Pordenone 14 gennaio - Longevità il Nordest cambia rotta (62)



Non è un Paese per vecchi? Il dialogo (interrotto) tra le generazioni

Longevità il Nordest cambia rotta

Gli uomini recuperano sulle donne

Convegni, workshop, spettacoli, incontri

 

Pordenone, 14-15-16 gennaio 2010

 

 

Pordenone

 

Le donne sono più longeve degli uomini, tutto vero, la cosa è universalmente risaputa da tempo. Tuttavia nel cuore del Nordest, più precisamente nella provincia di Pordenone, il fenomeno ha subìto un deciso cambiamento di rotta. Questi dati assieme ad altri - riguardanti la struttura della popolazione ed i suoi cambiamenti nella composizione di minorenni, adulti e anziani per quanto concerne il territorio della provincia di Pordenone – saranno presentati oggi pomeriggio da Paolo Tomasin dell’Osservatorio Politiche sociali della Provincia di Pordenone all’interno della ricca tre giorni “Non è un paese per vecchi? Il dialogo (interrotto) tra le generazioni”.

La secolare longevità femminile è stata infatti minata in particolare tra il 2002 ed il 2009, intervallo di tempo che ha visto gli uomini alzare di nuovo la cresta e, sebbene non ancora sopravanzare le donne in graduatoria, perlomeno diminuire e recuperare in parte lo scarto percentuale.

Partita stamane la manifestazione - che prevede convegni, workshop, spettacoli ed incontri nei giorni 14, 15 e 16 gennaio - vede il coinvolgimento diretto della rivista L’Ippogrifo in qualità di Comitato scientifico e organizzatore degli eventi, e dell’Associazione “Le Nuvole” in qualità di Segreteria organizzativa. Sono coinvolti e partner l’Amministrazione Provinciale e il Comune di Pordenone in qualità di promotori e primi finanziatori dell’evento, l’Azienda sanitaria n.6 Friuli Occidentale, la Scuola Sperimentale dell’Attore, il Centro Iniziative culturali Pordenone, Cinemazero, Liceo Leopardi – Majorana, Circolo Menocchio, Cooperative sociali Acli, Fai e Itaca.

Per affrontare a livello locale la questione del dialogo (interrotto) tra le generazioni può essere d’aiuto partire da un’analisi sociodemografica delle tre grandi fasce età - minorenni, adulti e anziani. Se ne occuperà proprio Tomasin che dalle 14 alle 17 parteciperà alla tavola rotonda cui siederanno altresì Giovanni Zanolin, assessore alle Politiche sociali del Comune di Pordenone, Nicola Delli Quadri, Direttore generale dell’ Ass6 “Friuli Occidentale” ed Alessandro Ciriani, Presidente della Provincia di Pordenone. I lavori, che prevedono la presentazione del documento del Gruppo di lavoro interservizi, saranno condotti e conclusi da Fabio Fedrigo della redazione L’Ippogrifo.

 

I cambiamenti nella composizione di minorenni, adulti e anziani

In una situazione di evidente crescita demografica, infatti, le tre grandi fasce d’età ovvero i minorenni, gli adulti e gli anziani si comportano in modo piuttosto diversificato. “Nell’ultimo decennio chi ha aumentato maggiormente il proprio peso percentuale sul totale della popolazione - anticipa Tomasin dati alla mano - è la fascia dei minorenni (+1,15%), seguiti dagli anziani (+1,10%), mentre invece è diminuita percentualmente la fascia degli adulti (-2,25%)”. Ciò significa che nel Pordenonese la popolazione cresce ma al contempo aumenta anche la forbice tra le due generazioni, distanziandosi soprattutto alle sue estremità: tra i più giovani e i più vecchi. Dati da considerare alla luce di un altro elemento, ossia che “nello stesso periodo i minorenni con età inferiore ai 15 anni crescono addirittura del 19%, contro una media del 9%”.

