Archivi. 48



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XII)

Numero 48 del 17 febbraio 2011

 

In questo numero:

1. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Osvaldo Caffianchi

2. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Crispino Scotolatori

3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Pancrazio Degnente

 

1. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO OSVALDO CAFFIANCHI

[Estratto dai "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 289. Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo. Osvaldo Caffianchi e' un vecchio amico di questo foglio]

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Osvaldo Caffianchi: Come per chiunque: un po' per caso e un po' per scelta. Piu' precisamente, per quanto attiene alla scelta: per un'esigenza di rigore logico e morale, ovvero di rispetto per se stessi e per gli altri.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Osvaldo Caffianchi: Molte e tra loro molto diverse. Ma molto ha contato lo studio delle vite e delle opere di personalita' dalla nonviolenza distanti, e che pure mi hanno sempre piu' persuaso della necessita' della nonviolenza. Molto ha contribuito ad esempio lo studio di Frantz Fanon e di Che Guevara. Ma anche di Marcuse e di Sartre, di Kafka e di Beckett, di Ernesto De Martino e di Michel Foucault, della tragedia greca e di Gregory Bateson. Moltissimo le letture - e talora la frequentazione, e l'amicizia - di superstiti dei lager.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Osvaldo Caffianchi: Consiglierei innanzitutto di leggere i classici della letteratura mondiale, da Omero a Primo Levi.

Sconsiglierei invece di iniziare col leggere tanta manualistica o pubblicistica o memorialistica di militanti e testimoni spesso animati dalle migliori intenzioni ma sovente piu' confusi nel dire che nel fare; e sconsiglierei molte opere pubblicate da case editrici benemerite ma che non eseguono un sufficiente editing e quindi stampano opere gremite di spropositi che non fanno un buon servizio a nessuno.

Tra i testi specifici ripeto quanto gia' molti hanno detto: di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza; di Aldo Capitini gli Scritti sulla nonviolenza e gli Scritti filosofici e religiosi; di Giuliano Pontara, L'antibarbarie; di Vandana Shiva, Il bene comune della terra; di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta; di Ernesto Balducci il corso di filosofia: Storia del pensiero umano, e l'antologia del pensiero pacifista moderno e contemporaneo curata insieme a Lodovico Grassi: La pace. realismo di un'utopia. E ancora: di Adriana Cavarero e Franco Restaino, Le filosofie femministe. E per utili confronti il Dizionario di politica diretto da Norberto Bobbio, Nicola Matteucci e Gianfranco Pasquino, il Dizionario di sociologia di Luciano Gallino, il Dizionario di psicologia di Umberto Galimberti, il Dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano. Di Hannah Arendt e di Simone Weil tutto cio' che si legge e' buon nutrimento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Osvaldo Caffianchi: Quanto all'Italia: l'opposizione alla guerra; l'opposizione al colpo di stato razzista.

Nel mondo: ogni iniziativa per il disarmo; ogni iniziativa in difesa dei diritti umani, e innanzitutto per il diritto a non essere uccisi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Osvaldo Caffianchi: Ovunque una persona si trovi, cominci li'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Osvaldo Caffianchi: Suggerirei di contattare il Movimento Nonviolento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Osvaldo Caffianchi: Propongo una definizione "larga" e inclusiva: sono nonviolente tutte quelle pratiche (anche quelle pratiche teoriche) che contrastano la violenza e la menzogna, che propongono la misericordia e la solidarieta', che promuovono responsabilita' e umanita', e che lo fanno con premesse, metodologia e strumentazione coerenti sia col fine della promozione e della difesa della dignita' e dei diritti di tutte le persone, sia col fine del rispetto del vivente e della tutela della biosfera.

Secondo questa definizione "larga" sono nonviolente tutte le pratiche di riduzione della violenza, di riduzione della sofferenza e del danno, di lotta per i diritti d tutti, di opposizione alle ingiustizie e alle menzogne, purche' tali pratiche siano agite nel rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutte le parti coinvolte attivamente o passivamente in tali pratiche.

