Nonviolenza. Femminile plurale. 330



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 330 del 22 aprile 2011

 

In questo numero:

1. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento

2. Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri: Genevieve di Parigi

3. Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri: Orsola

4. Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri: Radegonda

5. Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri: Titina Rota

6. Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri: Trotula

 

1. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Giova ripetere le cose che e' giusto fare.

Tra le cose sicuramente ragionevoli e buone che una persona onesta che paga le tasse in Italia puo' fare, c'e' la scelta di destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.

"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Cosi' recita la "carta programmatica" del movimento fondato da Aldo Capitini.

Sostenere il Movimento Nonviolento e' un modo semplice e chiaro, esplicito e netto, per opporsi alla guerra e al razzismo, per opporsi alle stragi e alle persecuzioni.

Per destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' sufficiente apporre la propria firma nell'apposito spazio del modulo per la dichiarazione dei redditi e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione: 93100500235.

Per contattare il Movimento Nonviolento, per saperne di piu' e contribuire ad esso anche in altri modi (ad esempio aderendovi): via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

2. PROFILI. MARIATERESA FUMAGALLI BEONIO BROCCHIERI: GENEVIEVE DI PARIGI

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Mariateresa Fumagalli, "professore di Storia della filosofia medievale all'Universita' degli Studi di Milano, condirettore della "Rivista di Storia della Filosofia" fondata da M. Dal Pra, e delle collane Quodlibet (Lubrina, Bergamo) e di Filosofia (Franco Angeli). Ultimi libri: Cristiani in armi (Laterza); Luoghi e voci del pensiero medievale, con Riccardo Fedriga (Encyclomedia Publishers); Pico della Mirandola (Laterza); in preparazione Santi e eroi (Laterza) con G. Guidorizzi. Sul medioevo, e sulla filosofia medievale, vedi la bibliografia al sito http://www.mtfbb.com/bibliografia_generale.htm . Su Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri da "La nonviolenza e' in cammino" n. 1352 (del 2006) riprendiamo la seguente biobibliografia essenziale estratta dal sito di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri (www.mtfbb.com): "Professoressa ordinaria di storia della filosofia medievale all'Universita' degli studi di Milano, libera docente in storia della filosofia, membro della redazione e gia' direttrice responsabile della "Rivista di storia della filosofia" fondata da Mario Dal Pra, condirettrice della Collana di Storia della Filosofia (Franco Angeli, Milano), condirettrice di "Doctor Virtualis", rivista online e su carta di storia della filosofia medievale, membro del comitato scientifico della rivista "Nuova civilta' delle macchine". Direttrice, con Luca Bianchi e Massimo Parodi, della collana Quodlibet (Lubrina, Bergamo). Visiting Professor alla Universita' di Pennsylvania (Philadelphia), alla U. B. A. (Buenos Aires), alla Universita' Ebraica di Gerusalemme. Coordinatrice di alcuni progetti di ricerca. Collaboratrice, dal 1988 al 2003, all'inserto culturale de "Il Sole 24 Ore". Bibliografia di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri: Cristiani in armi. Da sant'Agostino a papa Wojtyla, Roma-Bari, Laterza, 2006; Lettere di due amanti. Abelardo ed Eloisa?, prefazione di Mariteresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione di Claudio Fiocchi, Milano, Rcs Libri, 2006; Numero monografico della "Rivista di Storia della Filosofia" sul tema Filosofie e teologie nel medioevo, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, con contributi di Claudio Fiocchi, Stefano Simonetta, Massimo Parodi et alii, Nuova serie 61 (2006 - I), Milano, Franco Angeli; Premessa, in Rivista di Storia della Filosofia - Nuova serie 61 (2006 - I), Milano, Franco Angeli; Federico II. Ragione e fortuna, Roma-Bari, Laterza, 2004; Il filosofo e la citta' nel Medioevo, in Atti del convegno "I filosofi e la citta'", Francavilla al Mare 16-18 novembre 2000, a cura di Carlo Tatasciore, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici - Societa' Filosofica Italiana, Sezione di Francavilla al Mare, La Citta' del Sole, 2003, pp. 51-66; AA. VV., John Wyclif: logica, politica, teologia. Atti del Convegno Internazionale - Milano, 12-13 febbraio 1999, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri e Stefano Simonetta, premessa di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2003; Guerra, per i cristiani era il simbolo della Caduta, in "Reset" 76 (Marzo - Aprile 2003); Profilo del pensiero medievale, in collaborazione con Gianluca Briguglia, Roma-Bari, Laterza, 2002; L'estetica medievale, Bologna, Il Mulino, 2002; Ma e' possibile moderare l'Onnipotente? in "Reset" 69 (Gennaio - Febbraio 2002); Marsilio da Padova, Il difensore della pace, introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione e note di Mario Conetti, Claudio Fiocchi, Stefano Radice e Stefano Simonetta, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2001; Il meraviglioso, in Milano. Meraviglie. Miracoli. Misteri, a cura di Roberta Cordani, Milano, Casa Editrice Libreria Internazionale Partipilo, 2001, pp. 6-7; Tre storie gotiche. Idee e uomini del Medioevo, Bologna, Il Mulino, 2000; Il pensiero politico medievale, con la collaborazione di Mario Conetti e Stefano Simonetta, Roma-Bari, Laterza, 2000; Ildegarda di Bingen. Invito alla lettura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione dei brani di Claudio Fiocchi, Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 2000; Potentia absoluta - potentia ordinata: une longue histoire au moyen-age, in Potentia Dei. L'onnipotenza divina nel pensiero dei secoli XVI e XVII, a cura di Guido Canziani, Miguel A. Granda, Yves Charles Zarka, Milano, Franco Angeli, 2000, pp. 13-23; Pico della Mirandola, Casale Monferrato, Piemme, 1999; Le due chiese. Progetti di riforma politico-religiosa nei secoli XII-XV, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Milano, Unicopli, 1998 (Introduzione alle pp. 9-78); Riccardo da Bury, Philobiblon, o l'amore per i libri, introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione e note di Riccardo Fedriga, Milano, Rizzoli, 1998; Guglielmo d'Ockham, La spada e lo scettro. Due scritti politici, introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri; traduzione, note e schede di Stefano Simonetta, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1997; Numero monografico della "Rivista di Storia della Filosofia" sul pensiero politico medievale a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Nuova serie, 52 (1997 - I), Milano, Franco Angeli; Premessa. Venti generazioni fa, in "Rivista di Storia della Filosofia", Nuova serie, 52 (1997 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 7-15; Lettere di Abelardo e Eloisa, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri (con introduzione della curatrice), trad. di Cecilia Scerbanenco, Milano, Rizzoli, 1996; Platone e Aristotele nel Medioevo, in Aristotelismo e Platonismo nella cultura del Medioevo, a cura di Arianna Arisi Rota e Massimiliano De Conca, Pavia, Collegio Ghislieri, Ibis, 1996, pp. 33-43; Genoveffa e il drago. L'avventura di una donna medievale, in collaborazione con Cecilia Scerbanenco, Roma-Bari, Laterza, 1995; Sant'Agostino, La felicita'. La liberta', introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione e note di Riccardo Fedriga e Sara Puggioni, Milano, Rizzoli, 1995 (riedizioni 1997 e 2001); L'amore passione assoluta, in Storia delle passioni, a cura di Silvia Vegetti Finzi, Roma-Bari, Laterza, 1995 (nuova edizione 2000, pp. 75-100); The feminine mind in medieval mysticism, in Creative women in medieval and early modern Italy, a cura di E. Ann Matter e John Coakley, University of Pennsylvania Press, 1995; Logica e linguaggio nel Medioevo, a cura di Riccardo Fedriga e Sara Puggioni; con una premessa di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Milano, Led, 1993; L'eta' filosofica di Matteo d'Acquasparta, in Matteo d'Acquasparta, francescano, filosofo, politico. Atti