Legalita' e' umanita'. 21



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LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 21 del 28 agosto 2009

In questo numero:
1. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
3. Cosa fare
4. Sergio Moccia: Errori e orrori del "pacchetto sicurezza"
5. Ezio Mauro: Il naufragio

1. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

3. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

4. UNA SOLA UMANITA'. SERGIO MOCCIA: ERRORI E ORRORI DEL PACCHETTO SICUREZZA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 agosto 2009 col titolo "Tolleranza
zero" e il sommario "Errori e orrori del pacchetto sicurezza. La legge 94,
del 15 luglio 2009, e' un capolavoro di xenofobia e incongruenze. E' sciatta
e farraginosa, formata da soli 3 articoli suddivisi in una miriadi di commi
e subarticolazioni. E' dispendiosa, costera' tagli per 166 milioni. E' piena
di assurdita', scrivere sui muri diventa piu' grave del falso in bilancio"]

Sia da un punto di vista formale, sia da un punto di vista dei contenuti,
l'ennesimo "pacchetto sicurezza" (legge 15 luglio 2009, n. 94) sconta in
maniera preoccupante per le ragioni di uno stato di diritto, il suo essere
opera di una convulsa attivita' legislativa di tipo emergenziale, espressiva
piu' di emozioni, poco accreditabili sul piano della stessa civilta', che
non di una razionale politica criminale.
Sotto il profilo formale, la tecnica di redazione e' connotata da farragine
e sciatteria: siamo lontanissimi dall'esigenza di chiarezza che, secondo la
fondamentale lezione illuministica sulla legalita', deve contrassegnare,
nello stato di diritto, la normativa penale. Ed invece, nel pacchetto
sicurezza farragine e sciatteria sono la regola: si consideri solo che la
legge 94/09 e' formata da tre soli articoli - privi di rubrica, cioe' di un
titolo illustrativo dei contenuti - che risultano suddivisi,
rispettivamente, il primo in trentadue commi, il secondo in trenta commi ed
il terzo in ben sessantasei commi; inoltre, la gran parte delle norme
contiene ulteriori subarticolazioni, con defatiganti rinvii, anche plurimi,
ad altre norme, e con frequenti interpolazioni di queste ultime. In queste
disposizioni risultano allineate in modo confuso o, addirittura, intrecciate
ipotesi di reato, circostanze aggravanti, cause di maggiore o minore
punibilita' e tutta una gamma variegata di norme non penali che, tuttavia,
finiscono con l'incidere drammaticamente sui diritti fondamentali delle
persone, come le norme in tema di centri di identificazione ed espulsione.
Se c'e' una lettura difficile anche per un penalista esperto - figuriamoci
per il semplice consociato, il destinatario delle norme - e' certo quella di
questi tre articoli: impegna realmente per ore!
*
Furia cieca
Dal punto di vista dei contenuti, la caratteristica del complesso
malassortito delle tante disposizioni e' data dal loro essere espressione di
bisogni, spessissimo indotti, di rassicurazione dell'opinione pubblica,
soprattutto in rapporto ad immigrazione ed ordre dans la rue, con un occhio
alla mafia ed entrambi gli occhi serrati rispetto alla criminalita' del ceto
politico-amministrativo, imprenditoriale e finanziario.
I rimedi adottati sono riassumibili nello slogan: piu' repressione, piu'
carcere, piu' controllo, di polizia e non. Sulla scia di precedenti,
improvvidi provvedimenti normativi si mette in scena una coazione a ripetere
repressiva, che, connotata da inquietante populismo, criminalizza e
rinchiude gli outsiders, oppure li scheda (registro nazionale dei vagabondi,
art. 3 co. 39) e li vessa in vario modo (vedi la tassa da 80 a 200 euro sul
permesso di soggiorno, oppure il sistema a punti, con perdita del permesso
per lo straniero che non raggiunge certi "obiettivi" previsti dall'"accordo
di integrazione", art. 1 co. 25), per assecondare senza scrupoli le pulsioni
xenofobe di una minoranza tanto rumorosa quanto incivile. Si arriva cosi'
allo stato di polizia: controllo ossessivo - anche attraverso sorveglianti
"parapoliziali", le ronde -, marchi sui vagabondi e campi di internamento.
