Amnesty e Rete Disarmo: l'Italia esporta armi in Afghanistan




Amnesty e Rete Disarmo: l'Italia esporta armi in Afghanistan
 
 
03.04.2008 Più di tre milioni di euro di armi italiane esportate non si sa a chi in Afghanistan. Lo denuncia una nota congiunta della sezione italiana di Amnesty International e di Rete Disarmo inviata al presidente del Consiglio, Romano Prodi. Le due organizzazioni si dichiarano "allarmate" per il dato riguardante le esportazioni italiane di "armi, munizioni e loro parti ed accessori" all'Afghanistan che ammonterebbero a 3.189.346 euro per il quinquennio 2003/2007 e chiedono "maggiori dettagli sulla tipologia e sulla destinazione". "Due cose sono certe" - commenta Giorgio Beretta di Rete Disarmo. "Sono state tutte esportate da ditte della provincia di Roma e non si tratta di armi ad 'uso militare' in quanto l'Istat non riporta le esportazioni di questo tipo: ma non per questo sono meno letali". Amnesty e Rete Disarmo chiedono "se il governo italiano abbia valutato l’impatto di tali esportazioni sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan".
 
 
 
Armi italiane vendute non si sa a chi in Afghanistan: lo denuncia una nota della sezione italiana di Amnesty International e di Rete italiana per il Disarmo inviata al presidente del Consiglio, Romano Prodi, in occasione del vertice Nato in corso a Bucarest. Nel comunicato congiunto le due organizzazioni si dichiarano "allarmate" per il dato riguardante le esportazioni italiane di "armi, munizioni e loro parti ed accessori" all'Afghanistan che, secondo i dati Istat, ammonterebbero a 3.189.346 euro per il quinquennio 2003/2007 e chiedono “maggiori dettagli sulla tipologia e sulla destinazione” e “se il governo italiano abbia valutato l’impatto di tali esportazioni sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan”.

"Due cose sono certe" - commenta Giorgio Beretta di Rete Disarmo. "Sono state tutte esportate da ditte della provincia di Roma e non si tratta di armi ad 'uso militare' - che potrebbero essere state inviate all'esercito afghano - in quanto l'Istat non riporta le esportazioni di questa tipologia di armi. Ma non per questo sono meno letali perchè sistemi d'arma semiautomatici e 'small arms' di un certo calibro sono di fatto equiparabili a quelle vendute agli eserciti". "I dati Istat - prosegue Beretta - riportano sia nella categoria SH93 (Armi, munizioni e loro parti ed accessori), sia nella categoria DK296 (Armi, sistemi d'arma e munizioni) esportazioni verso l'Afghanistan che - a valori costanti del 2006 - superano i 3,1 milioni di euro e nello specifico sono così ripartiti: 963.831 euro nel 2003, 43.000 euro nel 2004, 2.470 nel 2005, 89.335 nel 2006 e ben 2.050.620 euro nel 2006. Ripeto sono state tutte esportate da una o più ditte basate nella provincia di Roma: spetta ora al Governo, e più precisamente ai Ministeri competenti dell'Interno, ma in questo caso anche degli Esteri, chiarire di che armi si tratta e a chi siano state vendute" - conclude Beretta.

Come denuncia da tempo la Rete Italiana per il Disarmo, l'esportazione di 'small arms' non "ad uso militare" (quelle cioè destinate alle Forze armate di un paese estero) non è regolamentata da una legge rigorosa e trasparente come la
legge 185/90, ma da una normativa alquanto datata come la legge 110/75 che di fatto lascia al Prefetto della provincia di produzione la facoltà di valutare l'ammissibilità di una determinata esportazione di queste armi che solitamente sono vendute a privati o a corpi di polizia. E nonostante negli ultimi anni alcune circolari del Ministero degli Interni abbiano posto dei limiti alla lista dei paesi destinatari anche di queste armi, la normativa rimane alquanto ambigua e fallace come ha dimostrato l'esportazione di pistole Beretta 92S che sono finite nelle mani degli insorti in Iraq.

Allegando un recente rapporto diffuso a Londra da Amnesty International, "
Afghanistan: la proliferazione delle armi alimenta ulteriori violazioni dei diritti umani", la Sezione italiana dell’associazione e Rete Disarmo affermano inoltre che c'è "il rischio che l’eccessiva quantità di armi di piccolo calibro, armi leggere e munizioni offerta all’Afghanistan dai paesi Nato e dagli Stati alleati possa essere usata per gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario". Secondo le due organizzazioni, "l’impatto di una proliferazione incontrollata di armi rischia di danneggiare gli sforzi del governo afghano e della comunità internazionale per il rafforzamento della tutela dei diritti umani nel paese".

Le due organizzazioni sollecitano infine il Governo italiano ad attuare la raccomandazione formulata nel giugno 2006 dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo, che ha invitato l’Italia a proibire il commercio di armi leggere con quei paesi, come l’Afghanistan, in cui le persone al di sotto dei 18 anni partecipano alle ostilità come membri sia delle forze armate che dei gruppi armati. Quest’ultimo punto è stato sollevato da Rete Disarmo e da Amnesty Italia nel corso di un
incontro tenutosi a Palazzo Chigi il 28 marzo scorso in occasione della presentazione del Rapporto annuale sull'esportazione di armi italiane reso noto dalla Presidenza del Consiglio. [GB]