del XXIX Convegno storico internazionale. Todi, 11-14 ottobre 1992, Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 1993, pp. 1-17 (discorso inaugurale); Anselmo d'Aosta: logica e dottrina, Numero monografico della "Rivista di Storia della Filosofia" a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Nuova serie, XLVIII (1993 - III), Milano, Franco Angeli; Anselmo d'Aosta: logica e dottrina. Premessa, in "Rivista di Storia della Filosofia" - Nuova serie, XLVIII (1993 - III), Milano, Franco Angeli, pp. 453-455; In una aria diversa. La sapienza di Ildegarda di Bingen, Milano, Mondadori, 1992; Pietro Abelardo, Dialogo tra un filosofo, un giudeo e un cristiano, introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione e note di Cristina Trovo', Milano, Rizzoli, 1992; Le enciclopedie, in Lo spazio letterario del Medioevo, Roma, 1992, I. Il Medioevo latino, Vol. I. La produzione del testo, tomo II, pp. 635-657; L'universita': le idee, in Antiche universita' d'Europa. Storia e personaggi degli atenei nel Medio Evo, a cura di Franco Cardini e Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Milano, G. Mondadori, 1991, pp. 10-27; Luca Bianchi, Eugenio Randi, Le verita' dissonanti: Aristotele alla fine del Medioevo, prefazione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Roma-Bari, Laterza, 1990; Ricordo di Eugenio Randi 1957-1990, in "Rivista di Storia della Filosofia", nuova serie, XLV (1990 - IV), Milano, Franco Angeli, pp. 825-826; Storia della filosofia medievale. Da Boezio a Wyclif, con Massimo Parodi, Roma-Bari, Laterza, 1989 (terza edizione 1996, quarta edizione 2002); Eloisa, l'intellettuale, in F. Bertini, F. Cardini, C. Leonardi, Mt. Fumagalli Beonio Brocchieri, Medioevo al femminile, Roma-Bari, Laterza, 1989 (terza edizione nella collana "Storia e societa'" 1992; prima edizione nella collana "Economica Laterza" 1996; terza edizione nella collana "Economica Laterza" 2001, pp. 121-144); Ildegarda, la profetessa, in F. Bertini, F. Cardini, C. Leonardi, Mt. Fumagalli Beonio Brocchieri, Medioevo al femminile, Roma-Bari, Laterza, 1989 (terza edizione nella collana "Storia e societa'" 1992; prima edizione nella collana "Economica Laterza" 1996; terza edizione nella collana "Economica Laterza" 2001, pp. 145-169); Le bugie di Isotta. Immagini della mente medievale, Roma-Bari, Laterza, 1987 (seconda edizione 2002); L'intellettuale, in L'uomo medievale, a cura di Jacques Le Goff, Roma-Bari, Laterza, 1987, (riedizione nella collana "Economica Laterza", Roma-Bari 1993, pp. 203-233), poi in Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri - Eugenio Garin, L'intellettuale tra Medioevo e Rinascimento, Roma-Bari, Laterza, 1994; Il pensiero di John Wyclif nel quadro della filosofia del suo secolo, in AA. VV., John Wiclif e la tradizione degli studi biblici in Inghilterra, Genova 1987, pp. 45-59; Peter Dronke, Donne e cultura nel Medioevo: scrittrici medievali dal II al XIV secolo, prefazione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione di Eugenio Randi, Milano, Il saggiatore, 1986; Sopra la volta del mondo. Onnipotenza e potenza assoluta di Dio tra Medioevo e eta' moderna, a cura di Mariateresa Beonio Brocchieri, Bergamo, Lubrina, 1986; Piu' cose in cielo e in terra, in AA. VV., Sopra la volta del mondo. Onnipotenza e potenza assoluta di Dio tra Medioevo e eta' moderna, a cura di Mariateresa Beonio Brocchieri, Bergamo, Lubrina (collana Quodlibet), 1986, pp. 17-31; Momenti e modelli nella storia dell'enciclopedia. Il mondo musulmano, ebraico e latino a confronto sul tema dell'organizzazione del sapere, Numero monografico della "Rivista di Storia della Filosofia" a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, nuova serie, XL (1985 - I), Milano, Franco Angeli; Momenti e modelli nella storia dell'enciclopedia. Il mondo musulmano, ebraico e latino a confronto sul tema dell'organizzazione del sapere. Premessa, in "Rivista di Storia della Filosofia", nuova serie, XL (1985 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 3-6; Due enciclopedie dell'Occidente medievale: Alessandro Neckam e Bartolomeo Anglico, con Massimo Parodi, in "Rivista di Storia della Filosofia", nuova serie, XL (1985 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 51-90; Giovanni di Salisbury, Policraticus. L'uomo di governo nel pensiero medievale, presentazione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, introduzione di Luca Bianchi, traduzione di L. Bianchi e P. Feltrin, Milano, Jaca Book, 1984; Il gentile uomo innamorato. Note sul "De amore", in AA. VV., La storia della filosofia come sapere critico. Studi offerti a Mario Dal Pra, Milano, Franco Angeli, 1984, pp. 36-51; Eloisa e Abelardo: parole al posto di cose, Milano, A. Mondadori, 1984; Inos Biffi, Costante Marabelli, Invito al Medioevo, conversazioni con Mariateresa Beonio Brocchieri e altri, Milano, Jaca Book, 1982; Le enciclopedie dell'occidente medioevale, Torino, Loescher, 1981; Perche' il Medioevo? Il Medioevo nei romanzi contemporanei, in "Quaderni medievali", 12 (1981), p. 174-178; Marsilio e Wyclif: analogie?, in "Medioevo", 6 (1980), pp. 569-575; Numero monografico della "Rivista critica di Storia della Filosofia" sul pensiero di Abelardo a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, XXXIV (1979 - IV), Milano, Franco Angeli; Sull'unita' dell'opera abelardiana, in "Rivista critica di Storia della Filosofia", XXXIV (1979 - IV), Milano, Franco Angeli, pp. 429-438; La Chiesa invisibile: riforme politico-religiose nel basso Medioevo, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Milano, Feltrinelli, 1978; Wyclif: il comunismo dei predestinati, Firenze, Sansoni, 1975; Dalla "Sacra Doctrina" alla "Theologia": Pietro Abelardo (cap. X, pp. 201-235), Filosofia della natura e fede: le scuole di Chartres e di S. Vittore (cap. XI, pp. 237-257), Giovanni di Salisbury, Alano di Lilla e Nicola di Amiens (cap. XII, pp. 259-271), in Storia della filosofia, diretta da Mario Dal Pra, vol. quinto ("La filosofia medievale. dal sec. VI al sec. XII"), Milano, Casa Editrice Dr. Francesco Vallardi - Societa' Editrice Libraria, 1975-1976; Ratio, sensus e auctoritas nelle opere di Adelardo di Bath, in Pierre Abelard et Pierre le Venerable. Les courants philosophiques, litteraires et artistiques en occident au milieu du XIIe siecle, a cura di Rene' Louis, Jean Jolivet e Jean Chatillon (Abbaye de Cluny, 2 au 9 juillet 1972. Actes et memoires des colloques internationaux du Centre National de la Recherche Scientifique 546), Paris 1975, pp. 631-638, discussione pp. 639-640; Introduzione a Abelardo, Roma-Bari, Laterza, 1974 (seconda edizione 1988, terza edizione 2000); La relation entre logique, physique et theologie, in Peter Abelard. Proceedings of the International Conference, Louvain, 10-12 maggio 1972, a cura di E. M. Buytaert, Leuven The Hague 1974, pp. 153-162; Etienne Gilson, La filosofia nel Medioevo. Dalle origini patristiche alla fine del XIV secolo, traduzione di Maria Assunta del Torre, aggiornamento bibliografico di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Firenze, La Nuova Italia, 1973; Durando di S. Porziano. Elementi filosofici della terza redazione del "Commento alle Sentenze", Firenze, La nuova Italia, 1969; Note per una indagine del concetto di retorica in Abelardo, in AA. VV., Arts liberaux et philosophie au Moyen Age, Montreal-Paris 1969, pp. 829-832; La logica di Abelardo, Firenze, La nuova Italia, 1964 (seconda edizione 1969); Note sulla logica di Abelardo. V. L'"Argumentatio", in "Rivista critica di Storia della Filosofia", XVIII (1963 - II), Milano, Franco Angeli, pp. 131-146; Note sulla logica di Abelardo. IV. Il significato della "propositio", in "Rivista critica di Storia della Filosofia", XV (1960 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 14-21; Note sulla logica di Abelardo. III. Il significato dei nomi universali, in "Rivista critica di Storia della Filosofia", XIV (1959 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 3-27; Note sulla logica di Abelardo. II. Il problema del significato, in "Rivista critica di Storia della Filosofia", XIII (1958 - III), Milano, Franco Angeli, pp. 280-290; Note sulla logica di Abelardo. I. La concezione abelardiana della logica, in "Rivista critica di Storia della Filosofia", XIII (1958 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 12-26"]