*
Una legge costosa
Considerando i prevedibili effetti della legge n. 94 in chiave di
carcerizzazione e di internamenti nei centri d'identificazione ed espulsione
(Cie), appare manifesto che il governo ed il legislatore si comportano in
modo ciecamente repressivo ed irresponsabile, dato l'insostenibile
sovraffollamento carcerario; e tutto cio' avviene deliberatamente e platealm
ente a spese di ben piu' efficaci ed auspicabili interventi in chiave di
sviluppo economico-sociale, anche all'estero, dal momento che, come illustra
la tabella 1 allegata alla legge, per costruire nuovi Cie si stabiliscono
tagli ai fondi ministeriali che gravano soprattutto sul ministero del
lavoro, della salute e delle politiche sociali, per quasi 90 milioni di euro
in tre anni (!), e poi sul ministero degli affari esteri, per circa 49
milioni, e su quello dell'economia e delle finanze, per piu' di 14 milioni,
su un totale di tagli di 166 milioni.
*
Monumento all'inefficacia
Guardando ai singoli contenuti, in materia di immigrazione si staglia il
nuovo reato di soggiorno illegale, un vero e proprio monumento di
inefficacia, al di la' di ogni altra dolorosa considerazione. Nessun
extracomunitario illegale potra' mai pagare la prevista ammenda da 5.000 a
10.000 euro - per la quale viene arbitrariamente esclusa l'applicabilita'
della comune disciplina dell'oblazione -; ne' si capisce a cos'altro serva
mai questa figura di reato, dal momento che l'autore denunciato puo' essere
immediatamente espulso o internato nel Cie, il che poteva gia' avvenire in
via amministrativa secondo la disciplina vigente. Dal punto di vista
funzionale era sostanzialmente equivalente il reato di inottemperanza
all'ordine del questore di lasciare il territorio dello Stato - sanzionato,
a seconda dei casi, con la reclusione da un anno a quattro o a cinque anni
(o da sei mesi ad un anno in caso di permesso scaduto) - che viene
"ritoccato" rispetto alla disciplina risultante dal pacchetto sicurezza
dell'anno scorso (d.l. n. 92, conv. in l. n. 125/08). E come il reato di
inottemperanza, anche la nuova fattispecie si presenta priva di
legittimazione in uno stato di diritto conforme ai principi costituzionali
del sistema penale.
Infatti, si puo' legittimamente punire una persona solo se abbia leso o
messo in pericolo un bene giuridico, in altri termini un tangibile interesse
o diritto di una o piu' persone; non si puo' sanzionare penalmente taluno
per la mera disobbedienza ai comandi dell'autorita' (nullum crimen sine
iniuria). Ora, l'extracomunitario senza permesso di soggiorno, o che non si
allontana, con cio' solo non fa male proprio a nessuno; ritenere che solo
per il fatto di essere sans papier sia pericoloso e' espressione di pura
xenofobia.
Ma cio', evidentemente, non importa ai pretesi fautori del pragmatismo
efficientista e della tolleranza zero, come non importa loro che l'unico
vero effetto della nuova disciplina possa essere quello di far scoppiare i
Cie, in attesa che si realizzino quelli nuovi, moltiplicando cosi' i campi
di internamento disseminati nel territorio nazionale. Va considerato infatti
che, in ultima analisi, il reato di ingresso illegale ha come vera sanzione
l'internamento nel Cie, ossia, al di la' delle etichette, una pena detentiva
fino a sei mesi.
In questo contesto si segnalano anche altre gravi discriminazioni e
stranezze, come l'aumento da sei mesi ad un anno dell'arresto previsto
(oltre all'ammenda) per lo straniero che rifiuta di esibire i documenti,
art. 1 co. 22 lettera h, mentre il cittadino che realizza un fatto analogo
e' punibile solo con l'arresto fino ad un mese (e un'ammenda dieci volte
inferiore), art. 651 c. p.; o le modifiche alla norma incriminatrice del
dare alloggio o cedere anche in locazione un immobile ad uno straniero
originariamente o successivamente divenuto irregolare, laddove e' prevista
la reclusione da sei mesi a tre anni, a fronte dell'ammenda prevista per lo
straniero irregolare. Una incongruenza veramente singolare.
