[Nonviolenza] Telegrammi. 1971



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1971 del 30 aprile 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. L'associazione "Respirare" ricorda Alfio Pannega

2. Dei governi e dei popoli europei

3. Oggi a Viterbo

4. Se "Erinna" non ci fosse...

5. Il testo della proposta di legge di iniziativa popolare "Istituzione e modalita' di finanziamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta"

6. Paolo Arena presenta "Giu' nella cattedrale" di Philip K. Dick

7. Segnalazioni librarie

8. La "Carta" del Movimento Nonviolento

9. Per saperne di piu'

 

1. MEMORIA. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" RICORDA ALFIO PANNEGA

[Riceviamo e diffondiamo]

 

L'associazione "Respirare" ricorda Alfio Pannega nel quinto anniversario della scomparsa.

Insieme ad Alfio abbiamo preso parte ad alcune delle iniziative piu' rilevanti a Viterbo in difesa dei beni comuni, dell'ambiente, del diritto alla salute.

Insieme ad Alfio abbiamo costituito il comitato che ha salvato la preziosa area del Bullicame dalla devastazione che sarebbe stata prodotta dal folle progetto di un mega-aeroporto.

Con Alfio abbiamo condiviso riflessioni ed esperienze, tempo liberato ed azioni nonviolente.

Da Alfio abbiamo appreso la gioia di vivere, il valore della convivialita', la sollecitudine per il bene di ogni essere vivente.

Resta un dono indimenticabile il suo esempio: la sua generosita' senza riserve, la sua capacità di ascolto e di comprensione, la sua fermezza nel contrastare ogni menzogna ed ogni violenza, la sua sorgiva bonta', la semplicita' con cui recava aiuto a chiunque di aiuto avesse bisogno.

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Una breve notizia sull'associazione "Respirare"

L'associazione "Respirare" e' stata promossa da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.

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Una breve notizia su Alfio Pannega

Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i  motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.

Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909 e 1172, e i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e i nn. 548-552, e successivamente anche i testi nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 1260, 1261, 1272, 1401, ed ancora nei nn. 1622, 1623, 1624, 1763, ed in "Voci e volti della nonviolenza" n. 687, 688, 689 (tutti disponibili dalla pagina web http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ ).

 

2. EDITORIALE. DEI GOVERNI E DEI POPOLI EUROPEI

 

Dinanzi all'infinita strage nel Mediterraneo i governi europei si spremono qualche lacrimuccia di circostanza, rimbombano solenni processioni di parole vuote, attribuiscono a remoti capri le colpe che sono invece loro, e si guardano bene dal fare la sola cosa veramente necessaria e urgente: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi liberamente sull'unico pianeta casa comune dell'umanita' intera; consentire a tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalla morte di giungere in Europa in modo legale e sicuro e trovarvi accoglienza, protezione e assistenza; garantire mezzi di trasporto pubblici e gratuiti a tutti i fuggiaschi in pericolo di vita; cessare di fare le guerre e di armare gli assassini; cessare di rapinare gli altri continenti.

I governi europei.

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E i popoli europei, perche' tacciono i popoli europei? Perche' non insorgono contro il razzismo assassino? Perche' non impongono ai governi di rispettare la prima delle leggi: non uccidere, salvare le vite?

Ai popoli europei incombe il dovere di costringere i governi europei alla pace, alla solidarieta', al rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

Ai popoli europei incombe il dovere di un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze che imponga ai governi europei di tornare alla legalita' che salva le vite, di tornare alla democrazia che salva le vite, di tornare alla civilta' che salva le vite, di tornare all'umanita' che salva le vite.

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Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

3. INCONTRI. OGGI A VITERBO

 

Oggi, giovedi' 30 aprile, a Viterbo il centro antiviolenza "Erinna" presenta il progetto "Five Men - Fight violence against women".

L'iniziativa si svolgera' presso la sala del Centro parrocchiale "Don Serafino Pierotti" in via San Pellegrino 49, dalle ore 10,30 alle ore 17,30.

Per ulteriori informazioni: Centro antiviolenza "Erinna", tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com

 

4. APPELLI. SE "ERINNA" NON CI FOSSE...

 

Se "Erinna" non ci fosse, tante donne vittime di violenza resterebbero senza alcun aiuto, resterebbero nel dolore, nella paura, nella solitudine, e nel concreto, continuo, estremo pericolo di nuove violenze.

