Coi piedi per terra. 396



 

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COI PIEDI PER TERRA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 396 del 26 ottobre 2010

In questo numero:

1. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Sebastiano Malcontenti

2. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Nadia Scardeoni

3. Luca Buzzi: Costanza e coraggio, serenita' ed empatia

4. Enrico Peyretti presenta "La filosofia di Lanza del Vasto. Un ponte tra Occidente ed Oriente" a cura di Antonino Drago e Paolo Trianni

5. Enrico Peyretti presenta "Il pensiero di Lanza del Vasto. Una risposta al XX secolo" a cura di Antonino Drago

6. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo

 

1. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO SEBASTIANO MALCONTENTI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Sebastiano Malcontenti.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Sebastiano Malcontenti e' un vecchio amico di questo foglio]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Sebastiano Malcontenti: Come necessario approfondimento ed illimpidimento di una scelta di lotta contro ogni oppressione, ingiustizia, menzogna. Come impegno politico, quindi morale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei?

- Sebastiano Malcontenti: Tra i maggiori: Giuliano Pontara, Renato Solmi. Ma ho avuto a maestri e compagni anche tante persone che sarebbero state restie a lasciarsi definire "personalita' della nonviolenza" ma che pure sono state decisive per il mio accostamento alla nonviolenza: due nomi per tutti, Franco Fortini, Dario Paccino.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Sebastiano Malcontenti: Le opere di Guenther Anders, Hannah Arendt, Giacomo Leopardi, Primo Levi, Rosa Luxemburg, Varlan Salamov, Vandana Shiva, Aleksandr Solzenicyn, Simone Weil, Virginia Woolf.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Sebastiano Malcontenti: Ogni iniziativa di opposizione alla guerra, agli eserciti, alle armi, ai poteri assassini e all'uccidere; ogni iniziativa di opposizione al razzismo e alla denegazione della dignita' e dei diritti di ogni essere umano; ogni iniziativa di opposizione al femminicidio, al maschilismo, al patriarcato; ogni iniziativa in difesa della biosfera.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Sebastiano Malcontenti: Qui in Italia oggi l'opposizione alla guerra e al colpo di stato razzista.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Sebastiano Malcontenti: Il Movimento Nonviolento, le esperienze e le iniziative del movimento delle donne, tutte le iniziative che concretamente si oppongono alla guerra assassina e al colpo di stato razzista, il Centro Impastato di Palermo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Sebastiano Malcontenti: La lotta contro la violenza agita nella misericordia e nella dignita'. La coscienza che una e' l'umanita', ed una la casa che abbiamo comune.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Sebastiano Malcontenti: Dico una cosa ovvia e tante volte ripetuta: il femminismo e' il maggior inveramento storico della nonviolenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Sebastiano Malcontenti: Chiamiamo ecologia il rapporto nonviolento tra umanita' e  natura.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Sebastiano Malcontenti: Senza questo impegno non si da' nonviolenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Sebastiano Malcontenti: Dire nonviolenza e' dire antimafia. Le due cose si rispecchiano, si implicano, si necessitano, si identificano.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Sebastiano Malcontenti: La scelta della nonviolenza e' "conditio sine qua non" della lotta di liberazione del movimento delle oppresse e degli oppressi; se non fa la scelta della nonviolenza esso e' condannato alla sconfitta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Sebastiano Malcontenti: Identica risposta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Sebastiano Malcontenti: La nonviolenza e' il pacifismo preso sul serio, reso rigoroso e coerente: il fine della pace si realizza solo con mezzi di pace; la giustizia si realizza solo con la misericordia; la lotta necessaria e' necessariamente nonviolenta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Sebastiano Malcontenti: Finanche i due termini si corrispondono perfettamente.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?

- Sebastiano Malcontenti: Identica risposta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?

- Sebastiano Malcontenti: Diritto alla salute e all'assistenza significa diritto alla vita e alla dignita'. La nonviolenza e' la lotta per ottenere questo per tutti gli esseri umani.

 

2. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO NADIA SCARDEONI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Nadia Scardeoni.