Ma forse e' nell'art. 3 e negli altri contenuti "stravaganti" del pacchetto
sicurezza che piu' traspare la sua natura emergenziale; nuove incriminazioni
e soprattutto aumenti di pena del tutto superflui assecondano in ordine
sparso, al di fuori di una visione sistematica coerente, le ansie repressive
spesso indotte dai mass-media. Qualche esempio: innanzitutto, il restyling
del reato di oltraggio, un omaggio allo strisciante neofascismo, oggi tanto
in voga. Si pensi inoltre alla gran messe di aggravanti introdotte con la
legge n. 94: e' giusto contrastare fatti di bullismo ed in genere fatti
contro la persona in danno di minori, ma allo scopo non serve, ed anzi e'
miopemente arbitrario, prevedere un'aggravante se il fatto e' commesso
"all'interno o nelle adiacenze di istituti di istruzione o di formazione",
art. 3 co. 20: perche', in discoteca e' meno grave o meno pericoloso? E per
strada?
Considerazioni analoghe potrebbero svolgersi per le nuove aggravanti del
furto e della rapina, di cui all'art. 3 co. 26-27, consistenti,
rispettivamente, nella commissione "all'interno di mezzi di pubblico
trasporto" - non e' aggravata, pero', la rapina appena scesi alla fermata in
periferia... - oppure al momento in cui la vittima preleva denaro o l'ha
"appena" prelevato: una sorta di istigazione indiretta a seguire la vittima,
per rapinarla dopo, lontano dalle guardie e dalle telecamere... Non parliamo
poi dell'aggravante - da un terzo alla meta' della pena - prevista per la
guida in stato di ebbrezza o stupefazione se commessi dalle 22 alle 7;
sinceramente credevamo fosse piu' grave e/o pericoloso guidare ubriachi in
pieno giorno, quando e dove c'e' piu' gente in giro.
*
Il decoro urbano soprattutto
Per finire, si diceva che questo pacchetto sicurezza riduce la sicurezza ad
ordre dans la rue; in effetti, il decoro urbano, o la sua fruibilita' dalle
persone "perbene", sembra ormai essere piu' importante non solo delle
liberta' di circolazione e soggiorno degli altri, ma anche della stessa
liberta' personale. Viene introdotta la pena della reclusione, in
alternativa alla multa, per chi imbratta (senza danneggiarli) immobili o
mezzi di trasporto. Nei casi di recidiva anche semplice, la pena massima e'
raddoppiata a due anni di reclusione: piu' grave del falso in bilancio.
Su tutto questo ed altro ancora, vigileranno le famigerate ronde. Tra tanti
rischi di abusi in chiave squadrista, di conflitti con altri gruppi e con le
forze dell'ordine, e cosi' via, forse il rischio maggiore consiste nel fatto
che la sorveglianza di strada dei "cittadini perbene" possa perpetuare una
visione "a senso unico" della sicurezza, orientata ad una certa criminalita'
o mera illegalita' di strada. E cosi', magari, l'imprenditore che picchia
l'operaio rumeno in azienda non viene segnalato, ma potrebbe esserlo
l'operaio che, appena uscito in strada, gli imbratta l'auto; cosi' come
sara' facile prevedere la segnalazione per il giovane ubriaco che di notte
fa troppo chiasso nella movida o in qualche periferia che non quella dei
poliziotti che, giunti sul posto, come pure avviene, perdano la testa e lo
picchino a sangue.

5. UNA SOLA UMANITA'. EZIO MAURO: IL NAUFRAGIO
[Dal sito del quotidiano "La Repubblica" riprendiamo il seguente articolo
del 26 agosto 2009 dal titolo "Il racconto di Titti e Hadengai, due dei
cinque sopravvissuti sul gommone maledetto. Un anno, 4 mesi e 21 giorni.
