Telegrammi. 356



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 356 del 27 ottobre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Mao Valpiana: Tu non ucciderai

2. Giobbe Santabarbara: Se una cosa emerge chiara

3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Silvia Berruto

4. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Valerio Gennaro

5. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Arianna Marullo

6. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Andrea Mazzi

7. Peppe Sini: Per la giornata del dialogo cristiano-islamico

8. Per sostenere il Movimento Nonviolento

9. "Azione nonviolenta"

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. VERSO IL CONGRESSO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO. MAO VALPIANA: TU NON UCCIDERAI

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento di invito al congresso del Movimento Nonviolento che si svolgera' a Brescia tra il 29 ottobre e il primo novembre 2010.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010.

Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006.

Lev Tolstoj, nato nel 1828 e scomparso nel 1910, non solo grandissimo scrittore, ma anche educatore e riformatore religioso e sociale, propugnatore della nonviolenza. Opere di Lev Tolstoj: tralasciando qui le opere letterarie (ma cfr. almeno Tutti i romanzi, Sansoni, Firenze 1967; e Tutti i racconti, Mondadori, Milano 1991, 2005), della gigantesca pubblicistica tolstojana segnaliamo particolarmente almeno Quale scuola, Emme, Milano 1975, Mondadori, Milano 1978; La confessione, SE, Milano 1995; Perche' la gente si droga? e altri saggio su societa', politica, religione, Mondadori, Milano 1988; Il regno di Dio e' in voi, Bocca, Roma 1894, poi Publiprint-Manca, Trento-Genova 1988; La legge della violenza e la legge dell'amore, Edizioni del Movimento Nonviolento, Verona 1998; La vera vita, Manca, Genova 1991; l'antologia Tolstoj verde, Manca, Genova 1990. Opere su Lev Tolstoj: dal nostro punto di vista segnaliamo particolarmente Pier Cesare Bori, Gianni Sofri, Gandhi e Tolstoj, Il Mulino, Bologna 1985; Pier Cesare Bori, Tolstoj, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; Pier Cesare Bori, L'altro Tolstoj, Il Mulino, Bologna 1995; Amici di Tolstoi (a cura di), Tolstoi il profeta, Il segno dei Gabrielli, S. Pietro in Cariano (Vr) 2000]

 

E' ormai prossimo il centenario della morte di Lev Tolstoj (Jasnaja Poljana, 28 agosto 1828 - Astapovo, 7 novembre 1910) che Gandhi defini' come "il piu' grande apostolo della nonviolenza che l'epoca attuale ci abbia dato".

Tolstoj fu un fermo sostenitore dell'obiezione di coscienza. "Solo il rifiuto di portare le armi liberera' l'umanita' dai mali del militarismo e della guerra" (lettera "In margine alla conferenza de l'Aja sul disarmo", 1900, in "Scritti eretici" di L. Tolstoj).

Questo tema sara' al centro dei lavori della commissione "Antimilitarismo oggi: disarmo e corpi civili di pace" al congresso del Movimento Nonviolento.

 

2. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: SE UNA COSA EMERGE CHIARA

 

Se una cosa emerge chiara come il sole dalle interviste sulla situazione della nonviolenza oggi in Italia che in queste mesi sono apparse sul nostro notiziario come frutto dell'inchiesta tenacemente condotta da Paolo Arena e Marco Graziotti, e' la molteplicita' dei percorsi, dei punti di vista, delle culture e delle esperienze, delle vicende individuali e collettive, morali e politiche, di studio, d'impegno ed esistenziali che incontrano la nonviolenza, in essa si incontrano, trovano nella nonviolenza un riferimento e una scelta comuni e necessari. E trovano la nonviolenza come approfondimento ed illimpidimento delle proprie ed altrui ragioni. In un colloquio corale in cui i volti e le voci sono di un'infinita, preziosa varieta'. Cosicche' sovente leggendo di seguito due interviste puo' accadere di trovarvi espresse opinioni molto diverse e finanche opposte su molte rilevanti questioni. Ed a noi sembra che questa sia una ricchezza e un invito ulteriore all'ascolto reciproco e all'impegno comune.

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Su questo foglio e' stato gia' scritto piu' volte, e lo scriviamo una volta di piu', che la nonviolenza non e' un insieme di dogmi, ma una molteplicita' di esperienze; che la nonviolenza e' innanzitutto la lotta contro la violenza e la menzogna; che la nonviolenza e' fallibilista e misericordiosa, concreta ed antitotalitaria, cosciente del limite ed all'ascolto dell'altro; che la nonviolenza e' aperta e plurale, ed ogni persona che ad essa si accosta apporta un contributo originale di valore infinito.

