Nonviolenza. Femminile plurale. 242



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 242 del 26 marzo 2009

In questo numero:
1. Oggi a Roma
2. Alcuni estratti da "Educazione di genere tra storia e storie" a cura di
Margarete Durst
3. Una proposta di ordine del giorno ai Comuni, le Province e le Regioni
fedeli allo stato di diritto e all'umanita'
4. Alcune cose che occorre fare subito contro il razzismo
5. Per la messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord

1. INCONTRI. OGGI A ROMA
[Da Maria Palazzesi (per contatti: maria.palazzesi at fastwebnet.it) riceviamo
e diffondiamo]

Giovedi' 26 marzo, alle ore 18,30, presso la Sala Convegni "Simonetta Tosi"
della Casa internazionale delle donne, via della Lungara 19, a Roma, si
terra' la presentazione del libro di Patrizia Caporossi, Il corpo di
Diotima. La passione filosofica e la liberta' femminile, Edizioni Quodlibet,
Macerata 2009.
Ne discutono con l'autrice e il pubblico Federica Giardini, Angela
Lamboglia, Pina Nuzzo.

2. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "EDUCAZIONE DI GENERE TRA STORIA E STORIE" A
CURA DI MARGARETE DURST
[Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di
Margarete Durst (a cura di), Educazione di genere tra storia e storie.
Immagini di se' allo specchio, Franco Angeli, Milano 2006]

Indice del volume
Prefazione di Margarete Durst; 1. L'autorappresentazione di una madre e di
una educatrice. Il "Manualis" di Dhuoda per il figlio, di Carla Roverselli;
2. Padre e figlio: un'armonica dissonanza degli Essais, di Carlo Cappa; 3.
Educazione di genere e modelli di identita' femminile negli scritti di
Madame de Lambert, di Margarete Durst; 4. L'immaginario simbolico femminile
e l'educazione della donna nel Settecento, di Maria Camilla Briganti; 5. Da
Margaret Cavendish agli studi femministi sulla autobiografia. Narrarsi per
ritrovarsi, di Heather Gardner; 6. Il compito sociale dell'educazione nel
XIX secolo. Charlotte Perkins Gilman, di Laura Moschini; 7. Essere ebree/i e
tedesche/i: una difficile eredita' materna. La narrazione di Viola
Roggenkamp, di M. Caterina Poznanski; 8. Scrittura e identita' in Among the
White Moon Faces di Shirley Geok-lin Lim, di Elisabetta Marino;
Bibliografia.
*
Da pagina 9
Prefazione di Margarete Durst
Sono qui raccolti i saggi di sette studiose e di uno studioso che da diversi
punti di vista affrontano la questione dell'educazione di genere in rapporto
alla trasmissione generazionale, quindi anche il dialogo che, in varie
forme, intercorre tra genitori e figli. Un dialogo che si conforma di volta
in volta in conversazione alla distanza o in confronto serrato, ma che
comunque annoda le fila di un rapporto, pur quando si tratta di cambiare
dalla radice dei legami che invalidano la comunicazione. La scrittura - che
si tratti di narrazione, missiva, o diario - gioca un ruolo di gran rilievo
in tutti i saggi, che infatti mettono in campo le scritture di madri ai
figli, maschi e femmine, e tra padri e figli, intrecciandole, spesso in
contrappunto, con le scritture di quante e quanti hanno sentito di dover
scrivere sull'educazione di donne e uomini: i due generi sempre, volenti o
nolenti, in rapporto tra loro. Anche se si parla soprattutto delle donne in
questo volume gli uomini non sono affatto assenti, e oltre a figurare in un
caso come protagonisti, vi compaiono non solo in contrasto ma anche come
sostenitori e interlocutori dell'altro sesso. Il tema comune, che come dice
il titolo attiene all'educazione di genere, si dipana attraverso i vari
saggi prospettandoci linguaggi, stili comunicativi, situazioni di vita,
tradizioni formative diverse, che peraltro si delineano su scenari
spazio-temporali diversi.