Viaggio dalla morte all'Italia"]

Palermo - Italia? E' una stanza bianca e blu, la numero 1703, pneumologia 1,
primo piano dell'ospedale "Cervello". Un tavolino con quattro sedie, due
donne coi capelli bianchi negli altri due letti, dalla finestra aperta le
case chiare del quartiere Cruillas, le montagne di Altofonte Monreale, il
caldo d'agosto a Palermo. Sui due muri, in alto, la televisione e il
crocifisso, una di fronte all'altro.
E' quel che vede Titti Tazrar da ieri mattina, quando apre gli occhi. Quando
li chiude tutto balla ancora, ogni cosa gira intorno, il letto e' una barca
che si inclina e poi si piega sulle onde. Titti cerca la corda per reggersi,
d'istinto, come ha fatto per 21 giorni e 21 notti, con la mano che da nera
sembra diventata bianca per la desquamazione, una mano forata dalle flebo
per ridare un po' di vita a quel corpo divorato dalla mancanza d'acqua. La
gente che ha saputo apre la porta e la guarda: e' l'unica donna
sopravvissuta - con altri quattro giovani uomini - sul gommone nero che e'
partito dalla Libia con un carico di 78 disperati eritrei ed etiopi, ha
vagato in mare senza benzina per 21 giorni, ha scaricato nel Mediterraneo 73
cadaveri e ha sbarcato infine a Lampedusa cinque fantasmi stremati da un
mese di morte, di sete, di fame e di terrore.
Quei cinque sono anche gli ultimi, modernissimi criminali italiani, prodotto
inconsapevole della crudelta' ideologica che ha travolto la civilta' dei
nostri padri e delle nostre madri, e oggi ci governa e si fa legge. I
magistrati li hanno dovuti iscrivere, appena salvati, al registro degli
indagati per il nuovo reato d'immigrazione clandestina, i sondaggi plaudono.
Anche se poi la vergogna - una vergogna della democrazia - dara' un calcio
alla legge, e per Titti e gli altri arrivera' l'asilo politico. Scampati
alla morte e alla disumanita', potranno scoprire quell'Italia che cercavano,
e incominciare a vivere.
Un'Italia che non sa come cominciano questi viaggi, da quanto lontano, da
quanto tempo: e come al fondo basti un richiamo composto da una fotografia e
una canzone. Titti ad Asmara aveva un'amica col telefonino, e ascoltavano
venti volte al giorno Eros Ramazzotti nella suoneria, con "L'Aurora". In
piu', a casa la madre conservava da anni una cartolina di Roma, i ponti, una
cupola, il fiume e il verde degli alberi. Tutti parlavano bene dell'Italia,
le mail che arrivavano in Eritrea, i biglietti con i soldi di chi aveva
trovato un lavoro. Quando la bocciano a scuola, l'undicesimo anno, e scatta
l'arruolamento obbligatorio nell'esercito, Titti decide che scappera' in
Italia. E dove, se no?
Fa due mesi di addestramento in un forte fuori citta', soldato semplice.
Poi, quando torna ad Asmara, si toglie per sempre la divisa, passa da casa
il tempo per cambiarsi, prendere un vestito di scorta, una bottiglia d'acqua
piu' la meta' dei soldi della madre, delle cinque sorelle e del fratello
(200 nakfa, piu' o meno 10 euro), e segue un vecchio amico di famiglia che
la portera' fuori dal Paese, in Sudan. Prima viaggiano in pullman, poi
cresce la paura che la stiano cercando, e allora camminano di notte,
dormendo nel deserto per sette giorni. Senza piu' un soldo, Titti va a
servizio in una casa come donna delle pulizie, vitto e alloggio pagati,
cosi' puo' mettere da parte interamente i 250 pound sudanesi mensili. Quando
va al mercato chiede dove sono i mercanti di uomini, che organizzano i
viaggi in Europa. Li trova, e quando dice che vuole l'Italia le chiedono 900
dollari tutto compreso, dal Sudan alla Libia attraversando il Sahara, poi il
ricovero in attesa della barca illegale, quindi il viaggio finale.
