Telegrammi. 713



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 713 del 19 ottobre 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Se non ci si batte per salvare le vite

2. Un appello del Movimento Nonviolento, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

3. Marino Andolina: Si ricordi, non si celebri

4. Graziella Bevilacqua: Disinquinare il linguaggio

5. Donatella Bortolazzi: Educazione alla pace

6. Maria Grazia Caprioli: Chiedere perdono ai bambini

7. Pasquale D'Andretta: Giovani per sempre. Vite e memorie in ostaggio della guerra

8. Carlo Gubitosa: La lettera

9. Luca Mercalli: Ora

10. Anna Puglisi e Umberto Santino: E le spese per gli armamenti saccheggiano i bilanci degli stati

11. Marcello Vigli: Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani

12. Ezzelino Villanzoni: Solo la nonviolenza e' lotta di liberazione degli oppressi

13. Segnalazioni librarie

14. La "Carta" del Movimento Nonviolento

15. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: SE NON CI SI BATTE PER SALVARE LE VITE

 

Se non ci si oppone alla guerra assassina, per cosa si lotta?

Se non ci si oppone alla persecuzione razzista, per cosa si lotta?

Se non ci si batte per salvare le vite, per cosa si lotta?

*

Insorga il popolo italiano, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, contro la guerra e contro il colpo di stato razzista.

Insorga il popolo italiano, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Insorga il popolo italiano, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, in difesa della repubblica democratica.

Insorga il popolo italiano, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per la legalita' che salva le vite.

*

Che cessi immediatamente la partecipazione dello stato italiano alle guerre assassine in Afghanistan e in Libia.

Che cessi immediatamente la persecuzione razzista dello stato italiano nei confronti di migranti e viaggianti.

Che siano abrogate immediatamente le misure legislative ed amministrative anomiche e disumane in cui si e' concretizzato il colpo di stato razzista.

Che cessi immediatamente il colossale infame sperpero dei pubblici denari per le armi, gli armigeri, le guerre e le stragi.

Che si dimetta immediatamente il governo della guerra e del razzismo, delle uccisioni e delle persecuzioni.

Che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana che ripudia la guerra e riconosce e sostiene la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

*

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. INIZIATIVE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. MARINO ANDOLINA: SI RICORDI, NON SI CELEBRI

[Ringraziamo Marino Andolina (per contatti: marinoandolina at comune.trieste.it) per questo intervento.

Marino Andolina, capogruppo della Federazione della Sinistra al Consiglio Comunale di Trieste, e' pediatra-immunologo. Fino a qualche mese fa responsabile del Dipartimento Trapianti di Trieste. Ora in pensione. Tra i primi ad effettuare in eta' pediatrica un trapianto di midollo, il primo a utilizzare un genitore parzialmente compatibile quale donatore di midollo. Probabilmente il primo al mondo ad iniettare cellule staminali (mesenchimali) ad un paziente con malattia genetica nel 1986. Nel 2009 iniziava un progetto di terapia "compassionevole" con cellule mesenchimali in una serie di pazienti con malattie neurodegenerative; per tale motivo e' indagato per possibili violazione della legislazione vigente. Più di recente otteneva risultati eclatanti in quattro bambini con SMA1 (atrofia muscolare spinale) che dopo le iniezioni iniziavano a muover gli arti per la prima volta nella loro vita, ma procurandosi critiche tali da indurlo a lasciare l'ospedale in cui ha lavorato sin dalla laurea. Ora e' vicepresidente della Fondazione Stamina che mira a diffondere negli ospedali pubblici italiani la metodica di trattamento con staminali adulte. Oltre all'attivita' professionale e' stato volontario in diverse aree critiche del mondo (quattro terremoti, tsunami in Tamilnadu, area di Chernobyl) e di guerra (ex Iugoslavia, Iraq, Somalia, Afghanistan, Darfur, Libano)]

 

Il 4 novembre si celebra la vittoria dell'Italia nella prima guerra mondiale. Io spero che gli insegnanti propongano ai propri allievi quegli eventi in modo diverso da quello che mi fu imposto quando andavo a scuola. I libri di testo degli anni '50 risentivano ancora dell'epoca fascista: oltre a raccontare come gli ebrei uccidevano i bambini cristiani per intingere il pane azimo nel loro sangue, la prima guerra mondiale veniva rappresentata come una grande e gloriosa epopea con la quale si completava il Risorgimento.

