Telegrammi. 1230



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1230 del 31 marzo 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Per Enzo Jannacci

2. Mao Valpiana: Dottor Enzo Jannacci

3. Frattanto

4. Alcuni testi del mese di maggio 2006 (parte prima)

5. Galbraith

6. Primo maggio

7. Tre buone idee per cui impegnarsi adesso

8. Tre motivi ancora per Lidia al Quirinale

9. La porti un bacione a Firenze

10. La nonviolenza alla prova

11. La catena dei lutti

12. Contro il nucleare, civile e militare (in guisa di un patetico amarcord)

13. La questione decisiva

14. L'unico modo di rendere omaggio alle persone uccise

15. Eulogia per Lidia Menapace al Quirinale

16. Un ultimo sforzo per Lidia al Quirinale

17. Un ricordo del 1999

18. La "Carta" del Movimento Nonviolento

19. Per saperne di piu'

 

1. LUTTI. PEPPE SINI: PER ENZO JANNACCI

 

La morte di Enzo Jannacci suscita in me un dolore profondo.

Nel 1987 coordinavo per l'Italia la campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel corso di quella campagna - e momento centrale di essa - vi fu anche una settimana di iniziative a Viterbo in occasione del primo maggio: l'evento conclusivo della settimana fu un concerto di Enzo Jannacci.

Poiche' non mi sembra che altri abbiano ricordato in particolare l'impegno antirazzista di Jannacci e il suo concreto contributo alla campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, mi e' sembrato necessario scrivere queste righe, per ringraziarlo ancora, ed anche perche' - alcune casuali coincidenze hanno la forza disvelatrice dei simboli - la sua scomparsa avviene tragicamente nello stesso giorno della morte di altri due esseri umani mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo per giungere in Italia, vittime innocenti dell'infame politica razzista praticata dallo stato italiano e dall'Unione Europea che rifiuta ospitalita' e nega il diritto umano alla liberta' di movimento nel mondo, praticando una sorta di apartheid su scala planetaria.

So che Enzo Jannacci avrebbe fatto quanto in suo potere per salvare le loro vite.

So che e' compito nostro continuare la lotta contro la violenza razzista.

 

2. LUTTI. MAO VALPIANA: DOTTOR ENZO JANNACCI

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento]

 

Oggi ho rimesso sul giradischi i vecchi LP (per i piu' giovani: dischi in vinile long playing a 33 giri) della mia collezione di Enzo Jannacci. "Enzo Jannacci in teatro" (meravigliose "Prete Liprando e il giudizio di Dio" e "Veronica"); "Sei minuti all'alba" (stupenda "Soldato Nencini"); "Le canzoni di Jannacci" (incredibile "Il cane con i capelli"); "I successi di Jannacci" (fantastica "Il primo furto non si scorda mai"); "Jannacci" (commovente "Vincenzina e la fabbrica", esilarante "Il bonzo"); "Secondo te... che gusto c'e'?" (imperdibili "Rino" e "Saxophone"); "Ci vuole orecchio" (capolavori "Silvano" e "Si vede"); "Foto ricordo" (memorabili "Mario" e "La poiana").

Interessante notare che nel disco "Jannacci" che contiene la canzone "Il monumento", Enzo nel retrocopertina ha voluto scrivere: "Il testo di questa canzone e' tratto da un manifesto antimilitarista affisso a Piadena in occasione dell'inaugurazione di un monumento 'Ai caduti di tutte le guerre'". Era un'iniziativa del Movimento Nonviolento.

Grazie, Enzo. Grazie davvero per la leggerezza e la profondita' di quel che ci hai donato.

 

3. EDITORIALE. FRATTANTO

 

Frattanto continua la guerra terrorista e stragista in Afghanistan.

Frattanto continua la persecuzione razzista dei migranti.

Quando faremo finire questo orrore?

*

Ripetiamolo ancora una volta cio' che occorre subito fare:

1. cessi immediatamente la criminale partecipazione italiana alla guerra afgana che ogni giorno miete vittime innocenti;

2. siano abrogate immediatamente le infami misure razziste che perseguitano, schiavizzano, mandano a morte i migranti.

 

4. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI MAGGIO 2006 (PARTE PRIMA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di maggio 2006.

 

5. GALBRAITH

 

Quante cose nella nostra lontana gioventu' abbiamo imparato leggendo John Kenneth Galbraith, e non abbiamo piu' dimenticato.

Quante sciocchezze non abbiamo detto, quanti errori non abbiamo commesso, quante menzogne, quante ingiustizie, quante infamie e quante vilta' abbiamo saputo riconoscere e contrastare anche grazie al fatto di aver letto Galbraith.

 

6. PRIMO MAGGIO

 

E' il giorno della lotta degli oppressi. E' il giorno della gioia che verra'.

E' il giorno del ricordo del dolore

e dell'amore e della lotta per il pane, per la giustizia e per la liberta'.

E' il giorno in cui si scuote dal servaggio

questa internazionale futura umanita'.

E' il primo maggio.

 

7. TRE BUONE IDEE PER CUI IMPEGNARSI ADESSO

 

La prima: Lidia Menapace alla presidenza della Repubblica Italiana.

La seconda: Rita Borsellino alla presidenza della Regione Siciliana.

La terza: vincere il referendum in difesa della Costituzione.

*

La nonviolenza e' la politica del XXI secolo.

Ogni persona faccia la sua parte.

 

8. TRE MOTIVI ANCORA PER LIDIA AL QUIRINALE

 

Ai tanti buoni motivi perche' Lidia Menapace venga eletta Presidente della Repubblica gia' da molte altre persone segnalati, vorrei aggiungere i tre seguenti.

*

Penso che se Lidia Menapace fosse stata Presidente della Repubblica nel 1998 si sarebbe rifiutata di promulgare la legge che ha riaperto in Italia i campi di concentramento.

*

Penso che se Lidia Menapace fosse stata Presidente della Repubblica nel 1999 avrebbe difeso l'art. 11 della Costituzione e non avrebbe permesso che l'Italia partecipasse alla guerra. Ugualmente negli anni successivi ed ancora adesso.