Ma il centro antiviolenza "Erinna" a Viterbo c'e', e da molti anni opera incessantemente.

Ed e' necessario che continui ad esserci ed a portare avanti tutte le attivita' in cui le donne che lo animano sono impegnate, dall'ascolto alla consulenza, dall'assistenza all'ospitalita', dalla formazione all'orientamento, dall'informazione alla sensibilizzazione, dall'intervento psicologico a quello legale, dall'aiuto materiale all'accoglienza e alla protezione nella casa-rifugio.

Decisori pubblici insipienti e irresponsabili hanno recentemente negato al centro antiviolenza "Erinna" i fondi a suo tempo ad esso attribuiti ed illegittimamente ed insensatamente da anni trattenuti dall'ente locale incaricato di trasmetterglieli; decisori pubblici insipienti e irresponsabili hanno recentemente preteso di negare l'esistenza stessa della piu' importante esperienza di donne che aiutano le donne vittime di violenza nell'Alto Lazio.

Occorre che ogni persona di volontà buona, ogni associazione democratica, ogni istituzione fedele alla Costituzione repubblicana, nell'ambito delle proprie possibilita', sostengano "Erinna" in questo momento.

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Dal profondo del cuore chiediamo a chi legge queste righe di inviare al Centro antiviolenza "Erinna" un contributo economico affinche' possa continuare nella sua indispensabile azione, ed un messaggio di solidarieta'.

I contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

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Facciamo circolare questo appello, facciamo sapere che occorre sostenere il Centro antiviolenza "Erinna". E sosteniamolo insieme.

 

5. REPETITA IUVANT. IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE "ISTITUZIONE E MODALITA' DI FINANZIAMENTO DEL DIPARTIMENTO DELLA DIFESA CIVILE NON ARMATA E NONVIOLENTA"

[Diffondiamo ancora una volta il testo della proposta di legge della campagna "Un'altra difesa e' possibile" su cui si stanno raccogliendo da mesi le firme. Per contattare la segreteria nazionale della campagna: c/o Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax: 0458009804, e-mail: info at difesacivilenonviolenta.org, sito: www.difesacivilenonviolenta.org]

 

Art. 1 (Difesa civile non armata e nonviolenta)

1. In ottemperanza al principio costituzionale del ripudio della guerra, di cui all'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, ed al fine di favorire l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarieta' politica, economica e sociale, di cui all'articolo 2 della Costituzione, e l'adempimento del dovere di difesa della Patria di cui all'articolo 52 della Costituzione, viene riconosciuta a livello istituzionale una forma di difesa alternativa a quella militare denominata "Difesa civile non armata e nonviolenta", quale strumento di difesa che non comporti l'uso delle armi ed alternativo a quello militare.

2. Ai fini di cui al comma precedente, viene istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta", dal quale dipendono:

a) i Corpi Civili di Pace, la cui sperimentazione e' inserita nella Legge 27 dicembre 2013, n. 147 che prevede l'istituzione di un contingente da impegnare in azioni di pace non governative nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto o nelle aree di emergenza ambientale;

b) l'Istituto di ricerca sulla Pace e il Disarmo, da istituirsi con apposita Legge successiva.

3. Per i fini di cui all'Articolo 1 Comma 1 della presente legge, il "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta" deve prevedere forme di interazione e collaborazione con:

a) il Dipartimento della Protezione Civile come organo di riferimento del Servizio Nazionale di Protezione Civile regolato dalla Legge 12 luglio 2012, n. 100 e successive modifiche ed integrazioni;

b) il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile incardinato presso il Ministero dell'Interno;

c) il Dipartimento della Gioventu' e del Servizio Civile Nazionale regolato dal Dpcm 21 giugno 2012;

in particolare con l'istituzione di un "Consiglio Nazionale per la difesa civile, non armata e nonviolenta" fra i suddetti Dipartimenti con compiti paritetici di indirizzo e di confronto da normare con successivo Regolamento emesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri di concerto con il Ministero degli Interni.