Nadia Scardeoni (Goito, 1944), amica e studiosa della nonviolenza, responsabile del "Danilo Dolci Project", e' docente e formatrice, ricercatrice e curatrice di varie pubblicazioni, partecipe di molte iniziative di pace. Una scheda sulle sue attivita' e' alla pagina web www.adolescenza.org/nadia6.pdf

Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e' tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992 esaurito). Dopo la sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta', Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005; Alexander Langer, Was gut war Ein Alexander-Langer-ABC; inoltre la Fondazione Langer ha terminato la catalogazione di una prima raccolta degli scritti e degli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa), i materiali raccolti e ordinati sono consultabili su appuntamento presso la Fondazione. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La Meridiana, Molfetta 2000; AA. VV. Una vita piu' semplice, Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia, Milano 2005; Fabio Levi, In viaggio con Alex, la vita e gli incontri di Alexander Langer (1946-1996), Feltrinelli, Milano 2007. Si vedano inoltre almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione della Fondazione Alexander Langer Stiftung, 2000, 2004; il volume monografico di "Testimonianze" n. 442 dedicato al decennale della morte di Alex. Inoltre la Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (esaurito). Videografia su Alexander Langer: Alexander Langer: 1947-1995: "Macht weiter was gut war", Rai Sender Bozen, 1997; Alexander Langer. Impronte di un viaggiatore, Rai Regionale Bolzano, 2000; Dietmar Hoess, Uno di noi, Blue Star Film, 2007. Un indirizzo utile: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Latemar 3, 9100 Bolzano-Bozen, tel. e fax: 0471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org

Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recentissimo e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.it, danilo1970.interfree.it, www.danilodolci.toscana.it, www.inventareilfuturo.com, www.cesie.org, www.nonviolenti.org, www.fondodanilodolci.it]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Nadia Scardeoni: Penso che la nonviolenza sia un modo di essere sia personale che di gruppo e non qualche cosa di esterno a cui accostarsi. Credo di avere il volto e il tratto  della "nonviolenta", per una caratteristica della mia personalita' incline al dialogo, alla relazione costruttiva, all'ascolto dell'altro, alla condivisione, al lavoro d'equipe, e infine alla "compartecipazione gratuita" come si evince dalle numerose esperienze che ho raccolto ed enumerato in Interlinea di edscuola.it Ritengo d'altronde che la radice di ogni violenza risieda nei tratti opposti e cioe' in quelli eminentemente egocentrici della persona, nella sete di dominio o di predominio, nella competitivita', nel pregiudizio, nella squallida solitudine di un mondo intriso di egoismi inappellabili.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Nadia Scardeoni: Prima di tutti: Alex Langer. Averlo incontrato e aver "progettato", se pur brevemente, con lui, e' stata una esperienza indimenticabile. Ho respirato quella sua mitezza profonda, quel suo meraviglioso inchinarsi sugli altri... Ma quel suo abnorme prodigarsi  fino ad essere insieme "ponte e cartilagine" nei conflitti, anche i piu' dolorosi, lo ha spezzato. A distanza di un mese da quel suo disperato abbandonare la vita, sollecitata dall'amica Letizia Battaglia, ho curato il piccolo libro: "Alex Langer: non siate tristi continuate"... un opuscolo quasi, pur di trattenerne la memoria nei giorni in cui la sua morte scavava un silenzio opprimente. In quei giorni, rivisitare la sua opera fu per me come comporre le spoglie di un amico caro: si genero' una sorta di simbiosi dolorosissima, che mi tocco' in profondita' e che mi costrinse a raccogliere il senso profondo del suo agire come si intuisce dalla mia prefazione, "I ponti di Alex": "Vive la prassi dell'uomo che ha individuato nella relazione la struttura esistenziale fondamentale, irrinunciabile nesso per interpretare le lacerazioni e le contraddizioni che generano i processi autodistruttivi dell'uomo che rompe l'unita' con se stesso, con i suoi vincoli affettivi, con le sue radici storiche, con il prossimo praticato, con i suoi mezzi di sostentamento, con lo spazio vitale, con le istituzioni. Delinea un ecosistema pacifico, non protocollabile, ma frutto della volonta' degli uomini consapevoli di condividere l'avventura umana, capaci di misurarsi con i propri limiti, pronti a morire quando giunge la propria ora. Alex e' soprattutto un uomo di scienza, di una scienza nuova, ardua, necessaria, costosa perche' impraticabile se non a partire da se stessi: 'l'ingegneria delle risorse umane', l'ultima speranza e l'ultimo baluardo contro l'ingegneria dell'alienazione 'virtuale' che divide, dissipandolo, il cuore dell'uomo. Ed e' dalla sua storia - se possiamo intuire la fatica del vivere separati nella casa comune - da quel suo essere una sorta di laboratorio armonico di organi propedeutici la formazione dei cittadini del mondo, che si innalza la sua creatura: il ponte, la piu' ardita e la piu' fragile delle costruzioni relazionali. Il ponte per il superamento delle diversita', degli ostacoli naturali, delle fratture anche le piu' violente. Ovunque le storie degli uomini sono divise e cieche di fronte al loro indivisibile destino, Alex lavora, studia, analizza, progetta, propone" (da www.edscuola.it/archivio/interlinea/ponti.html).