*

Penso che se Lidia Menapace fosse stata Presidente della Repubblica dal 2001 a oggi non avrebbe promulgato le molte leggi criminali e criminogene con cui personaggi sotto processo per gravi delitti hanno cercato - con la complicita' di una maggioranza parlamentare ora finalmente rovesciata dal voto popolare - di garantirsi l'impunita'.

*

Questo penso. E ho voluto scriverlo.

*

Mi piacerebbe una Presidente della Repubblica che difendesse la Costituzione, la legalita', la democrazia, la giustizia e la liberta', i diritti umani di tutti gli esseri umani. Lidia Menapace, lo so, lo farebbe.

 

9. LA PORTI UN BACIONE A FIRENZE

 

Il convegno su "Nonviolenza e politica" promosso dal Movimento Nonviolento che si tiene tra oggi e domenica a Firenze assume un valore particolare. Per motivi sostanziali e per motivi contingenti.

*

I motivi contingenti sono a tutti evidenti.

In primo luogo la tragedia della guerra in corso, che coinvolge nel lutto popoli di tutto il mondo e minaccia di evolvere in un conflitto bellico globale con uso di tecniche e tecnologie tali che puo' mettere fine alla civilta' umana; a fronte di cio' che sta accadendo e' palese che solo la scelta della nonviolenza costituisce un'alternativa politica in grado di fermare le stragi e ripristinare quelle condizioni e quei criteri di legalita', umanita', civilta', democrazia fondati sul riconoscimento del diritto alla vita e alla dignita' di ogni essere umano che oggi vengono abominevolmente calpestati dal terrorismo onnicida degli stati, dei gruppi, dei singoli.

In secondo lugo la vicenda elettorale italiana con il suo incessante travaglio e i suoi ambigui attuali esiti che evidenziano la crisi della democrazia nel nostro paese devastato da processi di imbarbarimento vasti e profondi; e quindi la necessita' di una riforma morale e intellettuale fondata sulla nonviolenza per ricostruire una convivenza civile, responsabile, sobria, solidale, inclusiva ed aperta, orientata al bene comune.

Ed anche, infine, si parva licet componere magnis, questa nostra iniziativa promossa da persone amiche della nonviolenza affinche' una persona amica della nonviolenza per la prima volta vada al Quirinale, affinche' per la prima volta una donna, e una donna fortemente rappresentativa della Resistenza, fortemente rappresentativa della nonviolenza, fortemente rappresentativa della riflessione e delle pratiche del femminismo, sia Presidente della Repubblica, e porti al vertice dello Stato tutta la limpidezza, la fermezza, l'autorevolezza politica e morale che ha dispiegato nella sua intera esistenza dedicata all'impegno civile, alla solidarieta' con le oppresse e gli oppressi, alla difesa dell'ambiente, alla costruzione di relazioni umanizzanti e vivificanti, serene e gioiose, di riconoscimento e di reciprocita'; e alla lotta nitda e intransigente contro la guerra e il terrore, l'ingiustizia, lo sfruttamento, l'oppressione, il crimine, l'abuso, la violenza e la menzogna.

*

Il fatto che cosi' tante persone ed associazioni stiano in questi giorni coralmente ed appassionatamente rispondendo all'appello a sostegno di Lidia Menapace al Quirinale dimostra come sia all'ordine del giorno che la nonviolenza esca dalla marginalita', da ogni subalternita, e riprenda quel ruolo che ad essa hanno dato i grandi movimenti di liberazione e per i diritti civili, dalle suffragiste a Mohandas Gandhi, dalle protagoniste e i protagonisti della Resistenza nonviolenta contro il nazifascismo a Martin Luther King, da Virginia Woolf a Marianella Garcia, da Rigoberta Menchu' a Vandana Shiva, dal femminismo alla nuova ecologia fondata sul principio responsabilita'.

La proposta di Lidia Menapace al Quirinale nasce dalla consapevolezza che la nonviolenza, la nonviolenza giuriscostituente, la nonviolenza come proposta civile, politica, giuridica, di inveramento di umanita' nelle umane relazioni e negli umani ordinamenti intesi al bene di tutte e tutti, ed all'affermazione di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, ebbene, la nonviolenza oggi si pone, deve porsi, il compito di guidare il paese e l'umanita', inverando le speranze, le promesse, le scelte giurate nel patto della Costituzione del 1948 figlia della Resistenza e della Liberazione dalla barbarie nazifascista, inverando le speranze, le promesse, le scelte giurate nel patto della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.

L'appello per Lidia al Quirinale, rompendo una troppo lunga e troppo vasta subalternita' delle cittadine e dei cittadini agli equilibrismi, ai compromessi e alle cortigiane oscenita' del palazzo, sta suscitando una crescente volonta' di democrazia partecipata, di legalita' concretamente affermata, e per dirla con un termine capitiniano: di "omnicrazia", di "potere di tutti".

Questo movimento e' beneaugurante anche per le elezioni amministrative che devono consolidare la sconfitta del progetto golpista che lungo cinque anni ha devastato l'Italia; ed e' beneaugurante anche per il referendum di giugno per difendere la Costituzione e lo stato di diritto respingendo il tentativo di colpo di stato berlusconiano.

Questo movimento contribuisce anche - come dire: in re ipsa - a sostenere le ragioni della lotta antimafia che sono alla base della meravigliosa proposta e concreta possibilita' di Rita Borsellino alla presidenza della Regione Siciliana. Questo movimento contribuisce anche a sostenere ed espandere quel che di buono c'e' nella spinta manifestatasi nella vittoria della coalizione del fronte ampio democratico che - sia pur di misura e con troppe crepe - ha sconfitto il blocco golpista nelle elezioni politiche di aprile.

*

Ma naturalmente i motivi contingenti si legano - e per cosi' dire ne sono la concreta epifania - ai motivi sostanziali per cui la proposta dell'incontro di riflessione e testimonianza su "nonviolenza e poltiica" promosso dal Movimento Nonviolento a  Firenze di qui a domenica ha in questo momento una rilevanza politica e culturale cospicua, anzi straordinaria.

