Prove di guerra al confine tra Turchia e Siria - Il Sole 24 ORE



questi articoli sono scritti dalla Turchia
io prendo tutto con le molle, so che la verità è la prima vittima della guerre
i comportamenti della polizia di Assad credo siano proprio come descritto, sono molto diffusi nel mondo

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Prove di guerra al confine tra Turchia e Siria

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HATAY - Nei villaggi turchi di frontiera si vedono passare le pattuglie siriane mentre profughi e oppositori del regime nelle tende della Mezzaluna rossa, a ridosso dei reticolati, sono ancora sotto il tiro degli uomini di Assad. Di notte le ombre del Mukhabarat, i servizi siriani, scivolano oltreconfine, tra alture dolci e foreste di pini, e ogni tanto si portano via qualcuno come successe quando scomparve al bazar di Altinozu il colonnello Hussein Harmoush, un disertore riapparso tempo dopo alla tv siriana per "confessare" i suoi crimini contro la patria.

"Se lasciamo in Siria la famiglia o i parenti, gli shabbiya, i miliziani, li arrestano e li torturano: è l'arma più subdola ed efficace del regime", dice Mahamoud Moussa, insegnante, 39 anni, uno dei capi della rivolta di Badma, rifugiato con moglie e figli nel campo di Reyhanli a cinquanta metri dal confine. "Il Mukhabarat ha migliaia di dossier e un enorme potere di ricatto: questo spiega perché Assad non se ne andrà di sua volontà", afferma il giovane Osman, 25 anni.

Osman è uno specialista di guerra elettronica. "Il mio compito era tagliare i telefoni, bloccare Internet, la tv, isolando città e villaggi. Mi hanno portato con la Settima Divisione a Deir ez Zour per oscurarla, poi hanno voluto che sparassimo sulla gente con i mitra puntati alla schiena: non ce l'ho fatta e ho disertato".

L'esercito siriano, tenuto ai margini dai corpi speciali di Assad, appare demotivato ma l'intelligence è dotata dei migliori ritrovati occidentali. "C'erano anche tecnici italiani per addestrarci", sostiene Osman, confermando il coinvolgimento di alcune società americane e dell'italiana Area, che poi ha rinunciato alla commessa.

La diaspora dell'opposizione ha un braccio politico, il Consiglio nazionale siriano, e uno armato, il Free Syria Army. "Siamo ventimila e aumentiamo ogni giorno", dice il portavoce, il maggiore Maher Rahmoun Al Naiemy. Gli ufficiali sono concentrati nel campo di Apaidyn, 15 chilometri da Antiochia, due dal confine.

"Il Free Army sarà l'embrione del nuovo esercito quando cadrà il regime", dice convinto Maher. "Nessuno ci sostiene, né la Turchia né altre potenze regionali. Per l'armamento contiamo su tre risorse: le armi dei disertori, quelle chi procuriamo negli scontri con gli uomini di Bashar e sugli acquisti al mercato nero siriano".

Ci sono i presupposti per una guerra civile? "Non la vogliamo, il nostro scopo è proteggere la popolazione. Ma Assad proietta all'esterno l'immagine di un Paese che senza di lui precipita in un conflitto settario. La verità è che quando attaccano i dimostranti ci sono medici di ogni credenza religiosa ed etnia, alauiti, cristiani, ismailiti, drusi, che curano gratis i feriti".