Ma di nonviolenza si puo' dare anche una definizione piu' ristretta e specifica: la nonviolenza e' la lotta contro la violenza, la lotta la piu' nitida ed intransigente; ovvero: la nonviolenza e' la difesa della dignita' e dei diritti di ogni essere vivente e del mondo comune; ovvero: la nonviolenza e' prassi di solidarieta' e di liberazione agendo secondo il principio responsabilita' (Arendt, Levinas, Jonas).

Poi mi piace citare il testo della "carta ideologico-programmatica" del Movimento Nonviolento, che - come e' noto - afferma: "Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli".

Ma naturalmente molte altre definizioni possono darsi; ed in coda a questa intervista ne ripropongo una gia' in altre interviste ripetuta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Osvaldo Caffianchi: Ripeto quello che e' stato gia' detto molte volte: il femminismo e' la maggiore esperienza storica della nonviolenza.

Cosi' come il maschilismo e il patriarcato sono le manifestazioni piu' arcaiche e longeve della violenza.

La liberazione dell'umanita' passa attraverso l'abbattimento del sistema di potere maschilista e patriarcale che nega l'uguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani e quindi pretende di disumanizzare meta' dell'umanita' e cosi' facendo peraltro effettualmente disumanizza l'altra meta' di cui vorrebbe essere l'ideologia trionfante ed e' in realta' l'alienazione piu' abissale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Osvaldo Caffianchi: Chiamiamo ecologia la relazione nonviolenta tra gli esseri umani e la natura tutta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Osvaldo Caffianchi: La nonviolenza e' intrinsecamente e sostanzialmente lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani; quindi essa e' costitutivamente antirazzista.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Osvaldo Caffianchi: Nonviolenza e antimafia sono la stessa parola, lo stesso concetto, la stessa lotta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Osvaldo Caffianchi: La nonviolenza e' oggi il fondamentale riferimento teorico-pratico e l'indispensabile "cassetta degli attrezzi" del movimento delle oppresse e degli oppressi. La nonviolenza eredita ed invera la correnta calda delle tradizioni socialiste e libertarie, ed intreccia queste esperienze e riflessioni con il femminismo e l'ecologia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Osvaldo Caffianchi: La liberazione dei popoli oppressi e' legata alla scelta della nonviolenza; la storia ha dimostrato che altre vie hanno esiti liberticidi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Osvaldo Caffianchi: Un pacifismo senza nonviolenza e' destinato alla declamazione inane e ipocrita.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Osvaldo Caffianchi: Nonviolenza e antimilitarismo sono sinonimi sotto tutti i riguardi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?

- Osvaldo Caffianchi: Il disarmo - in ogni ambito di relazioni - e' l'obiettivo primario della lotta nonviolenta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?

- Osvaldo Caffianchi: Essendo la nonviolenza un prendersi cura delle altre persone essa non solo lotta per quei diritti, ma li invera nel suo stesso darsi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Osvaldo Caffianchi: La nonviolenza e' terapeutica. E proprio nell'ambito dell'assistenza al sofferente psichico in Italia si e' data una delle esperienze fondamentali della nonviolenza in cammino: il movimento della psichiatria democratica e la lotta contro le istituzioni totali guidata da Franco Basaglia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?

- Osvaldo Caffianchi: Essendo la nonviolenza "forza della verita'" (che e' la traduzione del termine gandhiano "satyagraha"), essa richiede anche un particolare impegno conoscitivo, di studio, di informazione, di documentazione, di coscientizzazione, di messa a disposizione di tutti degli strumenti per sapere, per interpretare, per valutare. Una corretta informazione, interpretazione e valutazione dei fatti e del contesto e' "conditio sine qua non" dell'azione nonviolenta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Osvaldo Caffianchi: Il "metodo del consenso" e' la principale tecnica deliberativa nonviolenta, la cui caratteristica fondamentale e' che si prendono solo le decisioni su cui si raggiunge l'unanimita' dopo aver permesso a tutti i partecipanti di esprimersi compiutamente e dopo aver discusso costruttivamente tutte le proposte. Vi sono varie modalita' attraverso cui utilizzare il metodo del consenso, modalita' che consentono di adottare questo metodo anche in situazioni complesse e con una partecipazione al processo decisionale molto numerosa.