Per non annoiare chi legge, vorremmo dirlo brevissimamente per tesi:

- la nonviolenza e' tout court la  politica del XXI secolo, se per politica intendiamo la tecnica e il progetto che salva le vite e consente e promuove la civile convivenza;

- nella catastrofe delle letture autoritarie e ossificate delle culture politiche tradizioni la necessita' della scelta della nonviolenza si manifesta e si afferma come riattivazione delle correnti calde di quelle tradizioni, verifica dei poteri, proposta olistica di costruzione di quell'"umanita' planetaria" potentemente tematizzata da Ernesto Balducci nella sua piu' luminosa e aggettante riflessione;

- dinanzi all'orrore della "guerra infinita" in tutto il mondo si appalesa un crescente bisogno, un crescente desiderio e una crescente volonta' di accostamento alla nonviolenza; molti i segnali, ed alcuni sublimi: l'esperienza della Commissione per la verita' e la riconcilazione in Sudafrica; l'evidenza della necessita' dei Corpi civili di pace; le esperienze delle Madri di Plaza de Mayo in Argentina e delle Donne in nero in Israele e Palestina, nei Balcani, e ovunque nel mondo; a fronte della sempre piu' evidente incapacita' dello strumento militare di risolvere i conflitti (che anzi ingigantisce fino all'apocalisse: dal che si coglie l'urgenza di una svolta disarmista ed antimilitarista) ovunque si avverte la necessita' di un'alternativa che salvi l'umanita' dalla catastrofe: la nonviolenza e' questa alternativa;

- il definitivo tramonto dell'idea illusoria che che la rivoluzione condotta con gli strumenti della violenza assassina strutturale potesse liberare l'umanita', laddove essa ha invece provocato nuove oppressioni e alienazioni, e fin nuovi totalitarismi fin genocidi, si coniuga al definitivo smascheramento della violenza strutturale della societa' dominata dal principio del profitto, della globalizzazione capitalistica coloniale e imperiale che condanna a una vita di stenti, di orrori e paure i nove decimi dell'umanita', e il decimo residuo ad un imputridimento morale che lo rende - se possiamo usare l'espressione di Dante - non piu' che "oltracotata schiatta che s'indraca", persone che si riducono a draghi. Da questa ineludibile coscienza sorge il bisogno, l'urgenza, la scelta razionale ed emozionale, "vissuta con anima e corpo", della nonviolenza in cammino.

Dalle lotte del movimento delle donne e del movimento dei lavoratori, dalle lotte dei popoli oppressi dal colonialismo, dalle lotte delle persone oppresse da sfruttamento, inquinamento e guerra, dalle lotte ecopacifiste e contro la violenza patriarcale, dalle lotte per il diritto alla salute e all'assistenza, dalle lotte contro le mafie e per la legalita' e la giustizia, dalle lotte per il riiconoscimento dell'umanita' di ogni essere umano, dalla grande riflessione filosofica dell'ultimo secolo (pochi nomi per tutti: Rosa Luxemburg ed Hannah Arendt, Simone Weil e Franco Basaglia, Emmanuel Levinas e Hans Jonas), scaturisce l'esigenze della nonviolenza, preme ed urge una domanda, un appello, una condivisa ricerca: il bisogno di un'alternativa nonviolenta da costruire insieme, "per prove ed errori", cessando di uccidere infine.

*

A fronte di questa domanda vi e' sovente certo anche una inadeguatezza da parte delle stesse persone che pur si ritengono e talora si dichiarano (e qualche volta effettualmente nella loro concreta condotta sono) amiche della nonviolenza: quante sciocchezze sono state spesso dette e fatte, quante nevrosi manifestate, quante contraddizioni ed incoerenze. Son cose umane, sappiamo. Ma quella e' la via, e chiunque vi si metta che sia benvenuta e benvenuto, il loro impegno e' benedetto.

Da questa antica citta' di Viterbo anche chi scrive queste righe formula caldo un augurio di lavoro buono, fervido un voto e fervido un omaggio, a tutte le persone che la' si riuniranno, in quella bella citta' di Firenze, ove Filippo Brunelleschi dimostro' che le opere dell'ingegno umano possono unire la terra con il cielo.

Valete.

 

10. LA NONVIOLENZA ALLA PROVA

 

Occorre uscire dalla subalternita', dalla marginalita', dalla nostra stessa accidia che ci rende subalterni e complici.

Piantarla di bersi la bubbola secondo cui la nonviolenza e' cosuccia da praticare tra le devozioni domestiche ma quando si passa alla grande politica allora ci vogliono gli orchi.

E' vero il contrario: la nonviolenza e' oggi tout court la grande politica.

*

Poiche' e' grande politica il lavoro teorico e pratico di Vandana Shiva e dei movimenti di pensiero e di azione di cui e' ad un tempo - da scienziata e da filosofa oltre che da militante - partecipe ed interprete, allieva e guida, ascoltatrice e portavoce.

Poiche' e' grande politica la testimonianza e la lotta di Rigoberta Menchu': che e' l'esperienza e la lotta di tutte le donne, di tutti gli indios, di tutti i sud del mondo indicibilmente oppressi ed indicibilmente ricchi di sapienza e verita'.

Poiche' e' grande politica l'azione di Mohandas Gandhi, di Martin Luther King, di Marianella Garcia, di Chico Mendes: lo sapevano bene coloro che li hanno fatti assassinare; tra noi invece molti, troppi lo dimenticano.

E grande politica (ed epocale innovazione addirittura nel campo del diritto penale che allo sguardo distratto potrebbe sembrare il piu' ostico alla scelta della nonviolenza) e' stata la Commissione per la verita' e la riconciliazione voluta da Nelson Mandela e presieduta da Desmond Tutu.

Le idee politiche e giuridiche piu' profonde e geniali su come ricostruire l'Europa dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale, nel vivo stesso della lotta le penso' quell'immensa pensatrice della nonviolenza in cammino che e' Simone Weil.

