Ogni vittima ha il volto di Abele. 24



 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 24 del 29 ottobre 2011

 

In questo numero:

1. Mao Valpiana: Disarmo

2. Un appello del Movimento Nonviolento, dell'Associazione per la pace, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

3. Chiesa cristiana evangelica battista di Firenze: In preghiera il 4 novembre a Firenze, in memoria delle vittime di tutte le guerre, per un mondo radicalmente nonviolento

4. Luciano Bonfrate: Il quattro novembre dinanzi alla stele

5. Pasquale Pugliese: Dedicare il 4 novembre alla pace e al disarmo, per onorare davvero le vittime di tutte le guerre, per avviare un nuovo paradigma di civilta' e umanita'

6. Annibale Scarpante: Del non uccidere argomento primo

7. Severino Vardacampi: Nel ricordo e nel nome di tutte le vittime

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: DISARMO

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Il ventesimo secolo e' stato certamente il piu' violento che la storia abbia mai registrato. Sono stati calcolati 110 milioni di morti nei due conflitti mondiali e nelle guerre successive (guerra civile in Cina, guerra in Corea, guerra in Vietnam, guerra in Biafra, guerra in Cambogia, guerra in Bangladesh, guerra in Afghanistan, guerra in Mozambico, guerra in Sudan, guerra in Ruanda e in Burundi, guerra nei Balcani...).

Vi sono stati piu' morti per guerra nel Novecento, che in tutti i secoli passati. La qualita' e la quantita' delle armi prodotte hanno una responsabilita' ben precisa in questo massacro.

Per questo il 4 novembre, davanti alle tombe di tutti i caduti in tutte le guerre, deve risuonare una sola parola: disarmo.

 

2. INIZIATIVE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DELL'ASSOCIAZIONE PER LA PACE, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Associazione per la pace

per contatti: tel. (+39) 348392146, e-mail: luisamorgantini at gmail.com, sito: www.assopace.org

Peacelink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. CHIESA CRISTIANA EVANGELICA BATTISTA DI FIRENZE: IN PREGHIERA IL 4 NOVEMBRE A FIRENZE, IN MEMORIA DELLE VITTIME DI TUTTE LE GUERRE, PER UN MONDO RADICALMENTE NONVIOLENTO

[Ringraziamo Anna Maffei (per contatti: anna.maffei at ucebi.it) per averci inviato questo invito della Chiesa cristiana evangelica battista di Firenze]

 

La Chiesa cristiana evangelica battista di Firenze (Borgo Ognissanti 6) venerdi' 4 novembre a partire dalle 20,30 dedichera' la serata di preghiera e testimonianza alla memoria delle vittime di tutte le guerre per rinnovare il proprio impegno per un mondo radicalmente nonviolento secondo la Parola di Cristo che disse "Voi avete udito che fu detto Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e vi perseguitano" (Matteo 5, 43-44).

Coerente con quella parola lo stesso Gesu', a chi reagi' con la spada al suo arresto sul Monte degli Ulivi, disse: "Riponi la tua spada al suo posto, perche' tutti quelli che prendono la spada, periranno di spada" (Matteo 26, 52).

Tutti, credenti e persone in ricerca, sono invitati a partecipare anche con brevi letture e testimonianze all'incontro.

 

4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. LUCIANO BONFRATE: IL QUATTRO NOVEMBRE DINANZI ALLA STELE

[Luciano Bonfrate e' un vecchio amico di questo foglio]

 

Tutti gli uccisi hanno il volto di Abele

opporsi alla guerra si deve e si puo'.

 

Il quattro novembre dinanzi alla stele

dei poveri morti che guerra ammazzo'

al giuro solenne tu resta fedele:

ad ogni uccisione io mi opporro'.

 

Il quattro novembre nel pianto e nel fiele

a chi dalla guerra mai piu' ritorno'

prometti che al gioco vigliacco e crudele

tu saprai dire sempre di no.

 

Il quattro novembre con fiori e candele

ricorda di vite l'osceno falo'

e lotta a che cessino tali sequele:

gia' troppo la guerra alle genti costo'.

 

Tutti gli uccisi hanno il volto di Abele

salvare le vite si deve e si puo'.

 

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. PASQUALE PUGLIESE: DEDICARE IL 4 NOVEMBRE ALLA PACE E AL DISARMO, PER ONORARE DAVVERO LE VITTIME DI TUTTE LE GUERRE, PER AVVIARE UN NUOVO PARADIGMA DI CIVILTA' E UMANITA'

[Ringraziamo Pasquale Pugliese (per contatti: puglipas at interfree.it) per questo intervento.