Ci si trova cosi' di fronte ad un lungo excursus sull'educazione di genere,
in cui il soggetto piu' focalizzato e' la donna, sempre affiancata all'uomo,
il quale, nell'avere i propri problemi di formazione, si trova a doversi
misurarsi con la crescita culturale femminile. Crescita tanto inaspettata
quanto fonte di piu' o meno esplicite paure, visto il carattere dirompente,
a livello privato e pubblico, del sapere delle donne; quel sapere osteggiato
proprio perche' capace di rovesciare posizioni acquisite nel corso di secoli
e date ormai per scontate, come ben si evince dal volume in esame. Questa
problematica vi appare declinata in maniera diversa a seconda dei tempi e
degli spazi considerati, e in ciascun saggio si fa attenzione a definire
l'ubi consistam della questione.
Stranamente, data la condizione di vita oltre che dell'istruzione delle
donne, le protagoniste femminili di molti degli studi proposti mostrano di
avere una chiara coscienza della loro posizione nello spazio e nel tempo, e,
pur variamente impedite nello studio della storia, sanno ben "localizzare" i
loro problemi. Dall'epoca carolingia al tardo Novecento, dai castelli
medioevali alle case asiatiche di oggi, passando per i salotti dell'Ancien
Regime, per i villaggi inglesi del Settecento, per le citta' di una Germania
postbellica in difficolta' ad elaborare il nazismo, per i colleges
americani, una serie di figure femminili si racconta e ci parla, mostrandoci
alcuni spaccati della "lunga marcia" delle donne per la cultura: propria e
di tutti. Una cultura in cui conta molto raccordare le ragioni del cuore e
della ragione e imparare a comprendere e a comprendersi, nel mentre si
ottemperano i vari compiti che "per natura" dovrebbero competere al genere
femminile in ogni luogo del mondo.
Il filo della narrazione facilita tale dimensione riflessiva della
comprensione, che si riallaccia al modulo materno del colloquio intramoenia
per aprirsi al mondo: al vasto mondo dove le donne sono state invitate con
una certa fermezza - e per un tempo lunghissimo che si prolunga fino
all'oggi - a non avventurarsi nemmeno col pensiero. Quando, si sa, "la
libera attivita' del pensiero", tanto cara ad Arendt, ha pure essa
necessita' di nutrirsi e di trovare il proprio nutrimento nel mondo.
L'apertura della mente, che nel caso delle donne e' stata considerata
"piccina", ha bisogno di aria, cioe' di liberta', che era appunto quanto non
s'intendeva concedere al "secondo sesso". I saggi qui proposti rendono conto
di alcune significative sfaccettature di questa storia, ancora molto da
scrivere, nella quale donne e uomini si fronteggiano in una partita in cui
e' in gioco il benessere di entrambi e dell'umanita'.
Tra le varie facce di questa storia della formazione di genere scritta non
da storiche e storici di professione, c'e' quella, cui ho accennato in
apertura, del rapporto generazionale, in particolare tra genitori e figli/e,
dove maschile e femminile s'incrociano, s'intrecciano, si mescolano in vari
modi, piu' o meno conflittuali o "garbati", mostrandoci come le trame delle
relazioni parentali primarie incidano su quelle di tutti i rapporti
successivi. Tali trame possono rivelarsi inibenti fino a diventare
soffocanti, come possono dare linfa all'espressione di se' nel mondo sia
privato sia pubblico, ed i saggi raccolti in questo volume ce lo mostrano.
Ci presentano infatti madri e padri alle prese con l'educazione di figlie e
figli, impegnate/i, a loro volta, in un processo di formazione che costringe
a rivisitare le figure genitoriali. Da qui nel titolo l'aggiunta Immagini di
se' allo specchio, dove lo specchio, che compare anche nella trattatistica
dell'Ottocento sull'educazione, e' legato da sempre ai processi
d'individuazione, ed e' occasione di incontro, di conoscenza e di verifica
del famigliare/estraneo per eccellenza, cioe' se stessi. L'iter del
narcisismo e' come noto complesso, e al pari di un fiume carsico alimenta
l'intera esistenza umana attingendo sempre alla sua radice primaria: l'eros
dei due in uno.