Inoltre sono cullata dall'amicizia di alcune donne, splendide pacifiste: Letizia Battaglia, Giuliana Martirani, Jane Toby. Sono sempre presenti nel mio intimo e mi rallegrano la vita.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza?

- Nadia Scardeoni: Non consiglio libri ma consiglio loro di interrogarsi sui valori relazionali da coltivare, ogni giorno e ogni ora, per bonificare innanzitutto il loro cuore, naturalmente orientato all'amore e all'amicizia, al piacere della condivisione e del "fare insieme", per non consentire alle radici sommerse della violenza quali indifferenza, egocentrismo, ipocrisia, pregiudizio, di insinuarsi nel giardino splendente della loro vita e distruggere l'ecosistema armonioso delle relazioni piu' vitali fra se' e gli altri, fra se' e il mondo che ci ospita.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Nadia Scardeoni: I maestri della nonviolenza passati alla storia sono tanti. Alcuni fra quelli a me piu' cari, perche' "parola incarnata" e quindi straordinariamente esemplari sono: Gandhi, Danilo Dolci, Paulo Freire, Raimon Panikkar, Madre Teresa di Calcutta, e il "nonno" Antonino Caponnetto. E, comunque, tutti i libri che testimoniano nonviolenza agita e non predicata. I giovani si nutrono di esempi e di testimonianze affidabili, non di teorie, non di parole.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Nadia Scardeoni: Nella formazione, a partire dalle scuole dell'infanzia fino ai master. A partire dalla custodia dell'anima dei bambini fino alla cura di una dignitosa e orientata maturita', come ho sintetizzato nel progetto "Il Laboratorio Maieutico di Danilo Dolci": "In un mondo sempre piu' conflittuale dove 'altri' diversi da noi, si riversano sempre piu' numerosi nel nostro orizzonte geografico e culturale destabilizzando le certezze delle nostre abitudini e tradizioni culturali, occorre rivisitare i concetti di ecumene, relazione, convivenza, comunicazione, legalita', pace, democrazia, nazionalismo, individualismo, intolleranza, pregiudizio, illegalita', violenza, razzismo, al cospetto di testimonianze luminose".

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Nadia Scardeoni: La nonviolenza? Un tratto dell'anima. Un arco di luce teso verso chi mi si fa prossimo. Un ponte di sguardi... e un sorriso, come fanno i bambini quando cercano la relazione. Il ponte e' una metafora appropriata per rappresentare una modalita' relazionale paritaria di intenso valore e non solo: la metafora del ponte e' anche un valido sussidio per agire la pace. Eccola. Il ponte indica la relazione quale struttura esistenziale fondamentale. Il ponte si attraversa nei due sensi: e' simbolo di reciprocita'. Il ponte e' necessario per superare i solchi, le fratture che separano i popoli e i luoghi prossimi. Il ponte indica il superamento degli ostacoli naturali, il suo attraversamento apre alla novita' dell'altro. Il ponte mette in comunicazione due realta', agevola il superamento della diffidenza o delle lacerazioni pregiudiziali, assegna alle realta' messe in dialogo pari dignita'. La nonviolenza e' un ponte fatto di tessuti di anime e corpi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Nadia Scardeoni: Di quale femminismo stiamo parlando?

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Nadia Scardeoni: Altissimi e inalienabili...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?

- Nadia Scardeoni: Niente competizioni: nessuno e' figlio di un dio minore. L'ecumenismo ci puo' salvare.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?

- Nadia Scardeoni: La maieutica dolciana sostituisce al rapporto violento e unidirezionale il valore del dialogo o della maieutica reciproca. Ma la voce dei maestri e' rimasta inascoltata. Per questo chiedo, infine, ospitalita' per una citazione che mi e' cara molto piu' delle mie parole: "Comunicare, legge della vita" di Danilo Dolci.

"Invitiamo ciascuno, ovunque possibile a:

- promuovere, soprattutto con i giovani, iniziative in cui ognuno possa esprimersi (tra loro e con chi li puo' aiutare a trovarsi, identificarsi) per riconoscere i propri bisogni concreti; emancipanti iniziative che rendano possibili valutazioni comparative: ai fini della crescita personale e di gruppo e' necessario potersi concretamente esprimere? poter comunicare?

- organizzare seminari e corsi affinche' si formino, in ogni ambito e a ogni livello, esperti di come possiamo crescere in gruppi che favoriscano la creativita' personale e collettiva sostituendo all'autorita' unidirezionale strutture di strutture creaturali dall'intimo, sapendo che crescere in - con - una struttura comunitaria nelle sue infinite variazioni e' necessario, anche se non facile: esperti di maieutiche strutture non occorrono solo a metamorfosi scolastiche ma dall'urbanistica alla medicina, dalla scienza all'industria alla politica ad ogni ambito;

- trovare i modi per sperimentare, in ogni ambiente e a ogni livello, quali metodologie possano risultare piu' efficaci affinche' ognuno si interroghi: fino a qual punto siamo impediti a costruire civiche strutture comunicanti, e fino a quale punto, presi da miopi bisticci, non siamo capaci di concepirle e realizzarle? Il parassitismo non attecchisce piu' facilmente ove le creature non sanno crescere in sana autonomia?

