Interrogazione parlamentare sui rigassificatori



Interrogazione  a risposta orale

Al Ministro dell’Ambiente e tutela del territorio e del mare
Al Ministro delle Attività Produttive


Per sapere   premesso che:


·         il  Consiglio dei Ministri ha dato notizia di aver istituito una “cabina di regia” per coordinare le decisioni sulle richieste di autorizzazione pervenute per la realizzazione di impianti di rigassificazione di Gas Naturale Liquefatto da localizzare nel nostro paese;
·         presso i Ministeri e le Regioni competenti  è già stato depositato un gran numero di domande di realizzazione di nuovi terminali marittimi e di relativi stabilimenti per la rigassificazione di GNL (oltre al potenziamento di quello già esistente a Panigaglia alla Spezia) per iniziativa di varie società  tra cui: Adriatic Lnc della Qatar Petroleum, Exxon-Mobil e Edison a Porto Viro (RO);  Brindisi LNG (British Gas Italia ed Enel) a Brindisi; OLT  Offshore LNG Toscana a Livorno; Edison, BP e Solvay a Rosignano Marittimo (LI); LNG  Med Gas Terminal  s.r.l.a San Ferdinado (RC), Petrolifera Gioia Tauro a Gioia Tauro; Erg Power & Gas e Shell Energy Italia ad Augusta Melilli; Gas Natural International (MEDEA) a Taranto; Gas Natural International a Zaule (TR); Alpi Adriatico s.r.l. (Endesa Italia s.p.a.) nel golfo di  Trieste; Erg e Shell a Priolo; Società Nuove Energie s.r.l. a Porto Empedocle (AG); Edison Stoccaggio a San Potito e Cotignola (RA); per un totale stimabile in oltre 90 miliardi di Nm3 anno di rigassificazione;
·         l’Italia è già interconnessa alla rete internazionale dei gasdotti  dalla  Algeria (TTPC), dalla Federazione Russa transitando per l’Austria (Tag) e dal Nord Europa (Tenp/Transitgas) tramite i quali è fino ad oggi stata possibile la fornitura di circa 74 miliardi di Nm3 di gas all’anno, necessari a soddisfare la domanda nazionale eccedente le modeste riserve interne (circa 12 miliardi di Nm3);
·         i giacimenti di gas naturale esistenti in Russia e nel Nord Africa costituiscono le riserve tra le più ricche del pianeta e l’unico impedimento fisico ad un loro maggiore utilizzo deriva da alcune strozzature nelle linee dei metanodotti esistenti che comunque sono in fase di potenziamento  con una aggiunta di 13 miliardi di Nm3/anno;
·         è in fase di ultimazione un nuovo metanodotto  dalla Libia alla Sicilia (la cui potenzialità sarà già il prossimo inverno di 8 miliardi di Nm3); è in fase di avvio la realizzazione di un metanodotto dall’area del Caspio transitando per la Grecia (la cui potenzialità al 2008 sarà di 10 miliardi di Nm3); è in fase di avanzata progettazione un gasdotto (Galsi) dall’Algeria alla Toscana transitando per la Sardegna (con una potenzialità di  altri 10 miliardi di Nm3); sono in fase di progettazione due nuovi gasdotti dall’Albania (Tap) e dall’Austria (Interconnector Tyrol);
·         un rapporto sugli scenari energetici futuri elaborato dall’ENI afferma che in Italia, già nel 2007,  l’offerta risulterà in eccesso, tanto che alcuni analisti hanno parlato dell’esistenza di una “bolla del gas” sui mercati;
·         l’Autority Antitrust europea ha recentemente commutato una multa  all’Eni (di 290 milioni di euro, una delle più consistente di cui si abbia notizia) per abuso di posizione dominante sul mercato del gas naturale per aver ostacolato l’ingresso dei suoi concorrenti sul mercato nazionale e in particolare perché gli atteggiamenti di Snam Rete Gas  (ancora controllata da Eni) avrebbero determinato un mancato afflusso di gas naturale ritardando il potenziamento delle condotte dal Nord Africa. L’Autorità per l’Energia ha denunciato l’esistenza di “una strategia di contenimento dell’offerta posta in atto negli ultimi anni dall’operatore dominante”. Il sistema viene definito di “gaming the market”, manipolazione del mercato, al fine di aumentare i prezzi all’ingrosso e, di riflesso, le tariffe all’utenza finale, tant’è che in Italia si è registrato un aumento del 14% in meno di due anni;