Io sono felice e fiero di essere italiano (magari da qualche anno il termine fiero e' un po' in crisi) e pavento il rischio che si metta in dubbio un'unita' d'Italia che e' costata tanto sangue. L'unita' e' un valore assoluto, ma mi domando se valesse la vita di piu' di un milione di ragazzini di poco oltre l'eta' pediatrica. Mi permetto di mettere nel conto anche le morti di soldati austriaci.

Trieste e' diventata parte dell'impero austro-ungarico con un atto non violento, con una firma su di un accordo mirante a sottrarla all'influenza veneziana; era poco piu' di un villaggio che prendeva il nome da Trg, mercato o piazza in proto-slavo, e fu costruita, arricchita e ripopolata dagli austriaci. Era austriaco il porto, costruiti dagli austriaci i palazzi che oggi ammiriamo, piantati da Ressel i pini che hanno trasformato quell'inferno sassoso che era il Carso in una zona verdissima. Quindi non si trattava di invasori stranieri, ma di autorita' autoctone, contro le quali probabilmente un socialista avrebbe lottato per ottenere piu' diritti per i lavoratori, ma senza invidiare le condizioni peggiori di chi stava sotto la dominazione sabauda.

Anche se nessuno ha mai fatto dei sondaggi, non si e' mai votato per un referendum, e' probabile che la maggior parte dei giuliani di lingua italiana avrebbe scelto di passare sotto l'amministrazione italiana. Dobbiamo domandarci se la "liberta'" di duecentomila persone valesse la vita di un milione e mezzo di soldati. Anche se ribadisco di essere felice di essere italiano (di "essere" tout court, in quanto senza le guerre del Novecento non sarei mai nato) credo che nel 1914 non avrei votato per la guerra.  Del resto allora non votarono gli italiani, e nemmeno il Parlamento italiano; fu un'iniziativa del governo in carica e del Re, illegale quanto in scala ridotta fu il bombardamento della Jugoslavia del 1999.

I triestini che hanno accolto con entusiasmo l'Audace in piazza Unita' si sono trovati un paio d'anni dopo sotto il regime fascista, agli sloveni fu tolto perfino il cognome, ad ebrei e Rom la vita.

Il quattro novembre e' una data importante da ricordare, non da festeggiare.

 

4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GRAZIELLA BEVILACQUA: DISINQUINARE IL LINGUAGGIO

[Ringraziamo Graziella Bevilacqua (per contatti: bevilacquagraziella at tiscali.it) per questo intervento.

Graziella Bevilacqua, pacifista, femminista, ambientalista, vive a Genova, e' impegnata nel Movimento Internazionale della Riconciliazione ed in molte iniziative di pace e di solidarieta', per i diritti umani e la difesa della biosfera, di azione e formazione nonviolenta]

 

Il 4 novembre e' una di quelle ricorrenze in cui l'epica e la retorica della guerra raggiungono toni altissimi, spesso stridenti. In un periodo storico come quello attuale in cui si e' ben lontani dal considerare la guerra un male assoluto, anzi, con veri contorcimenti linguistici e di senso, si giustificano gli interventi armati distruttivi come "guerre umanitarie", urge almeno tentare di disinquinare il linguaggio dalle metafore di guerra, a partire dall'interrogativo sul perche' la retorica della guerra e' cosi' pervasiva.

In un suo recente libro sull'Iliade Alessandro Baricco si pone questo interrogativo. Scrive l'autore: "L'esperienza della guerra e' ridivenuta esperienza quotidiana... eroismi, armi, piani strategici, volontari, ultimatum, proclami. Da qualche profondita', che credevamo piu' sigillata, e' tornato a galla tutto l'atroce e luminoso armamentario che e' stato, per tempo immemorabile, il corredo di un'umanita' combattente... il primo poema epico che si insegna a scuola, l'Iliade e' una storia di guerra, un monumento alla guerra... sono solo le donne, e lo dicono nel VI libro, a pronunciare, senza mediazioni, il desiderio di pace. Relegate ai margini, incarnano l'ipotesi ostinata e quasi clandestina di una civilta' alternativa, libera dal dovere della guerra". Nell'ultima parte del libro Baricco prosegue nel suo discorso con queste considerazioni: "Come fare per indurre il mondo a seguire la propria inclinazione per la pace? ... Una reale, profetica, coraggiosa ambizione alla pace io la vedo soltanto nel lavoro paziente e nascosto di milioni di artigiani che ogni giorno lavorano per suscitare un'altra bellezza e il chiarore di luci limpide che non uccidono. Riusciremo prima o poi a portare via ad Achille quella micidiale aura di grandezza e di bellezza, per una diversa bellezza piu' accecante della sua e infinitamente piu' mite?".