E' un metodo che offre alcuni grandi vantaggi: il primo e' che tutte le persone partecipanti al processo deliberativo sono responsabilizzate, sanno che il loro parere conta e che il loro voto - il voto di ciascuna persona - e' decisivo, infatti ogni persona ha potere di veto su qualunque decisione. Disponendo di un cosi' grande potere ogni persona si sente responsabile di usarne saggiamente. Il secondo e' che ogni persona deve impegnarsi sia ad esprimersi, sia soprattutto ad ascoltare le proposte di tutte le altre persone che partecipano al processo decisionale. Il terzo e' che il metodo abitua a guardare all'essenziale e a raggiungere accordi non sulla base di rinunce ma sulla base dell'inclusione dei diversi punti di vista in sintesi piu' elaborate, piu' ricche, piu' profonde. Il quarto e' che la sperimentazione del metodo del consenso rivela quanto facile sia costruire il consenso se solo se ne ha la pazienza e la disposizione dialogica adeguata.

Nella mia personale esperienza tutte le volte che se ne e' fatto uso ha dato risultati molto positivi: non solo per la qualita' delle decisioni, ma soprattutto per il miglioramento della qualita' delle comunicazioni e delle relazioni tra i partecipanti durante il processo decisionale. Quando poi accade che non si riesca a prendere una decisione, cio' non va vissuto come scacco, ma come utile stimolo a riprendere la riflessione e la discussione da altri punti di vista e con un di piu' di creativita'.

Beninteso: il metodo del consenso non e' garanzia assoluta di ottimalita' delle singole concrete decisioni con esso prese; si puo' ottenere l'unanimita' su una proposta che poi all'atto pratico si rivela sbagliata. Ma e' certo che avendo ogni partecipante al processo decisionale il potere di bloccare ogni decisione, questa e' una garanzia maggiore che non quella offerta dal semplice procedere a maggioranza.

Peraltro una delle implicazioni del metodo del consenso e' che tutte le decisioni possano essere nuovamente poste in discussione, quindi tutte devono avere il carattere della reversibilita', ovvero della non distruttivita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?

- Osvaldo Caffianchi: La prima e fondamentale tecnica operativa della nonviolenza e' l'esempio. La cosa giusta da fare, falla tu per primo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Osvaldo Caffianchi: Come un'esperienza complessa della complessita'.

Come una ricerca interiore che si esprime attraverso il dialogo, e quel primo necessario passo del dialogo che e' la tua disposizione all'ascolto dell'altro.

Come una piena coscienza dell'intersoggettivita', ovvero dell'esistenza degli altri per i quali altri anche tu sei un altro, ed ai quali altri quindi devi riconoscere la stessa dignita' e gli stessi diritti il cui riconoscimento tu rivendichi da parte loro nei tuoi confronti in quanto tu medesimo altro per loro.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?

- Osvaldo Caffianchi: Poiche' la nonviolenza e' - in sostanza - la lotta contro la violenza, essa si realizza nell'azione nonviolenta che si oppone alla violenza, ovvero che costruisce solidarieta'. L'elemento maggiormente caratterizzante - e il luogo critico e cruciale di manifestazione - della nonviolenza e' l'azione diretta nonviolenta.

L'azione diretta nonviolenta (che sia uno sciopero, uno sciopero alla rovescia, un sit-in, un digiuno, o una qualunque delle pressoche' innumerevoli forme in cui concretamente l'azione di lotta nonviolenta si da') richiede una rigorosa preparazione sotto molti profili. Essendo ad un tempo conflitto e comunicazione, affermando la coerenza tra i mezzi e i fini, cercando di promuovere costantemente la comprensione e il negoziato con le controparti, impegnandosi a non esercitare violenza contro l'integrita' fisica e morale di ogni essere vivente convolto, la nonviolenza e' esigente: coloro che la scelgono sanno che una campagna o un'azione diretta nonviolenta richiede un impegno scrupoloso, un grande esercizio di concentrazione, di responsabilita', di benevolenza. Per questo e' necessario non solo "discuterne" prima, durante e dopo l'azione; ma "addestrarsi" ad essa.

