Archivi. 87



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 87 del 23 gennaio 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di aprile 2008 (parte seconda e conclusiva)

2. La guerra

3. Il segreto innominabile, il convitato di pietra

4. Tra vecchi savonaroliani

5. Di un nuovo galateo

6. Frattanto

7. Una sinistra unita e plurale

8. Germaine Tillion

9. Le due politiche

10. Oggi

11. Frattanto a Kabul

12. La parola

13. La trombetta

14. Dopo le elezioni

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI APRILE 2008 (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di aprile 2008.

 

2. LA GUERRA

 

Continua la guerra in Afghanistan. La guerra terrorista e stragista, razzista e imperialista, colonialista e totalitaria.

E continua la partecipazione militare italiana alla guerra in Afghanistan. La partecipazione illegale secondo il diritto internazionale, la partecipazione illegale secondo la Costituzione della Repubblica Italiana, la partecipazione criminale e assassina alla guerra criminale e assassina.

*

Di questo si dovrebbe discutere: di come far subito cessare l'infamia e l'orrore della partecipazione militare italiana alla guerra. Di come impegnarsi per far cessare la guerra. Di come agire per salvare tante vite innocenti, invece di contribuire a sopprimerle. Di questo si dovrebbe discutere.

*

Invece nella discussione politica italiana di tutto si ciancia e si continua a nascondere questo che e' il fatto politico decisivo di questi anni; questo che e' il nodo decisivo che tutti ci strozza: la guerra, la guerra in corso, la guerra nemica dell'umanita' intera.

 

3. IL SEGRETO INNOMINABILE, IL CONVITATO DI PIETRA

 

La guerra afgana  e' il segreto innominabile e il convitato di pietra della campagna elettorale appena conclusa. Con la cancellazione dal parlamento di quattro partitini della ex-sinistra burocratica e corrotta che alla guerra lungo due anni di governo si sono prostituiti contribuendo allo sterminio degli afgani in cambio di un gruzzolo di posti di potere e di un largo accesso al saccheggio del pubblico erario. E col trionfo della destra eversiva, guerrafondaia, razzista, filomafiosa.

La guerra e' stato il maggiore e piu' ripugnante crimine commesso dal governo Prodi e da chi lo sosteneva.

La guerra.

 

4. TRA VECCHI SAVONAROLIANI

 

Solo un'ingenuita' ed una presunzione che rapidamente sono degenerate in tracotanza ed irresponsabilita' abissali hanno potuto consentire a tante persone che una volta avevano il vezzo di dirsi pacifiste o addirittura "nonviolente" (ma tra esse qualcuna ve n'era che impegnata per la pace ed amica della nonviolenza lo era stata sinceramente davvero) di non accorgersi che col loro ritenere una quisquilia la politica guerriera del governo Prodi, e col loro sbracciarsi a sostenere la politica internazionale militarizzata di quel governo corresponsabile delle stragi afgane, per due anni si sono prestate a una orribile complicita' con la guerra. E col loro sostenere la guerra continuando a proclamarsi pacifisti e "nonviolenti" sono diventate punta di lancia della propaganda bellica, usate ad ogni pie' sospinto dal superpartito della guerra al motto beffardo: "Vedete? Anche i nonviolenti sono a favore del nostro intervento militare in Afghanistan!".

Vorremmo che almeno adesso che quell'esperienza di governo e' finita, e si e' visto come, e con quali risultati, queste persone volessero finalmente riconoscere che il loro essersi prestate a sostenere la liceita' della guerra e delle stragi e' stato un tragico, tragico errore, e una complicita' non redimibile. Vivamente vorremmo che le meno peggiori di esse tornassero in se'.

E se e quando torneranno in se stesse, per le migliori di loro potremmo dire che in questi due anni si erano distratte, confuse, addormentate (e il sonno eccetera): loro si', e noi no. Che per due anni non hanno saputo vedere le persone ammazzate dalla guerra: loro no, e noi si'.

E' tutto qui. Ma senza quel loro sonno, quella loro cecita', forse degli esseri umani sarebbero ancora vivi.