 

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. DONATELLA BORTOLAZZI: EDUCAZIONE ALLA PACE

[Ringraziamo Donatella Bortolazzi (per contatti: AssOrganizzazione at Regione.Emilia-Romagna.it) per questo intervento.

Donatella Bortolazzi e' assessore allo sviluppo delle risorse umane e organizzazione, cooperazione allo sviluppo, progetto giovani, pari opportunita' della Regione Emilia-Romagna. E' nata a Bologna nel 1958, e' sposata ed ha una figlia. Laureata in Servizio Sociale presso la facolta' di Scienze Politiche dell'Universita' di Bologna, ha lavorato per anni come impiegata in diverse aziende e studi commerciali. Dal 1999 al 2009 ha fatto parte del Consiglio d'amministrazione della Coop Reno, ricoprendo anche la carica di Presidente di Zona dei Soci della stessa cooperativa. E' stata eletta consigliera comunale a Baricella per due mandati consecutivi, dal 1995 al 2004. Nel primo mandato, come indipendente per il Prc, ha avuto la delega alla Cultura e alle Pari opportunita' mentre nel secondo mandato, per il Pdci, ha ricoperto la carica di vicesindaco e assessore al Bilancio, Personale e Tributi. E' stata eletta consigliere della Regione Emilia-Romagna nel 2005, diventando, nell'ottava legislatura, presidente del Gruppo assembleare del Pdci. Durante la legislatura ha fatto parte di tutte le Commissioni assembleari ed ha ideato e promosso la legge regionale 6/2008 che istituisce un Fondo regionale per il sostegno educativo, scolastico e formativo dei figli di vittime di incidenti mortali sul lavoro]

 

"La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S. M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, inizio' il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi e' vinta". Sono queste le prime parole del generale Diaz nel Bollettino della Vittoria del 4 novembre 1918.

La vittoria era quella della prima guerra mondiale, una guerra che, dopo 4 anni, 3 mesi e 14 giorni di combattimenti, lasciava sul campo di battaglia piu' di 37 milioni di vittime e quasi 10 milioni di morti tra la popolazione civile.

Siamo abituati, sin da bambini, a studiare le gesta di grandi condottieri, re, imperatori o generali alla conquista del mondo, ma in questa storia, in quella che a scuola ci viene raccontata, le vittime non sono quasi mai citate.

La guerra e' purtroppo una compagna della storia, non c'e' epoca o terra che non ne abbia conosciuta una, grande o piccola; non c'e' popolo che non pianga i suoi caduti. Chiedersi il perche' l'essere umano non sia capace di affrontare i conflitti con metodi diversi dalla guerra puo' aprire seri interrogativi, ma io credo che se l'educazione alla pace, ed in particolare a riconoscere le guerre per cio' che sono con tutte le atrocita' ad esse connesse, iniziasse parallelamente all'insegnamento della storia, potremmo fermare un ciclo dal quale, ora, pare non sia possibile uscire.

Se e' vero che i giovani ed ancor piu' i bambini sono il nostro futuro, allora bisogna davvero partire da loro, dalla scuola e dai programmi di insegnamento per spezzare il cerchio e trovare metodi alternativi alle armi per dirimere i conflitti.

 

6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. MARIA GRAZIA CAPRIOLI: CHIEDERE PERDONO AI BAMBINI

[Ringraziamo Maria Grazia Caprioli (per contatti: mariagrazia.caprioli at gmail.com) per questo intervento.

Maria Grazia Caprioli vive e insegna a Viterbo; di immensa intelligenza ed empatia ed altrettanta generosita' e modestia, e' in verita' una delle figure piu' luminose della nonviolenza in questa citta']

 

Vorrei parlare ai bambini, a tutti quei bambini vittime di tutte le guerre.

Vorrei poter parlare loro per chiedere perdono.

Potrete mai perdonarci per avervi tolto per sempre sogni, speranze, innocenza, i vostri papa' e le vostre mamme?

Potrete mai perdonarci per aver bombardato le vostre scuole, le vostre case, per avervi "regalato" mine, anziche' giocattoli, per aver trovato per voi "campi" che nulla hanno a che vedere con i campi da gioco che la vita avrebbe dovuto donarvi?

Per aver deciso che potevate essere dei soldati, voi, che eravate "soltanto" e "semplicemente" dei bambini.