Mi e' capitato di organizzare e guidare azioni dirette nonviolente: non ho mai permesso che vi partecipassero persone che non si fossero prima preparate per quanto possibile; ed in particolare ho sempre posto come prerequisiti che tutti i partecipanti sapessero tutte le possibili conseguenze dell'azione su ogni piano; che tutti si vincolassero al rispetto assoluto delle regole di condotta nonviolente condivise; che tutti sapessero che la prima azione inappropriata di uno solo dei partecipanti all'azione diretta nonviolenta implicava la cessazione immediata e quindi la sconfitta dell'azione. Con questi criteri abbiamo condotto azioni dirette nonviolente con risultati positivi sia sul piano dell'esito del conflitto, sia sul piano della crescita morale dei partecipanti.

Vi sono molte modalita' di addestramento all'azione diretta nonviolenta, ed alcuni libri assai utili. Tra i piu' noti segnalo Le tecniche della nonviolenza, di Aldo Capitini; Politica dell'azione nonviolenta, di Gene Sharp; Addestramento alla nonviolenza, di Alberto L'Abate. Utilissimo anche Teoria e pratica della nonviolenza, la fondamentale antologia gandhiana curata da Giuliano Pontara con un'introduzione e un indice che sono essi stessi strumenti di lavoro eccellenti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Osvaldo Caffianchi: Vorrei dire questo foglio, ma temo che non sia elegante.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Osvaldo Caffianchi: Qualche anno fa mi sembrava giunto il momento per un quotidiano che fosse voce della nonviolenza diffuso anche in edicola, che avrebbe potuto avere un ruolo coagulante e trainante, ma una serie di circostanze (alcune private, altre pubbliche: in primis la catastrofe del movimento pacifista italiano, e la prostituzione alla guerra di tanta parte del panorama politico e culturale di questo paese - prostituzione che tuttora perdura) indussero a rinunciare al progetto (che avrebbe richiesto nella fase di avvio uno sforzo considerevole). Nel frattempo vari quotidiani sono nati (e defunti), ma nessuno che abbia come sua proposta la nonviolenza: ed e' la voce che manca, e che sarebbe piu' necessaria, nel panorama giornalistico italiano (tutto il resto - tutto - e' omologato alla cultura dominante della violenza).

Tuttavia a mio avviso ci sarebbero ancora oggi - ovvero oggi di nuovo - le condizioni per organizzare una "filiera corta" multimediale di informazione nonviolenta quotidiana (un sito che sia anche giornale radio e telegiornale web, un notiziario quotidiano diffuso per posta elettronica in formato ultraleggero, un giornale in edicola e periodicamente in supplemento ad esso vari volumi - di classici della nonviolenza, ma anche di testimonianza, inchiesta, formazione, dibattito - e dvd parimenti in edicola oltre che diffusi per abbonamento e via web) e ci sarebbe altresi' lo spazio cosiddetto di mercato per un'impresa editoriale cosi' concepita e organizzata.

L'esperienza decennale del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" dimostra che vi sono le possibilita', gli spazi e le competenze per fare un lavoro di buona qualita' con risorse scarse e scelte di sobrieta' e di giustizia (e raggiungendo anche un bacino d'utenza di molto superiore a quello raggiunto da molti quotidiani cartacei che pure godono di molte agevolazioni).

Ebbene, con un uso ragionevole delle tecnologie disponibili, e promuovendo una forma di finanziamento basata sull'azionariato popolare, si potrebbe realizzare uno strumento d'informazione della nonviolenza organizzata di effettivo impatto e di cospicua qualita'. Con una redazione diffusa e fortemente partecipata, con molti corrispondenti, con editorialisti di eccellente livello, con una redazione centrale capace di un lavoro di verifica della veridicita', precisione e correttezza dei contenuti e di un editing adeguato dei testi e degli altri materiali multimediali. E con un'amministrazione intelligente non sarebbe difficile trovare il sostegno anche di qualche editore illuminato.

Forse varrebbe la pena di pensarci sopra.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?

- Osvaldo Caffianchi: Nulla e' fuori della politica.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?

- Osvaldo Caffianchi: La concreta esperienza umana si da' solo nel qui ed ora del ciclo dei giorni e delle notti, nella vita quotidiana. Non ve ne e' altra.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?

- Osvaldo Caffianchi: La difesa della biosfera, e quindi anche dei diritti delle generazioni future, comincia dalla cura del luogo in cui vivi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?