Questo tipo di eros corre pure, il piu' della volte senza comparire, nei
vari saggi di questo volume, filtra tra le righe di testi di formazione
raffinati e colti, come di romanzi e lettere, spesso frenato, o evocato con
nostalgia, o, ancora, camuffato. Ogni paideia lo conosce e lo apprezza senza
abusarne, sapendo attingervi come a "un capitale emotivo di riserva"; e
l'educazione, se attenta alla sua vocazione pedagogica, non puo'
disgiungersene. Richiamare il narcisismo significa evocare la frustrazione,
sua componente fondamentale, e di frustrazione si tratta anche in questi
saggi, del come dosarla per renderla sopportabile e imparare a superarla.
Quello che si propone e' dunque un libro sull'educazione, la formazione e la
pedagogia che puo' interessare anche chi non si occupa di tali argomenti e
che non si riconosce nell'approccio femminista, cui esplicitamente rimandano
varie autrici. Esso si riallaccia a un'opera precedente, che io stessa ho
curato, sul tema dell'identita' femminile in formazione, cui hanno concorso
alcune delle studiose qui presenti, docenti dell'Universita' di Roma Tor
Vergata, con le quali si e' creato un sodalizio di ricerca che ha inteso
coinvolgere altre e altri studiose/i, anche ampliando i settori
disciplinari, nella speranza che dal concorrere di diverse voci, piu' o meno
giovani e anziane, risulti un miglior suono d'insieme.
*
Da pagina 33
Padre e figlio: un'armonica dissonanza degli Essais, di Carlo Cappa
Bestemmiavano Iddio e' lor parenti,
L'umana specie, il luogo e l'ora
Di lor semenza e di lor nascimenti
(Divina Commedia, Inferno)
*
Un padre. Quale padre?
Il rapporto padre e figlio ha un ruolo piuttosto importante nell'economia
dell'opera di Michel de Montaigne e piu' volte ha attirato l'attenzione dei
critici; quello che s'intende porre in luce e' quanto sia complesso il nodo
di problemi concettuali che l'autore degli Essais aggomitola nella sua
riflessione sulla figura del padre, compendiando in cio' sia il ruolo di
padre nell'economia - affettiva, educativa e monetaria - della famiglia sia
Pierre Eyquem. Si e' convinti che per comprendere appieno lo spessore delle
pagine di Montaigne, anche nelle loro oscillazioni e nel loro difficile
tentativo di trovare nuovi paradigmi con i quali esprimersi, con i quali
pensare, sia necessario tener presenti almeno tre vertici di una
triangolazione attraverso cui si costruisce il senso di un testo quale gli
Essais: l'opera, ovviamente, nella sua interezza e nei suoi molteplici
richiami attraverso capitoli differenti; i testi di autori contemporanei,
che trattano temi spesso sovrapponibili a quelli di Montaigne; i testi
classici che, riguardo lo specifico argomento in analisi, possono aver
nutrito o suggestionato l'autore ed i suoi contemporanei. All'interno del
panorama costituito da queste coordinate, anche il rapporto di Michel con il
padre sara' da trattare sotto prospettive differenti, specie perche',
com'era consono nel Rinascimento, Montaigne tratta in diversi capitoli
aspetti che, in un modo o in un altro, hanno a che vedere con Pierre Eyquem.