Ci vuole un anno per risparmiare quei soldi. E quando si parte, sul camion i
mercanti caricano 250 persone, sul fondo del cassone dov'e' piu' riparato
dalla sabbia ci sono con Titti due donne incinte e una madre col bimbo di
tre mesi. Lei ha due bottiglie d'acqua, le divide con le altre, ci sono i
bambini di mezzo, non si puo' farne a meno. Prima della frontiera con la
Libia li aspettano, tutti guardano giu' dal camion, temono un posto di
blocco, invece sono gli agenti locali dei mercanti, li guidano per una
strada sicura e li portano nei rifugi, disperdendoli: parte ammassati in un
capannone, parte nei casolari isolati, soprattutto le donne. Le fanno
lavorare in casa e negli orti, cibo e acqua sono come in galera, il minimo
indispensabile. Trattano male, fanno tutto quel che vogliono. Dicono sempre
che la barca e' pronta, che adesso si parte, ma non si parte mai. Intimano
alle donne di non uscire di casa e Titti diventa amica di Ester e Luam, che
abitano con lei per quasi quattro mesi. Chi ha parenti in Europa deve dare
l'indirizzo mail, in modo che i mercanti scrivano, chiedano soldi urgenti
per aiutare il viaggio, per poi intascare la somma quando arriva al money
transfer, da qualche parte sicura.
Invece un pomeriggio alle cinque tutti urlano, bisogna uscire, sembra che si
parta davvero. Le ragazze dicono che non hanno niente di pronto, non hanno
messo da parte il pane e nemmeno l'acqua dalle porzioni razionate, non
sapevano: possono avere qualcosa da portare in barca? Non c'e' tempo, alle
sei bisogna essere in mare, via con quello che avete addosso, e tutti
lontani dalla spiaggia che possono arrivare i soldati, meglio nascondersi
dietro i cespugli e le dune, forza. La barca e' un gommone nero di dodici
metri, che normalmente porta dieci, dodici persone. Loro sono settantotto,
nessun bambino, venticinque donne. Non riescono a trovare spazio, c'e'
qualche tanica di benzina sotto i piedi, stanno appiccicati, incastrati,
accovacciati, qualcuno in ginocchio, altri in piedi tenendosi alle spalle di
chi sta sotto, nessuno puo' allungare le gambe. Ma ci siamo, e' l'ultimo
viaggio, in fondo a quel mare da qualche parte c'e' l'Italia, Titti a 27
anni non ha la minima idea della distanza, pensa che arriveranno presto.
Ecco perche' e' tranquilla quando arriva la prima notte, lei che e' partita
solo con dieci dinari, i suoi jeans, una maglia bianca e uno scialle nero.
Nient'altro.
"Adei", madre, sto andando, pensa senza dormire. "Amlak", Dio, mi hai
aiutato, continua a ripetersi mentre scende il freddo. A meta' del secondo
giorno, quando le ragazze pensano gia' quasi di essere arrivate, la barca si
ferma. Il pilota improvvisato dice che non c'e' piu' benzina. Schiaccia il
bottone rosso come gli ha insegnato il trafficante d'uomini, ma non c'e'
nessun rumore. Adesso si sente il rumore delle onde. Nessuno sa cosa fare.
Gli uomini provano col bottone, danno consigli, uno scende in mare a
guardare l'elica. Le donne si coprono la testa con gli scialli. Si avverte
il caldo, nessuno lo dice, ma tutti pensano che l'acqua sta finendo. Chi ha
pane lo divide coi vicini. Un pizzico di mollica per volta, facendo
economia, allungandola nel pugno chiuso per farla bastare fino a sera,
cinque, sei bocconi.
La notte fa piu' paura. Non c'e' una bussola, e poi a cosa servirebbe, con
il gommone trasportato dalle onde, spinto dalla corrente, e nessuno puo'
fare niente. Finiscono i fiammiferi, dopo le sigarette, non si vede piu'
niente. Tutti a guardare il mare, sembra che nessuno dorma. La quarta notte
spuntano delle luci a sinistra, poi se ne vanno, o forse la barca ha girato
a destra. Era una nave? Era un paese? Era Roma? Cominci a sentirti
impotente, sei un naufrago.
