Minime. 736



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 736 del 19 febbraio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Solo la nonviolenza
2. Peppe Sini: La nave e il cammello. Un appello al parlamento e agli enti
locali
3. Farid Adly: Pacchetto di insicurezza permanente
4. Giuseppe Barone: Il silenzio e' complice
5. Daniela Binello: Una deriva razzista
6. Michele Boato: Quale sicurezza?
7. Mihai Mircea Butcovan: Di che cosa dovremmo aver paura
8. Alessio Di Florio: Chi e' il criminale?
9. Floriana Lipparini: In questo buio
10. Paola Mancinelli: Nomos del sangue?
11. Mario Martini: Il senso dell'umano
12. Brunetto Salvarani: La paura e l'odio
13. L'appello dei costituzionalisti: Difendiamo la Carta costituzionale
14. Dell'uccidere
15. L'avvocato
16. Valentino Parlato presenta "Il mio Novecento" di Angelo Del Boca
17. La "Carta" del Movimento Nonviolento
18. Per saperne di piu'

1. LE ULTIME COSE: SOLO LA NONVIOLENZA

Solo la nonviolenza puo' contrastare l'imbarbarimento.
La nonviolenza: costruzione della pace con mezzi pacifici.
La nonviolenza: costruzione della giustizia con mezzi giusti.
La nonviolenza: riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri
umani.
La nonviolenza: comune responsabilita' per il mondo che e' comune.
La nonviolenza: che invera la promessa, la speranza, la profezia giurata e
scritta nella Costituzione della Repubblica Italiana con il sangue degli
assassinati dalla barbarie nazifascista.
La nonviolenza: che chiede proprio a te di essere tu il cambiamento che
vorresti vedere nel mondo.

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA NAVE E IL CAMMELLO. UN APPELLO AL PARLAMENTO E
AGLI  ENTI LOCALI

Il cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato dal Senato della Repubblica il
5 febbraio scorso e che dovra' ora essere esaminato dalla Camera dei
Deputati e' un pericoloso guazzabuglio di propaganda, deliri e illegalita'.
In una farraginosa congerie di provvedimenti contraddittori esso reca alcune
norme (ma meglio sarebbe definrle pseudo-norme, poiche' esse contraddicono
al principio di legalita' essendo palesemente in contrasto con la
Costituzione della Repubblica Italiana) non solo insensate, ma istigatrici
al crimine ovvero del crimine favoreggiatrici.
*
Le legittimazione delle "ronde" di indigeni maneschi del tutto fuori
controllo e' un avallo all'attivita' delle squadracce di picchiatori che in
questi ultimi mesi hanno commesso crimini fin abominevoli.
L'istigazione ai medici affinche' agiscano contro i loro pazienti e violino
il loro codice deontologico professionale (e lo stesso "Giuramento di
Ippocrate" che si tramanda fin dall'antichita') e' un tratto di ripugnante
barbarie.
I provvedimenti amministrativi contro chi e' senza casa aggiungono
umiliazione e violenza a persone che gia' violenza e umiliazione subiscono,
e che dallo stato dovrebbero avere soccorso, non persecuzione.
Le norme vessatrici contro gli immigrati giungono a picchi di protervia e
crudelta' che si stenta a credere che il Senato possa averle anche solo
esaminate senza che i senatori si sentissero sprofondare per la vergogna.
Ed infine, come e' stato autorevolmente dimostrato, questo insieme di
provvedimenti non solo non garantira' sicurezza, ma provochera' ulteriore
insicurezza, ulteriore violenza, ulteriori crimini, ulteriore disagio e
sofferenza per tutti.
*
Aggiungo quindi la mia voce alle tante che gia' si sono levate per chiedere
che la Camera dei Deputati respinga tutti quegli articoli del disegno di
legge citato che sono in contrasto con la Costituzione, che sono
evidentemente dettati da turpe razzismo, brutale stupidita' e tracotante
malafede, che costituiscono atti di sopraffazione e crudelta' nei confronti
di chi ha invece bisogno di aiuto e diritto all'assistenza.
E sollecito anch'io gli Enti locali ad approvare mozioni rivolte al Governo
e al Parlamento affinche' si recede dal commettere un folle errore e una
sciagurata violenza.
La sicurezza comune si promuove garantendo diritti e doveri per tutti,
assistendo chi e' nel bisogno e contrastando il crimine, opponendosi ad ogni
delitto ed iniquita', rispettando e promovendo i diritti umani di tutti gli
esseri umani.