Oramai, si e' consci che l'immagine del rapporto idilliaco tra Montaigne e
suo padre e' frutto solo d'un abbaglio critico, tendente ad assolutizzare
alcuni passi a discapito di altri, nei quali, anche se il nome del padre non
e' fatto apertamente, le allusioni sono piu' che trasparenti ed ancor di
piu' lo erano per i contemporanei. Il padre e' l'"uomo di ingegno assai
fine, per essere uno che era aiutato solo dall'esperienza e dall'indole";
tale tipo di giudizio, confermato piu' volte da Montaigne, affrescando
l'immagine di un uomo molto vitale, molto sanguigno e schietto, nel giudizio
e nella parola, seppure molte delle sue posizioni derivassero quasi da senso
comune ed oculatezza tutta innata e non appresa. Ovviamente Montaigne
esagera: il padre aveva rudimenti d'istruzione, anche classica, come molti
studi hanno dimostrato. Subito, dunque, occorre scegliere se attribuire al
figlio la volonta' di mentire o il progetto di fare del padre un preciso
obbiettivo di critica culturale; questa seconda ipotesi e' quella che e'
sposata in questo saggio, cercando di dimostrarla con la metodologia
precedentemente illustrata. D'altronde, tale ipotesi, anche se poi
circoscritta alla questione patrimoniale e con qualche accenno alle
problematiche educative, e' posta in campo anche da Fausta Garavini. Dunque
i tratti che Montaigne attribuisce al padre, con un misto di ironia e di
forte distacco, sono un vigore fisico e una semplicita' che lui, al
contrario, non ritiene affatto di possedere; fin qui, non vi sono aspetti di
particolare rilievo. Il discorso si complica, invece, quando si passa
all'analisi di altri due importanti versanti che riguardano Pierre Eyquem
nella sua funzione di padre, piu' che di uomo: quello educativo e quello
patrimoniale. L'educazione ricevuta da Montaigne fu forgiata, com'e'
risaputo, attraverso precetti umanistici molto precisi: non fu mandato a
scuola, gli si assegno' un precettore di lingua tedesca, ma gli insegno' il
latino come prima lingua, obbligando tutti coloro che avessero contatti con
il bambino a servirsi solo di questa lingua; non fu mai sottoposto a
costrizioni, ogni atto fu improntato alla dolcezza ed all'assecondare le
inclinazioni di Michel. Tuttavia, il padre non riterra' opportuno
perseverare con tale metodo, mandando il piccolo in collegio. Montaigne, lo
si deve ammettere, ne' loda ne' critica questo metodo ed alcuni dei precetti
su cui e' improntato rifluiranno nel metodo suggerito dagli Essais. Bisogna
pero' prestare attenzione ad un aspetto troppo spesso taciuto: a prescindere
dal metodo utilizzato, sono le finalita' dell'educazione affrescata da
Montaigne a differire totalmente dall'obbiettivo che il padre si era posto
per Michel. Il padre, presumibilmente, aveva intenzione di formare un uomo
versato per il pubblico, la cui carriera sarebbe dovuta essere quella
politica, come indicano chiaramente gli studi da giurisconsulto.
L'educazione di Montaigne, pur non escludendo quest'eventualita', forma un
uomo a tutto tondo, aperto al mondo, ma senza certezze, nutrito d'uno
scetticismo che poco s'accorda con lo spirito pratico paterno.
*
Un amore. Quale amore?
Tenute presenti queste coordinate, avviciniamoci alla tematica del capitolo
che, a prima vista, tratta maggiormente del rapporto tra padre e figlio,
Dell'affetto dei padri per i figli (II, VIII): l'inizio, sorprendentemente,
ma non del tutto fuori tradizione, e' dedicato alla sua opera: "E poi,
trovandomi del tutto sprovvisto e vuoto di ogni altra materia, ho presentato
me a me stesso, come argomento e soggetto. E' il solo libro al mondo della
sua specie, di un disegno rozzo e stravagante". Il testo che Montaigne
poteva avere presente e' quello di Tasso, il discorso Dell'amore vicendevole
tra 'l padre e 'l figliuolo, che, ricalcato per alcuni passi che si
vedranno, si conclude con un paragone tra figli naturali ed opere. Subito
dopo, l'autore richiama la naturalita' del sentimento che lega i genitori ai
loro figli, giudicandolo un moto rintracciabile anche in tutti gli animali:
"Se c'e' qualche legge veramente naturale (...) l'affetto che il genitore
porta a cio' che ha generato occupa il secondo posto in quest'ordine. E
poiche' sembra che la natura ce l'abbia raccomandato, nell'intento di
diffondere e far progredire le parti successive di questa sua macchia, non
c'e' da meravigliarsi se, all'inverso, dai figli ai padri, esso non e' cosi'
grande".