E nel dibattito politico e morale contemporaneo le proposte di riflessione oggi di riferimento per ogni persona di retto sentire sono di autrici ed autori che tematizzano nel modo piu' nitido la critica della violenza e la proposta di un'alternativa - quell'alternativa che noi chiamiamo nonviolenza in cammino. E per fare qualche nome, accomunando nella compresenza morti e viventi: Guenther Anders, Hannah Arendt, Franco Basaglia, Ernst Bloch, Danilo Dolci, Erich Fromm, Germaine Greer, Agnes Heller, Ivan Illich, Hans Jonas, Emmanuel Levinas, Franca Ongaro Basaglia, Adrienne Rich, Susan Sontag, Tzvetan Todorov, Virginia Woolf...: questa e' oggi la grande politica.

E' grande politica la lotta delle madri di Plaza de Mayo, e' grande politica la riflessione e l'azione di Fatema Mernissi, e' grande politica l'iniziativa planetaria delle Donne in nero.

*

Una persona amica della nonviolenza alla Presidenza della Repubblica Italiana: questa sarebbe grande politica.

E, del resto, i principi affermati dalla Costituzione della Repubblica italiana non ci chiedono forse di costruire una societa' nonviolenta? Non sono forse anche un programma politico nonviolento? Non sono forse un appello alla nonviolenza lanciato come un ponte verso l'avvenire dalle donne e dagli uomini che dovettero lottare contro la barbarie nazifascista, che dovettero ricostruire il mondo dopo l'apocalisse della seconda guerra mondiale?

E diciamolo chiaro: se qualcuno tra noi ritenesse che giammai una persona amica della nonviolenza potrebbe guidare un ordinamento giuridico democratico, ebbene, chi di tale tesi si facesse assertore avrebbe davvero un bizzarro e meschino concetto della nonviolenza, e un'idea triste e trista della democrazia.

*

La nonviolenza non elude le sfide: vuole affermare il potere di tutte e tutti.

La nonviolenza promuove ed accresce la democrazia: vuole inverarla nella sua massima ampiezza e profondita'.

La nonviolenza non si sottrae alla prova della gestione delle istituzioni: essa sa e vuole essere giuriscostituente, essa si sa veritiera azione politica e principio di organizzazione sociale.

La nonviolenza e' la politica del XXI secolo. Avrebbe potuto e dovuto esserlo gia' del XX secolo: quante guerre, quanti totalitarismi si sarebbero evitati.

Ma cio' che nel XX secolo era chiaro solo alle enormi maggioranze oppresse la cui lingua e' stata sempre tagliata dai possidenti (anche solo della facolta' di parola), e solo a ristette minoranze tra quanti avevano il potere (e quindi il potere della parola), ebbene, nel XXI secolo sta divenendo chiaro a tutte e tutti: ed e' la coscienza che o si sceglie la nonviolenza o vi sara' la catastrofe della civilta' umana. L'alternativa e' ancor piu' radicale di quella enunciata da Rosa Luxemburg cento anni fa: non solo di alternativa tra socialismo e barbarie qui si tratta, ma di quella tra politica nonviolenta o distruzione dell'umanita'.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

*

Che oggi tante e tanti di noi prendiamo la parola per chiedere che una persona che viene dalla Resistenza al nazifascismo, una persona amica della nonviolenza, una intellettuale e militante femminista, un'autorevole rappresentante del movimento operaio e dei movimenti ecologisti, una protagonista delle lotte per il pane e le rose, per la verita' e la solidarieta', per i beni comuni e per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani, una persona del valore di Lidia Menapace sia eletta Presidente della Repubblica Italiana, ebbene, gia' questa stessa richiesta e' un segno dei tempi, inveramento di democrazia, espressione civile, principio responsabilita' in atto, azione corale per il bene di tutte e tutti.

Gia' il solo fatto che questa stessa proposta sia formulata la introduce nel mondo, disvela una realta' gia' matura, manifesta qui ed ora la coscienza che la nonviolenza e' piu' forte di ogni rassegnazione, di ogni subalternita', che tante persone amiche della nonviolenza si sentono responsabili e vogliono contribuire alle decisioni piu' importanti (e nella presente situazione avere una Presidente della Repubblica che sia fermamente impegnata per i valori costituzionali della giustizia e della pace, della legalita' e della solidarieta', del riconoscimento della dignita' umana di tutti gli esseri umani, e' semplicemente dirimente).

La nonviolenza e' in cammino.

*

A tutte e tutti chiediamo ancora uno sforzo in questi ultimi giorni: di diffondere ancora l'appello per Lidia al Quirinale; di scriverne ai mass-media; soprattutto di scrivere ai deputati ed ai senatori (ed ai consiglieri regionali delegati) affinche' anch'essi escano dalla rassegnazione e dalla subalternita', e facciano una scelta saggia e felice: votino Lidia Menapace Presidente della Repubblica.

 

11. LA CATENA DEI LUTTI

 

Contro la guerra infinita, c'e' solo la scelta della nonviolenza.

Contro tutte le stragi, c'e' solo la scelta della nonviolenza.

Dalla parte di tutte le vitime, c'e' solo la scelta della nonviolenza.

Contro tutte le guerre, contro tutti i terrorismi, contro tutte le stragi,

contro tutte le armi, contro tutti gli eserciti, contro tutte le mafie,

contro tutte le uccisioni, c'e' solo la scelta della nonviolenza.

Dalla parte dell'umanita', sempre e comunque, c'e' solo la scelta della nonviolenza.

 

12. NO AL NUCLEARE, CIVILE E MILITARE (IN GUISA DI UN PATETICO AMARCORD)

 

Credo di detenere un poco invidiabile privilegio: di essere l'ultima persona che fu spazzata via da una carica di ragazzi in divisa dinanzi ai cancelli della allora ancora costruenda centrale nucleare di Montalto di Castro, non solo dopo Cernobyl, ma anche a referendum antinucleare gia' vinto: senonche' gli esiti del referendum allora erano restati inapplicati e ci tocco' l'ennesima levataccia per bloccare i cancelli. Il giorno dopo mi dissero che ero stato immortalato da tv e prime pagine dei giornali mentre venivo alquanto rudemente strascicato per terra e la mia povera giacchetta di allora se ne andava per sempre in stracci. Amen.

