[Nonviolenza] Ogni vittima ha il volto di Abele. 147



 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 147 del 29 ottobre 2015

 

In questo numero:

1. Movimento Nonviolento, Peacelink, Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo, Associazione Antimafie Rita Atria: Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"

2. Hic et nunc, quid agendum

3. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre

4. Cio' che e' mancato (1999)

 

1. INIZIATIVE. MOVIMENTO NONVIOLENTO, PEACELINK E CENTRO DI RICERCA PER LA PACE E I DIRITTI UMANI DI VITERBO, ASSOCIAZIONE ANTIMAFIE RITA ATRIA: UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

 

4 novembre 2015: non festa, ma lutto.

Cento anni dopo: basta guerre. Un'altra difesa e' possibile.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

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Il Movimento Nonviolento, PeaceLink, il Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo e l'Associazione Antimafie Rita Atria lanciano per il 4 novembre l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele", affinche' in ogni citta' si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre.

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente. Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire. Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio. Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

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In particolare vogliamo sostenere la Campagna "Un'altra difesa e' possibile" che ha depositato in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta. Un Dipartimento che comprenda i Corpi civili di pace e l'Istituto di ricerche sulla pace e il disarmo e che abbia forme di interazione e collaborazione con il Dipartimento della Protezione civile, il Dipartimento dei Vigili del Fuoco ed il Dipartimento della Gioventu' e del Servizio Civile Nazionale. Si tratta di dare finalmente concretezza a cio' che prefiguravano i costituenti con il ripudio della guerra, e che gia' oggi e' previsto dalla legge e confermato dalla Corte costituzionale, cioe' la realizzazione di una difesa civile alternativa alla difesa militare, finanziata direttamente dai cittadini attraverso l'opzione fiscale in sede di dichiarazione dei redditi.

Obiettivo della Campagna e' quello di organizzare la difesa civile, non armata e nonviolenta - ossia la difesa della  Costituzione e dei diritti civili e sociali che in essa sono affermati; la preparazione di mezzi e strumenti non armati di intervento nelle controversie internazionali; la difesa dell'integrita' della vita, dei beni e dell'ambiente dai danni che derivano dalle calamita' naturali, dal consumo di territorio e dalla cattiva gestione dei beni comuni - anziche' finanziare cacciabombardieri, sommergibili, portaerei e missioni di guerra, che lasciano il Paese indifeso dalle vere minacce che lo colpiscono e lo rendono invece minaccioso agli occhi del mondo. La Campagna vuole aprire un confronto pubblico per ridefinire i concetti di difesa, sicurezza, minaccia, dando centralita' alla Costituzione che "ripudia la guerra" (art. 11), afferma la difesa dei diritti di cittadinanza ed affida ad ogni cittadino il "dovere della difesa della patria" (art. 52).

Per informazioni sulla Campagna "Un'altra difesa e' possibile" si veda al sito www.difesacivilenonviolenta.org La segreteria della Campagna e' presso il Movimento Nonviolento.

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A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa. Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni. Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto  di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

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Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax 0458009803, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it

PeaceLink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Associazione Antimafie Rita Atria

per contatti: e-mail: abruzzo at ritaatria.it, sito: www.ritaatria.it

 

2. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

3. INIZIATIVE. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE

 

Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Ovunque si realizzino iniziative.

Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.

Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.

Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.

 

4. HERI DICEBAMUS. CIO' CHE E' MANCATO (1999)

[Questo intervento e' stato scritto e diffuso l'8 giugno 1999, e successivamente ripubblicato come primo capitolo de La nonviolenza contro la guerra. Lo riproponiamo senza alcuna modifica]

 

Una lettera aperta a tutte le persone impegnate per la pace

Poteva il movimento per la pace essere piu' efficace nel contrastare la guerra? Si'.

Cosa ci e' mancato? La limpidezza di posizioni e la preparazione all'uso delle tecniche di lotta nonviolente.

Carissimi amici,

nella speranza che la guerra stia volgendo al termine, e mentre dobbiamo continuare a manifestare contro la scellerata continuazione sia dei bombardamenti sia della "pulizia etnica", e mentre dobbiamo prepararci agli impegni ulteriori contro la guerra, i suoi apparati ed i suoi presupposti (ed a tal fine occorrera' una rinnovata iniziativa per il disarmo; per lo scioglimento della Nato; contro il razzismo e in difesa dei diritti umani ovunque), occorre altresi' che riflettiamo sui limiti della nostra iniziativa in questi mesi.

