[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 686



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Numero 686 del 25 aprile 2015

 

In questo numero:

1. Oggi

2. "Auschwitz sta figliando nel mondo"

3. Sostenere il Centro antiviolenza "Erinna"

4. In memoria di Ernesto Balducci e Cesare Luporini

5. Luca Baranelli: Su Renato Solmi (2010)

 

1. EDITORIALE. OGGI

 

Oggi e' il 25 aprile, anniversario della Liberazione.

Si sappia noi esserne degni.

E per esserne degni occorre lottare per la vita, la dignita', i diritti e la liberazione di tutti i popoli e di tutte le persone che libere e liberi ancora non sono.

La Resistenza continua nell'azione nonviolenta per la liberazione dell'intera umanita'.

Per la pace e i diritti umani; per il disarmo e la smilitarizzazione; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Oggi e' il 25 aprile, anniversario della Liberazione.

Si sappia noi esserne degni.

 

2. EDITORIALE. "AUSCHWITZ STA FIGLIANDO NEL MONDO"

 

Scriveva Danilo Dolci: "Auschwitz sta figliando nel mondo / non sentite l'odore del fumo?".

Il recente vertice dell'Unione Europea ha confermato la scellerata scelta di condannare alle sevizie e alla morte inumerevoli innocenti in fuga dall'orrore.

Ogni persona ragionevole sa che due cose occorreva che quel vertice decidesse, due e soltanto due: consentire a tutti i fuggiaschi di entrare in Europa in modo legale e sicuro; mettere subito a disposizione mezzi di trasporto pubblici e gratuiti per salvare quanti sono gia' in mare, o nei lager libici, o nel deserto, in cammino o in catene nelle grinfie delle mafie dei trafficanti che lucrano ingenti profitti grazie alla complicita' dei governi dell'Unione Europea che quelle mafie potrebbero annientare con un semplice rigo di penna: riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di ingresso legale e sicuro in Europa.

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Il recente vertice dell'Unione Europea ha confermato la scellerata scelta di condannare alle sevizie e alla morte inumerevoli innocenti in fuga dall'orrore.

Ogni persona ragionevole sa che occorre che i popoli europei impongano subito ai loro governi di dismettere questa infame politica razzista e assassina ed iniziare finalmente a rispettare l'umanita', ad adottare i provvedimenti necessari e urgenti per salvare le vite umane in pericolo.

Ogni persona ragionevole sa che il primo dovere, delle persone come delle istituzioni, e' salvare le vite.

 

3. REPETITA IUVANT. SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Proponiamo a chi ci legge, e ne abbia la possibilita', di inviare al Centro antiviolenza "Erinna" un contributo economico affinche' possa continuare nella sua indispensabile azione.

I contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

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L'associazione "Erinna" e' un'associazione di donne impegnate contro la violenza alle donne che da molti anni opera a Viterbo: ha realizzato un centro antiviolenza e una casa rifugio in cui ospita donne, bambine e bambini.

In questo momento "Erinna" ha bisogno di un aiuto straordinario da parte di tutte le persone di volonta' buona.

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Grazie a chi aderira' a questo appello, grazie a chi lo diffondera' ulteriormente.

 

4. MAESTRI. IN MEMORIA DI ERNESTO BALDUCCI E CESARE LUPORINI

 

Ricorre oggi l'anniversario della morte sia di Ernesto Balducci (Santa Fiora, 6 agosto 1922 - Cesena, 25 aprile 1992) che di Cesare Luporini (Ferrara, 20 agosto 1909 - Firenze, 25 aprile 1993), indimenticabili maestri della cultura della pace, della solidarieta', della nonviolenza.

Li ricordiamo con inestinguibile gratitudine.

*

Nel ricordo e alla scuola di Ernesto Balducci e di Cesare Luporini proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; per il disarmo e la smilitarizzazione; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

5. MAESTRI.LUCA BARANELLI: SU RENATO SOLMI (2010)

[Dal sito http://win.ospiteingrato.org/ riprendiamo questo testo del 14 dicembre 2010 li' pubblicato il 31 gennaio 2011.

