situazione di Ciampino sia insostenibile e gravemente lesiva dei
piu' elementari diritti della popolazione locale, ed e' quindi evidentemente
scandaloso voler "ciampinizzare" un'altra citta' (occorre invece una
drastica e immediata riduzione dei voli su Ciampino).
A cio' si aggiunga che:
n) l'opera e' tuttora priva di adeguata progettazione, anzi della stessa
precisa definizione di collocazione e dimensioni, come ammesso dallo stesso
Consiglio comunale di Viterbo nella parte narrativa dell'atto deliberativo
n. 92 del 25 luglio 2008 in cui si afferma testualmente che "devesi fare
presente che a tutt'oggi non si conoscono ne' la lunghezza della pista che
potrebbe arrivare a superare i 3000 m, ne' il suo orientamento"; peraltro il
gia' citato "Centro Studi Tuscia per lo sviluppo di un aeroporto
compatibile" ha rilevato "l'impossibilita' oggettiva - dimostrata dagli
studi del nostro centro - di allungare la pista di almeno altri due
chilometri mantenendone l'orientamento e, tanto meno, di smantellare
l'attuale per costruirne altra - come sostenuto da ambienti dell'assessorato
al volo - disassata di 10 gradi verso nord o sud";
o) l'opera confligge con il Piano territoriale paesaggistico regionale e le
relative norme di salvaguardia, come riconosciuto dallo stesso Consiglio
comunale di Viterbo con l'atto deliberativo n. 92 del 25 luglio 2008;
p) l'opera e' totalmente priva di fondamentali verifiche e di fondamentali
requisiti previsti dalla legislazione italiana ed europea in materia di
Valutazione d'impatto ambientale, Valutazione ambientale strategica,
Valutazione d'impatto sulla salute.
Quanto alla procedura di individuazione di Viterbo come sede di un
devastante mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per
Roma:
q) la relazione ministeriale del novembre 2007 che ha dato il via ad una
serie di atti amministrativi successivi e' destituita di fondamento in punto
di diritto e di fatto, come dimostrato ad abundantiam da un documento del 18
gennaio 2008 del "Centro studi Demetra" che conclude la sua ampia
ricognizione dichiarando che "gli atti ministeriali risultano palesemente
affetti da gravi vizi di illegittimita' sotto il rilevato profilo
dell'eccesso di potere per carenza dell'istruttoria tecnica condotta dalla
commissione istituita presso il Ministero dei Trasporti";
r) non solo: quella relazione contiene dichiarazioni semplicemente
dereistiche e si rivela nel merito come non rispondente ad un'analisi
fattuale della realta' territoriale: essa infatti ignora del tutto il fatto
che il sedime indicato ricade nel cuore dell'area termale del Bulicame e a
ridosso di emergenze archelogiche, naturalistiche, scientifiche, culturali,
agricole, terapeutiche, economiche ed insediative tali da rendere l'opera
ipso facto irrealizzabile; cadendo quindi la validita' di quella relazione,
cadono con essa tutti gli atti amministrativi conseguenti, viziati in radice
dal vizio dell'atto presupposto e fondativo;
s) peraltro la stessa compagnia aerea Ryan Air - che nelle dichiarazioni dei
proponenti l'opera avrebbe dovuto essere il soggetto imprenditoriale maggior
fruitore della nuova struttura aeroportuale - ha esplicitamente dichiarato
di non intendere affatto trasferire la sua attivita' nell'eventuale scalo
viterbese (cfr. intervista trasmessa dalla Rai il 27 aprile 2008 nell'ambito
del programma "Report").
Infine:
t) realizzare un nuovo mega-aeroporto e' insensato alla luce della
situazione aeroportuale italiana (cfr. la gia' citata inchiesta televisiva
della Rai ("Report", 27 aprile 2008);
u) realizzare un nuovo mega-aeroporto e' insensato alla luce dell'attuale
trend del trasporto aereo internazionale (cfr. ad esempio l'intervento
dell'europarlamentare Giulietto Chiesa del primo luglio 2008 che rinvia tra
l'altro a un servizio dell'"International Herald Tribune" del 28-29 giugno
2008);
v) realizzare un nuovo mega-aeroporto e' insensato alla luce dell'esigenza
di ridurre il trasporto aereo per ridurre il surriscaldamento globale del
clima (come richiesto dall'Onu, dalla comunita' scientifica internazionale,
dagli statisti piu' avvertiti);
z) occorre procedere alla riduzione drastica e immediata del trasporto aereo
(particolarmente a fini di diporto), come richiesto da interventi di
autorevoli personalita' come i premi Nobel Desmond Tutu e Wangari Maathai; e
sostenere invece un modello di mobilita' piu' adeguato, sostenibile e
democratico.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 620 del 26 ottobre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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