Re: [pace] siriano - prima la comune umanità



condivido pienamente l'analisi di Alfonso Navarra, anche in merito
alle prospettive future (ma non troppo remote)
Dante Bedini


Il 28/06/12, alfonsonavarra at virgilio.it<alfonsonavarra at virgilio.it> ha scritto:
>
>
> Cara Laura, tu poni spesso domande da un milione di euro. Provo comunque a
> risponderti, scusandomi in anticipo per le eccessive semplificazioni
> schematiche. E mettendo le mani avanti: il panorama del Medio Oriente è
> complicatissimo e le mie conoscenze in materia sono approssimative, per
> quanto faccia sforzi per informarmi: ognuno ha i suoi limiti (per fortuna).
>
> Ma, per farti piacere, entro subito in argomento. Tutta l'attenzione della
> stampa italiana, ma non di quella USA, è ora concentrata sulla Siria mentre
> bisognerebbe guardare di più, se non principalmente al fronte iraniano,
> almeno al livello dell'International Herald Tribune, solo per fare un
> esempio.
>
> I pacifisti italiani, a mio giudizio, seguono a ruota, come d'abitudine, i
> percorsi di interesse "strabici" e "miopi" dei media nostrani.
>
> La Siria, dal punto di vista degli equilibri internazionali, è un diversivo,
> lì non scatta l'intervento NATO. Del resto neanche la Turchia lo chiede
> oggi, l'incidente del caccia abbattuto non va drammatizzato più di tanto.
>
> La "guerra umanitaria" contro la Siria non è in agenda, semplicemente perché
> oggi non è possibile, nelle condizioni presenti del "gioco della potenza".
>
> Gli USA sono relativamente deboli, non siamo nel 1991, e Cina e Russia sono
> relativamente forti. La Cina, per dirne una, ha l'economia USA nelle sue
> mani, basta che venda un po' di titoli del debito in sua mano e il '29 dalle
> parti di Wall Street potrebbe essere considerato una scampagnata.
>
> (Ma c'è anche il rapporto inverso dell'economia cinese verso quella
> americana: questa dipendenza affligge il creditore quando il debitore è
> troppo grande).
>
> Quella che si sta montando dal di fuori, ma con la complicità di gruppi
> interni, contro Assad - mi sembra chiaro - è una "guerra civile", non un
> intervento esterno, alla maniera della Libia. Anche alcuni funzionari
> dell'ONU hanno adottato la definizione richiamata di "guerra civile".
>
> Una guerra quindi tra un locale potere dittatoriale ed un locale, aspirante
> contropotere altrettanto sciagurato, fatta salva la possibile buona fede del
> singolo oppositore armato. Secondo me, non esiste comunque analogia con i
> Partigiani che si battevano contro il nazi-fascismo! Una guerra dalle gravi
> conseguenze dirette ed indirette per le popolazioni locali.
>
> Sullo sfondo quindi - come sempre - la gente comune, vittima disorganizzata,
> nonostante encomiabili tentativi nonviolenti come "Riconciliazione".
>
> Una guerra marginale, rispetto al fronte centrale, quello che fa muovere in
> modo decisivo la bilancia. Uno "scaricatoio" di tensioni, in cui gli agenti
> locali si muovono, più volenti che nolenti, essenzialmente come pedine di
> agenti esterni. Una specie di riedizione aggiornata di Iraq sunnita contro
> Iran sciita, stavolta combattuta, con vari terzi incomodi, all'interno di
> una unica compagine statale...
>
> Il vero problema geopoliticamente rilevante invece è se Israele attacca o
> meno l'Iran. In questo giudizio analitico concordo con le analisi di Limes.
> Su questa vicenda, che si risove entro pochi mesi, in vista delle elezioni
> presidenziali americane, si sta giocando oggi il riassetto degli equilibri
> di potere a livello mondiale. Ho provato a schematizzare la questione
> parlando della prevalenza del complesso militare-industriale-energetico
> (quindi della logica globale della "guerra permanente") su Wall Street (la
> "dittatura finanziaria"). E' su questa vicenda che dovremmo e potremmo
> intervenire "proattivamente" come società civile internazionale.
>
> Ma non con il metodo di organizzare i pro-iraniani contro i filo-israeliani
> (meno che mai vice-versa).
>
> Dobbiamo intervenire in modo da farci portavoce della "comune umanità",
> considerata la posta in gioco.
>
> Nella consapevolezza che dovremmo agire per avere dalla nostra il 90% (di
> tutti, inclusi israeliani, iraniani, palestinesi, e quanto altro) contro il
> 10% degli straricchi e super-armati, che prospera sulle nostre divisioni
> nazionali, religiose, etniche, di presunta "civiltà"...
>
> Questo non significa affatto, non vorrei essere frainteso, che dobbiamo
> disinteressarci della Siria e dei siriani.