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E forse non dispiacera' se riproponiamo una volta ancora il breve testo seguente, gia' apparso piu' volte su questo foglio, con cui diversi anni fa cercammo di proporre alcune sintetiche considerazioni forse ancora non disutili. Eccole.

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"I. Una premessa terminologica

Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.

Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.

Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.

Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.

Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.

Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.

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II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione

La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.

Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.

Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.

Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).

Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.

Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.

Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.

Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.

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III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano

Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.

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IV. La nonviolenza come insieme di insiemi

Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.

1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).

2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.

3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.

4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.

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V. Un'insistenza

Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.

Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.

Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.

Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.

La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

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VI. Una grande esperienza e speranza storica

Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana".

 

3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO SILVIA BERRUTO

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Silvia Berruto.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Per un breve profilo di Silvia Berruto si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza?

- Silvia Berruto: Definirei la nonviolenza come una tensione e un atteggiamento nella relazione con l'altro. Insieme ispirazione, contenuto, bussola e direzione, filosofia e cassetta degli attrezzi, disciplina, approccio speculativo, teoria e pratica per l'azione... Mezzo e fine di un'utopia concreta realizzabile. E' trasversale. Riguarda tutti e tutti i campi del vivere. Agita dal basso potrebbe essere una bella rivoluzione. Per contenere e ridurre la/e violenza/e, per promuovere l'uguaglianza e la giustizia per tutti. Per l'empowerment individuale e collettivo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali sono le personalita' e le esperienze a suo parere piu' significative della nonviolenza?

- Silvia Berruto: Rosa Parks, Martin Luther King, don Lorenzo Milani, Mohandas K. Gandhi, Jean-Marie Muller, Alex Langer, Aldo Capitini, Lanza Del Vasto. Per me l'incontro e l'amicizia con maestri ( e i loro scritti e il loro pensiero) come Danilo Dolci e tutti gli amici e persuasi della nonviolenza del sud (tra cui Antonino Mangano e Lucio Giummo), come gli amici e persuasi della nonviolenza del "profondo nord" tra i quali Beppe e Angela Marasso, Nanni Salio, Enrico Peyretti, Piercarlo Racca, attivisti e animatori del centro studi "Sereno Regis" di Torino, Giuliano Pontara, Pat Patfoort, Johan Galtung, Mary Thompson from India, Giorgina Momigliano Levi from Aosta, sono stati fondamentali per proseguire l'avvicinamento e il cammino sulla via della nonviolenza tanto da autorizzare a dirmi amica e persuasa della nonviolenza. Via senza ritorno. Tra le esperienze che piu' mi colpiscono e mi commuovono ci sono, storicamente: la resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione tedesca e la resistenza in Danimarca. Da vedere assolutamente in proposito il film "Danimarca. Vivere con il nemico".

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa consiglierebbe di leggere sulla nonviolenza?

- Silvia Berruto: Molti sono i testi fondamentali. Ne cito alcuni, secondo la scelta del qui e ora, e quindi senza un criterio scientifico mirato. Il Critone, l'Apologia di Socrate, Le Discours de la servitude volontarie di Etienne de La Boetie, Hind Swaraj di Gandhi, L'obbedienza non e' piu' una virtu', Lettera ad una professoressa e La parola fa eguali di don Milani, L'eccezione e la regola di Brecht, Pace con mezzi pacifici di Johan Galtung, i quaderni monografici di "Azione nonviolenta" (Edizioni del Movimento Nonviolento), Politica dell'azione nonviolenta di Gene Sharp, Teoria e pratica della nonviolenza curata da Giuliano Pontara, L'antibarbarie di Pontara. La resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione tedesca di Magne Skodvin e Pedagogia della resistenza. Tracce utopiche e i testi di "pedagogia della resistenza" di Raffaele Mantegazza, la Costituzione della Repubblica Italiana.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze o iniziative nonviolente a suo parere oggi meritano maggior sostegno ovvero meriterebbero di essere intraprese?

