[Nonviolenza] Telegrammi. 1940



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1940 del 30 marzo 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Una campagna da sostenere

2. Il testo della proposta di legge di iniziativa popolare "Istituzione e modalita' di finanziamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta"

3. Mao Valpiana: Un'altra difesa e' possibile. Civile, non armata, nonviolenta

4. Vademecum per la raccolta delle firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare

5. Segnalazioni librarie

6. La "Carta" del Movimento Nonviolento

7. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: UNA CAMPAGNA DA SOSTENERE

 

A poche settimane dalla sua conclusione il 28 maggio 2015 ci sembra necessario invitare chi ci legge a sostenere la campagna di raccolta delle firme per la presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare "Istituzione e modalita' di finanziamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta" promossa da varie reti di associazioni pacifiste, solidali, nonviolente.

Come e' noto l'iniziativa e' stata avviata con la manifestazione del 25 aprile 2014 all'Arena di Verona ed ha avuto un vasto sostegno dall'associazionismo democratico.

Invitiamo anche noi a sostenerla.

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La segreteria organizzativa nazionale e' presso il Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax: 0458009803 da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19, e-mail: an at nonviolenti.org, redazione at nonviolenti.org, siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it). Tutte le informazioni necessarie sono sul sito: www.difesacivilenonviolenta.org, per richieste: info at difesacivilenonviolenta.org

 

2. DOCUMENTAZIONE. IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE "ISTITUZIONE E MODALITA' DI FINANZIAMENTO DEL DIPARTIMENTO DELLA DIFESA CIVILE NON ARMATA E NONVIOLENTA"

[Diffondiamo ancora una volta il testo della proposta di legge della campagna "Un'altra difesa e' possibile" su cui si stanno raccogliendo da mesi le firme. Per contattare la segreteria nazionale della campagna: c/o Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax: 0458009804, e-mail: info at difesacivilenonviolenta.org, sito: www.difesacivilenonviolenta.org]

 

Art. 1 (Difesa civile non armata e nonviolenta)

1. In ottemperanza al principio costituzionale del ripudio della guerra, di cui all'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, ed al fine di favorire l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarieta' politica, economica e sociale, di cui all'articolo 2 della Costituzione, e l'adempimento del dovere di difesa della Patria di cui all'articolo 52 della Costituzione, viene riconosciuta a livello istituzionale una forma di difesa alternativa a quella militare denominata "Difesa civile non armata e nonviolenta", quale strumento di difesa che non comporti l'uso delle armi ed alternativo a quello militare.

2. Ai fini di cui al comma precedente, viene istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta", dal quale dipendono:

a) i Corpi Civili di Pace, la cui sperimentazione e' inserita nella Legge 27 dicembre 2013, n. 147 che prevede l'istituzione di un contingente da impegnare in azioni di pace non governative nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto o nelle aree di emergenza ambientale;

b) l'Istituto di ricerca sulla Pace e il Disarmo, da istituirsi con apposita Legge successiva.

3. Per i fini di cui all'Articolo 1 Comma 1 della presente legge, il "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta" deve prevedere forme di interazione e collaborazione con:

a) il Dipartimento della Protezione Civile come organo di riferimento del Servizio Nazionale di Protezione Civile regolato dalla Legge 12 luglio 2012, n. 100 e successive modifiche ed integrazioni;

b) il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile incardinato presso il Ministero dell'Interno;

c) il Dipartimento della Gioventu' e del Servizio Civile Nazionale regolato dal Dpcm 21 giugno 2012;

in particolare con l'istituzione di un "Consiglio Nazionale per la difesa civile, non armata e nonviolenta" fra i suddetti Dipartimenti con compiti paritetici di indirizzo e di confronto da normare con successivo Regolamento emesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri di concerto con il Ministero degli Interni.

4. Il "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta" ha i seguenti compiti:

a) difendere la Costituzione, affermando i diritti civili e sociali in essa enunciati, la Repubblica e l'indipendenza e la liberta' delle istituzioni democratiche del Paese;

b) predisporre piani per la difesa civile non armata e nonviolenta, coordinarne la loro attuazione, e curare ricerche e sperimentazioni, nonche' forme di attuazione della difesa civile non armata, ivi compresa la necessaria formazione e l'educazione della popolazione;

c) svolgere attivita' di ricerca per la pace, il disarmo, per la graduale differenziazione produttiva e la conversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa e la giusta e duratura risoluzione dei conflitti, e predisporre studi finalizzati alla graduale sostituzione della difesa armata con quella civile nonviolenta, provvedere alla formazione del personale appartenente alle sue strutture;

d) favorire la prevenzione dei conflitti armati, la riconciliazione, la mediazione, la promozione dei diritti umani, la solidarieta' internazionale, l'educazione alla pace nel mondo, il dialogo inter-religioso ed in particolare nelle aree a rischio di conflitto, in conflitto o post-conflitto;

e) organizzare e dirigere le strutture della Difesa civile non armata e nonviolenta e pianificare e coordinare l'impiego dei mezzi e del personale ad essa assegnati;

f) contrastare  le situazioni di degrado sociale, culturale ed ambientale e difendere l'integrita' della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente dai danni cagionati dalle calamita' naturali.