Luca Baranelli (Siena, 1936), intellettuale di forte impegno civile, e' vissuto per trentadue anni a Torino lavorando nell'editoria, e' poi tornato a Siena. Dal sito www.cultura.toscana.it riprendiamo la seguente scheda di alcuni anni fa: Luca Baranelli: "Luca Baranelli e' stato consulente editoriale della casa editrice Einaudi a partire dagli anni '60 fino al 1982, quando e' passato alla casa editrice Loescher. Presso Einaudi e' stato direttore della collana editoriale 'Serie Politica'. Recentemente ha lasciato la citta' di Torino per tornare a vivere a Siena, sua citta' natale. Di lui si ricordano le traduzioni: Edward H. Carr, Storia della Russia sovietica. III/I, [trad. di Luca Baranelli e Piero Bernardini], Torino, Einaudi, 1968 (Biblioteca di cultura storica, 78); Edward H. Carr, 1917. Illusioni e realta' della rivoluzione russa, trad. di Luca Baranelli, Torino, Einaudi 1970 (Nuovo Politecnico, 38). Noam Chomsky, I nuovi mandarini. Gli intellettuali e il potere in America, [trad. di Luca Baranelli et al.], Torino, Einaudi, 1969 (Nuovo Politecnico, 34); Sara Lidman, Rapporto dal sottosuolo svedese, [trad. di Margareta Josephson, introduzione di Fiamma Bianchi Bandinelli Baranelli e Luca Baranelli], Torino, Einaudi, 1969 (Serie politica, 38). Inoltre ha curato: Quaderni piacentini. Antologia, a cura di Luca Baranelli e Grazia Cherchi, Milano, Gulliver, 1977-1978, 2 voll.; Raniero Panzieri e la casa editrice Einaudi. Lettere e documenti 1959-1963, a cura di Luca Baranelli, in "Linea d'ombra", n. 12, novembre 1985; Italo Calvino, Romanzi e racconti, edizione diretta da Claudio Milanini, a cura di Mario Berenghi e Bruno Falcetto, prefazione di Jean Starobinski. 3: Racconti sparsi e altri scritti d'invenzione, con una bibliografia degli scritti di Italo Calvino a cura di Luca Baranelli, Milano, Mondadori, 1994; Album Calvino, a cura di Luca Baranelli e di Ernesto Ferrero, Milano, Mondadori, 1995 (I Meridiani); Romano Bilenchi, Le parole della memoria. Interviste 1951-1989, a cura di Luca Baranelli, prefazione di Romano Luperini, Fiesole, Cadmo, 1995; Italo Calvino, Lettere 1940-1985, a cura di Luca Baranelli, introduzione di Claudio Milanini, Milano, Mondadori, 2000 (I Meridiani); Racconti italiani del Novecento, a cura e con un saggio introduttivo di Enzo Siciliano, notizie biobibliografiche sugli autori a cura di Luca Baranelli, Milano, Mondadori, 2001 (I Meridiani); Eugenio Colorni, Un poeta e altri racconti, a cura di Luca Baranelli, prefazione di Claudio Magris, Genova, Il melangolo, 2002 (Nugae, 107)". Aggiungiamo la piu' recente curatela di Cesare Cases, Sebastiano Timpanaro, Un lapsus di Marx. Carteggio 1956-1990, Edizioni della Normale, Pisa 2004.

