Il Piano Regolatore del Porto di Taranto e il rigassificatore (comunicato stampa)



Inviamo questo testo che sarà letto da Leo Corvace e consegnato al commissario prefettizio per il Comune di Taranto Tommaso Blonda nell'ambito dell'assemblea pubblica che si svolgerà oggi martedì 25 luglio presso il Subfor di Taranto, relativo alla presentazione e discussione del piano regolatore del porto che apre alla presenza di insediamenti energetici. Il Comitato contro il rigassificatore di Taranto si opporrà ad ogni ipotesi di inserimento del rigassificatore nell'area portuale.


COMITATO CONTRO IL RIGASSIFICATORE DI TARANTO

OSSERVAZIONI PER IL PRG DEL PORTO.

Il prg del porto deve essere approvato tenendo conto della normativa in materia di rischi di incidenti rilevanti. Il D.L. 334/99 con le sue norme applicative e le sue successive modifiche (vedi il D.L.238/05) non è stato in larga parte recepito sul nostro territorio. Il quale, di fatto, è largamente sprovvisto delle misure di prevenzione in materia. L’Arpa non è in grado di garantire i previsti controlli istituzionali. La popolazione non è stata informata sui rischi che corre per la presenza nell’area industriale di aziende sottoposte alla direttiva ‘Seveso’. Né è mai stata coinvolta in operazioni di protezione civile. La Regione Puglia non ha ancora adempiuto alle disposizioni dello stesso D.L. 334/99. Il comune di Taranto non ha redatto l’elaborato tecnico relativo al rischio di incidenti rilevanti imposto dal D.M. 5.05.01. La Provincia non ha approntato il piano di coordinamento provinciale.
   Nonostante l’insediamento nel suo ambito o nel suo ridosso di ben otto industrie rientranti nella ‘Seveso’, il porto di Taranto non è ancora provvisto del piano integrato portuale, del piano di emergenza interno e di quello esterno. Non solo, ma la mancata redazione della variante urbanistica prevista dal D.M. 5.05.01 non permette una corretta pianificazione al suo interno mancando indicazioni sulle distanze di sicurezza da osservare per nuovi insediamenti, infrastrutture o delocalizzazioni di quelle esistenti, in relazione alla pericolosità delle industrie presenti. Particolare urgenza riveste la necessità di affrontare il nodo dei due assi viari molto frequentati,  la linea ferroviaria Taranto-Bari- Metaponto e la Statale Jonica 106, già considerati a rischio  dall’ufficio SIAR del Ministero dell’Ambiente sin dal lontano 1992, e più volte interrotti nel loro traffico per gravi incidenti alle limitrofe industrie. Tra questi lo sversamento di 30mila mc di gasolio da una cisterna della raffineria il 1° Maggio di quest’anno e lo scoppio all’Hidrochemical nel Maggio 2004. La problematica investe anche alla strada dei moli, prevista nel PRG e dotata di finanziamenti CIPE, la cui progettazione deve conformarsi alle misure di prevenzione imposte da una direttiva ‘Seveso’ rimasta lettera morta nell’area portuale ed in gran misura anche sul territorio.
Vanno anche registrati ritardi nell’applicazione del D.L. 230/95 sul rischio nucleare che incombe sui porti  interessati alla possibile presenza di naviglio a propulsione e/o armamento nucleare. Taranto risulta inclusa nell’elenco ufficiale di questi porti, ma il piano di emergenza previsto ultimamente anche dal D.P.R. del C.d.M.del 10 Febbraio 2006 non è stato ancora divulgato.
  
Sulla base di queste considerazioni si ritiene non solo che il PRG del porto debba essere approvato con gli adempimenti previsti dal D.L. 334/99 e sue successive modificazioni Ma che non possa, come nella versione proposta, assolutamente lasciare campo libero alla realizzazione di un rigassificatore all’interno della sua area.
Per questa eventualità mancano le condizioni di sicurezza e le misure di prevenzione come dettagliatamente descritto nelle note in allegato. Un terminale di rigassificazione non costituisce elemento per l’invocato sviluppo ecosostenibile dell’area ma un ulteriore peso in termini di rischio tecnologico e di impatto ambientale.

   La realizzazione del rigassificatore comporterebbe inoltre ripercussioni negative sul traffico portuale. Il transito di circa 100 - 110 metaniere l’anno, con i problemi di sicurezza che comporta, inciderebbe sui tempi di attesa del naviglio in entrata o in uscita dal porto e, di conseguenza, sul costo delle loro operazioni.  Non solo, ma andrebbe a compromettere il potenziamento del porto,  interferendo con la volontà di società (vedi Westland oppure la stessa Evergreen Italy Spa) che intendono investire nel suo ambito comportando aumenti del traffico navale.

Il sito proposto per la costruzione del rigassificatore non può che essere destinato al potenziamento delle attività  portuali. Il commissario Blonda dovrebbe attenersi a quanto già deliberato nel merito dal consiglio comunale all’unanimità nella seduta del 28.05.02: “..non si può perdere di vista l’obiettivo fondamentale dello sviluppo ragionato ed integrato del nostro territorio al quale vanno ricondotte tutte le scelte che riguardano il porto e le aree retroportuali...; quindi è improponibile un rigassificatore nel porto di Taranto in quanto verrebbero ingiustamente sottrattale..le poche aree disponibili che vanno, invece, destinate alla logistica primaria ed alle attività di traffico commerciale”.
  
   Il comitato intende anche esprimere preoccupazioni rispetto alle sorti di Punta Rondinella. Si tratta di un’area che, seppure in stato di degrado, è di particolare rilevanza storica e paesaggistica ed è l’unica, su quel tratto di costa, ad aver mantenuto grosso modo i suoi caratteri originari. A livello prospettico chiude un lato della rada di Mar Grande sino quasi a congiungersi, con la sua scogliera artificiale, all’isola di San Pietro. La sua pinetina ne costituisce, anche a distanza, un tratto saliente del suo paesaggio. Frequentata in epoca neolitica, nel corso dei secoli ha sempre rivestito una grande importanza da un punto di vista strategico militare per la difesa della città. I manufatti militari insistenti andrebbero recuperati come testimonianza di questo passato e finalizzati alla ricezione del posto da parte della popolazione.
Punta Rondinella, in particolare, è minacciata da un progetto di colmata dello specchio di mare antistante sul versante Nord della sua costa. Il rischio è che possa perdere le sue peculiarità. E la città anche l’ultima testimonianza di un tratto di costa un tempo di grande interesse paesaggistico e naturalistico e legato alla memoria storica della città. Dopo la deviazione del fiume Tara, l’abbattimento delle rigogliosa pineta di Lido Venere e Pino Solitario, la cementificazione e scomparsa dell’isola di San Nicolicchio, Taranto non può sacrificare per il suo sviluppo economico anche Punta Rondinella.

   Si chiede quindi che per l’area di Punta Rondinella:
a)       la colmata possa essere realizzata salvaguardandone prospetto e tratto di costa;
b)       il PRG preveda un suo piano di bonifica e di recupero;
c)      ne sia garantita la pubblica fruizione. Il potenziamento del porto non può tradursi, come nel passato per l’arsenale, gli insediamenti militari ed industriali, nella totale sottrazione degli spazi di maggior interesse paesaggistico per i cittadini.