5. Le attivita', l'organizzazione ed il funzionamento del Dipartimento di cui al comma 2, e delle sue articolazioni, sono disciplinati con regolamento da emanarsi ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della Legge 23 agosto 1988, n. 400 e successive modificazioni, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, entro sei mesi dalla data di approvazione della presente legge.

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Art. 2 (Fondo nazionale per la Difesa civile non armata e nonviolenta)

1. Per il funzionamento del Dipartimento di cui al precedente articolo 1, si provvede mediante costituzione presso la Presidenza del Consiglio, nell'ambito del relativo Programma della Missione "Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e Presidenza del Consiglio", di un apposito Fondo denominato "Fondo nazionale per la Difesa civile non armata e nonviolenta", con  una dotazione annua  iniziale pari a 100 milioni di  euro per l'anno 2015, di cui non oltre il 10% per le spese di funzionamento, ed alimentato, per  gli anni successivi, anche dalle risorse derivanti dalla disposizione di cui al successivo articolo 3.

2. Al fine di sostenere per l'anno in corso l'onere finanziario derivante dalla precedente disposizione le spese sostenute dal Ministero della Difesa relative all'acquisto di nuovi sistemi d'arma sono ridotte in misura tale da assicurare risparmi pari ad almeno 100 milioni di euro.

3. Le modalita' di gestione e di rendicontazione delle risorse del Fondo e delle spese di funzionamento del "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta", sono stabilite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro  dell'economia e delle finanze.

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Art. 3 (Scelta di destinazione del sei per mille dell'Irpef)

1. A decorrere dall'anno d'imposta 2015 e' riconosciuta al contribuente la facolta' di destinare una quota pari al sei per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, dovuta e liquidata dall'amministrazione finanziaria sulla base della dichiarazione annuale, all'incremento della copertura delle spese di funzionamento del Dipartimento per la Difesa civile non  armata e nonviolenta ed al finanziamento delle attivita' dei Corpi Civili di Pace e dell'Istituto di ricerca sulla Pace e il Disarmo di cui all'articolo 1, comma 2, lettera a) e b) della presente legge. A tal fine, per la destinazione delle relative somme e' necessario che il contribuente, con opzione fiscale in sede di dichiarazione dei redditi, scelga di sostenere le spese per la Difesa civile non armata e nonviolenta.

2. Il ministro dell'Economia e delle finanze e' delegato a stabilire, con proprio decreto, da emanarsi entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le modalita' di esercizio, in sede di dichiarazione annuale ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, dell'opzione fiscale di cui al comma 1, anche prevedendo a tal fine le dovute modifiche alla modulistica.

3. Il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro dell'economia e delle finanze presentano annualmente al Parlamento una dettagliata relazione sull'entita' e sulle modalita' di utilizzazione delle risorse rivenienti dalle opzioni fiscali di cui al precedente comma 1, e sullo stato di attuazione della presente legge.

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Art. 4 (Copertura finanziaria)

1. A decorrere dall'anno d'imposta 2015 l'ammontare delle risorse disposte ai sensi dell'articolo 3 e' compensato da corrispondenti risparmi derivanti dai meccanismi di revisione e di razionalizzazione della spesa pubblica di cui alla missione "Difesa e sicurezza del territorio" del bilancio statale secondo le procedure di cui alla legge 7 agosto 2012, n. 135 nonche' dai risparmi derivanti dalla dismissione di caserme e presidi di pertinenza del demanio militare.

2. Il Ministero dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.

 

3. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: UN'ALTRA DIFESA E' POSSIBILE. CIVILE, NON ARMATA, NONVIOLENTA

[Da "Azione nonviolenta" n. 605, settembre-ottobre 2014. per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax: 0458009803 da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.azionenonviolenta.it