>
> Ma che dobbiamo entrare in contatto con gli "ambasciatori di pace" al loro
> interno. Vale a dire le persone e i gruppi che: 1) non intendono affrontare
> il conflitto interno a suon di bombe e mitragliate; 2) dichiarino
> unilateralmente la pace con qualsiasi nemico esterno; 3) si impegnino nella
> lotta comune della società civile internazionale per denuclearizzare,
> secondo le risoluzioni ONU, il Mediterraneo ed il Medio Oriente.
>
> La priorità, insomma, anche per il siriano (e per il curdo siriano) oppresso
> dalla dittatura, o dalla contro-dittatura, è la "questione umana generale".
>
> Forse, con una strategia nonviolenta, bisognerà aspettare un po' di più
> prima di vedere intorno a sé un ambiente più decentemente democratico; ma
> per ottenere questo risultato, nell'impazienza e nell'immediatezza (spesso
> soltanto immaginate), non devo pensare di avere il diritto di rischiare un
> ambiente radioattivizzato intorno a tutti, i vicini ed i lontani...
>
> Ti saluto augurandomi che il mio tentativo di essere "chiaro e circonciso"
> abbia avuto un minimo di successo...
>
> ----Messaggio originale----
> Da: tussi.laura at tiscali.it
> Data: 27-giu-2012 18.45
> A: <pace at peacelink.it>
> Cc: <redazione at peacelink.it>
> Ogg: [pace] [SPF:fail] R: [pace] prima la comune umanità
>
>
>
>
>
>
> -->
>
> Grazie Alfonso per questo tuo intervento.
> Penso che occorra sempre schierarsi dalla parte degli oppressi e dei più
> deboli attraverso la terza via, che è la via della nonviolenza, per una
> risoluzione locale e globale dei conflitti, tramite azioni nonviolente. Sto
> leggendo Gene Sharp POTERE E LOTTA. Sharp  sostiene che è necessario fare
> leva sull’influenza dei loci del potere (enti, associazioni, sindacati, mass
> media eccetera), i loci del potere reale,  ossia il potere che si basa su un
> controllo dal basso, e far pressione sui governanti per mantenere un
> controllo duraturo sul potere politico, quello gerarchico (dell’1% come dici
> tu) attraverso un decentramento sempre più policentrico del potere stesso
> che deve essere suddiviso fra gruppi e istituzioni all’interno del tessuto
> sociale, per mantenere un controllo dal basso sull’autorità al vertice. Come
> cita Fornari questo controllo deve avvenire dal basso, ma soprattutto da
> ogni singolo individuo in base ad un principio etico di responsabilità.
> Dunque Sharp sostiene la teoria del controllo nonviolento del potere
> politico, attraverso varie forme e tecniche di protesta e disobbedienza,
> proprio come le nostre petizioni per la PACE in Siria e in Iran.
> Cosa intendi per manifestazioni “pacifiste” proattive e non reattive? Penso
> che le questioni Siria e Iran siano interdipendenti e tutti NOI siamo
> consapevoli, come sostiene anche il Professor L’Abate, che nel Medio Oriente
> potrebbe scoppiare la scintilla di un terzo conflitto mondiale e appunto
> nucleare.
> Laura
>
>
> Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto
> di alfonsonavarra at virgilio.it
> Inviato: mercoledì 27 giugno 2012 17.49
> A: pace at peacelink.it
> Oggetto: [pace] prima la comune umanità
>
>
> I quaderni speciali di Limes, giugno 2012, sono dedicati alle armi
> nucleari.
>
>
>
> Il titolo è: "A qualcuno piace l'atomica".
>
>
>
> In copertina sono richiamati tre argomenti:
>
>
>
> storie segrete degli arsenali nucleari
>
>
>
> da Hiroshima al caso Iran
>
>
>
> quando l'Italia pensò alla Bomba
>
>
>
> consiglio la lettura, ovviamente critica, a coloro che intendano acquisire
> elementi per farsi una visione meno strabica e miope delle questioni
> internazionali e del grande gioco che è in corso nel Medio Oriente allargato
> (ma anche per approfondire il legame tra nucleare civile e nucleare
> militare)
>
>
>
> questo per rilanciare mobilitazioni "pacifiste" proattive e non reattive
>
>
>
> per quanto mi riguarda, da Satyagrahi pragmatico, ribadisco il mio stare
> sempre dalla parte dei popoli oppressi (tutti) dall'1% straricco e
> super-armato, quale che sia l'ideologia di cui si ammanta
>
>
>
> all'insegna del motto: prima la comune umanità, perchè le organizzazioni
> politiche statuali passano, ma la specie deve restare ("umana" e non
> barbara)
>
>
>
> personalmente condanno, di conseguenza, allo stesso modo tutte le fazioni
> del potere e del contro-potere quando si pongono come pedine del gioco della
> potenza
>
>