 

Genevieve di Parigi (Nanterre 420 - Parigi (Lutetia Parisorum) 505).

Millecinquecento anni fa l'Europa era verde, verdissima: un bosco fitto e scuro di querce ontani carpini betulle pini neri ricopriva le pianure arrampicandosi sui fianchi dei monti. Questo vedevano uomini e donne di allora appena al di la' delle case: la foresta piena di segreti diventera' nell'immaginario collettivo il luogo dell'avventura, del viaggio e dell'imprevedibilita' della vita. Gli abitanti d'Europa erano pochi, forse una trentina di milioni e, in media, raggiungevano appena i quarant'anni di vita: vivere fino a settanta anni era cosa molto rara ma Genevieve li supero' largamente. I piu' vivevano in villaggi separati fra loro da terreni solo in parte coltivati o in casolari isolati. In Gallia - come in Italia - le citta' erano scarse e oramai poco abitate: Parigi, Auxerre, Tours, Soissons, Reims... Galli e Romani dopo secoli di guerre, vivevano gomito a gomito, ma tendevano a conservare le proprie abitudini di vita: i Romani usavano l'olio e bevevano il vino, i Galli preferivano il burro e la birra; gli uni, con i loro schiavi, coltivavano i terreni delle loro grandi ville mentre i Galli si dedicavano specialmente alla caccia e all'allevamento dei maiali. Erano tempi di scarsa produttivita' e scarso cibo: guerre, epidemie, lunghi incendi, scorrerie nemiche, mancanza di braccia da lavoro e strumenti inadeguati come l'antico aratro di legno dei romani... Quello di ferro verra' introdotto poco piu' tardi.