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". E' stato fondamentale ideatore, animatore e portavoce dell'"Arena di pace e disarmo" del 25 aprile 2014. Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Questo numero di "Azione nonviolenta" viene dedicato alla Campagna "Un'altra difesa è possibile", che ci vedrà impegnati nei prossimi 6 mesi nella raccolta delle firme necesarie per presentare alla Camera dei Deputati la proposta di Legge di iniziativa popolare per la Difesa civile non armata e nonviolenta. E' uno strumento di servizio e di lavoro. Vogliamo in questo modo offrire argomenti, informazioni, notizie a chi organizzerà tavoli per la raccolta delle firme autenticate, e ai cittadini che dopo essersi documentati decideranno di sottoscrivere. Siamo coscienti, e anche orgogliosi, di essere protagonisti di un fatto politico importante, tutelato dall'articolo 71 della Costituzione: "Il popolo esercita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli". E' l'unico modo per attuare il principio fondamentale che i costituenti hanno voluto inserire al primo punto della nostra Carta fondativa: "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Quindi, con la proposta di Legge stiamo esercitando la nostra sovranità. Cosa c'è di più essenziale per la nostra cittadinanza? La copia di "Azione nonviolenta" che stai leggendo è il mezzo per attuare la tua sovranità: puoi utilizzarla per diventare un legislatore attivo, per raccogliere firme, per convincere altri a farlo. Questa è la vera politica.

La proposta di una Difesa civile, non armata e nonviolenta, ha radici lontane. Non è la novità dell'ultimo momento. Viene dall'immediato dopo guerra, con le prime obiezioni di coscienza, quando i giovani, rifiutando il servizio militare, si dicevano disponibili ad un servizio alternativo, per dimostrare che la difesa non è solo quella armata. Pietro Pinna, tra i primi obiettori italiani già nel 1949, nel corso della sua vicenda giudiziaria si disse disponibile ad essere impiegato nei servizi di "sminamento" (in quegli anni erano ancora molte le bombe inesplose che potevano provocare gravi danni alla popolazione) per dimostrare che il suo rifiuto di indossare la divisa e le armi non veniva fatto per viltà. Ripudiava la guerra, ma era pronto ad assolvere un servizio civile per la pace.

Da allora gli obiettori hanno continuato ad elaborare ricerche, proposte ed esperienze di forme di difesa nonviolenta, cioè attuata dai civili e senza l'uso delle armi.

Con l'avvio nel nostro paese del servizio civile (che dal 1972 ad oggi ha coinvolto più di un milione di giovani, ragazzi e ragazze) si è passati dalla testimonianza di una possibile difesa nonviolenta personale, a sperimentare una difesa nonviolenta collettiva. Il servizio civile, è stato riconosciuto da   più sentenze della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato, è una forma legittima e riconosciuta di "difesa della patria" in attuazione dell'articolo 52 della Costituzione ("la difesa della patria è un sacro dovere del cittadino"), che non parla di "difesa armata o militare", ma semplicemente di "difesa", il che significa che i Costituenti già immaginavano che vi potessero essere diverse modalità di difesa. Il problema è che è sempre e solo stata finanziata la difesa militare armata, e non si è mai data una possibilità alla difesa nonviolenta di dimostrare la sua efficacia.

Le reti pacifiste, nonviolente e disarmiste (Rete Italia Disarmo, Rete della Pace, Tavoli interventi civili di pace, Sbilanciamoci!), che hanno dato vita, insieme alle organizzazioni del servizio civile (Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile e Forum Nazionale Servizio Civile), all'Arena di pace e disarmo del 25 aprile 2014 a Verona, e alla manifestazione "Facciamo un passo di pace" del 21 settembre a Firenze, sono le promotrici della Campagna "Un'altra difesa è possibile": una Legge di iniziativa popolare che porta il titolo: "Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa civile, non armata e nonviolenta" (già depositata alla Corte di Cassazione e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 4 luglio 2014).  Si tratta ore di raccolgiere 50.000 firme autenticate, per poi presentare il testo di Legge alla Camera dei Deputati, chiedendone la discussione.

La Campagna ha tre livelli di sviluppo:

1) culturale: vogliamo aprire nel paese un dibattito sui concetti di minaccia, difesa, sicurezza. Da cosa ci sentiamo realmente minacciati? Da un'invasione nemica, o piuttosto dalla crisi economica, dalla mancanza di lavoro, dal rischio idrogeologico, dalle variazioni climatiche, dalla cementificazione di un ambiente al collasso? E per difenderci da questi pericoli reali, quali sono gli strumenti più adatti? Per la nostra sicurezza sono più utili gli F35 o una prevenzione e cura del territorio?

2) politico: vogliamo che il Parlamento si doti degli strumenti per dare piena attuazione agli articoli 11 e 52 della Costituzione, che coinvolga i cittadini nel loro ruolo di "difensori della patria". Con la Campagna potremo aprire un rapporto con i nostri rappresentanti nelle istituzioni, dai sindaci ai parlamentari; in particolare con l'intergruppo dei parlamentari per la pace.