3. UNA SOLA UMANITA'. FARID ADLY: PACCHETTO DI INSICUREZZA PERMANENTE
[Ringraziamo Farid Adly (per contatti: anbamed at katamail.com) per questo
intervento]

Credo che di fronte al fallimento di questo governo delle destre in materia
di sicurezza e di immigrazione, sia necessario chiedere le dimissioni del
ministro dell'Interno, del sindaco di Roma, ed in seguito alla condanna
dell'avvocato inglese Mills, anche del premier Berlusconi. E' un'azione
nonviolenta determinata, mirata e mobilitante.
Questi persone, oltre ad essere "cattivisti", per loro stessa ammissione,
sono anche incapaci di far fronte al bene dei cittadini, secondo quanto da
loro politici orrendamente prestabilito con l'uso dell'esercito, le ronde,
il far giustizia da se' e la repressione dura contro gli ultimi.
Questi signori hanno incitato e incitano alla violenza e all'odio contro il
diverso, parlano alla pancia della gente, sorretti da media compiacenti, per
trasformare in voti l'abbrutimento della societa' italiana. Sono riusciti a
trasformare l'odiosa violenza contro le donne in una leva per il razzismo.
Contro questa strategia non possiamo - noi societa' civile democratica e
solidale - fare discorsi generici sulla solidarieta' e sull'amore tra i
popoli, non e' piu' percepibile dagli orecchi induriti dalle bestialita'
delle destre. Dobbiamo ribaltare l'argomento: "Vi hanno ingannato, hanno
sfruttato il vostro bisogno di sicurezza, ma sono falliti e quindi se ne
devono andare".
Se avessimo rappresentanti, degni di questa qualifica, in Parlamento
dovrebbero fare altrettanto. E non mancherebbero loro gli argomenti a
sostegno di una simile campagna martellante.
La discussione sul cosiddetto pacchetto sicurezza e' il momento. E' un
documento pericoloso per la stessa societa' italiana, perche' attenua i
vincoli di solidarieta' sociale e insinua come fenomeno di massa l'odio per
i piu' bisognosi. L'emendamento sulle cure sanitarie poi e' un elemento di
pericolo pubblico per tutti, perche' la diffusione delle malattie non
conosce frontiere. E' un cattivismo stupido perche' autocastrante. Si devono
mandare a casa i suoi portatori.

4. UNA SOLA UMANITA'. GIUSEPPE BARONE: IL SILENZIO E' COMPLICE
[Ringraziamo Giuseppe Barone (per contatti: giusbarone at gmail.com) per questo
intervento]

Le cronache di queste giornate ci stanno restituendo parole che speravamo
consegnate per sempre alle pagine piu' cupe dei libri di storia.
In nome di una supposta maggior "sicurezza" si stanno facendo a pezzi
diritti elementari delle persone: la nostra Costituzione repubblicana, ben
oltre i roboanti proclami, viene giorno dopo giorno svuotata e riscritta, a
colpi di decreti.
Ciascuno di noi e' chiamato a far sentire il proprio dissenso, a prender
posizione, a tentare di porre un argine al dilagare del localismo razzista,
alla riduzione drammatica e costante di ogni spazio di convivenza civile e
democratica.
Il silenzio e' complice.
Dai maestri della nonviolenza abbiamo imparato che non si deve obbedire a
una legge ingiusta: sara' essenziale cercare di individuare insieme le forme
piu' opportune ed efficaci di disobbedienza a tutte quelle norme che negano
i diritti e la vita stessa delle persone.

5. UNA SOLA UMANITA'. DANIELA BINELLO: UNA DERIVA RAZZISTA
[Ringraziamo Daniela Binello (per contatti: blusole.db at gmail.com) per questo
intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale]

Sull'argomento del "pacchetto sicurezza" non saprei cosa si possa aggiungere
oltre a quanto e' gia' stato ampiamente scandito e ribadito sulla deriva
razzista, incurante perfino della salute umana, che simili norme hanno
stabilito.
Mi pare, inoltre, che gli ultimi eventi siano - se ce ne fosse stato
bisogno - un ulteriore cattivo segno di come simili derive possano solo
peggiorare le cose...
Sarebbe opportuno anche invocare un intervento da parte dell'Unione Europea
nei confronti dell'Italia: ad esempio sulla parte che riguarda la facolta'
di denunciare gli immigrati che si rivolgono al Pronto Soccorso, cosa che
credo violi qualsiasi diritto umanitario e internazionale (e l'obbligo
deontologico a curare e soccorrere chiunque si trovi in condizioni di
necessita').

6. UNA SOLA UMANITA'. MICHELE BOATO: QUALE SICUREZZA?
[Ringraziamo Michele Boato (per contatti: micheleboato at tin.it) per questo
intervento]

Sono il senso di giustizia, un forte patrimonio culturale, il rispetto e la
solidarieta' reciproca che rendono sicura una comunita'.
Il violento, l'approfittatore, il devastatore, di qualsiasi eta' o
nazionalita' sia, va isolato, educato, punito, senza abbrutire l'insieme
della societa', senza militarizzarci, perche' ne faremmo le spese tutti
(cosi' purtroppo accade dove - un bel po' di mondo - non si rispettano le
leggi, se non quella del piu' forte, e anche nei civilissimi Stati Uniti
d'America, a causa del mito di "farsi giustizia da se'").
Il "pacchetto sicurezza" approvato al Senato, e ora in discussione alla
Camera, non va certo nella direzione giusta; punta ad un'ulteriore aumento
del tasso di violenza nella nostra societa'; va completamente cambiato se
non vogliamo tornare alla barbarie.