- occorre identificare le aree ove gia' si sperimentano strutture comunicative, studiarle, e inventare opportune strategie per ampliare confronti e iniziative;

- cooperare a distinguere nei vari contesti il potere dal dominio, il fecondante dall'inquinante; distinguere la mano che aiuta da quella che induce a dipendere: soprattutto quando appartengono alla stessa persona o alla stessa istituzione;

- favorire la scoperta dei propri autentici interessi, anche per suscitare forze atte al necessario cambiare abbandonando anacronistici ordinamenti e comportamenti inerziali (con quali leve? per quali soluzioni? Come possono i giovani animare la fonda trasformazione necessaria alla falsa, all'immatura "realta'"?): mentre l'incoerente fatica disfa le creature, il vero lavoro ne potenzia l'intima natura;

- avviare, con popolazioni che oggi si trovano ai margini delle zone ove piu' immediato e' l'urto morbidamente vorticoso dell'industrialismo, processi di autoanalisi attenti a scoprire e valorizzare la propria natura genuina (pur denunziandone limiti e difetti), evitando di riguardare le proprie condizioni nell'ottica del complesso di inferiorita' verso modelli estranei, deformanti: per potere poi confrontare i propri valori (apparenti svantaggi possono risultare inestimabili risorse) agli autentici valori altrui;

- analizzare con appositi gruppi, anche di esperti, come possono essere guarite, attraverso specifici interventi, le piaghe della disoccupazione;

- provocare analisi, confronti e verifiche su certi eventi emblematici (l'ammassarsi di centinaia di migliaia di fans, ad esempio, negli stadi; la vacuita' di vari "successi" ecc.), costruendo al contempo esperienze - ed operando in modi - che educhino ognuno ad organizzarsi, valutare, scegliere, controllare, e all'operante sperare;

- contro la moda che inflaziona svuotando il termine "creativita'", suscitare iniziative specifiche, processi di ricerca-azione-riflessione per identificare quali siano le condizioni per uno sviluppo di strutture che favoriscano il concretamento dell'intelligenza, la creativita' personale e di gruppo, compresa la capacita' di scegliere, decidere, annunciare, agire: ove e' possibile avvalersi di iniziative esistenti (scolastiche, culturali, pacifiste, ecologiche, religiose, sindacali, cooperative, autenticamente politiche)?; dove occorre inventare le strutture del rispetto reciproco?;

- suscitare autoanalisi coi giovani: come vivono, con quali prospettive, soprattutto negli inurbamenti piu' fittamente ingabbianti? Quali le cause dei mali? Come disinnescare le diverse forme del dominio? I giovani non vengono forse intossicati da forzature strumentalizzanti ed emarginazioni, prima che dalle droghe? Mentre chi vuole imporsi tende ad aggregare, come puo' la gente via via apprendere, comunicando, a disinfestarsi da ogni genere di parassitosi? Quando e dove certe labilita' costituzionali, o predisposizioni negative, possono trovare piu' facile occasione di manifestarsi?

- ovunque la gente senza speranza rischia fuggire dai suoi problemi e dalla sua terra per ammassarsi, sradicata, in ovili antieconomici in ogni senso, cercare di promuovere iniziative, anche internazionali e intercontinentali, escludenti rapporti di dominio (lavorare insieme tra diversi e' occasione di conoscersi e arricchirsi reciprocamente) per individuare dalla base come valorizzarsi valorizzando al contempo il territorio indigeno e le metodologie piu' avanzate di ricerca e pianificazione organica, formando via via con gli adeguati organismi i necessari esperti: i governi che socchiudono le frontiere alla gente in fuga dai paesi piu' poveri, generalmente lo fanno per mantenere basso il salario minimo, a vantaggio dei piu' ricchi, e per acquistare chi e' piu' disponibile alle prestazioni piu' ripugnanti - mentre tentano arroccare nei paesi piu' poveri le industrie transnazionali inquinanti che altrove i piu' avvertiti rifiutano;

- come piu' e piu' le distanze terrestri si raccorciano, chiarire in ogni ambito come la necessita' che l'Onu possa apprendere a risolvere i problemi internazionali piu' gravi divenga, anche con autentici esperti, organismo concreto: in modo che le Nazioni Unite possano effettivamente reggere il comunicante governo del mondo verso la pace".