- Silvia Berruto: Sono necessari interventi in ambito educativo e culturale. E politico. Bisognerebbe sostenere maggiormente le lotte per l'acqua, per lo smaltimento dei rifiuti, contro il raddoppio della base militare statunitense Dal Molin, contro gli F35,

No Tav, per l'azzeramento del debito pubblico dei paesi del terzo mondo. Ogni lotta contro le discriminazioni. Ogni lotta per i diritti di tutti. Contro il razzismo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Silvia Berruto: Sono nata a Brescia nel 1961. Ho insegnato alcuni anni e sono stata cooperatrice sociale. Sono fotoreporter e giornalista freelance con specializzazione nel reportage sociale. Appartengo all'Associazione nazionale fotografi professionisti Tau Visual Milano, all'Ordine dei Giornalisti della Valle d'Aosta, e sono aderente a Giornalisti contro il razzismo (www.giornalismi.info/mediarom/). Il mio sito e': http://silviaberruto.wordpress.com e sono ricercatrice in ambito storico-fotografico, studio nonviolenza, o almeno ci provo. Sono ideatrice e progettista. Tra i progetti culturali piu' importanti, rinvio al mio blog e su internet. Vedere "Collettivamente Memoria (2008, 2009, 2010) e "MDS - Matti da slegare" 2009. Dal 2008 sono giornalista contro il razzismo e mi do da fare perche' altre/i si aggreghino.

 

4. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO VALERIO GENNARO

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Valerio Gennaro.

Valerio Gennaro e' medico oncologo ed igienista, ricercatore epidemiologo, fa parte del Comitato tecnico scientifico dell'Associazione Italiana Medici per l'Ambiente (Isde-Italia). Si veda anche la risposta all'ultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza?

- Valerio Gennaro: Capacita' indotta o spontanea di comunicare ed agire con il prossimo al fine di risolvere problemi comuni, contrasti e diffidenze, rispettando le reciproche differenze, divergenze e paure.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali sono le personalita' e le esperienze a suo parere piu' significative della nonviolenza?

- Valerio Gennaro: Mandela, Gandhi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa consiglierebbe di leggere sulla nonviolenza?

- Valerio Gennaro: Lungo cammino verso la liberta', l'autobiografia di Nelson Mandela; Immanuel Kant, Per la pace perpetua.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze o iniziative nonviolente a suo parere oggi meritano maggior sostegno ovvero meriterebbero di essere intraprese?

- Valerio Gennaro: Lavorare con gradualita', ma con determinazione, per la totale riconversione delle spese e delle attivita' miliitari in attivita' civili.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Valerio Gennaro: Sono un ricercatore epidemiologo (medico oncologo ed igienista) che si occupa di studiare le cause delle malattie evitabili (quasi tutte) e di applicarne le conoscenze alla popolazione al fine di una efficace prevenzione primaria per rimanere sani e sereni. Per altre informazioni vedi su google video: "Valerio Gennaro".

 

5. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ARIANNA MARULLO

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista ad Arianna Marullo.