3) giuridico: vogliamo contribuire ad una maggiore democrazia nel nostro paese, con l'istituzione del nuovo Dipartimento per la difesa civile (togliendo finalmente il tema della difesa all'esclusività della classe militare), ed introducendo una nuova opzione fiscale, affinchè i cittadini possano liberamente scegliere di sostenere finanziariamente la difesa civile.

Nel concreto, la proposta di legge che i cittadini potranno sottoscrivere vuole l'istituzione e il finanziamento di un Dipartimento che comprenda i Corpi civili di pace e l'Istituto di ricerche sulla Pace e il Disarmo e che abbia forme di interazione e collaborazione con il Dipartimento della Protezione civile, il Dipartimento dei Vigili del Fuoco ed il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. Si tratta di dare finalmente concretezza a ciò che prefiguravano i Costituenti con il ripudio della guerra, e che già oggi è previsto dalla legge e confermato dalla Corte Costituzionale, cioè la realizzazione di una difesa civile alternativa alla difesa militare.

Il finanziamento della nuova difesa civile dovrà avvenire grazie alla possibilità per i contribuenti di destinare una quota pari al sei per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche all'incremento della copertura delle spese di funzionamento del Dipartimento per la Difesa civile  non  armata e nonviolenta ed al finanziamento delle attività dei Corpi Civili di Pace e dell'Istituto di ricerca sulla Pace e il Disarmo.

Di fronte alla drammatica crisi economica e sociale del Paese, che sostanzialmente non ha sfiorato lo strumento militare, vogliamo spostare fondi dalle spesa militare a vantaggio della difesa nonviolenta. Non si tratta di spendere di più, ma di spendere meglio.

La difesa civile, non armata e nonviolenta, per essere efficace, deve essere preparata, organizzata, sviluppata, finanziata. Non può essere lasciata alla sola buona volontà di gruppi di base che già attualmente intervengono con modalità nonviolente in contesti conflittuali. Il Dipartimento garantirebbe una dignità istituzionale ed una dimensione strutturale alla "difesa civile".

I dipartimenti già istituiti, ai quali la proposta di legge fa riferimento (Servizio civile e Protezione civile), hanno specifiche competenze e strutture organizzative ad esse funzionali che, pur essendo parte integrante della "difesa civile, non armata e nonviolenta", non la ricomprendono nel suo insieme. Con l'istituzione del Dipartimento per la difesa civile s'intende dare fondamento istituzionale e autonomia organizzativa al principio fondante della legge, che vuole il pieno riconoscimento repubblicano di difesa alternativa a quella militare. Il necessario raccordo tra i dipartimenti avverrà all'interno del "Consiglio Nazionale della difesa civile, non armata e nonviolenta", analogo al "Consiglio supremo di difesa" per quanto riguarda la difesa armata.

Lo strumento della Legge di iniziativa popolare ci è parso il più consono per questo tipo di proposta. Avremmo facilmente potuto trovare un gruppo di deputati disposti a firmare il progetto di legge e depositarlo alla Camera. Sarebbe stato molto più semplice, ma non ci sarebbe stata vera partecipazione diretta, che è il primo elemento costitutivo della difesa civile. In questo modo diamo anche attuazione all'articolo 1 della Costituzione, là dove dice che La sovranità appartiene al popolo, il quale ha solo due forme per esercitarla: il referendum e le proposte di iniziativa popolare.

La Campagna, per svilupparsi, ha bisogno che in ogni città e paese si formino dei Comitati promotori locali. La raccolta firme è prevista dal 28 novembre 2014 al 28 maggio 2015 (180 giorni). Faremo una conferenza stampa di partenza il 4 novembre (Festa delle forze dis/armate) e una di conclusione il 2 giugno (Festa della Republica che ripudia la guerra).

Questa Campagna rappresenta la proposta politica ed il programma costruttivo dei movimenti nonviolenti italiani. Facciamo sul serio.

Segreteria nazionale della Campagna (cui riferirsi per richiesta moduli): c/o il Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, e-mail: info at difesacivilenonviolenta.org

Tutte le informazioni necessarie su www.difesacivilenonviolenta.org

 

4. INIZIATIVE. VADEMECUM PER LA RACCOLTA DELLE FIRME A SOSTEGNO DELLA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE

[Da "Azione nonviolenta" n. 605, settembre-ottobre 2014. per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax: 0458009803 da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.azionenonviolenta.it]

 

"Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa civile, non armata e nonviolenta"

Settembre 2014. Riportiamo di seguito le istruzioni, passo dopo passo, per la raccolta delle firme che, nel caso di proposta di legge, sono previste in almeno 50.000.

Questo documento, insieme a tutti i materiali necessari alla raccolta delle firme, è pubblicato nel sito www.difesacivilenonviolenta.org nell'area delle proposte di legge.

