Diossina nel latte a Taranto, le analisi dell'Istituto Zooprofilattico confermano l'allarme lanciato da PeaceLink



PEACELINK - Comunicato stampa


Da tempo PeaceLink ha sollevato a livello nazionale il problema che a
Taranto viene emesso il 90,3% di tutta la diossina industriale italiana
inventariata nel registo Ines.

Il 5 marzo scorso PeaceLink aveva reso noti i dati di un campione di
formaggio locale fatto analizzare in un laboratorio specializzato,
quello dell'INCA di Lecce.

I livelli di diossine erano risultati pari a 4,28 picogrammi per grammo
di grasso, rispetto a un limite di 3 picogrammi consentito dalla legge.
La somma delle diossine e dei Pcb (policlorobifenili) riscontrata nel
formaggio è risultata di 19,5 picogrammi contro un limite di legge pari
a 6 picogrammi. 

Da qui è partito un allarme che ha sollecitato la Asl di Taranto a fare
più rapidamente i propri controlli.


Le analisi commissionate dalla Asl di Taranto ed effettuate
nell'Istituto Zooprofilattico di Teramo hanno anch'esse rintracciato
diossine e PCB (policlorobifenili) nel latte analizzato. Il problema del
pascolo su aree inquinate da diossine e PCB è ormai un problema che non
può essere più ignorato. 


I dati della Asl di Taranto quindi confermano le ragioni dell'allarme
lanciato da PeaceLink.


Avevamo sottolineato che il 98% della diossina entra nel corpo umano
attraverso l'alimentazione contaminata: latte, formaggio, carne, uova,
pesce. Quindi se la diossina è entrata nella catena alimentare significa
che è stato profondamente alterato l'ecosistema. Evidentemente le
autorità preposte non hanno posto limiti efficaci a tutela della salute
pubblica. Occorrerebbero pesanti sanzioni per chi non ci ha tutelato. E
occorrerebbe una pesante sanzione elettorale per tutti quei partiti che
hanno fatto finta di non vedere o che hanno lasciato fare leggi
permissive sulla diossina senza controllare.

Ricordiamo che il "Comitato per Taranto" aveva scritto al responsabile
legale della Parmalat spa, da cui dipende il latte della Centrale di
Taranto, perché rendesse noti i risultati dei propri controlli relativi
alla diossina per il latte conferito alla Centale. Non è pervenuta fino
a ora risposta e cogliamo l'occasione per sollecitarla nuovamente. Ma
soprattutto abbiamo constatato il silenzio dei ministeri interessati e
delle istituzioni territoriali a cui la lettera era stata inviata in
copia: sono rimaste semplici spettatrici di tale richiesta.


La situazione è grave. Tutti i silenzi non hanno risolto il problema ma
lo hanno solo ignorato.


E sarebbe sbagliato ora credere di risolvere tutto puntando il dito
contro gli allevatori e i caseifici: sono le prime vittime, assieme ai
consumatori.

Il problema non è nella produzione del latte e formaggio ma è nella
produzione della diossina. Il problema è politico e sta nella produzione
di leggi scellerate e permissive che hanno reso "legali" i livelli
attuali di emissioni industriali di diossina.

E così siamo al paradosso che le emissioni di diossina sono a norma
mentre il latte è fuori norma.


Siamo all'assurdo che a Taranto è fuoriuscita "legalmente" una quantità
di diossina verosimilmente doppia rispetto a Seveso. E la "marcia
trionfale" non si arresta: è quasi raddoppiata dal 2007 al 2008 nelle
emissioni dell'Ilva monitorate dall'Arpa Puglia.


Pertanto invitiamo a riflettere: potremmo anche bloccare la produzione
di latte e formaggio a Taranto ma se si raddoppia la produzione di
diossina dal 2007 al 2008 avremo risolto il problema?

La diossina inoltre si accumula anno dopo anno ed è in continua crescita
in valori assoluti.


Invitiamo i produttori di latte e formaggio a rivolgersi ai propri
legali per chiedere i danni. La colpa del progressivo peggioramento
della situazione non è la loro.

PeaceLink vuole coinvolgere ambientalisti, allevatori, consumatori e
lavoratori per lanciare una campagna positiva di tutela della salute.


Occorre unire le forze e premere sia sulle autorità sia sulle industrie
inquinanti. Insieme è possibile perseguire i seguenti fini: 
1) abbattere significativamente le emissioni di diossine e PCB; 
2) delimitare le aree in cui eventualmente non dovrebbero pascolare gli
animali; 
3) ridurre il rischio alimentare controllando il mangime del bestiame; 
4) avviare una bonifica dei terreni contaminati; 
5) effettuare un monitoraggio degli alimenti.


Noi, come PeaceLink, chiediamo che non vengano votati tutti i partiti e
i relativi candidati che rimangono in silenzio di fronte a questo
problema. E vogliamo che vengano adottate tutte le precauzioni
necessarie, dalla delimitazione dei terreni su cui vietare il pascolo
alla scelta di foraggio pulito per gli animali, fino a giungere ad una
bonifica dei terreni ormai non più procrastinabile. Ma soprattutto
occorre adottare il limite di 0,4 nanogrammi di diossina a metro cubo:
il sindaco di Taranto lo chieda immediatamente, non si può viaggare
sugli 8 nanogrammi e oltre senza che si faccia nulla. La Regione Puglia
adotti subito un decreto fotocopia del Friuli Venezia Giulia che ha
imposto all'impianto di agglomerazione di Trieste il limite di 0,4
nanogrammi a metro cubo. I tempi di adozione del limite devono essere
commisurati unicamente ai tempi tecnici di acquito delle migliori
tecnologie e di loro installazione. Non c'è più tempo da perdere.
Vendola faccia una scelta di parte e dichiari Taranto "città europea":
non ci possono essere due Italie, la salute è una sola.
 
E, infine, è bene che si sappia che anche quando sarà stato adottato il
limite di 0,4 nanogrammi a metro cubo per le emissioni, il problema non
sarà risolto: anche una minima quantità di diossina immessa
nell'ambiente andrà comunque a sommarsi a quella esistente. I tempi di
persistenza lunghissimi della diossina ci prefigurano un futuro che
tenderà a peggiorare. Ogni ritardo nel porre dei limiti è solo un
colpevole ritardo.

Per PeaceLink

Ing. Biagio De Marzo
Prof. Alessandro Marescotti

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