4. Il "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta" ha i seguenti compiti:

a) difendere la Costituzione, affermando i diritti civili e sociali in essa enunciati, la Repubblica e l'indipendenza e la liberta' delle istituzioni democratiche del Paese;

b) predisporre piani per la difesa civile non armata e nonviolenta, coordinarne la loro attuazione, e curare ricerche e sperimentazioni, nonche' forme di attuazione della difesa civile non armata, ivi compresa la necessaria formazione e l'educazione della popolazione;

c) svolgere attivita' di ricerca per la pace, il disarmo, per la graduale differenziazione produttiva e la conversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa e la giusta e duratura risoluzione dei conflitti, e predisporre studi finalizzati alla graduale sostituzione della difesa armata con quella civile nonviolenta, provvedere alla formazione del personale appartenente alle sue strutture;

d) favorire la prevenzione dei conflitti armati, la riconciliazione, la mediazione, la promozione dei diritti umani, la solidarieta' internazionale, l'educazione alla pace nel mondo, il dialogo inter-religioso ed in particolare nelle aree a rischio di conflitto, in conflitto o post-conflitto;

e) organizzare e dirigere le strutture della Difesa civile non armata e nonviolenta e pianificare e coordinare l'impiego dei mezzi e del personale ad essa assegnati;

f) contrastare  le situazioni di degrado sociale, culturale ed ambientale e difendere l'integrita' della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente dai danni cagionati dalle calamita' naturali.

5. Le attivita', l'organizzazione ed il funzionamento del Dipartimento di cui al comma 2, e delle sue articolazioni, sono disciplinati con regolamento da emanarsi ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della Legge 23 agosto 1988, n. 400 e successive modificazioni, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, entro sei mesi dalla data di approvazione della presente legge.

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Art. 2 (Fondo nazionale per la Difesa civile non armata e nonviolenta)

1. Per il funzionamento del Dipartimento di cui al precedente articolo 1, si provvede mediante costituzione presso la Presidenza del Consiglio, nell'ambito del relativo Programma della Missione "Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e Presidenza del Consiglio", di un apposito Fondo denominato "Fondo nazionale per la Difesa civile non armata e nonviolenta", con  una dotazione annua  iniziale pari a 100 milioni di  euro per l'anno 2015, di cui non oltre il 10% per le spese di funzionamento, ed alimentato, per  gli anni successivi, anche dalle risorse derivanti dalla disposizione di cui al successivo articolo 3.

2. Al fine di sostenere per l'anno in corso l'onere finanziario derivante dalla precedente disposizione le spese sostenute dal Ministero della Difesa relative all'acquisto di nuovi sistemi d'arma sono ridotte in misura tale da assicurare risparmi pari ad almeno 100 milioni di euro.

3. Le modalita' di gestione e di rendicontazione delle risorse del Fondo e delle spese di funzionamento del "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta", sono stabilite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro  dell'economia e delle finanze.

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Art. 3 (Scelta di destinazione del sei per mille dell'Irpef)

1. A decorrere dall'anno d'imposta 2015 e' riconosciuta al contribuente la facolta' di destinare una quota pari al sei per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, dovuta e liquidata dall'amministrazione finanziaria sulla base della dichiarazione annuale, all'incremento della copertura delle spese di funzionamento del Dipartimento per la Difesa civile non  armata e nonviolenta ed al finanziamento delle attivita' dei Corpi Civili di Pace e dell'Istituto di ricerca sulla Pace e il Disarmo di cui all'articolo 1, comma 2, lettera a) e b) della presente legge. A tal fine, per la destinazione delle relative somme e' necessario che il contribuente, con opzione fiscale in sede di dichiarazione dei redditi, scelga di sostenere le spese per la Difesa civile non armata e nonviolenta.

2. Il ministro dell'Economia e delle finanze e' delegato a stabilire, con proprio decreto, da emanarsi entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le modalita' di esercizio, in sede di dichiarazione annuale ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, dell'opzione fiscale di cui al comma 1, anche prevedendo a tal fine le dovute modifiche alla modulistica.

3. Il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro dell'economia e delle finanze presentano annualmente al Parlamento una dettagliata relazione sull'entita' e sulle modalita' di utilizzazione delle risorse rivenienti dalle opzioni fiscali di cui al precedente comma 1, e sullo stato di attuazione della presente legge.

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Art. 4 (Copertura finanziaria)

1. A decorrere dall'anno d'imposta 2015 l'ammontare delle risorse disposte ai sensi dell'articolo 3 e' compensato da corrispondenti risparmi derivanti dai meccanismi di revisione e di razionalizzazione della spesa pubblica di cui alla missione "Difesa e sicurezza del territorio" del bilancio statale secondo le procedure di cui alla legge 7 agosto 2012, n. 135 nonche' dai risparmi derivanti dalla dismissione di caserme e presidi di pertinenza del demanio militare.