 

5. DI UN NUOVO GALATEO

 

Chi dice che la guerra e' criminale

e' proprio inelegante

e crepi pur l'afgano, che e' povero e ignorante.

 

Chi dice assassino all'assassino

e' certo un gran cafone

e crepi pur l'afgano, la barba da caprone.

 

Chi dice del razzista che e' razzista

e' certo un impudente

e crepi pur l'afgano, che tanto non val niente.

 

Chi dice che e' golpista chi e' golpista

impenitente e' un veteromarxista

e crepi ognor l'afgano, e quello che l'avvista.

 

Chi dice la parola veritiera

e' certo un gran villano

e crepi ancor l'afgano, mane e sera.

 

6. FRATTANTO

 

Mentre le stragi, le stragi sono in corso

delle stragi i mandanti e i complici delle stragi

si irritano alquanto

con chi dichiara assassini gli assassini

e contro la guerra chiama ancora alla lotta.

 

7. UNA SINISTRA UNITA E PLURALE

 

Una sinistra unita e plurale e' possibile, ma e' possibile ad alcune precise condizioni.

1. Che si opponga alla guerra e al razzismo.

2. Che si opponga al patriarcato e al femminicidio.

3. Che si opponga alla distruzione della biosfera.

4. Che si opponga ai poteri criminali e al regime della corruzione.

5. Che si opponga allo sfruttamento onnicida.

6. Che difenda tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.

*

I partiti politici che hanno governato l'Italia negli ultimi due anni nella loro concreta ed effettuale azione di governo non hanno adempiuto a nessuna di queste condizioni.

Non e' con quel personale politico che si puo' fare una sinistra, ne' unita e plurale, ne' sparpagliata e singolare.

Singolare come la pretesa di quel personale politico, le cui mani grondano del sangue delle vittime della guerra e del razzismo, di voler rappresentare la sinistra italiana, quando dalla sinistra come movimento storico di lotta delle oppresse e degli oppressi per la liberazione del'umanita' e la salvaguardia dell'unica casa comune, quei messeri sono usciti nel momento stesso in cui alla guerra - nemica dell'umanita' -, e al razzismo - ideologia dei protervi e degli imbecilli -, si sono asserviti.

*

Diceva Iaiotto a Scarpante: Oh, che brutte parole che dici, fratello.

Rispondeva Scarpante a Iaiotto: Brutta, fratello, e' la realta' che vedo e che descrivo.

Poi chiamavano l'oste della malora e si facevano un altro litro di rosso a testa. E solo allora tornavano a intonare: Noi siamo gli ultimi del mondo...

*

Una sinistra unita e plurale e' possibile: se sara' femminista ed ecologista, socialista e libertaria, antirazzista e antimafia. Povera e sobria, responsabile e solidale. Internazionalista. Nonviolenta.

 

8. GERMAINE TILLION

 

La scomparsa di Germaine Tillion e' un dolore profondo per chiunque abbia conosciuto e quindi ammirato e provato gratitudine per la sua lotta per la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Che l'umanita' possa trovare anche in questo secolo persone come lei a difenderci tutti.

 

9. LE DUE POLITICHE

 

Vi sono solo due politiche: quella dello stupro, e quella dell'umanita'.

La prima e' la politica della guerra e del razzismo, del maschilismo e del patriarcato, dell'ecocidio e della mafia, del militarismo e della gerarchia. La politica che uccide.

La seconda e' quella del femminismo.

*

Una politica della nonviolenza o e' femminista o non e'.

Una politica dell'ecologia o e' femminista o non e'.

Una politica della pace e della dignita' umana o e' femminista o non e'.

Una politica della responsabilita' e della condivisione o e' femminista o non e'.

Una politica della liberazione e del rispetto di tutti e di ciascuno o e' femminista o non e'.

*

Non ci possono essere reticenze su questo. Chi non sceglie la seconda si fa complice della prima.

Non ci possono essere indulgenze con la politica della violenza. O si resiste ad essa, la si contrasta, si e' solidali fino in fondo con le vittime, o si e' complici dell'orrore.