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Potevamo come pacifisti fermare la guerra? Si'

Poteva il nostro movimento per la pace essere piu' efficace nel contrastare la guerra? A nostro parere, si'. La mobilitazione generosa in tutta Italia di centinaia di migliaia di persone, la tenacia nell'opporsi alla guerra e nel chiedere il rispetto della Costituzione italiana e del diritto internazionale che questa guerra proibiscono, la capacita' di argomentare con chiarezza ed efficacia le ragioni della pace proprio coniugandole con le ragioni della solidarieta', dell'opposizione al razzismo e della difesa dei diritti umani, e l'aver tenuto costantemente unite l'opposizione alla guerra con l'aiuto concreto alle vittime della guerra, delle deportazioni, della repressione nei Balcani, sono tutti elementi che hanno caratterizzato e qualificato il movimento per la pace nel nostro paese rendendolo un autentico rappresentante del popolo italiano nel momento in cui il nostro governo tradiva la legge fondamentale e si rendeva complice di un orribile cumulo di crimini, di un'orribile serie di stragi.

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Una particolare circostanza che aumentava la nostra responsabilita'

Ed il nostro movimento per la pace poteva essere piu' efficace nel contrastare la guerra anche in virtu' di una particolare circostanza tattica: che la gran parte dei bombardamenti stragisti sulla Jugoslavia sono partiti dalle basi Nato dislocate in territorio italiano. Questo aumentava la nostra responsabilita', la nostra angoscia, ma anche le nostre possibilita' di intervento efficace contro la guerra.

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Perche' non siamo riusciti a fermare la guerra?

La domanda che ora ci poniamo e': perche' non siamo riusciti ad essere piu' efficaci contro la guerra? Cosa ci e' mancato? Non ci e' mancata la possibilita' di agire: l'abbiamo avuta. Non ci e' mancata la cognizione del ruolo peculiare dell'Italia, ridotta a gigantesca portaerei di bombardieri stragisti: lo abbiamo saputo fin dall'inizio. Non ci e' mancata neppure la volonta' di opporci intransigentemente alla guerra: ripetiamo, a centinaia di migliaia lo abbiamo saputo, lo abbiamo detto, abbiamo cercato di farlo.

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E' mancata la scelta corale e persuasa della nonviolenza

Quello che ci e' mancato e' stata l'adozione del punto di vista giusto: il punto di vista della nonviolenza e quindi la scelta della lotta nonviolenta; e conseguentemente l'adozione delle tecniche di lotta giuste: le tecniche dell'azione diretta nonviolenta; punto di vista e tecniche che richiedevano un serio ed onesto dibattito di tutto il movimento su questa grande sconosciuta: la nonviolenza, l'accoglimento collettivo e persuaso di essa, e una seria e rigorosa formazione alla nonviolenza. Questo e' mancato.

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Una posizione limpida contro la violenza

E' mancata una posizione limpida nel giudizio sulla violenza: anche nel movimento che si oppone alla guerra molti hanno idee confuse e posizioni ambigue su questo decisivo punto.

Sulle bandiere delle manifestazioni hanno campeggiato perlopiu' volti di eroici combattenti per la giustizia, ma certo non per la pace. Per dirla in termini schematici, i manifestanti facevano riferimento piu' a Guevara che a Gandhi. Orbene, il riferimento a Guevara e' sicuramente di grande valore nella storia della lotta di liberazione, per affermare l'uguaglianza, per contrastare l'oppressione imperialista e colonialista; ma in un movimento di lotta contro la guerra e per la pace sarebbe bene che si facesse riferimento a figure piu' coerenti con l'obiettivo per cui ci si sta impegnando.

Molti, invece, hanno avuto un atteggiamento ambiguo: proprio mentre criticavano la Nato per aver condotto una guerra spacciandola per "giusta" (e nessuna guerra lo e'), riproducevano lo stesso schema argomentativo definendo "giusta" la violenza a seconda di chi ne fa uso (e nessuna violenza lo e'; naturalmente fermo restando il principio giuridico che ad ogni aggredito va riconosciuto il diritto di legittima difesa).

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E' mancata una conoscenza seria ed onesta della nonviolenza

Questo limite di confusione e di ambiguita' e' dipeso dalla purtroppo ancora scarsa conoscenza e presenza nel nostro paese, nella nostra riflessione, nel nostro dibattito, nella nostra comune formazione morale e civile (e quindi politica), di quella straordinaria tradizione di lotta e di pensiero che e' la nonviolenza.

Purtroppo anche molti, moltissimi pacifisti, hanno della nonviolenza un'immagine del tutto falsa: la confondono con la vilta', con la passivita', con la mera predicazione retorica, o al piu' con la vocazione al martirio come scelta individualistica ed ininfluente, o con l'astrattezza di chi pretende di collocarsi al di sopra della mischia ed invece se ne trova al di sotto, e cosi' via: riproducendo cosi', senza rendersene conto, gli stessi stereotipi e le stesse mistificazioni che contro la nonviolenza sono usati dagli oppressori, dai militaristi, dagli idolatri della violenza.

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La nonviolenza e' lotta, la piu' rigorosa

Ed invece la nonviolenza e' lotta, e' la piu' rigorosa forma di lotta, quella che va alla radice, quella che pratica la coerenza tra i fini ed i mezzi, quella che nel corso stesso della lotta contro la violenza istituisce un'umanita' fraterna e di eguali.

