Afghanistan: le donne ancora vittime di attacchi, mancanza sistematica di protezione, denuncia Amnesty International



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COMUNICATI STAMPA
CS69-2005

AFGHANISTAN: LE DONNE ANCORA VITTIME DI ATTACCHI, MANCANZA SISTEMATICA DI
PROTEZIONE, DENUNCIA AMNESTY INTERNATIONAL

'Adesso ci sono cose piu' urgenti? un funzionario civile ha troppe cose da
fare per occuparsi dei diritti delle donne. E' una questione di
priorita'?'
(il Governatore di Kandahar, intervistato da Amnesty International
il 13 settembre 2004)

La violenza contro le donne e le bambine in Afghanistan e' un fenomeno
dilagante: lo denuncia l'ultimo rapporto di Amnesty International sul
paese, dal titolo 'Afghanistan: le donne sotto attacco'.

'In tutto il paese, sono poche le donne che non vanno incontro alla
violenza o che possono sentirsi al riparo' ? ha affermato Fosca Nomis,
vicepresidente della Sezione Italiana di Amnesty International.

Ogni giorno, le donne afgane rischiano di essere sequestrate, stuprate,
costrette a un matrimonio precoce o barattate per sanare liti o debiti;
subiscono discriminazione da parte di ogni settore della societa' e delle
autorita'.

La violenza contro le donne e' ampiamente accettata a livello di comunita'
e viene affrontata in modo inadeguato dalle massime cariche governative e
giudiziarie del paese. Le indagini sulle denunce di aggressioni, stupri,
omicidi o suicidi di donne non sono ne' costanti ne' sistematiche e poche
di esse danno luogo a procedimenti.

'I codici societari, invocati in nome della tradizione e della religione,
sono usati come pretesto per negare alle donne la possibilita' di godere
dei propri diritti umani fondamentali. I comportamenti percepiti come
trasgressioni a quei codici sono puniti con arresti e persino uccisioni.
Alcune autorita' trattano le donne che fuggono da situazioni del genere
alla stregua di criminali e le imprigionano' ? ha aggiunto Nomis.

Dopo molti anni di guerra, l'Afghanistan attraversa una fase di
ricostruzione. Tuttavia, centinaia di donne e bambine continuano a subire
abusi da parte di padri, mariti, fratelli, uomini armati, sistemi di
giustizia paralleli e delle stesse istituzioni statali come la polizia e
gli organi giudiziari. E' stato riscontrato un aumento del numero di
matrimoni forzati e in alcuni casi le donne che volevano fuggire da questo
destino hanno preferito suicidarsi, in alcuni casi dandosi fuoco.

'I padri, i mariti e i fratelli rimangono i principali autori della
violenza domestica ma il controllo sociale e il potere che essi esercitano
sono rafforzati dalle autorita' statali e dal sistema informale di
giustizia' ? ha proseguito Nomis. 'Va ribadito che le autorita' afgane
hanno il dovere di impedire le violazioni dei diritti umani e di
proteggere le donne dalla violenza non solo quando e' compiuta da pubblici
ufficiali ma anche quando e' perpetrata da individui e gruppi privati.
Riformare il sistema penale e' un passo necessario per proteggere le donne
afgane ed e' responsabilita' dello Stato fornir loro adeguate garanzie
legali'.

In base agli standard internazionali sui diritti umani, l'Afghanistan deve
esercitare la diligenza dovuta per garantire i diritti delle donne,
compresi quelli all'uguaglianza, alla liberta' e alla sicurezza cosi' come
alla liberta' dalla discriminazione, dalla tortura e dai trattamenti
crudeli, inumani e degradanti.

Il rapporto di Amnesty International mette in luce come le autorita'
afgane abbiano fallito nel rispettare, proteggere e rafforzare i diritti
delle donne e delle bambine e ribadisce che gli Stati hanno la
responsabilita' di garantire che i diritti delle donne e degli uomini a
vivere liberi dalla violenza siano pienamente realizzati.

L'organizzazione per i diritti umani chiede al governo di Kabul, come
azioni minime essenziali per iniziare ad affrontare ed eliminare la
discriminazione e la violenza, di:

- condannare pubblicamente e in modo inequivocabile ogni forma di violenza
contro le donne e le bambine compresa quella che si compie in famiglia
oppure attraverso sentenze di sistemi informali di giustizia o mediante
l'azione di pubblici funzionari;

- continuare a rafforzare la riforma del sistema penale mediante
l'addestramento del personale giudiziario e di polizia per innalzare gli
standard di promozione e protezione dei diritti delle donne;

- non invocare qualsiasi costume, tradizione o argomento religioso per
evitare di adempiere i propri obblighi di eliminare la violenza contro le
donne;

- modificare o abolire le leggi in vigore (come il codice penale), i
regolamenti, i costumi e le pratiche che costituiscono atti
discriminazione nei confronti delle donne o che vi contribuiscono.

Amnesty International rivolge un appello anche alla comunita' dei paesi
donatori affinche' incoraggi e sostenga il governo di Kabul a porre fine
ai crimini contro le donne attraverso un impegno coordinato per
ricostruire l'Afghanistan in modo da consentire alle donne e alle ragazze
di realizzare i propri diritti.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 30 maggio 2005

Il rapporto 'Afghanistan: le donne sotto attacco' e' disponibile presso il
sito Internet http://www.amnesty.org e l'Ufficio stampa di Amnesty
International Italia.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International Italia ? Ufficio stampa
Tel. 06 4490224, cell.348 6974361, e-mail: press at amnesty.it



















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