2. Il Ministero dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.

 

6. LIBRI. PAOLO ARENA PRESENTA "GIU' NELLA CATTEDRALE" DI PHILIP K. DICK

[Ringraziamo Paolo Arena per questo articolo.

Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi due anni ha animato tre cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta.

Philip K. Dick (1928-1982), autore di racconti e romanzi di fantascienza (o di speculative fiction, o come altrimenti li si voglia catalogare), e' uno dei piu' interessanti narratori statunitensi della seconda meta' del Novecento]

 

Philip K. Dick, Giu' nella cattedrale (Galactic Pot Healer - Guaritore galattico - 1969)

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1. Trame

In una futura societa' ad elevato controllo, un uomo - Joe Fernwright - e' un riparatore di vasi di ceramica ormai disoccupato a causa della sostituzione delle suppellettili con quelle di plastica: di produzione industriale, eterne, impersonali.

Rassegnatosi ad una vita di inutilita' ed impossibilita' a realizzarsi ancora, gli accadono due fatti in sospetta contemporaneita': ha dei guai legali e riceve la proposta di trasferirsi su un altro pianeta per poter tornare ad operare il suo mestiere. La proposta arriva da un essere alieno detto Glimmung, che gli si manifesta in maniera spettacolare come un'entita' misteriosa e potente in cerca di aiuto per un'impresa eccezionale.

Costretto a partire dalle sue questioni legali, Joe incontra altri viaggiatori di altri pianeti che hanno ricevuto un simile ingaggio "forzato". Gia' durante il viaggio pur non avendo ancora chiaro l'obiettivo della proposta, i lavoratori cercano di organizzarsi sindacalmente, condividendo le loro conoscenze su (o "sul") Glimmung e sul pianeta di destinazione, il "pianeta del Contadino" sul quale qualcuno e' gia' stato. Ogni viaggiatore sembra avere un talento professionale specifico, anche se magari obsoleto od estremamente specialistico.

Si scopre dunque che la missione e' quella di sollevare la cattedrale Heldscalla, sommersa nel misterioso oceano del pianeta, in fondo al quale pero' si aggirano anche strane entita' metafisiche ed inquietanti doppi-negativi di ogni entita'.

Fernwright e gli altri (creature umanoidi, insettoidi, molluschi bivalve senzienti eccetera) iniziano ad interrogarsi sul senso della missione, considerando la ritrosia del Glimmung a dare altre informazioni ed a lasciarli esplorare.

La cattedrale sommersa rappresenterebbe un certo culto dei tempi antichi, che il Glimmung vorrebbe riportare in vita (anche rischiando che questo sia incompatibile con la propria esistenza).

Sul pianeta inoltre esiste un libro profetico e contraddittorio, le Kalende, che annuncia diversi destini nei quali l'impresa o parte di essa sono infruttuose.

Joe fraternizza con un'umanoide aliena da cui si sente attratto e cerca di interessarsi alla missione al contrario di altri tra gli specialisti che iniziano ad essere scontenti o avere dubbi: il Glimmung gli ha promesso che potra' tornare a realizzarsi aggiustando le ceramiche della cattedrale riemersa e gli ha messo a disposizione un nuovo laboratorio all'avanguardia.

Al desiderio di Joe di immergersi nell'oceano per vedere le ceramiche pero' il Glimmung e' restio a concedere autorizzazione e sostegno, come se in quello strano abisso oscuro ci fossero altri segreti che sia meglio lasciare sopiti, ed in effetti e' proprio cosi': Joe e la donna si immergono nelle tenebre dell'oceano e prima di scorgere la cattedrale incontrano una specie di doppio/fantasma dello stesso Joe che lascia loro una sorta di (infausta) profezia sui destini loro individuali e della missione.

Anche la cattedrale ha un suo doppio e anche lo stesso Glimmung. Questo doppio Glimmung e' sconfitto perche' l'esistenza sembra sia permessa ad uno solo dei due, ma questa nemesi potrebbe tornare a manifestarsi per un definitivo scontro.

A questo punto non resterebbe che dare il via all'operazione di sollevamento della cattedrale, ma il gruppo degli specialisti e' diviso e poco motivato, mentre il Glimmung sta combattendo contro il proprio doppio.

Inoltre c'e' il rischio di non distinguere tra la Cattedrale reale e quella alternativa, ammesso che questa distinzione abbia senso.