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Nadia Scardeoni: Il mio curriculum e' in www.adolescenza.org/nadia6.pdf

 

3. LA NONVIOLENZA OGGI. LUCA BUZZI: COSTANZA E CORAGGIO, SERENITA' ED EMPATIA

[Ringraziamo Luca Buzzi (per contatti: luca.buzzi at serviziocivile.ch) per questo intervento in risposta alla richiesta di intervista da parte di Paolo Arena e Marco Graziotti, che anch'essi ringraziamo.

Per un sintetico profilo di Luca Buzzi si veda la prima parte di questo intervento]

 

Il mio primo serio approccio alla nonviolenza risale a quasi una quarantina di anni fa, quando nell'ambito di un corso di preparazione ad un impegno di volontariato internazionale ho partecipato ad un seminario di due giorni animato da Jean Goss. Due particolari mi sono sempre rimasti impressi, la prima che dobbiamo essere segni di contraddizione nella nostra societa' e la seconda che dobbiamo con costanza e coraggio (ma anche con serenita' ed empatia) interpellare le autorita' ed i nostri interlocutori, mettendoli sempre di fronte alle proprie responsabilita'. Mi avevano impressionato i suoi resoconti degli incontri con le massime autorita' di molti Paesi comunisti dell'Est europeo, dove si recava regolarmente per chiedere liberta' e rispetto dei diritti umani e delle coinvolgenti esperienze di riconciliazione vissute in tutto il mondo.

Nei successivi tre anni e mezzo di volontariato in Sud America ho dovuto forzatamente poi confrontarmi con le dittature militari che mi hanno fatto riflettere sul tema del militarismo e delle assurde spese militari in particolare in quei Paesi dove la gente soffre ancora la fame.

Rientrato nel 1976 in Svizzera ho deciso di impegnarmi in particolare su due fronti: la lotta per il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare e l'introduzione di un commercio equo e solidale. Con il Gruppo ticinese per il servizio civile (ora Centro per la nonviolenza della Svizzera italiana) ci siamo battuti con ogni mezzo (iniziative popolari, manifestazioni, organizzazione di scioperi della fame di obiettori in carcere, pubblicazione del trimestrale "Obiezione!", ecc.) per introdurre anche da noi un servizio civile, che abbiamo finalmente ottenuto solo nel 1996. Mentre con l'Associazione "Prodotti Terzo Mondo" (ora "Botteghe del Mondo") abbiamo aperto i primi punti di vendita del Commercio equo che sono stati anche stimolo e modello per la successiva introduzione di questo commercio anche in Italia. Piu' tardi a livello locale ci siamo concentrati anche sulla lotta per una migliore qualita' di vita, per la salvaguardia del verde cittadino e contro gli abusi della partitocrazia dominante, che ci ha portato a creare il Movimento "Bellinzona vivibile", che e' anche entrato come lista civica nel Consiglio comunale della citta'.

La nostra e' sempre stata, e resta comunque, una lotta lunga, impari e controcorrente, confrontata con l'arroganza e la prepotenza del potere, militare o civile che sia, che puo' effettivamente anche scoraggiare, specialmente coloro che vorrebbero sempre vedere risultati immediati. D'altra parte, nel momento in cui non dovessimo piu' incontrare ostacoli o tentativi di emarginazione, dovremmo seriamente chiederci se stiamo ancora svolgendo correttamente il nostro lavoro o non abbiamo snaturato i nostri obbiettivi volti ad un cambiamento radicale della societa'. L'importante e' continuare a fare un lavoro serio, rigoroso e documentato, con coerenza e determinazione, senza paura della marginalita'. Cio' non toglie che maggiori contatti ed un migliore coordinamento e sostegno reciproco favorirebbe senz'altro la nostra azione (l'unione fa la forza). Nel nostro caso, l'ubicazione geografica, la frontiera con l'Italia e la diversita' di lingua e cultura con gli amici confederati non ci aiuta di certo.

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Da quanto brevemente esposto risulta per me evidente il legame tra la nonviolenza e la solidarieta', l'ecologia, l'impegno antirazzista e per la giustizia, la dignita' e i diritti umani (compresi quelli delle donne), contro le mafie, gli sfruttamenti e le oppressioni di ogni genere e quindi in generale con la costruzione della pace. Non voglio comunque dimenticare il disarmo e l'eliminazione degli eserciti, strumento totalmente inadeguato e controproducente alla risoluzione dei conflitti. Nell'ambito dell'antimilitarismo faccio comunque fatica a capire come certi gruppi (anarchici, autogestiti...) non riescono ancora a metterlo in relazione con la nonviolenza.