Del resto bloccare quei cancelli fu un ben impegnativo sport che per noi viterbesi duro' un decennio; per quel che mi riguarda la prima volta che andai a Pian dei Cangani fu nel fatidico 1977 per quella festa della primavera che fu il primo grande incontro del movimento antinucleare, quando il cantiere ancora doveva cominciare ma noi eravamo gia' li' a resistere.

In quel decennio capimmo molte cose, molte ne studiammo; probabilmente non c'e' una sola persona tra noi campagnoli altolaziali che non abbia letto centinaia di minuziose ricerche scientifiche e fin di tomi ponderosi, che non abbia ascoltato infinite volte Gianni Mattioli e Massimo Scalia ed Enzo Tiezzi e Piero Binel e Bettini e Cortellessa e Nebbia e le tante e i tanti altri che vennero da tutta Italia a darci una mano (e tra loro mi piace ricordare e salutare qui Alberto L'Abate che fu tra i primi a impegnarsi, fino a farsi denunciare per l'azione diretta nonviolenta di Capalbio che fu rilevante occasione di coscientizzazione nella costruzione del movimento che si impegno' - infine vittoriosamente - per fermare quel famigerato Piano energetico nazionale che se realizzato avrebbe disseminato di centrali atomiche l'Italia intera).

Poiche' da molti, molti anni vivo una vita da fossile, la gran parte delle persone che conosco in giro per il bel paese le ho conosciute davanti ai cancelli di Montalto, e se la memoria non mi inganna li' ci incontrammo di persona per la prima volta con Michele Boato ed Alex Langer, li' sono nate alcune delle amicizie piu' belle della mia vita.

*

E li' ho inventato, in una freddissima notte prima che l'alba apparisse, la prima tecnica nonviolenta che ho l'onore e il piacere di aver aggiunto al repertorio gia' esistente.

In occasione di uno dei blocchi dei cancelli tirava una brutta aria di burrasca: dal nostro lato rumoreggiavano giovinotti nelle cui mani s'intravvedevano oggetti che sbattuti ripetutamente sui cancelli davano l'impressione di essere qualcosa come nodosi bastoni o tondini di ferro; di fronte erano disposti in fitta schiera ragazzi in divisa che avevan passato una notte all'addiaccio e certo s'erano a piu' riprese rinfrancati di pessimo cordiale. Tutti avevano una paura matta, e come capita quando si ha una paura matta, la violenza e' li' per scoccare.

Poca era la distanza e si aspettava ormai la carica, quando pensai di stendere in terra lunga una striscia di manifesti tra i due schieramenti, detto fatto ci demmo una voce tra tutte le persone ragionevoli dell'uno e dell'altro schieramento: e ricordo che dissi con voce stentorea che nessuno di noi voleva che scorresse altro sangue (giorni prima, in occasione di un altro blocco, c'erano stati pestaggi furiosi), e che se qualcuno fosse stato cosi' stolto da attraversare quella sottile frontiera di carta certo in molti avremmo molto dovuto soffrire, nel corpo e nelle anime ancora.

Nessuno varco' quella soglia.

La carica non parti'.

Gli esagitati smisero di sbatacchiare i loro arnesi.

Tutti tirammo un sospiro di sollievo.

Basto' una striscia di carta a richiamare tutti alla comune umanita'.

Venne l'alba, ormai i manifesti volavano via, tutto fini' senza danni ad alcuno. Con gli amici piu' cari per anni abbiamo ricordato quell'ora come una buffa esperienza, e massime coi miei piu' cari amici delle forze dell'ordine.

*

Quella notte imparai che talvolta basta provarci - con animo limpido e serena disposizione - perche' una cosa ritenuta impossibile invece riesca: tanta e tale e' la forza della nonviolenza; anni dopo di quella convinzione cercai di fare buon uso ad Aviano (Tiziano Tissino certo ricorda, ci conoscemmo li') con l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui ostruire lo spazio aereo fronteggiante la pista di decollo dei bombardieri e cosi' impedire che essi si levassero in volo a recare lor luttuosi doni ad una gia' tanto sofferente umanita'. E quella delle mongolfiere e' la mia seconda invenzione originale nel campo delle tecniche della nonviolenza (e qui temo finisca per ora il mio breve curriculum d'inventore).

*

Tutto questo interminabile preambolo per dire, e per dirle adesso si' in breve in breve, due cose semplici e chiare.

La prima: la tecnologia nucleare so bene essere nemica dell'umanita'.

La seconda: i farabutti che propongono il nucleare civile sanno bene che esso non solo e' contiguo al militare, ma anch'esso reca nocumenti gravissimi, e non solo all'ambiente e alla salute, ma anche alla civile convivenza, poiche' implica altresi' - per ragioni di sicurezza - la necessita' di militarizzare e carcerizzare la societa'.

E se una digressione mi e' concessa, a tutte e tutti caldo rivolgerei l'invito di rileggere le insuperate Tesi sull'eta' atomica di Guenther Anders, e quell'eccezionale ragionamento di padre Ernesto Balducci sulle tre verita' di Hiroshima,  due testi che piu' volte su questo foglio abbiamo riproposto: in poche proposizioni vi si dicono cose che tutti devono sapere.

Ergo: con tutto il cuore condivido quanto Alex Zanotelli, Tiziano Tissino e tante altre care persone dicono, che occorre un impegno comune contro il nucleare, questa oscena orribile minaccia che l'umanita' deve sconfiggere prima che essa annichilisca l'umanita'.

E' anche il mio impegno da trent'anni.

Che diventi l'impegno di tutte e tutti: questa terra e' l'unica che abbiamo.