Renato Solmi e' stato tra i pilastri della casa editrice Einaudi, ha introdotto in Italia opere fondamentali della scuola di Francoforte e del pensiero critico contemporaneo, e' uno dei maestri autentici e profondi di generazioni di persone impegnate per la democrazia e la dignita' umana, che attraverso i suoi scritti e le sue traduzioni hanno costruito tanta parte della propria strumentazione intellettuale; e' stato impegnato nel Movimento Nonviolento del Piemonte e della Valle d'Aosta. E' deceduto il 25 marzo 2015. Dal risvolto di copertina del recente volume in cui sono raccolti taluni dei frutti maggiori del suo magistero riprendiamo la seguente scheda: "Renato Solmi (Aosta 1927) ha studiato a Milano, dove si e' laureato in storia greca con una tesi su Platone in Sicilia. Dopo aver trascorso un anno a Napoli presso l'Istituto italiano per gli studi storici di Benedetto Croce, ha lavorato dal 1951 al 1963 nella redazione della casa editrice Einaudi. A meta' degli anni '50 ha passato un periodo di studio a Francoforte per seguire i corsi e l'insegnamento di Theodor W. Adorno, da lui per primo introdotto e tradotto in Italia. Dopo l'allontanamento dall'Einaudi, ha insegnato per circa trent'anni storia e filosofia nei licei di Torino e di Aosta. E' impegnato da tempo, sul piano teorico, e da un decennio anche su quello della militanza attiva, nei movimenti nonviolenti e pacifisti torinesi e nazionali. Ha collaborato a numerosi periodici culturali e politici ("Il pensiero critico", "Paideia", "Lo Spettatore italiano", "Il Mulino", "Notiziario Einaudi", "Nuovi Argomenti", "Passato e presente", "Quaderni rossi", "Quaderni piacentini", "Il manifesto", "L'Indice dei libri del mese" e altri). Fra le sue traduzioni - oltre a quelle di Adorno, Benjamin, Brecht (L'abici' della guerra, Einaudi, Torino 1975) e Marcuse (Il "romanzo dell'artista" nella letteratura tedesca, ivi, 1985), che sono in realta' edizioni di riferimento - si segnalano: Gyorgy Lukacs, Il significato attuale del realismo critico (ivi, 1957) e Il giovane Hegel e i problemi della societa' capitalistica (ivi, 1960); Guenther Anders, Essere o non essere (ivi, 1961) e La coscienza al bando (ivi, 1962); Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, Dialettica dell'illuminismo (ivi, 1966 e 1980); Seymour Melman, Capitalismo militare (ivi, 1972); Paul A. Baran, Saggi marxisti (ivi, 1976); Leo Spitzer, Lettere di prigionieri di guerra italiani 1915-1918 (Boringhieri, Torino 1976)". Opere di Renato Solmi: segnaliamo particolarmente la sua recente straordinaria Autobiografia documentaria. Scritti 1950-2004, Quodlibet, Macerata 2007]

 

Se mi sono deciso a questo breve intervento non e' solo per le insistenze di Giovanni La Guardia, ma perche' credo che ognuno di noi debba esprimere riconoscenza a Renato Solmi per quello che ha fatto nella sua vita di studioso, insegnante e militante, e che si riflette almeno in parte nell'Autobiografia documentaria. Rispetto ad altri, io ho anche un debito di riconoscenza personale e ormai quasi cinquantennale con lui, che nella primavera del 1962 favori' il mio ingresso da Einaudi. Ero un laureato come tanti, e ancora mi domando per quale concorso di circostanze Renato fu indotto a darmi fiducia. Fatto sta che lui, il redattore di maggiore spicco della casa editrice, fu licenziato un anno dopo, nell'autunno del '63, per presunte e pessime ragioni di Realpolitik aziendale; e io invece vi rimasi fino al 1985.

Quando arrivai da Einaudi sapevo in modo generico cio' che Renato aveva fatto e scritto nel decennio precedente. Nell'anno e mezzo che lavorai al suo fianco, in quello che fu il mio apprendistato editoriale, egli non si occupava piu' di Adorno e di Benjamin, ma aveva la responsabilita' di una collana di attualita' politica, i Libri bianchi, consona alla mia formazione e ai miei interessi. In quegli anni aveva conosciuto in casa editrice Raniero Panzieri e si era avvicinato all'attivita' politica e di ricerca dei Quaderni rossi. Aveva inoltre cominciato a studiare a fondo il problema degli armamenti atomici e del disarmo nucleare.

Come sapete, e come l'Autobiografia documentaria mostra, la sua scoperta di Minima moralia risale al 1952, appena un anno dopo la prima edizione tedesca (si veda la recensione apparsa nel febbraio del '53) e l'edizione ridotta da lui curata appare nel 1954; la sua raccolta benjaminiana Angelus novus esce nel 1962 (ma Renato ci aveva lavorato in anni precedenti); e la traduzione della Dialettica dell'illuminismo e' portata a termine nel 1961, anche se sara' pubblicata nel 1966, quando non era piu' da Einaudi, con lo pseudonimo di Lionello Vinci (solo nel 1980, nell'edizione della collana Einaudi Paperbacks, sara' accreditata a Renato Solmi).

Ricordiamoci anche che quando Renato scopri', propose, tradusse e introdusse in Italia quel libro era un giovane fra i venticinque e i ventisette anni. Qualche anno fa proprio Renato mi disse ridendo che, quando era molto giovane e riempiva incessantemente quaderni di scritti, poesie, traduzioni, note e abbozzi, suo padre gli diceva scherzando che era come se scrivesse sotto dettatura dello spirito santo.