*

La cosiddetta "cronaca nera" non e' altra cosa dalla politica: e' una delle conseguenze e delle manifestazioni della politica. E' l'ideologia maschilista che arma la mano dello stupratore come del ministro della guerra, del prete pedofilo come dell'ufficiale di Abu Ghraib.

*

Questa antica parola: tutti gli esseri umani nascono eguali in diritti, o noi la facciamo diventare verita' quotidiana, o il mondo non avra' scampo.

 

10. OGGI

 

Non festeggino il 25 aprile coloro che negli ultimi due anni hanno deliberato, accettato e sostenuto la guerra afgana e le stragi di cui essa consiste; hanno deliberato, accettato e sostenuto la persecuzione dei migranti e le stragi di cui essa consiste; hanno deliberato, accettato e sostenuto il cosiddetto "nuovo modello di difesa" e l'ordine internazionale imperialista e neocolonialista, terrorista e stragista, cui esso e' interno; hanno deliberato, accettato e sostenuto l'enorme incremento delle spese militari e lo sperpero di preziose risorse pubbliche di cui esso consiste e gli effetti letali, gli effetti assassini, gli effetti onnicidi che l'incremento delle armi e della militarizzazione provoca. Non festeggino il 25 aprile coloro che sistematicamente violando la Costituzione e sistematicamente praticando la corruzione negli ultimi due anni - in cui sono stati al governo del paese - hanno creato le condizioni dell'attuale trionfo elettorale e quindi della nuova presa di potere della destra criminale ed eversiva, razzista e filomafiosa, anomica ed antidemocratica.

E tacciano finalmente coloro che in questi due anni si sono prestati a far loro da propagandisti i piu' ipocriti e ignobili, e che hanno dedicato ogni loro energia al fine di persuadere che la guerra afgana era lecita, che la persecuzione razzista era buona, che le stragi di stato sono alfine la summa delle belle arti. Tacciano. Almeno il 25 aprile, che e' il giorno in cui ricordiamo le donne e gli uomini che al crimine e all'orrore resistettero. Almeno il 25 aprile i complici degli assassini, i propagandisti delle stragi, non hanno diritto di parola.

*

Ed anche questo va detto: che la prosecuzione di quel moto di dignita' e di liberazione, l'inveramento attuale delle ragioni dei martiri della Resistenza e dello spirito e della lettera della Costituzione della Repubblica Italiana, oggi vive nell'opposizione alla guerra e al razzismo, nell'opposizione al patriarcato e al femminicidio, nell'opposizione allo sfruttamento che uccide persone e distrugge biosfera, nell'opposizione a tutte le violenze; vive nella scelta nonviolenta, nella politica nonviolenta, nella lotta nonviolenta delle donne e degli uomini di volonta' buona.

 

11. FRATTANTO A KABUL

 

Quella guerra, quella guerra terrorista e stragista, cui l'Italia partecipa in violazione del diritto internazionale e della legalita' costituzionale.

Quella guerra che e' il fatto politico decisivo, decisivo, della politica italiana di questo inizio di millennio.

Quella guerra, del sangue dei cui morti anche le nostre mani sono zuppe.

Quella guerra assassina, quella guerra razzista, quella guerra che ha gia' travolto anche la nostra democrazia, il nostro stato di diritto, la nostra societa' civile, quella guerra.

 

12. LA PAROLA

 

E' mai possibile che non ci sia un solo ex-parlamentare della ex-sinistra che abbia finalmente l'onesta' di dire quella parola onesta che tutti sappiamo che deve essere detta, ovvero che ammetta che aver votato per la guerra e' stato un errore e un orrore, un crimine e una follia, irredimibile un delitto?

E' mai possibile che neppure una parola di pentimento venga detta, dopo tanto sangue e mentre le stragi continuano?

 

13. LA TROMBETTA

 

Trovo spregevole la condotta di chi, per essersi prestato a fare da trombetta del partito della guerra, ha dedicato tante energie in questi due anni a corrompere persone buone affinche' anch'esse al partito della guerra e delle stragi si prostituissero, e non minori energie ad aggredire a furia di insulti e diffamazioni chi al partito della guerra non si e' arreso, chi al crimine della guerra ha continuato ad opporsi.