Mai piu' Hiroshima, mai piu' Cernobyl.

 

13. LA QUESTIONE DECISIVA

 

Occorre alla presidenza della Repubblica Italiana una persona che abbia una posizione limpida e intransigente contro tutte le guerre e contro tutte le uccisioni;  una posizione limpida e intransigente in difesa della legalita' costituzionale; una posizione limpida e intransigente in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Occorre alla presidenza della Repubblica Italiana una persona come Lidia Menapace.

 

14. L'UNICO MODO DI RENDERE OMAGGIO ALLE PERSONE UCCISE

 

E' non uccidere piu'.

Mettere la guerra fuori dalla storia.

Cessare di produrre le armi.

Abolire gli eserciti.

A tutti gli esseri umani riconoscere tutti i diritti umani.

 

15. EULOGIA PER LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE

 

Per molti buoni motivi proponiamo Lidia Menapace alla Presidenza della Repubblica.

Perche' e' una donna.

Perche' ha preso parte alla Resistenza.

Perche' e' un'amica della nonviolenza.

Perche' e' femminista.

E tanto basterebbe ad ogni persona di retto sentire per dare il suo assenso.

*

Sed etiam

Ma vi sono altri motivi ancora che questa proposta suffragano.

Perche' ha altresi' assai contribuito alla coscienza e alle lotte del movimento dei lavoratori, e nelle sue esperienze piu' preziose e feconde: la via consiliare, la democrazia progressiva, l'ispirazione libertaria, nel solco delle idee piu' profonde e aggettanti di Rosa Luxemburg e di Antonio Gramsci.

Perche' ha altresi' assai contribuito alla coscienza e alle lotte in difesa dell'ambiente, per un modello di sviluppo sostenibile, autocentrato, equo e solidale, con tecnologie appropriate, adeguato alla dignita' umana, rispettoso della biosfera e garante dei diritti delle generazioni future (un suo articolo, che noi attempati non abbiamo dimenticato, quello sulla "spontanea scelta di morte", resta trent'anni dopo una delle cose migliori che la coscienza ambientalista abbia espresso in Italia).

Perche' ha altresi' assai contribuito alla coscienza e alla lotte dei movimenti di solidarieta' internazionale con i popoli oppressi, sapendo che non si puo' difendere la liberta' qui imponendo o accettando la servitu' altrove. E viceversa. La lotta per la dignita' e la liberazione dell'umanita' e sempre internazionale ed internazionalista, o non e'.

Ed anche perche' nella sinistra italiana e' tra le poche persone che non ha mai esitato a denunciare la violenza totalitaria dei regimi delle societa' postrivoluzionarie, quando molti gentiluomini che oggi sono in preda a strane amnesie illo tempore erano entusiasti assertori della bonta' sublime dei gulag.

Perche' ha costantemente preso parte alle lotte per i diritti delle persone come dei popoli, alle iniziative per il diritto alla salute e all'assistenza, alle azioni costruttive per la cooperazione e il dialogo.

Perche' ha molto contribuito alla critica dei saperi, delle ideologie e delle istituzioni della trasmissione delle conoscenze e della socializzazione; propugnando un punto di vista concreto e solidale, femminista e schierato dalla parte degli oppressi, degli esclusi, delle persone la cui lingua i potenti mozzarono; formulando e praticando proposte alternative e schiudenti a piu' alto e profondo conoscere e condividere.

Perche' conosce e rispetta ed e' curiosa e sollecita della pluralita' delle visioni del mondo, insieme restando intransigentemente ferma nella difesa di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Perche' ama le relazioni che riconoscono l'altro e l'altra, ne inverano la dignita' e ne hanno cura: perche' applica con serena sollecitudine l'etica dei volti e il principio responsabilita'.

Perche' propone una condotta ispirata alla saggezza e alla sobrieta', all'ascolto e alla condivisione, al prendersi cura e alla reciprocita'; nitida nel ripudio di ogni guerra, di ogni uccisione, di ogni sopraffazione, di ogni menzogna; nitida nell'opporsi alla violenza flagrante come a quella occulta, a quella facilmente riconoscibile come criminale e a quella che per essersi cristallizzata in longeve strutture - rapporti di produzione e di proprieta', istituzioni, ideologie, mentalita' - sovente e' meno facile da individuare e da contrastare.

Perche' pratica la difficile arte di interrogare e di interrogarsi, di camminare e fermarsi, di ascoltare le voci e i silenzi, di vedere le luci e le ombre, di cercare le radici degli eventi, di opporsi al male con la forza della verita'.

*

Dai tetti

Certo, esistono naturalmente anche altre persone ben degne di essere chiamate al Quirinale. Alcune - ormai poche - persone che vengono dalla Resistenza. Pochissime che sono amiche della nonviolenza - un altro grande nome sarebbe Pietro Pinna, che solo l'assurdita' del tempo presente fa si' che non sia ancora senatore a vita. Alcune straordinarie intellettuali e militanti femministe che hanno dato contributi straordinari alla liberta' di tutte e tutti.

Ma solo Lidia unisce in se' tutte queste caratteristiche.

Certo, anche per motivi anagrafici, ma anche per aver saputo ogni volta fare la scelta giusta, dalla parte della verita' calpestata, dalla parte delle vittime, dalla parte dell'umanita' in lotta per la solidarieta' e la liberazione di tutte e tutti. Ed ogni volta pagando di persona il prezzo delle sue scelte, della sua coerenza, della sua irriducibile opposizione ad ogni potere che opprime: e non di rado sono stati prezzi tutt'altro che lievi.

Solo Lidia. E questo e' quel che ci detta il cuore e che in un sussurro erompe, o in un grido. Dai tetti, naturalmente.

*

Gia' e non ancora

Gia' il solo fatto di aver proposto Lidia al Quirinale e' forse una delle poche vere novita' politiche di questo confuso e teso momento: non ci si lasci ingannare dalle agenzie della societa' dello spettacolo: questa nostra iniziativa, pensata da tante e tanti - e ciascuna persona vi ha pensato per suo conto, senza fogli d'ordine, sessioni di comitati centrali, timbri e sigilli -, e' gia' oggi di gran lunga piu' rilevante di tante querimonie e di tanti teatrini da cui pure si lasciano ipnotizzare e quindi stordire tante brave persone.