7. UNA SOLA UMANITA'. MIHAI MIRCEA BUTCOVAN: DI CHE COSA DOVREMMO AVER PAURA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 febbraio 2009]

Ancora una volta gli ultimi stupri di donne hanno riportato in primo piano,
paradossalmente, invece del principio dell'inviolabilita' del corpo e della
mente delle donne, la questione della nazionalita' dello stupratore. Di
nuovo si pensa che la violenza sulle donne arrivi quasi esclusivamente con
lo straniero, specialmente con il romeno, certamente meno "perbene" di
quanto non sia lo stupratore italiano.
Ma urge una riflessione piu' ampia, prima di finire nelle solite
semplificazioni che finora non hanno portato altro che dibattiti e
provvedimenti emergenziali, raramente soluzioni concrete che possano
invertire la tendenza a considerare la donna, quando non oggetto, comunque
soggetto di diritti inferiori.
Perche' il periodico "allarme stupri" e' soltanto una parte di un piu'
esteso "allarme sicurezza" a cui assistiamo da qualche anno nel Belpaese. Un
"allarme sicurezza" che poi sembra giustificare spedizioni punitive e
giustizia "fai da te" ma anche l'approvazione di misure restrittive della
liberta' delle persone in nome della liberta' delle persone.
Ricevo in questi giorni molti messaggi di preoccupazione da parte di
connazionali romeni. Hanno paura di... quelli che hanno paura e che "per
paura" incendiano corpi, negozi, sentimenti e tutto quello che abbia a che
fare con l'immigrazione. In questi giorni mi giungono anche molti messaggi
di solidarieta'. Arrivano da parte di alcuni connazionali italiani. Sono
preoccupati per il futuro e per il crescendo dell'intensita' di un vento
razzista. E hanno loro stessi paura di quella gente che, ben ammaestrata da
slogan politici e ben intontita dalla televisione, ha nuovamente paura dei
romeni, dello straniero, dello sconosciuto. E forse anche del futuro.
L'efferatezza di certi delitti e di certe violenze non si discute. Ma
dovremmo indignarci a prescindere dalla nazionalita' dell'autore del reato.
Anche quando lo stupratore arriva da cosiddette "famiglie perbene"
italo-italiane. Anche quando la donna e' molestata nelle case, nei luoghi di
lavoro, nel linguaggio e nella "concessione di quote rosa"...
Vedo in questi giorni alcuni cittadini italiani inclini a ronde di
sicofanti, pronti a farsi giustizia da soli, propensi ai linciaggi in
strada. Forse c'e' la percezione di una giustizia che non funziona?
In Italia non e' poi cosi' infrequente vedere altri cittadini impedire alla
polizia di eseguire il mandato d'arresto nei confronti di mafiosi o
criminali. Forse c'e' la percezione di una giustizia che non deve
funzionare?
Alimentato da molti leader politici si sta elettrizzando il clima nei
confronti degli immigrati. E allora si usano, un tanto al chilo, parole come
extracomunitari, clandestini, immigrati, stranieri, romeni, rom, per fare
paura e per distrarre l'opinione pubblica. Ma un giorno non basteranno piu'
tali parole per giustificare il degrado progressivo di questo paese.
Sono anni che traduciamo la Costituzione italiana nelle lingue degli
immigrati. Vogliamo che la imparino prima o meglio dei cittadini con diritto
di voto? E congediamo ancora, con diritto di voto, maturandi italiani verso
le universita' senza aver mai parlato loro della legge per eccellenza. Pero'
molti cittadini chiedono al governo leggi per la sicurezza. E sono li' ad
applaudire a leggi che, qualcuno li ha convinti, assicureranno loro...
sicurezza.
Nel paese c'e' un problema sicurezza? Questo e' legato in modo indissolubile
agli immigrati e ai romeni? Penso che anche Roberto Saviano abbia un
"problema sicurezza". C'entrano gli immigrati? C'entrano i romeni? Anche
certi giudici, tutori della legalita', che si chiamavano Falcone e
Borsellino, avevano un problema sicurezza. Anche i loro agenti di scorta
avevano un problema sicurezza. Senza paura sono saltati per aria insieme ai
giudici che proteggevano. Non certo dagli immigrati.
Spesso anche i poliziotti o i carabinieri, nell'eseguire arresti o mandati
di perquisizione si ritrovano con un problema sicurezza quando gruppi di
cittadini vogliono salvare, questa volta dall'arresto, delinquenti recidivi.
Hanno piu' di un problema di sicurezza i lavoratori e le lavoratrici senza
tutele che s'infortunano o muoiono sul luogo di lavoro, quel lavoro che
fonda la repubblica democratica e che scompare sempre piu' nelle fauci di
una crisi annunciata.
E nel frattempo la paura dilaga. L'allarme produce paura nei cittadini che
poi apprezzano nuove misure per la propria sicurezza. Senza rendersi conto
che dentro a quelle misure, che sembrano fatte per "arginare l'invasione
degli immigrati", si celano restrizioni della loro stessa liberta'. Si
dovrebbe, certo, ripartire dalla legalita', questo ci ricordavano i giudici
di cui sopra, questo suggeriva anche Roberto Saviano. Ma alcuni loro
connazionali non l'hanno presa bene.
Sono costretto ancora a ricordare che la responsabilita' e' individuale
prima di essere collettiva, che non si puo' condannare un intero popolo, non
si possono criminalizzare tutte le persone accomunate dal caso di essere
nati in un luogo piuttosto che in un altro, in un paese di benessere
piuttosto che di disagio profondo.
Eppure si terrorizza un paese intero con l'allarme sicurezza che deriverebbe
dalla presenza di stranieri in Italia. Di questo terrorismo psicologico e di
questo uso della comunicazione pubblica dovremmo avere paura.
Gli immigrati: quando sono vittime si dimentica la loro nazionalita', quando
sono carnefici la loro provenienza viene enfatizzata in modo strumentale. Di
questo modo di fare informazione dovremmo avere paura. E reagire con la
conoscenza reciproca, che richiede sforzo, spazi editoriali, vetrine e
finestre aperte sull'altro. A partire dalle finestre aperte sulla nostra
storia. Per non essere costretti a subirla nuovamente, nei suoi aspetti piu'
drammatici. E per non farci piu' la guerra. Di quest'ultima dovremmo avere
paura.
Ma pure i miei connazionali romeni dovrebbero ricordare i momenti in cui
alcuni di loro chiedevano a gran voce ai giornali italiani di specificare
che certi cittadini romeni autori di reato erano "rom". Li avevo avvertiti:
sarebbero stati poi vittime dello stesso modus operandi suggerito ai
mass-media italiani. Che cosa sarebbe successo il giorno in cui i
delinquenti sarebbero stati "romeni doc"? Non abbiamo dovuto aspettare molto
per scoprirlo.
Gli ultimi provvedimenti in chiave sicurezza minacciano, questo si', i
valori fondamentali della Costituzione italiana. Non l'abbiamo ancora
applicata per intero. Si muore ancora, con o senza scorta, per difenderne i
valori e gia' vogliamo cambiarla. Di quest'ultima prospettiva dovremmo avere
molta paura.