Genevieve e' una santa che appartiene al mondo di quei secoli, precario e in trasformazione: non e' una martire ne' una regina, ma soltanto una ragazza dalla vita semplice che a vent'anni appare gia' dotata di una dignita' sacra. Giovanissima, Genevieve arriva a Parigi e la' il vescovo Germano d'Auxerre, famoso esperto in diritto romano, le affida una missione religiosa e civile, la protezione della citta' e del suo popolo.

Gli Unni avevano conquistato e distrutto Reims e puntavano su Parigi. I cittadini presi dal terrore e impotenti come bambini si preparavano ad abbandonare le case. La giovane Genoveffa raduna le donne in una chiesa invitandole a pregare per sventare il pericolo, ma il suo comportamento sembra a molti cittadini di Lutetia quello di una falsa profetessa annunciatrice di sventure. Come accade sovente gli uomini spaventati prendono la decisione piu' inutile e feroce: Genevieve deve essere lapidata con la condanna che la Bibbia prevede per i falsi profeti. Ma ecco il miracolo, un semplice gesto che la salvera'. A operare il prodigio non e' lei, ma il suo vecchio protettore Germano d'Auxerre che appena un giorno prima di morire affida al suo successore un cesto di pani dolci e secchi da portare al popolo di Parigi come messaggio. Cosa significava? Il pane buono e vero nell'intenzione di Germano stava ad indicare che le parole della giovane donna dovevano essere giudicate altrettanto vere. I cittadini di Parigi comprendono senza esitazioni il messaggio e seguono Genevieve: Parigi sara' salva grazie alle preghiere della donna. Nella realta' storica sappiamo che Attila risparmio' Parigi perche' cambiando percorso devio' verso Orleans che in quel momento gli sembrava piu' appetibile.

La vita della santa sara' da qui in avanti tutta dedita alla gente della sua citta'. Scrive il suo anonimo antico biografo che Genevieve e' sempre assistita nel suo agire da dodici vergini che rappresentano oltre alle virtu' religiose alcuni valori civili come l'amore per la pace, la prudenza, la solidarieta' e il coraggio, talenti indispensabili per vivere in comunita' in tempi pericolosi. Quasi tutti i miracoli di questa santa cosi' singolare sono semplici ma vitali. Il piu' esemplare e' il "miracolo dei forni" il cui racconto rappresenta vividamente aspetti quotidiani di quei tempi. Nel racconto si legge che Genevieve prediligeva un luogo campestre a nord della citta' dove sognava di far costruire una chiesa in onore di san Dionigi vescovo e martire. Ma i tempi erano poveri e non esistevano piu' i grandi forni romani dove cuocere la calce indispensabile a costruire grandi edifici. Il miracolo, nello stile della nostra santa, non scende dal cielo ma sale dalla terra e dalla gente piu' umile. Genevieve si limita a consigliare a due sacerdoti amici, che come lei avevano a cuore l'onore di san Dionigi, di "attraversare il ponte e ritornare poi in citta' alla sera prestando attenzione alle parole che avrebbero sentito con le loro orecchie". I due incontrano sul far della sera due guardiani di porci che chiacchierando fra loro si raccontano gli eventi della loro giornata di lavoro. Uno di loro seguendo le orme di una scrofa sfuggita si era imbattuto "in mezzo al bosco in due forni da calce di incredibile grandezza" resti evidenti di una passata attivita' dimenticata. La bella notizia e' riferita a Genevieve che con l'aiuto di un monaco esperto in architettura si mette subito all'opera. Questa volta i cittadini di Parigi la seguono con entusiasmo e "lavorando giorno e notte costruiscono la chiesa che - nota il biografo - aveva la pianta delle basiliche romane e un robusto tetto di travi". Le poche righe dello scritto ci restituiscono un mondo scomparso: la penuria dei mezzi, i resti di un passato prospero nascosti nel bosco che aveva invaso quelli che appena un secolo o due prima erano luoghi di lavoro, il fascino agreste di una Parigi, allora piccolo paese circondato dalla foresta, dove in piazza alla sera si incontravano pastori, contadini e chierici tutti insieme a raccontarsi la giornata prima della preghiera e del riposo notturno. E in questo contesto campestre e operoso Genevieve si muove con i suoi miracoli importanti per la comunita' ma elementari: dissetare con l'acqua di una brocca che miracolosamente non si vuota i falegnami che stanchi in una giornata d'estate si accorgono di non aver piu' da bere; indicare a un gruppo di pellegrini con luminosissime torce immateriali la strada nel bosco di notte; allestire una piccola flotta di undici barche per cercare risalendo la Senna il grano durante la carestia; cantando a gola spiegata calmare i barcaioli terrorizzati per un improvviso temporale che si scatena sul fiume; allontanare dal cielo sopra il campo dove avviene la mietitura le nubi cariche di tempesta; distribuire pane caldo appena sfornato in inesauribile quantita' dalla sua cucina ai poveri che non avevano il forno per cuocerlo...

Ma la santa che diventera' protettrice di Parigi opera (raramente) anche prodigi piu' spettacolari. Childerico re dei Franchi - uomo alto e forte, con i capelli lunghissimi divisi in treccioline alla moda germana, ma avvolto nel mantello da generale romano - incontra a un certo punto Genevieve. I Franchi erano allora foederati, ossia alleati ai Romani e il loro re ammirava alcune usanze romane e invidiava le loro belle citta' come Tournai o Soissons dove soggiornava volentieri. Ma non esitava a seguire certi feroci costumi barbarici come l'esecuzione in massa di centinaia di prigionieri. Cosi' decise di fare anche quella volta a Parigi, pur intimidito dalla presenza in citta' di Genevieve che apparteneva pur sempre alla aristocrazia gallo-romana ed era una donna: sappiamo infatti da Tacito che "il popolo dei Germani (i Franchi erano Germani) vedeva nelle donne qualcosa di sacro e attribuiva loro una capacita' preveggente". Il biografo aggiunge che "Childerico aveva per lei rispetto e affetto". Genevieve con forza miracolosa, prima apre le porte sbarrate delle mura della citta' e della prigione e libera i prigionieri, poi raggiunge Childerico, che si era a buon conto allontanato da Parigi, e gli chiede la grazia per i condannati. Il re intimidito gliela concede immediatamente. I cristiani gridano al miracolo, i Franchi vedono in lei una donna paragonabile alle antiche donne germane che avevano sventato pericoli gravi con iniziative coraggiose.