La vita era li', davanti a voi, piena di giochi da fare, cose belle da scoprire... poi il nulla.

Che cosa avete pensato di noi mentre annientavamo la vostra esistenza? Noi, che avremmo dovuto proteggervi.

Chissa' cosa avreste fatto da grandi, chi sareste diventati.

Quanto ha perso l'umanita' senza di voi!

Ci puo' essere perdono a tutto questo?

 

7. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. PASQUALE D'ANDRETTA: GIOVANI PER SEMPRE. VITE E MEMORIE IN OSTAGGIO DELLA GUERRA

[Ringraziamo Pasquale D'Andretta (per contatti: pdandretta at katamail.com) per questo intervento.

Pasquale D'Andretta e' nato in Puglia nel 1958, e' laureato in filosofia, vive a Roma e fa il formatore. Conduce laboratori esperienziali nei master universitari e nei corsi di formazione su pace, conflitti, diritti umani, educazione alla legalita' e alla solidarieta' con studenti e insegnanti; membri degli organismi di cooperazione allo sviluppo, dell'associazionismo e del volontariato (laico e religioso); mediatori culturali, e, occasionalmente, operatori socio-sanitari, impiegati delle Prefetture, addetti agli sportelli dei Comuni e vigili urbani. E' autore di due libri pubblicati dalla Emi - "Il gioco nella didattica interculturale" e "Fare intercultura in laboratorio" - e di numerosi articoli, saggi e altre pubblicazioni su educazione alla cittadinanza nelle scuole, formazione degli adulti e degli anziani e modalita' esperienziali di gestione dei gruppi]

 

Nell'autunno del 1968 i tempi erano piu' che maturi per una critica radicale dell'anniversario della vittoria ma io non ho pensato neanche per un attimo di contestare le cerimonie: avevo compiuto da qualche mese i dieci anni e me ne sono andato con nonno Pasquale alla sfilata delle associazioni d'arma degli ex combattenti del mio paese. Mio nonno, per l'occasione, si era fatto cucire sulla giacca le mostrine della Guardia di Finanza, aveva appuntato sul petto le vecchie medaglie della grande guerra e la croce nuova e fiammante di Cavaliere di Vittorio Veneto, si era messo persino il cappello con la penna scura, cosi' simile a quello degli Alpini e cosi' suggestivo. Che cosa ricordo piu' nitidamente di quella sfilata? Il gruppo misto di reduci di ogni arma che reggevano uno striscione con la scritta "Giovanissimi del '98 e del '99": quei "giovanissimi" di settant'anni, ai miei occhi di bambino, erano francamente ridicoli.

Poi ho studiato un po' di storia, ci ho pensato su, e il 4 novembre 1976 sono andato un'altra volta alla sfilata - mio nonno, ormai, non c'era piu' da quattro anni - per distribuire un volantino dal titolo: "Quando l'esercito chiama rispondiamo signorno'!", apprezzato pochissimo dagli astanti e meno ancora dai carabinieri.

Una ventina d'anni dopo, mentre visionavo i filmati della cineteca del Vittoriano di Piazza Venezia a Roma, i volti di quei ragazzi in divisa - impegnati a scavare trincee nella neve, reduci da qualche sanguinoso assalto o ricoverati negli ospedali da campo delle retrovie - mi hanno letteralmente commosso: erano, naturalmente, tutti molto piu' giovani di me e centinaia di migliaia di loro sarebbero rimasti giovani per sempre.

Sono queste vite rapinate dai signori della guerra che bisogna ricordare il 4 novembre, liberandole dall'abbraccio della retorica bellica che le tiene ancora in ostaggio. E che vergogna non essere riusciti a fare in modo che fossero le ultime!

 

8. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. CARLO GUBITOSA: LA LETTERA

[Ringraziamo Carlo Gubitosa (per contatti: carlo at gubi.it) per questo intervento.