1. I oduli per la raccolta firme

I moduli per la raccolta firme sono dei fogli prestampati su quattro facciate in formato uso bollo. Sono stampati a cura del Comitato promotore nazionale o dei comitati territoriali formalmente costituiti, che riceveranno i files e le indicazioni per la stampa.

Formato dei moduli

I moduli devono essere riprodotti in formato "carta da bollo" (altezza cm. 30,8 - larghezza dei due fogli complessivi cm. 42,6) e non nel normale formato "A4".

I moduli vanno stampati su carta uso mano 100 gr. Il colore di stampa e' pantone uncoated 294 (blu).

Importante: viste le loro particolari caratteristiche, non si possono usare moduli fotocopiati né tantomeno si possono scaricare e stampare in proprio, ma vanno utilizzati solo quelli stampati dal Comitato promotore nazionale e dai comitati locali formalmente costituiti.

I moduli vanno richiesti alla Segreteria della Campagna mentre i comitati locali possono richiedere i files per stamparli localmente ad uno dei contatti di segreteria.

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2. Vidimazione dei moduli

La vidimazione è la prima operazione da eseguire sui moduli, prima che questi vengano utilizzati, e può essere effettuata solo dalle Cancellerie delle Corti d'Appello e dei Tribunali o dalle segreterie dei Comuni.

Questi uffici sono tenuti a effettuare gratuitamente la vidimazione entro 48 ore dalla richiesta. È consigliabile contattare anticipatamente e di persona gli uffici delegati per sapere di preciso dove recarsi e per concordare in anticipo tempi e modalità dell'operazione.

La vidimazione consiste nell'apporre, all'interno dell'apposito riquadro presente in alto a destra sulla prima facciata di ciascun modulo: il luogo, la data, la firma del funzionario autorizzato, il timbro personale con la qualifica, il timbro tondo dell'ufficio. Al momento di ritirare i moduli, verificate che questi elementi siano tutti presenti, altrimenti il modulo stesso è nullo e non saranno valide le firme in esso eventualmente raccolte.

La vidimazione determina l'ambito territoriale di validità del modulo: i moduli vidimati in Comune potranno essere utilizzati solo nel territorio del comune stesso, mentre quelli vidimati in Cancelleria saranno validi nell'area di competenza rispettivamente della Corte d'Appello (spesso un'intera regione o comunque più province) e del Tribunale (un «circondario», che corrisponde grosso modo a una provincia).

Importante: la vidimazione traccia i confini entro i quali può essere usato il modulo. Non seleziona i firmatari. Quindi, un modulo vidimato dal Comune di Torino può essere utilizzato per raccogliere la firma di qualsiasi cittadino italiano, a prescindere dalla sua residenza, ma solo se l'operazione avviene all'interno del territorio comunale di Torino.

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3. Autenticatrici e autenticatori

Le firme per la legge di iniziativa popolare possono essere raccolte solo in presenza di una persona con il compito di certificare l'autenticità delle firme dei sottoscrittori. Possiamo suddividere le figure abilitate dalla legge a svolgere questo ruolo in base al loro livello di autonomia. Le seguenti figure possono autenticare senza la necessità di alcun adempimento preventivo (in altre parole, per poterlo fare non devono chiedere autorizzazioni, né effettuare comunicazioni):

- Notai;

- Segretari delle Procure della Repubblica;

- Segretari comunali e provinciali;

- Sindaci e Presidenti delle Province;

- Assessori provinciali e comunali;

- Presidenti di Consigli provinciali, comunali, circoscrizionali;

- Vice Presidenti dei Consigli circoscrizionali.

Altre figure invece, possono autenticare solo a determinate condizioni (sul sito trovate la necessaria modulistica per i vari casi):

- Cancellieri e collaboratori delle cancellerie dei Tribunali, nonché primi dirigenti o dirigenti superiori delle Cancellerie di Corti d'Appello, Tribunali e Preture non hanno bisogno di autorizzazione solo se effettuano le autenticazioni dentro i loro uffici e in orario di lavoro; in caso contrario, devono essere autorizzati;

- i Consiglieri comunali e provinciali possono autenticare ma devono prima comunicare la loro disponibilità rispettivamente al Sindaco o al Presidente della Provincia. Tale comunicazione non richiede autorizzazione;

- i Giudici di Pace, per autenticare le firme, devono essere autorizzati dal coordinatore dei giudici di pace;

- i funzionari comunali e provinciali devono essere autorizzati rispettivamente dal Sindaco o dal Presidente della Provincia.

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4. Timbro dell'ufficio

L'autenticatore deve avere un timbro messo a disposizione dall'Ufficio che rappresenta.