Nel 502 a piu' di ottanta anni Genevieve, dopo aver combattuto terribili draghi e cacciato i demoni che abitavano il cuore dei suoi concittadini, ridato la vista ai ciechi e salvato moribondi, muore e viene sepolta dapprima in una umile tomba poi nella chiesa dedicatale dalla coppia regale Clotilde e Clodoveo, convertiti alla fede cristiana.

Genevieve continua nei secoli a irraggiare il suo potere taumaturgico: guarire le febbri maligne e allontanare le invasioni, come quelle dei Normanni prima del Mille.

Nel 1822, decenni dopo la Rivoluzione che aveva disperso le sue ceneri, il Pantheon si riapre al culto di Genevieve che diventa patrona di Francia oscurando altri santi di prima grandezza come Denis, Marcel e Germain. I parigini affollarono in festa il Pantheon il 25 agosto del 1944, giorno della liberazione dai tedeschi.

Bibliografia: testo dell'anonima biografia (V-VI secolo) in C. Kohler, Etude critique sur le texte de la vie latine de s. Genevieve, Paris 1881; N. Jacquin, Sainte Genevieve, ses image et son culte, Parigi 1952; Mt. Fumagalli Beonio Brocchieri, Genoveffa e il drago, Laterza 1995.

 

3. PROFILI. MARIATERESA FUMAGALLI BEONIO BROCCHIERI: ORSOLA

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Orsola (Inghilterra IV - V secolo).

Straordinarie e moltiplicate per undicimila sono le vicende del viaggio della bella Orsola, guida delle vergini che dalla Bretagna la seguono fino a Colonia, nel viaggio verso il martirio.

L'avventura di santa Orsola e delle sue compagne e' in gran parte leggenda che si arricchisce via via nei secoli promossa dai predicatori e accolta con entusiasmo dai fedeli. Ma qualcosa di vero c'e' all'inizio: Orsola e' il nome di una giovane martire del IV secolo testimoniato da un'iscrizione trovata a Colonia.

Nella leggenda la meravigliosa e cristiana Orsola figlia del re di Bretagna e' chiesta in moglie dal figlio del re d'Inghilterra a lei sconosciuto e per di piu' pagano. La vergine Orsola non rifiuta il principe ma escogita, su suggerimento di un angelo, un complicato stratagemma per ritardare le nozze. Per dire di si' chiede tempo, tre anni, utili a radunare undicimila compagne, preparare le navi e allestire un lungo santo pellegrinaggio: durante l'attesa il fidanzato dovra' istruirsi nella fede cristiana. Il futuro sposo accetta.

In un incredibile viaggio Orsola e le vergini si spostano tutte insieme con gran seguito di ammiratori, aiutanti e amici - c'e' persino, in alcune versioni, la regina di Sicilia con il suo seguito di dame, anch'esse rigorosamente vergini - girovagando dalla Bretagna a Roma, poi a Basilea e a Colonia in un grandioso pellegrinaggio.

A Roma il papa si affretta a battezzare le vergini non ancora cristiane e di punto in bianco decide di dimettersi dall'altissima carica seguendo quel fantastico corteo di belle ragazze. "Quando rivela il suo proposito tutto il popolo romano protesta pensando che sia diventato matto e lo accusa di correre dietro a donnicciole pazze" (cosi' riferisce la Leggenda aurea). Ma il pontefice non rinuncia al suo progetto e lascia Roma unendosi al corteo. A un certo punto della storia entrano in scena anche gli Unni avvisati da un avversario del pontefice dimissionario e incitati ad assalire le vergini che intanto nel loro cammino raccolgono seguaci. Ciriaco vescovo di Antiochia, in quell'anno in visita alla corte papale, sentendo parlare delle Undicimila Vergini pellegrine, insieme a molti altri vescovi e cardinali, entusiasta le raggiunge e si unisce al loro tortuoso viaggio. Nel frattempo tutta la famiglia reale dello sposo si fa cristiana e parte alla volta di Colonia per incontrare Orsola e la sua splendida compagnia: un angelo ha annunciato che la citta' sara' per tutti il luogo del martirio e l'inizio della nuova vita.

A Colonia si compie infatti il destino desiderato: gli Unni, arrivati dai loro territori, vedono dall'alto delle mura arrivare quella folla di donne stupende, si gettano su di loro e le massacrano risparmiando al solito la piu' bella di tutte, Orsola, che viene presentata al re. E' naturale che questi se ne innamori, e' naturale che Orsola lo rifiuti ottenendo cosi' il martirio glorioso che desiderava.

Nonostante la narrazione sia ricca di molteplici battesimi, nonostante la presenza di un pontefice, di santi e di angeli, sembra difficile trovare in questa storia bizzarra una qualita' religiosa o addirittura cristiana. Va presa - credo - nella sua fantastica complessita' come splendido esempio di capacita' comunicativa. Jacopo da Varazze nella sua predica la propone come tema attraente prima che edificante: l'immagine di un corteo di bellissime fanciulle che vanno incontro tutte insieme all'ineluttabile fine della vita terrena incamminandosi con gioia verso l'altra vita, e' ampliata con uno straordinario effetto visivo e stile romanzesco; le avventure del viaggio, accompagnato da canti e colori, suonavano attraenti per chi ascoltava.

Ma a questa storia stupefacente il predicatore affidava un messaggio importante: affrontare senza paura la morte che e' solo "trasformazione" e inizio di una vita piu' vera.

Cosa c'e' di storico, di "vero" in questa leggenda? Una iscrizione latina del IV - o forse nel V secolo - ritrovata a Colonia ci parla di Orsola e altre compagne che andarono incontro al martirio sotto l'imperatore Massimiano. Nel IX secolo le compagne di Orsola diventano undici e cento anni dopo undicimila, forse per la lettura errata di un documento o forse per libera fantasia.