Carlo Gubitosa, ingegnere delle telecomunicazioni, giornalista freelance, saggista e collaboratore storico dell'associazione di volontariato dell'informazione "PeaceLink". Dal 1995 collabora con i principali periodici italiani di informazione indipendente, fino a ricoprire nel 2003 il ruolo di caposervizio per la sede di corrispondenza di Milano dell'agenzia di stampa "Redattore sociale". Dal settembre 2009 e' direttore responsabile di "Mamma!" (www.mamma.am), la prima rivista italiana di giornalismo a fumetti. Ha collaborato con le principali ong italiane per la formazione dei volontari in servizio civile inviati all'estero come "Caschi Bianchi". A partire dal 2003 realizza seminari e attivita' didattiche sul giornalismo e le nuove tecnologie dell'informazione presso il corso di laurea in Scienze della comunicazione dell'Universita' di Bologna, all'interno dei corsi di Teoria e tecniche del linguaggio giornalistico e Comunicazione giornalistica. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, tra cui Telematica per la pace (Apogeo, 1996); Oltre internet (Emi, 1997); L'informazione alternativa (Emi, 2002); Genova, nome per nome (Berti, 2003); Viaggio in Cecenia (Nuova Iniziativa Editoriale, 2004): Elogio della pirateria (Terre di Mezzo, 2005); Carovane. Esperienze di strada contro le guerre e le mafie (Emi, 2006); Ricettario della pace (Meravigli, 2009); Propaganda d'autore. Guerra, razzismo, P2 e marchette: un atto d'accusa ai giornalisti Vip (Stampa Alternativa, 2011). Nel 2004 ha tradotto il libro September 11th Families For Peaceful Tomorrows: Turning our Grief into Action for Peace, pubblicato in Italia col titolo Non usate il nostro nome: famiglie delle vittime dell'11 settembre per un domani di pace. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 358]

 

La storia del 4 novembre non me l'ha spiegata la scuola.

Ho avuto la fortuna di studiarla nei movimenti per la pace, dove mi e' stata descritta l'"inutile strage" costata all'italia 650.000 morti e un milione di mutilati e feriti, molti di piu' di quanti erano gli abitanti di Trento e Trieste, i territori ottenuti con la vittoria della guerra, che erano gia' stati concessi all'Italia dall'Austria in cambio della non belligeranza.

La strage fu trasformata in "festa" dal fascismo per trasformare le vittime di una guerra spietata e non voluta in eroi coraggiosi che si immolavano per la Patria. Furono costruiti monumenti ai caduti e agli insegnanti fu chiesto di celebrare le forze armate.

Questa ricorrenza e' il simbolo di come la cultura della guerra, il patriottismo che difende le bandiere e non le vite umane e la retorica militarista siano un pericolosissimo veleno culturale, che minaccia in modo particolare le nuove generazioni.

Grazie a Sandro Marescotti di PeaceLink ho potuto salvarmi da questo veleno, studiando i retroscena di questa ricorrenza fascista e scoprendo la lettera spedita a Viterbo il 14 agosto 1917 da un soldato di 21 anni, punito per le sue parole con una condanna a un anno e dieci mesi di reclusione militare per "insubordinazione" e "lettera denigratoria". In questo frammento di storia c'e' scritto che "La guerra e' ingiusta, perche' e' voluta da una minoranza di uomini i quali, profittando della ignoranza della grande massa del popolo, si sono impadroniti di tutte le forze per poter soggiogare, comandare e massacrare; che chi fa la guerra e' il popolo, i lavoratori, loro che hanno le mani callose e che sono questi che muoiono, sono essi i sacrificati, mentre gli altri, i ricchi, riescono a mettersi al sicuro".

Una verita' che ancora oggi, a quasi un secolo di distanza, ci e' tenuta nacosta dal potere, e ci viene puntualmente ricordata ogni quattro novembre dagli amici della nonviolenza.

 

9. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. LUCA MERCALLI: ORA

[Ringraziamo Luca Mercalli (per contatti: luca.mercalli at nimbus.it) per questo intervento.