Il nostro impegno nella promozione della nonviolenza dovrebbe dirigersi principalmente ai giovani, evidentemente con un'opera educatrice che non prescinda pero' anche da alcune misure coercitive, come ad esempio la messa al bando dei giochi elettronici e dei film violenti. Si potrebbe ad esempio sfruttare meglio anche la Giornata mondiale della nonviolenza. Al proposito bisognerebbe pero' riuscire a coinvolgere gruppi un po' meno "etichettati" dei nostri. In effetti spesso incontriamo un rifiuto per principio delle nostre proposte, considerate di un gruppo "troppo estremista". Vorrei al proposito ricordare l'episodio della Commissione contro la violenza giovanile istituita un paio di anni fa dall'autorita' cantonale, dopo l'uccisione a calci e pugni di un giovane da parte di suoi coetanei. La nostra richiesta di far parte di quella commissione o perlomeno di tener conto delle nostre proposte d'intervento sono state "diplomaticamente" rifiutate. Evidentemente l'educazione alla violenza del servizio militare non e' purtroppo mai messa in discussione.

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Infine, tra le numerosissime pubblicazioni su e di personaggi e sui temi connessi alla nonviolenza, spesso molto pesanti da leggere, per stimolare le riflessioni vorrei perlomeno ricordare alcuni brevi libretti: La nonviolenza spiegata ai giovani, di Jacques Semelin; La personalita' nonviolenta, di Giuliano Pontara; Ogni giorno un pensiero, di  Gandhi; e Come i nemici diventano amici, di Hildegard Goss Mayr, ricollegandomi cosi' in conclusione con l'inizio delle mie riflessioni e con i primi ispiratori del mio cammino verso la nonviolenza.

 

4. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "LA FILOSOFIA DI LANZA DEL VASTO. UN PONTE TRA OCCIDENTE ED ORIENTE" A CURA DI ANTONINO DRAGO E PAOLO TRIANNI

[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci messo a disposizione la seguente recensione.

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.serenoregis.org, www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68.

Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto ("Shantidas" e' il nome che gli attribui' Gandhi) e' una delle figure piu' grandi della nonviolenza; nato nel 1901 a San Vito dei Normanni da madre belga e padre siciliano, studi a Parigi e Pisa. Viaggia e medita. Nel 1937 incontra Gandhi nel suo ashram. Tornato in Europa fonda la "Comunita' dell'Arca", un ordine religioso e un'esperienza comunitaria nonviolenta, artigianale, rurale, ecumenica. Promuove e partecipa a numerose iniziative per la pace e la giustizia. E' deceduto in Spagna nel 1981. Tra le opere di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto segnaliamo particolarmente: Pellegrinaggio alle sorgenti, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Che cos'e' la nonviolenza, L'arca aveva una vigna per vela, Introduzione alla vita interiore, tutti presso Jaca Book, Milano (che ha pubblicato anche altri libri di Lanza del Vasto); Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi; Lezioni di vita, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze; In fuoco e spirito, La Meridiana, Molfetta (Ba). Le comunita' dell'Arca - cosi' come gruppi e persone amiche di questa esperienza - sono diffuse in vari paesi e proseguono la riflessione e l'esperienza del fondatore; per informazioni e contatti: digilander.libero.it/arcadilanzadelvasto/ o anche xoomer.alice.it/arcadilanzadelvasto/ e ancora (in francese) www.canva.org

Antonino (Tonino) Drago, nato a Rimini nel 1938, e' stato il primo presidente del Comitato ministeriale per la difesa civile non armata e nonviolenta; gia' docente universitario di Storia della fisica all'Universita' di Napoli, ha poi insegnato Storia e tecniche della nonviolenza all'Universita' di Firenze, e Strategie della difesa popolare nonviolenta all'Universita' di Pisa; da sempre impegnato nei movimenti nonviolenti, e' uno dei piu' prestigiosi peace-researcher italiani e uno dei piu' autorevoli amici della nonviolenza. Tra le molte opere di Antonino Drago: Scuola e sistema di potere: Napoli, Feltrinelli, Milano 1968; Scienza e guerra (con Giovani Salio), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; L'obiezione fiscale alle spese militari (con G. Mattai), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986; Le due opzioni, La Meridiana, Molfetta; La difesa e la costruzione della pace con mezzi civili, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1997; Atti di vita interiore, Qualevita Torre dei Nolfi (Aq) 1997; Storia e tecniche della nonviolenza, La Laurenziana, Napoli 2006; Difesa popolare nonviolenta. Premesse teoriche, principi politici e nuovi scenari, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2006. Segnaliamo anche una recente intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 307 da cui riprendiamo anche questa breve notizia autobiografica: "Nato a Rimini il 5 maggio 1938, sposato con quattro figli e quattro nipoti, laureato in fisica, ho lavorato nell'Universita' e nelle scuole superiori, ho lavorato nel movimento per i baraccati, studentesco, per l'obiezione di coscienza, per il servizio civile, per l'obiezione fiscale alle spese militari, per realizzare corsi universitari sulla pace; ho fatto ricerca sulla scienza alternativa, sulla nonviolenza, sull'educazione alla pace, sulla difesa alternativa, sulla rivoluzione alternativa, sull'intervento all'estero alternativo".