Jacopo da Varazze, il piu' famoso narratore di storie sante, vescovo di Genova nel XIII secolo e predicatore, inserisce la fiaba di Orsola nella sua celebratissima Leggenda aurea abbellendola con aneddoti pittoreschi. Piu' tardi il Carpaccio la rendera' indimenticabile in nove tele coloratissime e affollate di personaggi improbabili, testimonianze anacronistiche e incantevoli della vita veneziana del suo tempo.

Bibliografia: Jacopo da Varazze, Leggenda Aurea, trad. it. a cura di Alessandro e Lucetta Brovarone, Torino, Einaudi 1995; Ursula, in Dictionary of Saints di David Farmer, Oxford University Press 2003.

 

4. PROFILI. MARIATERESA FUMAGALLI BEONIO BROCCHIERI: RADEGONDA

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Radegonda (Turingia 513 - Poitiers 587).

Una bambina di appena dieci anni, dalla pelle e dai capelli chiari, strappata selvaggiamente, insieme al suo fratellino, dalla casa paterna da un re, il quale la porta in ostaggio nella sua reggia, attratto dalla sua bellezza: e' una storia brutale e non rara ai tempi nei quali visse Radegonda. Il padre della bambina e' il sovrano della Turingia, sconfitto in una delle continue guerre che dilaniavano le tribu' germaniche. Il re che la cattura e' Clotario, uno dei figli ed eredi di re Clodoveo, fondatore della dinastia franca dei merovingi destinata a regnare per tre secoli.

Accadeva millecinquecento anni fa: i luoghi sono quelli in cui era vissuta cent'anni prima Genevieve di Parigi: quell'Europa spezzata nell'agonia dell'Impero romano, straziata dalle guerre e dalla poverta'. I Germani erano subentrati ai Galli e la dinastia franca, discendente da Clodoveo, si divideva il potere sulle terre di quel paese che cominciava a essere noto con il nome di Francia.

Le vicende e il personaggio di Radegonda, pur appartenendo a un'epoca lontanissima, dicono qualcosa di molto interessante anche per noi.

Clotario ammirando la bellezza della ragazza decide di sposarla e la manda a studiare per qualche anno in monastero perche' vuole che Radegonda abbia una istruzione degna di una regina. E' questo un primo fatto su cui riflettere: Clotario e' un re barbaro e violento, ma pensa che una regina, per il prestigio di chi detiene il potere, debba distinguersi per la sua educazione, non solo per la sua bellezza. Due biografie ci tramandano la storia di Radegonda regina. La prima di Venanzio Fortunato e l'altra di Baudonivia, nata negli ultimi decenni del secolo VI, morta a Poitiers nel primo decennio del VII secolo: in entrambe si percepisce la estraneita' morale e culturale della donna nei confronti del marito violento, il quale arriva persino a uccidere, per gelosia forse, il fratello di Radegonda, l'unico vero affetto rimastole nella reggia del nemico. Radegonda e' cristiana e la motivazione della sua fede e' profonda e diversa da quella di Clotario, anche lui cristiano, ma per ragioni e opportunita' politiche.

La donna vuole vivere la vita religiosa in modo completo e fugge inorridita dalla dimora del re dove regna la violenza e dove il marito la vuole riportare a forza. Si narra che Radegonda, fuggendo attraverso i campi per salvarsi dai soldati del re che la inseguono, si nasconda fra le spighe di un campo di avena appena seminata che miracolosamente e improvvisamente cresce per proteggerla: come nella storia di Genevieve ritorna la presenza dominante della natura, della verde campagna che copriva allora le pianure d'Europa circondando le poche e isolate citta'.

La donna si rivolge al vescovo di Noyon perche' riconosca ufficialmente la sua scelta religiosa: il vescovo esita, non vuole spiacere al re potente e vendicativo. Radegonda entra allora nella cattedrale, getta a terra il manto regale, chiama a gran voce il prelato e davanti a lui si riveste con il nuovo abito monacale. A Poitiers, citta' dei Franchi fondata dai Romani e un tempo appartenente ai Galli, fonda un monastero dove vivra' fino alla morte.

Vent'anni dopo, Venanzio Fortunato, letterato latino gia' illustre, nato a Valdobbiadene, si ferma al monastero della regina durante il suo pellegrinaggio iniziato dalla valle del Piave e concluso a Tours, sulla tomba di san Martino al quale attribuiva il miracolo della guarigione da una grave malattia. Al monastero il giovane Fortunato rimane affascinato da Radegonda che "in lui ritrova l'affetto insieme casto e pieno che l'aveva legata al fratello perduto" (C.Leonardi). Fra Radegonda, Fortunato e Agnese, la badessa del monastero, nasce in quegli anni uno scambio di lettere e poesie che raccontano i comuni interessi spirituali, ma anche l'attenzione condivisa per alcuni temi politici e culturali del regno, testimoniando l'intensa amicizia e il reciproco profondo affetto che li lega. Qualcuno li mette in guardia sulle voci malevole che corrono a proposito del loro scambio epistolare cosi' ricco affettivamente. Di tutto il carteggio sopravvivono molte lettere di Fortunato e solo due lettere di Radegonda.