- Osvaldo Caffianchi: Il primo ambito in cui si esercita e si sperimenta la scelta della nonviolenza e' quello delle relazioni con i prossimi piu' prossimi, con le persone con cui entriamo in diretto contatto, e particolarmente con le persone che hanno immediato bisogno del nostro aiuto. Se non ci si prende cura delle persone con cui si vive, tutto il resto sono chiacchiere di ciarlatani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Osvaldo Caffianchi: Tra quelle recenti particolarmente significative l'esperienza della "Commissione per la verita' e la riconciliazione" in Sudafrica; e quella del referendum brasiliano per l'abolizione del commercio delle armi: occorre riproporre queste iniziative anche in altri paesi, forti anche di quelle esperienze storiche.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilita'?

- Osvaldo Caffianchi: Senza internet questa intervista non ci sarebbe, ne' il notiziario telematico quotidiano su cui essa appare.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?

- Osvaldo Caffianchi: Come dicevo sopra, vorrei riproporre ancora una volta una definizione della nonviolenza gia' piu' volte apparsa su questo foglio e gia' citata in questa serie di interviste.

"I. Una premessa terminologica

Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.

Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.

Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.

Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.

Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.

Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.

II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione

La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.

Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.

Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.

Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).

Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.

Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.

Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.

Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.

III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano

Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.

IV. La nonviolenza come insieme di insiemi

Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.

1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).

2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.

3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.

4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.

V. Un'insistenza

Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.

Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.

Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.

Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.

La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

VI. Una grande esperienza e speranza storica

Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana".

 

2. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO CRISPINO SCOTOLATORI

[Estratto dai "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 291. Crispino Scotolatori e' un vecchio amico di questo foglio]

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza'
- Crispino Scotolatori: Negli anni Settanta del secolo scorso, per un insieme di esperienze e riflessioni.
Negli anni della strategia della tensione, negli anni delle stragi di stato, negli "anni di piombo", dinanzi alla diffusa allucinata banalizzazione, supina accettazione e fin infame adorazione della violenza, ed ai concreti tragici ed abominevoli esiti di cio', mi parve evidente la necessita' di scegliere la nonviolenza.

Come mi parve evidente la necessita' di scegliere la nonviolenza dinanzi ai cancelli del cantiere della centrale nucleare di Montalto di Castro, mentre lottavamo per difendere il pianeta dall'inquinamento e la societa' dalla militarizzazione.

Come mi parve evidente la necessita' di scegliere la nonviolenza nella lotta contro i manicomi e le altre istituzioni totali, e quindi per i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Come mi parve evidente la necessita' di scegliere la nonviolenza nell'opposizione agli euromissili, perche' il disarmo e' l'unica via per costruire la pace.

E ancora: riflettendo sugli esiti delle rivoluzioni socialiste novecentesche e solidarizzando coi movimenti che si battevano per la liberazione dell'umanita' intera da ogni oppressione; riflettendo sull'orrore dei gulag, dei lager, di Hiroshima e Nagasaki, della guerra del Vietnam, dei regimi dittatoriali e dei poteri terroristici; riflettendo sul dovere di contrastare il colonialismo, l'imperialismo, il totalitarismo, e il militarismo, il maschilismo e il patriarcato: cosi' mi accostai alla nonviolenza.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Crispino Scotolatori: E' difficile dirlo, anche perche' la mia interpretazione della nonviolenza e' articolata, complessa, contestuale ed aperta, cosicche' in essa colloco persone, esperienze e riflessioni che forse per altri (e soprattutto per chi riduce la nonviolenza a museo e canone, a sfilata di autorita' e ricettario di dogmi - ed e' evidente che la mia opinione e' esattamente opposta a tale impostazione) non sarebbero ad essa omogenei; e viceversa non condivido affatto talune esperienze e riflessioni di personalita' pur illustri e comunemente ritenute simboli della nonviolenza.

Inoltre alla scelta della nonviolenza non arrivai per cosi' dire come una tabula rasa, da ingenuo apprendista, ma da militante e dirigente politico gia' formatosi alla scuola del marxismo critico e antitotalitario, nella nonviolenza trovando non una conversione, ma un approfondimento e un inveramento dei miei stessi pensieri, una rigorizzazione delle mie stesse idee e pratiche e per cosi' dire un'apertura ulteriore, sperimentale, coerente e aggettante.