Paolo Trianni ha conseguito un dottorato in teologia ed una licenza in filosofia al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma. E' professore incaricato all'Istituto Religioni e Culture della Pontificia Universita' Gregoriana di Roma e professore invitato al Pontificio Ateneo S. Anselmo. Autore di varie pubblicazioni su Lanza del Vasto e su alcuni autori cristiano-indu' (H. Le Saux, J. Monchanin, B. Griffiths, R. Panikkar). Membro del Comitato Dim, Dialogo Inter-monastico, ha pubblicato con A. Drago, La filosofia di Lanza del Vasto. Un ponte tra Occidente ed Oriente, Jaca Book 2008, e Il monachesimo non cristiano, Seregno 2008]

 

Raccogliere gli atti di un convegno, si sa, e' cosa laboriosa quasi quanto organizzarlo. E' tuttavia assai utile poter disporre, per la continuazione degli studi, dei contributi elaborati nei convegni piu' importanti, dopo la loro presentazione. E' questo il caso, grazie ad Antonino Drago e Paolo Trianni, del convegno su La filosofia di Lanza del Vasto. Un ponte tra Occidente ed Oriente, svoltosi nell'Universita' di Pisa nel gennaio 2007, i cui testi sono raccolti e pubblicati nel 2008 in un volume con questo titolo (Jaca Book, Milano, pp. 303, euro 18).

Il libro e' il primo studio collettivo (ad opera di venti studiosi) sulla singolare filosofia di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto (1901-1981), piu' conosciuto come artista e soprattutto come maestro e diffusore della nonviolenza gandhiana. Di madre fiamminga, vive e opera molto tempo in Francia. Viaggia, anche a piedi, dappertutto. Fra il 1937 e '38 vive tre mesi con Gandhi, che lo chiama Shantidas (servitore di pace) e lo invita a sperimentare il satyagraha in Europa. E' convinto che Gandhi possa fare riscoprire ai cristiani la nonviolenza evangelica. Fonda nel 1944 la Comunita' dell'Arca, di cui sara' letteralmente il "patriarca": una specie di ordine interrereligioso laico, per attuare con i compagni i suoi principi di vita. Con la moglie Chanterelle compie un digiuno per ottenere che il Concilio si pronunci per il disarmo e la pace (come fanno pure, indipendentemente, i coniugi Jean e Hildegard Goss).

Lanza del Vasto si laurea a Pisa, con Carlini, nel 1928, negli stessi anni in cui vi era Capitini (ma non risulta che i due si siano incontrati, mentre invece Lanza incontrera' piu' tardi, nel 1956, Danilo Dolci). Il suo linguaggio e pensiero filosofico, espresso nella sua tesi di laurea (che rielaborera' poi fino alla pubblicazione, nel 1971, col titolo La Trinite' Spirituelle), ben diverso da quello prevalente nella filosofia occidentale, e' di tipo poetico, non legato a riferimenti accademici. Egli pensa un sistema di relazioni trinitarie sia nella realta' divina sia nella realta' umana. La sua formula caratteristica e' "In principio e' il rapporto", che ce lo rivela in sintonia col filone della filosofia dell'alterita' (Buber, Levinas, Ricoeur...). La relazione, e non la sostanza, e' tutto il conoscibile. Rifiuta la dialettica hegeliana della sintesi attraverso la negazione, per adottare dal "divino Cusano" la dialettica della Conciliazione, mossa non dalla Ragione, ma dalla Relazione. Il suo programma era formulare una "Filosofia della Conciliazione", che e' un fondamento filosofico della nonviolenza intesa come metodo di soluzione dei conflitti mediante il superamento delle opposizioni.