Pasquale Pugliese fa parte della segreteria nazionale del Movimento Nonviolento. "Obiettore di coscienza e laureato in filosofia con una tesi sul pensiero di Aldo Capitini, sono stato per diversi anni educatore in un progetto del Comune di Reggio Emilia, i Gruppi Educativi Territoriali. Ne sono poi diventato coordinatore pedagogico e supervisore. Oggi mi occupo di progettazione educativa e di politiche giovanili. Sono legato fin dai tempi dell'universita' al Movimento Nonviolento, per il quale in questo momento sono impegnato nel direttivo e nella segreteria nazionali. Collaboro  alla redazione di "Azione nonviolenta", per la quale ho anche seguito, per qualche anno, la rubrica "Educazione". A Reggio Emilia, dove vivo, dopo aver partecipato negli anni a molte reti, coordinamenti e campagne, sono tra i fondatori della Scuola di Pace, che seguo sia nel coordinamento che nel gruppo di lavoro su educazione e formazione (www.comune.re.it/scuoladipace). Sono, inoltre, formatore per la formazione generale dei volontari civili per conto del Comitato provinciale per il servizio civile di Reggio Emilia. Sul web curo un blog nel quale, man mano, inserisco articoli e interventi, pubblicati o svolti in seminari e contesti formativi (www.pasqualepugliese.blogspot.com) ed ho un profilo su facebook nel quale sono attivi buoni e informali contatti con molti amici di tutta Italia". Cfr. anche l'ampia intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 267 da cui riprendiamo la seguente notizia biografica: "Sono nato nel 1968 a Tropea, sul Tirreno calabrese, ho studiato filosofia e svolto il servizio civile al di la' dello stretto, Messina. Migrante in direzione Nord, come molti calabresi della diaspora, sono infine approdato a Reggio Emilia. Dove ho fatto per diversi anni l'educatore in un progetto del Comune chiamato Gruppi Educativi Territoriali. Ne sono poi diventato coordinatore, supervisore ed oggi mi occupo di progettazione educativa. Contemporaneamente, fin dai tempi dell'universita', ho mantenuto un costante dialogo con il Movimento Nonviolento grazie al quale sono maturate molte di quelle convinzioni che ho appena espresso. Da un po' di tempo, accompagno la vita del movimento cercando di dare un contributo al suo coordinamento nazionale ed alla rivista "Azione nonviolenta", sulla quale seguo, per lo piu', le tematiche educative. A Reggio Emilia, dopo aver partecipato negli anni, a molte reti, coordinamenti e campagne, negli ultimi tempi mi dedico alla Scuola di Pace, sia sul piano dell'organizzazione che della formazione (www.comune.re.it/scuoladipace). Da poco tempo sto provando anche a muovere i primi passi sul web, dove ho un "profilo" su facebook, nel quale sono attivi diversi contatti con amici della nonviolenza di tutt'Italia, e dove cerco di seguire un rudimentale blog nel quale, man mano, inserisco articoli e interventi e dove finira' anche questa intervista. (www.pasqualepugliese.blogspot.com). Tuttavia, tra tutte le attivita', quella principale, che richiede le mie migliori energie e mi da' le maggiori soddisfazioni, e' quella di papa' di due splendide bambine: Annachiara e Martina"]

 

Ferocia e tecnologia

Le oscene immagini dell'epilogo della guerra in Libia - che sono rimbalzate fino alla nausea nel circo mediatico, banalizzandone lo scempio, mentre sono oscurate regolarmente le "ordinarie" immagini di tutte le guerre, che potrebbero far riflettere sull'oscenita' della guerra - fanno scrivere ad Adriano Sofri, su "la Repubblica" del 22 ottobre ("Kalashnikov e telefonini lo scempio del branco"), che "l'uomo e' antiquato, o e' pronto a ridiventarlo", anzi, continua piu' avanti, "gli umani sono ancora feroci e fanatici come nell'Iliade, come nella Bibbia. Sono antichi quanto e piu' di allora, ma hanno i telefonini". La guerra e la sua persistente legittimazione politica e culturale tengono l'umanita' ancorata al peggio di se'. Abbiamo fatto un salto tecnologico, ma nessun salto di civilta'; al contrario l'applicazione della tecnologia alla guerra ha fatto compiere all'umanita' un balzo all'indietro. La guerra risponde alla logica del fine da raggiungere che giustifica l'impiego di qualunque mezzo. Da quando il mezzo e' stato potenziato enormemente dagli sviluppi tecnologici, e' esplosa la capacita' distruttiva e ridimensionato lo spazio di umanita'.