Detto questo, volendo pur rispondere, distinguerei tra autori che hanno influito su di me per averne letto le opere, come ad esempio Mohandas Gandhi e Vinoba Bhave, Martin Buber ed Erich Fromm, Herbert Marcuse e Gyorgy Lukacs, Ernst Bloch e Guenther Anders, Aldo Capitini e Lanza del Vasto, Virginia Woolf e Carla Lonzi, Ivan Illich e Murray Bookchin, Emmanuel Levinas e Gregory Bateson, Hans Jonas e Colin Ward; persone le cui lotte mi sono parse condivisibili ed esemplari, come ad esempio quelle di Rosa Luxemburg e di Martin Luther King; e persone che ho avuto la ventura di incrociare nel cammino della vita, e tra queste ultime i primi nomi che mi vengono in mente sono quelli di Tomaso Serra, Primo Levi, Ernesto Balducci, Rosanna Benzi, Franco Fortini, Alexander Langer, Vittorio Emanuele Giuntella, Benny Nato, Danilo Dolci, Norberto Bobbio...

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Crispino Scotolatori: Se dovessi dire undici riferimenti che hanno contato nel mio personale accostamento: i tragici greci, Erasmo, Cervantes, Diderot, Leopardi, Melville, Dostoevskij, le lettere dei condannati a morte della Resistenza, Primo Levi, Franco Basaglia, il femminismo.

Se dovessi dire undici libri per un giovane d'oggi: Giuliano Pontara, L'antibarbarie; Vandana Shiva, Il bene comune della terra; gli atti del processo a don Lorenzo Milani, L'obbedienza non e' piu' una virtu'; l'antologia a cura di Ernesto Balducci e Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia; Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza; Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza; di Hannah Arendt tutte le opere; tutti gli scritti di Simone Weil; la Bibbia (ebraica e cristiana) tradotta in francese da Andre' Chouraqui; l'Autobiografia di Bertrand Russell; Politica dell'azione nonviolenta di Gene Sharp.

Se dovessi dire undici libri che sarebbe bene fossero in ogni biblioteca: la storia della letteratura greca di Albin Lesky, quella della letteratura latina di Concetto Marchesi, quella italiana di Francesco De Sanctis; qualunque opera di Norberto Bobbio; la storia e il dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano e la storia del pensiero filosofico e scientifico di Ludovico Geymonat; i Quaderni del carcere di Gramsci; Arcipelago Gulag di Solzenicyn; Nato di donna di Adrienne Rich; tutti i racconti di Tolstoj; la Brevissima relazione di Bartolome' de Las Casas.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Crispino Scotolatori: Quanto alle iniziative nel mondo: credo di non avere un'informazione sufficiente, e temo quindi di dire cose ovvie, o generiche. Tutte quelle per la pace, la smilitarizzazione e il disarmo; tutte quelle per la difesa della biosfera; tutte quelle per i diritti umani di tutti gli esseri umani; e comunque solo quelle che esplicitamente si oppongano al maschilismo e al patriarcato, che e' il criterio dirimente per decidere se una iniziativa meriti di essere sostenuta: dove non c'e' opposizione alla violenza maschilista e patriarcale, quell'iniziativa puo' essere molte cose ma comunque non e' nonviolenta.

In Italia: su molte cose spacciate per "nonviolente" ho opinioni alquanto critiche; e talune le ritengo scandalose mistificazioni. Due impegni che ritengo fondamentali sono quello contro la guerra e quello contro il colpo di stato razzista.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Crispino Scotolatori: Cosa rispondere? In tutti.

Ma se si intende su cosa proporrei di concentrare oggi le forze qui in Italia, allora direi - lo ripeto - nell'opposizione alla guerra e nell'opposizione al colpo di stato razzista.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Crispino Scotolatori: Il Movimento Nonviolento, che con tutti i suoi limiti resta un punto di riferimento fondamentale.

Poi questo notiziario.

E comunque solo quei centri, quelle organizzazioni e quelle iniziative che tra i criteri-valori di riferimento hanno l'opposizione al potere maschilista e patriarcale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Crispino Scotolatori: La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

Poi: la nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

Infine: la nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

E poi e' molte altre cose ancora: l'ascolto e il rispetto dell'altro; la compresenza dei criteri dell'empatia, della contestualita', del fallibilismo e della reversibilita'; la coerenza tra i mezzi e i fini; la responsabilita'; la misericordia.