Capisco di dove nasca tale condotta: dalla vergogna e dalla rabbia di essersi da se medesimi traditi ed asserviti al male, mentre altri non lo hanno fatto; e so che in questi casi il risentimento si orienta contro coloro di cui si invidia la coerenza e l'onesta' che non si puo' piu' rivendicar per se stessi.

Capisco, ma non giustifico. Ergo: spregevole trovo tale condotta.

 

14. DOPO LE ELEZIONI

 

I nudi fatti: nel 2006 un vasto fronte antigolpista sconfisse la destra eversiva coalizzata intorno alla figura di Berlusconi e il suo progetto di abbattimento della Costituzione della Repubblica Italiana. Sconfisse la destra eversiva alle elezioni, e la sconfisse al referendum.

La rappresentanza istituzionale espressione di quella coalizione antigolpista nei due anni successivi alle elezioni dell'aprile 2006 ha governato l'Italia non difendendo la Costituzione ma violandola a sua volta su punti fondamentali, in particolare confermando ed anzi rendendo ancora piu' feroci le politiche razziste, e confermando anzi incrementando la partecipazione alla guerra in Afghanistan, le spese militari, l'azione militare come cardine della politica internazionale.

E' del tutto evidente che aver cosi' provocato la morte di tanti innocenti, ed aver cosi' violato flagrantemente la legge fondamentale dell'ordinamento giuridico italiano, ha significato la commissione di crimini tali da rendere quella rappresentanza istituzionale (dal capo dello stato al governo, alla maggioranza parlamentare) non piu' sostenibile, non piu' votabile: per ragioni di diritto e di fatto, perche' votare dei criminali significa farsene complici, e perche' le politiche effettualmente criminali ed incostituzionali di quel biennio di governo avevano esplicitamente tradito e irreversibilmente frantumato il fronte antigolpista e il patto per la legalita' costituzionale che lo fondava.

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Le elezioni politiche dell'aprile 2008 hanno posto l'elettorato democratico in una situazione paradossale: poiche' i leader dei partiti che avevano composto il governo Prodi decidevano motu proprio di far vincere le elezioni a Berlusconi presentandosi alle urne con due listoni separati (Pd e Sa, e qualche minuzia ulteriore); ne' mancarono personaggi privi di scrupoli ma di qualche impatto mediatico e capacita' di esprimere un disagio profondo e diffuso che scelleratamente invitavano a non votare, pur sapendo che questo avrebbe avuto come ovvia conseguenza la vittoria elettorale di quella "minoranza organizzata" che e' la destra eversiva berlusconiana. Cosa restava?

Restava cio' per cui questo foglio si e' battuto: costruire liste della sinistra della nonviolenza.

Liste che facessero della nonviolenza il principio ricostruttivo e il criterio decisivo dell'azione politica e che chiamassero su questo ad unirsi le tante disperse esperienze femministe, ecologiste, solidali, antirazziste, antimafia, antiautoritarie, socialiste e libertarie, delle classi e delle persone oppresse; le tante persone oneste che volevano votare per la legalita' costituzionale e per i diritti umani, per la pace e la giustizia sociale. Liste della sinistra della nonviolenza, cioe' di una sinistra che avesse imparato qualcosa dalle esperienze novecentesche e che volesse battersi ancora per il concreto inveramento di quelle idee di liberta', uguaglianza, fratellanza e sorellanza che sono la ragione stessa dell'esistenza della sinistra politica, la sinistra delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia della biosfera (senza di cui non si salva neppure la civita' umana e una esistenza degna per le persone presenti e future).

Le liste della sinistra della nonviolenza occorrevano. Ma queste liste non ci sono state (ci sono state invece liste poco piu' che meramente testimoniali ed autoreferenziali che da se medesime si condannavano ad essere del tutto ininfluenti - quelle del Partito comunista dei lavoratori, di Per il bene comune, di Sinistra critica -, e stendiamo un pietoso velo su come i promotori di esse hanno impostato e condotto la campagna elettorale, ma riconosciamo tuttavia loro il merito di aver comunque offerto la possibilita' di votare a persone che altrimenti non avrebbero trovato sulla scheda alcuna lista cui potessero in coscienza dare il proprio sostegno - ancorche' effettualmente inutile ai fini dell'esito elettorale).