*

L'imprinting al Novecento

La svolta tecnologica della guerra e' avvenuta in quella che ha aperto il Novecento, dandogli l'imprinting: la "Grande guerra", chiamata cosi' non solo per la sua dimensione intercontinentale ma soprattutto per la capacita' distruttiva su larga scala messa in campo dagli eserciti. Quella guerra provoco' la repentina riconversione delle moderne invenzioni tecniche in strumenti bellici, finalizzati al terrore di massa. Le nuove fabbriche fordiste, chimiche, meccaniche, aeronautiche e navali, furono rapidamente convertite al servizio delle armi chimiche, dei carri armati, degli aerei da combattimento, dei sottomarini da guerra, moltiplicando la produzione in tutti i settori. La societa' e l'economia vennero coinvolte nello sforzo bellico e la guerra divento', per la prima volta, di massa e totale. Un salto di qualita' distruttiva definitivo, con 16 milioni di morti complessivi in quattro anni, che da allora in poi sarebbe stato sempre piu'' amplificato, in un'escalation senza fine di armamenti, morte e distruzione. Fino ai campi di sterminio, fino ad Hiroshima e Nagasaki, e poi all'equilibrio del terrore, al napalm, all'uranio impoverito, alle armi batteriologiche, ai cacciabombardieri nucleari, ai droni telecomandati... In un vortice di violenza, presente sia quando le armi iper-tecnologiche vengono usate ai quattro angoli del pianeta, sia quando si accumulano e preparano le guerre, sottraendo ingenti risorse alle spese sociali e colonizzando la cultura diffusa che non pre-vede e, quindi, rende possibili le alternative.

*

Uomini nel fango

E l'umanita'? Mentre si fanno strada le armi di distruzione di massa, nella "Grande guerra" l'umanita' e' rintanata nelle trincee contrapposte, tra topi, cadaveri, neve e fango, dove sopravvivono e muoiono i giovani e giovanissimi coscritti (dello "stesso medesimo umore, ma la divisa di un altro colore", cantava De Andre'), agli ordini di ufficiali spesso esaltati. "Uomini contro", come li defini' il celebre film di Francesco Rosi, che, qualche volta, si riconobbero nella loro rispettiva umanita' e decisero di affermarla, disobbedendo agli ordini, rifiutando di sparare. Lo racconta, tra gli altri, Emilio Lussu in "Un anno sull'altipiano" (libro da cui fu tratto il film di Rosi): "Quelle trincee, che pure noi avevamo attaccato tante volte inutilmente, cosi' viva ne era stata la resistenza, avevano poi finito con l'apparirci inanimate, come cose lugubri, inabitate da viventi, rifugio di fantasmi misteriosi e terribili. Ora si mostravano a noi, nella loro vera vita. Il nemico, il nemico, gli austriaci, gli austriaci!... Ecco il nemico ed ecco gli austriaci. Uomini e soldati come noi, fatti come noi, in uniforme come noi, che ora si muovevano, parlavano e prendevano il caffe', proprio come stavano facendo, dietro di noi, in quell'ora stessa, i nostri stessi compagni... Avevo di fronte un ufficiale, giovane, inconscio del pericolo che gli sovrastava. Non lo potevo sbagliare. Avrei potuto sparare mille colpi a quella distanza, senza sbagliarne uno. Bastava che premessi il grilletto: egli sarebbe stramazzato al suolo. Questa certezza che la sua vita dipendesse dalla mia volonta', mi rese esitante. Avevo di fronte un uomo. Un uomo! Un uomo!".

*

Militarizzazione di una generazione

Ma queste esitazioni dove emergeva l'umanita' vennero severamente punite. Le renitenze e le diserzioni per non andare a morire nelle trincee d'Europa, gli ammutinamenti e le insubordinazioni di massa dei soldati sfiniti, le automutilazioni per trovare un temporaneo riparo nelle retrovie, le tregue spontanee dal basso - come la "piccola pace nella Grande guerra" che fu realizzata naturalmente dai soldati lungo tutto il fronte occidentale, per alcuni giorni, intorno al Natale del 1914, con l'intonazione di canti natalizi di pace nelle diverse lingue e scambi di poveri doni, incontrandosi nella terra di nessuno tra le due trincee (cfr, Michael Jurgs, "La piccola pace nella Grande guerra. Fronte occidentale senza armi 1914: un Natale senza armi")  furono disubbidienze e obiezioni popolari alla logica della guerra. Per questo, orrore nell'orrore, nella "Grande guerra" si applico' per la prima volta su amplissima scala anche la decimazione, all'interno dei rispettivi fronti, di coloro che esitavano a dimenticare la propria umanita' per diventare cieche e sorde macchine di morte. Intanto, la propaganda, condotta per la prima volta in maniera massificata sul "fronte interno" di ciascuno Stato, giustificava tutto cio' per i superiori interessi nazionalistici.

In Europa una generazione subi' un processo di militarizzazione forzata e ideologica. La conseguenza principale saranno i fascismi e il nazismo che condurranno il mondo ad una nuova, ed ancora piu' spaventosa, catastrofe mondiale.