Ma nonostante nel nostro paese siano vissuti uomini come Aldo Capitini e Danilo Dolci, Lorenzo Milani ed Ernesto Balducci, in Italia la nonviolenza e' ancora largamente sconosciuta, anche tra coloro che pur se ne riempiono la bocca a sproposito.

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Era possibile opporci efficacemente: usando le tecniche della nonviolenza

La conoscenza della nonviolenza, e l'uso delle tecniche della nonviolenza, sarebbero state straordinariamente efficaci in questo terribile frangente.

Un esempio per tutti: era possibile bloccare tutti i decolli da tutte le basi Nato in Italia semplicemente lanciando mongolfiere di carta nello spazio aereo sovrastante e circostante le piste di decollo. Questa azione diretta nonviolenta, realizzata da un piccolo gruppo di poche persone, blocco' i decolli per alcune ore ad Aviano in aprile. Se fosse stata fatta propria dall'intero movimento pacifista e realizzata a livello di massa dinanzi a tutte le basi Nato in Italia giorno dopo giorno avrebbe potuto avere un ruolo rilevante, ed avrebbe dimostrato come la nonviolenza possa intervenire efficacemente nel conflitto ed essere concretamente piu' forte del piu' forte apparato militare del mondo.

Per oltre due mesi abbiamo proposto a tutti gli interlocutori possibili di far propria questa iniziativa rigorosamente nonviolenta e dimostratamente efficace, ma solo in pochi hanno aderito, solo pochissimi l'hanno realizzata o hanno tentato di realizzarla.

Purtroppo quasi tutte le grandi organizzazioni e le piu' ampie reti di affinita' presenti nel movimento non hanno colto questa occasione, preferendo perlopiu' iniziative meramente simboliche (quando non semplicemente propagandistiche) e largamente inefficaci, ed inefficaci anche perche' sovente non limpide. Non limpide perche' da una parte si e' preferito mantenere rapporti ambigui (anche per convergenti interessi) con il governo responsabile della guerra e le principali forze politiche che lo compongono; da un'altra si e' privilegiata una presenza prevalentemente autopromozionale nel movimento; da un'altra parte ancora si e' restati chiusi su posizioni nichiliste che quanto piu' si ammantavano di retorica ultrarivoluzionaria assolutamente dereistica tanto piu' erano totalmente subalterne ed effettualmente autoreferenziali.

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Perche' e' andata cosi'? E' mancata la formazione alla nonviolenza

Perche' e' andata cosi', e il movimento per la pace non e' stato sufficientemente efficace, sebbene abbia comunque svolto un'azione generosa che ha ottenuto dei risultati non disprezzabili (si pensi alla decisiva influenza della marcia Perugia-Assisi nel forzare il Parlamento italiano alla richiesta di sospensione dei bombardamenti)?

A noi sembra di poter dire che e' andata cosi' perche' e' mancata la formazione alla nonviolenza: occorreva aver cominciato tutti da anni a fare dibattiti sulla nonviolenza, ad esaminarne, approfondirne ed introiettarne criticamente valori, metodi, dimensioni; ed occorreva aver cominciato tutti da anni a fare training di addestramento alle tecniche della nonviolenza. Quei purtroppo ristretti settori del movimento che queste esperienze di dibattito e di formazione avevano condotto, e che hanno proposto all'intero movimento di fare un salto di qualita' in questa direzione, si sono trovati di fatto isolati: sovente rispettati per il loro rigore e addotti ad esempio, ma quasi sempre inascoltati nelle loro proposte di intervento concreto, di impegno comune.

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Per non concludere

Speriamo che la guerra stia per concludersi: ma dopo questa altre guerre verranno se non sapremo lottare per prevenirle. Ed e' quindi una necessita' per il nostro movimento cominciare subito una permanente attivita' di studio e discussione della nonviolenza, una permanente attivita' di formazione alla nonviolenza, di vero e proprio addestramento all'uso delle tecniche della nonviolenza ed alla comprensione dei valori della nonviolenza.

Non abbiamo tempo da perdere. I bombardieri decollano ancora, le industrie armiere producono ancora, i poteri stragisti persistono ancora. La voce strozzata della pace, o della coscienza, ci chiede un impegno ancora piu' profondo, ancora piu' persuaso: ci chiede di far crescere la nonviolenza come unica coerente alternativa alla guerra e all'oppressione.

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Che ne pensate?

Saremo grati a tutti coloro che vorranno farci sapere la loro opinione su queste appena accennate, frettolose e provvisorie riflessioni. La discussione e' aperta. Frattanto facciamo tutti tutto quel che possiamo per ottenere la cessazione della guerra.

Un abbraccio,

Viterbo, 8 giugno 1999

 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 147 del 29 ottobre 2015