Lanza del Vasto accoglie, nell'incontro con l'India, l'influsso della filosofia indiana (il viaggio in India sara' anche tipico dell'ambiente della teologia afroamericana, in cui maturera' Martin Luther King), e quindi distingue tra la metafisica ontologica dell'Occidente e la henologia (o metafisica dell'Uno) della filosofia indiana, scegliendo questa seconda. Riconosce un precursore in Cusano, che fu, anche lui, ispirato da un viaggio in Oriente nel tendere a definire la "unitrinita'". Cosi', Lanza del Vasto getta un ponte tra Occidente e Oriente (come gia' a suo modo Gandhi stesso) e pone una delle basi del dialogo tra le religioni. Anche la sua antropologia e' trinitaria, essendo lo spirito umano composto di intelligenza, sensibilità, volontà. La sua metafisica della Relazione si presta bene a pensare filosoficamente la nonviolenza come dialettica delle relazioni e filosofia della conciliazione. Ma, insieme al pensare e scrivere, Lanza del Vasto mirava a praticare cio' che capiva: si vantava di essere l'unico filosofo occidentale che viveva in una comunita' progettata da lui stesso come esperienza filosofica piena.

Il convegno, naturalmente, si e' interrogato anche su problemi irrisolti e limiti di questo pensiero, ma lo ha riconosciuto come uno dei passi originali verso il ritorno della filosofia occidentale ad essere davvero "amore della saggezza".

 

5. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "IL PENSIERO DI LANZA DEL VASTO. UNA RISPOSTA AL XX SECOLO" A CURA DI ANTONINO DRAGO

[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci messo a disposizione la seguente recensione]

 

AA. VV., Il pensiero di Lanza del Vasto. Una risposta al XX secolo, a cura di Antonino Drago, Edizioni Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2010, pp. 249, euro 22.

A me dispiace di non conoscere abbastanza bene, tra gli altri maestri della nonviolenza, l'opera di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, pur avendolo ascoltato di persona una volta, a Torino, negli anni '70 (mori' nel 1981 all'eta' di ottant'anni). L'impressione fu di autorevolezza un po' autoritaria. Ma fu un unico momento, che non permette un giudizio. Per questo sono contento di incontrare studi su di lui, che introducano ad una migliore lettura dei suoi scritti e conoscenza della sua personalita'.

Dopo avere presentato, nel 2009, un precedente libro di Antonino Drago e Paolo Trianni sulla filosofia di Lanza del Vasto (Jaca Book, Milano), sono lieto ora di segnalare questa nuova raccolta di studi su Il pensiero di Lanza del Vasto, curata e introdotta da Drago stesso, uno dei piu' appassionati discepoli e studiosi in Italia di questo singolare poeta, filosofo, artista, allievo di Gandhi, a sua volta maestro e operatore di nonviolenza.

Anzitutto segnalo che il volume ha in appendice una utilissima guida ragionata alla lettura e allo studio degli scritti di Lanza del Vasto e dei libri e periodici sulla sua opera e eredita' attiva.

Inoltre, completano il volume tre conferenze di Lanza, tenute in India nel 1977, quarant'anni dopo il suo incontro con Gandhi, molto indicative della sua riflessione radicalmente critica della modernita' occidentale, in nome della saggezza antica e della vita naturale. Vi si sente un'eco del gandhiano Hind Swaraj del 1909, sulla cui interpretazione abbiamo riflettuto recentemente, nel centenario.

Nella Introduzione, Drago sottolinea in Lanza la precoce capacita' di percepire la negativita' complessiva del Novecento, e gli riconosce, piu' che a chiunque altro, di avere proposto, con la propria totale conversione personale e sociale, una alternativa collettiva a quel secolo negativo. Non tutta la cultura nonviolenta e' cosi' antimoderna, pur ugualmente e profondamente critica.

Autori dei contributi raccolti nel volume, presentati in una giornata seminariale con lo scopo di compartecipare la conoscenza dei vari libri di Lanza del Vasto, sono tredici studiosi, non solo affermati (come lo stesso Drago, Fulvio C. Manara, Gabriella Fiori, Andrea Cozzo, Daniel Vigne), ma anche giovani laureati e operatori sociali.

Temi trattati dagli autori, sono: la produzione poetica, il contributo filosofico allo spiritualismo cristiano, l'esperienza del viaggio in India e il soggiorno presso Gandhi, il "disoccidentalizzarsi", la relazione amicale con Simone Weil, il tema della scienza nella vita moderna, il pensiero trinitario universale espresso in La Trinite' spirituelle, la riforma religiosa cristiana e il rapporto della nonviolenza con la religione, la fondazione della Comunita' dell'Arca e il ruolo in essa della donna (su cui il Nostro afferma con decisione, come l'unica naturale, una concezione patriarcale, discussa nella Comunita' stessa).

A me ha interessato in particolare la relazione accurata e problematica di Manara sull'incontro di Lanza con Gandhi e con la spiritualita' indiana, da lui riferito in Pellegrinaggio alle sorgenti (Il Saggiatore, 2005), libro raccomandato tra i primi per conoscere il nostro Autore.

 

6. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO

 

Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org

Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com

Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

 

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COI PIEDI PER TERRA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

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Numero 396 del 26 ottobre 2010

 

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