Fwd:Libertà per Iyman El Obeidy






 

Ciao. Chi ascolta Radio Popolare o visto in questi giorni TG3 o TGLa7  avrà visto la scena della donna libica che è riuscita a penetrare nell'albergo di giornalisti a Tripoli e a denunciare le violenze subite dalle milizie di Gheddafi, prima di essere trascinata via dalla security dell'albergo e probabilmente arrestata. Credo che bisognerebbe fare subito una fortissima pressione perché sia rilasciata.  Un mio amico ha recuperato il testo della news e l'appello di Farid Adly, con gli indirizzi di posta elettronica del consolato e dell'ambasciata libica.Non dimentichiamo i singoli alberi nemmeno quando la foresta brucia e la morte è dappertutto.

Ciao. Olivia - gruppo di Milano 


 

 

Woman hauled away after reporting rape

TRIPOLI, Libya, March 26 (UPI) -- Libyan security forces dragged a bruised and battered woman away from a Tripoli hotel Saturday after she told foreign reporters she had been raped.

The woman's injuries, including bruises on her face and legs and rope burns, appeared to match her story, CNN reported. She said she had been kept prisoner for two days, her wrists and ankles tied with ropes, and that she had been sexually assaulted by 15 of Col. Moammar Gadhafi's soldiers after she was detained at a checkpoint.

She gave her name as Eman el-Obeidy and said she was from Benghazi, the eastern port that remains in rebel hands.

The woman entered the Rixos Hotel as foreign reporters and TV crews were eating breakfast. As she screamed at journalists that she had been assaulted, she was tackled by government employees there to keep watch on the foreign press and by members of the hotel staff, including one who yelled "traitor" at the woman.

Members of the press who tried to protect the woman were assaulted, CNN said. The news channel said one of its cameras was smashed.

Musa Ibrahim, a government spokesman, initially said the woman's story was a hallucination and suggested she was drunk, mentally ill or both, The New York Times said. Ibrahim later described the case as a criminal, not political, one, and said it was being investigated.

 
 
Farid scrive questo:
"Chiedo a tutti e tutte di scrivere all'ex ambasciata libica per chiedere la liberazione immediata dell'avv. Iyman El-Obeidy. Qui sotto c'è un appello da sottoscrivere."
 
Eccolo l'appello

Una donna libica grida "Libertà!" Non lasciamola sola!

Scrivete a:

embassyjam at gmail.com; info-ambasciata at amb-libia.it; info-consolato at amb-libia.it; info-cooperazione at amb-libia.it; info-press at amb-libia.it; info-cultura at amb-libia.it

All'attenzione di: Hafez Gaddour e di tutto il personale dell'ex ambasciata libica a Roma,

Solidarietà con l'avvocata Iyman El-Obeidy, sequestrata dalle bande di Gheddafi a Tripoli, torturata e violentata da 15 sicari delle Katayib!

Iyman ha denunciato la violenza davanti ai giornalisti internazionali e la sua storia ha girato il mondo. Le forze di sicurezza presenti all'Hotel Rixos, dove risiedono i giornalisti, l'hanno portata via in un'auto bianca. Il portavoce del regime sanguinario e assassino, Mussa Ibrahim, senza minimamente vergognarsi, ha raccontato che la donna è ubriaca e soffre di problemi psichici.

La madre e il padre dell'avvocata El-Obeidy hanno raccontato, il giorno dopo del suo arresto, di aver ricevuto una telefonata da Tripoli, direttamente da Bab Azizie, quartier generale del dittatore, nella quale gli agenti aguzzini chiedevano che la famiglia sostenga la versione uffciale e di indurre la figlia a ritrattare. In cambio avrebbero elargito alla famiglia soldi e benessere. La madre ha detto di aver parlato con la figlia e di avergli detto di non ritrattare, di resistere che la sua famiglia è fiera del suo coraggio e che il suo comportamento deve essere preso ad esempio da tanti uomini che stanno zitti chiusi nelle loro case. La donna ha fatto un appello alla popolazione di Tripoli di sollevarsi contro il regime sanguinario. Il padre dell'avvocata ha mostrato la foto del giorno di laurea della figlia e ha sostenuto che la figlia studia a Tripoli per preparare un master post universitario, che la figlia gode di buona salute mentale e che non accetteranno mai di venire a patti con un regime sanguinario.

Di fronta a questa storia drammatica di una donna libica e della sua famiglia, chiediamo a voi dell'ex ambasciata di Roma di agire per la sua liberazione. Dite ai vostri capi che voi non siete d'accordo con questo crimine. Non state in silenzio!

La vostra coscienza non potrà mai vivere in pace, se non vi muovete, ora! Domani sarà troppo tardi!

Non si può avere il piede in due staffe!

firma