Su Luca Mercalli dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda. "Luca Mercalli (Torino, 24 febbraio 1966) e' un meteorologo e climatologo italiano, noto al pubblico italiano per la partecipazione al programma televisivo Che tempo che fa. Torinese, ha iniziato giovanissimo ad interessarsi di atmosfera: nel suo Filosofia delle nuvole, racconta di aver costretto la famiglia a un viaggio a Ginevra per poter acquistare libri di meteorologia introvabili in Italia all'inizio degli anni Ottanta. A diciott'anni conseguiva a pieni voti l'attestato di Cultura aeronautica in Meteorologia rilasciato dal Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare ed effettuava in seguito il servizio di leva come previsore valanghe nel Meteomont della Brigata Alpina Taurinense, operando anche nell'esercitazione Nato ArrowHead Express nella Norvegia settentrionale. Vive in Val di Susa, con una particolare attenzione alla riduzione dell'impatto ecologico: si scalda con legna e pannelli solari, fa una differenziazione spinta dei rifiuti, coltiva l'orto e ama frequentare le biblioteche. A questo proposito, ha destato polemica il suo intervento in seno al programma Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio, in cui ha espresso la sua solidarieta' a due attiviste no-Tav arrestate il 9 settembre 2011 dopo gli scontri al cantiere Tav di Chiomonte. Ha studiato scienze agrarie all'Universita' di Torino, con indirizzo "Uso e difesa dei suoli" e agrometeorologia, ma ha approfondito la preparazione in climatologia e glaciologia in Francia, tra Grenoble e Chambery, dove si e' laureato in geografia e scienze della montagna. La storia del clima delle Alpi e' il suo argomento di ricerca preferito, ma si occupa anche di temi ambientali ed energetici come membro di Aspo Italia, l'associazione per lo studio del picco del petrolio. Dopo aver lavorato per l'Ufficio Agrometeorologico della Regione Piemonte e poi per l'Assessorato opere pubbliche a difesa assetto idrogeologico, ha assunto la presidenza della Societa' Meteorologica Italiana Onlus, la maggiore associazione nazionale del settore delle scienze dell'atmosfera. Ha fondato e dirige dal 1993 la rivista Nimbus, e' autore di articoli scientifici su riviste internazionali, su altre riviste specializzate e di oltre mille articoli di divulgazione comparsi su La Stampa, su La Repubblica con cui collabora dal 1991, e su vari periodici (Alp, Rivista della Montagna, Donna Moderna, Gardenia). Dal 2010 collabora anche con Il Fatto Quotidiano. Ha tenuto un migliaio di conferenze, in Italia e all'estero, compresi incontri su un ghiacciaio, in una stazione ferroviaria, in un carcere di massima sicurezza, in un ospedale, in una centrale elettrica, in una villa palladiana, in un mercato. I suoi primi interventi televisivi datano 1990 per Rai 3 Ambiente Italia, dal 2003 e' a Che tempo che fa, dal 2005 a Rai 2 Tg Montagne e dal 2008 Buongiorno Regione (Tg Piemonte). Ha condotto 15 puntate di Trame su Radio Due e ha lavorato per Repubblica Tv e per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana. Dal 2007 fa parte di Climate Broadcaster Network - Europe, gruppo di presentatori meteo televisivi voluto dalla Comunita' Europea per diffondere corretta informazione sul clima. Svolge incarichi di docenza per universita', corsi di specializzazione e formazione professionale e scuole di ogni ordine e grado; nel 2004 ha ricevuto il premio "Aica (Associazione Internazionale Comunicazione Ambientale) - Comunicare con i cittadini fa bene all'ambiente", Alba, e nel 2008 gli e' stato conferito il "Premio Internazionale Exposcuola" (Salerno) per la divulgazione scientifica. E' responsabile dell'Osservatorio Meteorologico del Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, fondato nel 1865. Opere: Luca Mercalli, Gennaro Di Napoli, Moncalieri, 130 anni di meteorologia, Societa' Meteorologica Subalpina, 1996; Luca Mercalli (a cura di), Atlante climatico della Valle d'Aosta, Societa' Meteorologica Subalpina, 2003; Paolo Baggio, Marco Giardino, Luca Mercalli, Val Sangone: climi e forme del paesaggio, Societa' Meteorologica Subalpina, 2003; Luca Mercalli, I tempi sono maturi, Vivalda Cda, 2004; Luca Mercalli, Chiara Sasso, Le mucche non mangiano cemento, Societa' Meteorologica Subalpina, 2004; Daniele Cat Berro, Luca Mercalli, Elisabetta Lupotto, Maurizio Ratti, Il clima di Vercelli dal 1871, Societa' Meteorologica Subalpina, 2005; Daniele Cat Berro, Luca Mercalli, Climi, acque e ghiacciai tra Gran Paradiso e Canavese, Societa' Meteorologica Subalpina, 2005; Daniele Cat Berro, Luca Mercalli, Paolo Piccini, Ghiacciai in Valsesia, Societa' Meteorologica Subalpina, 2007; Luca Mercalli, Filosofia delle nuvole, Rizzoli, 2008; Luca Mercalli, Gennaro Di Napoli, Il clima di Torino, Societa' Meteorologica Subalpina, 2008; Valentina Acordon, Claudio Castellano, Daniele Cat Berro, Luca Mercalli, Che tempo che fara', Rizzoli, 2009; Luca Mercalli, Prepariamoci, Chiarelettere, 2011"]

 

In diecimila anni abbiamo accumulato tanta conoscenza a servizio della guerra, ora e' venuto il momento di usarla contro la guerra.

