OLA, IL BOSCO PANTANO DI POLICORO NON DEVE MORIRE





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Oggetto: OLA, IL BOSCO PANTANO DI POLICORO NON DEVE MORIRE
Data: Fri, 31 Aug 2007 14:53:54 +0200
Da: OLA - Organizzazione Lucana Ambientalista <ola at olambientalista.it>


Agli organi di informazione con preghiera di diffusione.


OLA, IL BOSCO PANTANO DI POLICORO NON DEVE MORIRE

Dopo il clamore (giustamente) generato dai lavori di pulizia
dei canali ed alcune lacrime di coccodrillo versate per i
danni a flora e fauna del bosco di Policoro, detto
“Pantano”, con vero rammarico facciamo questa ennesima
constatazione! Il “Pantano” di Policoro sta
letteralmente seccando e rischia di perdere
irrimediabilmente le sue peculiarità di bosco umido
costiero!
Numerose specie di insetti - che hanno reso famoso il Bosco
di Policoro, evidenziandone l’eccezionale biodiversità -
stanno inesorabilmente scomparendo e con questo evidenziano
il degrado o la trasformazione dell’ habitat naturale.
Infatti negli ultimi anni il processo di inaridimento e la
fortissima erosione costiera hanno determinato la modifica
delle consociazioni vegetali ed animali e la scomparsa di
alcuni tratti della duna costiera, anch’essa di
eccezionale valenza naturalistica. Se per l’erosione
costiera occorrerebbero interventi complessi, che
interessano territori vasti, almeno quelli del bacino
idrografico del Sinni, per resistere all’inaridimento
basterebbe utilizzare i canali di bonifica per re-inumidire,
se non proprio allagare, gli habitat così come erano in
origine.
E’ necessario conoscere lo stato di salute del bosco,
della flora e della fauna di cui si componeva solamente
alcuni anni fa e di quella di adesso. I sintomi, purtroppo,
sono chiari! Come si può programmare qualsiasi intervento
che non vada ad affrontare prioritariamente queste
problematiche magari dopo aver definito in modo scientifico
le vere cause dell’agonia del bosco? Perché si spendono
tanti soldi pubblici se poi non si riesce a mantenere quello
che la natura ci ha lasciato?  Molti cittadini, non solo
Policoresi, hanno combattuto anni addietro per sottrarlo
alla privatizzazione ed alla speculazione agricolo-edilizia,
esercitata anche su aree contestate dal Demanio Pubblico,
che avrebbe voluto “valorizzarlo” trasformandolo in
campi agricoli e case al mare!
Vicino al bosco sul lato di Rotondella esiste ancora una
discarica sospettata di contenere metalli pesanti e
cromoesavalente, sequestrata dai Carabinieri di Policoro e
dal Corpo Forestale in periodi diversi (che finirà nel
mare a seguito dell'erosione della costa, vista la totale
indifferenza delle istituzioni);  nessuno ente si è
degnato di interessarsi alla sua bonifica, nonostante le
numerose denunce. Ci colpisce l’omertà istituzionale
anche su questa vicenda.
Tra gli interventi quello che potrebbe inferire il “colpo
mortale” al bosco di Policoro ed all’intero sistema
agro-forestale del metapontino c’è inoltre il progetto
di “riuso delle acque basse del metapontino”. Concepito
per contrastare l’emergenza idrica del Mezzogiorno, questo
progetto è previsto dalla Legge Obiettivo quale opera
strategica di interesse nazionale e di valenza
interregionale per l’insediamento industriale dell’ILVA
di Taranto che invece potrebbe riutilizzare le acque reflue
attualmente scaricate in mare. Prevede l'utilizzo delle
acque dei canali di bonifica a valle della S.S. n.106 -
attualmente sollevate dalle idrovore per essere scaricate a
mare da destinare ad usi industriali, in particolare per
l'ILVA di Taranto, con il prosciugamento completo della
falda superficiale della costa ionica già duramente
provata a causa del mancato apporto di acqua dai fiumi
lucani soprattutto nei mesi estivi.
Il bosco di Policoro  non può essere propagandato solo
come “icona” nei depliants degli alberghi e dell’APT o
, in futuro, anche nella propaganda del megavillaggio stile
Marinagri che si vuole costruire sul lato destro della foce
del fiume Sinni, nel Comune di Rotondella. Nessuno ci accusi
di allarmismo, ma constati di persona quello che può
essere definita l’agonia del Bosco Pantano di Policoro.
Faccia una bella camminata nel bosco per vedere lo stato in
cui versa il biotopo naturale. Tra qualche anno potrebbe
essere solo un ammasso di sterpaglie tra gli scheletri dei
componenti di una lussureggiante ex foresta planiziaria
esposto a non augurabili possibili speculazioni, incuria e
incendi.
Allora sì potremo chiamarlo il “Pantano
dell’indifferenza e dell’omertà”.

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