Non solo: il fatto che tante persone si riconoscano nella ragionevolezza di questa proposta e' gia' elemento che sposta equilibri, che apre una prospettiva a sinistra, un'alternativa all'asfissia della delega totale alla poltiica politicante entro cui la democrazia langue e la partecipazione muore.

*

Principio speranza e utopia concreta

E infine: la proposta di Lidia Presidente della Repubblica non costituisce un'iniziativa astratta, ma concreta: anche nella sua testimonialita', anche nel suo essere per cosi' dire fortemente connotata da una caratterizzazione simbolica, ed ermeneutica, ed assiologica.

Perche' nell'ambito della lotta politica e delle scelte istituzionali il simbolico e' gia' concreto, e nella storia dell'umanita' i simboli hanno sovente contato molto piu' degli interessi materiali nel determinare gli eventi (e purtroppo cio' e' stato vero anche e soprattutto nell'eziologia di inenarrabili catastrofi). Quante tragedie, quanto sangue versato, in nome della croce, in nome della patria, in nome della civilta', in nome della rivoluzione... Contano, eccome, i simboli, e l'ordine simbolico (e basterebbe leggere la grande filosofia contemporanea - non a caso pensata quasi solo da donne - per rendersi conto di quanta parte della nostra vita individuale e collettiva al simbolico eminentemente afferisce).

Ermeneutica, poiche' questa iniziativa disvela la miseria della delega rassegnata e complice alle gerarchie di palazzo, e altra via invece propone: quella della partecipazione di tutte e tutti alle decisioni che tutte e tutti riguardano, certo nelle forme opportune e coerenti, e con le mediazioni ragionevoli e ricompositrici, valorizzando il complesso gioco di equilibri e garanzie che e' la forza e l'orgoglio della democrazia fondata sulla rappresentanza revocabile e sulla divisione dei poteri, sullo stato di diritto e sui controlli giurisdizionali, sul reciproco scambio - consentimento e adeguazione - tra istituzioni e mondi vitali quotidiani, leggi e costumi, pubblica amministrazione e deliberazione in comune, ordinamento giuridico e societa' civile. Una democrazia o e' articolata e procedurale o non e'. Ed insieme: una democrazia o e' partecipata - e per cosi' dire permanentemente assembleare e inclusiva fino all'ultima persona - o non e'.

Assiologica, perche' questa iniziativa richiama ciascuna persona ad essere responsabile di cio' che e' pubblico, cioe' di tutti. Uscire dalla subalternita', uscire dall'apatia, uscire dalla rassegnazione, uscire dalla marginalita'. Come fu scritto sui muri parigini in quel mese che duro' un anno: nous sommes le pouvoir. Che e' la stessa opinione dei "giovani americani migliori" il cui motto era su una parete della scuola di Barbiana: I care.

*

Nous sommes le pouvoir

La cosa forse piu' bella di questa iniziativa per Lidia Menapace Presidente della Repubblica e' che le persone che la stanno animando lo stanno facendo senza subalternita' e senza presunzioni, paghe di fare la cosa giusta senza attendersene meriti o vantaggi, persuase di essere forza politica autentica, e forza politica autentica proprio perche' non irreggimentate, non disponibili a farsi inquadrare, guidare o rappresentare da nessuno.

Sono persone che dal femminismo hanno imparato che autonomia e solidarieta' vanno bene insieme. E che vi sono forse ancora piu' forme della politica, per dirla scespirianamente, di quante cose non vi siano tra cielo e terra. E che oggi la politica ricomincia dalla critica pratica dell'autoritarismo, della gerarchia, del militarismo e del patriarcato che lungamente hanno anche inquinato e sfigurato gli stessi movimenti di liberazione degli oppressi.

Oggi la politica ricomincia dalla scelta della nonviolenza: la scelta dell'opposizione la piu' nitida e la piu' intransigente a tutte le uccisioni, a tutte le guerre, a tutti gli eserciti, a tutte le mafie, a tutti i terrorismi, a tutti i totalitarismi, a tutte le violenze assassine, a tutte le violenze denegatrici della splendente umana dignita' che ogni persona incarna e reca.

Oggi la politica deve darsi forme coerenti con i fini altri e piu' alti, piu' profondi, piu' decisivi, che la scelta della nonviolenza propone come necessaria linea di resistenza contro la barbarie bellica e sopraffattrice che sta devastando le vite, il mondo, la civilta' umana.

Forse piu' di ogni altra persona in Italia Lidia Menapace ha riflettuto - e con la sua viva pratica, nel corso di una lunga appassionata vicenda di impegno nei movimenti, non solo sul piano dell'elaborazione teorica - su questo tema delle forme pattizie e plurali della politica come relazione liberatrice, sul legame tra mezzi e fini, sull'intersecarsi delle dimensioni quotidiane, esistenziali e conviviali con la progettualita' e con l'organizzazione politica e sociale. Anche su questo alla sua scuola molte e molti di noi sono cresciuti.

*

Last, but not least

Non solo: ci sembra che le persone che stanno animando questa iniziativa di sensibilizzazione e dibattito che ha alimentato e fatto crescere la proposta che Lidia Menapace sia eletta Presidente della Repubblica Italiana, lo stiano facendo non solo per un pubblico dovere, ma anche per il personale piacere di farlo: per fare una cosa bella, oltre che buona.

Abbiamo una sola vita: ci piace fare le cose che ci sembrano belle. Ci sembrano belle le cose che ci sembrano buone. Ci sembrano buone le cose giuste e vere: lottare contro la violenza, recare aiuto all'umanita'. Ma e' bello anche contemplare il pesco in fiore, o lasciarsi affascinare dalla musica di Mozart, dalla voce di Billie Holiday, dalle lettere di Rosa Luxemburg, o raccontarsi intorno al fuoco antiche storie. E questa e' la vita.