Importante: a parte i notai, che sono gli unici ad avere competenza su tutto il territorio nazionale, gli/le altri/e autenticatori/trici possono operare solo nell'ambito di competenza territoriale dell'ente cui fanno riferimento: ad esempio, se l'autenticatore è un Consigliere comunale o un dipendente del Comune di Napoli, può autenticare firme di qualsiasi cittadino italiano, indipendentemente dalla sua residenza, purché ciò avvenga nel territorio del Comune di Napoli.

Analogamente a quanto detto per la vidimazione, la qualifica dell'autenticatore non seleziona i firmatari, bensì il territorio entro il quale può operare. Ma attenzione: l'ambito di competenza effettivo è quello più ristretto tra l'ambito di competenza dell'autenticatore e quello stabilito dalla vidimazione: se l'autenticatore è un consigliere provinciale ma il modulo è vidimato dal Comune di Correggio, potranno essere raccolte firme solo a Correggio.

Il termine funzionario viene variamente interpretato: in alcuni Comuni sono considerati funzionari solo i dipendenti dal 6° livello compreso in su; in altri Comuni, invece, si considerano funzionari tutti i dipendenti. Quindi, se il Sindaco o il Presidente della Provincia autorizza il dipendente a prescindere dal suo livello, non c'è problema (principio del funzionario di fatto). Tuttavia, se il Sindaco o il Presidente della Provincia non intende autorizzare soggetti non funzionari, non è il caso di insistere.

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5. Raccogliere le firme

Per allestire un tavolo in una piazza o in una strada occorre chiedere al Sindaco l'autorizzazione per l'occupazione di suolo pubblico (potrete recuperare presso gli uffici comunali l'apposito modulo per la domanda - tra gli allegati trovate il fac simile), tenendo presente che, se lo spazio occupato è inferiore a 10 metri quadrati, non si paga la tassa relativa. L'autorizzazione deve essere portata al tavolo perché può essere chiesta dai Vigili urbani.

Importante: oltre che a un banchetto, le firme possono essere raccolte in qualsiasi altro ambito; l'unico requisito è quello di avere a disposizione un autenticatore/trice. Inoltre, i moduli possono essere lasciati presso le Cancellerie dei Tribunali e presso i Segretari comunali che sono tenuti a raccogliere e autenticare la firma di coloro i quali vanno a firmare presso i loro uffici.

Possono firmare solo i cittadini italiani con diritto di voto residenti in Italia, quindi con 18 anni compiuti al momento in cui firmano.

A chi decide di firmare bisogna chiedere per prima cosa il Comune di residenza, in modo da stabilire su quale modulo farlo firmare.

Tenete presente che le procedure per la successiva fase di certificazione sono molto più semplici se tutti i firmatari di un modulo appartengono allo stesso Comune. Quindi, soprattutto per i comuni per i quali contate di raccogliere un numero significativo di firme, cercate di utilizzare moduli diversi per ciascun diverso comune, magari tenendo un unico modulo su cui far invece confluire i firmatari provenienti da comuni piccoli o più lontani.

Chiedere ai firmatari un documento d'identità.

Ai fini di legge, il documento d'identità non è strettamente necessario. Serve soprattutto per ridurre il rischio di errori e velocizzare la trascrizione dei dati. Per questo, è preferibile utilizzare la carta d'identità, in quanto è rilasciata dallo stesso ente (il Comune) che emette il certificato elettorale e questo ci dà la garanzia che i dati sono corretti, ma ci andrà bene qualsiasi altro tipo di documento (patente, passaporto ecc.), anche se scaduto. Nei moduli abbiamo previsto per sicurezza uno spazio per trascrivere il numero del documento di identità. Riportatelo sempre per completezza, evitando in tal modo di ingenerare confusione.

Importante: diversa invece è la questione per l'autenticatrice/tore, in quanto è lei/lui che dovrà dichiarare che tutti i firmatari sono stati correttamente identificati. Quindi, è bene accordarsi prima su quali tipi di documento gli vanno bene e se è eventualmente disposta/o ad autenticare sulla fiducia anche la firma di persone senza documento.

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6. Compilazione del modulo

Prima ancora di cominciare a scrivere, verificate di avere a disposizione tutti i dati necessari e che gli stessi siano ancora attuali (ad esempio, che non sia cambiata la residenza); vi consigliamo di leggerli ad alta voce dal documento che avete in mano, in modo che il firmatario li possa sentire e confermare. I dati che vi servono sono i seguenti:

- cognome e nome (prestate attenzione a casi particolari, come ad esempio le persone con più nomi, che vanno trascritti tutti, se sono indicati, così come riportati nel documento di identità); Il numero del documento va riportato nello spazio sottostante il cognome e nome;

- luogo di nascita (per i nati in Italia, indicare il Comune; per i nati all'estero, solo lo Stato);

- data di nascita (verificate sempre che il/la sottoscrittore/trice abbia compiuto 18 anni);

- indirizzo, e Comune di residenza.