 

10. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANNA PUGLISI E UMBERTO SANTINO: E LE SPESE PER GLI ARMAMENTI SACCHEGGIANO I BILANCI DEGLI STATI

[Ringraziamo Anna Puglisi e Umberto Santino (per contatti: csdgi at tin.it) per questo intervento.

Anna Puglisi, prestigiosa studiosa e militante antimafia, e' impegnata nell'esperienza del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di cui e' una delle fondatrici. Dal sito dell'Enciclopedia delle donne riprendiamo inoltre la seguente breve scheda "Docente universitaria in pensione, cofondatrice del Centro siciliano di documentazione, successivamente dedicato a Giuseppe Impastato, e socia fondatrice dell'Associazione delle donne siciliane per la lotta contro la mafia. Vive a Palermo". Tra le opere di Anna Puglisi: con Umberto Santino (a cura di), La mafia in casa mia, intervista a Felicia Bartolotta Impastato, La Luna, Palermo 1986; con Antonia Cascio (a cura di), Con e contro. Le donne nell'organizzazione mafiosa e nella lotta antimafia, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 1988; Sole contro la mafia, La Luna, Palermo 1990; Donne, mafia e antimafia, Centro Impastato, Palermo 1998, Di Girolamo, Trapani 2005; con Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005; Storie di donne. Antonietta Renda, Giovanna Terranova, Camilla Giaccone raccontano la loro vita, Di Girolamo, Trapani 2007. Scritti su Anna Puglisi: cfr. la voce redatta da Simona Mafai per l'"Enciclopedia delle donne", riportata in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 311.

Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino", da ultimo nel supplemento "Coi piedi per terra" nei nn. 421-425 del novembre 2010]

 

Finora non siamo riusciti ad abolire la guerra, nonostante le buone intenzioni rinnovate a ogni annuncio di un'altra guerra. Non crediano ne' nel peccato originale ne' in una libido di morte connaturata alla specie umama, ma dobbiamo partire da un dato di fatto: le guerre continuano a essere una specificità dell'umanita', celebrata dagli storici e benedetta dalle religioni. Il dio degli eserciti e' il dio piu' gettonato. E le spese per gli armamenti saccheggiano i bilanci degli stati. Anche in tempi di crisi sono le uniche che non vengono decurtate.

Per vivere la pace ci vuole un profondo mutamento dei rapporti tra gli uomini e tra le comunita'. Siamo troppo pochi  e poco influenti per avviare questo mutamento. Ma non e' una buona ragione per smettere di provarci.

 

11. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. MARCELLO VIGLI: PER LA VITA, LA DIGNITA' E I DIRITTI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

[Ringraziamo Marcello Vigli (per contatti: marcvigl at tin.it) per questo intervento.

Marcello Vigli, animatore del comitato "Scuola e Costituzione" e di tante iniziative per i diritti, di pace e di solidarieta', e' una delle piu' limpide ed autorevoli  figure della cultura democratica italiana. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Marcello Vigli (Roma, 1928) e' un filosofo e saggista italiano, animatore delle Comunita' cristiane di base. Durante la Resistenza partecipo' come partigiano alla lotta per la liberta'. Prese parte all'esperienza dei Cristiano Sociali. Fu dirigente nazionale dell'Azione Cattolica. In seguito alla linea dettata dal papato di Pio XII e dalla presidenza di Luigi Gedda abbandono' l'associazione nel 1952. Con Wladimiro Dorigo partecipo' alla redazione della rivista 'Questitalia', dal 1958 al 1970, promosse nel 1968 'Scuola Notizie', foglio informativo del Movimento Insegnanti diventato rivista (1975-1990) e nel 1974 fu tra i fondatori della rivista 'Com Nuovi Tempi' dalla quale e' nata 'Confronti'. E' tra i promotori delle Comunita' cristiane di base. Ha insegnato storia e filosofia nei licei fino al 1979 ed e' autore di manuali scolastici; e' stato sindacalista della Cgil scuola. Da sempre e' attivo nel movimento per la riforma della scuola e la laicita' delle istituzioni. A questo scopo e' impegnato per una scuola laica, pubblica e statale attraverso le associazioni 'Scuola e Costituzione' e 'Per la scuola della Repubblica'. Tra le opere di Marcello Vigli: con Franchi Bruno, Ricci Luciano, Istituzioni, societa', ideologie, Principato 1981, 1984, 1988; con Marenco Anna Maria, Religione e scuola, La Nuova Italia, 1984; con Ameruso Renata, Tangherlini Silvia, I percorsi del pensiero, Lucarini Scuola, 1987; con Mario Alighiero Mancorda, Stato e Chiese, Nuovi Equilibri, 1995; con Raffaele La Porta, Corrado Mauceri, Antonio Santoni Rugiu, Angelo Semeraro, Scuola pubblica. Scuola privata, La Nuova Italia, 1998; I giubilei del Novecento. Chiesa e potere alla vigilia del giubileo del 2000, Datanews, 1999; con Portoghese Anna, I nomi di Dio, Progedit, 2000; Contaminazioni. Un percorso di laicita' fuori dai templi delle ideologie e delle religioni, Dedalo, 2006; con Mario Campli, Coltivare speranza. Una Chiesa altra per un altro mondo possibile, edizioni Tracce, 2009]