8. UNA SOLA UMANITA'. ALESSIO DI FLORIO: CHI E' IL CRIMINALE?
[Ringraziamo Alessio Di Florio (per contatti: ahimsashalom at yahoo.it) per
questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale]

Accolgo ben volentieri l'invito a pronunciarsi e impegnarsi in nome della
solidarieta' e dell'internazionalismo, luci preziose della nonviolenza in
questa buia epoca di violenti e truculenti pupari. Tanta e' l'indignazione,
la voglia di denunciare quello che accade.
Ma qualsiasi cosa il fascismo e il razzismo istituzionalizzato possano
inventarsi hanno gia' perso. Perche' la speranza, l'umanita', la
solidarieta', la dignita' scavalcheranno sempre qualsiasi barriera,
abbatteranno qualsiasi frontiera.
Noi dobbiamo raccogliere l'urlo, le richieste dei nostri fratelli e sorelle,
e farlo nostro. Nostro con i colori, le speranze, le costruzioni della
nonviolenza e della solidarieta' internazionale. Accanto alla denuncia, allo
smascheramento dell'ipocrisia e della violenza, non lasciamo mai che il buio
soffochi il colore, che la violenza sostituisca la nonviolenza, l'odio
l'amore per la vita.
In un editoriale per il sito di "Peacelink" ho scritto alcuni giorni fa che
l'unica sicurezza e' la dignita' umana... Garantire i diritti umani e la
dignita' di ogni migrante, cancellare gli abusi e i soprusi... Ma non c'e'
peggior sordo di chi non vuol sentire. Il ministro dell'Interno, nei giorni
in cui un ragazzo indiano e' stato pestato e arso vivo da quattro ragazzi
della "societa' bene" ha dichiarato che e' finita l'era del buonimo, che con
i clandestini bisogna essere cattivi. Il Senato ha approvato un "pacchetto
sicurezza" che aumenta i costi per il rinnovo del permesso di soggiorno e ha
realizzato due abomini giuridici e umani: il reato di clandestinita' e la
legittimazione delle cosiddette "ronde".
La realta' dei fatti, il diritto e la ragione umana chiedono a gran voce
umanita', solidarieta', accoglienza. Il governo risponde con provvedimenti
criminalizzanti e criminogeni, razzisti e disumani, basati sull'assunto del
migrante certamente criminale (e se non lo e' il reato vien creato ad hoc).
Negli ultimi undici anni, dalla sciagurata legge Turco-Napolitano che
istitui' i Cpt - campi di concentramento, luoghi del non-diritto - ad oggi,
tutte le politiche sicuritarie hanno fallito. Il controllo sociale, la
repressione, la negazione dei diritti sono fallimentari. Le frontiere e le
barriere non potranno mai fermare la richiesta di dignita' e solidarieta'
che arriva dai Paesi in guerra (guerra che sono causate dalle armi, dagli
eserciti, dai traffici delle multinazionali), dai Paesi vittime delle
politiche dei poteri dominanti.
L'essere umano e' libero per definizione e tale rimarra' sempre. Tentera'
sempre di scavalcare qualsiasi ostacolo, qualsiasi gabbia, e vi riuscira'. E
non puo' essere, non deve essere, considerato criminale chi cerca cibo per
la propria famiglia, un lavoro e rispetto.
Criminale e' chi specula sulle tragedie, chi massacra di botte e rinchiude
persone inermi e civili. Criminali sono le mafie, i trafficanti di droga,
gli sfruttatori della prostituzione... 40.000 occidentali ogni anno giungono
nel Sud Est asiatico. La loro meta sono squallidi bordelli dove pagano per
violentare bambine e bambini inermi. Si chiama pedofilia. Ma la definiscono
turismo. Ricordiamocelo mentre attraversiamo le strade delle citta'. Quando
ci capitera' di veder passare dall'altro lato un migrante dai tratti
somatici asiatici. E quando sentiremo persone raccontare il loro viaggio di
piacere nel Sud-Est asiatico. E domandiamoci: chi e' il criminale?