Ecco che oggi ogni 100 residenti in provincia di Pordenone, il 16,16% ha un’età sotto i 18 anni, il 63,66% tra i 18 e i 64 anni e il 20,18% uguale o superiore ai 65 anni. “Praticamente ogni tre persone residenti, due sono in età attiva (15-64) e una in quella non attiva. Se l’aumento percentuale degli anziani è frutto dell’allungamento della vita – sostiene Tomasin -, l’incremento percentuale dei minorenni è un esito, quasi esclusivo, del fenomeno migratorio”.

 

 

 

L’aumento degli anziani di sesso maschile

E’ universalmente risaputo che le donne sono più longeve degli uomini, elemento che ha avuto come conseguenza che tra gli anziani la percentuale di donne andasse sempre più aumentando, tanto da indurre alla definizione di “femminilizzazione” della terza età. “Ebbene il fenomeno sembra aver cambiato rotta negli ultimi anni: è in corso infatti un recupero da parte dei maschi –afferma Tomasin - che sta riducendo il divario con il gentil sesso; oggi gli anziani di sesso maschile con più di 64 anni sono il 41,44% del totale, quando nel 2002 erano solo il 39,21%”.

 

I giovani sotto i 18 anni di cittadinanza non italiana che risiedono in provincia di Pordenone sono superiori alla media della popolazione straniera totale, un dato importante se unito alla percentuale, in forte crescita nell’ultimo decennio, degli over 64enni non italiani. Che impone una e più riflessioni improntate all’inclusione ed all’accoglienza a fronte delle ventate razziste e xenofobe degli ultimi tempi. E progetti innovativi ed azioni mirate, e coraggiose, anche da parte delle pubbliche amministrazioni.

 

 

Il peso degli stranieri nelle tre fasce d’età

L’immigrazione straniera è indubbiamente il fenomeno che, negli ultimi anni, ha maggiormente caratterizzato il cambiamento della struttura demografica e sociale della provincia di Pordenone. “Se oggi i residenti di cittadinanza diversa da quella italiana, sia comunitari sia non comunitari, sono il 10,6% della popolazione totale – spiega Tomasin -, tra i minorenni raggiungono il 15,6%, nella fascia attiva il 12,4% e tra gli anziani hanno superato l’1,2%, ovvero ogni 100 persone con un’età superiore ai 64 anni, uno ormai non è di origine italiana. La percentuale è in forte crescita visto che gli anziani non italiani nel 2002 rappresentavano solo lo 0,58%”.

 

 

Vi sono infine anche altri fenomeni che caratterizzano oggi le diverse generazioni, a partire da quella dell’infanzia che ha da una parte il vivere da figlio unico e dall’altra il super impegno (scuola, sport) e l’assenza del “tempo vuoto” dedicato una volta alla fantasia ed alla libera creatività dei bambini, all’inventarsi giochi da soli o al divertirsi in cortile con gli altri amici.

La gioventù registra “l’allungamento dell’adolescenza e della condizione di giovane (i cosiddetti “giovani-adulti”), l’aumento della scolarizzazione e l’inserimento tardivo nel mercato del lavoro – prosegue Tomasin -, o ancora la precarietà lavorativa e l’uscita tardiva di casa ed il conseguente ritardo nella formazione di un nuovo nucleo familiare”.

Il mondo degli adulti vede “la trasformazione delle famiglia, l’aumento dell’età della madre al primo parto, la diminuzione dei matrimoni sia religiosi che civili”, mentre quello degli anziani è costretto a confrontarsi con “divorzi e separazioni tardive, la terza età attiva (nel lavoro, turismo e impegno sociale), il risparmio degli anziani come sostegno alle spese delle altre due generazioni e infine con anziani non autosufficienti e badanti”. Elementi degni di un approfondimento e nodi che necessitano di essere ancora slegati.

 

Fabio Della Pietra

Ufficio Stampa

Cooperativa sociale Itaca

Pordenone

www.itaca.coopsoc.it

Prot. 62

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