Alla fine dello scontro il Glimmung e' ferito ma vittorioso (anche se non si capisce bene su cosa e quali implicazioni abbia) e decide di operare quanto prima il sollevamento, pur mancandogli le forze necessarie - con o senza la collaborazione del gruppo.

Glimmung quindi assimila il gruppo di specialisti, includendoli all'interno della propria (indefinita) conformazione fisica, per integrarne le capacita'. Infatti nonostante il potere del Glimmung e' necessaria la collaborazione del gruppo e la congiunta volonta' dei singoli per poter riuscire nell'impresa. Che non riesce: occorrera' in futuro un nuovo tentativo con la partecipazione di coloro che vorranno ritentare.

Alla fine Joe deve fare i conti col resto della propria vita e con la ritrovata voglia di agire: su suggerimento di una delle creature aliene decide di mettersi alla prova nel suo nuovo laboratorio ed invece di riparare qualcosa di guasto tenta di creare un nuovo vaso.

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2. L'opera

Guaritore galattico e' un romanzo di P. K. Dick del 1969. E' una delle opere meno conosciute e per certi versi e' anomala in quanto a struttura e temi trattati, pur presentandone alcuni di quelli cari all'autore.

Intanto e' un romanzo stranamente lineare, privo di quegli intrighi spaziotemporali e multidimensionali di altre opere in cui le realta' e le percezioni di esse si confondono, moltiplicano, sovrappongono, negano persino: ha una storia che procede dall'inizio alla fine e lo stile e' quello chiaro di certa fantascienza convenzionale che usava una costruzione semplice per consentire complesse descrizioni di fatti richiedenti un cospicuo sforzo di immaginazione costruttiva (creature ed entita' bizzarre, luoghi alieni minuziosamente tratteggiati, lunghi ragionamenti eccetera). La materia della narrazione nascosta dietro la fantascienza (impastata con essa, a dire il vero) e' pero' complessa e profonda, seppure graviti attorno a pochi fondamentali concetti: la ricerca di un senso della propria esistenza (e di un proprio ruolo nel cosmo), le molteplici sostanze che si celano dietro una singola apparenza, la somiglianza di certe intenzioni delle creature le piu' disparate, l'inevitabile doppiezza di ogni entita' ed essenza (e della doppiezza stessa), l'ambiguita' aporetica dell'idea di predestinazione e molto altro.

Ad un primo approccio appare un racconto tipico di certa vecchia narrativa ai confini del pulp, tutta mostri spaziali, utopie (distopie) stereotipate e complesso di divinita' dell'autore, ma non e' cosi'. Anche il fatto che gli accenni all'opera presenti in rete si fermino alla descrizione iniziale dell'America distopica in cui Fernwright vive indicano un approccio stereotipato al Dick poco letto, poco compreso e molto citato persino ormai nell'Accademia, dove e' chic mostrarsi aperti a certa "fringe literature" nonostante non faccia piu' colpo su studenti annoiati - salvo poi allontanarsene quando essa si dimostri irriducibile ai propri schemi mentali e politici, liberatoria ed eccessiva, per cosi' dire critica della critica.

In realta' l'aspetto della societa' totalitaria e' solo un cappello all'opera che e' fuori dal catalogo dei lavori sociopolitici dickiani ed e' piu' individuale, introspettiva, orientata al rapporto dell'uomo con se stesso e con altri singoli - intimista quasi nell'esporre dubbi e paure di uno pseudo-artista (che ripara ma non sa creare, nonostante le due attivita' richiedano le stesse competenze, ri-assembla l'esistente come l'artista d'avanguardia degli anni sessanta trasforma i rifiuti in altre cose, ri-sensa l'esistente o quanto meno ripristina il deteriorato), e romantica nel porre l'individuo di fronte all'impresa titanica e forse impossibile di (ri)dar forma all'informe, di affrontare la selva oscura medioevale/romantica compiendo il viaggio di purificazione, rinascita, realizzazione con le tappe classiche del dubbio, dell'incontro, della scoperta della verita', della disposizione al sacrificio ed infine del superamento della prova (anche se qui questi aspetti si ammantano e si confondono e si travestono da altro).