All'inizio ci si vergogna per i bisogni, fingi di fare un bagno attaccato
con una mano alla corda, chiedi per favore di rallentare, e fai quel che
devi in mare. Poi man mano che cresce l'ansia e anche la disperazione, non
ti vergogni piu'. Chi sta male, chi sviene dal caldo e dalla fame, i bisogni
se li fa addosso. Quando la situazione diventa insopportabile tutti urlano
in quella parte del gommone: "Giu', giu', vai in mare, vai". Ma il settimo
giorno i problemi cambiano.
Muore Haddish, che ha vent'anni, ed e' il primo. Continua a vomitare da
ventiquattr'ore, sta male, si lamenta prima della fame poi solo della sete.
"Mai", acqua. Lo ripete continuamente. Anche Titti ripete "mai" nella testa,
c'e' solo acqua intorno a loro, eppure stanno morendo di sete, non riescono
a pensare ad altro. Due ragazzi, Biji e Ghene', si danno il turno a
sorreggere Haddish, altri fanno il turno in piedi per lasciargli lo spazio
per distendersi, uno sale persino sul motore. Dopo il tramonto tutti lo
sentono piangere, urlare, gemere, poi non sentono piu' niente e non sanno se
si e' addormentato o se e' morto. "E' arrivato - dice all'alba Ghene' - noi
siamo in viaggio e lui e' arrivato". I due giovani prendono Haddish per le
spalle e per i piedi, dopo avergli tolto le scarpe, e lo gettano in mare. Le
ragazze piangono, una donna canta una nenia sottovoce.
Yassief si e' portato in barca una Bibbia. La apre, e legge i Salmi: "Quando
ti invoco rispondimi, Dio, mia giustizia: dalle angosce mi hai liberato,
pieta' di me, ascolta la mia preghiera". Titti piange per il ragazzo morto,
e pensa che non si poteva fare altrimenti. Adesso ha paura che il viaggio
duri ancora giorni e giorni, che il mare li risospinga indietro verso la
Libia, non possono viaggiare con un cadavere, e poi hanno bisogno di spazio.
"Meut", la morte, comincia a dominare tutti i pensieri, riempie "semai", il
cielo, verra' dal mare, "bahari". Le donne si coprono la testa, il sole
stordisce piu' della fame, tutto gira intorno, la nausea cresce, salgono
vapori ustionanti di benzina e di acqua dal fondo del gommone. A sera, ogni
sera, Yassief leggera' la Bibbia, Giosue', Tobia, i Salmi, e cerchera' di
confortare i compagni: noi stiamo morendo, ma qualcuno ce la fara'.
Muore qualcuno ogni giorno, ormai, e il numero varia. Uno, poi tre, quindi
cinque, un giorno quattordici e si va avanti cosi'. Dicono che i primi a
morire sono quelli che hanno bevuto l'acqua di mare, Titti non sapeva che
era mortale, non l'ha bevuta solo per il gusto insopportabile, si bagnava le
labbra continuamente. Poi Hadengai ha l'idea di prendere un bidone vuoto di
benzina, tagliarlo a meta', lavare bene la base e metterla sul fondo della
barca, dove i morti hanno aperto uno spazio. Spiega che dovranno raccogliere
li' la loro orina, per poi berla quando la sete diventa irresistibile, pochi
sorsi, ma possono permettere di sopravvivere. Lo fanno, anche le donne,
pero' di notte. Titti beve, come gli altri. Potrebbe bere qualsiasi cosa:
anzi, lo sta facendo.