9. UNA SOLA UMANITA'. FLORIANA LIPPARINI: IN QUESTO BUIO
[Ringraziamo Floriana Lipparini (per contatti: effe.elle at fastwebnet.it) per
questo intervento]

Regredita a un infantile culto della personalita' del capo, errore che gia'
una volta nella storia del Novecento ci ha trascinato nella tragedia, la
maggioranza di questo paese ha perso ogni capacita' critica ed ha
masochisticamente chiuso gli occhi di fronte all'avanzare di un regime
autoritario che nulla ha a cuore oltre ai propri interessi.
Non piu' una collettivita' ricca di individui pensanti, ma una massa
obbediente e cieca, incapace di capire quanto sia usata, sfruttata, beffata
e persino ridicolizzata di fronte al mondo. Passiva e inerte, consenziente
alla propria rovina.
In questo paese sembra enfatizzarsi il peggio di un sistema padronale e
neopatriarcale, che in altri luoghi conosce almeno contrappesi e limiti. Una
debacle civile che spinge a chiedersi quanto avra' contato l'assenza di una
seria opposizione, quanto avra' contato l'incapacita' di stare insieme delle
sinistre critiche, quanto avra' contato la difficolta' delle donne a
superare le differenze per parlare, quando occorre, con voce concorde.
Eppure, tante e tanti hanno parlato, hanno scritto, hanno protestato, hanno
denunciato... Ma non e' bastato a risvegliare le coscienze.
Mi chiedo quanto si puo' resistere in situazioni di profonda estraneita'
rispetto al tempo e al contesto in cui si vive, e all'impossibilita' di
sentirsi parte della comunita' in cui il destino ti ha gettato. Un profondo
disagio che, forse, puo' aiutarci a capire cosa significhi vivere da persone
"straniere" in un paese dove si arriva sperando in una vita migliore per se'
e per la propria famiglia, e si trova invece l'esclusione.
Come salvarsi in questo buio? Quali strategie adottare per sopravvivere alla
perdita di senso della vita collettiva, ostaggio di una maggioranza
legiferante che sta trasformando questo paese in una fortezza ostile, nemica
di se stessa perche' priva di cuore, di sentimenti, di liberta', di
umanita', di indipendenza, di giustizia, di accoglienza, di ospitalita', di
compassione?
Bastera' continuare ostinatamente a leggere, ad ascoltare musica, a  curare
le cose della vita di tutti i giorni? Bastera' continuare ostinatamente a
coltivare le relazioni, a dirsi cio' che viene dal profondo, a scambiare e
condividere con persone amiche tutto cio' che di fronte al cosiddetto senso
comune sembra trasformarsi in eresia? Basteranno i gesti concreti di
disobbedienza civile rispetto alle norme razziste?
Il coraggio di insistere sulla lunga strada della ricostruzione di una
coscienza civile di base, lontano dalle alchimie elettorali e dalle
conventicole di potere, mi sembra onestamente l'unica scelta possibile. La
ricostruzione di uno "spazio pubblico": attenzione, non una piazza urlante
gestita da un capopopolo, ebbra di slogan populisti e demagogici, il che
costituirebbe una falsa democrazia e una trappola, ma al contrario un'agora'
nel senso autentico del termine, ossia il luogo della polis in cui cittadine
e cittadini liberamente dibattono fra loro le questioni del bene comune e
prendono decisioni meditate e partecipate, rispettose della pluralita', come
suggeriva Hannah Arendt.
Senza questa sfera intermedia tra la cittadinanza e le istituzioni, una
sfera di vicinanza e di conoscenza dei problemi, perche' diffusa sul
territorio, una sfera di partecipazione e di indipendenza perche' slegata
dai partiti, il potere della casta padrona dilaga e divora ogni cosa, anche
i partiti.

10. UNA SOLA UMANITA'. PAOLA MANCINELLI: NOMOS DEL SANGUE?
[Ringraziamo Paola Mancinelli (per contatti: mancinellipaola at libero.it) per
questo intervento]