Dunque l'amore per cio' che e' da noi generato possiede alcune precise
caratteristiche: e' istillato in noi dalla natura, senza la mediazione del
nostro giudizio, e' volto alla conservazione della specie. Diversamente,
risulta meno marcato e scontato il sentimento di supposta reciprocita' tra
generato e generatore, cioe' cio' che e' creato ha per il suo fautore un
amore meno forte e schietto. Anche in questo caso, Tasso funge da importante
testo di confronto: "Percio' che, benche' l'uno e l'altro amore sia per
natura, e possa essere per elezione, nondimeno e' piu' naturale l'amor del
padre. Ma l'amor del figliuolo dipende piu' da elezione che quello del padre
non fa, e per questo anco degno di maggior lode". Tasso, cercando di
indagare la natura dell'amore dei padri verso i figli, muove dalla
definizione generale dell'amore, di cui quello paterno e filiale sarebbero
solo delle declinazioni: per l'autore tutti i tipi d'amore derivano
dall'amore per se'. Montaigne, meno sensibile al fascino della riduzione del
molteplice ad un singolo principio, non cede alla tentazione di far
sottendere l'amore in generale, e quindi anche quello paterno, da un solo
sentimento; nonostante questo, l'amore di se' permettera' a Tasso, nella
parte conclusiva del suo discorso, di recuperare il confronto tra la
generazione corporea e quella intellettuale, anche se in modo differente
rispetto a Montaigne.
*
Da pagina 137
Il compito sociale dell'educazione nel XIX secolo. Charlotte Perkins Gilman,
di Laura Moschini
Premessa
La storiografia ufficiale generalmente non riporta informazioni sulle
condizioni di vita, di lavoro, di godimento o meno dei diritti sociali o
politici delle donne, lasciando intendere che non fossero poi molto
differenti da quelle degli uomini. Conseguentemente, quando la storia
ufficiale si occupa del diritto all'istruzione sottolinea raramente che
l'educazione delle bambine e delle donne e la loro istruzione (quando
permessa) siano state sempre molto diverse da quelle maschili. Il risultato
e' che poco viene detto sul fatto che l'istruzione delle bambine per lungo
tempo non sia stata considerata necessaria ne' tantomeno opportuna per la
loro educazione. Leggendo i libri di storia si ha la netta impressione che
il diritto all'istruzione, come ogni altro diritto civile e politico, sia
stato reclamato solo dagli uomini e che alle donne non sia mai interessato
istruirsi o partecipare attivamente alla vita pubblica. L'immagine di donna
che s'interiorizza e' quindi sfocata, defilata tanto che non si ritiene
necessario parlarne. Piu' che altro si nota l'assenza delle donne dagli
avvenimenti storici, tranne le rare eccezioni di donne di potere spesso
presentate come figure negative, piene di difetti come e piu' degli uomini,
e in fondo contro natura. Nulla o quasi si conosce delle donne "normali" o
di quelle artiste, scienziate, pensatrici, letterate, e si ricava
l'impressione che le donne si siano disinteressate del loro destino e che
abbiano delegato agli uomini ogni decisione riguardante se stesse e i figli.
Una rinuncia all'autodeterminazione personale e sociale che non desta
sorpresa ne' negli uomini ne' nelle donne, abituate da secoli di educazione
diversa a sentirsi estranee perche' non idonee ad agire nello spazio
pubblico.