Sul lavoro di Renato per far conoscere in Italia Benjamin, Adorno e la scuola di Francoforte nel decennio 1952-1961 occorrerebbe forse un po' di filologia editoriale per ristabilire una cronologia reale, diversa da quella fuorviante del catalogo Einaudi. A tal proposito, vorrei aggiungere che la nuova edizione integrale di Minima moralia usci' nella Nue nel 1979 in un modo che a me pare deplorevole: per sapere che e' la prima traduzione italiana completa bisogna cercare una riga in corpo minore nella pagina del copyright; Renato Solmi compare giustamente come traduttore sia in frontespizio sia in sopracoperta, ma non si dice da nessuna parte che e' stato lui stesso a completare e correggere la traduzione del 1954; e che le numerosissime note al testo sono sue. L'altra novita', piu' rilevante e a mio avviso scandalosa, e' la scomparsa della sua Introduzione, anche se Leonardo Ceppa, autore della nuova Introduzione, dice subito, alla quarta riga, che quella di Solmi "fece epoca". Ma perche', allora, non includerla in questa nuova edizione? E perche' non aggiungere le precisazioni contenute in una sua lunga lettera del 1977 al direttore di "Belfagor" (inclusa nell'Autobiografia documentaria, pp. 257-62)?

Nel 2006 mi ricordai, ci ricordammo, che l'anno successivo Renato avrebbe compiuto ottant'anni; e con Michele Ranchetti, suo amico dai tempi di scuola, pensammo di raccogliere tutti i suoi scritti editi in un volume della collana Verbarium, che Michele dirigeva nell'ambito della casa editrice Quodlibet. Il merito di questa iniziativa va comunque esteso al Centro Fortini e a Luca Lenzini; a Raffaella Solmi, sorella di Renato e preziosissima collaboratrice in tutte le fasi della lavorazione del libro, dal reperimento di alcuni testi giovanili alla correzione delle bozze; e alla mia carissima e compianta compagna Fiamma, che collaboro' alla scansione e al controllo dei testi originali. Per me rivendico il compito piu' ingrato: avere costantemente e ostinatamente incalzato Renato nei mesi in cui il libro prendeva forma; ed essermi molto arrabbiato con lui, e con successo, quando minacciava di non volervi includere le sue Introduzioni a Adorno e Benjamin, e in particolare quella a Minima moralia (una singolare coincidenza censoria con chi aveva approntato l'edizione Einaudi della Nue), o quando non sapeva decidere che taglio dare all'introduzione. La struttura del libro e la divisione in sette sezioni tematico-cronologiche sono invece opera di Renato.

Degli scritti che compongono il libro posso dire che avevo letto in tempo reale quasi tutti quelli delle ultime tre sezioni, che Renato scrisse e pubblico' nel corso degli anni '60 e '70 del Novecento sui "quaderni piacentini", nella Serie politica Einaudi e in altre sedi. Se la sezione La contestazione nella scuola documenta l'impegno e il lavoro da lui profusi nei lunghi anni del suo insegnamento (ma sappiamo che ci sono, ancora inediti, molti materiali didattici che Renato preparava per i suoi corsi di filosofia e di storia), quella dedicata alla Nuova sinistra americana, alla guerra del Viet Nam e ai movimenti pacifisti contiene testi di grande rilievo sia documentario sia teorico (spesso gli spunti teorici piu' innovativi vanno cercati nelle note). Negli Sguardi sul passato, infine, Renato riannoda i fili della sua biografia rendendo omaggio a familiari come il padre Sergio Solmi, grande critico poeta e scrittore del Novecento, a un amico fraterno come Luciano Amodio e ad altre figure di amici e compagni come Delfino Insolera (a cui il libro e' dedicato), Raniero Panzieri (che interagi' intensamente con Renato nei primi anni '60), Sergio Caprioglio e altri ancora.

Io non ho alcuna formazione e competenza filosofica. Ma penso di poter ugualmente apprezzare l'Introduzione di Renato a Minima moralia come un testo quasi miracoloso per l'immaginazione critica e lo stile; e per quel che vale la mia impressione, mi pare che essa sia all'altezza di Adorno. A mo' di esempio vorrei leggervi il paragrafo 7 dell'Introduzione a Minima moralia.

