L'Ilva e il mercurio, Emilio Riva querela gli ambientalisti. PeaceLink invita a solidarizzare



Mercurio, l’Ilva querela gli ambientalisti

Taranto Sera 20/06/2007


Il mare al mercurio costa una querela agli ambientalisti che avevano
accusato l’Ilva di aver abbondantemente condito le acque dello Jonio con
sversamenti oltre il lecito. Emilio Riva ha infatti denunciato il
presidente di Peacelink, Alessandro Marescotti, il segretario provinciale
della Uil, Franco Sorrentino, ed il biologo Giulio Farella, del comitato
contro il rigassificatore. I reati ipotizzati nella querela depositata
stamattina dall’avvocato Egidio Albanese, sono quelli di procurato allarme
e diffusione di notizie false e tendenziose. I fatti: il 31 maggio scorso
Marescotti, Sorrentino e Farella tennero una conferenza stampa per
denunciare l’ennesimo caso di presunto scempio ambientale. In particolare
il riferimento era alla emissione di mercurio nelle acque marine da parte
dell’azienda siderurgica. In particolare, vennero elencati una serie di
dati allarmanti sul mercurio scaricato in mare dall’Ilva tra il 2002 ed il
2005. Secondo gli ambientalisti, circa il 49% del mercurio disperso in
atmosfera su tutto il territorio nazionale sarebbe imputabile allo
stabilimento siderurgico tarantino. Particolarmente inquietanti le cifre
snocciolate sullo sversamento in mare di mercurio, con l’attribuzione
all’Ilva di essere “titolare” di oltre il 62% del mercurio prodotto dalla
grande industria in Italia. I dati furono presentati con una serie di
considerazioni sul danno causato ai prodotti ittici e, di conseguenza, sui
rischi per la salute dei cittadini. Una notizia che mise in allarme i
pescatori, preoccupati per il crollo dei consumi di pesce e frutti di
mare, fino al punto da spingere la Provincia a convocare un tavolo di
confronto nel quale la Asl rassicurò sulla bontà dei prodotti ittici. In
realtà, secondo Riva, i contenuti della conferenza incriminata sarebbero
«il fuorviante frutto di una ricerca effettuata su parametri fittizi
costituiti da limiti di rilevabilità mai superati dall’azienda ed in
particolare effettuando una mera stima delle emissioni di sostanza
inquinante». Il presidente del consiglio d’amministrazione dell’Ilva
ritiene che i dati diffusi siano di «portata esagerata e tendenziosa»,
proprio perché i dati sarebbero fondati su stime statistiche. «Non si può
commenta Riva — addebitare allo stabilimento Ilva di Taranto il ruolo di
attore di una presunta “catastrofe ambientale”, destando inevitabilmente
un pubblico allarme ed un diffuso turbamento nella comunità cittadina.
Tanto, utilizzando dati non reali, cioè indicando quantità di mercurio mai
sversate e che sono solo il frutto di un calcolo previsto per legge, cosa
peraltro ben nota a chi si occupa di tale materia, come i conferenzieri in
questione». Gli ambientalisti specificarono che i dati diffusi erano stati
rinvenuti — si afferma nell’atto di querela — nell’ambito di una ricerca
effettuata negli archivi del sito internet dell’Agenzia per la protezione
dell’ambiente, ove, in virtù di una disaggregazione degli stessi dati
statistici rilevati nel database Ines (Inventario nazionale delle
emissioni e loro sorgenti) sarebbero emersi gli allarmanti dati
suesposti».



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Alessandro Marescotti
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