Dopo la morte di lei, Fortunato scrive una biografia dove rappresenta l'amica come una "nuova Marta", esempio dell'unione fra contemplatio e actio. L'aspetto attivo della vita religiosa era il carattere piu' saliente del nuovo mondo monastico germanico, una trasformazione dovuta alla recente conversione dei popoli, alla cultura dell'etnos e alla necessita' di essere presente nella folla dei poveri da soccorrere nelle guerre e le carestie. Tutto cio' doveva essere compiuto oltre e insieme alla preghiera e alla meditazione: Radegonda era stata esule e prigioniera di guerra prima di essere regina e conosceva molto bene la tragedia dei vinti. "Le sembrava che tutto quello che non donava ai poveri andasse perduto", scrive il biografo. Dopo la morte di Fortunato una donna, la monaca Baudonivia, continuera' la sua opera e scrivera' su richiesta delle consorelle una nuova biografia. E' una delle prime donne che scrivono in quei secoli duri e precari, si sente "piccola fra le piccolissime" e afferma di aver accettato l'impegno soltanto per aggiungere cio' che Fortunato aveva dovuto tralasciare. Il suo latino e' rozzo e piu' povero di quello del letterato italiano, ma l'immagine che da' di Radegonda e' piu' interessante e complessa di quella lasciata da Fortunato. Si ferma a osservare i pensieri e i dubbi della regina che ha abbandonato le "dolcezze della vita di corte per non allontanarsi da Cristo", e forse un poco rimpiange le possibilita' di azione che la sua alta posizione sociale le offriva. Il mondo fuori dal chiostro infatti occupa ancora i pensieri di Radegonda che - scrive Baudonivia - "e' preoccupata per la pace e la salvezza della patria". E' una delle prime volte che il termine "patria" sta a significare per un cristiano non la vita ultraterrena, ma la terra dove si vive. Scrive Baudonivia: "Preoccupata per la pace e la salvezza della patria ogni volta che i re scendevano in guerra Radegonda pregava per la vita di tutti e ci insegnava a pregare per loro... Quando i conflitti scoppiavano si metteva a scrivere all'uno e all'altro re invitandoli a deporre le armi e conservare il bene della pace".

La patria - e' evidente in molti passi della biografia di Baudonivia - e' per Radegonda la Francia minacciata all'interno dalle contese dei re. Nelle due biografie di Radegonda ritornano piu' volte i nomi di Gregorio il grande, vescovo di Tours, e di san Martino che avevano insegnato ai Franchi la nuova fede: "e' anche su questo asse Tours-Poitiers che si crea intorno a questi nomi una consapevolezza nuova. E' straordinario che la voce di una monaca, incerta nel suo latino, sappia manifestare una coscienza spirituale e politica cosi' significativa" (C.Leonardi ).

Secondo la testimonianza dei due biografi Radegonda aveva operato miracoli in favore della sua gente per una convivenza piu' sicura e pacifica: al pari di Genevieve, di Martino e Gregorio di Tours, la monaca regina e' una santa "civile", attiva nel mondo, un esempio per il nuovo popolo cristiano diviso allora in gruppi etnicamente diversi e spesso fra loro ostili.

Bibliografia; Le due Vitae di Radegonda scritte da Venanzio Fortunato e da Baudonivia si possono leggere in Monumenta Germaniae Historica, Hannover 1888 alle pp. 364-77 e alle pp. 377-95; ammirevole per finezza e dottrina il saggio di Claudio Leonardi, Baudonivia la biografa, in Medioevo al femminile, Bari, Laterza 1989.

 

5. PROFILI. MARIATERESA FUMAGALLI BEONIO BROCCHIERI: TITINA ROTA

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Titina Rota (Milano 1899 - Anacapri 1978).

Titina Rota nasce a Milano in una famiglia "musicale": il nonno materno, Giovanni Rinaldi, e' compositore e autore di Casa Ricordi, la madre e la zia apprezzate pianiste concertiste, il cugino, che le sara' sempre vicino nella vita, e' il famoso Nino Rota.

Ancora giovane, violinista, Titina frequenta Igor Stravinskij, Alfredo Casella e Gabriele d'Annunzio, grande ammiratore dei suoi disegni. A venti anni e' gia' indipendente dalla famiglia, studia e lavora come vetrinista e disegnatrice; a trentadue debutta curando i costumi della Locandiera di Goldoni con Tatiana Pavlova all'Odeon di Milano (1931). Poi approda, chiamata da Guido Salvini, alla Scala e crea indimenticabili scene e costumi di opere liriche anche per il Maggio Fiorentino, il teatro Comunale di Firenze, l'Opera di Roma. Alla Fenice di Venezia, dove aveva gia' curato le scene e i costumi di due opere liriche, firma nel 1948 la sua ultima messa in scena per un'opera di Giancarlo Menotti, Il telefono o l'amore a tre. Si dedica anche al teatro di prosa collaborando con famosi registi come Max Reinhardt e Renato Simoni e interpreti di primo piano: Elsa Merlini, Evi Maltagliati, Memo Benassi, Eva Magni, Sara Ferrati, Rina Morelli, Renzo Ricci, Marta Abba, Carlo Ninchi, Laura Adani, Tatiana Pavlova, Gino Cervi...

La sua estetica si ispira all'art deco, il tratto del disegno e' deciso e insieme leggero, coloratissimo e talvolta surreale; nelle commedie i costumi hanno un'impronta umoristica molto originale, ma la sua cifra si espande nelle realizzazioni molto diverse delle opere che affronta, che spaziano da Monteverdi alla musica contemporanea. Fino ad allora i costumi di scena, secondo un uso ottocentesco, venivano generalmente presi a nolo da sartorie esterne: la Rota si mette alla guida di una equipe di sarte che lavora all'interno del teatro alla Scala e per la prima volta gli abiti di scena nascono per "quegli" attori e per "quello" spettacolo, diventando parte integrante della regia. La fantasia e l'eleganza della Rota - notano i critici - "sono speziate di ironia".

Nel cinema Titina Rota cura i costumi in alcuni film di Mario Camerini (Il documento, 1939) e Carmine Gallone (nelle trasposizioni d'opera o nei film di ambiente teatrale).

Dagli anni Cinquanta la pittura ad acquarello diventa la sua forma d'espressione preferita e Anacapri, dove trascorre la maggior parte dell'anno - una Anacapri invernale nei vari toni del grigio-azzurro, senza figure umane, silenziosa e fuori dal tempo - il suo soggetto piu' amato.

Bibliografia: Vittoria Crespi Morbio, Titina Rota alla Scala, Allemandi 2005.

 

6. PROFILI. MARIATERESA FUMAGALLI BEONIO BROCCHIERI: TROTULA

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Trotula (Salerno XI - XII secolo).

Parlare di Trotula - scrive Ferruccio Bertini noto studioso di testi medievali - non e' facile: "le due opere che le sono attribuite, sulle malattie femminili e sui cosmetici, non furono scritte materialmente da lei anche se contengono elementi che si riferiscono esplicitamente al suo insegnamento e, d'altra parte, paradossalmente, la sua opera sicuramente autentica e' inedita... Bisogna restituire a Trotula il posto che le spetta nella storia della scienza basandosi sui pochi dati storici a disposizione".