*

Cambiare paradigma culturale

Oggi, nonostante il passaggio di millennio, siamo ancora pienamente dentro quel Novecento, inaugurato e connotato definitivamente dalla Grande guerra; dentro al paradigma del fine che giustifica i mezzi, sempre piu'' scientificamente distruttivi. Nonostante la fine di due guerrre mondiali, la conclusione della "Guerra fredda", il crollo dei regimi totalitari, nonostante tutto cio', le spese militari - per l'acquisto, il mantenimento e l'uso di ipertecnologie di morte - sono avviluppate in una escalation continua, su scala planetaria e nazionale, che non ha eguali in nessuna epoca storica. Il riarmo e' in continua ascesa, tanto sul piano specificamente bellico quanto sui piani politico e culturale. Non a caso il nostro Paese e' impegnato, consecutivamente da vent'anni, in guerre su molti fronti internazionali, chiamate "missioni di pace" nella "neolingua" orwelliana comunemente usata per aggirare la Costituzione, nella quale i padri costituenti avevano usato coscientemente la forza del verbo "ripudiare" proprio e solo in riferimento all'oscenita' della guerra, in quanto "mezzo" per la risoluzione dei conflitti.

Siamo talmente dentro al tragico Novecento che, piuttosto che puntare sul disarmo militare e sulla messa a punto e sperimentazione di "mezzi" alternativi alla guerra per la "risoluzione delle controversie internazionali", proiettandoci cosi' in un altro paradigma culturale e politico, quello del fine che si realizza gia' nel mezzo che si usa, come indicato dalla Costituzione, si continua a "festeggiare" il 4 novembre, la fine della "Grande guerra" come "Festa della Forze Armate", ossia si festeggia proprio il "mezzo" che ci lega irrimediabilmente alla guerra.

*

Un 4 novembre per il disarmo

Il ricordo e il lutto per tutte le vittime delle guerre meritano un giorno di memoria e di raccoglimento, non di festa. Un modo affinche' il loro sacrificio sia di vero monito alle nuove generazioni e' dedicare quel giorno alla riflessione sulla tragedia di tutte le guerre, all'impegno per il disarmo e alla promozione delle alternative possibili. Fra qualche anno saranno cento gli anni che ci separano dall'avvio della "Grande guerra": se nel frattempo saremo riusciti a trasformare il 4 novembre in una giornata dedicata alla pace ed al disarmo, piuttosto che all'esercito, sarebbe un piccolo, ma importante, segnale che - nonostante tutto - il secolo delle guerre sta finalmente passando. E che stiamo cominciando a costruire, almeno in Italia, un cambio di paradigma culturale per un salto di civilta' e di umanita'.

 

6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANNIBALE SCARPANTE: DEL NON UCCIDERE ARGOMENTO PRIMO

[Annibale Scarpante e' un vecchio amico di questo foglio]

 

Si assomigliano come due fratelli

Abele e Caino, nessuno dei due

sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

 

Non c'e' netto un confine

tra bene e male

e l'occhio non distingue

zucchero e sale.

 

In questo laborioso labirinto

che non ha uscita

non esser tu del novero di quelli

che ad altri strappano la breve vita.

 

Mantieni l'unica vera sapienza:

come vorresti esser trattato tu

le altre persone tratta.

Da te l'umanita' non sia disfatta.

 

Sull'orlo dell'abisso scegli sempre

di non uccidere, di opporti a ogni uccisione,

ad ogni guerra, ogni arma, ogni divisa:

ogni plotone e' di esecuzione.

 

Non c'e' netto un confine

tra bene e male

e l'occhio non distingue

zucchero e sale.

 

Si assomigliano come due fratelli

Abele e Caino, nessuno dei due

sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

 

7. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. SEVERINO VARDACAMPI: NEL RICORDO E NEL NOME DI TUTTE LE VITTIME

 

Nel ricordo e nel nome di tutte le vittime, lo ripetiamo una volta ancora:

- che cessi immediatamente la partecipazione dello stato italiano alle guerre assassine in Afghanistan e in Libia;

- che cessi immediatamente la persecuzione razzista dello stato italiano nei confronti di migranti e viaggianti;

- che siano abrogate immediatamente le misure legislative ed amministrative anomiche e disumane in cui si e' concretizzato il colpo di stato razzista;

- che cessi immediatamente il colossale infame sperpero dei pubblici denari per le armi, gli armigeri, le guerre e le stragi;

- che si dimetta immediatamente il governo della guerra e del razzismo, delle uccisioni e delle persecuzioni;

- che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana che ripudia la guerra e riconosce e sostiene la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Nel ricordo e nel nome di tutte le vittime, lo ripetiamo una volta ancora.

 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

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Numero 24 del 29 ottobre 2011

 

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