Il romanzo infatti si articola come una tradizionale "quest" che la letteratura fantastica contemporanea eredita dall'epica classica. Alla fine del viaggio (nello spazio, in fondo ad un oceano mistico, dentro se stessi e persino dentro altre creature come il Giona biblico) Joe da "homo restaurator" diviene "homo faber", uomo facitore di cose, quell'uomo che la buona cultura liberale americana considera l'unico in grado di realizzarsi da se' la propria fortuna e liberta' di cittadino ed individuo, capacita' che gli e' stata tolta con l'ipermeccanizzazione, il controllo sociale eccetera. Come se l'uomo fosse tale solo se in grado di plasmare il mondo con le proprie mani, per quanto virtuali o condivise in una gestalt/societa' che e' somma di singoli piu' che amalgama di materia un tempo umana ed ormai indistinguibile, come la societa' ipermoderna della forza lavoro generica, fatta ancora di teste, sangue e braccia ma ormai subumane e sottomesse.

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3. Il principio ispiratore

Ma allora cos'e' / chi e' questo Glimmung che ispira la missione, che tende a voler realizzare un'impresa tanto titanica quanto inspiegabile e forse inane, che e' tanto potente quanto paradossalmente non lo e'?

Se ha degli aspetti divini o demiurgici, Dick li stempera subito assegnandogli carattere e loquela piu' che umane e persino vizi ed insolenze (ad esempio pur essendo eterno ed onnipotente esso ha una segretaria); sprona gli individui ad agire in grande per se' stessi e per il proprio vissuto, ma cooperando, integrandosi in una nuova forma.

Glimmung organizza le energie intellettuali ed individuali, ma le fagocita letteralmente, pur mantenendone l'identita'; e' una gestalt, non una societa' o comunita', ma un "condividuo", un nome collettivo, un'entita' multipla, fisica ma astratta, forse quello che in estetica si definirebbe "l'informe" e che nella fisica potrebbe ricordare la condizione della radiazione-luce e quindi della complicata doppia esistenza di energia e materia, forse di causa ed effetto poiche' in fondo questi uomini agiscono perche' c'e' qualcosa che li unisce e la cosa ad unirli e' il fatto che agiscano insieme. Luce dicevo, poiche' forse il Glimmung e' bagliore nella lingua della filosofia e della scienza moderne: quella luccicanza che ispira, guida, unisce e avvolge tutti. Forse acceca certo poiche' sappiamo che il Glimmung ha un doppio negativo ("nero") anche se ad un certo punto abbiamo il dubbio che possa essere lui quello negativo e non l'altro con cui si batte o che addirittura possano essere la stessa entita' o ancora avere forme di coesistenza parziale.

Infatti quando incontriamo il doppio/fantasma di Fernwright e veniamo a sapere della doppia cattedrale tutto si moltiplica, le moltiplicazioni si fanno sequenze di operazioni e cioe' elevamenti a potenza, ma le moltiplicazioni sono sequenze di addizioni, cose che si sommano ad altre (anche se in somma negativa): a questo punto pero' con tutte queste realta' parimenti possibili come agire? E se il Glimmung fosse la luce alla fine del tunnel (spaziale) e ci illuminasse convincendoci ad agire semplicemente facendo ognuno cio' che sappiamo fare (per gli altri, per il bene comune) e che ci e' stato impedito di fare?

Resta comunque il dubbio sull'identita', sull'uguaglianza, sulla possibilita' di agire il futuro e le due domande si trovano a coincidere: che fare?/chi siamo? Siamo cio' che facciamo e il Glimmung/principio ispiratore a questo intende muoverci.

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4. La cura

Ma perche' Fernwright e' un "guaritore" di ceramiche e non un "riparatore"?

Abbiamo detto che e' il Glimmung ad ispirarlo alla creazione, ma qual e' il senso di quella parola, riferita all'attivita' di Fernwright?