L'uomo e' antiquato, recita il titolo di un'opera notevole di Guenther
Anders, che indaga la prospettiva antropologica nell'era post-industriale.
Varrebbe la pena di chiedersi se questo essere antiquato non possa leggersi
in sinossi con l'idea di inattualita' di Nietzsche, che, nonostante tutto,
si erge come riserva critica di una civilta' ubriaca di ideologie: quella
del progresso, quella della massificazione, in modo tale da schiudere, per
un mondo intorpidito, una profezia del possibile.
Oggi la civilta' post-illuministica e' altrettanto intorpidita dalla
categoria della sicurezza, su cui e' pronta persino a sacrificare le idee
cardine di dignita' e liberta', ma forse si e' resa anche impermeabile a
qualsivoglia sollecitazione critica, e questo e' tanto piu' vero, quanto
piu' si osserva la metamorfosi della politica, da spazio dialogico del
riconoscimento, protetto dalla violenza, come gia' Hannah Arendt ebbe a dire
chiosando Aristotele, a quello di un'incessante rivendicazione di identita'
contrapposte. Quest'ultima, peraltro, mostra tutta la sua deformante potenza
ideologica, sia nell'ambito del governo e del bene comune, sia in quello
delle leggi che di fatto vengono piegate alla discriminazione.
Mi riferisco a quelle che concernono gli immigrati, esposti nella loro nuda
vita alla detenzione in veri e propri lager (fondamentali a tal proposito le
riflessioni del filosofo Giorgio Agamben), passibili persino di denuncia da
parte dei medici che dovrebbero peraltro contravvenire al giuramento di
Ippocrate, criterio princeps della loro deontologia.
Tutto questo perche' in nome della sicurezza si e' disposti a sacrificare la
liberta'. Ora, mi chiedo se questa non sia la prevalenza della logica del
capro espiatorio, eretta come principio di fondazione delle citta' antiche e
intrisa di jus sanguinis et loci. Come al solito, nei momenti di crisi, le
societa' non esitano a invocare dinamiche sacrificali che colpiscono di
fatto i deboli e gli ultimi, gia' defraudati da politiche coloniali prima,
da una cultura intrisa di darwinismo economico e sociale, di allergia al
diverso e di ignoranza delle autentiche conquiste di civilta' e dignita'
riconosciute da tutte le costituzioni degli stati democratici. Mi chiedo
ancora se possiamo davvero pensare di vivere in un'epoca storica dove le
ideologie hanno cessato di dettare le loro condizioni, mentre si
ripropongono fantasmi che hanno fatto parlare, giustamente, di leggi
razziali.
Il problema non e' tanto la mancanza di memoria storica, che pure sta
dilagando come una piaga civile, quanto anche e soprattutto la mancanza di
elaborazione critica di essa, che, in tal caso, sarebbe familiare dell'oblio
indifferente, causa determinante il sonno della ragione.
Dinanzi a questo sarebbe forse importante invocare l'idea ebraico-biblica
dell'ospitalita', per cui la patria che non muore e' quella dove ci si
rapporta con giustizia all'altro, e dove il diritto di Abele, fondato sulla
dignita' creaturale rende possibile anche un diritto di Caino, come promessa
di riscatto. La Bibbia aveva gia' un paradigma universalistico di prassi
politica. Dov'e' finito?

11. UNA SOLA UMANITA'. MARIO MARTINI: IL SENSO DELL'UMANO
[Ringraziamo Mario Martini (per contatti: martini.fil at alice.it) per questo
intervento]

Ho gia' firmato, contro il pacchetto sicurezza del governo, un appello in
cui si diceva che la terra di San Francesco ("cum tucte le tue creature") e
di Aldo Capitini ("la realta' di tutti") non puo' ammettere che si trattino
alcuni esseri umani come inferiori ad altri.
Aggiungo che discriminare e respingere gli extracomunitari che ci chiedono
pane e lavoro  implica atti violenti e percio' disumani.
Accettarlo significa alimentare la cultura della violenza che sta
paurosamente diffondendosi  nel nostro Paese. Si sta abbassando la soglia di
sensibilita' del nostro senso dell'umano, per cui non ci accorgiamo che
stiamo rendendoci complici di questa cultura: respingiamola!

12. UNA SOLA UMANITA'. BRUNETTO SALVARANI: LA PAURA E L'ODIO
[Ringraziamo Brunetto Salvarani (per contatti: brunetto at carpinet.biz) per
questo intervento]

"...piu' d'una volta ho avuto la sensazione che la tolleranza zero servisse
a giustificare l'intolleranza. L'intolleranza verso l'estraneo, verso chi la
pensa diversamente, appartiene ad altre culture o ha altre convinzioni
religiose. Guardiamo tutto con occhiali appannati dalla paura. E l'odio,
purtroppo, e' legato anche alle strumentalita' di cui si e' data prova" (dal
"Corriere della sera" del 2 febbriano 2009, intervista a Giuseppe Pisanu,
gia' ministro dell'Interno e con una lunga militanza democristiana alle
spalle).
Si augurava il grande Pintor: "Non moriremo democristiani". Gia', non
moriremo democristiani. Purtroppo. (Brunetto Salvarani, mai iscritto ne'
elettore democristiano).