·         la modalità di utilizzazione del gas naturale tramite procedimento di liquefazione e trasporto con navi metaniere criogeniche, che consentono il mantenimento di temperature a -161°,  è sicuramente il più dispendioso in termini di impieghi energetici e tale, quindi, da dissipare maggiormente, a parità di utilizzo energetico, le riserve di gas naturale e di accelerarne l’esaurimento. Il bilancio energetico negativo della tecnologia prescelta verrebbe in parte mitigato solo sfruttando il salto entalpico tramite recupero del calore disperso nel processo di rigassificazione attraverso “pozzi di calore”;
·         secondo alcuni studi tecnici il trasporto del gas naturale via mare sarebbe anche il più economicamente oneroso contribuendo  fino al 30% del costo complessivo della fornitura e il vantaggio economico del GNL rispetto al tradizionale metanodotto si verificherebbe solo per distanze superiori ai 3.800 chilometri;
·         il 70% circa dell’energia elettrica italiana è prodotta utilizzando come fonte primaria il gas naturale, quota destinata ad aumentare con la realizzazione di una moltitudine di nuove centrali turbogas;
·         i “picchi” di domanda di gas metano in Italia si verificano nei periodi invernali, durano dai 15 ai 20 giorni (400 milioni di metri cubi al giorno) e richiedono, quindi, un surplus di forniture pari a circa il 10% del fabbisogno annuale (lo scorso anno i consumi hanno superato 85 miliardi di Nm3), quantità che sembrano compatibili con le capacità di stoccaggio e di modulazione del sistema di distribuzione nazionale (anch’essi gestiti da Snam rete gas);
·         i nuovi terminali di rigassificazione di cui si parla in Italia sono per lo più piattaforme e strutture di stoccaggio off shore di enormi dimensioni, vere isole artificiali (nel caso di Porto Viro la piattaforma sarà lunga 180 metri, larga 88 e alta  57, per una superficie di 15.000 mq), collocate a varie distanza dalla costa  e collegate alla terraferma tramite gasdotti. Attualmente nel mondo sono in funzione una cinquantina di tali impianti, ma di dimensioni diverse e quasi mai collocati in mare aperto;
·         tali strutture costituiscono una seria limitazione alla navigazione e alla pesca per alcune decine di chilometri quadrati all’intorno;
·         le molecole di metano presentano un fortissima instabilità chimica e la loro concentrazione tramite liquefazione aumenta la rischiosità di esplosione. Gli effetti di una esplosione su una superficie marina sono stati studiati e documentati dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente del governo degli Stati Uniti, concludendo che la collocazione a mare di tali impianti appare come la più rischiosa;
·         il transito delle navi gasiere crioniche dovrà essere regolato da apposite norme internazionali di sicurezza, così come va ricordato che i relativi approdi e stoccaggi rientrano nell’elenco degli impianti definiti a rischio di grandi incidenti industriali , secondo le direttive Severo;
·         gli impianti di rigassificazione usano nei circuiti di riscaldamento enormi quantità di acqua marina addizionata con sostanze inibenti la vegetazione (cloro) e restituita al mare con una temperatura inferiore di oltre 6° sul normale marino con effetti non facilmente prevedibili sulla flora e la fauna;
·         nella procedura di esame ed autorizzazione (conferenza dei servizi e VIA) di tutti i progetti presentati non è stata applicata la Convenzione di Aarhus (recepita con legge 108/2001) e la normativa Seveso II che prevedono la più ampia informazione al pubblico e coinvolgimento delle popolazioni interessate, in alcuni casi nemmeno degli organi elettivi locali rappresentativi della sovranità popolare;


non ritenga:

·         utile e necessario dotare il nostro Paese di un piano energetico-ambientale, propedeutico a qualsivoglia decisione operativa, tale da costituire per tutti gli operatori pubblici e privati un quadro di riferimento strategico attendibile circa i fabbisogni reali di energia di cui necessita il sistema economico italiano, articolato per le diverse fonti di approvvigionamento possibili (petrolio, carbone, gas naturale, idroelettrico, geotermico, rinnovabili) a seconda delle diverse domande di utilizzazione finale (industriali, trasporti, civili, ecc.) mirando, principalmente, a porre in atto quelle strategie che orientino i consumi riducendo i fabbisogni e allunghino la durata delle riserve energetiche primarie non rinnovabili, ovunque esse si trovino;
·         di evitare, nel delicato quadro geopolitico internazionale, di alimentare una guerra commerciale dei prezzi del gas naturale esacerbando la concorrenza tra i diversi paesi fornitori (Qatar, Nigeria, Indonesia, Trinidad e altri, da una parte, Federazione Russa, Algeria e altri dall’altra), dimenticando gli insegnamenti di Enrico Mattei sulla necessità di mantenere nel lungo periodo rapporti collaborativi e di reciproca convenienza con tutti i paesi fornitori di energia e di materie prime, quando auspicava il raggiungimento di un patto “volto al mantenimento della pace, al benessere di chi quella risorsa (i combustibili fossili) possiede per dono della natura e chi la utilizza per forza della sua industria”;
·         di escludere che l’Italia possa diventare una piattaforma di transito, gestita e controllata  da imprese straniere, per l’approdo, lo stoccaggio e la commercializzazione di gas naturale ad uso e consumo delle aree economiche del centro Europa;
·         di sottoporre l’intero processo tecnologico di utilizzazione del gas naturale tramite liquefazione e rigassificazione ad una attenta Valutazione strategica di impatto ambientale in modo da poter confrontare i diversi sistemi di approvvigionamento, trasporto e distribuzione sia in termini di rischiosità che di costi;
·         di sottoporre ogni singolo progetto di nuovo impianto ad una procedura rigorosa di Valutazione di Impatto Ambientale, escludendo pericolose semplificazioni, come quelle previste dalla legge Obiettivo sulle grandi opere;
·         di evitare che il mare possa essere oggetto di colonizzazione e lottizzazione per l’insediamento di stabilimenti industriali  ritenuti pericolosi e potenzialmente nocivi, già rifiutati dalle comunità locali in terraferma; per di più gestiti da imprese private la cui missione è massimizzare i propri profitti;
·         opportuno sospendere per autotutela legale l’efficacia delle autorizzazioni ministeriali già rilasciate per la realizzazione degli impianti di rigassificazione nei casi in cui su di esse gravi un contenzioso giurisdizionale che possa concludersi con il loro annullamento; ciò per evitare la realizzazione di impianti che potrebbero essere ritenuti illegittimi dai tribunali, e per evitare che i destinatari delle autorizzazioni annullate possano richiedere il risarcimento dei danni allo Stato, per i denari inutilmente spesi;
·         opportuno, altresì, sospendere l’iter delle autorizzazioni in corso onde verificare la conformità delle procedure autorizzative  sia a livello centrale che periferico   in ordine al mancato rispetto delle procedure seguite nelle autorizzazioni nei riguardi delle Direttive Europee in particolare della Convenzione di Aarhus e della  Seveso II che prevedono la consulatazione della popolazione, “qualora si ravvisi la necessità di comporre conflitti in ordine alla costruzione di nuovi stabilimenti” rispetto una procedura;
·         informare le procedure di autorizzazione degli impianti di rigassificazione ai criteri della concorsualità e della par condicio tra gli interessati, così da evitare l’autorizzazione “a domanda” e l’assegnazione di aree demaniali, addirittura marine, secondo il criterio di chi le richiede per primo.

On.Paolo Cacciari

On.Maurizio Acerbo

On.Maria Cristina Perugia

On.Provera Marilde

On.Ferrara Francesco

On.Zipponi Maurizio
2 Ottobre  2006