Cio' che la storiografia ufficiale trasmette senza spiegarne le ragioni
dagli anni '80 puo' essere rivelato attraverso gli studi di genere, che
consentono di comprendere in che modo l'organizzazione sociale del rapporto
tra i sessi abbia originato i ruoli ed i compiti piu' adatti agli uomini e
alle donne. In particolare la storia di genere dell'istruzione femminile
mostra in che modo, nel corso dei secoli, l'istruzione sia stata usata per
perpetuare nelle donne la convinzione che il ruolo di moglie e di madre
potesse essere l'unico loro destino. Per ottenere tale risultato
l'educazione delle giovani, anche attraverso l'istruzione a loro riservata,
doveva necessariamente essere centrata sul valorizzare l'immagine di donna
sottomessa e obbediente, disposta ad ogni sacrificio in nome di un ruolo
naturale assegnatole direttamente da Dio. Una donna bisognosa di essere
protetta e difesa soprattutto da se stessa e dalle sue ambizioni, tenendola
lontana da quei saperi e pratiche che l'avrebbero distolta dai compiti
domestici, determinanti per l'equilibrio della famiglia e della societa'
patriarcali. Per educare le giovani in tal senso per lungo tempo le uniche
letture loro concesse sono state le vite di santi e sante e i testi delle
Scritture, con particolare riguardo a quelli in cui si descriveva il peccato
originale. I danni provocati da Eva all'umanita' erano infatti attribuiti
proprio alla sua "natura curiosa" e alle sue arti seduttive, considerate
"malefiche" perche' in grado di convincere l'uomo ad andare contro il volere
di Dio. Una natura femminile, quella di Eva, ritenuta pericolosamente
autonoma e istintivamente portata alla conoscenza, che doveva essere
forzatamente ricondizionata a vantaggio dell'ordine sociale esistente,
convincendo le donne a divenire consapevoli di quale fosse la loro "vera"
natura, la piu' confacente al loro sesso.
Avveniva cosi' che le poche donne celebri della storia, ad eccezione delle
sante, fossero presentate come pessimi esempi per tutte le altre, mentre chi
cercava di ribellarsi pagava duramente, anche con la vita, la sua
disobbedienza. Secondo la storica Joan W. Scott, la condizione della donna
riportata dalla storia ufficiale appare come uno strano fenomeno, al pari
delle teorie e leggi che la riguardano: frutto di paradossi determinati a
loro volta da logiche circolari, basate su "fatti". Per fatti, la Scott
intende gli atteggiamenti sociali secondo i quali, appellandosi a leggi
naturali o divine, la donna viene considerata naturalmente disposta a
svolgere determinati compiti e ad essere naturalmente sottomessa, rendendo
in questo modo di fatto femminili tali prerogative. Di modo che il fatto che
la natura della donna fosse di essere sottomessa all'uomo era dimostrato dal
fatto che cosi' avveniva! I fatti sono divenuti cosi' le uniche certezze di
una "natura" alla quale non era consentito sottrarsi se non a rischio di
gravi conseguenze. La storia delle donne mostra invece che in tutte le
epoche esse hanno cercato di sfuggire al controllo e al condizionamento
sociale che le voleva umili e sottomesse ed hanno cercato di istruirsi e di
aver voce in capitolo. Ma, come emerge dai documenti, non e' stata mai
un'impresa semplice, il piu' delle volte consentita solo a coloro che
avevano avuto la fortuna di essere nate in una famiglia benestante, di
disporre di una biblioteca ben fornita e di un padre o di un marito generoso
e di aperte vedute.
Dagli anni '80 la storia rivista attraverso la categoria del genere, nel
mettere in luce i rapporti di potere tra i sessi che hanno originato i ruoli
sessuali, evidenzia il compito sociale affidato all'educazione nel corso dei
secoli per consolidare e trasmettere immagini sessuali stereotipate e
socialmente determinate. Non piu' quindi ragioni di carattere biologico,
psicologico o religioso nella definizione dei ruoli, ma rapporti di potere
che hanno determinato le gerarchie sessuali e le condizioni di
subordinazione delle donne. Subordinazione giustificata dalle logiche
circolari basate sul fatto della naturale inferiorita' della donna e della
naturale superiorita' dell'uomo.
L'ottica di genere permette dunque di integrare la storia ufficiale con la
storia delle donne, dimostrando finalmente le vere ragioni della loro
assenza, ed anche i modi della loro presenza; essa ci mostra come le donne
abbiano sempre cercato di studiare e di far valere le loro capacita', anche
in situazioni che sono state presentate di assoluta assenza femminile.