Ad ogni dogmatismo e ad ogni astrattezza opporre l'amore per il particolare, il concreto, l'irriducibilmente singolare. Mai accettare la massima totalitaria "Fiat iustitia, pereat mundus".

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Crispino Scotolatori: Il femminismo e' l'esperienza storica maggiore e decisiva della nonviolenza. Senza lotta contro il potere maschilista e patriarcale non si da' nonviolenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Crispino Scotolatori: La nonviolenza essendo amore per la vita e prendersi cura del mondo, la difesa della biosfera e' suo compito primario.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Crispino Scotolatori: La nonviolenza e' esattamente questa impegno, questa lotta, questo riconoscimento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Crispino Scotolatori: Nonviolenza e antimafia sono esattamente la stessa cosa. La nonviolenza e' la lotta antimafia. Nonviolenza infatti significa: opposizione alla violenza. Antimafia infatti significa: opposizione alla violenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Crispino Scotolatori: Dalla nascita del movimento operaio la nonviolenza e' la sua cassetta degli attrezzi. Altre forme di lotta si sono rivelate subalterne ed effettualmente complici dell'oppressione (e della sua riproduzione).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Crispino Scotolatori: La nonviolenza e' l'unica risorsa dei popoli oppressi in lotta per la comune liberazione. Ogni altra via ha fallito, o provocato catastrofi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo, tra nonviolenza e antimilitarismo, tra nonviolenza e disarmo?

- Crispino Scotolatori: Nell'opposizione alla guerra, agli eserciti e alle armi la nonviolenza e' l'unica scelta limpida, coerente ed efficace.

 

3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO PANCRAZIO DEGNENTE

[Estratto da "Coi piedi per terra" n. 370. Pancrazio Degnente e' un vecchio amico di questo foglio]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Pancrazio Degnente: Mi sembra che piu' che un singolo episodio abbiano contato una temperie e una prassi. La temperie: quella degli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso in Italia, in cui e' avvenuta la mia formazione. La prassi: l'impegno politico nella sinistra che si chiamava nuova in un'esperienza che contrastava ogni dogmatismo, ogni autoritarismo, ogni totalitarismo, e che solidarizzava con il dissenso dell'est cosi' come con i movimenti di liberazione del sud del mondo, che si opponeva ad ogni delirio violentista, ad ogni perversione militarista, e - decisivamente - al maschilismo e al patriarcato. E che - particolarmente nella realta' territoriale in cui vivevo ed in cui ebbi in quel tempo un ruolo di organizzazione e direzione del movimento - aveva colto la centralita' dell'emarginazione sociale e della lotta alle istituzioni totali, era impegnata nella nascita della nuova ecologia (e del nuovo pacifismo) nel vivo dell'esperienza del movimento antinucleare, e soprattutto - almeno nelle persone migliori - praticava la verifica critica e pratica e la coerenza meditata e vissuta tra le parole e le azioni, tra i mezzi e i fini, tra il personale e il politico. La scelta della nonviolenza per me fu la cosa piu' logica e naturale del mondo: scaturiva da tutto cio' per cui ed in cui ero impegnato.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Pancrazio Degnente: Tutte quelle che si oppongono alla guerra e alle stragi, alle armi e alle organizzazioni armate, alle uccisioni e alle persecuzioni. Questo innanzitutto conta: salvare le vite, salvare l'integrita' dei corpi, salvare la dignita' e i diritti degli esseri viventi; e cosi' salvare la biosfera dalla devastazione, la civilta' dalla barbarie.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Pancrazio Degnente: Lottare sempre contro la violenza e la menzogna. Riconoscere a tutti il diritto di vivere. Prendere sul serio e pensare onestamente le proprie idee. Ascoltare e rispettare l'alterita' degli altri. Avere cura dell'unico mondo che abbiamo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Pancrazio Degnente: Se non vi fosse il femminismo, la nonviolenza non esisterebbe.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?

- Pancrazio Degnente: Uscendo dalla subalternita'. E quindi dalle ambiguita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento?

- Pancrazio Degnente: Il cielo ce ne scampi e liberi.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XII)

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Numero 48 del 17 febbraio 2011

 

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