13. DOCUMENTI. L'APPELLO DEI COSTITUZIONALISTI: DIFENDIAMO LA CARTA
COSTITUZIONALE
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

I sottoscritti professori ordinari di diritto costituzionale e di discipline
equivalenti, fortemente allarmati per lo stato di grave contrapposizione
istituzionale tra il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Presidente
della Repubblica, nel sottolineare la correttezza del Presidente della
Repubblica nell'esercizio delle sue funzioni di garanzia in conformita' con
la nostra Costituzione e con la prassi repubblicana, manifestano la propria
preoccupazione per ogni tentativo di ulteriore ampliamento dei poteri del
Governo in materia di decretazione d'urgenza, che gia' di per se' non
trovano l'eguale nella prassi delle altre democrazie costituzionali nonche'
per il tentativo di delegittimazione in atto della vigente Carta
costituzionale e del suo spirito democratico.
*
Gianni Ferrara, Gaetano Azzariti, Massimo Luciani, Alessandro Pace, Cesare
Pinelli, Giuseppe Ugo Rescigno, Federico Sorrentino, Gustavo Zagrebelsky,
Enzo Cheli, Michele Scudiero, Adele Anzon, Michela Manetti, Stefano Sicardi,
Francesco Bilancia, Alessandro Pizzorusso, Lorenzo Chieffi, Massimo Villone,
Vittorio Angiolini, Paolo Caretti, Roberto Romboli, Antonio D'Andrea, Sandro
Staiano, Saverio Regasto, Roberto Borrello, Renato Balduzzi, Marco Ruotolo,
Mario Dogliani, Alfonso Di Giovine, Antonio Saitta, Alberto Lucarelli, Enzo
Balboni, Antonio D'Atena, Fulco Lanchester, Sergio Lariccia, Maurizio
Pedrazza Gorlero, Mario Demuro, Antonio Ruggeri, Mario Fiorillo, Stefano
Grassi, Antonino Spadaro, Barbara Pezzini, Enrico Grosso, Antonio Saitta,
Augusto Cerri, Giancarlo Rolla, Saulle Panizza, Franco Bassanini, Antonio
Zorzi Giustiniani, Paolo Carnevale, Margherita Raveraira, Maria Cristina
Grisolia, Ferdinando Pinto, Giovanni Cocco, Riccardo Guastini, Guerino
D'Ignazio, Maria Agostina Cabiddu, Luigi Ventura, Giovanni Di Cosimo,
Ernesto Bettinelli, Roberto Pinardi, Gladio Gemma, Giuditta Brunelli, Andrea
Pugiotto, Omar Chessa, Anna Marzanati, Silvio Gambino, Raffaele Bifulco,
Alessandro Torre, Salvatore Prisco, Gian Candido De Martin, Rolando Tarchi,
Roberto Miccu', Giovanni Serges, Roberto Bin, Massimo Carli, Carmela
Salazar, Tania Groppi, Paolo Giangaspero, Antonio Cantaro, Pasquale
Costanzo, Marcello Cecchetti, Andrea Giorgis, Marina Calamo Specchia, Paolo
Cavaleri, Antonio D'Aloia, Umberto Allegretti, Massimo Siclari, Sara
Volterra, Vincenzo Cocozza, Roberto Toniatti, Pietro Ciarlo, Salvatore
Bellomia, Francesco Rigano, Pasquale Ciriello, Carmine Pepe, Sergio Bartole,
Lorenza Carlassare, Andrea Manzella, Roberto Zaccaria, Stefano Merlini,
Francesco Rimoli, Stefano Maria Cicconetti, Maurizio Oliviero, Mauro Volpi,
Luigi D'Andrea, Francesco Cerrone, Silvia Niccolai.

14. LE ULTIME COSE. DELL'UCCIDERE

Si dovrebbe dare la propria approvazione solo a cio' che si e' disposti a
fare personalmente. Io non sono disposto ad uccidere.

15. LE ULTIME COSE. L'AVVOCATO

Condannato l'avvocato.
E il cliente?

16. LIBRI. VALENTINO PARLATO PRESENTA "IL MIO NOVECENTO" DI ANGELO DEL BOCA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 febbraio 2009 col titolo "Esploratore
d'Africa" e il sommario "Il mio Novecento, autobiografia di Angelo Del Boca.
Con al centro il 'continente nero' e le sue grandi figure"]