"7. La critica della cultura - ed intendiamo, con Adorno, la critica conservatrice e romantica - ha gia' attirato l'attenzione sul fenomeno delle vacanze. Esso riproduce, su piu' vasta scala, l'antinomia di lavoro e svago caratteristica della societa' borghese. (Non per nulla le vacanze, sconosciute ai Greci dell'epoca classica, sono state inventate dai Romani: il concetto di vacanza e' strettamente connesso alla separazione di pubblico e privato e alla fondazione dello "stato di diritto"). Ma con la trasformazione della societa' borghese in societa' di massa, o, se si preferisce, con la decadenza della societa' borghese, anche le vacanze entrano in una fase qualitativamente nuova. Gli antichi concepivano le vacanze come espressione tipica del privato, come l'otium per eccellenza: consoli e oratori si ritiravano nella villa tiburtina o prenestina, dove attendevano alle letture e ai piaceri della vita campestre. Questa concezione ritorna nel Rinascimento, e perdura - pressoche' immutata - durante tutta la parabola ascendente della borghesia. Le vacanze rappresentano l'apoteosi della vita privata, e instaurano - o tendono ad instaurare - un felice equilibrio tra civilta' e paesaggio, proprieta' privata e natura. L'aurea mediocritas della villeggiatura borghese fa parte di quell'"apparenza di vita" che Marx concedeva ancora agli sfruttatori del suo tempo. Ma che cos'e' rimasto, oggi, di quell'apparenza? Nell'aggiornamento della celebre definizione marxiana e' la sostanza delle considerazioni di Adorno. Al dominio - sempre piu' totale - del lavoro alienato fa pendant l'alienazione delle vacanze. Anche qui, come altrove, l'alienazione si presenta come esasperazione, tendenza all'eccesso. Il borghese vorrebbe dimenticare di esserlo. Il soggiorno in villa era la proprieta' quieta, trasparente e compiaciuta della propria essenza: fonte di energie per la proprieta' in movimento, impegnata nella lotta e nella concorrenza. Oggi, nelle vacanze, il borghese vorrebbe cancellare la propria determinazione di classe, e provare - con falsa evidenza - la tesi in cui non crede piu' da tempo: che il borghese e' l'uomo, e l'uomo e' il borghese. E' questo il senso del ritorno alla natura. Il borghese in slip sfida chiunque a riconoscerlo, e crede di essersi liberato per sempre di bastone e bombetta. Ma la nuova barbarie non fa che smascherare la vecchia. Col proprio corpo, il borghese mette a nudo la propria essenza: e la sua verita' perviene a se stessa. Mentre i resti della borghesia ottocentesca trascorrono le loro ferie piovose in piccoli chalets di montagna, dove famiglie numerose e timide convivono in living-rooms troppo stretti e cercano di proteggere la loro autonomia dalla minaccia permanente della canasta, la canaglia up to date si raccoglie nel collettivo della spiaggia. L'opposizione, ormai diffusa, non e' meno falsa della promiscuita' che denuncia. Lo snobismo dei gruppi che si danno convegno - anno per anno - in un'isola selvaggia e fuori mano, fieri della differenza e della propria scoperta, e' di cattiva lega come lo humor di certi bohemiens attardati che si distinguono dai borghesi solo perche' sanno fare loro il verso. Ma l'ultimo termine di questo sviluppo e' nella falsa abolizione del contrasto. Come l'automobile diventa uno strumento di lavoro, e il sonnellino e' in funzione del profitto, sparisce la distinzione di attivita' e riposo, di vacanza e trasferta. Il privato e' sussunto - in tutto e per tutto - sotto lo schema della produzione. Come i managers ultimo modello fanno a meno delle vacanze, sparisce il confine tra lavoro e tempo libero, e il primato del rendimento penetra nelle reazioni piu' sottili. Tutto diventa, anche contro la volonta' dei soggetti, oggetto di calcolo. Ma a chi teme di perdere ogni minuto, i minuti fuggono tra le dita. L'integrazione del tempo libero e' la caricatura della vera vita. Ritorna, anche qui, uno schema tipico di Adorno: l'autonomia sparisce nella negazione della differenza, e la societa' totalitaria e' la verita' della societa' borghese".

Vorrei concludere con un auspicio. Alcuni di noi sanno che Renato conserva numerosi testi e materiali preparati per le sue lezioni d'insegnante di liceo; la traduzione integrale di Della guerra di Clausewitz; versioni integrali o parziali di grandissimi poeti dell'Ottocento; e anche poesie giovanili proprie. Bisognerebbe che amici ed estimatori gli facessero sentire il grande interesse che c'e' per questi suoi lavori inediti e lo incitassero a pubblicarli. Mi sembra che proprio l'esperienza felice dell'Autobiografia documentaria - un libro nato dall'iniziativa di un gruppo di amici - ci possa incoraggiare a farlo.

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

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Numero 686 del 25 aprile 2015

 

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