Una volta verificati i dati, essi vanno scritti in stampatello ben leggibile e senza correzioni, sulle rispettive caselle del modulo; siate sempre molto precisi nella compilazione, perché basta un piccolo errore di trascrizione per rendere non valida una firma.

Va invece rigorosamente lasciata vuota la casella relativa al numero di iscrizione nelle liste elettorali, che verrà compilata dagli uffici comunali in fase di certificazione. Una volta trascritti i dati, il/la firmatario/a dovrà apporre la sua firma nell'apposita casella, evitando di strabordare nelle caselle vicine.

Importante: se nonostante tutto fate un errore di trascrizione, avete comunque due diverse possibilità di rimediare. La prima, consigliata, è quella di barrare completamente la riga con l'errore e riscriverne una corretta subito sotto. Se invece vi accorgete dell'errore quando il firmatario se ne è già andato, l'unica cosa che vi resta da fare è effettuare la correzione direttamente sul posto. In questo caso, però, la parola errata va tagliata in modo che risulti comunque leggibile. Inoltre, dovete avvisare l'autenticatrice/tore dicendogli di autenticare la correzione con un suo ulteriore timbro e firma su quella riga.

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7. Autenticazione delle firme

L'autenticazione è l'operazione che svolge appunto l'autenticatrice/tore senza la quale le firme raccolte non valgono nulla.

Alla fine del modulo c'è uno spazio apposito per l'autenticazione.

Tuttavia, non è obbligatorio che l'autenticazione delle firme venga fatta nello spazio predisposto. Se in un modulo avete poche firme, potete far fare l'autenticazione, con i relativi timbri e firma dell'autenticatore/trice, subito sotto le firme presenti fino a quel momento (in tal caso, ovviamente, va ricopiato e compilato per intero il formulario riportato a fine modulo) in maniera da poter utilizzare il resto dello spazio per raccogliere altre firme in altre occasioni. È questa, fra l'altro, l'indicazione che va ricordata ai Segretari comunali e ai Cancellieri, per i moduli lasciati presso i loro uffici, per evitare che per ogni firma chiudano un modulo.

In ogni caso, l'autenticazione - che sia fatta nell'apposito spazio a pie' di pagina o subito sotto le firme - per essere valida deve contenere tutti gli elementi indicati: bisogna controllare che ci sia il timbro dell'ufficio, il timbro (o il nome e la carica scritti in stampatello) e la firma dell'autenticatore/trice, che il numero di firme autenticate indicato corrisponda al numero di firme effettivamente presenti sul modulo, che data e luogo di autenticazione siano corretti (e compatibili con la vidimazione) pena l'annullamento di tutte le firme raccolte su quel modulo.

L'autenticatore/trice può fare l'autenticazione immediatamente alla fine della raccolta di firme, oppure tenersi i moduli per farla nel suo ufficio e poi riconsegnarveli. Tenete quindi un preciso registro dei moduli lasciati presso l'autenticatore/trice, onde evitare di dimenticarvene qualcuno.

Se vi accorgete di un errore nell'autenticazione, non potete correggerlo voi ma dovete farlo correggere dall'autenticatore/trice, che dovrà apporre accanto a ogni correzione un ulteriore bollo dell'ufficio e un'ulteriore firma.

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8. Certificazione elettorale

Ogni firma raccolta va infine certificata presso il Comune di residenza del firmatario.

Se nel modulo ci sono firme di residenti in comuni diversi, sarà necessario riportare i dati dei firmatari su apposite schede che trovate sul sito (in ogni scheda vanno inseriti i nomi dei residenti di un singolo comune, contenuti in un singolo modulo di raccolta firme, riportando sulla scheda stessa il numero progressivo con cui avevate contrassegnato quel dato modulo). Tali schede andranno poi inviate agli Uffici elettorali dei vari Comuni.

Se invece tutte o la maggior parte delle firme di un modulo appartengono a cittadini residenti nello stesso comune, è possibile consegnare al Comune il modulo stesso, senza bisogno di trascrivere tutti i dati sulla scheda. Il documento deve essere compilato entro 48 ore.

Importante: tenete presente che la certificazione delle firme tramite le schede anziché direttamente sui moduli comporta tempi più lunghi, sia per i Comuni che soprattutto per voi, oltre ai rischi di errore dovuti alla trascrizione dei dati. È questo il motivo per cui conviene raccogliere le firme su moduli distinti per vari Comuni.

Laddove possibile, organizzatevi per consegnare a mano nei vari Comuni i moduli e le schede, e prendete nota della persona cui lasciate il materiale.