*

Inchino

E adesso aggiungo questo due righe di commiato solo perche' mi piaceva concludere l'articolo con un paragrafo che avesse per titolo la parola "inchino"; in gioventu' devo aver letto troppo Moliere e Marivaux. A tutte e tutti coloro che hanno dato una mano a diffondere e sostenere l'appello per Lidia Menapace presidente anche chi scrive queste righe dice grazie.

 

16. UN ULTIMO SFORZO PER LIDIA AL QUIRINALE

 

Il punto della situazione

Domani, lunedi' 8 maggio, cominciano le votazioni per l'elezione del Presidente della Repubblica da parte di tutti i senatori e le senatrici, le deputate e i deputati, i consiglieri regionali allo scopo delegati. Come e' noto nelle prime tre votazioni l'elezione si avra' se un candidato raggiungera' i due terzi dei voti, dalla quarta sara' sufficiente la semplice maggioranza assoluta.

Mentre scriviamo queste righe e' ragionevole supporre che i giochi non siano gia' fatti. Che non vi sia gia' un accordo di ferro tra gruppi dirigenti efficiente ad imporre una granitica disciplina ai parlamentari ed ai consiglieri regionali delegati. Che almeno per le prime tre votazioni vi sia la possibilita' reale per tutte e tutti coloro che lo vorranno di votare secondo ragione e coscienza e non per obbedienza alle gerarchie.

Per quanto possa sembrare ardua impresa, vi e' la concreta possibilita' che varie persone potranno votare per Lidia Menapace Presidente della Repubblica.

E sarebbe un voto che avrebbe un significato forte e potrebbe spostare equilibri, e finanche suscitare nelle votazioni successive un piu' ampio consentimento, un forte gesto di liberta' e democrazia.

Non occorre riassumere qui le ragioni e l'importanza di cio'.

Bastera' ripetere ancora una volta che "ci piacerebbe un Presidente della Repubblica che avesse fatto la Resistenza. Un Presidente della Repubblica che avesse fatto la scelta della nonviolenza. Un Presidente della Repubblica femminista. Una Presidente della Repubblica. Lidia Menapace".

E sara' sufficiente aggiungere che almeno per le ed i parlamentari che si sentono impegnate e impegnati per la pace e in difesa della Costituzione che all'articolo 11 ne fa uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, dovrebbe esere dirimente il seguente semplicissimo ragionamento in forma di alternativa secca: se come Capo dello Stato deve esserci una persona che ha le mani sporche di sangue avendo contribuito a promuovere guerra e stragi, o una persona che non solo ha contribuito a liberare il nostro paese dal nazifascismo, non solo e' amica della nonviolenza, non solo e' autorevole figura di quel pensiero e quel movimento delle donne che ha posto lo storico obiettivo di porre la guerra fuori dalla storia, ma che si e' sempre battuta e sempre si battera' contro tutte le guerre, contro tutte le stragi, contro tutte le uccisioni, in difesa dell'articolo 11 della Costituzione, dell'intera Costituzione della Repubblica Italiana, del riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

Questa persona e' Lidia Menapace, solo nella sua persona si trovano incarnate qui ed ora tutte queste caratteristiche, tutti questi valori.

E' Lidia Menapace l'unica candidata possibile per chi vuole una donna, una resistente, un'amica della nonviolenza, una femminista; per chi vuole una Presidente della Repubblica che difenda la pace, la legalita' costituzionale, la dignita' umana.

A tutte e tutti coloro che da lunedi' voteranno per la prima carica dello Stato chiediamo di votare Lidia Menapace, di fare questo dono al popolo italiano...

 

17. UN RICORDO DEL 1999

 

Nel 1999 venni denunciato con l'imputazione di "attentato alla sicurezza dei trasporti" (pena edittale prevista dal codice penale all'art. 432: da uno a cinque anni, se la memoria non :mi inganna; con l'aggravante dell'art. 110, quello del "concorso", per aver effetttuato quel tentativo insieme con altre persone amiche) per aver pensato e promosso l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della pace con cui occupare lo spazio aereo fronteggiante le piste di decollo dei bombardieri che dalla base Usaf di Aviano (in provincia di Pordenone) recavano strage alle genti balcaniche, e cosi' impedire il loro decollo e salvare la vita di un po' di poveri cristi innocenti ed insieme difendere la vigenza della Costituzione della Repubblica Italiana che per quanto enunciato all'art. 11 proibiva quella guerra, criminale e stragista come tutte le guerre, e doppiamente criminale perche' intrapresa violando flagrantemente la legge che e' fondamento del nostro ordinamento giuridico e presidio delle nostre liberta'.

Il procedimento giudiziario - per quel che puo' interessare - si concluse con esito a me favorevole (e naturalmente anche chi per dovere d'ufficio aveva dovuto procedere a denunciarmi ne fu lieto).

*

Invece non furono mai processati e puniti i governanti italiani di allora che quella guerra decisero, di quelle stragi furono corresponsabili, quella flagrante violazione della legalita' costituzionale misero in opera, "in concorso tra loro e con piu' atti esecutivi del medesimo disegno criminoso" (per dirla nel gergo penalistico).

Non solo non sono stati tratti in giudizio in un'aula di giustizia, ma la persona che li guidava oggi viene proditoriamente proposta alla prima magistratura dello Stato, a garante di quella stessa Costituzione della Repubblica Italiana di cui fece strame quando si macchio' le mani di tanto sangue innocente.

Questo penso. E null'altro aggiungo.

*

Credo che  con ancor maggiore intensita', con ancor maggiore profondita', con ancor maggiore urgenza si debba chiedere a tutte e tutti i parlamentari impegnati per la pace, per la legalita' costituzionale, per il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso, di votare per Lidia Menapace Presidente della Repubblica: lei non permetterebbe ne' guerre ne' stragi ne' violazioni della legalita' costituzionale, e le sue mani non si sono mai macchiate di sangue.

 

18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

19. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1230 del 31 marzo 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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