Questo Il mio Novecento di Angelo Del Boca (di quasi seicento pagine) e' uno
straordinario e affascinante racconto autobiografico, e non credo solo per i
suoi coetanei. Io sono un po' piu' giovane (di poco) ma leggendo queste
pagine mi ritrovo nella mia passata giovinezza. Di quel che un giovane di
diciassette anni percepiva della caduta del fascismo, di piazza Loreto e del
bunker di Hitler. Io questa straordinaria storia non l'ho cominciata nella
valle Antigorio, ma a Tripoli, in Libia. Un paese nel quale Del Boca e'
stato e ha lavorato (importante e ancora attuale la sua intervista a
Gheddafi) e ha lasciato forti e splendidi legami di amicizia. Penso alla
straordinaria generosita' di Giuma Belker, che e' l'italo-libico (ha
studiato all'Universita' di Perugia, ma e' rimasto profondamente libico),
che anche io ho avuto, in Libia, come guida discreta e straordinaria. Certo
la mia libicita' mi avvicina molto a Del Boca, che questo paese ha visto e
ha capito e del quale ha ricordato la storia e la barbarie di noi "italiani
brava gente", che abbiamo impiccato gasato e deportato con il presunto
orgoglio di essere un "paese civile" che aveva a che fare con dei selvaggi.
Quella di Del Boca e' la migliore e piu' efficace analisi della nostra
barbarie tutta italiana.
Angelo Del Boca con questa sua straordinaria narrazione (nella quale si
incastonano benissimo scritti precedenti) ci rende un po' piu'
contemporanei, cioe' nella storia. La sintesi in versi (e Del Boca non e'
poeta di professione) di viaggi e vita e' assolutamente sintetica ed
espressiva. "Lavorare non stanca" potrebbe essere il titolo di una sua
biografia di uomo, di storico, di viaggiatore e di scrittore. Del Boca, nel
racconto del suo Novecento, non esita a riprodurre scritti del passato,
anche di molti anni fa. Si tratta di un esercizio che nel nostro mondo
giornalistico pochi potrebbero permettersi di ripetere perche' incapaci di
verificare, nella distanza del tempo, la conferma del punto di vista, la
capacita' di previsione. Che Angelo Del Boca ha avuto, con profondita' di
analisi per i sommovimenti dei continenti che ha attraversato e che lo hanno
attraversato, in primo luogo sull'Africa delle guerre di liberazione
coloniale, l'Algeria in particolare con il peso simbolico e umano della
battaglia d'Algeri ma anche, inaspettatamente, il coraggio della
lettera-appello inviata da Del Boca nel settembre del 1963 al primo ministro
Ahmed Ben Bella di fronte a episodi di degenerazione della rivoluzione
algerina nella quale "la Resistenza italiana ha visto la sua continuazione e
il suo completamento". Ma anche l'Asia, l'Indocina del Vietnam, l'India
degli anni Cinquanta, quella dei piu' umili. Questa capacita' di riproporre
il materiale passato, la propria diretta testimonianza scritta,
fortunatamente datata ma per questo fondativa del presente, mi fanno pensare
a un grande mestiere, a una grande sicurezza. Anche io, che non a caso diedi
al fuoco un mio diario di quattordicenne, non so con quanta sicurezza
affronterei questa prova.
I viaggi sono linfa che nutre e stimola i racconti di Del Boca, nei quali si
trovano accostati personaggi straordinari e straordinariamente diversi, da
Santa Teresa di Calcutta a Gheddafi, con intorno una serie di personaggi
minori ma egualmente vivi e attivi, coprotagonisti del testo. Come la voglia
di guardare, ben espressa dalle note dell'autore quando era capocronista a
Torino e in rapidi scatti dell'allora macchina da scrivere scorge la vita
minuta, i piccoli amori, quella quotidiana e sorprendente normalita'
impossibile solo pochi anni prima.
Ma non c'e' dubbio che il paese, meglio il continente, che Del Boca piu' ha
vissuto e rappresentato e' l'Africa, la sua Africa della quale comincio' a
occuparsi nel 1954, quando aveva 29 anni e ancora aveva memoria dei racconti
di Salgari. Il capitolo "La mia Africa" che si apre con una attraente
ballata sui grandi personaggi di quel continente, a cominciare da
"l'imperatore di Etiopia Haile' Salassie'./ Sfuggi' alle insidie del
fascismo/ per essere assassinato da Menghistu,/ con un cuscino sulla bocca".
E poi ancora con Sekou Toure', Senghor e tanti altri. E di questa Africa e'
protagonista positivo Gheddafi, come emerge da un altro libro importante di
Del Boca, Gheddafi, una sfida dal deserto (pubblicato da Laterza), che quasi
annuncia l'attuale sua presidenza dell'Unione africana. Insomma, per la
Libia Gheddafi e' una risorsa assai piu' importante del petrolio.
E' quasi un romanzo avvincente questa tanto lunga quanto ricca
autobiografia, per un'epoca che probabilmente e' stata tra tutte quella piu'
piena di futuro. Ma anche un messaggio a noi italiani, alla nostra memoria
troppo in fretta cancellata. Un messaggio per difendersi dall'invidia e dal
disprezzo degli altri e cercare di capire la complessita' degli eventi e
ritrovare nel loro labirinto la porta giusta, non solo di verita'.
Temo che una recensione cosi' breve per un libro di 571 pagine, possa
apparire insoddisfacente per il lettore del "Manifesto". Ma mi viene di
rispondere: sono cosi' breve perche' tu, lettore di un quotidiano che gia'
la sera e' morto, possa avere la tentazione o lo stimolo di leggere a lungo
un libro di 571 pagine, nel quale anche l'indice dei nomi e' una
esplorazione nel nostro passato, recente e lontano.
*
il libro
Il mio Novecento (Neri Pozza editore, pp. 571, euro 19) e' l'ultima fatica
di Angelo Del Boca, dallo scorso ottobre nelle librerie. E' un lungo
racconto storico, in cui attraverso la vita dell'autore riemergono alcune
delle principali vicende storiche del XX secolo. E in cui si afferma, come
si legge nella nota di presentazione, non essere assolutamente vero "che nel
'900 sia naufragata, insieme con tutti i messianesimi, anche ogni
possibilita' di schierarsi dalla parte giusta".
*
L'autore
Angelo Del Boca e' nato a Novara nel 1925. Narratore, saggista e storico del
colonialismo italiano in Africa, e' direttore della rivista di storia
contemporanea "I sentieri della ricerca". Tra le sue opere recenti, La
nostra Africa (2003), Italiani, brava gente? (2005), La scelta (2006). "Il
manifesto" puo' vantarlo tra i propri collaboratori.

17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

18. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 736 del 19 febbraio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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