Dopo quindici giorni, appare una nave in lontananza. Sembra piccolissima, ma
tutti la vedono, c'e'. Chi ce la fa si alza in piedi, si toglie la maglia
ingessata dal sale per agitarla in alto, urla. A Titti cade lo scialle in
mare, l'unica protezione dal freddo, l'unico cuscino, la coperta, l'unico
bene. Yassief e un altro ragazzo sono i soli che sanno nuotare: lasciano la
Bibbia a una donna che ha la borsa con se', si tuffano, e' l'ultima
speranza, torneranno a salvarli con la nave e li prenderanno tutti a bordo,
dove c'e' acqua e cibo. Tutti si alzano a guardarli, ma il gommone va dove
vuole, dopo un po' nessuno li ha piu' visti, e pian piano la nave lontana e'
scomparsa, loro non ci sono piu'.
L'acqua e' un'ossessione e intanto pensi al pane, al riso, alla carne,
scambi i frammenti di legno per briciole, sai che e' un inganno ma te li
metti in bocca. Senti le forze che vanno via, vedi buttare a mare i cadaveri
e non t'importa piu'. Ora quando arriva la morte butteranno giu' anche me,
pensa Titti, spero che mi chiudano gli occhi. Non sai i nomi dei tuoi
compagni, conosci solo le facce. Al mattino ne cerchi una e non la vedi
piu', oppure ne trovi una che avevi visto calare in mare, non sai piu' dove
finisce l'incubo e comincia la realta'. Ma adesso in barca tutti sanno che
le due amiche, Ester e Luam, sono incinte, anche se non lo dicevano perche'
la gravidanza era cominciata in Libia, nella casa dei mercanti d'uomini, tra
le minacce e la paura. Tutti lo sanno perche' loro stanno male e parlano dei
bambini. Gli altri ascoltano, la pieta' e' silenziosa, nessuno litiga,
qualcuno sposta chi gli cade addosso dormendo. Anche se non e' dormire, e'
mancare. Non sai quando svieni e quando dormi. Ora allunghi le gambe sul
fondo, i morti hanno lasciato spazio ai vivi.
Titti e' piu' forte delle amiche. Quando Ester perde il bambino, e' lei che
getta tutto in mare, poi lava il vestito, e pulisce il gommone mentre tiene
la mano all'amica, che dice basta, tutto e' inutile, vado. Muore subito
dopo, Titti non piange perche' non ha piu' le forze, quando muore anche Luam
due giorni dopo lei si lascia andare. Pensa solo piu' a morire, scuote la
testa quando la donna con la Bibbia ripete quel che ha sentito da Yassief,
ed ecco, noi stiamo morendo ma qualcuno arrivera'. No, lei adesso rinuncia.
Non pensa piu' all'Italia, non sa dov'e', non la vuole. Non ha piu' nessuna
paura. Ripete a se stessa che dev'essere cosi' in guerra, nelle carestie.
Basta, vuoi finire, vuoi solo arrivare al fondo della fame, della sete, di
questo esaurimento, non hai il coraggio o l'energia o la lucidita' per
buttarti e lasciarti andare, affondare sott'acqua e sparire, ma vuoi che sia
finita. Persa l'Italia, il gommone adesso ha di nuovo uno scopo: diventa un
viaggio per la morte, e va bene cosi'. La diciassettesima notte, forse,
Titti si separa da tutto e raduna tutto, la madre e Dio, il cielo, il mare e
la morte, "Adei, Amlak, semai, bahari, meut". Rivede suo padre accovacciato,
che fuma contro il muro la sera. Si accorge che la sua lingua, il tigrigno,
non ha la parola aiuto.
Si accorge dalle urla, all'improvviso, che c'e' una barca di pescatori e li
ha visti. Arriva, e nessuno ce la fa piu' a gridare. Accostano, ma quando
vedono sette cadaveri a bordo e quegli esseri moribondi hanno paura e vanno
indietro. Allora i due ragazzi si avventano, non lasciateci qui. La barca si
ferma, lanciano un sacchetto di plastica, ma finisce in acqua. Si
avvicinano, ne lanciano un altro. Hadangai lo afferra e mentre lo aprono i
pescatori se ne vanno, indicando col braccio una direzione.
Dentro c'e' il pane, con due bottiglie. Titti beve, ma afferra il pane.