Cosa si intravede nella lingua usata e cosa filtra nella traduzione/tradimento? Possiamo avere delle suggestioni al riguardo. Essendo appunto la letteratura e la comunicazione suggestione, sollevamento nell'altro ricevente di una funzione creativa in parte autonoma dal messaggio iniziale, sollevamento da un indefinito (un oceano oscuro appunto), siano la cattedrale, le ceramiche e il vaso nuovo (per quanto orribile, "awful" come ci viene detto) che Fernwright decidera' di creare da zero, ma anche un'opera letteraria, modellata dall'esistente con parole e concetti esistenti eppure nuova - creare e' impossibile in senso laico, e' sempre ordinamento dell'esistente, per quanto magari a livello molecolare, niente passa dalla non esistenza all'esistenza a parte la vita nei suoi stati primigeni cellulari. Nel mondo di Fernwright ogni aspetto della vita e' meccanizzato, industriale, "di plastica", immodificabile se non nello stato di deterioramento definitivo, digitale nel senso di avere solo due stati possibili quello di esistente e quello di non piu' esistente, senza quegli stati intermedi tra la nascita/fabbricazione e la morte/distruzione che potrebbero essere la vita dei viventi e l'usabilita' funzionale per le cose inanimate. Nella societa' industriale avanzata l'induzione del bisogno di nuovi prodotti riempie lo spazio vitale fisico e mentale di cose che non hanno altra funzione se non quella di essere prodotti/merce, oltre naturalmente alla funzione neanche troppo latente di invadere con l'ingombro e di colonizzare la nostra anima, disfare la nostra ecologia della mente, sottomettere la nostra energia vitale eccetera. Cose insomma che si limitano ad esistere, sempre piu' numerose come un'infezione che si moltiplica annientandoci o come cellule impazzite che cambiano letteralmente la sostanza di cui siamo fatti, ci sostituiscono progressivamente con doppi inanimati ma funzionali alla vita del Sistema.

Se il prodotto del nostro lavoro contiene come sappiamo parte della nostra energia vitale esso e' vivo e potremmo quasi parlare in un lato senso positivo di feticismo, poiche' saremmo circondati da cose vive, che non ci appartengono ma sono noi e per questo dovremmo guarirle ("to heal" in inglese) poiche' sono estensioni del nostro essere e quindi guariremmo noi stessi e il mondo che ci circonda, ognuno facendo cio' che sa fare, l'uno accanto all'altro, diventando l'uno prosecuzione dell'altro, essendo una forma doppia io/noi che sia sommatoria di individui ma anche nuova entita' (societa') collettiva con nuove caratteristiche. Guarire (to heal) che e' quindi curare: due termini che in inglese hanno la stessa parola se riconosciamo invece a "to care" il senso piu' lato di "aver cura di", "to heal" quindi e' parola che e' tentativo ma che ha la riuscita in se', poiche' il seme e' gia' la pianta: o lo si mette o no, o si cura o non lo si fa, ma una volta che si cura si guarisce.

Ecco perche' secondo me Fernwright e' un "healer" e non un "fixer" (aggiustatore, tecnico): non e' un manipolatore di materia di tipo fordista, cioe' un uomo/macchina che manipola con indifferenza estraniante qualunque cosa abbia davanti a se', e che pero' sara' presto sostituito proprio da una piu' efficiente macchina inorganica ed inanimata e da cose che non valga piu' la pena siano riparate; Fernwright guarisce (guariva) le cose umanizzate intrise di forza vitale del vecchio metodo produttivo: guarire, cioe' ri-dare la vita e' dare la vita, rifare e' fare, e quindi alla fine egli prende coscienza della propria potenza creatrice e se ne riappropria.

Poi certo potremmo scherzare dicendo che in inglese il sostantivo "fix" e' il nome colloquiale di una "dose" e che "to need my fix" vuol dire "ho bisogno della mia dose", la mia dose di caffe', di droga, di sesso, di consumo: quella dose da cui i cittadini alienati dipendono sempre di piu' perche' "aggiusta" il fatto che altrimenti ci manchi qualcosa (che ci e' stato tolto) e allora lo sistemiamo: una spintarella per svegliarsi, un dopato attimo di relax, un simulacro di relazione umana eccetera; come se nascessimo rotti e una "fix" vendutaci da uno spacciatore ci sistemasse; e' possibile che questa parola "fix" omessa rumorosamente nell'opera abbia un senso? Mi sarebbe piaciuto chiederlo all'autore. Ed infine termineremmo lo scherzo ricordandoci che "pot" in angloamericano e' il nome colloquiale della marijuana e che forse oltre ad un "pot healer" (guaritore di vasellame) c'e' una "healer pot" (erba guaritrice): uno scherzo certo, ma il tasso di fantasia sfrenata che compone il lato ludico del romanzo fa pensare alle fantasie spaziali della psichedelia e della cosiddetta "ala creativa" di quegli anni. Questa la mia suggestione e Dick e' un ispiratore di suggestioni: getta le sue ottime idee nella mischia e spesso e' il lettore a doverle sustanziare, tanto sono incomplete, piccole saporite gemme che stimolano il gusto ma raramente saziano, idee come dolcetti che "uno tira l'altro".