Per un breve profilo di Arianna Marullo si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Arianna Marullo: A livello cosciente e' avvenuto molto tardi, durante gli anni dell'universita', ma fin da piccola ho provato un'avversione fortissima verso ogni forma di violenza e prevaricazione e sono stata attratta da persone e letture che trasmettevano il senso della dignita' umana e il rispetto per l'uomo e la natura (l'esempio di mio padre, la maestra di mia sorella che faceva leggere in classe le poesie di Raoul Follereau, la lettura del Diario di Anna Frank, Le ultime lettere dei condannati a morte della Resistenza, Primo Levi...). L'esperienza del Centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", fatta appunto durante i primi anni universitari, mi mise di fronte al problema concreto di come convivere con persone in alcuni casi molto diverse da me e soprattutto di come riuscire insieme a creare un modo alternativo di vita e azione comunitaria. La scelta dell'accostamento alla nonviolenza, della pratica dell'ascolto e della discussione "corale" delle decisioni e' stata un percorso naturale anche se difficile e sofferto. Sono ancora in cammino.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Arianna Marullo: Riguardo a figure ormai storiche ricordo innanzitutto Primo Levi, perche' con la sua profonda umanita' ha saputo portare la testimonianza della forza della dignita' umana anche laddove questa dignita' si cerca di spezzare e di spegnere; Martin Luther King per la forza solare delle sue parole e del suo esempio; Mohandas Gandhi per aver portato nella vita pubblica un impegno fino ad allora ritenuto una pratica privata, e per aver dato risalto al fondamentale contributo della donna alla vita sociale e politica; Nelson Mandela, esempio vivente di una lotta nonviolenta contemporanea lunga e durissima ma che e' riuscita a raggiungere il suo obbiettivo...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Arianna Marullo: Ovviamente i libri delle figure citate sopra, per Levi in particolare consiglierei I sommersi e i salvati. Poi don Milani, le Tesi sull'eta' atomica di Guenther Anders, Hannah Harendt, Simone de Beauvoir, Etty Hillesum, Virginia Woolf, Bertolt Brecht, Luce d'Eramo, Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia, Francuccio Gesualdi, Vandana Shiva, Gioconda Belli... Il bollettino del Centro di ricerca per la pace di Viterbo inoltre e' sicuramente uno strumento utile per chi voglia accostarsi alla nonviolenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Arianna Marullo: E' difficile dare una risposta. Oggi credo le lotte per la salvaguardia del nostro pianeta e quelle per i diritti e la dignita' delle donne, perche' per le prime non abbiamo molto tempo a disposizione ormai e le seconde credo siano la chiave per una vera possibilita' di cambiamento dell'umanita'. In Italia penso sia fondamentale battersi contro l'attuale vergognosa legge razzista e incostituzionale sull'immigrazione.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Arianna Marullo: Mi sembra che il campo dell'informazione e quello dell'educazione siano i piu' bisognosi di un impegno forte. E' solo grazie a una consapevolezza piu' diffusa che si potranno raccogliere frutti duraturi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Arianna Marullo: Per me la nonviolenza e' una ricerca, innanzitutto interiore. Cercare la verita', affermarla, accettare le conflittualita' e tentare soluzioni che non portino sofferenza ad alcuno. Nonviolenza significa ascolto, comunicazione limpida e coincidenza di mezzi e fini; significa sentire la responsabilita' delle proprie azioni, l'appartenenza e la solidarieta' verso l'intero genere umano. Solo attraverso la nonviolenza si puo' realmente lottare contro ogni forma di violenza, sia essa rivolta verso il pianeta, verso donne e uomini, verso gli animali.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Arianna Marullo: Nata a Palermo ma cresciuta a Roma, ho seguito la mia passione infantile per le arti figurative fino alla laurea in Conservazione dei Beni Culturali a Viterbo. Qui ho partecipato all'esperienza del Centro sociale occupato autogestito Valle Faul, molto importante per me anche dal punto di vista personale grazie alle magnifiche persone con cui ho potuto condividerla, uno fra tutti Alfio Pannega. Pur mantenendo forti legami con Viterbo, nel 2001 sono tornata stabilmente a Roma, dove lavoro nel campo della conservazione, della ricerca e della realizzazione di mostre d'arte.

 

6. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ANDREA MAZZI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista ad Andrea Mazzi.

Per un breve profilo di Andrea Mazzi si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Andrea Mazzi: Tramite il Vangelo, la conoscenza della storia di alcuni nonviolenti e l'incontro con alcune persone che mi sono state testimoni.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Andrea Mazzi: Dai libri: Gandhi, Lanza del Vasto, san Massimiliano, Franz Jagerstatter. Direttamente: padre Angelo Cavagna, don Oreste Benzi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Andrea Mazzi: Quelli degli autori sopra citati. Diversi discorsi del magistero di Benedetto XVI.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Andrea Mazzi: Operazione Colomba: presenza nonviolenta in zone di conflitto armato promossa dalla Comunita' Papa Giovanni XXIII.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Andrea Mazzi: In Italia: difesa dei diritti degli ultimi: rom e sinti, donne costrette alla prostituzione, bambini uccisi prima di nascere, immigrati, carcerati...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Andrea Mazzi: La scelta di non usare violenza in qualunque situazione della vita, perche' si e' arrivati a capire che l'amore e' la forza piu' grande, che arriva ad ottenere cose che la violenza non riesce.

Oppure: la capacita' di non rispondere alla violenza con la violenza, ma con un amore piu' grande.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Andrea Mazzi: La nonviolenza richiede dialogo, ascolto, accoglienza, condivisione, tutte attitudini primariamente femminili.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Andrea Mazzi: Il nonviolento rifiuta l'esercito e le armi, e' dunque antimilitarista per definizione. L'antimilitarista non e' necessariamente nonviolento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?

- Andrea Mazzi: Non tutte le religioni sono uguali, hanno un atteggiamento diverso rispetto alla violenza, alcune addirittura la promuovono, altre possono avere aspetti ambigui, altre la rifiutano. Il cristianesimo e' strutturalmente nonviolento, perche' Cristo ha scelto di rispondere a tutte le violenze subite con l'amore, e ha comandato ai suoi di fare altrettanto, anche se poi i cristiani solo ora stanno riscoprendo questo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?