Appena ha bevuto ne ingoia un morso, ma urla e sputa tutto. Il pane taglia
la gola, non passa, lo stomaco e il cuore lo vogliono ma il dolore e' piu'
forte, ti scortica dentro, e' una lama, non puoi mangiare piu' niente. Ma
con l'acqua l'anima comincia a risvegliarsi. Forse siamo vicini a qualche
terra. Sia pure la Libia, basta che sia terra. Ed ecco un rumore grande,
piu' forte, piu' vicino poi sopra, davanti al sole. E' un elicottero, si
abbassa, si rialza. Arriva una motovedetta di uomini bianchi, non vogliono
prenderli a bordo, ma hanno la benzina, sanno far ripartire il motore,
dicono ai ragazzi come si guida e il gommone li deve seguire.
Un giorno e una notte. Poi l'ultima barca. Questa volta li fanno salire.
Sono rimasti in cinque: cinque su 78. Chi ce la fa ancora va da solo, Titti
la devono portare a braccia. Non capisce piu' niente, tutto e' offuscato,
c'e' soltanto il sole e lo sfinimento. La siedono. Poi le buttano acqua in
faccia. Li' capisce di essere viva. Non chiede con chi e', ne' dov'e'. Che
importanza puo' avere, ormai? Forse non e' nemmeno vero, basta chiudere gli
occhi per rivedere la stessa scena fissa di un mese, gli odori, gli sbalzi,
il rumore delle onde. Cosi' anche in ospedale, dove le visioni continuano,
volti, cadaveri, immagini notturne, incubi sul soffitto e sul muro bianco e
blu.
Ma se allunga la mano, Titti adesso trova una bottiglietta d'acqua. Attorno
non muoiono piu'. Ieri le hanno dato una card per telefonare a sua madre ad
Asmara, le hanno detto che e' in Italia. Le persone entrano e le sorridono.
Due ore fa un medico le ha raccontato in inglese che hanno perso l'altro
naufrago ricoverato al "Cervello", Hadengai, in camera non c'e', l'hanno
chiamato per una radiografia e non si e' presentato, hanno guardato sulle
panchine nel giardino ma nessuno sa dove sia. Lei non vuole piu' pensare a
niente. Tiene una mano sulle labbra gonfie, con l'altra mano, dove c'e' un
anello giallo alto e sottile, tira il lenzuolo per coprire la piccola
scollatura a V del camice. Ha paura che sapendo della sua fuga all'Asmara
facciano qualcosa di brutto a sua madre e alle sue sorelle. E pero' vorrebbe
dire a tutti che ha fatto la cosa giusta, anche se adesso sa cosa vuol dire
morire: ma oggi, in realta', e' la sua vera data di nascita. Quando non ci
sperava piu' ce l'ha fatta, e' arrivata. Non ha piu' niente da dire, puo'
solo aspettare.
Poi si apre la porta, e arriva Hadengai. Ha una tuta da ginnastica nera, con
la maglietta bianca, cammina lentamente incurvando tutti i suoi 24 anni, e
spinge piano il vassoio col cibo che vuole mangiare qui. Ci ha messo un po'
di tempo ad arrivare, si e' perso, e' tornato indietro, guardava senza
capire tutte quelle scritte, la sala dialisi, le proposte assicurative in
bacheca, i cartelli dell'Avis, la macchinetta al pianterreno che
distribuisce dolci e caramelle e funzionava da punto di riferimento. Poi ha
trovato la camera di Titti. Si e' seduto sul bordo del letto della paziente
accanto, che sotto le coperte si è fatta un po' piu' in la'.
I due naufraghi parlano sottovoce, lui assaggia qualcosa del pollo con
patate che ha sul vassoio, non apre nemmeno il nailon del pane, lei taglia
in quattro un maccherone. Ma va meglio, ormai. Non hanno un'idea di che cosa
sia davvero l'Italia 2009, fuori da quella porta. Ma prima o poi capiranno
che sopra l'ascensore numero 21, proprio davanti a loro, c'e' scritto "la
vita e' un bene prezioso".

=====================
LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 21 del 28 agosto 2009
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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