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5. La cattedrale risollevata

La cattedrale e' sul "pianeta del contadino": ma "plowman" e' piu' un "aratore", quindi e' forte il senso di semina/raccolta e seme/pianta, come nel detto "chi semina (una cosa), raccoglie (la stessa cosa)", e penso al rapporto seme/pianta della nonviolenza gandhiana sulla stessa intima natura dei due e quindi sull'impossibilita' di fare altro che cio' che si fa, sulle conseguenze delle proprie azioni; ma anche "aratore" nel senso di attesa della maturazione, attesa che non e' inazione, e anche molto collegato al senso dell'opera e' questa semina: il rapporto tra l'uomo e quel mistero ctonio che fa spuntare nutrimento e vita dalle fertili tenebre del sottosuolo (l'inconscio? L'indefinito cosmico ai confini tra organico e inorganico?), la vita che si insinua attraverso l'inorganico/terra e viene alla luce - un ciclo che si ripete da eoni e su scale le piu' diverse: dal submicroscopico dove chimica e biologia, organico e inorganico, sono appena distinguibili, al mega-macroscopico di fantascientifiche e incommensurabili creature di energia che hanno trasceso la materia come noi la intendiamo ed esistono a livelli einsteiniani/cartesiani di esistenza in cui energia e' uguale a materia con il cogito a coesistere in entrambe, due concetti ormai interscambiabili (tre anzi: energia uguale cogito uguale materia, materia pensante che potremmo chiamare vita solo per comodita', ma oltre la vita - quattro anzi: energia, cogito, materia, uguaglianza; piu' di quattro anzi, considerando gli intermedi sottintesi); energia, pensiero, materia che coincidono "Tutto in un punto" per dirlo con le "Cosmicomiche" di Calvino.

In questo senso quindi la Cattedrale potrebbe essere il fine, il principio ed il mezzo stesso, se la vediamo come anima/esistenza, poiche' forse il fine della vita e' la vita stessa, fragile appunto come porcellana viva da "curare", e la reazione a questo fatto puo' essere di delusione opprimente (considerando che "delusion" in inglese vuol dire "illusione"), ma anche di entusiasmo liberatore e appunto creativo, perche' la missione e' la missione in se', cosi' come il fine di un viaggio e' il viaggio stesso piu' che la destinazione.

Allora le Kalende, la misteriosa e instabile profezia cosmogonica contro cui operano i protagonisti, diventano forse il dubbio, l'ignoto, la paura che tutto sia gia' deciso per quanto avvolto nell'imperscrutabile, la tentazione dell'inazione, la sottomissione a forze misteriche metafisiche/religiose o socio/politiche: il padrone, il dio, il sistema, la gerarchia, la Tecnica.

Il principio ispiratore che e' il Glimmung allora ci spinge a spezzare queste costrizioni, a voler essere noi a fare, a decidere. Le Kalende sono la pazza profezia di demiurghi impazziti in preda alle quali si cade in uno stato di torpida accettazione, ma alle quali resistendo ostinatamente si rischia di vagare in una inconcludente "iactatio" che disperde le nostre energie vitali - ne' assecondare la corrente ne' combatterla a priori, ma andare in profondita' a cercare qualcosa che si trovera' solo quando un istante prima di riemergere vedremo il nostro volto nello specchio della superficie rovesciata del mare e per un istante saremo noi il nostro stesso riflesso, il nostro doppio; per questo le Kalende mutano, poiche' sono specchio dell'animo umano (e alieno, ovviamente).

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6. Lavoratori di tutta la galassia uniamoci

Opera suggestiva, al confine tra fantascienza tradizionale e sperimentazione, ricca di citazioni letterarie, psicanalitiche, politiche, musicali. Forse non la piu' riuscita: oscura, incompleta, sicuramente "di fantasia", nel senso che usa la tavolozza del fantastico per dipingere un panorama realistico dell'uomo postmoderno e della sua paura in una societa' (galattica) contorta, che paralizza, rimuove, schiaccia e soffoca tanto i terrestri quanto i viventi di altri pianeti - cosi' come ad esempio si vedono durante la narrazione del viaggio in astronave quando ci sembra (e lo scopriamo alla fine) - che per il superamento di certe angosce ed il riappropriamento della propria energia vitale creatrice sia necessario ormai unire le proprie forze e fondare una associazione intergalattica dei lavoratori.

 

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Paul A. Baran, Paul M. Sweezy, Il capitale monopolistico. Saggio sulla struttura economica e sociale americana, Einaudi, Torino 1968, 1978, pp. XIV + 344.

 

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

9. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1971 del 30 aprile 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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