 

E nel lungo periodo? - chiede il solito quidam de populo.

Abolire la guerra, gli eserciti, le armi.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Ma, risponde un altro quidam, solo se promuove liberazione

*

La celebrazione del 4 novembre come giorno della vittoria e' frutto di una duplice istanza. L'una da denunciare e rifiutare, l'altra da assumere come occasione di riflessione sul senso della nonviolenza.

Ai militari e politici che inneggeranno alla vittoria ai valori del patriottismo bisogna ricordare che ormai e' maturata nel mondo la coscienza che la vittoria dell'uno e' la sconfitta dell'altro e che quindi, se l'altro e' mio fratello, siamo entrambi sconfitti perche' lo e' la famiglia umana. Dopo due guerre mondiali e ancor piu' all'ombra del fungo atomico di Hiroshima e' maturata e si e' diffusa la convinzione che la guerra ha perso il valore catartico attribuitole da intellettuali fascisti di ogni credo e di ogni nazione. Per giustificarle son costretti a chiamare umanitarie le guerre che i loro finanziatori, signori dell'economia mondiale, continuano a promuovere per conservare tale signoria.

C'e', poi, da riflettere: e' pur vero che ogni vittima ha il volto di Abele, ma e' altrettanto vero che la madre di Abele continua a procreare anche Caino.

Diventano allora di liberazione le guerre che impediscono loro di continuare a fare vittime o a perpetuare l'altra fonte di vittime che e' lo sfruttamento, e quando sono vinte non sono celebrate come vittorie ma come Feste di Liberazione perche' la fine - o anche solo l'alleggerimento - dello sfruttamento e delle disuguaglianze vale per Abele, ma anche per Caino costretto a reinventarsi nell'umana fratellanza.

L'alternativa al 4 novembre militarista non puo' diventare, certo, una Festa di liberazione, ma puo' evitare di ridursi a liturgica denuncia della guerra e a nostalgico appello alla nonviolenza se diventa veramente anche giorno di impegno per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Per essere autentico, tale impegno non deve isolarsi ma inserirsi in quello di tanti altri che privilegiano le lotte per l'affermazione dell'uguaglianza, della democrazia e della laicita' delle istituzioni.

 

12. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. EZZELINO VILLANZONI: SOLO LA NONVIOLENZA E' LOTTA DI LIBERAZIONE DEGLI OPPRESSI

[Ezzelino Villanzoni e' un vecchio amico di questo foglio]

 

Usciti dal Novecento delle due guerre mondiali e dei totalitarismi genocidi, dovrebbe essere chiaro ad ogni persona ragionevole che la guerra e' sempre nemica dell'umanita', e che solo la nonviolenza e' lotta di liberazione degli oppressi. Lotta adeguata, concreta e coerente contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni, contro tutte le oppressioni. Come hanno dimostrato le due maggiori esperienze della nonviolenza nel Novecento: la Resistenza antifascista e il movimento delle donne.

Chi non coglie questo e' ancora subalterno alle mistificazioni diffuse dagli apparati ideologici del potere sfruttatore, devastatore e assassino.

Solo la nonviolenza e' la lotta che realizza quel programma di costruzione di una societa' egualitaria e solidale, in cui a ciascuna persona sia dato secondo i suoi bisogni e ciascuna persona dia secondo le sue capacita'.

 

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Enzo Forcella e Alberto Monticone, Plotone d'esecuzione, Laterza, Bari 1968, 1972, pp. CII + 336.

 

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

15. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 713 del 19 ottobre 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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