Scopriamo cosi' che sono esistite in tutte le epoche donne scienziate,
filosofe, politiche, e donne che hanno cercato di sfuggire al loro destino,
anche ricorrendo a misure estreme, come ad esempio la scelta del convento,
che pure nel Medioevo consentiva in alcuni casi alle piu' abbienti, di
viaggiare o studiare evitando il matrimonio. Varie sono le tipologie di
donne diverse dallo stereotipo femminile disinteressato al diritto
all'istruzione: si scoprono infatti donne curiose, desiderose di apprendere
e di trasmettere il loro pensiero: sicuramente una minoranza privilegiata a
cui si aggiungeva una maggioranza di donne che semplicemente desiderava solo
imparare a svolgere al meglio il proprio compito nella famiglia e nella
societa'. L'ottica di genere ha reso evidente che l'anelito ad istruirsi e a
partecipare alle attivita' sociali, politiche ed economiche si e' trasmesso
di madre in figlia, provocando un desiderio d'emancipazione e liberazione
dai ruoli sessuali spesso inconsapevole, ma insopprimibile. L'insegnamento
materno nella storia appare come un filo che unisce le generazioni,
attraverso il quale sono state trasmesse competenze, conoscenze, speranze,
delusioni, sentimenti, valori etici e principi morali; filo che ha portato
nell'Ottocento al movimento femminista che si e' battuto per il diritto,
oltre che all'istruzione femminile (perche' le donne potessero svolgere al
meglio i loro compiti "naturali"), per il diritto allo studio quale premessa
per l'autoaffermazione e l'accesso allo spazio pubblico.
*
Charlotte Perkins Gilman: la donna protagonista del progresso sociale
Nel vasto panorama delle femministe del XIX secolo che si occuparono di
educazione e di istruzione spicca l'americana Charlotte Perkins Gilman
(1860-1935), una delle figure che piu' favorirono l'emancipazione e la
liberazione delle donne dai ruoli sessuali tradizionali, in quanto
s'impegno' per tutta la vita perche' le donne potessero diventare a pieno
titolo cittadine e potessero partecipare attivamente alle attivita' sociali,
politiche ed economiche necessarie per lo sviluppo della specie umana e per
il progresso sociale. Basandosi sui suoi studi e sulle sue esperienze di
vita l'autrice, profondamente convinta che il progresso della specie umana e
della societa' non potesse piu' fare a meno della partecipazione delle
donne, ha contribuito a ridefinire il concetto di femminilita', dimostrando
che con un'educazione ed un'istruzione adeguata le donne avrebbero potuto
svolgere qualsiasi attivita' in qualsiasi ambito. Per la Perkins premesse
indispensabili per l'ingresso a pieno titolo delle donne nella societa'
civile e per la conquista della vera liberta' erano l'indipendenza economica
e una buona istruzione, che garantendo loro una valida formazione per
svolgere un lavoro con competenza le avrebbero rese consapevoli del valore
del loro contributo alla societa'.

3. INIZIATIVE. UNA PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO AI COMUNI, LE PROVINCE E LE
REGIONI FEDELI ALLO STATO DI DIRITTO E ALL'UMANITA'
[Riproponiamo il seguente appello]

Egregi Sindaci ed egregi Presidenti delle Province e delle Regioni,
egregi consiglieri comunali, provinciali e regionali,
vi proponiamo di porre all'ordine del giorno di sedute straordinarie
convocate ad hoc delle assemblee deliberative delle istituzioni di cui fate
parte la seguente proposta di ordine del giorno.
A nessuno sfugge la gravita' dell'ora.
Un cordiale saluto,
il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 11 marzo 2009
*
Proposta di ordine del giorno
Premesso che alcune disposizioni del cosiddetto "pacchetto sicurezza"
promosso dal governo con successivi decreti e disegni di legge tuttora
all'esame del Parlamento sono in flagrante contrasto con principi
fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, dello stato di
diritto, dell'ordinamento democratico, della civilta' giuridica, della
Dichiarazione universale dei diritti umani;
Il consiglio comunale (provinciale, regionale) di ...
invita il Parlamento a respingere le proposte di provvedimento palesemente
razziste ed incostituzionali.