- Andrea Mazzi: Collaborazione per trovare le strade per il benessere di tutti anziche' competizione tra imprese senza esclusione di colpi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?

- Andrea Mazzi: Rispetto per l'uomo e la sua dignita'. Nonviolenza in bioetica significa evitare qualunqe forma di violenza verso l'uomo debole, fragile, indifeso. Nella vita nascente vuol dire no ad ogni aborto volontario e alla fecondazione artificiale, che porta in ogni ciclo alla morte di un gran numero di embrioni.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?

- Andrea Mazzi: Che la storia andrebbe riscritta come storia dei popoli e delle loro forme di resistenza al potere. Che ogni volta la violenza genera altra violenza e non porta alcuna effettiva liberazione agli oppressi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?

- Andrea Mazzi: La nostra societa' e' serva del profitto, in questa societa' la violenza e' strutturale. Per questo i nonviolenti sono marginali. Per essere efficaci debbono fare scelte radicali di nonviolenza, testimonianze forti che possano interrogare le persone e scuoterle dal loro conformismo e torpore.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?

- Andrea Mazzi: La nonviolenza implica la democrazia, quella vera, che e' guardare al bene di tutti e non solo della mia parte, della mia lobby, ascoltare tutti, avere rispetto verso gli avversari politici.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?

- Andrea Mazzi: Gandhi diceva che la nonviolenza poteva essere scelta solo se si crede in Dio. Perche' allora non si teme anche di morire.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Andrea Mazzi: Il movimento di Gandhi in India, le missioni dei gesuiti in America Latina nel '700, tanti movimenti che in questi ultimi decenni stanno scegliendo la nonviolenza come forma di lotta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?

- Andrea Mazzi: Sempre piu' viene scoperta come forma di lotta per i diritti e di opposizione al potere. Ma anche la violenza si diffonde in forma sempre nuove.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio: quale relazione?

- Andrea Mazzi: La nonviolenza e' amica della verita', per poter agire occorre infatti prima conoscere la realta', occorre un linguaggio che chiami le cose col loro nome e non le camuffi come avviene ora.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Andrea Mazzi: Nato nel '66, ingegnere, sposato, tre figli, dal '91 appartengo all'Associazione Comunita' Papa Giovanni XXIII, cerco di vivere la nonviolenza nella vita, in particolare da dieci anni cerco di applicarla nella difesa dei diritti dei bambini non nati e delle loro mamme. Sono obiettore al servizio militare e alle spese militari e abortive.

 

7. EDITORIALE. PEPPE SINI: PER LA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO

 

Molto mi sta a cuore questa giornata e questo dialogo.

Ed e' per me motivo di gioia profonda e di legittimo orgoglio che questo foglio sia tra i soggetti promotori dell'iniziativa.

Non sono cristiano. Non sono musulmano. Non sono credente in veruna religione. Sono materialista.

Ma questo dialogo mi interpella, mi convoca, lo sento come un colloquio cui ogni persona di volonta' buona e' chiamata a portare la sua voce e il suo silenzio, la sua capacita' di ascolto e di parola.

L'ascolto e la parola. Di pace e di giustizia.

Ciascuno nel suo linguaggio, tutte e tutti nel dovere comune di contrastare la violenza nemica dell'umanita'.

Contro la guerra e contro il razzismo, contro il femminicidio e contro la devastazione della biosfera. Poiche' vi e' una sola umanita', e un'unica casa comune che chiamiamo mondo.

Questo ascolto accudente, questa parola responsabile, questo incontro dei volti, questa solidarieta' che unisce e salva io la appresi alla scuola di Qohelet e di Lucrezio, di Denis Diderot e di Hannah Arendt, di Giacomo Leopardi e di Primo Levi, di Luce Fabbri e di Rosanna Benzi, di Franca e Franco Basaglia.

Questa riflessione e questa esperienza, questo incontro e questa condivisione del pane, e dell'acqua e dell'aria e del fuoco e della terra, del nostro accampamento di esseri umani in cammino, noi chiamiamo nonviolenza.

Sia con noi la pace.

 

8. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

9. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Cristina Campo, La tigre assenza, Adelphi, Milano 1991, 2001, pp. 320.

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 356 del 27 ottobre 2010

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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