La Scuola Salernitana attiva gia' nel IX secolo era un crogiuolo di culture dove maestri greci, ebrei, arabi e latini impartivano il loro sapere ed esercitavano la medicina.

C'e' una Trotula leggendaria e una Trotula storica: la prima nata da nobile famiglia, i De Ruggiero, moglie del famoso medico Giovanni Plateario e madre di due medici illustri, sarebbe stata famosa per la sua bellezza oltre che per la sua scienza e abilita' diagnostica.

Sono notizie difficili da verificare che hanno alimentato sia l'entusiasmo delle storiche femministe sia lo scetticismo e l'ironia degli storici piu' o meno misogini. Ma sulla notorieta' che il personaggio Trotula ebbe per secoli non si puo' dubitare: parla di lei (Madame Trotte de Salerne) il trovatore Rutebeuf (prima meta' del secolo XIII), Chaucer nei Racconti di Canterbury, e fino al XV secolo circolano traduzioni in irlandese, francese, tedesco, middle english, fiammingo e catalano dei due trattati attribuiti alla quasi magistra Salernitana mentre terapie specifiche, come la cura delle lacerazioni dovute al parto, vengono praticate con la garanzia del suo nome.

Ma guardiamo a Trotula al di la' della leggenda. Un dato e' sicuramente documentato: le donne erano presenti e operanti nell'ambiente medico salernitano. Dal XII secolo in avanti abbiamo testimonianza di un nutrito numero di donne esperte nell'arte di Ippocrate: Abella, Rebecca Guarna, Francesca di Romana, fino a Costanza Calenda che nel XV secolo divenne dottore in medicina all'Universita' di Napoli. Inoltre ricordiamo che secondo il medico e scienziato spagnolo Arnaldo da Villanova non poche mulieres salernitanae aiutavano le partorienti e curavano malattie femminili (Arnaldo deplora tuttavia l'inclinazione di alcune di loro alla magia e alle formule propiziatorie estranee alla scienza). Quanto a Trotula il documento fino a oggi piu' interessante e' stato scoperto circa quarant'anni fa: e' un breve testo manoscritto, inserito in una raccolta madrilena, indicato con il nome Practica secundum Trotam, secondo Bertini opera sicuramente autentica. Lo scritto contiene osservazioni sulle mestruazioni, sulle terapie atte a favorire il concepimento, ma anche suggerimenti pratici contro il vomito, la pazzia, i morsi dei serpenti, ossia consigli piu' generali che riguardano gli uomini come le donne.

La teoria e la pratica medica di Trotula, tramandate e scritte, si inseriscono comunque nel contesto della medicina dell'epoca ma presentano alcune particolari caratteristiche. La teoria di base e' quella ippocratica dei quattro umori che rispecchiano i quattro elementi: il sangue caldo e umido come l'aria prevale in primavera, il flegma che e' freddo e umido come l'acqua e' tipico dell'inverno, la bile gialla calda e secca come il fuoco e' caratteristica dell'estate e infine la bile nera fredda e secca come la terra dell'autunno. E' la prevalenza di uno dei quattro umori sugli altri a determinare il carattere degli individui. Il "temperamento" e' la mescolanza equilibrata dei quattro elementi: quando l'equilibrio viene a mancare insorge la malattia. Vediamo il caso delle mestruazioni troppo abbondanti e quindi debilitanti: esse, come appare nel terzo capitolo del testo sulle malattie delle donne, sono causate secondo Trotula dall'eccessivo calore del sangue che mescolandosi alla bile gialla o al flegma, trabocca dalle vene; "se il sangue che fuoriesce e' giallognolo questo dipende dalla bile, se tende al bianco dipende dal flegma".

Sembra che Trotula preferisse interventi e cure "dolci" ossia impacchi, bagni, pozioni e massaggi la' dove i suoi colleghi maschi praticavano cure chirurgiche, ma va detto a parziale discolpa di questi che la loro diagnosi dei disturbi femminili era ostacolata dal comune pudore delle donne, mentre era facilitata a Trotula dalla confidenza che una donna poteva suscitare. La quasi magistra dimostra in alcuni passi delle opere a lei attribuite di non avere preconcetti morali su temi come la frigidita' femminile o l'impotenza maschile che tratta con sereno distacco scientifico a differenza di altri testi dell'epoca (ad esempio I segreti delle donne, falsamente attribuita a Alberto Magno). Trotula considera il desiderio sessuale femminile un fenomeno naturale che, quando e' impedito e represso da alcune particolari condizioni sociali (vedovanza o appartenenza a regola religiosa), puo' recare sofferenza e persino infermita'. In questi casi Trotula consiglia rimedi pratici che allevino le sofferenze: "Prendi del cotone imbevuto di olio di muschio o di menta e applicalo sulla vulva... E' un buon calmante e placa il desidero e il dolore che ne deriva".

Troviamo le due Trotule, quella della leggenda e quella della storia, unite nelle significative parole di un anonimo autore francese del XIII secolo: "In primo luogo vi dico che una donna filosofa di nome Trotula - che visse a lungo e che fu in gioventu' assai bella e dalla quale i medici ignoranti traggono grande autorita' e utili insegnamenti - ci svela una parte della natura delle donne. Una parte puo' svelarla come la provava in se', l'altra parte perche' a lei donna, tutte le donne rivelavano piu' volentieri che non a un uomo ogni loro segreto pensiero e le aprivano la loro natura" (Placide et Timeo, ed. A. Thomasset, Ginevra 1980).

Bibliografia: H. P. Bayon, Trotula and the Ladies of Salerno, in "Proceedings of the Royal Society of Medicine", 33, 1940; J. Agrimi e C. Crisciani, Malato, medico e medicina nel Medioevo, Torino 1980; J. Benton, Trotula, Women's problems and the Professionalization of medicine in the Middle Ages, in "Bulletin of the history of medicine", 59, 1985; M. Oldoni, La scuola medica di Salerno nella cultura europea fra IX e XIII secolo, in "Quaderni medievali", 23, 1987; F. Bertini, Trotula il medico, in Medioevo al femminile, Bari-Roma 1989 (ristampa 2010).

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Numero 330 del 22 aprile 2011

 

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