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Ora, la scomparsa dal parlamento nazionale delle quattro macchine politiche oligarchiche della ex-sinistra coalizzatesi nella Sinistra Arcobaleno non significa la loro scomparsa come soggetti politici, presenti come sono tanto nel parlamento europeo quanto in pressoche' tutti gli enti locali e le Regioni.

E' ovvio anche che nella rappresentanza parlamentare del Pd si aprira' ora una dialettica di posizioni, e che qualcuno si assumera' la rappresentanza delle posizioni di sinistra altrimenti in parlamento non rappresentate. Ed e' ovvio altresi' che questo spostera' ancora piu' a destra l'intero quadro politico della politica istituzionale, e consolidera' vieppiu' l'ideologia dominante.

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E la societa' civile? La societa' civile non e' altra cosa dalla politica istituzionale, cosi' come il paese reale non e' altra cosa dal paese legale, ma profondamente intrecciati sono, ne' puo' essere altrimenti in una societa' cosi' complessa e intricata, in cui i meccanismi di mobilita' sociale sono fortissimamente condizionati dal criterio della cooptazione, ed in cui in assenza di un'etica pubblica (in Italia vi e' stato solo il suo esatto contrario: lo scellerato "Stato etico" ad un tempo dittatoriale e "familista amorale") i beni collettivi e le pubbliche istituzioni sono sempre stati interpretati come bottino di guerra del vincitore, il pubblico erario come forziere da saccheggiare, e cosi' via. Se qualcuno si prendesse la briga di andarsi a leggere organigrammi e bilanci di onlus e ong, e ricostruire la storia di tante brillanti carriere sedicenti no-profit, per non dire di quelle imprenditoriali, o accademiche, editoriali, amministrative, politiche - ahinoi, che delusione.

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E cosi' ci ritroviamo con Berlusconi al governo per la terza volta dal 1994, ogni volta piu' forte di prima, ogni volta piu' esplicito di prima nel suo disegno di passaggio dalla Repubblica nata dalla Resistenza e dalla Liberazione verso uno stato ad un tempo autoritario e anomico in cui la legge del piu' forte la vince sulla forza della legalita', in cui il prepotere dei prepotenti la vince sulla democrazia, in cui le classi sfruttatrici vieppiu' opprimono le classi sfruttate.

*

Stando cosi' le cose, che fare?

Apparentemente c'e' solo l'imbarazzo della scelta, tanti sono i fronti aperti, tante le linee di resistenza, tante le questioni cruciali, ed infinita insomma la scacchiera.

In verita' a noi sembra che occorre piuttosto muovere con decisione verso questo nostro antico convincimento: la costruzione di una sinistra politica che si qualifichi per la scelta della nonviolenza come chiave di volta del suo agire e consistere.

Ma questa sinistra si costruisce nel vivo delle lotte, e nella concreta rottura delle ambiguita' e delle subalternita'. Si costruisce come intrapresa ad un tempo culturale e politica. Si costruisce scomponendo e ricomponendo. Si costruisce non come sommatoria, ma come Aufhebung (ed ecco che l'abbiamo detta la brutta parola, che rinvia a una lunga, lunga storia da ereditare, criticare, inverare).

Si costruisce facendo: a) il giornale della nonviolenza; b) le liste elettorali della sinistra della nonviolenza.

Si costruisce mettendosi alla scuola del femminismo.

Si costruisce portando alla piena autocoscienza e all'incontro consapevole tutte le nostre tradizioni: quelle socialiste e quelle libertarie; e tutte le nostre esperienze: ecologiste, antimafia, antirazziste...

Si costruisce ponendo dei punti fermi: l'opposizione a tutte le uccisioni, e quindi alla guerra e al terrorismo sempre. La difesa intransigente della legalita' costituzionale. Il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

Per questo varrebbe la pena di lavorare.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

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Numero 87 del 23 gennaio 2013

 

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