I funzionari dell'Ufficio elettorale dovranno riportare, sul modulo o sulla scheda, il numero di iscrizione nelle liste elettorali di ciascun firmatario, utilizzando l'apposita cella a fianco di ciascun nominativo. Nell'apposito spazio a fine modulo per la certificazione collettiva dovranno esserci: la firma del Sindaco (se firma un delegato, deve essere specificato nome, cognome, qualifica), la data, il bollo tondo dell'Ufficio.

In alternativa, il Comune potrebbe - invece di certificare collettivamente il modulo o la scheda - restituirvi un certificato elettorale per ciascun nominativo, ma è chiaro che una simile prassi comporta un maggiore lavoro e quindi non è indicata, salvo i casi in cui si tratti di pochissimi nominativi. Quando passate a ritirare moduli e schede in Comune, controllate che lo spazio per la certificazione sia compilato correttamente in tutte le sue parti e ci siano tutti i timbri. In particolare, verificate la correttezza della data della certificazione. Le schede e gli eventuali certificati singoli vanno allegati al modulo di competenza con un punto di cucitrice per evitare che si disperdano.

Importante: un errore relativamente frequente da parte dei funzionari comunali è quello di barrare le firme dei cittadini non iscritti nelle liste elettorali di quel Comune. In tal caso, il numero delle firme autenticate risulterà falsificato e quindi sbagliato. Se ciò dovesse accadere, chiedete all'Ufficio elettorale di dichiarare (sugli stessi moduli o su fogli a parte) che le cancellature sono state compiute erroneamente dal funzionario comunale.

Può succedere che uno dei firmatari non risulti residente nel comune indicato sul modulo, perché magari nel frattempo si è trasferito altrove. Se l'Ufficio elettorale è efficiente e disponibile, può dirvi dove si è trasferito, ma non è tenuto a farlo. Se riuscite a recuperare il nuovo comune di residenza, potrete inviare allo stesso una scheda per richiedere la certificazione di quel singolo nominativo. Lo stesso modulo potrà quindi contenere la certificazione collettiva per la maggior parte dei firmatari e la certificazione tramite scheda a parte o singoli certificati elettorali per i rimanenti. Nel caso non sia possibile certificare una firma, viene comunque annullata solo quella firma e non tutto il modulo.

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9. Raccomandazioni finali

Non aspettate l'ultimo momento per avviare le operazioni di certificazione (soprattutto se i vostri moduli contengono firme di più comuni) e il successivo invio al Centro nazionale dei moduli certificati. È importante fare la certificazione un po' per volta, man mano che completate i moduli.

Importante: controllate sempre con la massima attenzione la corretta esecuzione delle varie operazioni: ricordate che un solo errore in fase di autenticazione o certificazione comporta l'annullamento dell'intero modulo.

Se riscontrate degli errori non potete comunque essere voi a correggerli: qualsiasi errore può essere sanato, ma la correzione deve essere fatta dallo stesso ufficio che ha compiuto l'errore, apponendovi accanto il proprio timbro tondo e la firma del funzionario.

Non appena i moduli sono pronti, inviateli al Centro nazionale. Lì verranno controllati ulteriormente. Se ci sono errori, vi verranno restituiti per le correzioni. Anche per questo la trafila non va affrontata tutta insieme nelle ultime settimane.

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Riepilogo delle cose da fare durante le fasi della raccolta firme

1. Costituire i Comitati locali e comunicarne i dati al Comitato nazionale (sede, nome/i del/dei referenti, indirizzo, telefono, fax, e-mail) in modo da costruire una mappa dei Comitati sul territorio.

2. Contattare eventuali autenticatori/trici e prendere accordi, così che possano preventivamente dare comunicazione o richiedere l'autorizzazione, se necessario.

3. Contattare preventivamente gli enti vidimatori.

4. Procurarsi i moduli stampati dal Comitato promotore nazionale o da quelli locali autorizzati.

5. Far vidimare i moduli.

6. Lasciare dei moduli nelle Segreterie comunali e nelle Cancellerie dei Tribunali.

7. Comunicare periodicamente al Comitato nazionale gli eventi che vengono organizzati e il numero di firme che vengono man mano raccolte, per aggiornare i dati e le informazioni sulla campagna.

8. Iniziare il percorso di certificazione, man mano che si completano i moduli.

9. Inviare al Comitato nazionale i moduli completi di certificazione man mano che vengono completati.

10. Raggiunto un numero sufficiente di firme raccolte, il Comitato promotore nazionale provvede a consegnare le firme al Parlamento.

11. La legge stabilisce che tra la vidimazione dei moduli e la consegna al Parlamento non possono passare più di sei mesi.

 

5. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Germana Ernst, (a cura di), Campanella, Rcs, Milano 2015, pp. 168, euro 5,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

 

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

7. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1940 del 30 marzo 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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