4. INIZIATIVE. ALCUNE COSE CHE OCCORRE FARE SUBITO CONTRO IL RAZZISMO
[Riproponiamo il seguente appello]

Proponiamo che non solo le persone di volonta' buona, non solo i movimenti
democratici della societa' civile, ma anche e in primo luogo tutte le
istituzioni fedeli allo stato di diritto, alla legalita' costituzionale,
all'ordinamento giuridico democratico, si impegnino ora, ciascun soggetto
nell'ambito delle sue peculiari competenze cosi' come stabilite dalla legge,
al fine di contrastare l'eversione razzista che sta aggredendo il nostro
paese.
Ed indichiamo alle persone, ai movimenti ed alle istituzioni democratiche
alcune iniziative necessarie ed urgenti.
*
1. Respingere le proposte palesemente razziste, eversive ed incostituzionali
del cosiddetto "pacchetto sicurezza".
*
2. Adottare un programma costruttivo per la difesa e la promozione dei
diritti umani di tutti gli esseri umani:
a) provvidenze di accoglienza a livello locale, costruendo sicurezza per
tutte le persone nell'unico modo in cui sicurezza si costruisce: nella
solidarieta', nella legalita', nella responsabilita', nell'incontro,
nell'assistenza pubblica erogata erga omnes;
b) cooperazione internazionale: poiche' il fenomeno migratorio evidentemente
dipende dalla plurisecolare e tuttora persistente rapina delle risorse dei
paesi e dei popoli del sud del mondo da parte del nord, occorre restituire
il maltolto e cooperare per fare in modo che in nessuna parte del mondo si
muoia di fame e di stenti, che in nessuna parte del mondo vigano regimi
dittatoriali, che in nessuna parte del mondo la guerra devasti l'umanita',
che in nessuna parte del mondo i diritti umani siano flagrantemente,
massivamente, impunemente violati;
c) regolarizzazione di tutti i presenti nel territorio nazionale ed
interventi normativi ed operativi che favoriscano l'accesso legale nel
paese;
d) riconoscimento immediato del diritto di voto (elettorato attivo e
passivo) per tutti i residenti;
e) lotta alla schiavitu' ed ai poteri criminali locali e transnazionali che
la gestiscono e favoreggiano.
*
3. Aprire un secondo fronte di lotta per la legalita' e contro il razzismo,
con due obiettivi specifici:
a) dimissioni del governo golpista e nuove elezioni parlamentari;
b) messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord.

5. INIZIATIVE. PER LA MESSA FUORILEGGE DELL'ORGANIZZAZIONE RAZZISTA
DENOMINATA LEGA NORD
[Riproponiamo il seguente appello]

Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Presidente della Camera dei Deputati
Oggetto: Richiesta di iniziativa per la messa fuorilegge dell'organizzazione
razzista denominata Lega Nord
Egregi Presidenti,
ci rivolgiamo a voi come massime autorita' dello Stato per richiedere un
vostro intervento al fine della messa fuorilegge dell'organizzazione
razzista denominata Lega Nord.
Tale organizzazione, che pur essendo assolutamente minoritaria nel Paese e'
riuscita ad ottenere nel governo nazionale l'affidamento di decisivi
ministeri a suoi rappresentanti, persegue e proclama una politica razzista
incompatibile con la Costituzione della Repubblica Italiana, con uno stato
di diritto, con un ordinamento giuridico democratico, con un paese civile.
Ritenendo che vi siano i presupposti per un'azione delle competenti
magistrature che persegua penalmente sia i singoli atti e fatti di razzismo,
sia l'azione organizzata e continuata e quindi l'associazione a delinquere
che ne e' responsabile, con la presente chiediamo un vostro intervento
affinche' si avviino le procedure previste dalla vigente normativa al fine
della messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord e
della punizione ai sensi di legge di tutti gli atti delittuosi di razzismo
da suoi esponenti promossi, commessi, istigati o apologizzati.
Con osservanza,
il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 27 febbraio 2009

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
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Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 242 del 26 marzo 2009

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